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Autore: Lucas Rider    28/04/2019    0 recensioni
2042, l'intero pianeta è sotto il controllo delle multinazionali, che hanno abolito gli Stati e unificato il pianeta.
Risvegliata senza più ricordi una giovane ragazza si ritroverà in un distopico mondo tecnologico dove il rapporto tra robot e umani sta cambiando drasticamente.
Ma la ricerca di sé stessa la porterà a verità molto più oscure e pericolose.
Ho intenzione di pubblicare mediamente un capitolo ogni due settimane.
Spero che apprezzerete la mia storia, e recensioni, positive o negative, sono sempre bene accette.
N.B. questa storia fa parte di un Universo fantascientifico inventato da me che comincia a differenziarsi da quello reale dal 2020.
Pubblicherò altre storie ambientate in questo Universo, tutte ambientate dopo "Metal Angel", che fanno parte dello stesso Ciclo ma ambientate in un futuro molto più lontano.
Genere: Guerra, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Nel cuore della notte Serenicity si illuminava di luci.
Un denso alone bianco sovrastava la luccicante metropoli, che risplendeva come il più magnifico dei gioielli; un prezioso risplendente come il platino, duro come il diamante, gelido come la neve.
Quell’intensa luce creava in contrasto numerosi anfratti bui negli stretti vicoli di Steel Town: neri come la pece, oscuri come la morte.
Astrid sentì forti colpi risuonare all’esterno: all’improvviso Roland entrò nella sua stanza, con aria affrettata e preoccupata; aveva uno zaino in mano che cominciò a riempire di vari oggetti, tra cui una pistola al plasma.
“Svegliati, Astrid , dobbiamo andarcene da qui” disse senza mezzi termini.
“Cosa?” gli chiese, mentre indossava una felpa grigia.
“Ci hanno scoperto”
“Chi?”
“Non c’è tempo, seguimi”
Astrid avrebbe voluto fermarlo e dirgli chi era lei veramente, ma appena aprì bocca sentì il rumore di uno strumento da taglio che intaccava il metallo.
Roland la condusse in fondo al corridoio alla fine del quale c’era una botola di ferro.
L’occhio di Roland venne scannerizzato da una telecamera e la botola si aprì.
All’interno uno stretto passaggio ammantato dalle tenebre.
Dietro di loro udirono una forte esplosione e la porta principale, spessa dodici centimetri di acciaio, venne divelta da una potente fonte di calore.
“Non c’è più tempo, scappa” gridò Roland e spinse Astrid dentro.
Sigillò poi l’apertura e sparò alla telecamera.
Si girò verso la porta divelta, circondata da fumo bianco, ricaricò l’arma e si preparò a incontrare il Destino.


Nota dell'autore: questo è il prologo di Metal Demon, la storia si trova sul ,mio stesso account, vi chiedo che se volete lasciare una recensione di lasciarla sulla pagina della nuova storia
   
 
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