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Autore: Axel Knaves    20/04/2019    0 recensioni
La vita di Laila Black non è mai andata come voleva, neanche nel momento peggiore.
Quando sembra che la sua vita sia arrivata alla fine, incontra Jason Todd.
Lui le chiede una semplice cosa: 12 ore della sua vita.
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Contenuti delicati. Pubblicata anche su Wattpad con il mio account Axel_Knaves
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damian Wayne, Dick Grayson, Jason Todd, Nuovo personaggio, Tim Drake
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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~ Easter’s Key ~

 

«È davvero un’usanza di casa Wayne?» Chiesi ad Alfred, un attimo scettica.
«Sì, Miss». Confermò il maggiordomo. Eravamo entrambi in cucina, lui ai fornelli e io a pelare le verdure; stavamo preparando la cena per tutti mentre la famiglia Wayne stava avendo un addestramento di gruppo nella Batcaverna.
«È stato il nonno di Bruce a iniziar questa tradizione quando suo padre era ancora un bambino, da allora ogni anno vi è una caccia alle uova nella magione. Bruce ha voluto continuare questa tradizione anche dopo la morte dei suoi genitori, ma invece di avere una caccia alle uova all’interno della magione dona una grossa somma ad ogni scuola di Gotham così che possano far partecipare ogni bambino e ragazzo». Spiegò, non togliendo gli occhi dalla pentola in cui stava cuocendo la carne.
«Da quando il signorino Dick ha iniziato a vivere con noi», aggiunse, «è tornata anche la caccia alle uova nella magione».
«E tutti partecipano?» Chiesi, ancora titubante, non riuscendo proprio a immaginarmi Cas o Damian alla ricerca di uova di plastica colorate per tutta la casa.
«Ovviamente», mi rispose l’uomo. «Seppur nata come una tradizione molto semplice, i figli di Bruce hanno iniziato a considerarla come una competizione tra di loro in cui mettere in mostra le proprie doti e decretare chi sia il migliore».
«Ah!» Esclamai, finalmente comprendendo come mai tutti in casa Wayne fossero così in fermento per quella caccia alle uova. «Ora comprendo molto meglio la situazione. Però non capisco perché debba partecipare pure io… Non sono addestrata come gli altri».
Alfred sorrise alla mia affermazione.
«Non si preoccupi Miss Laila», mi disse, «seppur senza allenamento si divertirà molto, ne sono sicuro».
Alzai le spalle, anche se non convinta totalmente.
Erano ormai sei mesi da quando Jason mi aveva chiesto di diventare ufficialmente la sua ragazza e quasi un anno da quando ci eravamo conosciuti. Poiché conduceva una vita da vigilante la maggior parte delle volte ci davamo appuntamento sul tetto del mio palazzo e passavamo insieme qualche ora prima che lui partisse alla ricerca di criminali.
In una di queste sere Jason era arrivato e mi aveva chiesto aiuto per creare una strategia per la “Caccia Alle Uova Della Famiglia Wayne”. All’inizio avevo pensato fosse uno scherzo, immaginandomi tutta la famiglia Wayne, nei loro costumi, alla ricerca di piccole uova di pasqua; però quando Jason era rimasto serio e mi aveva mostrato un vero schema su chi fermare prima dall’arrivare alle uova, avevo compreso come la situazione fosse reale.
La caccia era risultata molto semplice: le uova erano di quattro colori diversi: giallo, blu, rosso e oro. Quelle gialle, blu e rosse, oltre al cioccolato al proprio interno, valevano in ordine: cinque, dieci e quindici punti. L’uovo d’oro, messi da parte i cento dollari al proprio interno, aveva due valori: da solo valeva mille punti; se invece si avevano altre uova nel proprio cesto raddoppiava il loro valore.
Vinceva chi raccoglieva più punti.
Dopo un paio di sere in cui avevo cercato di aiutare Jason con la sua strategia di attacco, l’uomo dagli occhi penetranti aveva deciso che sarei stata una dei partecipanti.
Ora, dopo la spiegazione di Alfred, mi sentivo molto coscienziosa della mia mancanza di addestramento.


«DAMIAN WAYNE TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!» Urlai lanciando il  mio cesto di vimini verso la sagoma del ragazzino ormai in lontananza.
Sbuffando mi lasciai cadere a terra in mezzo al corridoio.
La caccia alle uovo era iniziata circa un’ora prima e in poco tempo sarebbe finita; il mio cestino di vimini era rimasto vuoto per tutto il tempo.
Seppur tutti mi avessero rassicurato su come ci sarebbero andati piano con me, mi avevano apertamente mentito: da un’ora a questa parte era come se le famiglia Wayne si fosse schierata contro di me, anche il mio stesso ragazzo!
Ogni volta in cui vedevo un uovo o ero in procinto di raccoglierne uno, qualcuno appariva dal nulla e me lo soffiava da sotto al naso. Non volevo ammetterlo ma la voglia di piangere e ritirarmi dalla caccia, per non arrivare alla fine con il cesto vuoto, era tanta.
C’è ancora l’uovo d’oro. Mi dissi per rimanere combattiva. Forse non avrei vinto, ma con quello avrei di certo fatto bella figura.
Sospirando mi alzai e raccolsi il cesto lanciato poco prima. L’avrei comunque fatta pagare a tutti quanti, quello era certo.
Continuando a camminare per i corridoi della magione mi fermai solo alla successiva porta aperta. L’unica vera regola di quella caccia, oltre ai punti delle rispettive uova, era quella per cui le uova si trovavano solo nelle stanze con le porte aperte; le stanze con le porte chiuse non contenevano nulla.
Entrando completamente nella stanza, riconobbi subito il posto: era la vecchia stanza da letto di Jason. Seppur lui non vivesse più nella magione, Bruce non aveva mai disfatto la sua stanza ed Alfred la puliva con regolarità. Jason me l’aveva mostrata per la prima volta sei mesi prima, dopo avermi presentato a Bruce e ai suoi fratelli come sua ragazza ufficiale.
E proprio lì, ora, vi era custodito l’uovo d’oro: senza trappole o difese, l’uovo era delicatamente appoggiato sul cuscino del letto. Ci misi un attimo a comprendere cosa ebbi davanti, ma quando il mio cervello riuscì ad elaborare le informazione mi guardai alle spalle.
Convenendo come tutto il corridoio sembrasse disabitato, mi lanciai sull’oggetto di plastica prima che qualcuno me lo soffiasse da sotto al naso.
«YES!» Urlai appena le mie dita si strinsero attorno ad esso e lo iniziai a scuotere dalla felicità.
L’uovo d’oro era mio!!
Ero così presa dalla gioia, quasi da non accorgermi dello strano rumore creato dal contenuto dell’uovo: troppo metallico per essere solo cento dollari.
«Ma che–?» Mi chiesi ad alta voce prima di aprirlo.
All’interno dell’uovo non c’erano, come sospettato, cento dollari ma un piccolo mazzo di chiavi con attaccato un pon-pon rosso.
«Cosa–?»
«È il mio regalo di pasqua». Mi rispose la voce di Jason alle mie spalle.
Spaventata dall'apparizione improvvisa del mio ragazzo, mi voltai di scatto e gli lanciai contro le chiavi. Fortunatamente aveva degli ottimi riflessi e riuscì a prenderle prima dell’impatto con il suo volto.
«Oh, per Zeus!» Esclamai non appena mi resi conto di quello appena successo. «Mi dispiace tantissimo Jason, mi hai spaventato e ho reagito d’istinto!» Continuai a scusarmi avvicinandomi a lui.
L’uomo dai capelli neri si mise a ridere e mi accolse con un piccolo bacio a stampo, prima di abbracciarmi.
«Tranquilla Laila, va tutto bene», mi disse tra le risate, «ormai sono abituato alle tue reazioni».
A quel commento gli diedi un calcio ad uno stinco.
«Non riportare mai più a galla quell’incidente». Lo minacciai, ricordandomi di quella sera in cui Jason era entrato dalla finestra della mia cucina e gli avevo tirato addosso la padella, ancora bollente e con ancora dentro le verdure saltate, dallo spavento.
«Comunque», cambiai discorso quando lo sentii ridere con ancora più vivacità, «cosa sono quelle chiavi?»
Jason mi lasciò andare dall’abbraccio e mi mise davanti al naso il mazzo di chiavi.
«Se le accetterai, le chiavi di casa nostra».
In un unico istante sentii le ginocchia molli e la testa girarmi.
«Eh?!» Esclamai, non riuscendo a comprendere bene cosa stesse succedendo.
«Nell’ultimo anno, e specialmente negli ultimi sei mesi, il tempo per noi è stato pochissimo», spiegò. «Tra i tuoi impegni in ufficio e la mia vita da vigilante non ci vediamo mai quanto vogliamo e sprechiamo ancora più tempo a distanza poiché dobbiamo tornare alle nostre rispettive case. Per questo ti sto regalando queste chiavi.
«Lo so, è una decisione importante e forse anche un po’ azzardata dopo solo sei mesi di relazione… Però non voglio aspettare altro tempo: voglio un posto in cui ci possiamo incontrare e dove possiamo passare il nostro tempo libero insieme. Voglio un posto in cui costruire i nostri ricordi. Un posto in cui la mattina mi sveglio e tu sei al mio fianco».
Con il labbro tremante, mi tamponai le guance umide dalle lacrime e annuii con tutta l’energia che avevo in corpo. Ero felice di quella relazione. Ero felice di stare con quell’uomo. Ero felice di come tutto stesse sbocciando nella mia vita.
«Le accetto», singhiozzai, «le accetto molto volentieri».
Jason mi sorrise e mi strinse a lui in una morsa d'acciaio.
«Non so come ci riesci Laila», mi sussurrò all’orecchio, «ma ogni giorni mi rendi più felice di quello precedente, voglio stare al tuo fianco per sempre».
«Anche io», gli risposi. «Anche io, Jason».
 

BUONA PASQUA A TUTTI!!!
Axel Knaves

   
 
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