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Autore: cussolettapink    11/04/2019    3 recensioni
“Davvero? Il nuovo arrivato è una ragazza e non un ragazzo? Ma cosa le sarà saltato in mente?!?” Una voce la distrasse dal guardarsi intorno e la fece concentrare invece sul discorso appena iniziato nella stanza che ancora non aveva visitato.
“Sicuramente” si aggiunse una seconda voce “è una poco di buono! Chi mai verrebbe a stare in un dormitorio con soli maschi?!”.
La ragazza stava per abbassare la maniglia e manifestare la sua presenza quando una terza voce – che le sembrò leggermente familiare – si aggiunse alla conversazione.
“Louis, non essere come sempre così prevenuto, magari è una brava ragazza che è solo interessata a trovarsi vicina per frequentare le lezioni”.
Sorridendo nel trovare una persona disposta a trattarla con gentilezza, la ragazza entrò nella stanza proprio nel momento in cui quella famosa terza voce finì la frase.
“O forse, è semplicemente una t**** in cerca di divertimento”.
La sorpresa per la frase completamente assente di tatto o gentilezza non preoccuparono neanche lontanamente la ragazza perché, nel momento in cui individuò il ragazzo che aveva parlato, si sentì raggelare.
Il ragazzo che l’aveva appena offesa niente di meno era che Harry
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter  9 – A new beginning?.

Era ormai una settimana che la ragazza puliva l’atrio ogni sera. Nonostante alcuni giorni non lavorasse, si era comunque data come orario le 21,00 perché c’erano molti meno studenti in giro.

Quella costante sensazione di essere fuori posto la coglieva ormai ogni giorno, vedendo come i problemi degli altri fossero legati al massimo al rapporto con i parenti.

Qualsiasi ragazzo tra i suoi compagni di classe o di dormitorio non aveva mai provato la paura di non sapere come arrivare a fine mese, la reale necessità di dover aiutare i propri genitori per poter fare la spesa o quella opprimente sensazione di sentirsi sempre inferiori per via del denaro.
 

Quella sera, un tavolo di persone evidentemente molto facoltose le lasciò una lauta mancia.

Il sorriso della ragazza era così splendente che Harry le domandò se avesse fatto uso di qualche strana sostanza.

Nonostante sapesse bene quanto quei soldi avrebbero potuto servirle in futuro, una volta uscita dal bar andò diretta al supermercato.
 

Tre o quattro ragazzi, gli unici che si trovavano nella sala comune in quel momento, la guardarono confusi quando la videro entrare con due enormi buste della spesa.

La mancia non era bastata a coprire tutta la spesa e Paige ci aveva messo una parte di suoi risparmi.

In quel momento però alla ragazza non importò e, una volta tirato fuori tutto dalle buste, iniziò a cucinare.

Con tutto il dissenso che i compagni le stavano urlando da fuori la cucina, la ragazza si era chiusa dentro per nulla intenzionata ad aprire fino a quando non avesse terminato di cucinare.

 
“Tolkin, Matt mi ha detto che sei chiusa lì dentro da mezz’ora! Forse non hanno notato che stai con uno? Che diamine stai combinando? C’è gente che vorrebbe prendere la cena!” urlò Harry, alludendo a quei contenitori già confezionati che i ragazzi compravano alla “mensa” della scuola.

“Styles non rompere! Ho quasi finito!” urlò lei, posando l’ultimo piatto sul tavolo e poi andando ad aprire, trovando almeno sei o sette paia di occhi intenti a fissare sconvolti la cucina.

Tutti i vari tavoli erano stati apparecchiati – diversamente da quanto successo fino a quel momento, visto che tutti i ragazzi si adattavano sempre con un tovagliolo – e una grande ciotola piena di pasta al sugo troneggiava sul bancone della cucina.

“Tolkin, si può sapere cosa hai combinato?” parlò Harry, ancora sconvolto per non riuscir quasi a riconoscere la cucina.

“Ho preparato la cena per tutti, tutti quelli che vorranno mangiare la pasta ovviamente. Poi ho anche preso delle fettine di carne ma per quello aspetto di vedere come va con la pasta, sarebbe un peccato buttarle” parlò semplicemente lei, osservando con la coda dell’occhio come qualche ragazzo aveva superato Harry e si era diretto con un piatto a prendere una mestolata di pasta.

“Che succede qui?” parlò Louis, sorridendo quando vide la castana. Un paio di sere si erano incontrati nella stanza di Paige per studiare spagnolo e avevano ormai legato, anche se la cosa era rimasta nascosta a tutti gli altri compagni.

“Ho preparato la cena. Non dico che dobbiamo mangiare tutti insieme e chiacchierare ma può essere un modo per passare del tempo con le persone con cui conviviamo”.

“Che idea idiota” commentò Harry, prendendo però un piatto e andando verso la ciotola. “Tolkin, se hai avvelenato la pasta per vendicarti sappi che me la pagherai”.

La ragazza sorrise e andò anche lei verso la cuccuma che conteneva la pasta, prendendone un pugnetto.

“Tutto lì?” commentò Louis, che si era seduto al tavolo insieme a Liam, Harry e ad un altro paio di ragazzi.

“Non ho un grande appetito” rispose semplicemente lei sorridendo, facendo per andare verso il bancone per appoggiarsi al ripiano e iniziare a mangiare.

“Perché rimani lì? Puoi anche sederti al tavolo eh, non ti mangiamo! Ovviamente, se la pasta farà schifo su qualcosa ci dovremo buttare ma puoi stare tranquilla” commentò Liam sorridendo, alludendo al posto che era rimasto al loro tavolo.

“Non preoccuparti Liam! Piuttosto, chi vuole una fettina di carne?” chiese lei a voce più alta, iniziando poi a contare tutte le mani che si erano alzate.

“Siediti Tolkin, preparo io la carne” dichiarò Harry, alzandosi e facendo spostare la mora, che di contro lo guardò interrogativa.

“Harry non serve, mi fa piacere farlo, sul serio” provò a convincere il castano.

“Già Styles, alla fine la cuoca o la cameriera è il massimo a cui una come lei può aspirare, falle far pratica” la risata sguaiata di Ryan arrivò dritta al cuore della ragazza, che di contro abbassò la testa e strinse forte il bordo del grembiule che aveva indosso. Era già pronta a sentire le risate di tutti i presenti quando si accorse che giusto quei quattro-cinque amici stetti di Ryan stavano ridendo, mentre gli altri compagni si erano semplicemente limitati a continuare a mangiare la pasta.

“Vediamo un po’…” continuò Ryan, per nulla intimorito dal poco seguito che aveva ottenuto con le prime battutine “da quale macelleria hai comprato la carne?” gli chiese lui, fissandola con sguardo di sfida.

“Da… da nessun macellaio in particolare, sono andata al reparto macelleria del supermercato qui vicino” rispose lei, sentendosi una cretina per aver preso anche la carne senza pensare ai difficili palati dei suoi compagni.

Ryan, che nel frattempo aveva preso in mano un piatto, lo buttò quasi con gesto schifato contro il tavolo.

“Che roba, non ci penso neanche lontanamente a mangiare una cosa simile!” continuò “meglio la cena che ho comprato alla mensa, usano ingredienti di prima scelta”.

Ovviamente chiamare “mensa” quel quasi ristorante a 5 stelle che prendeva le ordinazioni degli studenti e preparava confezioni per poter mangiare anche la sera era quasi riduttivo.

“Ryan, non sono una della mensa, non ti sta obbligando nessuno a mangiare quello che ho comprato! Se vuoi unirti bene, altrimenti puoi mangiarti la tua parte, i tavoli sono stati apparecchiati a prescindere tutti, anche per chi non mangia la pasta o la carne” terminò di dare attenzione al biondo e si girò verso il riccio, che era rimasto pensieroso a fissare le confezioni di carne che aveva già preparato prima di tutta quella discussione “Harry, se davvero hai voglia di preparare tu la carne mi faresti davvero un favore se potessi occuparti delle ultime fettine da preparare, ho paura che altrimenti farò troppo tardi per andare a pulire l’atrio”.

Il ragazzo annuì, tornando a sedersi al suo tavolo senza ancora dire una parola.

Ryan, dopo l’ultima risposta della mora, si era seduto insieme ai suoi amici a un tavolo e tutti loro avevano preso la propria cena, ignorando sia la pasta che la carne comprata dalla donna.

Dopo aver cotto la decima o undicesima fettina e averla portata al tavolo, si scambiò un’occhiata con il riccio e velocemente si tolse il grembiule, dirigendosi verso l’uscita della cucina.

Nessuno aveva ringraziato la castana e nessuno aveva notato che, dopo aver fatto un rapido calcolo di chi avrebbe preso anche il secondo, aveva rinunciato al suo pezzo per fare in modo che nessuno di quei ragazzi rimanesse senza.

Nessuno, tranne un tavolo in cui erano seduti un riccio e due ragazzi castani, che avevano cominciato ad osservare attentamente le ultime mosse della castana nei confronti di quel dormitorio.

 
 
“TOLKIN! DOVE DIAVOLO SEI?!?” Un urlo risvegliò la calma che sembrava esser scesa quel pomeriggio, una voce che la chiamava la fece scendere di corsa dal piano superiore e arrivare in soggiorno, fissando confusa il riccio che si trovava in mezzo al soggiorno.

La sera precedente, dopo aver cucinato per tutti e aver pulito l’atrio, la ragazza tornò di gran carriera al dormitorio per sistemare la sala comune nell’unico momento in cui non era pieno di persone.

“Styles, si può sapere cosa è successo?” domandò lei, ragionando intanto se per caso la sera prima potesse aver fatto cadere qualcosa a terra o rotto qualcosa.

“Cosa è successo?! Non riesco neanche più a riconoscere il posto in cui vivo, ecco cosa è successo! Che fine hanno fatto i miei jeans?!” domandò, guadandosi intorno e non trovando le solite decine di panni lasciati in ogni dove da lui e dai suoi compagni.

La mora prese un profondo respiro e poi iniziò a parlare, guardando nel mentre tutti i compagni che attirati dalle urla del riccio erano scese al piano di sotto e ora si guardavano intorno.

“Ho semplicemente dato una pulita a questo posto, che dovrebbe essere un ambiente comune e non un’estensione della sala del bucato che c’è nel sottoscala!”

“C’è una sala del bucato nel sottoscala?” domandò un ragazzo di cui Paige non aveva ancora imparato il nome.

La ragazza alzò gli occhi al cielo a quella domanda, sperando almeno che il ragazzo fosse arrivato quell’anno e non addirittura l’anno prima.

Andò verso il sottoscala e, spingendo con la mano, apri una porta che a prima vista era nascosta ad occhio umano. La porta si spalancò e rivelò una piccola stanza con una lavatrice e un lavandino. Ovviamente la posizione in cui si trovava e il fatto che non avesse finestre la rendeva inadatta per essere anche un posto in cui si poteva stendere, quindi la ragazza l’aveva utilizzata solo per fare il proprio bucato qualche volta, si domandò come nessuno di loro non l’avesse mai notata uscire da lì.

“Comunque, non sono la vostra cameriera e non mi sono messa a lavare nulla, sia mai che sbagliavo la temperatura e rovinavo qualche vestito” alzò le mani in alto, prima che qualcuno potesse cominciare ad accusarla di aver rovinato qualche maglietta che probabilmente le sarebbe costata quanto un mese di stipendio. “Ho preso tutti i vestiti e li ho piegati e messi sul tavolo lì in fondo, c’è solo da trovare il proprio e da portarlo nella propria camer-“

“Finiscila” dichiarò Harry, avvicinandosi alla ragazza che di contro si azzittì immediatamente, sorpresa dal tono duro usato dal riccio. “Non so cosa tu ti sia messa in testa ma questa non è la tua casa delle bambole, non puoi prendere e, solo perché ti va, cambiare quello che succede qui dentro.”

La ragazza alzò la testa e guardò il riccio con fare da sfida “Fino a prova contraria vivo anche io in questo dormitorio e fino a prova contraria la cucina e qui sono stanze COMUNI, ciò significa che posso fare quel che voglio. Nel momento in cui verrò in camera tua e ti dirò come pulirti il bagno potrò aver superato il limite, altrimenti fammi continuare. Nessuno ti sta chiedendo di fare le pulizie, solo di lasciarmi rendere questo ambiente un po’ più decente”.

“Perché? Per evitare che gli altri dormitori continuino ad insultare il dormitorio nord? Guarda che qui ormai si sono tutti abituati e anzi, a nessuno frega nulla di quel che pensano gli altri”.

“Non si tratta degli altri, si tratta di quello che si pensa di se stessi! Un ambiente così disordinato fa male, una vita in cui ognuno guarda la propria fetta di vita e basta è tremendamente triste! In un dormitorio bisognerebbe aiutarsi e non farsi la guerra! Ho notato che è un trattamento che riservate soprattutto a me ovviamente, però anche tra di voi non c’è il minimo dialogo! Siete tutti divisi in piccoli gruppi e la cosa più deprimente è che vi sta bene così! Siamo venti, non mille in questo posto e io non so neanche tutti i nomi pur essendomi trasferita da ormai un mese!” raccattò il giacchetto che per la foga aveva posato sul divano e gettando un’ultima occhiata al riccio uscì dal dormitorio.





***************
Angolo autrice:
Eccoci qui, come promesso un doppio aggiornamento questa settimana per recuperare quello che non è stato fatto la scorsa e quella prima, scusatemi ancora!
Spero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate!
Saluti,
Liz
   
 
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