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Autore: Calia_Venustas    06/05/2019    3 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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THE CLOCK TOWER

Never had a very real dream before.
Now I got a vision of an open door.
Guiding me home, where I belong,
dreamland I have come!
[The Tower - Avantasia]

 

Il Maestro non mentiva quando gli aveva detto di abitare all’ultimissimo piano.

Trascinandosi dietro il suo magro bagaglio, Luxu cercava di tenere il passo sulla ripida scala a chiocciola che collegava l’atrio principale della torre campanaria ad una delle alte torrette che la sormontavano come le punte di una corona.

Perbias saliva i gradini senza sforzo, una mano dietro la schiena e l’altra posata sul corrimano mentre tutt’intorno a loro regnava il silenzio rotto soltanto dal ritmico scattare degli ingranaggi che tenevano in funzione l’enorme pendolo sospeso tra le due torri principali.

Luxu si domandò se sarebbe riuscito a dormire con quell’incessante ticchettio in sottofondo, ma in quel momento era troppo preso a guardarsi intorno pieno di meraviglia per preoccuparsi di come avrebbe passato la notte.

Mentre salivano di pianerottolo in pianerottolo, stanze sempre più bizzarre e misteriose facevano capolino oltre gli archi di pietra. Luxu scorse corridoi illuminati da globi azzurri e fluttuanti, enormi sale stipate di libri di ogni genere, una sala comune al cui centro troneggiava un massiccio tavolo rotondo e infine, raggiunto il piano più alto dopo quella che al bambino era sembrata un’eternità, persino un planetario semibuio dove un telescopio d’ottone scrutava il cielo stellato attraverso una feritoia nel soffitto.

Perbias entrò nella stanza circolare e batté le mani per aumentare l’intensità delle lampade a petrolio che pendevano dalla cupola dipinta di blu, poi si voltò in direzione di Luxu che col fiato corto lo aveva appena raggiunto dalla tromba delle scale.

“Posticino niente male, vero?”

Luxu si tolse lo zaino dalle spalle doloranti, ammirando le fini cesellature sul piedistallo del telescopio e la sedia girevole rivestita di broccato rosso ad esso collegata. “Sembra un museo. O una biblioteca…”

“È un pò entrambe le cose. E al tempo stesso, nessuna delle due. Domani gli altri ti spiegheranno tutto, adesso seguimi.” così detto il Maestro attraversò la sala diretto verso un corridoio sulla cui parete destra s’aprivano delle alte finestre ad arco con vetrate colorate.

Luxu gli corse dietro, sbirciando oltre i davanzali con una certa apprensione. Erano davvero molto…. molto in alto.

Più in alto di quanto avrebbe immaginato un edificio costruito dalla mano dell’uomo potesse arrivare. E ben più in alto di quanto aveva avuto l’impressione di salire mentre arrancava per le scale dietro al Maestro.

Perbias si fermò davanti ad una porta in mogano contrassegnata da una placca di metallo a forma di stella e, con un rapido gesto della mano, produsse una chiave d’argento che rimase sospesa a pochi centimetri dal suo palmo, ruotando su sé stessa.

Luxu fissò il gingillo a bocca aperta come se avesse appena assistito ad uno strabiliante gioco di prestigio anche se sapeva benissimo che quella del Maestro era vera magia.

Tutti potevano, almeno in teoria, imparare ad esercitarla perché essa era una delle tante cose prodigiose che il cuore umano era in grado di manifestare. Ma Luxu non aveva mai conosciuto un mago prima di allora e quindi quel semplice giochetto lo impressionò notevolmente.

“Ecco a te.” disse il Maestro serrando le dita attorno alla chiave e porgendogliela con un sorriso sghembo “Da oggi in poi dormirai qui, con Auropoli ai tuoi piedi. Così come si confà ad un futuro Maestro. Su, che aspetti? Apri la porta!”

Lui s’affrettò ad obbedire, inserendo la chiave nella toppa.

Perbias lo spinse dentro senza troppe cerimonie, battendo nuovamente le mani per illuminare la stanza avvolta nell’oscurità.

Il cuore di Luxu spofondò.

Lo sapeva.

Lo sapeva che era tutto un dannato scherzo.

Tutt’intorno a loro c’erano solo polvere e ragnatele. La sua “stanza” era un ripostiglio stretto ed umido stipato fino alle travi del soffitto di vecchi mobili, casse ricolme di cianfrusaglie e manichini coperti da drappi laceri che davano al tutto un aspetto a dir poco spettrale. Non c’era neppure una branda dove avrebbe potuto stendersi.

Era persino peggio del dormitorio dell’orfanotrofio.

Luxu sentì gli occhi inumidirsi di lacrime e cercò di convincersi che a causarle fosse stata soltanto la polvere e non la profonda delusione ed imbarazzo che provava in quel momento.

“Allora, che te ne pare?”

Il bambino si voltò verso il Maestro con un’espressione furibonda “Mi prendi in giro?!”

Perbias inarcò un sopracciglio, guardandolo dall’alto della sua statura con perplessità.

Luxu sfuggì il suo sguardo, asciugandosi stizzosamente le lacrime per poi serrare i pugnetti chiusi lungo i fianchi, sopprimendo un impeto di rabbia ed umiliazione.

Il Maestro s’inginocchiò al suo fianco, portandosi alla sua altezza. “Cosa c’è che non va?”

Sbalordito dal candore di quella domanda, il bambino tornò a fissarlo ad occhi sgranati. Possibile che non si rendesse conto di-!

Fu allora che Perbias gli rifilò una pacca giocosa sulla schiena, trattenendo a stento le risate. “Ci sei cascato! Ma che, pensi sul serio che ti avrei fatto dormire in questa topaia? Dammi un po’ di credito, mio caro Luxu!”

Rimettendosi in piedi, Perbias avanzò verso il cumulo di cianfrusaglie che occupava l’intera soffitta e, con un gesto così rapido che Luxu riuscì a malapena a seguire con lo sguardo, tirò via quello che si rivelò essere uno spesso tendone. “Voit-là!”

L’immagine del ripostiglio pieno di paccottiglia e ragnatele si accartocciò su sé stessa mentre il drappo cadeva, rivelando un’ampia sala illuminata dalla placida luce della luna.

Un soffice tappeto rivestiva il pavimento di pietra grigia e di fianco al letto ricoperto di cuscini e animaletti di pezza stava una bella scrivania ingombra di libri e candele.

Sulla parete opposta, c'erano un armadio a doppie ante ed un manichino su cui era posata una lunga veste grigia e ocra con finiture dorate che sembrava essere proprio della taglia di Luxu.

La vista di quella camera così spaziosa e tutta sua fece immediatamente dimenticare al bambino il tiro mancino che il Maestro gli aveva riservato poco prima “Mamma mia, è fantastico!”

Perbias finì di arrotolare il drappo illusorio che aveva usato per proiettare una simulazione in tre dimensioni della soffitta della torre ovest e se lo gettò sulle spalle come un sacco. Rivolse poi un sorriso magnanimo al suo giovane apprendista che aveva preso a correre di qua e di là, guardandosi intorno con gli occhi pieni di meraviglia.

“Quelli sono degli abiti speciali che ho fatto preparare per te. Anche gli altri apprendisti li indossano. Ti terranno al caldo quando arriverà l’inverno e non ci sarà mai bisogno di farli ingrandire. Cresceranno con te, ma non si laveranno da soli! Perciò di questo dovrai occupartene tu. Qui nei cassetti troverai una tunica di riserva.”

Luxu toccò la stoffa spessa con una certa apprensione, percependo chiaramente gli incantesimi in essa intessuti. La magia scorreva nelle fibre come una lieve corrente elettrica.

“Maestro, io… io non vi deluderò. Lo prometto.” disse tutto d’un fiato.

Perbias si posò le mani sui fianchi “Oh non ne ho alcun dubbio. Ma dovrai impegnarti molto, sai? Sono un tipo esigente.”

“Potete contare su di me! Voglio imparare! Mi insegnerete ad usare la magia, non è vero?”

Il ragazzo in frac lo raggiunse vicino al manichino, fissando l’abito ben inamidato per qualche secondo prima di riportare lo sguardo sul bambino al suo fianco e sui suoi occhioni castani.

Lo aveva già perdonato per quello scherzetto innecessariamente crudele che gli aveva riservato. Il suo cuore, proprio come quello degli altri ragazzini che aveva preso sotto la sua ala, era così pieno di luce da essere quasi abbagliante.

Esattamente ciò di cui lui aveva bisogno.

“Domani vedremo che cosa nascondi qui dentro.” disse, premendo l’indice guantato contro il petto di Luxu “La magia viene dal Cuore, e ognuno di noi ha una certa… come posso dire? Affinità, per un dato tipo di magia. Ogni Cuore è diverso, così com’è diverso il potere che contiene.”

Luxu aggrottò le sopracciglia “Sembra complicato.”

“Oh, lo è eccome. Il Cuore è uno dei più grandi misteri del nostro mondo. Ma l’importante non è capirlo, quanto seguirlo. Perciò, che il tuo Cuore possa essere la tua Chiave Guida, Luxu. Dormi bene!”

C’erano così tante altre domande che il bambino avrebbe voluto fargli, ma Perbias si era congedato e richiuso la porta alle spalle senza dargli il tempo di fare altro oltre il sussurrare un timido “Oh, sì… Buonanotte.”

Rimasto solo nel silenzio ovattato della notte, Luxu gettò lo zaino in un angolo tastando con soddisfazione i cuscini in piuma d’oca impilati l’uno sull’altro sul letto. Niente più brande che puzzano di piscio, niente più strilli nel cuore della notte, niente più punizioni ed angherie.

Si gettò sul letto preda di una gioia incontenibile, stringendo a sé uno dei pupazzi che sembravano lì per accoglierlo con le loro faccine sorridenti.

Senza neanche togliersi i vestiti, Luxu si raggomitolò sulle coperte trapuntate di stelle e sprofondò in quel sonno sereno di cui solo i bambini sono capaci.

Stretta al petto, teneva una capretta nera di pezza dalle lunghe corna ricurve.

 



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Grazie per aver letto fino a qui! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi. Del resto, il nostro buon Luxu ha un grande futuro davanti a sè ;)
- Calia

 

   
 
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