Mi guardi,
sprezzante di tutto ciò che hai fatto…
Mi osservi,
ridendo di un passato che ormai non senti più tuo…
Sei legato,
sorvegliato, rinchiuso, ma sei più potente di me con quel ghigno che dipinge il
tuo sadico volto…
Leggi la paura nei
miei occhi, e questo ti fa sentire ancora più entusiasta.
Sai che non sarà
una chiacchierata comune tra un medico ed il suo paziente…
Sai che in fin dei
conti il buio della stanza avvolge solo me, mentre un filtro di luce illumina
il tuo sguardo…
E finalmente ti
sfoghi, ridi. Sembri ancora più pazzo.
Stai godendo dei battiti accelerati del mio cuore, che per te
sono una danza inarrestabile, un irresistibile invito ad un insano piacere...
Poi riprendi a
fissarmi, in silenzio…
Mi fai paura.
Ma non voglio darti questa soddisfazione.
Mi terrorizza lo
sguardo di quello sconosciuto che sei ormai diventato…
Hai ucciso te
stesso.
Ed ecco cosa ne
rimane.
Hai preferito
distruggere tutte le tue certezze.
Senza un apparente
motivo…
In settimane di
sedute con te, non sono proprio riuscito a trovare cosa abbia fatto scattare
quella furia omicida, che ha assassinato chiunque si trovasse con te…
I tuoi genitori…
Tua moglie…
Il mio vecchio
amico…
Quel vecchio amico
dallo sguardo limpido e sincero, dall’ingenuità di un bambino, che un giorno ha
incontrato un’oscurità micidiale, che lo ha spinto ad afferrare un coltello nel
cuore della notte.
Solo la luna,
testimone di ciò che fu.
Solo le lenzuola,
dove giace ancora il sangue di tua moglie.
Solo un urlo perso
nel gelido vento notturno.
Solo lacrime di
dolore che facevano compagnia alla pioggia.
Semplicemente
inquietante.
Semplicemente non
eri più tu.
Semplicemente è
questo ciò che rimane del mio migliore amico.
Ridi di nuovo. Te
ne sei accorto, vero?
E’ tutto a tuo
favore, questa stanza sembra un regno, dove tu ne sei il re assoluto.
Ed io sono le sventurato visitatore che non vede l’ora di uscire da
quel tunnel di perversione omicida che sei diventato.
Le ombre della
notte ti proteggono. Sei diventato loro alleato…
La mia mente ormai
razionale non funziona più. Sudo. Ho caldo.
Ma dentro di me provo solo un gran freddo, e
mi fa male, tanto male…
Dolore.
Non mi faresti
così tanta paura se non sapessi che hai percorso assieme a me il tratto più
lungo della mia vita.
Non mi faresti
così tanta paura se nei tuoi ricordi non fossero abbandonati le flebili memorie
di noi due.
“Cosa c’è?” ti
chiedo, cercando di mascherare quel timore che mi procura anche solo la tua
voce.
Mi rispondi.
Ecco di nuovo quei
brividi, che dalla schiena percorrono la schiena, il
mio collo, fino ad arrivare alla testa, impedendomi di ragionare.
“Niente. Sono solo contento di vederti…dottore.”
Pronunci la parola
“dottore” con un enfasi sarcastica, divertita.
Non mi consideri
tale.
Mi consideri solo
uno sciagurato che per sbaglio è venuto a conoscenza
di ciò che sei in realtà.
Mi consideri solo
il tuo vecchio, debole amico.
Tu eri colui che mi proteggeva…
Colui
che mi faceva sentire
al sicuro…
Quando il vero
pericolo della mia vita…
…eri proprio tu.
E non me ne sono
mai reso conto. Nessuno se ne è reso conto.
Ecco perché ora
ciò che rimane della felicità è sepolto sotto la terra fredda, dove il sole non
arriva, privato di ogni spiraglio di vita.
“Trattami con più
riguardo. Non usare un tono tanto confidenziale.”
Non ti sto trattando
come dovrebbe un dottore.
Ma so che non mi darai ascolto.
So che tu sei
diverso da qualsiasi altro paziente in questo
manicomio…
…ragion per cui i
rimedi tradizionali con te non funzionano.
Perché sei
diverso?
Perché sei quella
sottile linea che divide lucidità e follia.
Luce e oscurità.
Vita e morte.
“Oooh, mi scusi
tanto…dottore.”
Stavolta non ridi.
Ma ghigni, oh, e questo mi rende ancora più nervoso.
Sai qualcosa a cui
io non arriverò mai…
Hai la risposta di
questo complesso puzzle, conosci la via per uscire da questo intricato labirinto.
Ma non mi dirai la soluzione.
Non mi indicherai la via.
Ti divertirai nel
vedermi girare a vuoto come un criceto che corre sulla sua ruota.
“Bene. Procediamo
con la terapia.” Concludo, sedendomi di fronte a te.
Siamo solo io e
te. Faccia a faccia.
Mi sento del tutto
impotente.
Eppure sei legato.
Non puoi nulla.
Basterebbe un mio
gesto e tutti sarebbero pronti a soccorrermi.
Cos’è che ti rende
tanto invincibile?
Ti trovi a tuo
agio in questa situazione.
Come se questa oscurità fosse la tua luce.
“Inutile
continuare. E’tutto inutile…”
Non dici altro, ma
i tuoi occhi mi scrutano l’anima.
Il tuo sguardo ora
è serio, ed è più lucido del mio.
Il pazzo sono io,
che persevero in questa situazione senza via d’uscita.
La verità è qui,
davanti agli occhi, ma non può essere appurata.
Sei folle.
Sei pazzo.
Senza un perché.
Non vi sono
spiegazioni.
In questo mondo di
punti interrogativi,
tu rimani il più misterioso di tutti, quello
che fa raccapricciare la ragione.
Ogni tentativo di
riportarti indietro sarebbe inutile, e lo so bene.
Ma se non posso sapere il motivo del perché
c’è questo sconosciuto davanti a me…
…voglio almeno
sapere che fine ha fatto ciò che c’era prima di lui.
Come
è morto il mio amico?
“Cosa ti ha ridotto
a tanto?” sarà la decima volta che glielo domando, in una settimana.
E sarà la decima
volta che riceverò una risposta inconcludente, come
sempre.
“La voglia di
provare un gusto proibito, nessuno osa assaporarlo…di sentire un brivido da cui
nessuno vuole essere scosso…”.
Questa situazione
ti diverte. Sai cosa mi fa stare male.
E farai di tutto
per goderti questa situazione fino in fondo.
“Non ha
senso”Ribatto.
“Nulla ha
senso.”Ribatti.
“Sei semplicemente
pazzo” concludo, indispettito da questa storia senza
via d’uscita.
Mi guardi, mi
scruti, osservi le mie reazioni, e miri al bersaglio, per fare centro…
E ferirmi
nuovamente.
“Sei tu che mi
consideri pazzo.” Mi sembri offeso.“Ma cosa intendi
per pazzo?”. Ammutolisco.
Cosa
intendo per pazzo…
Ho la risposta pronta, ma voglio sentirla uscire dalle tue labbra.
“Non lo so.
Dimmelo tu.”
Ti ho
accontentato. Sfoggi di nuovo la tua risata maliziosa. Sei pronto a lanciare
una nuova bomba in questa guerra che sta mettendo a dura prova i miei nervi.
“Pazzo…siete voi
che siete pazzi.
Vi tradite a
vicenda, vi giurate amicizia solo per paura di essere soli.
Perché siete
deboli, ma nonostante tutto volete arrivare alla vostra insignificante meta.
Ad ogni costo…
Siete disposti a
combattere, a sudare, per qualcosa di cui siete consapevoli che non ne resterà
altro che un mucchio di ossa in un cimitero.
Continuate a
creare regole per il solo gusto di infrangerle. Che senso ha?
Siete voi i pazzi.
Che ci puntate il
dito contro per invidia.
Puzzate di chiuso…
Non sapete cos’è
vivere la vita. Non sapete cos’è la libertà.
Vi siete
incatenati con la vostra ipocrisia…
Non siamo pazzi.
Siamo coloro che
hanno assaporato la mela dal giardino proibito, ottenendo la verità.
Sappiamo che
l’animo umano non è incline alle regole.
Sappiamo che nel
mondo chi conta davvero è colui che riesce a
sopravvivere.
Sappiamo anche che
l’unico modo per sopravvivere è sporcarsi le mani di sangue
Sappiamo che dopo
la morte ci aspetta il nulla.
E’ la
consapevolezza della verità che ci rende pazzi, ai vostri occhi.
Anche voi sapete
queste cose, anche voi conoscete la bestia che si annida nel vostro animo.
Ma siete in grado di mascherarla, attraverso
parole, parole, parole…
Scritte, dette,
pronunciate al vento, sui libri, sui muri…
Sprecate tante
parole, per non dire assolutamente nulla.
Un lupo non si può
tenere in gabbia. Prima o poi si ribellerà…
Siamo tutti lupi.
Ma noi siamo
quelli che ci siamo ribellati.”
Mi sento come se
mi avessi fatto il lavaggio del cervello.
Sono turbato…
Non riesco più a
pensare…
Ho paura.
Ora ne sono certo:
il mio amico è morto mentre questi pensieri attraversavano la sua mente.
Corrompendolo.
Come veleno che si insinua tra i petali di una rosa…
…per farne
rimanere solo un arido stelo.
“Ti sto
spaventando?” mi chiedi, mentre la tua consapevolezza ti ha illuminato il
volto, e ancora una volta, sei tu a ridere di me.
Idiota. Sai già la
risposta.
“Sì”.
E’ inutile
nascondere la verità.
“Perché sai che ho
ragione.”
“Non è vero”
E’inutile
nascondere la verità.
Però talvolta aiuta a prendere tempo.
“A cosa stai
pensando?” mi interpelli ancora.
“Qui sono io che
faccio le domande.”
“Falle allora.”
Ancora una volta,
il più lucido qui dentro sei tu.
Perché mi fai
questo effetto?
Perché mi sento
così?
Sto impazzendo
anche io?
“Perché hai ucciso
tua moglie?”
“La fine è così
semplice…”
“Rispondimi.”
Scegli con
accuratezza le parole, come se stessi scegliendo le armi da scagliarmi contro.
Cos’è che sta
illuminando il tuo viso da folle?
Quale orripilante
pensiero ha balenato nei tuoi occhi?
“Ho recitato bene
al tribunale, non è vero?”
“Certo, altrimenti
a quest’ora staresti marcendo in una lurida cella. E’ ciò che
ti meriteresti, secondo me.”
“Ma non è ciò che vorresti.”
Alzo lo sguardo,
spaventato.
Ecco, lo sapevo,
conosce ogni mio pensiero.
Sono in
svantaggio.
Non vale. Non è
leale.
Io non so niente
di questo impostore che è venuto a prendere il posto
del mio dolcissimo amico.
Ma cosa sto dicendo?
Riprendi tu il
discorso.
Sono costretto a
nascondere un sospiro di sollievo.
“Ho recitato bene,
ho assunto un faccino spaventato da bambino smarrito, come se non sapessi cosa
mi stesse accadendo intorno. Ma lo sapevo bene, molto
bene…. Ho detto che non ero stato io ad uccidere mia moglie. Ho detto che non
potevo averlo fatto. Ho aggiunto ‘se fosse stato per me, mia moglie sarebbe
ancora viva’.
Mi è bastato dire la verità per farmi considerare un pazzo.
E
per farmi mandare qui, accanto a te.”
Ma cosa diamine stai dicendo?
“Non dire
assurdità.”
“Coda di paglia?”
Ecco, ricominci
con questi subdoli giochetti.
Cosa
intendi dire?
Mi stai
trascinando con te…
No.
Non mi lascerò
vincere.
Per la memoria di
ciò che eri…
O di ciò che non
sei mai stato…
“Lo sai che tua
moglie era incinta?”
“Sì”
“L’hai uccisa pur
sapendo questo?!”
“Non sono stato
io.”
Lo dici con tale
sicurezza che mi viene quasi voglia di crederti.
Ma le prove che ti hanno incolpato sono
troppo schiaccianti.
Le mani sporche
del sangue di tua moglie…
Un coltello con le
tue impronte digitali…
Tu stesso hai
chiamato la polizia per costituirti.
<
Ed eccoti qua.
Ad inquietarmi e a
rovinarmi la vita con assurdi discorsi.
Eppure ho la strana sensazione…
…che tu abbia fatto tutto di proposito…
…per arrivare a questo punto…
Ho paura.
Sai qualcosa a cui
io non arriverò mai.
Mi stai tenendo
all’oscuro di qualcosa che potrebbe cambiare la mia esistenza…
Mi hai afferrato
la mano con la forza, e mi stai conducendo nell’oscuro baratro della follia…
Non voglio
precipitare…non voglio diventare ciò che sei ora….
Cosa mi sta
accadendo?
D’un tratto non i sembra di avere alcun controllo su di me..
E sento una voce…
Una voce che mi
chiama insistente…
Sembra quasi…un
urlo…
Un urlo che mi
chiama….
Che mi invita….
Ma io…non voglio ascoltarlo….
Non voglio
diventare come te…
“E allora chi è
stato?”
Il tuo sorriso
ancora una volta è un pugnale pronto a ferire…
E’un veleno che si infiltra nel mio sangue…
Ho paura.
Ancora una volta
devo accettare la realtà.
“Sei stato tu….”
Un freddo
improvviso si impossessa di me.
Non è vero…ma tu…
Tu conosci il
gioco di specchi di un animo fragile come il mio..
Sai come
ingannarmi, per portare la ragione dalla tua parte….
Tremo, senza
accorgermene.
Sudo, e perdo
ancora il controllo…
Mi stai rendendo
pazzo…
In questa stanza
siamo uguali.
O forse non siamo
mai stati diversi….
“E come avrei
fatto??”
Non dire
assurdità, ti prego.
Non convincermi
che la realtà non è mai come sembra.
Non convincermi
che non c’è speranza per un cuore umano…
Così debole…
Così peccaminoso…
La tua unica arma
è solo un gioco di parole.
E questo basta a
farmi soffrire.
La tua bocca si
apre, e io mi preparo.
So bene che
qualsiasi cosa dirai…
Sarà pronta a
ferirmi.
“Carina mia
moglie, vero?
Sì….ricordo come
al liceo riuscivi a guardarla, anche per ore…
Mentre studiavate eri il primo ad aiutarla.
Hai mai superato
il trauma di vederla sull’altare con me?
Io credo di no…
credo proprio che tu mi abbia odiato.
Sai cos’è l’odio?
Quello che ho
provato io per me stesso nell’istante in cui sono diventato consapevole di
essere causa della tua sofferenza….
Non mi incanti con quel faccino spaventato. So bene cos’hai
provato…
E so bene di chi
era quel bambino…
Non è vero
dottor….”
Mi sembravi più
furbo. Non hai capito un bel niente.
Questo gioco è
durato fin troppo.
Questa farsa non
mi appartiene più.
Finalmente dopo
un’ora capisco cos’è la potenza…
Mentre ti osservo…
Ti rannicchi su te
stesso con gemiti di dolore che mi provocano un piacere indescrivibile…
Ora capisco come
ti senti…
Capisco cosa vuol
dire…
Sentirsi in grado
di decidere della vita di qualcun altro…
Non fai più lo
sbruffone ora che un pezzo di metallo ti attraversa il petto?
Non fai più
saccenti domande mentre il tuo sangue si sparge sul pavimento?
Ancora una volta
sarò vittima di domande….
Che non troveranno
mai risposta…
Mi lasci di nuovo così, amico mio…
Mi rendi ancora
una volta schiavo del dolore di perderti.
Non posso fare a
meno di sorriderti, mentre mi infliggo la tua stessa
pena…
Rimpiango tutte le
volte che non ho saputo apprezzare la profondità di un tuo sguardo.
Tutte le volte che
non ho saputo essere felice di un tuo sorriso.
E’troppo tardi ora per pentirsene.
Non volevo tua
moglie…
Né la tua morte…
Volevo
semplicemente far parte di te.
Sentirmi parte
della tua vita…
Mentre ti vedevo
sempre più lontano…
Il mio sangue si
mescola col tuo…
Siamo una cosa
sola…
Lo siamo sempre
stati…un’anima divisa in due corpi…
Ed ora anche nella morte, uniti più che mai.
.