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Autore: Abby_da_Edoras    16/04/2019    6 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quarto

 

No, you don't take me as I am

No, you don't want to know at all

Who is the face behind the mask

I'll be the one who'll make you fall

Beware! Beware! I'll be the one

The one to take you under

Beware!

Wait for me in hell

Wait for me… I'll see you in hell!

(“Beware” – Xandria)

 

Tornato a Palazzo Pazzi e alla sua vita di sempre, Antonio si riprese più in fretta del previsto e ricominciò a trascorrere parte del suo tempo a Palazzo Medici con gli amici, piacevolmente sorpresi nel vederlo guarito così velocemente, e a tornare alla dimora di Messer Pazzi nel pomeriggio, quando l’uomo aveva sbrigato i suoi impegni alla Banca ed era libero di tenergli compagnia.

Ma, come sempre succede, in queste cose il tempismo è fondamentale…

Un pomeriggio Antonio fece ritorno a Palazzo Pazzi prima del previsto e sentì qualcosa che Jacopo non avrebbe mai voluto sentisse: le voci di Pazzi e di altri due uomini che provenivano dal suo studio. Gli scrupoli morali sull’origliare il ragazzo li aveva persi da un pezzo, anche perché vivendo a Palazzo Pazzi si imparava presto a non fare tanto gli schizzinosi, per di più una delle voci gli sembrava proprio quella di Salviati… Insomma, per farla breve il giovane Orsini si mise dietro la porta ad ascoltare, tanto per non perdersi niente, e quello che udì gli agghiacciò il sangue nelle vene.

“Dunque il Santo Padre vuole che Lorenzo e Giuliano siano uccisi contemporaneamente?” domandò Pazzi.

“Sì” fu la risposta di Salviati, come se stesse parlando del tempo. “Se uno dei due fratelli sopravvivesse, potrebbe sollevare la città. Quando entrambi saranno morti, Sua Santità concederà a voi, cugino, la signoria di Firenze. Naturalmente dovrete stare sotto il controllo del Papa, è questo l’accordo, ma otterrete il potere che avete sempre desiderato.”

“E il Conte Riario? Che benefici avrà sposando la nostra causa?” chiese ancora Jacopo che, giustamente, non si fidava di quelle vipere.

“A lui non interessa governare Firenze” spiegò il viscido Cardinale, “lui vuole stare a Roma e fare la bella vita con i soldi di suo zio. Naturalmente, quando Firenze sarà sotto il controllo di Sua Santità, anche le entrate saranno maggiori: al Conte interessa solo questo.”

Il che era una balla bella e buona, ma non era necessario che Jacopo lo sapesse, no?

“Il Santo Padre ha invitato Lorenzo a Roma per le festività pasquali e là il Conte di Montesecco, qui presente, lo assassinerà. Voi, cugino, dovrete trovare qualcuno disposto a fare lo stesso con Giuliano” riprese Salviati.

“Non sarà difficile, ho già due o tre nomi in mente” lo rassicurò Jacopo Pazzi.

Antonio era raggelato dall’orrore, incredulo e sentiva il cuore trafitto da mille aghi. Poteva essere vero? Jacopo Pazzi avrebbe partecipato all’assassinio dei suoi amici? Certo, i mandanti della congiura erano altri, ma l’uomo non era parso turbato più di tanto alla prospettiva. Ma come poteva essere? Messer Pazzi non era così malvagio, no… Lui tramava per strappare il potere ai Medici, magari per mandarli in bancarotta o esiliarli da Firenze, ma ucciderli no, non era possibile!

Eppure era proprio quello che aveva sentito.

Sconvolto e disperato, Antonio uscì dal palazzo e si fermò a riprendere fiato sulla piazza antistante la dimora. Si sentiva male e non sapeva cosa fare. Doveva correre da Lorenzo e avvertirlo, spiegargli tutto e dirgli di non accettare l’invito del Papa, che era tutta una trappola. Sì, ma come tenere fuori Messer Pazzi da tutta la faccenda? Lorenzo l’avrebbe denunciato senza perderci il sonno e allora il Consiglio dei Priori avrebbe arrestato Pazzi e poi…

No, non doveva andare così!

Ma allora cosa poteva fare? Tacere e sperare che Lorenzo capisse da solo che si trattava di una trappola? Nemmeno, non poteva rischiare.

Mentre era lì, tremante e straziato, vide con la coda dell’occhio che Salviati e l’altro subdolo individuo con la faccia da criminale, che sicuramente era Montesecco, stavano uscendo da Palazzo Pazzi. Una fortunata ispirazione gli suggerì di nascondersi per poi seguirli e ascoltare i loro discorsi: magari così avrebbe trovato un modo per mettere in guardia Lorenzo senza implicare Messer Pazzi.

“Eminenza, conoscevo Messer Jacopo per fama e non avrei mai creduto che potesse essere così ingenuo” diceva Montesecco. “E’ possibile che abbia creduto alla vostra menzogna sul Conte Riario? Tutti sanno che il Papa vuole affidare la signoria di Firenze a suo nipote.”

“Mio cugino Jacopo non è affatto ingenuo, ma la sua arroganza e presunzione non gli permettono di vedere al di là del suo naso” rispose Salviati con un sorriso cattivo. “Da sempre è convinto di essere destinato a guidare Firenze, pertanto per lui è ovvio che Sua Santità lo appoggerà in cambio dell’assassinio di Giuliano de’ Medici. In realtà la prima cosa che Girolamo Riario farà, per farsi benvolere dai fiorentini, sarà accusare la famiglia Pazzi di aver ordito la congiura e farli impiccare tutti. Così, in un colpo solo, si sarà liberato delle due famiglie fiorentine più potenti e influenti e non avrà problemi a governare Firenze. *

Antonio aveva udito abbastanza. Non era più tempo di esitare, avrebbe avvertito Lorenzo cercando di tenere fuori Messer Pazzi da tutto ciò (cosa più facile a dirsi che a farsi) e poi… e poi… beh, avrebbe dovuto impedire all’uomo di compromettersi in qualcosa di tanto orribile e che poi gli si sarebbe ritorto contro.

E di sicuro quella seconda parte sarebbe stata molto più difficile!

Quando Antonio arrivò a Palazzo Medici, Lorenzo era nel suo studio in compagnia della moglie Clarice, di Giuliano e della madre Lucrezia. Aveva ricevuto da poco la missiva del Papa in cui veniva invitato a Roma per le festività pasquali e aveva convocato la famiglia proprio perché quella cortesia non lo convinceva fino in fondo. Il giovane Orsini si precipitò nella stanza con l’aria stravolta di chi ha appena visto un fantasma e, comprensibilmente, gli occhi di tutti si puntarono su di lui.

“Antonio, che ti succede? Sembra che tu abbia corso fin qui come se avessi il diavolo alle calcagna” commentò Giuliano.

Quasi…, pensò il ragazzo, mentre cercava di riprendere fiato.

“Mi fa piacere che tu sia venuto, così ascolteremo anche il tuo parere su questa faccenda” disse Lorenzo. “Papa Sisto mi ha invitato a Roma per trascorrere con lui la Pasqua, ma la cosa non mi convince. Mesi fa, quando mi recai a Roma per parlargli della questione di Città di Castello, rifiutò di ricevermi e io dovetti ricorrere a un’espediente per incontrarlo. Lui si adirò, mi accusò di abusare del mio potere e di sfidarlo e mi ingiunse di non presentarmi mai più al suo cospetto. Dubito molto che abbia cambiato parere nel frattempo, perciò questa improvvisa gentilezza da parte sua mi sembra alquanto sospetta.”

“Fai benissimo a non fidarti di Papa Sisto!” esclamò Antonio, cogliendo al volo l’occasione. “Questa non è affatto un’offerta di pace, al contrario, è una trappola bella e buona. Il Papa vuole impadronirsi di Firenze per estendere il suo potere e… e per questo ti ha invitato a Roma, per… per farti uccidere da qualche suo sicario e, nel frattempo, qualche altro delinquente prezzolato assassinerà Giuliano proprio qui, in città!”

Lorenzo e gli altri rimasero impietriti. Beh, certo, un conto era sospettare una trappola e un conto sentire che c’era una vera e propria congiura in atto!

“Me lo sentivo che c’era qualcosa sotto, ma non avrei mai immaginato che si giungesse a tanto” mormorò Madonna Lucrezia, pallidissima.

Giuliano, poi, era rimasto ancora più male. Che Lorenzo avesse dei nemici lo sapevano anche le mura di Firenze, ma lui? Possibile che qualcuno volesse uccidere proprio lui che non si era mai veramente occupato né della Banca né della politica della famiglia?

“Sei sicuro di quello che dici? E perché dovrebbe voler morto anche Giuliano?” domandò Lorenzo, cupo in volto.

“Per evitare che il fratello sopravvissuto organizzi la sua vendetta” rispose Antonio. “Papa Sisto vuole affidare la signoria di Firenze a suo nipote, il Conte Girolamo Riario e, per fare questo, deve prima… insomma, per forza…”

Non riusciva più a trovare le parole. La situazione si stava trasformando in un gigantesco incubo e il giovane cominciava a pensare che non sarebbe stato così semplice riparare anche a questo.

“E tu come hai saputo tutto questo? Sembri molto ben informato” chiese Lorenzo.

“Lo chiedi anche? E’ più che ovvio, fratello, non ti facevo così ingenuo” intervenne Giuliano, risentito (l’idea di essere il bersaglio di una congiura lo aveva innervosito alquanto). “Se c’è qualcuno che progetta di eliminarci, di sicuro ci sarà anche lo zampino di Jacopo. Magari sarà proprio lui che si occuperà di far fuori me, intanto che i sicari del Papa ti aspettano a braccia aperte a Roma!”

“No, no, questo non è vero!” protestò Antonio con fin troppa veemenza. “Messer Pazzi non c’entra niente stavolta, non è lui a volere questo massacro!”

“No, certo che no, immagino anzi che ne sarebbe devastato” fece Giuliano, caustico. “Suvvia, Antonio, pensi che possiamo credere che Pazzi sia estraneo alla cospirazione?”

“Questa volta devo dare ragione a Giuliano” ammise Lorenzo, pur sapendo di addolorare il suo giovane amico. “E, comunque, tu come sei venuto a sapere del complotto? Immagino che ne abbia parlato proprio Jacopo…”

“E invece no!” insisté Antonio. Iniziava ad avere un vago sospetto che i suoi amici non avrebbero creduto tanto facilmente all’innocenza di Messer Pazzi e non sapeva come togliersi d’impaccio. “Mentre venivo qui, mi è sembrato di vedere, nella piazza accanto alla Cattedrale, il Cardinale Salviati che parlava con qualcuno. Mi sono subito insospettito e mi sono avvicinato, senza farmi vedere, per ascoltare quello che diceva…”

Lorenzo e Giuliano si scambiarono uno sguardo: erano giorni ben tristi, quelli, se un bravo ragazzo come Antonio si era trasformato in una sorta di agente segreto del KGB, o quello che erano le spie ai bei vecchi tempi del Rinascimento!

“Salviati diceva proprio questo, che il Papa stava organizzando un complotto per eliminare i fratelli Medici e impadronirsi di Firenze, concedendone la signoria al nipote Riario. Che aveva invitato Lorenzo a Roma per sbarazzarsi di lui e che, nel frattempo, altri suoi uomini avrebbero assassinato Giuliano a Firenze” riprese il giovane, che in fondo non stava propriamente mentendo… era vero che aveva seguito Salviati e Montesecco per saperne di più sulle loro trame, sorvolando sul fatto che la prima parte della conversazione l’aveva origliata a Palazzo Pazzi!

“Che Salviati sia coinvolto non mi stupisce affatto” commentò Lucrezia. “Papa Sisto era amico della nostra famiglia, ma nel corso degli anni si è mostrato sempre più ostile e sono convinta che sia stato appunto Salviati a metterlo contro di noi, sfruttando la sua ambizione e il suo desiderio di potere.”

“Già, certo, Salviati… e Salviati lavora per conto di chi? Di Jacopo Pazzi, lo sappiamo tutti. Gira e rigira, sempre lì torniamo” ripeté Giuliano.

“Salviati lavora per se stesso e non ha la minima considerazione per Messer Pazzi” chiarì Antonio, ricordando che il subdolo Cardinale aveva parlato anche di gettare tutta la colpa della cospirazione su Jacopo e sulla sua famiglia, con buona pace dei legami di parentela.

“Mi resta piuttosto difficile credere che Jacopo non sia implicato in alcun modo in queste trame” fece Lorenzo, pensieroso. “Tanto per cominciare, perché mai Salviati sarebbe dovuto venire a Firenze per parlare del complotto? L’unica spiegazione è che volesse coinvolgere Pazzi…”

“Non so perché Salviati sia venuto a Firenze, di sicuro non sono andato a chiederglielo” lo interruppe Antonio, spaventato dalla piega che stava prendendo la discussione. Come aveva potuto pensare che sarebbe riuscito a scagionare Messer Pazzi da ogni sospetto? Era ovvio che Lorenzo e Giuliano avrebbero subito puntato il dito contro di lui… e anche a ragione, a voler essere sinceri! “Forse a Firenze doveva incontrarsi con l’uomo con cui stava parlando, che ne so io? Magari è quello il sicario scelto dal Papa per colpire Giuliano! Ad ogni modo, pensateci un po’: perché mai Messer Pazzi dovrebbe rischiare di immischiarsi in una cospirazione che non gli porterebbe alcun vantaggio? Non credo proprio che voglia vedere il nipote di Papa Sisto prendersi Firenze!”

Non volendo, Antonio era riuscito a colpire nel segno. Con suo grande sollievo, vide Lorenzo e Madonna Lucrezia annuire, mentre Giuliano rimaneva torvo… ma vabbè, lui avrebbe incolpato Jacopo Pazzi anche di un terremoto in Cina!

“Questo è vero, Jacopo è ambizioso e ritiene di essere l’unico degno di governare Firenze” commentò Lorenzo. “Non farebbe mai il lavoro sporco per poi consegnare la città a un Riario qualsiasi. Un Riario, figuriamoci!”

“Jacopo è tanto altezzoso nei nostri confronti perché ci considera plebei, mercanti arricchiti che hanno portato via il potere alla sua nobile famiglia” riprese Lucrezia. “Dubito che abbia maggiore stima di Girolamo Riario, un oscuro pescivendolo la cui unica fortuna è di essere entrato nelle grazie di suo zio il Papa.”

“Non ha senso, Antonio ha ragione. Jacopo avrà pure tutti i difetti del mondo e un’anima nera, ma non complotterebbe mai per dare Firenze a uno straniero… almeno questo dobbiamo concederglielo” ammise Lorenzo. “Tutto si può dire di lui, ma non che non ami sinceramente la nostra città, per quanto usi i modi più sbagliati per dimostrarlo. Va bene, lasciamo Pazzi fuori da tutto ciò e pensiamo a come fermare il Papa.”

“Se rifiuti il suo invito, Papa Sisto si offenderà e le cose andranno ancora peggio” intervenne per la prima volta Clarice, che fino a quel momento era rimasta silenziosa, immersa nei suoi pensieri.

“Ma non può certo andare a farsi ammazzare!” replicò Giuliano.

“E se fosse Clarice a recarsi a Roma?” propose Lorenzo. “Il Papa non potrebbe ritenersi offeso, inoltre testimonierebbe la mia fiducia in lui, perché io non manderei mai mia moglie in un luogo che ritenessi pericoloso.”

“Ah, no?” obiettò Antonio, al quale quella soluzione non piaceva per niente. “Non voglio che mia sorella debba affrontare quel covo di vipere tutta sola!”

“Io non corro alcun pericolo, Lorenzo ha ragione, è la soluzione migliore” concordò Clarice. “Sono una Orsini, il Papa non oserebbe mai farmi del male. E non sarò sola, ci sarà nostro zio, nostra madre, i nostri fratelli… Non devi preoccuparti per me, Antonio.”

A malincuore, il ragazzo dovette ammettere che la sorella aveva ragione e che l’idea di Lorenzo era davvero buona. Il piano del Papa sarebbe fallito e, di conseguenza, nemmeno Giuliano sarebbe stato in pericolo.

Però… come avrebbe reagito Messer Pazzi, che non era così innocente come lui aveva voluto far credere?

Fine capitolo quarto

 

 

 

* Questa parte sulle mire di Girolamo Riario e del Papa è storicamente vera, l’idea che Riario potesse accusare i Pazzi della congiura per mettere al sicuro il suo potere è una mia licenza poetica ma, in tutta sincerità, la trovo perfettamente plausibile. Sono convinta che, se la congiura fosse riuscita, le cose sarebbero andate proprio così e i Pazzi avrebbero fatto la fine dei Medici…

 

 

   
 
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