Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Holly Snowflakes    12/04/2019    0 recensioni
Cosa ha provato ogni singolo fan del maghetto quando è arrivato a leggere l'ULTIMA frase dell'ULTIMO libro? Lo sa bene Morena, che riponendo sullo scaffale il libro che chiude la saga di Harry Potter già sospira di nostalgia. Ormai il mondo magico sembrava essere quasi più reale del suo a furia di sfogliare quelle pagine. Ed ora è tutto finito. Eppure ogni Potterhead in fondo al cuore sa che quelle della Rowling non sono delle semplici parole di inchiostro stampate sulla carta...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Morena tirò su con il naso e rimase per qualche istante e fissare l'ultima pagina del libro che aveva in mano.
Sospirò e lo chiuse ma prima di riporlo nello spazio vuoto della libreria, sfiorò la copertina rigida con tristezza.
Era così ogni volta che arrivava a pagina 697 dell'ultimo libro della saga che amava di più: Harry Potter. Dopo tutti quegli anni per lei Harry era diventato un fratello ed il magico mondo del ragazzo il suo mondo parallelo in cui rifugiarsi quando voleva evadere dalla realtà.
Non sapeva quante volte avesse riletto l'intero saga, l'unica cosa certa è che non se ne era mai stancata; riusciva sempre ad emozionarsi e ogni volta che finiva i sette libri, sentiva crescere un rinnovato rispetto verso la Rowling che aveva avuto una tale fantasia ed ingegno da lasciare senza parole.
"Di nuovo?"
Morena sobbalzò e per poco non lasciò cadere il volume che aveva ancora in mano.
Capì che sua madre alludeva al libro.
"Oh beh.. è un po’ che non leggo più Harry, no?!"
L'altra alzò un sopracciglio con espressione sarcastica.
"A proposito, non esce proprio questa sera l'ultima parte del film?"
"Eh già!"
"Viene anche tuo fratello al cinema con te?"
"No mamma. Stasera non vado. Credo che andrò la prossima settimana"
"Ah! Va bene. Tra poco è pronta la cena" aggiunse uscendo dalla stanza.
Morena aveva deciso di aspettare ancora qualche giorno per dire addio all'Harry cinematografico, quello stesso Harry che lei immaginava ogni volta che leggeva le sue avventure.
Sapeva che era un comportamento da bambina ma le dispiaceva troppo che non ci sarebbe stata più nessuna data da aspettare con ansia per vedere la sua fantasia prendere forma, trasformando l'immaginazione in spettacolari immagini e i suoi eroi in carne ed ossa!
No. Non era ancora pronta a rinunciare a tutto questo.
Harry era la sua "generazione".
Ripose con cura il volume e sorrise di se stessa: a ventiquattro anni la passione per il piccolo maghetto non era sfumata neanche un po’ e anche la maggior parte dei suoi amici si era ormai abituata a questa sua fissa; nessuno di loro si scandalizzava più quando la vedevano partecipare ai quiz di Harry Potter su facebook e non erano rimasti scioccati neanche quando sul lunotto della sua punto era apparsa una maglietta con su scritto "Fierobecco" (quella di dare un nome alle macchine era un'altra delle sue fisse!).
Ancora sorridendo si andò ad accomodare in cucina.
 

Dopo cena uscì fuori nel giardino.
Nonostante fosse estate era già molto buio ma in un angolo remoto del cielo uno spicchio di luna cominciava a fare capolino abbandonando lentamente il morbido nascondiglio offertogli da una solitaria nuvola di passaggio.
Cominciavano ad apparire anche alcune timide stelle.
Morena respirò a pieni polmoni l'aria immobile della sera e ne percepì un profumo dolce e fruttato, quasi inebriante.
Andò a sedersi sul dondolo continuando ad ammirare tutto ciò che la circondava; non sapeva perché ma le sembrava che quella notte fosse speciale.
Anche i fiori, con l’aiuto di tante piccole lucciole luminose che si nascondevano tra le corolle, sembravano brillare di luce propria assomigliando a tante piccole lanterne scintillanti.
Stelle in cielo e in terra.
La luce lunare si adagiava tra le foglie degl'alberi frondosi come argento fuso.
_ Questa notte sembra magica _  pensò Morena mentre si cullava sul dondolo.
Sbadigliò; il torpore del sonno stava iniziando ad avere la meglio su di lei.
Ad un tratto le sembrò di scorgere una sfera di luce appena dietro lo steccato. 
Si riscosse e strinse gl'occhi per mettere a fuoco; non si sbagliava, la luce era ancora lì.
Si alzò avvicinandosi con cautela; la sfera luminosa era più grande di quanto non le era parso in primo momento; sembrava fatta di un concentrato turbinoso di brina adamantina.
"Ma cos.."
Si fece più vicina e quasi credette di svenire.
Non era una sfera ma la sagoma di un cervo!
"Non.. non può essere"
La ragazza scosse la testa come se questo sarebbe bastato a farla rinsavire ma il cervo era ancora lì e da come chinava il capo sembrava volesse invitarla a seguirlo.
Morena si voltò verso la casa poco distante, indecisa sul da farsi. Fece un profondo respiro, si voltò e seguì l'animale.
Continuarono a camminare per un po’ quando a un tratto l'animale si fermò e d'improvviso, così com'era apparso, si dileguò.
Morena restò nel buio più completo.
Si stropicciò gli occhi che dopo tutta quella luce ancora non si abituavano alle tenebre.
Un panico crescente iniziò ad investirla  _ Non vedo niente.. ma cosa mi è saltato in mente?Devo essere diventata pazza ad inoltrarmi così nel bosco.. perché poi? Per inseguire qualcosa che esiste solo nella mia testa..._  fece per voltarsi e tornare indietro.
"Beh, si! Sta succedendo dentro la tua testa, ma perché mai dovrebbe voler dire che non è vero?"
La ragazza si sentì morire; restò immobile, paralizzata dal terrore. Il respiro le si era mozzato in gola e il cuore, in qualche parte indistinta del suo corpo, batteva troppo forte per permettergli di ragionare lucidamente. Restò in quella posizione innaturale per quelle che parvero ore, poi pian piano, il suo cervello riprese a funzionare e le tornò il dono della parola:
"Chi sei?" riuscì a dire con voce rotta; al telegiornale ne aveva sentite fin troppe per non aver paura.
"Sai, queste sono le parole che un giorno mi disse qualcuno molto saggio.."
A questo punto la paura di Morena scomparve, sostituita solo da un grande sdegno: a quanto pareva qualcuno si stava divertendo a prenderla in giro.
Si sentì pervadere dalla rabbia:
"Vuoi prenderti gioco di me, eh? Va bene, accomodati! Fai pure! Ma abbi il coraggio di mostrarti!"
"Lumus"
Una piccola luce illuminò la scena. La luce di una bacchetta.
 
Morena strabuzzò gl'occhi; non poteva essere vero.. eppure Harry, il suo Harry, quello che aveva sempre immaginato, era li di fronte a lei, molto più corporeo di qualunque immaginazione.
Il ragazzo le prese una mano e lei sentì il calore della sua pelle: era reale.
"Non potrei mai prendermi gioco di te!"
Lei deglutì; aveva di nuovo perso la voce ma questa volta non per la paura.
"Vieni, sediamoci!"
Harry la condusse in una radura appena dietro gli alberi e li si accomodarono.
"E'.. è..."
"Incredibile? Forse! Non ti dispiace restare un po’ qui con me, vero?" chiese lui ad un tratto timoroso.
"No, no, assolutamente! E' solo che non mi sembra vero.. solo questo!"
Harry sorrise sollevato e finalmente Morena decise di accettare ciò che le stava accadendo senza preoccuparsene troppo.. almeno per il momento.
Non poteva perdere tempo a spiegarsi come poteva essere successo, non ora che il suo campione in qualche modo era li con lei!
"Quel cervo era il tuo Patronus, non è vero?"
"Oh, si! Credevo fosse il modo migliore per condurti fin qui senza che ti venisse un colpo!"
"Beh, non credo che tu ci sia riuscito.. a non farmi venire un colpo intendo!"
"Scusami.. non sapevo cos'altro inventarmi. Non potevo certo venire a bussare alla porta di casa tua, no?"
"Perché no?! Ti avrei offerto volentieri una tazza di the!"
Scoppiarono a ridere all'unisono.
"E poi non devi scusarti di niente! E' stato il più bel colpo della mia vita, Harry!"
Pronunciare ad alta voce il suo nome la fece sentire strana, era una sensazione di sicurezza, che la faceva sentire a casa, come se si conoscessero da sempre e in fondo era proprio così.
Morena guardò Harry, che ricambiava il suo sguardo perfettamente a suo agio.
"Sei preoccupata?"
"Beh, ecco..un po’. Voglio dire, la tua versione cinematografica si sta concludendo proprio in queste ore. E' un po’ come dirti addio.."
"E perché mai? Se sono qui non è certo grazie a degli effetti speciali, no?"
"No, certo.."
Harry notò lo sguardo sconsolato della ragazza e si fece serio
"Morena, io sono qui perché sono vivo nel tuo cuore, nel cuore della gente che in questi anni, leggendo di me e del mio mondo, ha imparato a volermi bene, proprio come hai fatto tu. E non finirà tutto solo perc.."
"MORENAA! MORENAAA!"
I due ragazzi si zittirono di colpo.
La voce sembrava provenire da qualche parte dietro gli alberi.
"E' mia madre! Aspettami qui, faccio in un momento!"
La ragazza si alzò, ma quando tornò a voltarsi Harry non c'era più.
"Harry no! Dove sei? Harry?"
"Morena, cara! Svegliati!"
Si accorse di avere gli occhi chiusi e umidi solo quando li aprì. Era distesa sul dondolo e il viso preoccupato di sua madre la scrutava da sopra.
"Va tutto bene tesoro? Farfugliavi nel sonno e sembrava quasi che stessi piangendo"
"Mamma, non ti preoccupare! Stavo solo sognando!"
Si alzò lentamente
"Sono solo un po’ stanca ma ora me ne vado a letto!"
"Ok tesoro! Buonanotte!" e con un lieve bacio sulla fronte sua madre tornò dentro.
_ Quando mi deciderò a crescere!? _  pensò amaramente e, senza più rivolgere uno sguardo al giardino, tornò dentro delusa.

                                                           *
 
Morena aprì gl'occhi ancor prima che la sveglia suonasse. Dalla persiana semichiusa della finestra entrava un raggio di sole. Restò ad osservare il pulviscolo che si librava nel fascio di luce e si chiese come mai si sentisse così demoralizzata.
Poi d'improvviso ricordò ciò che aveva vissuto la notte precedente, o meglio, quello che non aveva vissuto ed era proprio questa la causa del suo malessere.
Si sentiva svuotata di tutti i sogni che l'avevano accompagnata fino a quel momento, come se si fosse resa improvvisamente conto di essere cresciuta troppo per fare ancora certe fantasticherie.
Si alzò ed andò in bagno a lavarsi; il tepore della doccia ebbe il benefico effetto di farla sentire meglio. Si vestì e scese per fare colazione.
La cucina era già invasa dal resto della famiglia e dal profumo del caffèlatte.
"Buongiorno!"
"Buongiorno a te!" risposero i suoi all'unisono
"'Giorno.."
Suo fratello Paolo, ancora addormentato, pescava svogliatamente con il cucchiaio qualche cereale dalla sua tazza. Poi la guardò.
"Che hai fatto Mory? Hai una faccia!"
"Niente ma sarei rimasta volentieri a letto!" _ magari avrei potuto continuare il mio sogno _  aggiunse mentalmente.
Lui gli sorrise comprensivo.
"Tieni cara!"
Sua madre gli passò una tazza di orzo, bollente e profumato.
"Grazie!"
"Allora, oggi hai il colloquio?" chiese suo padre, guardandola da dietro il quotidiano.
"Mm mm!" Cercò di confermare lei mentre beveva.
Posò la tazza e si pulì in fretta le labbra: "Beh, io vadooo" strillò mentre era già in corridoio.
"Buona fortuna!" Gli augurarono le voci dei suoi familiari appena prima che si sbattesse la porta alle spalle.
Quella mattina doveva affrontare uno dei colloqui di lavoro a cui teneva di più: finalmente aveva la possibilità di lavorare in una delle più grandi librerie della città e per lei che divorava libri come il pane, che librerie e  biblioteche erano un luogo sacro, era troppo importante riuscire nell'intento.
Salì in macchina, si passò il lucidalabbra guardandosi nello specchietto retrovisore, mise la prima marcia e uscì dal vialetto alberato.
Non era molto distante dalla città, quando all'improvviso la sua Fierobecco iniziò a singhiozzare.
_ Oh oh!Cosa succede?No.. non dirmi che ti stai fermando Fiero! No, no no..appunto. Come non detto!_  Fece giusto in tempo ad accostarsi al margine della strada.
Sbuffò e scese.
_ Proprio oggi.. proprio ora!! _ e mentre pensava a quanto fosse sfortunata guardò l'orologio: aveva solo 10 minuti per arrivare in tempo all'incontro.
Maledicendo la propria sfortuna si diresse a piedi, sapendo che non ce l'avrebbe mai fatta e proprio mentre una lacrima stava per spuntare fuori, sentì dietro di se il rumore di un mezzo.
Si voltò verso l'enorme autobus a due piani, molto diverso dai soliti a cui era abituata: questo era di un bel viola ed era talmente gigantesco che i suoi due piani, inizialmente e per assurdo, le erano sembrati tre.
Senza che la ragazza facesse alcun segno, l'autobus si fermò proprio di fronte a lei e  la portiera si aprì.
Lei guardò il conducente, un uomo così vecchio da sembrarle una prugna raggrinzita.
"Ehmm.. scusi, questo autobus va fino in città?"
L'uomo si voltò e con fare gioviale che contrastava nettamente con il suo aspetto, annunciò:
"Si signorina, corsa 9.3/4"
Morena non aveva mai sentito una corsa del genere, anche se un campanello nella sua testa aveva stranamente suonato a quell’assurda cifra. Sollevata di sapere che di li a poco sarebbe stata in città, salì a bordo.
"Quanto le devo per il biglietto?"
"La corsa è gratuita"
"Ah..mmm va bene..grazie"
Un po’ perplessa andò ad accomodarsi nei posti più in fondo.
A parte lei ed altre quattro persone, non c'era nessun'altro.
Guardò fuori dal finestrino pensando che in fondo era stata fortunata; avrebbe telefonato a suo padre più tardi per farsi venire a prendere e sarebbero andati insieme a vedere cosa aveva la sua macchina.
_ Strano che si sia fermata così all'improvviso, ho fatto la revisione proprio lunedì scorso e il pieno ieri! Mah.._
Mentre era immersa nelle sue riflessioni, l'autobus accostò di nuovo.
Ne salì un anziano signore elegante e nonostante i parecchi posti liberi, si diresse proprio verso Morena.
"Posso sedermi accanto a lei, signorina?"

                                                           *

Morena guardò il viso dell'uomo, segnato dall'età e probabilmente da qualche dolore; eppure sotto le lenti cristalline dei suoi occhiali le sembrava di scorgere uno sguardo familiare.
"Certo! Prego, si accomodi pure!"
"La ringrazio, è molto gentile!"
L'uomo le sorrise cordialmente e la ragazza non poté fare a meno di fare altrettanto; non sapeva il perché ma quell'uomo le trasmetteva un senso di sicurezza e calore.
Si girò a guardare fuori dal finestrino pensando che forse all'uomo non andava di fare conversazione.
"Le piace osservare i paesaggi dal finestrino?"
Morena si voltò di nuovo verso di lui e arrossì: "Mi scusi.. non volevo essere maleducata.."
"Non lo è stata infatti! Ho solo notato che ha la mia stessa passione!"
"Anche a lei piace guardare dal finestrino quand'è in viaggio?"
"Oh si!Si riescono a cogliere molti splendidi particolari che altrimenti perderemmo!"
"Viaggia molto?"
"Moltissimo! Purtroppo non ho molte occasioni di soddisfare questa mia passione paesaggistica  e di godermi i panorami in santa pace"
"Ma perché? Ha appena detto che viaggia spesso! Mi scusi.. sto diventando invadente!"
"Assolutamente! Anzi, mi complimento per la sua acutezza! Diciamo solo che non uso spesso gli autobus o veicoli in generale."
Morena era rimasta colpita da quello strano scambio di battute, come poteva una persona viaggiare molto se non usava alcun mezzo? A piedi non si andava molto lontano ma in ogni caso non aggiunse altro.
"Posso darle del tu?" chiese l’uomo.
"Sicuro!"
"Bene! Qual'è il tuo nome?"
"Morena signore"
"Allora Morena,dove te ne vai in questa bella giornata di sole?"
"Oh.. Ho un colloquio di lavoro tra.." guardò l'orologio "più o meno sette minuti!"
L'anziano aggrottò le sopracciglia e così lei aggiunse: "Ho avuto un problema con la mia Fierobec.. ehmm ..con la mia auto, così ho preso l'autobus!"
"Fierobec è la tua auto?"
"Fierobecco, si! Le sembrerà assurdo che io abbia dato un nome alla mia macchina!"
"E perché mai? E' naturale dare un nome proprio alle cose a cui più ci si affeziona! Anche se in apparenza sono solo.. cose!"
"Lei dice? Non ne sono più tanto sicura.."
"E perché mai, se mi è concesso chiedere?"
"Beh vede, ho ventiquattro anni e sono sempre stata una.. sognatrice", aggiunse questo aggettivo con una buffa smorfia, "una lettrice accanita sempre pronta a tuffarsi in una bella fiaba, in una nuova avventura. Sono cresciuta coltivando l'idea che non bisogna mai rinunciare ai propri sogni, neanche a quelli che possono sembrare irrealizzabili"
"Giusto!"
"Si..cioè no!"
"No?" fece l'anziano signore confuso.
"Il punto è: ho ventiquattro anni!!! E' ora che io metta da parte certe illusioni e mi decida a crescere una volta per tutte!"
Lo disse tutto d'un fiato, quasi urlando, urlandolo a se stessa.
Qualche curioso si voltò e lei arrossì violentemente. "Mi scusi.."
"Non devi affatto scusarti!"
Lei guardò l'uomo che non si era scomposto per niente e per l'ennesima volta le sembrò di conoscerlo bene: quegl'occhi di un azzurro sorprendente che rischiaravano il volto stanco, quel sorriso enigmatico sulle labbra che si notavano appena in mezzo alla folta barba ordinata e la sua voce calma e profonda; tutto le dava l'impressione di avere di fronte a se un familiare ma camuffato da qualche dettaglio che lo rendeva tuttavia irriconoscibile.
"Non ne sia così convinta" disse lui riprendendo il discorso da dove lo avevano interrotto, "colui che smette di credere nei propri desideri e nelle proprie fantasie non merita di essere chiamato Uomo. Non puoi crescere se uccidi il bambino che è in te."
Disse tutto con estrema tranquillità, eppure a Morena sembrava che lo avesse gridato, tanta era la maestosità e la saggezza che scaturiva dai suoi occhi.
Lei si sentì rincuorata da quelle parole che sentiva essere vere, sincere; deglutì per sciogliere il groppo che aveva in gola e si schiarì la voce: "Signore?"
"Si?"
"..grazie!"
L'uomo posò una mano forte e nodosa come un ramo di quercia sulla spalla della ragazza a mo’ d'incoraggiamento. Proprio in quell'istante l'autobus prese a rallentare ed egli si alzò dal suo posto:
"E' la mia fermata" annunciò.
Quando fu in piedi rivolse un ultimo sguardo alla ragazza: "Ricorda Morena, l'adulto è sciocco e immemore quando sottovaluta la giovinezza. Buona fortuna con il tuo colloquio!" e scese dall'autobus che nel frattempo si era fermato, lasciando su di esso una Morena completamente sbalordita. Un brivido le attraversò la schiena.
"..Lei..lei è Silente.." ma non ebbe risposta, l’uomo era ormai sparito.

Non ho più visto quella ragazza ma ho sentito dire che, con qualche piccolo sacrificio, è diventata proprietaria di una grande libreria, una libreria sempre piena di gente e sopratutto di bambini. Dicono che il merito è di quel suo sorriso gentile e solare che fa capolino ogni volta che qualcuno varca la sua porta, un sorriso che sembra ricordare a tutti che in fondo la vita, è un sogno da vivere ad occhi aperti!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Holly Snowflakes