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Autore: Amber    22/07/2009    11 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Salve a tutti! Eccomi tornata con il nuovo capitolo ^^ purtroppo non ho il tempo per rispondere a tutti voi (tanto per cambiare..) quindi mi limiterò a un mega ringraziamento a: Bellatrix_Indomita, pretty, nikyxx91, Kaggi_Inu91 (sei tornataaa), lady jadis, coco_, R3ira92, miss miyu 91, lucia lair e pillo.

Una grazie particolare poi va ai nuovi “recensori”, apprezzo sempre nuovi commenti!

Ma non indugiamo oltre, vi lascio al capitolo sperando che vi possa piacere!

Un saluto enorme e a presto!

Amber

 

Ps: E ricordate….   -5 !!!

***

 

Capitolo 24

        Incidente

 

-E ora le previsioni del tempo. Tokyo è anche oggi splendida e afosa, il sole rimarrà per tutto il pomeriggio e la serata sarà altrettanto limpida e calda grazie alle correnti provenienti dal meridione. La temperatura massima viaggerà sui 35°C, mentre la minima sui 30°C…-

Kagome cambiò canale sbuffando

-Mamma!- esclamò alzandosi dal divano e raggiungendo la donna –Mamma, dove l’hai messo il ventilatore? Sto morendo di caldo!- si lamentò cercando di farsi aria con la mano. La donna sbuffò pesantemente

-Kagome… ma perché non vai a fare un giro fuori? È da quando sei tornata che non fai che vagare tutto il giorno per casa lamentandoti in continuazione. Ok che sei ancora in vacanza dal lavoro, ma non devi incontrarti con delle amiche? Oppure con Mikado?-

-No mamma… sono tutti in ferie! E Mikado…- ammutolì –Beh, vedrò di organizzarmi con gli altri questa sera- concluse –Ora, dove hai messo il ventilatore?-

-In camera mia… comunque “gli altri” chi?- domandò la donna sospettosa e seguendo la figlia al piano di sopra. Kagome sbuffò

-I soliti mamma…-

-“I soliti” quali?- indagò

-Ehm… beh… sai…- Kagome ridiscese al piano di sotto lanciando un’occhiata veloce alla madre

-Si?-

-Uhm… Rin… Koga… Sango… I soliti insomma- La madre sbarrò gli occhi

-E’ da secoli che loro non erano più i “soliti”! Quando avete fatto pace?- Si sedette sul divano accanto alla figlia, accompagnati dal suono monotono dell’apparecchio elettrico

-Beh… da un po’…- ripose vaga

-Kagome… vedi di essere esauriente!- esclamò impaziente

-Ma che pettegola che sei ‘ma! Non hai più 16 anni!- la rimproverò

-Oh ehm… erano di certo bei tempi quelli…-

-Si, te la spassavi con papà che era una bellezza!-

-Kagome non cambiare discorso, è un tuo pessimo vizio-

-E’ la mia scappatoia. Non rovinarmela dai-

-Allora?- La donna incrociò le braccia severamente

-In Grecia… me li sono ritrovata là e… beh… una cosa tira l’altra e abbiamo fatto una specie di pace…-

-Non crederai di cavartela con così poco, vero?- Le due donne si squadrarono e Kagome sbuffò

-Non mi lascerai andare finché non mi avrai fatto sputare tutto quanto, fino all’ultima sillaba immagino- intuì alzando il sopracciglio

-Espressamente. Dì tutto a mammina tua adorata- affermò sistemandosi alla bell’e meglio sul divano

-A dire il vero non c’è molto da dire. Kikyo si era messa d’accordo con Tom per farmi andare là durante le vacanze, mentre lei avrebbe ospitato Sango e compagnia bella… un giorno ci siamo ritrovati per puro caso e riflettendo un po’ ho capito che effettivamente loro non è che centrassero molto… quindi ho… come dire… chiesto scusa per la mia testardaggine e siamo tornati amici- spiegò –E con questo è tutto, davvero-

-Ah… capisco- asserì pensierosa

-Che c’è mamma?-

-Nulla… è solo che… con Sango e gli altri… chi intendi di preciso?- domandò sospettosa

-Sango, Rin, Koga, Miroku e… basta- tentennò. Non poteva di certo dirgli che c’era anche Kujimawa! Anche se effettivamente con lui non aveva chiarito nulla… cioè, aveva chiarito lui… ma lei non aveva detto nulla e poi cosa avrebbe potuto dirgli?

Oddio, aveva un casino atroce in testa…

-Sicura?-

-Assolutamente-

-Bene allora- Le sorrise –Ci sei a cena?-

-Immagino di si-

-Hai qualche preferenza? Pensavo di fare l’oden-

-Ma è un piatto invernale!-

-E allora? Dai, va a fare un giro, altrimenti ammuffisci qua dentro- ordinò la madre baciandole la guancia e sparendo dal salotto.

Kagome sbuffò sonoramente e andò alla porta, uscendo

“Quasi quasi vado al teatro” pensò avviandosi ma dopo pochi passi si fermò guardando nella direzione opposta al centro, silenziosa.

Prese la strada e, preparandosi a una lunga camminata, infilò le mani nella tasca dei jeans guardandosi in giro.

Era da un po’ che non andava al cimitero e aveva voglia di rivedere suo nonno… e suo padre. Non ricordava più da quanto tempo non ci andava. Probabilmente dall’anno prima. Non ne era sicura. I fiori erano probabilmente appassiti… se avesse visto un fioraio avrebbe preso qualche cosa, tanto per rallegrare le due tombe.

Mikado l’aveva sentito il giorno dopo che era tornata a casa, quando si era decisa a chiamarlo. Le aveva chiesto della sua vacanza e avevano parlato tutto il tempo del più e del meno, alla fine le aveva ricordato che doveva tornare al lavoro la settimana dopo e lei lo aveva rassicurato chiudendo poi la comunicazione.

Per tutta la telefonata però aveva avuto l’impressione che Mikado aspettasse qualche cosa, e non aveva tutti i torti. Anche lei se ne era resa conto. Prima di partire gli aveva promesso che al suo ritorno avrebbe avuto la sua risposta, per continuare o meno la loro relazione… e invece ora aveva le idee più confuse di prima, con il riavvicinamento dei ragazzi.

Il ricordo di Inuyasha che le sorrideva gentilmente la faceva agitare non poco, mandandole il cervello in fiamme.

Mikado le piaceva ma non riusciva a capire se lo amava o meno. Ci stava bene insieme e in molti momenti era tentata di starci insieme, eppure non le veniva naturale… insomma, era un vero casino.

Come poteva decidere in meno di una settimana?

Era andata in Grecia per chiarirsi, invece era stato l’opposto, si sentiva più incasinata di prima.

Forse andare da papà l’avrebbe fatta calmare… in passato era sempre stato così per lo meno.

Senza contare che c’era la questione di Sango. Il giorno dopo il loro ritorno si erano viste, loro due da sole, ed era stato veramente difficile cercare di avere una conversazione normale senza evitare di cadere nel silenzio o nell’imbarazzo… Poi però si era divertita, erano state bene, rotto il ghiaccio iniziale avevano parlato di moltissime cose, del tutto futili inizialmente e si era resa conto che Sango non era cambiata poi molto, era rimasta la solita Sango incasinata, impacciata, testarda e forte come un leone.

Infine, com’era prevedibile, avevano parlato di lei e Miroku… Sango l’aveva informata del casino che stava succedendo nella sua famiglia, di sua madre, dei suoi continui interrogatori e sospetti… non sapeva davvero cosa fare, senza dimenticare che la madre le aveva accennato perfino al figlio di un suo collega. Assurdo!

Kagome aveva tentato di consigliarla, dicendole di non preoccuparsi… dopotutto se fossero stati attenti quelle di sua madre sarebbero rimaste congetture infondate e poi nessuno le aveva dato corda in famiglia, definendole pazzie… quindi concluse ipotizzando che più si fosse dimostrata agitata e insicura, più sua madre si sarebbe insospettita.

A quelle parole l’umore di Sango era schizzato alle stelle e felice, l’aveva stritolata in un abbraccio soffocante, invitandola subito dopo a casa sua.

Il resto del pomeriggio era passato scegliendo un colore per la stanza di Sango… una cosa assolutamente banale… eppure le era sembrato che Sango ci tenesse moltissimo a fare quella cosa con lei e solo con lei.

Non ne capiva davvero il motivo.

Alzò gli occhi rendendosi conto di essere in prossimità del cimitero, così si mise alla ricerca di un fioraio e, poco dopo, notò un carretto con sopra decine di composizioni floreali o con semplici fiori separati già confezionati. Si avvicinò all’anziano signore, seduto accanto al carretto, intento a sfogliare il giornale di quel giorno e si stampò in viso un sorriso gentile

-Mi scusi?- mormorò per non spaventarlo nel vederlo così assorto. L’anziano sobbalzò comunque e alzò gli occhi neri verso di lei

-Oh, salve signorina. Cosa posso fare per lei?- domandò alzandosi in piedi reggendosi al bastone

-Salve, vorrei un tulipano giallo (c’è il sole nel tuo sorriso) e un rametto d’edera (tenerezza)- disse

-Te li metto insieme ragazza?-

-No, vorrei due confezioni separate- rispose sicura

-Vai a trovare qualche tuo parente?- domandò il vecchio allungandole i due fiori e prendendo dalla tasca il resto che allungò alla ragazza

-E’ così. Mio nonno e mio padre- L’anziano la guardò sospirando

-Sei giovane… mi spiace per la tua perdita-

-La ringrazio. Buona giornata- disse allontanandosi entrando dentro il cancello lavorato, passando davanti a una statua raffigurante un angelo.

Si fermò qualche secondo a contemplarla, seguendo con gli occhi le linee del viso e delle mani, poi si allontanò a passo sicuro verso la prima tomba, quella di sua nonno, la più vicina all’entrata. Passò per il giardinetto interno e passando sotto un arco entrò nella prima ala dell’edificio, voltò e dopo qualche sepolcro riconobbe l’ormai famigliare intagliatura dei due angioletti posti ai lati.

Fece qualche passo, posizionandosi davanti ad essa e ci si inginocchiò davanti sfiorando con le dita il sorriso di suo nonno

-Ciao… sono tornata hai visto? Scusa se ho mancato così tanto…- mormorò, ignorando i passanti silenziosi dietro di lei. Mise l’edera dentro il bicchiere accanto alla foto e rimase un po’ in silenzio, passando la mano sulla foto, o sul bicchiere, o sui due angeli… Si rialzò –Torno presto. Ciao nonno- Voltò le spalle alla tomba e percorse il resto del corridoio, arrivando così nella seconda ala del cimitero dove raggiunse il giardinetto interno, più piccolo rispetto al primo.

Si spostò verso il centro del giardinetto ricoperto da qualche aiuola e raggiunse il luogo dove riposava sua padre: Kaoru Higarashi.

Il bicchiere era già occupato da un bel mazzo di fiori freschi, così lei posò il proprio tulipano sotto la foto del padre. L’uomo raffigurante era davvero affascinante. I capelli corti neri gli ricadevano ribelli sulla fronte e sugli occhi in fastidiose ciocche, gli occhi grigi, grandi e ridenti illuminavano il sorriso grande, aperto e sincero di quell’uomo alto e con un fisico asciutto, le mani grandi che tante volte l’aveva stretta a se.

Si inginocchiò davanti alla foto e accarezzò la foto, più volte, ricordando suo padre e i bei momenti trascorsi con lui

-Ehi papà- mormorò rimanendo in silenzio lunghi attimi –Sono passati 13 anni ormai… scusa se non sono riuscita a venire prima, ma a casa dopo il mio ritorno dalla Grecia ci sono state un mucchio di cose da fare, sai, Sota non fa altro che chiedermi di aiutarlo con i compiti e con matematica! Ma ti rendi conto? Matematica io! Quando probabilmente è più bravo lui di me anche nelle addizioni! La mamma è davvero una santa… si mette lì con Sota, giorno dopo giorno, ad aiutarlo nelle materie scientifiche… in questo ha preso da te, come il poltrire del resto! Però è diventato davvero bravo a calcio! Sono certa che, continuando così, presto potrà entrare in una squadra ancora più importante e chissà… forse un giorno giocherà a livello nazionale! Ci pensi? Ah, l’esame di maturità è andato benissimo! Non mi aspettavo un 80! Sono così felice! Poi in Grecia è stato davvero divertente… beh, oddio… non proprio… là ho incontrato Sango, Miroku, Koga, Rin e… Inuyasha… si, hai sentito proprio bene! Non potevo davvero crederci… ma poi devo ammettere che è stato proficuo averli lì… Inuyasha è entrato nella mia stanza, sai i suoi modi non sono cambiati di una virgola!, e lì mi ha praticamente obbligata ad ascoltare parola per parola tutto quello che era realmente successo tre anni fa… così mi sono resa conto che ce l’avevo con i ragazzi per un motivo assurdo, e abbiamo fatto pace. Ho calpestato il mio orgoglio! Anzi, la mia testardaggine ha fatto un passo indietro! Fatto sta che adesso sono davvero nei casini. Sono tornata a casa ancora più confusa di prima… Non so cosa fare con Mikado, non so cosa provo per lui, e adesso sono in dubbio perfino su ciò che provo per Inuyasha! Insomma, lo odio o no? Il fatto è che è così stramaledettamente bello e poi ha quei sorrisi che saltano fuori quando meno te lo aspetti e… e… oh insomma! Mi prenderei a testate se potessi!! E se dico semplicemente a Mikado di finirla qui e basta? Ok, ma se dopo mi accorgo che mi piace? Ma se sto zitta lui si stuferà di me e crederà che io sia una bugiarda e traditrice… Vabbè che ho ancora una settimana ma che si può decidere in sette lunghi giorni? Che casino vero papi? Ma vedrai, sono tua figlia dopotutto, sono una ragazza forte! Me la caverò, in un modo o nell’altro- Passò il dorso della mano sulla foto e la baciò –Ti voglio benissimo papà, un mondo, un mondissimo di bene- Asciugò la lacrima che le era scesa prepotente sulla guancia e sorrise radiosa –Tornerò presto, te lo prometto e con Sota- aggiunse alzandosi. Sfiorò per l’ultima volta il sorriso del padre poi si allontanò uscendo definitivamente dal cimitero

 

-Tesoro stai per uscire?- domandò Kyoko raggiungendo la figlia accanto alla finestra. Sango guardò la madre e annuì riportando lo sguardo sulla strada

-Si, Miroku dovrebbe arrivare tra pochi minuti- rispose tranquilla. Il ricordo delle parole di Kagome, la sua ritrovata amicizia, la fecero sentire sicura come non mai.

Kagome aveva ragione, più si sarebbe dimostrata agitata, più sua madre avrebbe covato dei dubbi, allarmando gli altri famigliari con il rischio di venire scoperti. Doveva solo stare calma

-Ah… e come mai non esci con Kagome? Dopotutto ora siete tornate amiche, no? Immagino avrete tanto da dirvi-

-Non ti preoccupare, dovrei incontrarla domani se tutto va bene. Dov’è papà?- chiese cercando una via di fuga

-E’ andato con Sota al campo da calcio… Senti dov’è che andate tu e tuo fratello?- chiese, stando ben attenta a non perdersi nemmeno una variazione nello sguardo della figlia

-In giro… probabilmente faremo solo un giro in centro… oh, eccolo! Ciao mamma, a stasera!-

-Ci sei a cena, vero?- domandò allarmata

-Certo! Senti, avrei voglia della tua buonissima torta alle fragole… la fai?- domandò baciandole la guancia e sorridendo innocentemente. La donna si sciolse in un lieve sorriso

-Ma certo tesoro, comincio a farla subito, così stasera appena sfornata sarà buonissima!-

-Grazie mammina, ti adoro!- esclamò schioccandolo un secondo bacio e uscendo frettolosamente.

Miroku le sorrise e lei corrispose

-Ciao amore. Ti vedo in forma smagliante. Devo dedurre che la riconciliazione con Kagome ti abbia giovato-

-Non sai quando Mioroku, sono così contenta che oggi nemmeno la mamma ha potuto mettermi di cattivo umore!- esclamò prendendo il casco che il ragazzo le stava allungando

-Sono davvero contento. Che ne dici quindi di andare? Casa mia è libera come l’aria… tranne i soliti camerieri che però non ci disturberanno-

-Vuol dire che i tuoi allora sono partiti?-

-Esattamente, tornano questa sera, sul tardi…- sottolineò lanciandole un sguardo malizioso. Lei sospirò allacciandosi il casco

-Mi spiace Miroku, ma non posso. Ho promesso alla mamma di esserci a cena, senza contare che le ho fatto preparare la mia torta preferita che la terrà impegnata tutto il giorno-

-Capisco… non preoccuparti, ci saranno altri momenti, insieme- Lei annuì salendo dietro al ragazzo e stringendosi forte a lui

-Te lo prometto- mormorò mentre lui accendeva la moto partendo.

 

Inuyasha si frizionò i capelli alla bell’e meglio e si sedette sul letto, evitando che lo goccioline andassero a bagnare i jeans neri che aveva indossato. Lanciò un’occhiata all’orologio sul comodino e decise di mettersi al lavoro subito dopo essersi asciugato i capelli.

Era un tantino indietro con un contratto che avrebbe dovuto presentare entro tre giorni e non aveva proprio voglia di fare una brutta figura ritardando la consegna. La sua segretaria era misteriosamente cambiata da quando lui era tornato dalla Grecia, sembrava che Sasha si fosse licenziata per motivi sconosciuti, eppure il sorrisetto sghembo che Miroku gli aveva lanciato al riguardo lo aveva fatto desistere da qualsiasi approfondimento, chissà perché.

Scosse il capo sogghignando senza mai smettere di frizionare i capelli, finché la cornice accanto all’orologio digitale gli fece posare le mani sul materasso, lasciando che l’asciugamano rimanesse a penzoloni sul suo capo.

Era ancora girata verso il basso.

E se alzandola avesse rivisto quel sorriso gelido? O quegli occhi pieni di lacrime? Non poteva sopportarlo. Parlare dopo tanto tempo con Kikyo, in quella stanza in Grecia, era stato un vero e propria toccasana, lo aveva fatto pensare molto. Si era ricreduto ed era riuscito a parlare con Kagome… certo, non aveva avuto nessuna risposta, nessun chiarimento effettivo, però gli sembrava che una barriera che lo separava da lei fosse caduta.

Ed era una sensazione bellissima. Si era finalmente liberato di un peso enorme.

Le battutine acide i giorni a seguire c’erano stati, sembrava che tra loro non fosse mutato nulla, eppure era certo che la cattiveria con cui lei gli rispondeva era immancabilmente diminuita, ed era una gioia.

Allungò la mano e prese la cornice titubante. Chiuse gli occhi e fece ruotare la foto tra le sue mani finché, trovando il coraggio dentro di se, aprì gli occhi incontrando la propria immagine che abbracciava Kagome, la sua Kagome, la vera e unica.

Il senso di colpa era sparito finalmente e ora voleva solo compiere l’ultimo passo per averla finalmente e realmente tra le sue braccia. Basta pensieri, basta immaginazione, basta foto.

La voleva nella sua vita.

Uscì dalla camera e andò in bagno per asciugarsi i capelli con il petto traboccante di quel sentimento che non aveva mai provato per nessuno.

 

Il suono di un claxon la fece sobbalzare, troppo presa dai suoi pensieri e lanciò un’occhiataccia alla macchina in questione che si era fermata, diciamo che aveva inchiodato, accanto al marciapiedi dove lei stava camminando

“Oddio… adesso esce un maniaco… ma che cavolo hanno tutti da suonare?!” pensò seccata camminando il più velocemente possibile per evitare qualsiasi incontro  con il conducente che aprì la portiera di scatto

-Kagome!!- Sentendosi chiamare per nome la ragazza si voltò e spalancò gli occhi riconoscendo finalmente la macchina e il proprio padrone che le si avvicinò sorridente

-Mikado!- esclamò. Lui la abbracciò di slancio stringendola forte a se

-Quando ti ho vista faticavo a riconoscerti! Il nuovo taglio ti sta divinamente!- esclamò allontanandola un po’ da se –Come stai? Ti trovo in forma!- Lei sorrise

-Che bello vederti Mikado! Si, sto benissimo! La Grecia mi ha giovato, era stupenda! Ho un sacco di foto da mostrarti!- esclamò

-Ci conto!- Lui le scostò una ciocca dal viso e la strinse nuovamente e se –Mi sei mancata tantissimo. Non vedevo l’ora che la settimana passasse per rincontrarti al lavoro- mormorò –Questi mesi sono stati un vero tormento- confessò. Lei imbarazzata sorrise

-Si, lo so- rispose “Merdaaa!!! Aiutoooooo!”

Oddio, ora non poteva più fuggire! Se lui avesse tirato fuori il discorso… oh santo cielo!

Il ragazzo le sfiorò le labbra in un bacio dolce poi la prese per mano

-Stavi andando da qualche parte?-

-No, a dire il vero no- rispose

-Allora che ne dici di venire da me? Stavo per l’appunto tornando a casa. Ti offro qualche cosa così intanto mi racconti!- Lei annuì

-Con piacere- rispose. Lui sorrise e le aprì la portiera salendo poi dalla parte del guidatore accendendo la macchina –Allora? Come sta Takashi? E il club?- domandò interessata. Lui scoppiò a ridere

-Il club sta bene, non è ancora crollato nulla!- esclamò. Lei sorrise

-Che scemo! Dai, sii serio!-

-Ok ok, Takashi sta bene, è in forma e il club va avanti alla grande anche se senza di te ne stiamo decisamente risentendo… non  riesco più ad intrattenere come una volta, che choc!-

-Maddai, scommetto che sei bravissimo!-

-Mai quanto te tesoro. Comunque dimmi di te, com’era la Grecia?-

-Stupenda! Non ho mai visto un mare così cristallino! La gente è gentilissima e le casette sono così graziose!- Per tutto il tragitto non fece altro che parlare della Grecia, tentando di rimandare il più possibile il momento della verità che sperava non arrivasse mai.

Quando finalmente scesero la ragazza poté tirare fiato, sollevata

-Cavolo Kagome, hai parlato come una macchinetta, sicura di stare bene?- la prese in giro il ragazzo. La giovane gli rispose con una linguaccia e lo precedette dentro l’appartamento

-Oh, che delusione, non è cambiato nulla!- notò lei dopo una breve occhiata intorno a se

-Ehi, ehi, sei stata via tre mesi! Cosa credevi fosse cambiato?-

-Non so, una lampada nuova, un tavolino diverso… cose simili ecco- Lui le si avvicinò e chinandosi su di lei la baciò

-E questo è cambiato?- domandò. Kagome lo guardò negli occhi e sorrise

-No questo no, meno male!- proferì. Lui sorrise felice

-Ne sono lieto- commentò tornando a baciarla. Lei gli fece passare le mani tra i capelli attirandolo a se.

Non c’era niente da fare, quando la baciava diventava matta. Quella fragranza di miele che aleggiava intorno al ragazzo era irresistibile, però così lo illudeva e lei non sapeva ancora cosa fare!

Si staccò da lui e lo guardò tristemente.

Glielo doveva dire, altrimenti non si sarebbe mai sentita in pace con se stessa.

-Che succede Kagome?- chiese lui corrugando le sopracciglia

-Devo dirti una cosa prima di fare qualsiasi cosa- mormorò. Il ragazzo si morse il labbro e la fece sedere sul divano accanto a lui

-Dimmi, sai che puoi parlarmi di tutto- Lei annuì e sospirò

-Il fatto è che…- si interruppe sentendo il proprio cellulare suonare furiosamente.

Una chiamata.

Ma chi diavolo la disturbava a quell’ora del pomeriggio?!

-Scusa Mikado, ignoralo- disse e infatti, un secondo dopo aveva già smesso di suonare –Ecco, ti stavo appunto dicendo che…- Ma anche quella volta il cellulare decise di interferire, tornando a suonare come un pazzo.

Sospirò profondamente contando fino a dieci e Mikado scoppiò a ridere appoggiandosi contro lo schienale, incapace di contenersi

-Non c’è nulla da ridere Mikado!- sbottò lei alzandosi in piedi seccata, tirando fuori il cellulare controllando chi fosse e le venne quasi un infarto quando sul display il nome KUJIMAWA lampeggiò con un faro

-Allora chi è?- domandò sempre sghignazzando il ragazzo accanto a lei

-Ehm… aspetta un secondo- disse dirigendosi nel cucinotto –Pronto?- rispose

-Era ora razza di cretina! Perché diavolo non hai risposto prima!?-

 

Inuyasha digitò qualche altro numero passandosi una mano tra i capelli

-Ma perché alle superiori non ho studiato di più? Che cazzo ne so io come si compila sto coso!? Dovrò chiedere a Miroku… che palle!- esclamò acchiappando il cellulare, ma notando l’orario che segnava le 17.20, desistette.

Sicuramente ora era a casa sua con Sango che si spupazzavano allegramente…

“Dovrò aspettare domani… che non sia mai che li disturbi in un momento hot!” pensò rabbrividendo. Posò il cellulare e chiuse il proprio lavoro senza avere combinato nulla, spense il computer e si avvicinò al frigo prendendo una coca che aprì bevendone un sorso. Si sedette sul divano accendendo la televisione e quasi si appisolò se il cellulare non si fosse messo a squillare. Si destò e si portò annoiato l’apparecchio all’orecchio scostandosi una ciocca ribelle dalla fronte

-Si? Chi è?-

-Kujimawa?-

-Signor Kazana!- esclamò rizzandosi su se stesso –Cosa posso fare per lei? È successo qualche cosa?- domandò notando il respiro affannoso dell’uomo

-Kujimawa mio figlio… Miroku e Sango… loro… loro…-

-Si calmi per favore, cosa sta succedendo? Cosa ha fatto Miroku? Cosa centra Sango?-

-Mio figlio era andato a prendere Sango per passare la giornata insieme… ma qualche minuto fa mi ha chiamato l’ospedale dicendo che avevano avuto un incidente in moto e…- Inuyasha trattenne il respiro nel sentire la voce angosciata del padre di Miroku e in sottofondo i singhiozzi della moglie -…io e mia moglie siamo dall’altra parte del Giappone e non possiamo raggiungerlo subito! Faremo più in fretta che possiamo ma ti prego Inuyasha, va tu all’ospedale e chiamami subito se sai qualche cosa!- esclamò affannosamente

-Certo, non si preoccupi! Io… vado subito non… la chiamerò appena avrò notizie certe!-

-Oh grazie, grazie…-

-Stia calmo, vedrà che staranno bene tutti e due- disse

-Ora vai, vai!- Inuyasha chiuse la chiamata e si appoggiò al muro tentando di capire che cosa fosse successo. Un minuto prima era sul divano e il secondo dopo gli veniva detto che Miroku, il suo migliore amico, aveva fatto un incidente in moto con Sango!

-Oh mio Dio…- mormorò chiudendo la porta di casa dietro di se con mani tremanti e correndo al piano di sotto dove lo aspettava la cabriolet nera che Miroku gli aveva gentilmente regalato. Si mise alla guida e decise in due secondi dove andare subito. Chiamò Rin e Koga informandoli, poi chiamò Kagome senza ricevere risposta

-Porca puttana!!- ringhiò tornando a comporre il numero passando al semaforo con il rosso “Calma Inuyasha, sta calmo!” pensò premendo sull’acceleratore verso la casa di Kagome

-Pronto?-

-Era ora razza di cretina! Perché diavolo non hai risposto prima!?- ringhiò spingendo al massimo facendo alzare il contatore in modo vertiginoso

 

-Ehi ma rilassati!- esclamò la giovane alzando il sopracciglio –Mi dici che cosa vuoi? Perché sei così agitato?-

-Ti sto per venire a prendere, dove sei? A casa? Muoviti!- lo sentì impaziente

-Sono a casa di un amico… ma mi dici che ti prende?- domandò confusa

-… amici, chi?-

-Oh, non rompere le palle ok? Mi dici che ti prende così improvvisamente?!-

-Sango e Miroku- rispose piano

-Sono usciti insieme, e allora?-

-Lo so… Kagome… loro… hanno avuto un incidente in moto- Kagome trattenne il respiro e vide la stanza intorno a se girare vertiginosamente. Si appoggiò al muro e chiuse gli occhi

-Cosa… che cazzo stai dicendo!?- ringhiò

-Senti, io sto per andare all’ospedale e se ti decidi a dirmi dove diavolo sei ti passo a prendere!- esclamò arrabbiato –Sono in ansia quanto te ma più continui a girare intorno alla mia domanda più ritardiamo l’arrivo! Ho già chiamato Rin e Koga che stanno già andando là quindi se vuoi cortesemente muoverti…-

-Vieni a prendermi davanti al LaN, ma vedi di muoverti!-

-Si si, tu datti una mossa piuttosto e ricordati di allacciarti i pantaloni!- abbaiò chiudendo la chiamata il ragazzo dall’altra parte della città

-Kagome? Che succede?- chiese Mikado avvicinandosi

-Scusa Mikado, non posso più restare, perdonami, continueremo poi il discorso-

-Cosa è successo?- domandò vedendo il viso sconvolto dalla giovane

-Due miei amici hanno avuto un incidente, devo andare in ospedale, mi stanno per venire a prendere- disse aprendo la porta di casa –Ti mando un messaggio va bene? Ciao!- esclamò correndo fuori e raggiungendo in un battibaleno il LaN.

Aveva appena ripreso fiato quando vide una macchina sfrecciare a tutta velocità verso la sua direzione. Non fu difficile riconoscere a chi appartenesse quella guida da pazzo. La macchina inchiodò di fianco a lei e Inuyasha le aprì la portiera allungandosi

-Muoviti!- esclamò con già il piede sull’acceleratore. La ragazza salì e sentì una forza invisibile spingerla contro il sedile. Si allacciò la cintura e guardò Inuyasha concentrato nella guida angosciata

-Com’è successo? Sai già qualche cosa?- domandò angosciata

-No, non so niente- rispose

-Oh Dio santo…- mormorò lei passandosi più volte la mano sugli occhi pini di lacrime “Papà…”

-Kagome-

-Cosa?- singhiozzò lei senza avere il coraggio di guardarlo

-Vedrai che stanno bene- attestò

-Come puoi dirlo se non sai niente!? Non darmi false speranze Kujimawa!- urlò

-Io devo crederci quindi evita di fare la pessimistica con me chiaro!? C’è anche il mio migliore amico di mezzo e una delle mie amiche quindi evita il pessimismo e piantala di piangere che non conta nulla, anzi, mi deconcentra dalla strada!-

-E quindi vuoi incolparmi di non essere un ghiacciolo come te?-

-Almeno io ho la testa a posto, se frignassimo tutti e due sarebbe un vero macello non pensi!?-

-Non hai la testa a posto vedendo la velocità con ci stai andando! Vuoi farci ammazzare definitivamente?!-

-Non cambiare discorso!-

-Io non cambio niente!-

-Ecco, almeno parlando civilmente siamo arrivati, dai sbrigati a scendere!- esclamò saltando giù dalla vettura. Lei lo seguì e corsero dentro l’ospedale fermandosi davanti al bancone dove una signora li guardò severamente ammonendoli di fare meno casino

-Mi scusi, due ragazzi hanno avuto un incidente in moto, sono nostri amici!- esclamò Inuyasha riprendendo fiato

-Dove sono? Come stanno?- La donna li fissò

-I loro nomi?- chiese prendendo fuori una cartellina

-Miroku Kazana e Sango Koshuzo- rispose Kagome velocemente sentendo il battito del proprio cuore accelerare pericolosamente

-Camera 7 e 9 secondo piano… non correte!- esclamò riprendendoli, ma ormai i due ragazzi erano sfrecciati su per le scale diretti dai loro amici…

  
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