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Autore: Doomsday_    18/04/2019    0 recensioni
[Stalia!centric][Slice of life]
Raccolta di slice of life incentrati su Stiles e Malia. Piccole scene di vita quotidiana, alcune riprese da momenti esistenti nelle puntate, altri saranno missing moments e altri ancora scene completamente fanon.
Una raccolta leggera, senza troppe pretese, con tanto tanto Fluff, sarcasmo, risate e tutte le piccole cose che caratterizzano questa meravigliosa coppia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malia Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '"I like the vision. Especially if I part of it"'
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Personaggi/Pairing: Stiles/Malia (Stalia)
Timeline: Vago, TWT.
Genere: Sentimentale/Romantico (Feels), Introspettivo, Fluff (WAFF/HEA/PDAs).
Avvertimenti: Flashfic, Canon!pairing, IC, OCs, Character study, OTP.








Shorts very short.






















La campanella del pranzo era suonata da pochi minuti e Stiles e Scott stavano raggiungendo la sala mensa.
Stavano discutendo sul compito di chimica, quando Stiles vide Malia in fondo al corridoio e d'improvviso quello che gli stava dicendo Scott perse totalmente importanza.
La raggiunse a passo svelto, fissandola con occhi sbarrati.
– Ma che ti sei messa addosso?
Il giorno prima Lydia l'aveva trascinata per negozi sostenendo che non puoi continuare a indossare sempre le solite due cose e adesso sfoggiava la sua nuova maglietta di cotone a righe blu e bianca in stile marinaretta e dei pantaloncini di jeans che lasciavano ben poco spazio all'immaginazione. Non proprio quello che Lydia aveva in mente, ma a lei piacevano da impazzire e tanto bastava.
– Cos-? – Malia non riuscì neppure a finire quella singola parola che Stiles prese a girarle attorno, come un cucciolo iperattivo.
– Ma che stai facendo? – chiese Malia, del tutto impreparata, mentre Stiles la faceva voltare afferrandole le braccia, mentre guardava in cagnesco la squadra di Lacrosse che, proprio in quel momento, stava passando alle loro spalle.
– Perché ci stanno guardando in quel modo? – domandò quindi Malia, lanciando occhiate dubbie prima ai ragazzi della squadra e poi al viso di Stiles, completamente chiazzato di rosso.
Malia arricciò il naso: – Hai un odore davvero strano.
Lui si puntellò la mani sui fianchi, umettandosi le labbra con la lingua in una chiara espressione di disappunto. La guardò dall'alto al basso, come se si stesse trattenendo per non esplodere.
Malia si agitò un poco sul posto non capendo esattamente quale regola umana non scritta avesse infranto questa volta.
Stava per iniziare quello che a Malia sembrò un lungo monologo agitato senza capo né coda, quando si bloccò ancora prima di aprir bocca.
– Ehi, punta lo sguardo da un'altra parte, Greenberg!
Smorzando i risolini della squadra di Lacrosse che continuava a voltarsi mentre se ne andavano.
Si sfilò la camicia a quadri che teneva sopra la maglietta di Star Wars.
– Tieni –, disse legandogliela intorno alla vita, coprendole così le cosce fino alle ginocchia – Reggimela un attimo, okay?
Poi le afferrò la mano e la trascinò per il corridoio, ignorando lo sguardo divertito di Scott, girando a casaccio finché non capitò finalmente in un'aula vuota.


– Mal, non puoi metterti dei pantaloncini così corti per uscire.
Lei aggrottò la fronte, senza capire.
– Perché no? Sono comodi. E riesco a muovermi meglio se devo combattere.
Stiles si grattò il mento, cercando le parole adatte.
– Diciamo che… non è un indumento adeguato.
Malia gli rivolse un'occhiata perplessa.
– Quindi vorresti che… ehm… me li tolga?
Stiles annuì energicamente, sollevato di averle fatto comprendere la situazione: – Sì, esattame-… No! Non intendevo adesso.
Ma Malia aveva già sbottonato i pantaloncini e gli slip rosa pastello spuntarono inequivocabili dalla cerniera aperta. L'indumento finì di scivolare da solo lungo le gambe magre e snelle di Malia.
Stiles si precipitò a chiudere a chiave la porta dell'aula, spaventato all'idea che qualcuno potesse entrare all'improvviso e sorprenderli in quello stato.
– Ma che fai? – sbottò, controllando dalla piccola finestrella al centro della porta che non passasse nessun professore, – Rivestiti subito!
Ma quando si voltò ad assicurarsi che lo stesse ascoltando, Malia aveva già scalciato via gli shorts. Rimase a fissarla, inebetito, con la bocca semiaperta.
Malia si stava torturando le dita delle mani, il capo leggermente chinato d'un lato e le gote arrossate da un leggero imbarazzo: – Non so che odore avevi prima, ma questo… questo lo conosco.
Accennò un passo e aggiunse: – Ed è davvero un buon odore.
Dato che Stiles non accennava alcuna reazione, Malia si morse il labbro, incerta, con fare quasi innocente. Non si rendeva conto proprio per niente di che effetto gli causava.
Bastò quel semplice gesto per privare Stiles di ogni discernimento.
– Oh, maledizione – soffiò tra i denti, prima di avventarsi su Malia.
Le cinse i fianchi e premette le labbra sulle sue; i loro corpi aderirono perfettamente, come se fossero fatti per non fare altro.
Stiles non pensava più poi molto quando la sospinse contro la cattedra, aiutandola con delicatezza a sedercisi sopra e a togliere gli slip. Non pensava più mentre, con una possessività non indifferente, le accarezzò le cosce nude: le vere colpevoli di tutta quella situazione che aveva dell'irreale.
Ma non poteva fermarsi a pensare a quello che stava succedendo e, soprattutto dove tutto quello stava accadendo. Non quando il suo corpo fremeva, sfregandosi contro quello di lei, non quando anche i suoi pantaloni raggiunsero inevitabilmente il pavimento.
Malia si aggrappò con le gambe attorno alla sua vita e Stiles si insinuò in lei con un'accortezza del tutto contrapposta ai modi urgenti, quasi disperati, che aveva invece nel toccarla o nel baciarla.
La teneva stretta a sé il più possibile, cercando di star dietro ai suoi movimenti febbrili e vivaci. La assecondava come meglio poteva, trovandosi presto senza fiato.
Affondò il viso nell'incavo del suo collo, contro cui soffocò i gemiti di piacere che non riusciva più a trattenere. Sapeva di bosco, di verde, qualcosa di fresco ed effimero. Era un odore che lo faceva stare bene, lo stesso che trovava nella sua camera da letto quando apriva gli occhi o si addormentava.
Non si era mai sentito così felice, così vivo. Le morse la pelle della gola, forse con troppa forza, da indurle un lamento strozzato; ma questo non le impedì comunque di chinare indietro il capo per offrirgli meglio il collo.
Fin dall'inizio era stato così tra loro due: una possente attrazione a cui non riuscivano a resistere, la quale peggiorava ogni giorno un po' di più. Stava imparando a conoscerla e iniziava a sentire Malia più sua.
Per un lungo periodo era stato incatenato a Lydia. Malia l'aveva liberato, in un certo senso. Gli aveva insegnato la differenza tra attrazione e amore e non fu più tanto difficile per Stiles comprendere che quello che aveva considerato amore era solo l'attrazione dell'idea stessa che aveva di tale sentimento.
Forse non poteva ancora osare una parola tanto possente o complessa per descrivere quel che provava per Malia, ma Stiles sapeva che era quella la strada che stavano percorrendo.
Per la prima volta si stava avvicinando al comprendere quel che significava provare una passione reale e concreta per qualcuno e il suo cuore non gli era mai sembrato tanto leggero e allo stesso tempo così pesante.
Stiles la guardava con occhi trasognati, completamenti persi in quelli di lei, e un sorriso ebete.
Le baciò le labbra e sfregò la punta del suo naso su quella di lei, con dolcezza.
– Il motivo per cui non puoi vestirti in questo modo è che poi accadrebbero cose come queste – rise Stiles, avvolgendole il corpo con la propria camicia per coprirla nuovamente.
Malia gli restituì un sorriso felino e Stiles ebbe la netta impressione di non essere riuscito a convincerla affatto.
La guardava, con quel suo sorriso da ebete, quando sentì una voce – all'apparenza distante – che lo stava chiamando.
Aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre e tirò di scatto su la testa. Si trovava in classe, nel bel mezzo della lezione di chimica.
Stiles!
Si girò e, seduta al banco accanto al suo, Malia lo stava chiamando, guardandolo con aria spazientita.
Stiles le mostrò un sorriso imbarazzato. Ed era vero: mentre la guardava stava arrossendo più del normale.
Malia alzò gli occhi al cielo: – Stavi ridacchiando nel sonno –, lo prese in giro.
Stiles la guardò insistentemente, ancora inebetito del sogno troppo reale, finendo per concentrarsi sui suoi pantaloncini esageratamente corti.
– Hai della bavetta che ti esce dalla bocca – gli disse con un'occhiata di chi la sapeva lunga, – Proprio qui –, aggiunse picchiettandosi all'angolo delle labbra.
Stiles sgranò gli occhi e rituffò la testa tra le braccia incrociate sul banco.
– Per l'amor del cielo, comprati dei pantaloni più lunghi, Mal! – esclamò in un lamento strozzato.




   
 
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