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Autore: Teo5Astor    03/04/2019    22 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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10 – Il Demone di Laplace
 
 
 
27 giugno (tris)
 
«Apriamo il notiziario di oggi, venerdì 27 giugno, con la grande vittoria di ieri sera della nazionale giapponese contro la Corea del Sud» sento esclamare dalla presentatrice del telegiornale, non appena entro in salotto, pronto per uscire e andare a scuola.
«No! Non di nuovo! Cazzo!» impreco, sgranando gli occhi e mettendomi le mani tra i capelli.
«Cos’è che è successo “di nuovo”, fratellone? Sei arrabbiato?» mi domanda Goku, seduto sul divano accanto a Balzar.
«Niente, una cosa di scuola…» sospiro, scompigliandogli un po’ i capelli contenuti a fatica dal cappuccio a forma di tirannosauro. «Ora vado, fai il bravo!»
Non so più cosa fare, comincia a preoccuparmi questo loop temporale dal quale non riesco a uscire. Qual è il mio ruolo in tutto questo? Non posso essere io a subire di nuovo gli effetti della Sindrome della Pubertà, mi sento sereno come mai prima in questo periodo!
Merda, e se oggi qualcosa andasse storto e non riuscissi a mettermi insieme a Lazuli?! No, non ci voglio nemmeno pensare. Ne parlerò con Bulma, lei saprà di sicuro aiutarmi.
Una volta arrivato a scuola, evito la solita conversazione sui miei capelli con Vegeta mentre mi cambio le scarpe all’ingresso e vado a cercare subito la mia amica dai capelli turchini. Ho bisogno di avere delle risposte. La porto con me nel laboratorio di scienze e le spiego tutto quello che mi sta succedendo. Lei mi osserva, impassibile e pensierosa, per poi mettersi a sistemare delle provette trasparenti e dei contenitori vuoti. Indossa come al solito il suo lungo camice bianco aperto sopra alla divisa. Mi siedo sul solito sgabello davanti al suo tavolo da lavoro, in attesa che mi dica se sono pazzo. E di una soluzione, magari.
«Son-kun…» sospira a un certo punto. «Questa si chiama Sindrome della Seconda Media».
«Ti ricordo che sono in seconda liceo, simpaticona».
«Ah, sì? Non si direbbe, dato quello che fai e quello che dici. Allora vada per Sindrome della Seconda Liceo» ribatte, squadrandomi. Forse si chiede se mi sto prendendo gioco di lei. «A parte questo, non potrebbe essere la tua amatissima Sindrome della Pubertà?»
«Non vede perché dovrebbe colpire di nuovo me, mi sento benissimo emotivamente in questo periodo. Quando mi sono comparse le ferite sul petto due anni fa, invece, ero stravolto per quello che stava succedendo a mio fratello e alla mia famiglia» le spiego. «Cerca di trovare una soluzione, ti prego! Domani sembra non volerne sapere di arrivare solo per me!»
«Dovrai arrivarci da solo a domani, a quanto pare» ribatte tranquillamente, mentre digita qualcosa sul suo cellulare e fissa il display. «Oltre a me, nemmeno gli altri sette miliardi di abitanti di questo pianeta stanno vivendo la giornata di oggi per la terza volta» aggiunge, mostrandomi i risultati nulli della sua ricerca su Google alla richiesta “27 giugno terzo loop temporale”.
«Ti supplico, Bulma» la imploro, congiungendo le mani e inchinandomi leggermente. «Saprò sdebitarmi in futuro, te lo prometto».
«Hai detto di essere bloccato in un loop temporale» sospira la mia amica, mentre si rimette in tasca il cellulare. «Secondo me non dovresti fissarti troppo con questa linea di pensiero».
«Perché?»
«Perché è praticamente impossibile tornare indietro nel passato, ci vorrebbe una macchina del tempo che, ad oggi, nessuno ha ancora inventato. Nemmeno io, per quanto mi piacerebbe farlo, prima o poi» risponde, guardandomi fisso coi suoi occhi azzurri. «Questo 27 giugno che tu stai vivendo per la terza volta, potrebbe essere solo un futuro osservato considerando un riferimento temporale precedente».
«Ma se tornare nel passato è difficile, andare nel futuro non dovrebbe esserlo ancora di più?» le chiedo, perplesso e confuso.
«Sto parlando di preveggenza, Son-kun, non di viaggi temporali» sibila, forse irritata dalla mia ignoranza in materia.
«Non che la cosa sia più semplice da capire…» sbuffo.
«Hai mai sentito parlare del Demone di Laplace?» mi chiede Bulma, appoggiando entrambe le mani sul tavolo da laboratorio e abbassando leggermente il tono della voce. È serissima, ha lo sguardo di quando ha trovato le risposte che cercava.
«Sfortunatamente non conosco nessun demone, a parte Lazuli quando si incazza!» ridacchio, beccandomi un’occhiataccia in tutta risposta.
«Tutta la materia presente nell’universo risponde alle stesse leggi della fisica» sospira Bulma, alzando gli occhi al cielo, con il tono di chi sta spiegando una cosa molto difficile a un bambino delle elementari. E, ad essere sinceri, le mie conoscenze di fisica sono rimaste più o meno le stesse di quando andavo alle elementari. «Se si riuscisse a tradurre tutte queste leggi in un’unica equazione e poi la si risolvesse, si sarebbe in grado di predire il futuro con certezza».
«Non ci sto capendo un cazzo, Bulma…» ammetto candidamente. Lei si sistema gli occhiali con un gesto della mano e chiude un attimo gli occhi. Credo stia contando mentalmente fino a dieci per non mandarmi a cagare. È proprio un’amica.
«Allora, Son-kun, per farla breve: se qualcuno conoscesse con precisione assoluta la posizione e la quantità di moto di ogni singolo atomo dell’universo, potrebbe calcolare le loro interazioni future sfruttando le leggi della meccanica classica».
«Di ogni singolo atomo dell’universo?!» esclamo. «Sarà un numero pazzesco!»
«Certo. Infatti analizzare tutti quei dati mediante equazioni richiederebbe un tempo considerevole» conferma. «Sarebbe inutile calcolare cosa accadrà tra un secondo nel futuro, se questo calcolo dovesse richiedere più di un secondo per farlo».
«Giusto» le dico, fissandola, ammirato dalla sua intelligenza.
«Per questo motivo, il fisico Laplace ipotizzò l’esistenza di un essere capace di una simile impresa» continua. «Sto parlando del Demone di Laplace: un essere capace di conoscere esattamente la posizione e la quantità di moto di ogni singolo atomo nell’universo e calcolare istantaneamente il futuro».
«E quello che sto vivendo ora sarebbe un futuro ottenuto risolvendo quei calcoli?»
«Esatto».
«Non vorrei contraddirti, ma ti sembro davvero uno di questi Demoni del tuo amico Laplace?!»
«Infatti non credo affatto sia tu il Demone di Laplace, ma evidentemente hai un ruolo in tutto questo. Ti toccherà trovare il Demone, se vorrai uscire dal loop temporale».
«E come faccio?»
«Il Demone è probabilmente l’unica persona consapevole di star vivendo questo 27 giugno per la terza volta e, di conseguenza, anche l’unica a comportarsi in modo diverso in ognuno di questi loop temporali».
«Ma perché allora sono rimasto coinvolto anch’io in questo loop?!»
«Penso che il Demone di Laplace abbia qualche problema con la Sindrome della Pubertà, è l’unica spiegazione che so darmi. E tu hai sviluppato una qualche resistenza contro gli effetti della Sindrome» mi spiega Bulma, mentre infila dei fogli pieni di dati nella sua cartella. «Sia perché ci sei già passato due anni fa, sia, soprattutto, perché un mese fa hai dimostrato di essere più forte degli effetti della Sindrome che ha colpito Eighteen-senpai e che era anche rafforzata dall’atmosfera presente in questa scuola».
«Lo so, non era da tutti sconfiggere l’atmosfera e riportare indietro la mia Lazuli!» esclamo, allargando le braccia in modo teatrale.
«Comunque, sappi che mi sono vergognata da morire per te per quella maldestra dichiarazione davanti alla scuola, Son-kun» ribatte Bulma, guardandomi con faccia lievemente schifata. «Mi immagino lei quanto si sia vergognata, poverina…».
«Questi sono dettagli…» borbotto. «Come posso restringere il campo di ricerca per trovare questo fottuto Demone?»
«Se sei sfortunato lo dovrai cercare tra le sette miliardi di persone del mondo, mentre, se sei fortunato, lo potrai trovare qui a scuola. C’entra la Sindrome della Pubertà e c’entri tu, io ti suggerisco di cominciare da qui, Son-kun. Probabilmente hai avuto di recente un qualche tipo di contatto con il Demone» conclude Bulma, prima di dirigersi verso l’uscita del laboratorio.
 
Durante le lezioni del mattino cerco di osservare i miei compagni di classe e i professori, ma non noto nessuno che si comporti in modo diverso rispetto ai precedenti anelli temporali: stessi movimenti e stesse parole dette dagli studenti, stesse battutacce del professore di fisica, stessa macchia di rossetto sul colletto della camicia per quello di giapponese moderno.
Mi sembra di impazzire, per fortuna adesso, in pausa pranzo, arriverà l’unica consolazione per la mia giornata, ossia il fatto che mi metterò insieme a Lazuli e la bacerò. Questo sì che è un momento che rivivrei più che volentieri in loop per infinte volte, mi sento troppo bene quando sono insieme a lei. E, anche stavolta, andrà tutto bene. Diventeremo ufficialmente una coppia anche in questa terza ripetizione della stessa giornata.
Entro nella classe dove mi sono dato appuntamento con Lazuli per mangiare insieme il bento che mi avrà preparato anche oggi e mi dirigo verso il banco vicino alla finestra dove ci siederemo insieme e dove ci fidanzeremo.
«Etciù!»
Mi volto di scatto verso la cattedra, e sento un rumore sordo oltre allo starnuto che mi ha quasi fatto spaventare, convinto com’ero di essere da solo.
«Ahia…» sento imprecare una voce femminile. Non è la voce di Lazuli e sembra provenire dalla cattedra.
Mi avvicino con le mani in tasca e con un sorriso accennato sul volto. Ho già trovato il Demone di Laplace, perché negl’altri due loop temporali che ho vissuto nessun altro è entrato in questa classe durante la pausa pranzo, a parte me e Lazuli.
«Sei Son-senpai, giusto?» mi domanda timidamente una ragazza minuta dai lunghi capelli blu legati in un vistoso fiocco rosso, uscendo allo scoperto da sotto la cattedra. Evidentemente si era nascosta lì. La riconosco, e quasi non ci credo che sia davvero lei il famoso Demone. Come che sia ancora lei a rischiare di mandare tutto a puttane tra me e Lazuli.
«Radish Son, secondo anno» le dico, accennando un sorriso.
«Lunch Yoidesu, primo anno. Piacere di conoscerti» mi risponde, chinandosi leggermente col busto.
«Non essere così formale con me, siamo compagni di calci nelle chiappe, dopotutto!» esclamo, ghignando.
«Dimenticati subito di quella cosa!» protesta, arrossendo vistosamente.
«Dimmi la verità, Lunch» le dico, avvicinandomi serio a lei. «Quante volte hai vissuto questa giornata?»
Lei abbassa la testa e sospira. Non mi risponde.
«Per me è la terza» continuo.
«Anche per me è la terza, per fortuna non sono l’unica!» esclama, mentre i suoi occhi castani si riempiono di lacrime. «C-cosa sta succedendo?! Ho paura, aiutami!» singhiozza. Bene, come pensavo è lei il Demone di Laplace e probabilmente sta soffrendo dentro di sé per qualche motivo che l’ha fatta incorrere nella Sindrome della Pubertà, generando tutto questo casino.
«Hai qualche idea sulla causa di tutto questo e su come uscirne?» le domando, avvicinandomi a lei. «Non piangere, tutto si può risolvere» la rassicuro, abbassando la mia testa all’altezza della sua e sorridendole. Lei arrossisce e si asciuga velocemente le lacrime.
«Io… io non ho nessuna idea…» sospira.
«Credo che sia tutto collegato a un fenomeno che si chiama Sindrome della Pubertà, causato da una profonda instabilità emotiva. Può avere diversi effetti» le spiego. «So che sembra assurdo, ma devi fidarti di me. Ci sono passato anch’io, una volta trovata la causa se ne può uscire senza problemi».
«Sei sicuro di esserci con la testa, senpai? Non sono solo voci che girano su internet quelle su questa Sindrome?».
A volte sembra timidissima e a volte dimostra un bel caratterino. È piuttosto strana questa ragazza, forse è un pochino bipolare.
«Ti è per caso successo qualcosa di brutto ultimamente o sei preoccupata per qualcosa?» le chiedo, non badando alla sua provocazione. Avrei una certa fretta di risolvere la questione.
«Beh… veramente… ah, scusa! Mi è arrivato un messaggio!» si interrompe, tirando fuori dalla tasca il cellulare e cominciando a digitare furiosamente. Me lo ricordo bene che è una fanatica del telefono. Spero non metta a dura prova la mia pazienza, anche perché sta per arrivare Lazuli e avrò qualcosa di più importante e gratificante da fare che cercare di risolvere i suoi problemi.
«Smettila di gingillarti col telefono mentre parli con me» le dico, sfilandole il cellulare dalle mani e tendendo il braccio verso l’alto, in modo che lei non possa raggiungerlo neanche saltando, data la mia altezza. «Mi sembra di rivivere quel giorno al commissariato, hai rischiato di farmi saltare un appuntamento fondamentale quella volta, lo sai?»
«Ridammelo!» grida, saltellando freneticamente e riempiendomi di pugni sul petto che in realtà mi fanno solo il solletico. «Non parlerò e messaggerò più in contemporanea, davvero!»
«Tieni…» sbuffo, passandole il telefono. Lei, ovviamente, riprende subito a scrivere, più invasata di prima. «Hai deciso di messaggiare e non parlare con me, noto».
«Stai buono un attimo, non distrarmi!» sbotta, lasciandomi basito. Cioè, un secondo fa piangeva dalla paura e ora nemmeno mi caga per dar retta al telefono?!
«Almeno sei consapevole di essere un filino strana?» le chiedo.
«Bene! Dicevamo?» mi chiede, sorridendomi radiosa come se niente fosse, dopo aver finito di scrivere e aver messo via il cellulare.
«Ti chiedevo se ti è successo qualcosa di brutto ultimamente o se sei preoccupata per qualcosa» sbuffo, esasperato. «Se me lo dici possiamo superare questo dannato 27 giugno, che, detto tra noi, inizia a rompermi le palle».
«Forse mi preoccupa il fatto di essere ingrassata…» sospira lei, abbassando la testa.
«Non dire cazzate, non ho tempo da perdere» ribatto.
«Come ti permetti di metter in dubbio le mie parol… ah, nascondiamoci!» sbotta lei, prima di afferrarmi all’improvviso per la camicia e trascinarmi insieme a lei sotto alla cattedra. Ci stiamo a malapena, sono incastrato data la mia mole e in più sono addossato a lei.
«Ma che caz…» provo a dire.
«Shhh!» mi interrompe, tappandomi la bocca con la sua mano, mentre sento aprirsi la porta anteriore della classe, quella posizionata in linea con la cattedra.
Dei passi attirano la mia attenzione, così provo a sbirciare e noto con sorpresa Yamcha Wolf che si guarda intorno, scocciato e irritato, con le mani in tasca. «Non sta cercando te?» sussurro a Lunch, che mi fissa paonazza a pochissimi centimetri dalla mia faccia.
«Sì, ma gli avevo scritto che avevo da fare in pausa pranzo» mi spiega, sussurrando con voce tremolante, mentre Yamcha esce dalla classe sbattendo la porta e Lunch tira un sospiro di sollievo.
«Devi andare ad ascoltare la sua dichiarazione» le dico.
«E te come fai a saperlo?!»
«Vi ho visti per caso sulle scale, nel nostro secondo 27 giugno. Perché ti nascondi da lui?»
«Perché Wolf-senpai piace a Lucy-chan!»
«Ah, grazie! Ora sì che capisco tutto!»
«Lucy-chan è una mia amica e compagna di classe» mi spiega Lunch, guardandomi di sbieco. «Lei è la ragazza più popolare della nostra classe e spesso mi chiedeva di accompagnarla a vedere gli allenamenti della squadra di baseball. Lei dice sempre che lui è un figo, in realtà io andavo solo per farle compagnia».
«Però alla fine lui ha puntato te…» deduco, mentre Lunch abbassa lo sguardo mestamente. «A te non piace lui?»
«No, non mi piacciono i tipi popolari».
«Allora lasciagli fare la sua dichiarazione e poi dagli il due di picche, no?»
«Se lo facessi verrei subito emarginata dalla classe, non capisci?!» esclama lei, tornando a fissarmi negli occhi, ancora sotto alla cattedra. «A Lucy-chan… a una mia amica piace lui! E lui vuole dichiararsi a me! Non va bene! Perché mi ha cacciata in questa situazione quello stupido!» aggiunge, gridando.
«Non urlare o ti sentirà, potrebbe essere ancora qua fuori» la avviso, proprio mentre la porta si riapre.
«Ah!» grida Lunch, dandomi una spallata per abbracciarmi e facendomi perdere l’equilibrio. Cado all’indietro e ribalto la cattedra, che si rovescia alle mie spalle e fa sì che mi ritrovi disteso con la schiena sul pavimento della classe, con Lunch sdraiata a cavalcioni sopra di me, ancora abbracciata.
«Quindi erano questi i tuoi impegni in pausa pranzo, eh?» dice Yamcha a Lunch, guardandola con aria truce. «Hai un pessimo gusto in fatto di uomini, lasciatelo dire» aggiunge, richiudendo la porta.
«Ehi, aspetta!» gli grido, con Lunch ancora sopra di me, paralizzata dall’imbarazzo. «Non è come sembra!»
Proprio in quel momento sento aprirsi anche la porta posteriore della classe, quella all’altezza dell’ultima fila.
Sudo freddo, sto già prevedendo il futuro senza bisogno di essere quel cazzo di Demone di Laplace! Merda, è arrivata Lazuli e io sono sdraiato per terra con una ragazza sopra di me a cavalcioni che mi abbraccia!
I suoi occhi di ghiaccio si puntano nei miei e sento un brivido gelarmi fino alle ossa. Il suo sguardo è incandescente, mentre noto la sua mano stringere con forza la maniglia della porta fino a farla cigolare in modo sinistro. Ci scambiamo uno sguardo che mi sembra lungo secoli, mentre anche Lunch guarda nella sua direzione e la tensione è così palpabile che si potrebbe tagliare a fette.
«Non è come pensi» farfuglio, cercando di ostentare sicurezza e spingendo via Lunch. Lazuli sbatte la porta e se ne va in corridoio. Merda, merda! Merda!
Riesco a liberarmi della presa di Lunch e le corro dietro, col cuore che mi sembra scoppiare.
«Aspetta, Là! Lasciami spiegare tutto, ti prego!» la imploro a gran voce, dopo averla raggiunta in corridoio e averle afferrato una mano.
«Non rivolgermi la parola. Non ho voglia di sentire la tua voce» ribatte, glaciale, senza nemmeno voltarsi e liberandosi con uno strattone.
La guardo allontanarsi, mentre sento il cuore andarmi letteralmente a pezzi. Perché è andata così oggi?! Cosa ho fatto di male per cacciarmi in una situazione simile?! Non poteva restare tutto come nel primo o nel secondo anello temporale che ho vissuto con Lazuli?!
Mi sento affranto, non solo non sono riuscito a mettermi insieme a lei in questo terzo anello temporale, ma ho fatto un casino atroce senza averne nessuna colpa.
Cerco di rassicurarmi da solo mentre mi dirigo mestamente verso la mia classe. Tanto domani il loop temporale ricomincerà di nuovo da capo per la quarta volta e lei si dimenticherà tutto, no? Avrò modo di mettermi insieme a lei di nuovo come se nulla fosse successo e in più sistemerò la storia del Demone di Laplace. Respiro profondamente, cercando di farmi forza e di essere positivo.
 
 
28 giugno
 
«Buongiorno a tutti, oggi è sabato 28 giugno e cominciamo subito con una notizia sensazionale…» sento esclamare dalla presentatrice del telegiornale dalla tv accesa in salotto. Resto impietrito e probabilmente con la bocca spalancata davanti allo schermo, mentre Balzar fa le fusa strusciandosi sulla mia caviglia.
«Cosa c’è, fratellone?» mi domanda Goku, perplesso, appena uscito dalla cucina con una tazza di caffè in mano e il cappuccio da tirannosauro in testa.
«Goku, tirami un pugno per favore» gli chiedo, senza smettere di fissare la tv.
«Sì! Giochiamo!» grida mia fratello, prima di darmi un poderoso gancio nello stomaco che mi fa piegare in due dal dolore.
«Ahia, cazzo!» impreco a denti stretti. «Non ti ho detto di ammazzarmi!» rido, tirandomi su e passando un braccio intorno al collo di Goku. «Bravo, stai diventando forte!» aggiungo, scompigliandogli i capelli.
Bene, sono nella merda fino al collo, a questo punto. Sono uscito dal loop nell’unico anello temporale che avrei voluto cancellare, ovviamente. Il mio solito culo.
E ora non so cosa fare, non so cosa pensare. Prendo il telefono e chiamo Bulma.
«Cosa vuoi di sabato mattina, Son-kun? Tra poco ci vediamo a scuola…» sbuffa la mia amica.
«Costruiscimi un macchina del tempo, ti prego!»
«Posso riagganciare o devo per forza mandarti a cagare?»
«Non sono mai stato così serio, e non metterti a rispondermi come farebbe Prince!»
«Mi starei vestendo in questo momento, sono in ritardo».
«Voglio tutti i dettagli, allora! A che punto sei?»
«Mi sto infilando le calze. Arrivi tardi».
«Non me ne va bene una, oggi…».
«Dai, non farmi perdere tempo, maiale che non sei altro! Che cosa volevi
«Ti ricordi la chiacchierata di ieri sul rivivere la stessa giornata?»
«Sì, e a quanto pare sei riuscito a uscire dal tuo loop temporale. Congratulazioni».
«Sì, ma le cose non sono andate come volevo…».
«Bene, mi sono infilata le calze e ora devo uscire, ne riparliamo dopo» mi liquida, riagganciando.
 
Vado a scuola, con la testa piena di dubbi. Se non posso rivivere la giornata di ieri, devo per forza chiarire il malinteso con Lazuli e ricominciare daccapo. Spero mi crederà…
La cerco nella sua classe, ma non la vedo. Magari è andata in bagno, vorrei parlarle prima delle lezioni perché non voglio che ce l’abbia con me o che stia male a causa mia.
«Ehi, Son! Cosa ci fai qui?» esclama una voce maschile che conosco, mentre ricevo una vigorosa pacca sulle spalle. «Cercavi me, vero?»
«Ciao Napa-senpai» sbuffo, continuando a guardarmi intorno. «Veramente cercavo Lazuli, l’hai vista per caso?»
«Ah, sì… giusto, giusto…» borbotta l’energumeno rasato, deluso. «Non si è vista oggi, mi spiace! Ma non dovresti essere tu a saperlo se viene o meno a scuola la tua ragazza?» mi chiede, e penso che sia bello che tutti ci considerino già una coppia da quando ci siamo baciati sul campo di calcio. Il problema è che non lo siamo ancora diventati ufficialmente in questa maledetta linea temporale e che, forse, non lo diventeremo mai.
«Sì, sì… ciao…» sospiro, uscendo dalla classe.
«Son, le porte del club di calcio sono sempre aperte per te, ricordatelo».
«Grazie, senpai» gli sorrido.
«Ti voglio in campo per il campionato, dobbiamo andare ai Nazionali quest’anno. Solo con te in difesa possiamo farcela!»
«Farò di tutto per esserci» gli prometto mestamente, per poi dirigermi verso il laboratorio di scienze a piano terra.
 
«Quindi il Demone di Laplace era quella ragazza del primo anno, eh?» riflette Bulma, stringendo tra le mani una tazza di caffè, dopo che le ho spiegato tutto.
«Ha evitato che un ragazzo si dichiarasse a lei e questo ha risolto il problema, a quanto pare. Era questa la causa del suo turbamento emotivo che ha scatenato la Sindrome della Pubertà» aggiungo, soffermandomi poi sulla mia amica, che osserva il caffè fumante nella sua tazza con aria malinconica. Non mi sembra neanche lei, mi fa male vederla così.
«Tutto bene, Bulma? Mi sembri giù di morale» le chiedo.
«Meglio dirtelo e farmi ridere dietro, piuttosto che tenermelo dentro per sempre…» sbuffa lei, guardando fuori dalla finestra.
«Non ti riderò dietro, dimmi…».
«Stamattina ho trovato Vegeta sul treno e abbiamo fatto il viaggio insieme…».
«Siete già arrivati in seconda base?!» provo a scherzare, per alleggerire la tensione.
«No, cretino. Ma, nonostante lui sia fidanzato, io mi sento bene quando sono con lui. Non so nemmeno perché… ma non mi piace sentirmi così. Non mi sembra nemmeno giusto nei confronti della sua ragazza…» sospira.
«Secondo me ti fai troppi paranoie» le rispondo. «Cosa provi invece quando sei insieme a me, come adesso?»
«Mi si accappona la pelle, Son-kun» mi dice, tornando a puntare i suoi occhi azzurri nei miei.
«Brava, così ti riconosco» le sorrido.
Lei sorride a sua volta, ma il suo viso è un sole spento stamattina. Allunga il braccio coperto dal camice bianco sul tavolo da laboratorio e ci appoggia sopra la testa. «Mi sento peggio ogni giorno che passa per questa storia…» sospira, sconsolata.
«Dovresti dirglielo, Bulma».
«E cosa dovrei dirgli?!»
«Che lo ami… digli che lo ami!»
«Risparmiami le ovvietà, ti prego… io non sono come te. E poi lui è fidanzato, non mi sembra una cosa corretta…».
«Io penso che dovresti chiarire questa cosa il prima possibile, prima che peggiori ancora» le dico, alzandomi dallo sgabello davanti a lei su cui ero seduto e dirigendomi dal lato del tavolo dove è seduta. Distendo anch’io un braccio sul piano da lavoro e ci appoggio sopra la testa, per guardarla negli occhi. «Tu sei molto meglio di Marion, sia fisicamente che per la testa che hai. Sono certo che anche uno scimmione come Prince lo sappia già. Non farti del male da sola, soffrendo dentro di te».
«Grazie Son-kun» mi sorride, rialzando la testa. «Tu cosa farai, invece?»
«Devo chiarirmi con Lazuli e poi sarà tutto a posto, dal mio punto di vista».
«Non hai pensato che, una volta chiarito il malinteso, Wolf-senpai possa di nuovo dichiararsi a Lunch?»
«Temi che potrei sprofondare in un nuovo loop temporale per colpa di quella ragazza?!»
«Forse l’ha anche già capito da solo che è stata solo un’incomprensione, come l’avrà già capito da sola Eighteen-senpai. Ti ricordo che un mese fa hai urlato ai quattro venti e davanti a tutta la scuola durante gli esami il tuo amore per lei» si ferma un attimo e mi guarda dritto negli occhi. «Io sarei morta dalla vergogna quel giorno se fossi stata in voi due, ci penso ogni volta che mi torna alla mente».
«Non cambiare discorso… mi ha già fatto un culo così il vice preside quella volta, mi sono preso tutta la responsabilità per scagionare Lazuli…» sbuffo, guardandola male. «Dunque temi che potrò ritrovarmi presto in un nuovo loop temporale?»
«Ci sono buone possibilità».
«Mi stai dicendo che un futuro in cui io e Lazuli stiamo insieme non potrà mai esistere?!» sbotto, alzandomi in piedi e battendo i pugni sul tavolo.
«Non lo so, Son-kun. Non lo so…» sospira. «Io spero possa esistere, ma devi essere pronto a tutto».
 
 
 
 
 
 
 
Note: allora, cosa dite: potrà esistere o no un futuro in cui Rad e Là potranno stare ufficialmente insieme?
Abbiamo conosciuto meglio Lunch Yoidesu, vi è piaciuta? Arriva e incasina la vita al povero Rad, facendo infuriare Lazuli. Il suo cognome significa “buona” in giapponese, ho pensato di chiamarla così dato che è la versione “good” del personaggio che abbiamo visto in Dragon Ball.
È Lunch il Demone di Laplace di cui parlava Bulma e purtroppo gli effetti che sta avendo su di lei la Sindrome coinvolgono anche Radish (solo lui?)
Spero vi sia piaciuto questo capitolo anche se si conclude in modo decisamente amaro per il nostro eroe, nel prossimo vedremo se riuscirà a chiarirsi con Lazuli, che non sembra aver preso bene la scena a cui ha assistito, e se riuscirà a saperne di più su Lunch e sulle sue responsabilità in questa vicenda legata ai loop.
Sarà una “saga” molto bella all’interno della storia e molte cose verranno svelate anche sulla famiglia di Radish, oltre a vedere se e come evolverà la sua storia d’amore con Là. In più c’è Lunch e la stessa Bulma comincia a soffrire a causa di Vegeta. Un casino dopo l’altro, maledizione!
 
Ringrazio tutti voi che mi seguite sempre e che mi lasciate ogni settimana il vostro parere, siete semplicemente fantastici e mi riempite di entusiasmo! Un grazie speciale anche a chi continua a leggere in silenzio e a inserire la storia nelle liste, non avrei mai potuto immaginare di avere un simile seguito con questi personaggi, eppure è solo merito vostro e vorrei ringraziarvi uno ad uno!
Grazie poi a Misatona, che ci regala un bellissimo bacio tra Rad e Là in divisa scolastica tratto dai fatti del capitolo 9!
Un grazie anche a Sapphir Dream, che mi ha già inviato dei disegni per un’altra mini long che sto scrivendo e che a breve pubblicherò in parallelo a questa. Si chiamerà “Mythos” e sarà una rivisitazione molto personalizzata del mito di Medusa e Perseo, con in allegato un bel viaggetto nell’Ade. Ci saranno tantissimi personaggi in azione e non vedo l’ora di farvi vedere anche i suoi disegni! ;-)
 
Ah già, nel prossimo capitolo arrivano in pompa magna anche le tre amiche di Lunch, così ve le farò conoscere! Chi saranno? Per queste tre ho pensato di fare una sorta di crossover, visto che avranno una piccola parte. Da che altro manga/anime le avrò prese in prestito? :-)
In ogni caso penso che la parte più succosa sarà quella del confronto tra Rad e Là, oltre ad una clamorosa proposta da parte di Lunch!
Volete il titolo? “Un sapore che fa battere il cuore”.
Ci vediamo mercoledì!
 
Teo
 

   
 
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