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Autore: Abby_da_Edoras    19/04/2019    6 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo quinto

 

Nonostante tu sia
la mia rondine andata via
sei il mio volo a metà 
sei il mio passo nel vuoto 
Dove sei, dove sei 
Dove sei, dove sei dove sei 
Unico amore che, rivivrei 
sai di vento del Nord 
sai di buono ma non di noi 
stessa luna a metà 
sei nel cielo sbagliato…

(“La rondine” – Mango)

 

Giuliano prese in disparte Lorenzo subito dopo che Antonio ebbe lasciato Palazzo Medici.

“Rispondimi sinceramente, tu credi davvero a quello che hai detto ad Antonio? Che Jacopo non c’entri niente con questo complotto?”

“No, non lo credo” replicò Lorenzo, senza pensarci due volte. “E’ solo che alle cospirazioni e ai tentativi di attentato di Jacopo siamo ormai abituati. Potremmo accusarlo, è vero, farlo arrestare e costringerlo a dire tutta la verità, ma finiremmo per perdere di vista il pericolo maggiore: in questo momento abbiamo un nemico molto più potente, papa Sisto. Dobbiamo concentrarci su di lui, di Jacopo ci occuperemo in seguito.”

“Ma, se la pensi così, tu mandi ugualmente Antonio in casa di quell’infido manipolatore?” protestò Giuliano.

“Antonio lo sorveglierà e ci farà sapere se tenterà una mossa sbagliata” ribatté Lorenzo, con convinzione. “E Jacopo ha già dimostrato di tenere molto a lui, nonostante il suo carattere scostante e diffidente. Pensaci: ha fatto di tutto per riportarlo al suo palazzo, eppure proprio in questi giorni Salviati è a Firenze e di sicuro si incontra con lui per parlare dei piani del Papa. Per Pazzi sarebbe stato molto più prudente tenere lontano Antonio e invece è venuto perfino qui da noi pur di riprenderselo.”

“Sfido io, aveva bisogno di qualcuno che gli scaldasse il letto…” fece Giuliano, con una smorfia.

“Giuliano, lascia perdere questi particolari!” lo interruppe il fratello. “Io sono convinto, piuttosto, che Jacopo non farebbe mai del male ad Antonio e che, in qualche suo modo contorto, tenga veramente a lui.”

“Quindi non faremo nulla per sapere se Pazzi è implicato?”

“Per adesso no. Se anche è coinvolto, non ha altro ruolo che quello dell’esecutore, i veri mandanti sono altrove. Metterlo fuori gioco non servirebbe a niente, sicuramente il Papa ha molti altri uomini di cui potrebbe servirsi per i suoi scopi e io preferisco che lui non sospetti che noi sappiamo della congiura” disse il giovane Medici. “Proprio per questo Clarice deve andare a Roma, così Papa Sisto crederà che ho fiducia in lui.”

Intanto il povero Antonio, credendo ingenuamente di aver convinto i fratelli Medici dell’innocenza di Jacopo, faceva ritorno a Palazzo Pazzi ripassando mentalmente la storia che avrebbe raccontato all’uomo. In quei giorni si sentiva come un attore che doveva recitare la sua parte… e non gli piaceva per niente.

Era ormai sera e Jacopo appariva innervosito per il suo ritardo.

“Dove sei stato finora, giovane Orsini?” gli domandò in tono brusco.

“Perdonatemi, Messer Pazzi” rispose Antonio. “Ho ritardato perché mia sorella Clarice domani partirà per Roma e io ho scritto delle lettere per nostra madre e gli altri parenti che lei consegnerà loro personalmente. Sono anni che non li vedo e…”

“Clarice andrà a Roma? E perché?” lo interruppe Pazzi, al quale non fregava un beneamato della famiglia di Antonio, ma era oltremodo scocciato per quella novità che non rientrava affatto nei piani prestabiliti!

E qui Antonio dovette tirare fuori la risposta che si era preparato per strada, cercando di essere il più convincente possibile…

“Sua Santità il Papa ha invitato Lorenzo a Roma per le festività pasquali” spiegò, “ma lui non potrà andarci perché dovrà accogliere i signori di Milano e di Venezia che saranno ospiti a Firenze proprio tra pochi giorni. Per questo Clarice ha deciso di partire al posto di Lorenzo, per non offendere il Papa con un rifiuto al suo invito.”

Jacopo lo fissò, spiazzato. Le cose non si erano messe affatto bene e il complotto per uccidere Lorenzo a Roma e Giuliano a Firenze era appena andato in fumo. Chissà se Lorenzo aveva sospettato qualcosa e aveva deciso di non partire? O magari Antonio si era messo in allarme dopo aver visto Salviati e Riario a palazzo? Era possibile?

L’espressione truce e poco rassicurante dell’uomo fece capire al giovane Orsini che Pazzi stava iniziando ad avere qualche sospetto… e così lasciò perdere le risposte preparate e decise di improvvisare!

“Mi chiedevo, Messer Pazzi, se non dovrei accompagnare io stesso mia sorella a Roma” disse, come se fosse stato colto da un’illuminazione improvvisa. “Sarebbe l’occasione per salutare la mia famiglia e così Clarice non dovrebbe viaggiare da sola.”

La frase giunse talmente inaspettata da destabilizzare Jacopo ancora di più, il che era esattamente quello che Antonio aveva sperato (ormai cominciava ad avere una certa familiarità con i dialoghi tesi a manipolare il prossimo… ci si abitua a tutto, prima o poi, no?).

“Assolutamente no, non ti lascerò andare a Roma, non se ne parla neanche!” esclamò Pazzi, come se non riuscisse a credere a ciò che aveva udito. “Adesso, all’improvviso, ti è venuta nostalgia di casa tua? Hai già dimenticato che ora sei un Pazzi, che hai promesso di restarmi sempre vicino e che casa tua è questo palazzo? Forse ho sopravvalutato il tuo affetto nei miei confronti, giovane Orsini, forse non avrei dovuto darti un anello appartenuto alla mia famiglia…”

L’accusa colpì nel segno, ma Antonio non si lasciò abbattere. Poteva usare quella sorta di gelosia di Jacopo per indurlo a lasciar perdere la congiura, il Papa, Salviati e tutta quella roba là… o almeno lo sperava!

“Messer Pazzi, io non voglio separarmi da voi nemmeno per un giorno!” esclamò. “Speravo… ecco… non osavo chiedervelo, ma quello che vorrei davvero sarebbe che voi accompagnaste me e Clarice a Roma. Io sarei felice di potervi presentare la mia famiglia e tutti vedrebbero con i loro occhi che i rapporti tra Pazzi e Medici sono finalmente improntati alla pace e alla collaborazione. Scortare la moglie di Lorenzo in questo viaggio sarebbe un gesto molto cortese da parte vostra e dimostrerebbe che Lorenzo vi stima tanto da affidarvi la protezione della sua sposa.”

Antonio stava diventando sempre più bravo nei giochetti dialettici… e beh, del resto aveva imparato dal migliore! Jacopo fu preso totalmente alla sprovvista da questo suggerimento del ragazzo e per un istante rimase indeciso su come rispondere. A quel punto non aveva più alcun sospetto su di lui, figuriamoci, il giovane Orsini era tanto candido e innocente da pensare a come farlo passare bene agli occhi di tutti, a mostrare al mondo l’armonia tra le loro famiglie, credeva ancora a quelle favolette? Ci sarebbe stato quasi da ridere, visto che lui pensava a come eliminarli, i Medici! Altro che pace e armonia! Ma no, come aveva potuto pensare che il ragazzo avesse subodorato qualcosa della congiura?

Tuttavia Jacopo si era reso conto anche di un altro dettaglio che lo turbava: non voleva che Antonio andasse a Roma non tanto perché temeva che venisse a sapere della cospirazione, quanto piuttosto perché intendeva tenerlo il più lontano possibile da quelle persone, voleva che mantenesse la sua dolce innocenza e che rimanesse per lui quell’oasi di candore di cui aveva tanto bisogno.

E, cosa più importante di tutte, voleva impedire che quel ragazzino corresse il seppur minimo pericolo. Non si sa mai cosa può succedere durante un attentato, anche gli innocenti possono rimanere colpiti e feriti… e lui non voleva assolutamente che qualcosa di male potesse accadere ad Antonio.

Questa nuova consapevolezza gli suggerì la risposta giusta. L’espressione severa si ammorbidì in un sorriso e Jacopo si avvicinò al ragazzo.

“Potrebbe anche essere una buona idea, ma sai bene quanto me che al momento non posso lasciare Firenze” disse. “Le festività pasquali sono giorni molto importanti per la famiglia Pazzi e io devo occuparmi personalmente dell’organizzazione delle cerimonie, dell’allestimento del carro e del corteo. Non ci rinuncerei per niente al mondo e mi sembra che anche a te questa tradizione piacesse particolarmente.”

Antonio annuì con decisione, affascinato. Ovviamente Jacopo si era guardato bene dal sottolineare che le festività pasquali sarebbero state importanti per lui soprattutto in quell’anno lì e aveva preferito restare sul vago… e il ragazzo non aveva sospettato niente!

“Bene, comunque la tua idea mi è piaciuta. Magari non adesso, ma quando tutto sarà più tranquillo sarò felice di accompagnarti a Roma, di conoscere la tua famiglia e di visitare la tua città” concluse l’uomo, stringendo Antonio tra le braccia.

Il ragazzo si aggrappò a lui quasi con disperazione: il suo era stato un tentativo di allontanare Jacopo dalla congiura e dai piani omicidi del Papa. Era vero che, in quel momento, il complotto era fallito, ma Antonio era sicuro che Sisto IV non si sarebbe arreso tanto facilmente e che avrebbe cercato un altro modo per uccidere Lorenzo e Giuliano… con l’appoggio di Pazzi. Il giovane si era illuso che avrebbe convinto Jacopo a lasciar perdere tutto, ma non c’era riuscito e ora poteva solo stringersi a lui e sperare che le cose andassero bene, che l’uomo decidesse autonomamente di non nuocere ai Medici e che, anzi, svelasse loro i piani del Papa.

Si dice che la speranza è l’ultima a morire, no?

Jacopo sollevò Antonio da terra e, baciandolo, lo portò nella sua camera. I baci si fecero sempre più lunghi, più profondi e più accesi. Nonostante le speranze ingenue di Antonio, l’uomo non aveva nessuna intenzione di rinunciare all’opportunità di far fuori Lorenzo e Giuliano una volta per tutte, però in quel momento non voleva pensarci, voleva solo perdersi in quel dolce ragazzino che rappresentava la sua parte migliore, che era la luce sfavillante della sua anima oscura. Ogni volta che il suo corpo si fondeva con quello di Antonio, anche Jacopo iniziava a creder di poter diventare una persona diversa, di abbandonare la strada delle cospirazioni e degli intrighi per godere solo della tenerezza di una vita accanto a quel ragazzo…

Purtroppo questi suoi momenti di lucidità e buoni propositi duravano solo il tempo delle notti trascorse a baciare, possedere e stringere a sé Antonio, poi tornava lo Jacopo Pazzi di sempre!

Antonio, dal canto suo, si affidava e si apriva morbidamente e docilmente a Jacopo, continuando contro ogni ragionevole dubbio a sperare che qualcosa lo illuminasse, che lui comprendesse che, proseguendo sul cammino che il Papa aveva tracciato, avrebbe potuto perdere tutto, tutto, compresa la serenità e la passione di quei momenti. Sognava che Jacopo potesse scegliere lui e rinunciare alle ambizioni.

L’intreccio si infittiva e solo il tempo avrebbe detto chi aveva ragione…

Fine capitolo quinto

 

 

   
 
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