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Autore: andareverso    06/05/2019    1 recensioni
Amavo immergermi sino a nuotare rasente il fondo della piscina, da lì sotto tutto sembrava lontano, i movimenti erano rallentati, persino il mio corpo sembrava farsi meno materico e la vita stessa appariva sospesa, poi però dovevo necessariamente riemergere e tornare a respirare, per quanto cercassi di allontanare il più possibile quel momento, il mio stesso sistema richiedeva ossigeno, non potevo oppormi ad esso, e così ogni volta per quanta libertà percepissi quando tra me e il mondo si frapponevano metri di acqua, non potevo abbandonarmi totalmente ad essa e riaffiorare non era mai privo di sofferenza.Così è stato con lui.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Mia mamma è la persona più importante della mia vita, solo che per spiegare le dinamiche della nostra relazione non basterebbe una storia, quindi ho evitato di scendere nei dettagli.
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marzo 2019
Quanto tempo si può resistere in apnea?
 
A due anni e mezzo mia madre mi portò al mare per la prima volta, io ovviamente non ricordo nulla di quei giorni, mio padre però mi ha raccontato di come fossi spaventata ed intimorita dall'acqua, al punto tale che piangevo ogni qualvolta lei provasse a farmici entrare. La cosa era estremamente semplice, avevo paura, ma mia madre non ha mai concepito la paura e di certo non poteva accettare che la figlia così piccola avesse già timore di qualcosa, per tutta la durata della vacanza provò a portarmi in mare nonostante i miei strilli, alla fine rinunciò ma un mese dopo mi iscrisse in piscina.
Non avevo ancora tre anni, tuttavia lei vinse la sfida, non ebbi più paura dell'acqua e quella piscina divenne la mia dimensione per i successivi dieci anni, anche se ironia della sorte, il destino ha voluto che il mare non mi piaccia tutt'ora.
 
Mia mamma è sempre stata severa e ha sempre preteso da me il massimo in ambito scolastico, non avevo molto tempo per giocare o socializzare, la mia vita era scandita da ritmi ben precisi, scuola al mattino, pranzo, studio, cena, questa era la mia routine quotidiana, non avevo molti amici e comunque non mi era possibile vederli in orario extra-scolastico, la piscina quindi era l'unico svago che mi era concesso.
Siete mai stati in un impianto al chiuso? Quando si varca la porta scorrevole, la prima cosa che si sente è l'odore di cloro, se chiudo gli occhi ed inspiro lo sento ancora entrare nelle mie narici e pervadermi totalmente. In acqua mi sentivo libera, in acqua mi sentivo leggera, in acqua anche i miei pensieri sembravano divenire meno pesanti e la mia mente poteva volare su qualsiasi sciocchezza preferisse o addirittura poteva concedersi il lusso di farsi vuota. Cartesio nel Discorso sul Metodo asseriva: ''cogito ergo sum'' ovvero penso dunque sono ( esisto ), eppure il momento in cui sentivo maggiormente di essere presente a questa vita, era proprio quando mi tuffavo in acqua e riuscivo nell'impresa di  liberare la testa.
 
Presi tutti i brevetti ma quel che ricordo meglio è l'anno in cui iniziammo a praticare l'apnea, alla prima lezione ci spiegarono le basi teoriche: andare in apnea quando si sta sott'acqua non è come farlo fuori, i polmoni reagiscono diversamente ed anche la profondità influisce, ricordo che ci dissero che nonostante l'uomo non sia un animale prevalentemente acquatico ha un sorprendente riflesso d'immersione. 
Alcuni miei compagni di corso ebbero paura all'inizio, per me quello fu l'anno della svolta, mi innamorai sin da subito. Non saprei come tradurre a parole le sensazioni che provavo, ogni volta che mi immergevo volevo resistere di più, non era più solo la mia mente a svuotarsi ma lo stesso accadeva nel mio corpo, sentivo l'aria che pian piano abbandonava il mio organismo e fuoriusciva da me, era una sensazione mistica. Sfidarmi a restare in apnea per un tempo sempre maggiore non era una forma di sadismo, ma una ricerca di libertà. 
Amavo immergermi sino a nuotare rasente il fondo della piscina, da lì sotto tutto sembrava lontano, i movimenti erano rallentati, persino il mio corpo sembrava farsi meno materico e la vita stessa appariva sospesa, poi però dovevo necessariamente riemergere e tornare a respirare, per quanto cercassi di allontanare il più possibile quel momento, il mio stesso sistema richiedeva ossigeno, non potevo oppormi ad esso, e così ogni volta per quanta libertà percepissi quando tra me e il mondo si frapponevano metri di acqua, non potevo abbandonarmi totalmente ad essa e riaffiorare non era mai privo di sofferenza.Così è stato con lui.
 
Non so come fossero le relazioni prima dell'era digitale, non so se fosse più facile dimenticare qualcuno senza gli strumenti per monitorare costantemente la vita altrui.Io ho provato a scordarlo, forzandomi a non vedere cosa facesse, con chi uscisse e che piega avesse preso la sua vita, per un primo periodo ero riuscita nel mio intento, poi è accaduto l'inevitabile, come quando non potevo restare in immersione, allo stesso modo non potevo restare indifferente al progredire della sua esistenza
Non vederlo, non sentirlo e non sapere neanche tramite social cosa facesse, mi aveva illuso di poter planare oltre questa nostra storia tossica, poi qualche giorno fa non ho resistito, ho aperto le sue storie, quel che però non mi aspettavo era di sentirlo parlare, è un dettaglio banale me ne rendo conto, eppure quando il telefono ha iniziato a riprodurre quell'estratto di vita quotidiana che lui aveva deciso di pubblicare e nelle cuffie ho sentito di nuovo la sua voce, tutto è mutato.
Ho scritto ad una mia amica ed il messaggio che le ho inviato era circa questo: '' Ho visto le stories e mi è partito l'audio per sbaglio, stava ridendo e prendendo in giro i suoi amici, niente di particolarmente rilevante ma non ero pronta, è stato come tornare a respirare. '', un secondo dopo mi ero pentita di quel messaggio, perché appariva come un orribile cliché romantico ma così non era. 
Dopo aver lasciato nuoto e aver smesso di andare al mare, non avevo più provato quelle sensazioni, la leggerezza dell'immersione e la frenesia e l'affaticamento del tornare in superficie, sentirlo parlare mi ha riportato indietro, sentirlo parlare mi ha fatto rivivere quella stessa emozione, d'improvviso la leggerezza si è rivelata per l'abbaglio che è sempre stata e ha fatto posto alla necessità di riprendere aria e alla stanchezza dell'aver forzato il corpo ad una situazione ed un ambiente non naturale per esso.
Non averti nella mia vita, per me è esattamente questo: per quanto bello e liberatorio possa essere, non è naturale.

 
Non so se tutto questo può avere un senso, non so se dall'esterno si possa capire questo paragone insensato ed intimo, ma oggi come allora mi domando la stessa cosa: 
Quanto tempo si può resistere in apnea?

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Spazio autrice ( cosa che non sono ) : 
Come la precedente volta, anche oggi nel pubblicare questa storia voglio sottolineare che non sono un'autrice e generalmente non mi piace scrivere.
Questa storia risale ad una notte di circa due mesi fa, una notte in cui ho sentito la necessità di sfogarmi tramite la scrittura, questa sconosciuta, non so se esiste un vero motivo per il quale oggi alle 3 am inoltrate mi sia sembrato sensato pubblicarlo senza neanche rileggerlo, comunque se siete arrivati sin qui, spero abbiate compreso almeno un po' la mia contorta logica sentimentale.

Spero la grammatica e il lessico siano accettabili, domani magari la rivedo, ma ci tenevo  a caricarla prima di cambiare idea.
Non mi resta che augurarvi buonanotte o buongiorno o forse buonasera, nel dubbio direi buona vita.
R x.
  
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