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Autore: Kore Flavia    24/04/2019    1 recensioni
Era stata una semplice questione di fisica. Per questo Giacomo aveva potuto prevederlo tra i larghi tavoli scuri della Biblioteca Statale Antonio Baldini che sarebbe finita a quel modo. Eppure quel giorno aveva deciso di seguire i lunghi ed esasperati consigli dei suoi amici che borbottavano, tra un caffè e uno spinello, che “così proprio non andava perché a dar tutto per spacciato non si pigliano pesci”. Perciò Giacomo aveva deciso di darsi una possibilità. (...)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Una questione di fisica


Era stata una semplice questione di fisica. Per questo Giacomo aveva potuto prevederlo tra i larghi tavoli scuri della Biblioteca Statale Antonio Baldini che sarebbe finita a quel modo. Eppure quel giorno aveva deciso di seguire i lunghi ed esasperati consigli dei suoi amici che borbottavano, tra un caffè e uno spinello, che “così proprio non andava perché a dar tutto per spacciato non si pigliano pesci”. Perciò Giacomo aveva deciso di darsi una possibilità.
Era stata una questione scientifica anche questa: in fin dei conti aveva scelto di far della scienza la propria dottrina e del metodo scientifico sperimentale la propria preghiera.
Il giorno in cui aveva parlato a Sofia per la terza volta aveva già tutto in mente: l’ipotesi concepita riguardava una semplice questione di cinetica. Erano stati i suoi amici a farli conoscere, un po’ per gioco e un po’ no, e da quel momento l’aveva accettata come compagna di studi. Lei studiava chimica e lui fisica e Giacomo sapeva che anche lei ne aveva previsto la fine.
Sofia, durante quel terzo incontro, aveva detto: “Una volta terminati gli studi che pensavi di fare?”
Sofia aveva i capelli rosa e le braccia sempre blu a causa delle bic utilizzate per appuntarsi le formule da usare. Giacomo le aveva già proposto dei fogli, ma lei diceva che così l’inchiostro filtrava nella pelle e poi finiva a circolare con il sangue e lei imparava. Aveva provato a dirle che scientificamente parlando era una sciocchezza, ma Sofia era solita rispondere con una semplice smorfia.
Giacomo aveva quindi risposto: “Trovare lavoro.”
“Ok, ma dove?” Era in quel momento che Giacomo aveva capito che i loro moti non avrebbero seguito la stessa direzione ancora per molto. Non avrebbero corso in modo parallelo l’uno all’altro che per qualche anno, nei migliori dei così. Giacomo, però, aveva sempre preferito il moto rettilineo uniforme e sapeva bene che l’accelerazione non faceva altro che rendere le cose più complicate.
“Qui.” Aveva quindi risposto, senza esitazione. Si era solo passato una mano sul volto, soffermandosi a stropicciarsi le sopracciglia folte e sempre aggrottate a riflettere. Era una caratteristica che a Sofia faceva tanto ridere ed era solita dire quanto quelle sopracciglia un giorno avrebbero inghiottito i suoi occhi.
La ragazza aveva replicato: “Oh,” ma poi aveva aggiunto, “io invece voglio partire cercare lavoro altrove. Pensavo alla Svizzera.”
Giacomo aveva capito da subito che Sofia aveva sempre avuto un tipo di moto ed una velocità diversa dalla sua. Là dove lui camminava, Sofia invece correva, piroettava, accelerava, ma era evidente che non avesse alcuna intenzione di rallentare. Era un elemento ad alta volatilità -ed era stata lei ad insegnargli certi concetti tra una ripetizione e l’altra-, mentre lui era forse troppo pesante e freddo per esserlo.
Era una semplice questione di cinetica e quando Sofia lo baciò per l’ultima volta, tenendo una mano sulla valigia e l’altra dietro al suo collo, Giacomo non fu sorpreso da questo loro finale. Non era neanche sorpreso che Sofia partisse da Fiumicino: sapeva già che là un aereo per Losanna l’aspettava impaziente da anni, rimproverandole persino il ritardo.
Giacomo aveva quindi potuto confermare la sua ipotesi. Ciò che però non era riuscito a prevedere erano state le conseguenze. Era riuscito a spiegare il fenomeno, certo, ma era una magra consolazione davanti alle lacrime che rotolavano sulle guance di Sofia. Era una magra consolazione davanti alla morsa che ora si era aggrappata al suo stomaco e che non lo lasciava a dormire.
 

 
Note d'autrice che dopo secoli torna sulle originali: 
La cosa è nata dal desiderio d'affrontare il tema delle separazione da un angolo diverso ed ho quindi scelto il punto diversa scientifico (un punto di vista che più lontano dalla mia persona non poteva certo essere) e quìndi eccoci qui, con la storia di Giacomo che studia fisica e non sa vivere -come tutti i personaggi che creo, a dire il vero-. 
Detto ciò: vi ringrazio per aver letto e spero vi sia piaciuta! 
Alla prossima!
 
 
   
 
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