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Autore: Teo5Astor    10/04/2019    20 recensioni
Un mistero accomuna alcuni giovani della Prefettura di Kanagawa, anche se non tutti ne sono consapevoli e non tutti si conoscono tra loro. Non ancora, almeno.
Radish Son, diciassettenne di Fujisawa all'inizio del secondo anno del liceo, è uno di quelli che ne è consapevole. Ne porta i segni sulla pelle, sul petto per la precisione, e nell'anima. Considerato come un reietto a scuola a causa di strane voci sul suo conto, ha due amici, Vegeta Princely e Bulma Brief, e un fratello minore di cui si prende cura ormai da due anni, Goku.
La vita di Radish non è facile, divisa tra scuola e lavoro serale, ma lui l'affronta sempre col sorriso.
Tutto cambia in un giorno di maggio, quando, in biblioteca, compare all'improvviso davanti ai suoi occhi una bellissima ragazza bionda che indossa un provocante costume da coniglietta e che si aggira nel locale nell'indifferenza generale.
Lui la riconosce, è Lazuli Eighteen: un’attrice e modella famosa fin da bambina che si è presa una pausa dalle scene due anni prima e che frequenta il terzo anno nel suo stesso liceo.
Perché quel costume? E, soprattutto, perché nessuno, a parte lui, sembra vederla?
Riadattamento di Bunny Girl Senpai.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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11 – Un sapore che fa battere il cuore
 
 
 
Dopo la scuola vado direttamente al “Kame House”, pronto a cominciare un nuovo turno di lavoro con la testa affollata di dubbi e paure.
E se davvero io e Lazuli non fossimo destinati a stare insieme in nessuna linea temporale?
Non voglio nemmeno pensarci, ma non riesco neanche a far finta di niente. Lei non si è fatta vedere a scuola oggi, e io non ho avuto il coraggio di chiamarla o mandarle un messaggio. Credo sia meglio parlarle di persona di quello che è successo. Penso che mi crederà, spero solo di non ricadere a quel punto in un nuovo loop temporale e di rivivere di nuovo questa giornata di merda.
Indosso la divisa da cameriere e mi lascio cadere sulla sedia, con le mani tra i capelli e la faccia stravolta. Devo ancora cominciare e già non ce la faccio più.
«Che faccia da cazzo hai, Rad?! Sembri un cadavere».
«Ciao Prince… sei un tesoro come sempre!» rispondo, sforzandomi di ghignare al mio amico che, nel frattempo, ha fatto il suo ingresso trionfale in magazzino.
«Allora? Cosa c’è che non va?» mi incalza, fissandomi a braccia conserte e con la schiena appoggiata al muro.
«Niente di che, ho fatto incazzare Lazuli per una stronzata, ma conto di sistemare tutto» rispondo. «Piuttosto, riguardo a Bulma…» aggiungo, mentre noto le sopracciglia di Vegeta fare un impercettibile movimento verso l’alto. Ho la sua più completa attenzione. Sorrido.
«Bulma cosa?» sbotta, impaziente.
«Ecco, penso che…».
«Ragazzi, ho un annuncio importante per voi!» esclama Muten, il proprietario del ristorante, spalancando la porta del magazzino e interrompendo il nostro discorso. «Vi presento Lunch Yoidesu, da oggi lavorerà con noi! Insegnatele tutto ciò che c’è da sapere, ok?! E trattatela bene, è molto carina e anche molto gentile, a differenza di voi due!» aggiunge il vecchio, mentre la nostra nuova collega si inchina leggermente, col viso paonazzo per la vergogna.
Resto a bocca aperta, e nemmeno Vegeta può capirne il motivo, dato che non gli ho raccontato nulla della vicenda del loop temporale.
«Lunch?!» esclamo, sbalordito.
«Ah! S-senpai?!» ribatte lei, sgranando a sua volta i suoi occhi nocciola e arrossendo ancora di più. Mi chiedo cosa ho fatto di male per ritrovarmi persino qui il Demone di Laplace, la causa di tutti i miei attuali problemi.
«Bene, allora se vi conoscete già l’affido a te! È una tua kohai, spiegale tutto tu!» interviene Muten. «Ah, non viene più a trovarti la tua amica giornalista?!» aggiunge con aria sognante, prima di dileguarsi dal magazzino dopo un’occhiataccia congiunta da parte mia e di Vegeta.
«L-lunch Yoidesu, piacere di conoscerti» si presente educatamente al mio amico la nostra nuova collega.
«Tsk! Guarda che lo so che tu e Rad siete compagni di calci nel culo!» ride, facendola diventare ancora più paonazza. «Io sono Vegeta Princely, comunque!»
«Perché l’hai raccontato in giro?!» mi grida contro lei, improvvisamente combattiva, per non dire furibonda.
«Che gusto c’è a non condividere con gli amici una cosa tanto spassosa?» rispondo, facendo spallucce.
«Son, vieni a prendere l’ordine al tavolo 7!» mi chiama a gran voce Muten.
Mi dirigo in sala, e noto subito che le tra ragazze sedute a quel tavolo sembrano scrutarmi con fare indagatore. Mi sembra di averle già viste da qualche parte.
«Buonasera, pronte per ordinare?» domando loro, scontrandomi con occhiate che sembrano scandagliarmi ai raggi x.
«Provi davvero qualcosa per Lunch-chan?!» mi domanda subito in tono duro una ragazza dai lunghi capelli rossi. Ecco dove le ho già viste: sono le tre amiche di Lunch, quelle che la tempestano di messaggi e che mi guardavano male quando lei ha fatto finta di non conoscermi un mese fa a scuola. Capelli rossi, capelli biondi e capelli argentati, da quello che le conosco io. Una di loro sarà quella a cui piace quel mollusco di Wolf, per forza.
«Mi spiace, ma qui non serviamo un “provi davvero qualcosa per Lunch-chan”» ribatto, accennando un sorriso sghembo.
«Guarda che sono seria!» insiste la rossa. Vorrei risponderle che “Lunch-chan”, come la chiama lei, mi ha semplicemente incasinato la vita al momento, ma non mi sembra carino.
«Ci è venuto il dubbio perché è passato fin troppo poco tempo da quando ti sei lasciato con Eighteen-senpai!» interviene la bionda.
La guardo stranito, sollevando gli occhi dal taccuino delle ordinazioni. Ma che cazzo sta dicendo?! Lasciato?!
«Lunch-chan è sicuramente carina, ma cos’altro ti piace di lei?» si intromette capelli argento, che almeno ha un tono lievemente più gentile nei confronti di un povero stronzo che non ci sta capendo nulla, come il sottoscritto.
«Penso ci sia un malinteso…» provo a ribattere.
«Non devi nasconderlo, noi tre lo sappiamo già!» esclama capelli argento, sorridendo.
«Ecco Lunch-chan!» esclama la bionda, cominciando a sbracciarsi per farsi notare dalla mia nuova collega e, me lo sento, fonte di ulteriori problemi.
«Mira-chan! Siete venute davvero!» esclama Lunch, abbracciando capelli argento. «Erza-chan, Lucy-chan, sono troppo felice per questa vostra sorpresa!» aggiunge, abbracciando prima la rossa e poi la bionda.
«Sei carinissima con quella divisa!» esclama la bionda, presumo Lucy.
«Senpai, prova a giocare coi suoi sentimenti e non la passerai liscia» dice in tono gelido la rossa, deduco Erza, rivolgendosi invece a me.
Sbuffo e cerco il contatto visivo con Lunch, in cerca di spiegazioni. Lei abbassa lo sguardo e accenna un sorriso. «Prendo io il loro ordine, senpai. Vai pure» mi congeda.
 
Arrivato a fine turno, mi cambio in fretta ed esco dall’uscita sul retro. Non ho nemmeno avuto modo di parlare con Lunch, non ne ho neanche voglia adesso. Voglio solo tornarmene a casa e trovare un modo per chiarire le cose con Lazuli, non mi interessano i discorsi incomprendibili delle tre amiche della mia nuova collega.
«Senpai, mi dovresti fare un favore!» mi rincorre Lunch.
«Anche no…» sbuffo, senza nemmeno guardarla. Inizio ad essere spazientito da questa storia. Stanco, anche.
«Almeno ascoltami, prima!» mi implora, piagnucolando.
«Guarda che l’ho capito da solo: vuoi chiedermi di stare zitto e lasciare che la gente pensi che io e te stiamo insieme, vero?» ribatto, senza voltarmi. Senza smettere di camminare.
«Eh?! Come facevi a saperlo già?!»
«L’ho dedotto, no? Hai paura che Wolf torni da te una volta chiarito che quello di ieri era un malinteso, no?» le rispondo. «Ma non dovresti pensare a queste scemenze, dovresti concentrarti sulla Sindrome della Pubertà».
«Ma tanto siamo riusciti ad uscire dal loop temporale, giusto?! Quindi non è più un problema questa Sindrome! Però sono nei guai adesso, devi aiutarmi! Ti prego!»
«E per quanto vorresti trascinare questa assurdità?! Fino al diploma?!» mi fermo e mi volto, per guardarla dritta negl’occhi. «Forse ti sfugge un dettaglio: io una ragazza vera ce l’ho già, tutto questo non farebbe che crearmi casini su casini. Anzi, ce l’avevo la ragazza nei primi due anelli temporali che hai generato, in questo devo ancora chiarirmi con lei» aggiungo con tono duro.
«Io… io ho pensato a tutto…» ribatte timidamente Lunch, abbassando la testa. «Dobbiamo fingere fino alla fine del primo semestre, sono solo tre settimane! Ti prego! Alla fine della pausa estiva, quando torneremo a scuola, diremo che ci siamo lasciati e tutto tornerà come prima!»
«No» le rispondo, riprendendo a camminare.
«Dai, senpai!» piagnucola, attaccandosi al mio braccio.
Mi divincolo dalla sua presa con un lieve strattone e vado avanti nella strada buia e semideserta. Lei mi segue in silenzio e a testa bassa. Non vuole saperne di mollare, mi chiedo cosa le passi davvero per la testa.
«Non penso che sarebbe una buona idea per te fingere di stare insieme al ragazzo con la peggiore reputazione di tutta la scuola» le dico, a un certo punto.
«Forse non lo sai, ma nell’ultimo mese la tua popolarità è salita vertiginosamente tra le ragazze a scuola, soprattutto tra quelle del primo anno» spiega, sorridendo. «Dopo quella dichiarazione spettacolare in molte hanno cominciato a trovarti passabile».
«Passabile?» rispondo, guardandola di sbieco.
«Beh, no… ecco… noi diciamo che sei un figo… c-cioè, le ragazze a scuola lo dicono, ecco…» farfuglia, arrossendo vistosamente e abbassando lo sguardo.
«Ecco, così va meglio» ghigno. Certo che basta poco alla gente che ha paura di andare controcorrente per cambiare idea e seguire la maggioranza. Nel giro di un mese questa ragazza è passata dal far finta di non conoscermi al far finta che io sia il suo fidanzato. Non capirò mai fino in fondo i meccanismi che creano l’atmosfera attorno ad ognuno di noi, che generano le etichette che ci appiccicano addosso. «Però per te non farei mai una dichiarazione simile» aggiungo, facendola sorridere di nuovo. Mi fa tenerezza. Anche se mi sta incasinando la vita, in realtà è semplicemente una ragazza che è terrorizzata dal giudizio degl’altri.
«Forse sarebbe troppo improvviso annunciare che siamo proprio fidanzati, dovremmo dire qualcosa del tipo che siamo “più che amici” e andare per gradi!» continua a fantasticare lei.
«Vuoi dire in giro che siamo dei “trombamici”, in pratica?» sospiro.
«No, scemo!» arrossisce di nuovo.
«Ma ti rendi conto di quello che vuoi fare?!» sbuffo. «Tu vuoi mentire all’intera scuola, a tutti!»
«Guarda che lo so! E sono pronta a tutto!» ribatte decisa, tirando fuori quel suo carattere che alterna alla timidezza che sembra contraddistinguerla il più delle volte. Abbassa improvvisamente lo sguardo, la sua espressione si fa malinconica. «Abitavo a Fukuoka fino alla fine terza media, vivo qui solo da tre mesi. Le uniche amicizie che ho sono quelle che mi sono fatta al liceo».
«Intendi le tre di prima?»
«Sì, se non faccio qualcosa per la storia della dichiarazione di Wolf-senpai verrei di sicuro isolata dall’intera classe perché Lucy-chan mi odierebbe, pensando che l’ho tradita».
Lunch stringe i pugni e i suoi occhi si riempiono di lacrime. «Mi ritroverei a passare l’intervallo da sola e la pausa pranzo per conto mio».
«Guarda che stare da soli ha i suoi benefici, eh! E te lo dico io, che ci sono abituato… innanzitutto, nessuno ti rompe i coglioni» le rispondo, serio. «Inoltre, non devi fare di tutto per integrarti, se non ti interessa. E non ci si sente davvero soli come credi tu».
«Il problema non è il sentirsi soli o meno, ma che è imbarazzante essere da soli» sospira lei, tornando a guardarmi. Le sue guance sono rigate da lacrime che non riesce più a trattenere. «Non voglio che gli altri mi guardino e pensino che io sia sempre da sola. Non voglio che mi reputino una sfigata».
La guardo in silenzio e in lei, in qualche modo, rivedo Goku. Ripenso a quello che ha passato, a quanto sia successo tutto così in fretta due anni fa. A quanto ha sofferto. A quanto ha sofferto la mia famiglia, da quel momento. E a quanto ho sofferto io. Porto istintivamente la mano destra sul petto e mi stringo la camicia all’altezza delle cicatrici.
«Senpai, stai bene?» chiede Lunch, allarmata, mentre si asciuga le lacrime.
«Ti aiuterò» le rispondo. Non posso lasciarla sola adesso, non è pronta ad affrontare tutto questo. Non voglio che riviva qualcosa di simile a quello che ha passato Goku. Io non sono riuscito a salvare Goku allora, proverò a salvare questa ragazza, almeno.
«Davvero?!» grida, abbracciandomi felice. Mi stringe forte, mentre io mantengo le braccia distese lungo i fianchi.
«Stiamo fingendo, ricordatelo» le dico, allontanandola delicatamente da me.
«S-sì, scusa!» balbetta, arrossendo vistosamente e abbassando lo sguardo. «Però… però, ecco… avrei un altro favore da chiederti».
«Cosa?» sbuffo.
«D-domani… dopo il lavoro… ecco, ti… ti andrebbe di uscire con me?» chiede, inchinandosi leggermente, paonazza.
«E perché mai dovremmo uscire insieme io e te?»
«Lucy-chan mi ha chiesto se usciamo insieme io e te…».
«Dille che siamo usciti e che ci siamo divertiti un mondo, chiudila lì… che cazzo te ne frega?! Non tirarti complessi inutili…».
«Ho bisogno di fare almeno una foto in giro con te, non si sa mai! Io e le ragazze messaggiamo sempre tra noi!»
«Ho notato…» sospiro. «Ne devo parlare con Lazuli, ho detto che voglio aiutarti, non che voglio mandare all’aria la mia storia con lei» mi congedo, salutandola con la mano e dirigendomi verso casa col cuore pesante come un macigno e la testa che mi sembra scoppiare.
 
Entro in casa e vado subito a farmi una doccia, ne ho anche bisogno per distendere i nervi. Cosa dico a Lazuli?! Già devo chiarire il malinteso di ieri, in più devo anche annunciarle che devo far finta di essere il fidanzato di quella che ha visto sdraiata sopra di me per far sì che non venga emarginata da tutti e che ho accettato tutto questo solo perché lei mi ha ricordato Goku.
Mi crederà?! Penso di sì, anche perché le dirò la verità e lei se ne renderà conto. Perché è intelligente, è sensibile e ci capiamo al volo. Non ho mai conosciuto nessuno che sembrasse sempre viaggiare sulle mie stesse frequenze come fa lei, ed è strano poterlo dire con certezza pur conoscendola solo da un mese e mezzo, di fatto.
Le chiederò scusa, credo che mi perdonerà. Conoscendola, è probabile che mi dirà tutta seria di prostrarmi ai suoi piedi per implorare pietà e, quando lo farà, sfodererà uno dei suoi sorrisini soddisfatti. E io, sinceramente, non vedo l’ora di quel momento.
Esco dal bagno in boxer e con un asciugamano arrotolato appoggiato dietro al collo che mi ricade sul petto. Goku è ancora in salotto a guardare la tv.
«Fratellone! Quella non è la ragazza che hai portato a casa una sera?!» grida mio fratello, mentre accorro davanti alla televisione anch’io.
Ha ragione, c’è Lazuli in tv in uno spot e penso che sia bellissimo rivederla lì dopo tutto questo tempo. «Sì, è lei» sorrido, senza riuscire a togliere lo sguardo dallo schermo. Cammina sulla spiaggia e tira fuori dalla tasca un pacchetto di cicche fucsia. Sorride verso la telecamera, e sembra che stia sorridendo verso di me. È stupenda, mentre cammina sulla sabbia a piedi nudi con le scarpe in mano e un leggero vestitino lilla. Guarda di nuovo la telecamera e crea un palloncino fucsia con la cicca che ha in bocca, fino a farlo esplodere per poi riportarlo nella sua bocca, sorridendo di nuovo. È un sorriso di scena, ma è un sorriso di scena dannatamente meraviglioso. I suoi di ghiaccio brillano, mentre il mare illuminato dal sole alle sue spalle si increspa. Sembra felice, e sembra anche che stia masticando il mio cuore e ne stia facendo un pallone, con quella maledetta cicca fucsia, per come mi sento. Per quanto mi manca. Mostra di nuovo il pacchetto di cicche e ne dice la marca, prima di correre via ridendo.
Questo è il ritorno ufficiale di Lazuli Eighteen sulle scene dopo quasi due anni, e mi sembra tutto meraviglioso.
Resto imbambolato davanti alla tv anche durante lo spot successivo, senza nemmeno riuscire a distinguere di cosa si tratti.
«Fratellone! Fratellone!» mi chiama Goku a gran voce, arrivando persino a scuotermi un braccio per farmi destare dal mio torpore. «Hanno suonato il citofono! Io ho paura ad andare a rispondere, lo sai!»
«Eh? Ah, sì…» farfuglio, mentre mi dirigo verso il videocitofono di casa. «Ma chi può essere a quest’ora?!»
Sollevo la cornetta distrattamente, mentre compare l’immagine di chi ha suonato e resto impietrito.
«Sono io» dice Lazuli, lapidaria, senza nemmeno guardare verso il citofono. Sorrido, anche se in realtà vorrei sbraitare tutta la mia gioia nel vederla qui. Le apro la portineria, per poi aprire anche la porta di casa e aspettarla sul pianerottolo, incurante di essere seminudo.
Quando la vedo comparire resto incantato dalla sua bellezza, a cui temo non mi abituerò mai: sneakers bianche, gonna corta e morbida celeste e maglia aderente bianca. Più la sua solita spilla nera glitterata a forma di coniglio tra i capelli. Si ferma davanti a me e mi incenerisce con lo sguardo, prima di tutto. Fa un altro passo in avanti, giusto per darmi uno dei suoi memorabili ceffoni sulla guancia, prima che io possa anche solo dire qualcosa.
«Perché non sei venuto a chiarire la situazione?» mi chiede, impassibile, mentre si sistema una ciocca di capelli dorati dietro l’orecchio. La guardo, mentre mi massaggio la guancia con una mano e le sorrido, e noto che stringe in una mano un sacchetto.
«Perché sono un coglione…» le rispondo.
«Bravo, Son, prima risposta esatta» ribatte, guardandomi di sbieco. «Potrei anche decidermi ad entrare se vai avanti così».
«Ma certo, mia regina Lazuli-sama, entrate pure» sorrido sghembo, inchinandomi in modo teatrale con una mano appoggiata al petto e con l’altro braccio disteso ad indicare la porta spalancata.
«Umpf!» esclama lei, passandomi accanto senza degnarmi di uno sguardo ed entrando in casa, non dimenticandosi ovviamente di darmi un pestone ben assestato sul mio piede scalzo. Penso che sia più che adorabile questa ragazza, mentre il suo profumo fresco mi avvolge e mi fa battere il cuore. La seguo in casa, e noto la testa di Goku spuntare dallo schienale del divano, seminascosto.
«Goku, vado un attimo in camera mia con Lazuli» gli annuncio, dirigendomi verso la mia stanza.
«Ciao Goku-kun, e scusa per l’orario!» gli sorride lei, dopo aver lasciato le scarpe all’ingresso, mentre mio fratello sprofonda nel divano, intimorito, e risponde al saluto solo agitando una mano e facendola spuntare da sopra lo schienale.
«Bene, ora inginocchiati e vedi di pensare bene a quello che hai da dirmi» mi ordina gelida Lazuli, una volta rimasti soli, dopo essersi seduta sul mio letto. Incrocia le braccia sul petto e accavalla le gambe. Mi guarda malissimo, ma nemmeno lei può capire quanto la trovo bella e quanto io sia felice che sia qui. In ginocchio? Beh, tutto come previsto. Le sorrido. «Com’è possibile che tu sia sempre mezzo nudo quando siamo da qualche parte insieme?!» aggiunge.
«Ti dispiace la cosa?» ghigno, mentre mi metto in ginocchio a un paio di metri da lei.
«N-non ho detto questo, scemo!» sbotta, arrossendo leggermente e voltando di scatto lo sguardo. «E non cambiare discorso, devo ancora decidere se voglio perdonarti».
Le racconto tutto, ma proprio tutto. Il triplo loop temporale, la giornata di oggi e quello che mi ha chiesto Lunch. Lei non batte ciglio, continua a fissarmi impassibile finché non termino la mia versione dei fatti. Mi fissa in silenzio, mentre cerca di scavarmi dentro con i suoi meravigliosi occhi di ghiaccio. Fa dondolare leggermente la gamba che tiene accavallata sull’altra. Sta godendo nel farmi sentire un condannato sul patibolo, lo so quanto ama fare la sadica. Maledetta. Bella e dannata. Dolcissima, soprattutto.
«Ho capito la situazione» dice, finalmente, con un tono talmente distaccato che non sembra nemmeno che tutta questa storia la riguardi. «Non è facile essere una liceale, in effetti».
«Tutto qui?!» ribatto, allibito e ormai pronto allo scatenarsi della sua ira.
«Se ti rimproverassi o ti dessi altri botte tu goderesti e basta, no? Guarda che lo so che sei un masochista… quindi, nel tuo caso, non punirti e già di per sé una punizione» ribatte, sospirando e appoggiando entrambe le mani sul materasso. Anche le sue gambe non sono più accavallate, e sono esattamente all’altezza della mia visuale. Sento il sangue bollirmi nelle vene e il cervello appannarsi, mentre cerco di focalizzare la mia attenzione sulle sue parole, prima che cambi idea. «Ma guai a te se non mi hai detto tutto» aggiunge, glaciale.
Resto in silenzio, incapace di rispondere qualcosa di sensato e concentrato su quello che riesco a intravedere dalle sue gambe semiaperte.
«Mi stai nascondendo qualcosa?!» insiste lei, appoggiando un gomito sulla coscia e poi il mento sulla mano aperta, come a volermi fissare con maggiore attenzione.
«Veramente è da un po’ che la vista delle tue gambe semiaperte mi sta mandando in estasi» ammetto.
«Questo lo sapevo già!» esclama lei, accavallando in fretta e furia le gambe e raddrizzando la schiena, come a volersi dare un tono. «G-guarda che me n’ero accorta già io, stupido» arrossisce, senza guardarmi. «Dai, dimmi cosa ti passa per la testa» sospira, rassegnata.
«Quando Lunch mi ha detto che teme di essere isolata dal resto della classe a causa della dichiarazione di Yamcha Wolf ho rivisto in lei lo sguardo che aveva Goku due anni fa quando è successo tutto il casino di cui ti avevo parlato. Ho rivisto gli stessi occhi, ho sentito le stesse parole di allora. Ho percepito la stessa paura» sussurro, stringendo i pugni così forte da farmi male. «Non sono riuscito a salvare Goku quella volta e mi sento ancora in colpa per questo. Non posso far finta di niente con lei, anche se mi sta solo incasinando la vita».
«Mi annoia la piega che ha preso questo discorso» ribatte freddamente Lazuli, incrociando di nuovo le braccia sul petto.
«Guarda che non ti ho mentito!» protesto.
«Mi annoio perché non posso più maltrattarti per questa vicenda, ora che hai tirato in ballo tuo fratello. Per questa volta chiuderò un occhio» conclude.
«Non so come ringraziarti, Lazuli-sama!» esclamo, prostrandomi ai suoi piedi.
«Però se ti lasciassi andare così potresti anche non imparare nulla da quello che hai combinato stavolta e fare altri danni in futuro» aggiunge, pensierosa, mentre sollevo la testa dal pavimento. «Devi mostrarmi che sei in buona fede».
«Cosa vuoi che faccia?!»
«Arrivaci da solo, stupido di un Rad».
«Allora… ti posso saltare addosso?» ghigno, alzandomi in piedi e facendo per tuffarmi sul letto sopra di lei.
«Non devi dimostrarmi che sei arrapato, ma che sei in buona fede, maiale!» ribatte lei, fermando il mio tentativo piantandomi un suo piede sulla faccia per spingermi via. Preme contro il mio naso e spinge. Glielo afferro con entrambe le mani, perché, nonostante sia una sensazione meravigliosa, mi sta anche facendo male.
«D-domani potremmo andare a vedere le orchidee a Kamakura, ti va?!» farfuglio, mentre continua a premere il suo piede con forza anche contro la mia bocca.
«Mollami il piede, maiale che non sei altro!» sbotta, cominciando a dimenarsi, visto che ormai l’ho afferrato con entrambe le mani.
«Come vuoi…» acconsento, prima di iniziare a farle il solletico con una mano. Lei comincia a ridere e dimenarsi sul letto, finché, scalciando con la gamba rimasta libera mi colpisce un ginocchio e mi fa perdere l’equilibrio. Cado sul letto accanto a lei, con i nostri volti a pochi centimetri di distanza. Lei smette di ridere e mi guarda dritto negli occhi, sistemandosi una ciocca di capelli che le coprivano la visuale.
«Me la pagherai cara per questo affronto, lo sai?» sussurra, con il suo respiro caldo che mi accarezza le labbra. «Nessuno mi aveva mai fatto il solletico prima».
Le sorrido. Le accarezzo la testa delicatamente. «Mi sei mancata, Là. Mi sei mancata da morire» le dico, avvicinando le mie labbra alle sue. Dio solo sa quanto vorrei farla mia, adesso. Qui e ora. Avere la mia prima volta con lei. La nostra prima volta.
Le nostre labbra si sfiorano appena, quando un tonfo proveniente dalla porta chiusa della stanza attira la nostra attenzione e rovina l’atmosfera che si era venuta a creare.
«Ti sei distratto…» sorride sadica Lazuli, prima di darmi una manata in faccia per spingermi giù dal letto, visto che mi trovavo sul bordo.
«Merda…» impreco, dopo essere caduto rovinosamente sul pavimento e aver visto svanire i miei sogni di gloria.
«Ti avevo detto che te l’avrei fatta pagare per il solletico, no?» ride Lazuli, spuntando dal bordo del letto e guardando verso il pavimento. «Tra l’altro noto con piacere che sei sempre sull’attenti quando sei in mia compagnia, bravo» aggiunge maliziosa e sorridendo leggermente, indicando con un cenno del capo in direzione del rigonfiamento improvviso tra i miei boxer aderenti.
«Se vuoi libero la bestia» le dico, ancora sdraiato sul pavimento, sollevando ritmicamente le sopracciglia.
«Non mi sembra il caso, cretino!» ribatte lei, arrossendo leggermente e tirandomi un cuscino in faccia. Mi piace questo lato di lei: le piace fare la maliziosa, ma allo stesso tempo si imbarazza per poco. È fantastica. «Piuttosto, dovresti controllare cosa sta succedendo di là…» aggiunge, alludendo al tonfo di poco fa.
«Sì, sì… ora guardo…» sbuffo, infilandomi un paio di pantaloncini da calcio e dirigendomi verso la porta.
«Comunque domani non possiamo uscire insieme, parto per Kagoshima per le riprese del telefilm che segnerà il mio ritorno sulle scene in una serie tv. Starò via poco più che una settimana» spiega Lazuli, soddisfatta per il suo lavoro ma anche dispiaciuta per il distacco, immagino. Perché è così che mi sento io.
«Sono felicissimo per questa notizia, anche se mi mancherai un casino» le dico.
«Anche… anche tu…» sospira, senza guardarmi. Sorrido, e il mio cuore batte decisamente più forte che mai. «Ah, già, ecco!» esclama, come a voler cambiare discorso, passandomi il sacchetto che aveva appoggiato accanto al letto. «Tieni».
Guardo all’interno e vedo qualcosa che ha tutta l’aria di essere un capo di abbigliamento piegato al suo interno.
«È un tuo vestito? Posso usarlo come tuo rimpiazzo mentre sarai a Kagoshima?» le chiedo.
«No, cretino, è una maglietta che ho comprato stamattina per tuo fratello vicino alla spiaggia dove ho fatto le riprese per il nuovo spot delle cicche!» ribatte lei, irritata.
«Per Goku?!»
«B-beh… mi hai detto che tra poco compie quindici anni, no?» risponde, arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo dal mio. «Ho pensato che avrà caldo con sempre su quella felpa che gli hai preso tu… e poi, magari, con quella maglietta gli tornerà anche la voglia di provare a uscire di casa…».
Le sorrido. Resto immobile e in silenzio, sempre più convinto di quanto lei sia una persona speciale. Era arrabbiata con me, non mi sono fatto nemmeno sentire per chiarire le cose. Eppure è venuta qui di sua iniziativa, addirittura con un regalo per mio fratello. Lei non ha mai dubitato di me. E io la amo da impazzire, cazzo.
«C-che c’è?!» sbotta, guardandomi di sbieco e incrociando le braccia al petto. «È un regalo per lui, non per te!» aggiunge, imbronciata.
«Mi fa piacere che ti interessi a Goku, davvero! E ho anche visto poco fa il tuo spot in televisione, sei stata semplicemente stupenda» esclamo, mentre lei abbassa gli occhi e accenna un sorriso.
«Lo pensi sul serio?» mi chiede.
«Certo, mi mancava non vederti in tv! Ora vado a chiamare mio fratello, così vedo anche se ha fatto qualche casino, prima…».
Apro la porta della stanza e colpisco in pieno sulla fronte Goku. Evidentemente ci era appoggiato sopra con la faccia. Presumo che lo fosse già da prima.
«Si può sapere cosa stai combinando qui fuori?» sbuffo, divertito, mentre si massaggia la fronte.
«N-non è come pensi! Goku stava giocando con Balzar a fare il ninja!» esclama, mentre osservo il “ninja Balzar” dormire beatamente, svaccato sul divano.
«Meno male» gli sorrido. «Temevo stessi origliando, anche se sai già che è una cosa che non si fa. Meglio così allora, dai vieni» gli dico, afferrandogli un polso e trascinandolo in camera.
«Buonasera di nuovo!» sorride radiosa Lazuli, seduta sul letto.
«B-buonasera…» balbetta Goku, nascosto dietro di me, guardandola appena.
«Lazuli ti ha preso un regalo» gli spiego, passandogli il sacchetto.
«Urcaaa! Davvero!» esclama mio fratello. I suoi occhi neri brillano di gioia, mentre apre una maglietta arancione con stampato sul davanti un tirannosauro che ruggisce.
«Perché non la provi?» gli chiede Lazuli, che solo con lui sa essere così disponibile e gentile, a quanto pare. Ci sa dannatamente fare, è proprio la ragazza più speciale che potessi mai incontrare sulla mia strada. «Hai visto? Sul retro della maglia c’è anche un piccolo triceratopo, che è il mio dinosauro preferito!»
Goku annuisce e le sorride felice, anche se imbarazzato. Si sfila subito la sua felpa e indossa la maglia. Ammetto che Lazuli ha occhio anche con le taglie, gli sta perfetta.
«Wow! Ti sta benissimo questa maglietta!» esclama Lazuli, sistemandogliela un po’ meglio sulle spalle.
«È… è la prima volta che Goku indossa una maglia così bella. Si vergogna un pochino, anche se gli piace molto…» sussurra lui, senza riuscire a guardarla in faccia.
«Non dimenticarti di ringraziarla» gli spiego.
«Ah, giusto! Grazie infinite!» esclama, inchinandosi leggermente. «Il-il mio fratellone mi ha insegnato che si ringraziano così le persone gentili!»
«L’ho fatto con piacere!» sorride Lazuli.
«Ecco… Goku può chiamarti Lazuli-san?!» domanda lui a bruciapelo, sforzandosi con tutto sé stesso di guardarla negl’occhi.
«Certo che puoi! E io posso chiamarti Goku-kun?»
«Sì!» sorride felice Goku, guardandola in faccia. È contento, si vede. «Goku-kun ti ha visto in televisione poco fa e pensa che sei stata molto brava!»
«Sei molto gentile, Goku-kun! Nel sacchetto dove c’era la maglietta troverai anche qualche pacchetto di cicche. Me le hanno date stamattina dopo le riprese, spero ti piacciano!»
«Urcaaa! Grazie Lazuli-san!» esclama felice.
 
«Grazie davvero per stasera» dico a Lazuli, dopo aver chiuso alle mie spalle l’ingresso della portineria del condominio. Ci tenevo ad accompagnarla a casa, anche se alla fine abita semplicemente dall’altro lato della strada.
«Da quando sei così formale?»
«Vedi… era da una vita che Goku non parlava con qualcuno che non fossi io, visto che non esce mai di casa».
«Sono felice anch’io» sorride Lazuli.
«Ti amo, Là» ribatto, prendendola per mano. «Ti amo un casino. Ci tenevo a dirtelo, ieri e oggi non ho potuto farlo e volevo completare il mese, come mi avevi chiesto».
«In realtà me l’hai già detto, devi sapere che mi ricordo tutto benissimo» risponde lei, sorridendo furba. «Ho vissuto anch’io i tuoi stessi loop temporali causati da quella primina, solo che non ti ho detto niente. All’inizio non volevo farti preoccupare, ma poi ho deciso di vedere cosa avresti combinato e cosa mi avresti raccontato stasera».
Mi sento improvvisamente sollevato, è bello che non si sia dimenticata nulla neanche lei. È stupendo aver vissuto tutto questo insieme a lei.
«Allora… allora io e te stiamo insieme? Nonostante tutto il casino successo ieri?» le chiedo, speranzoso.
«Non ho detto questo» mi fredda, ghignando sadica. «Ti dovrai ancora guadagnare la mia scelta, a quanto pare, visto che in questo anello temporale avrai una finta fidanzata per tre settimane» sospira, guardandomi improvvisamente male. Scioglie la sua mano dalla mia e mi pizzica improvvisamente la guancia, tirandomi verso di sé. «Vedi di rigare dritto, chiaro?! Non mi va certo a genio tutta questa storia!»
«Non preoccuparti, Là. Ho occhi solo per te, davvero!»
«Mi fido di te, Rad» sospira, mollando la presa sulla mia guancia e guardando le stelle che illuminano questa notte meravigliosamente bella. Bella non quanto Lazuli, in realtà. «È di quella primina che non mi fido, perché temo che non sarà in grado di gestire tutto questo. E non mi piace che voglia uscire con te già domani».
«Non ti devi preoccupare, Là. Ci penso io».
«Tu proprio non capisci, vero?» sospira di nuovo, abbassando lo sguardo. «Non capisci l’effetto che puoi fare su una ragazza… soprattutto se è una ragazza fragile come quella…» aggiunge, voltandosi verso la portineria del suo palazzo. «Buonanotte» mi dice malinconicamente, senza voltarsi.
La raggiungo e le afferro un polso, le cingo la vita e la faccio voltare in mia direzione. La bacio, senza darle la possibilità di dire niente. Lei mi stringe forte. Ricambia il mio bacio. Ed è un bacio intenso, dolce. Un bacio disperato. Perché anche a me non piace questa situazione, non vorrei viverla. E non vorrei che lei se ne andasse per una settimana.
Non saprei dire quanto possa essere durato questo bacio, so solo che non sarebbe stato mai abbastanza se fosse dipeso da me.
«Buonanotte, Là. Fidati di me, andrà tutto bene. E mi mancherai da morire» le dico sottovoce, mentre lei si scioglie dal mio abbraccio.
«Mi mancherai anche tu» sussurra, per poi dirigersi verso l’ingresso del suo condominio. Si gira un’ultima volta e mi regala un sorriso meraviglioso. I suoi occhi di ghiaccio sembrano brillare ancora di più in questa notte piena di stelle. «Mi piace baciarti, Rad» dice, mentre si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Hai un sapore che fa battere il cuore».
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci qui, spero vi siate divertiti perché sono successe tante cose in questo capitolo. I nostri protagonisti si chiariscono e in più salta fuori che anche Lazuli ha vissuto il triplo loop temporale. Spero vi sia piaciuta la loro parte, a me ha divertito tantissimo scriverla! Come spero che vi sia piaciuta la parte di Lazuli che fa il regalo a Goku, che da adesso in poi definirà sé stesso come “Goku-kun” quando parla in terza persona.
Lazuli è tornata in tv con uno spot, ma ora purtroppo deve andare a Kagoshima, a 1300 km da Fujisawa con anche il mare in mezzo, per girare il telefilm. Tutto questo proprio mentre Rad accetta il folle piano di Lunch che spera di evitare un’altra dichiarazione da parte di Yamcha.
Cosa dite, Lazuli ci ha visto lungo su questa primina? Eppure Rad sembra tranquillo…
Tra l’altro Lunch arriva da Fukuoka, una città a 1000 km da Fujisawa, anch’essa sull’Isola di Kyushu come Kagoshima (che sarebbe poi la seconda isola giapponese come grandezza, a sud di quella principale). Momento Alberto Angela from Japan finito anche per oggi. ;-)
 
Lunch è un personaggio un po’ ambiguo in questa storia, ha tanti difetti e tantissime insicurezze. È proprio per questo che la ritengo anche molto “vera”. Ci terrei a farvi notare quello che dice sulla solitudine, quella frase che colpisce molto Rad e, in fin dei conti, persino Lazuli, che è quella che deve mandar giù il rospo più grosso alla fine di questa vicenda.
Spero abbiate apprezzato questa riflessione, mi piace che questa storia sia anche molto vera per i sentimenti che richiama, non solo d’amore ma in generale.
 
Rad e Prince vengono interrotti proprio mentre stavano per parlare di Bulma, prendetevela con Muten! Come Rad e Lazuli interrotti da Goku sul più bello!
Abbiamo conosciuto anche le tre amiche di Lunch e sono prese in prestito da Fairy Tail, i miei complimenti più sinceri a Martinagoten per averle beccate al termine dello scorso capitolo! Ora un nuovo indovinello, perché settimana prossima avremo una new entry nella storia, una ragazza dal mondo di Dragon Ball per una piccola parte: chi sarà? È facile, vi aiuto dicendo che non è (ancora) Chichi!
 
Ringrazio tantissimo tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere e chi aspetta con grande entusiasmo l’aggiornamento di questa long: sono onorato, mi rendete felice ogni settimana! Grazie a chi continua a leggere la storia, sappiate che anche voi quando volete potete chiedermi chiarimenti sulle vicende dei nostri eroi!
 
Nel prossimo capitolo vedremo il finto appuntamento tra Rad e Lunch, con Lazuli lontana e presente solo telefonicamente. Avremo modo di conoscere meglio la primina (oltre a saper qualcosa in più su Yamcha e sulla new entry misteriosa), dite che andrà tutto bene? Come reagirà Lazuli a 1300 km di distanza?
 
Per chi di voi non mi abbia ancora fuori dagli occhi, domenica comincio a pubblicare una nuova mini long dal titolo “Mythos”, come vi avevo anticipato. I personaggi principali saranno Mirai Trunks, Lazuli e Mirai Mai, ma ne vedremo comparire tantissimi altri come Vegeta, Bulma, Radish, Mirai Gohan, Lapis e praticamente tutti i villain, persino un personaggio tratto da un film di Dragon Ball che adoro e che non avevo mai inserito in nessuna storia.
Sarà una rivisitazione del mito di Perseo e Medusa con annesso un viaggio nell’Ade, se vi farà piacere ci rivedremo anche lì per qualche settimana, altrimenti ci sentiamo mercoledì prossimo col nuovo capitolo di “Remember me” dal titolo “Due cuori sotto lo stesso cielo”.
A chi si riferirà?
 
Teo
 
 
   
 
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