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Autore: Dreamer47    06/05/2019    1 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 8 (Parte II).
Unfor
given (Dying Wish).


I gemiti di una lotta sanguinolenta si sparsero per la stanza, arrivando persino alle orecchie dei tre ragazzi che giacevano a terra privi di sensi dopo essere stati colpiti con troppa forza da quell’Alpha vampiro, che adesso stava lottando duramente contro la minore delle Collins.
Ciò che i tre videro fu uno scontro quasi statico: la donna attaccava, ma l’Alpha parava, e quando era lui ad attaccare, Katherine non si faceva cogliere impreparata e non si lasciava mai colpire.
Ai loro occhi, sembrò di vedere scontrare tra loro due forze uguali, incapaci di contrastarsi o di annientarsi completamente; i tre si scambiarono un’occhiata eloquente e velocemente Dean afferrò dalla sua giacca tre siringhe ripiene di sangue di uomo morto, e le distribuì a suo fratello e alla sua ragazza.
Silenziosamente si avvicinarono e Katherine si distrasse, prendendo un pugno in piena faccia e voltandola istintivamente; la donna si dovette tenere allo schienale della sedia e dovette recuperare fiato, sentendo le forze venire meno: oltre la tempia e il labbro, il sangue le sgorgava anche dallo zigomo malmesso e dal sopracciglio.
Sputò un fiotto di sangue e strinse forte fra le sue mani la sedia, sollevandola e spaccandogliela di sopra con un movimento fulmineo: l’Alpha, coperto del suo stesso sangue, cadde rovinosamente a terra, non aspettandosi quel colpo, e i tre ragazzi vi si avventarono con forza, ma per il modo in cui scalciava e si dimenava, solo Hailey riuscì a iniettargli la sua siringa dritta nel cuore.
Il vampiro respirò a fatica e cercò di rialzarsi, ma si sentì davvero troppo debole per continuare a lottare in quella maniera; odiava ammetterlo, ma aveva trovato un’avversaria davvero capace e forse anche un pizzico più forte di lui.
Quando si avvicinarono per legarlo meglio, però, i tre ragazzi vennero respinti ed incollati alle pareti in una morsa invisibile, e ciò poteva dire solamente una cosa: demoni.
Katherine si guardò intorno e mosse una mano, annullando la presa ferrea che incollava i tre ragazzi alle pareti e si avvicinò loro lentamente, sentendo un dolore acuto alla spalla sinistra, ma ingoiò il dolore e si guardò attorno; Dean la guardò con insistenza e la ragazza pensò che volesse chiederle come diavolo avesse fatto a liberarli dalla presa, ma il ragazzo le afferrò il viso fra le mani con delicatezza, cercando di controllare le sue ferite con sguardo angosciato.
“Sto bene, tesoro..” sussurrò Katherine sorridendo, passandosi il dorso della mano sinistra sulle labbra per pulirle dal sangue che ancora continuava a sgorgare dalle sue ferite.
“Sei stata tu a ..?” Chiede Hailey avvicinandosi ed aggrottando le sopracciglia, guardandosi attorno.
“No!” Esclamò Katherine roteando gli occhi per il disappunto, guardandola con aria quasi offesa, ma poi tornò a sorridere.
“Quindi ci sono dei demoni qui?” Chiese Sam avvicinandosi e alternando lo sguardo fra i presenti con aria preoccupata.
Dei passi si fecero strada lungo la stanza e alle orecchie dei ragazzi arrivò dritto il suono di un applauso fatto da una sola persona, mentre una risata riecheggiava fra i muri della stanza; si scambiarono uno sguardo veloce ed intravidero una figura entrare della porta principale, fin troppo familiare per i ragazzi.
“Meg!” Esclamò Dean con aria arrabbiata e furiosa, scuotendo la testa.
“Ciao ragazzi!”.
Il demone indossava la stessa ragazza che aveva preso anni prima, sui 25 anni e con dei capelli neri e lunghi che le ricoprivano tutta la schiena.
Sam ed Hailey avanzarono, sentendo che Meg fosse arrivata al momento sbagliato, dato che l’Alpha aveva ripreso a muoversi lentamente, sintomo che l’effetto del sangue di uomo morto si stava esaurendo; Katherine avanzò di qualche passo e la guardò bene, ricordando tutto l’odio che provasse per lei e ciò che avesse fatto.
“Katherine, che splendida visione..” sussurrò il demone aggrottando le sopracciglia e guardandola con curiosità. “Sei ancora viva sotto tutto quel sangue?”.
“Ti avevo detto che ti avrei uccisa se ti avessi rivista!”.
“Si, e anche la volta precedente..” continuò Meg avvicinandosi ulteriormente e sorridendo, prendendola quasi un giro. “..e quella precedente!”.
Con uno scatto della mano, Katherine estrasse il coltello di Ruby dalla guaina dei pantaloni di Dean, e con velocità si avventò verso il demone, riuscendo però solamente a tagliare un lembo di carne e a farla gemere dal dolore; la donna si avvicinò, osservando Meg tenersi la parte lesa con la mano e la guardò in cagnesco.
“Tu mi hai fatto uccidere Ellen e Jo!”.
“Si, ricordo quanto è stato divertente quel giorno..” disse Meg ridendo, mimando un’esplosione con le mani. “Ricordo anche di come i miei cani hanno strappato via le viscere alla piccola Jo come se fosse fatta di burro! Non fartene una colpa, anche se avessi avuto un po’ di umanità e l’avessi aiutata, sarebbe morta la stesso!”.
Katherine serrò i pugni per la rabbia e scosse la testa, sentendo di non volere cedere e di non volerle dare quello che voleva; si voltò nella direzione opposta e chiuse con forza gli occhi, lasciando cadere il coltello e i ragazzi furono gli unici a leggere in faccia il suo dolore.
Dean le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, stringendola forte, e Sam ed Hailey avanzarono preoccupati, osservando il vampiro provare a rimettersi in piedi.
Avevano avuto fortuna prima ad iniettargli quel sangue, probabilmente l’avrebbero dovuto fare una seconda volta.
“Perché diavolo sei qua?!” Urlò Dean con tono perentorio, guardandola in cagnesco.
“Il tuo nonnino ha fatto un lavoro per noi..” sussurrò Meg sorridendo, avanzando nella stanza ed osservando i suoi uomini materializzarsi.
Due uomini sulla trentina, con gli occhi neri e una forza sovraumana, afferrarono il primo vampiro per le braccia e senza dire nulla si smaterializzarono dalla stanza, portandolo vita in meno di un secondo sotto gli occhi impietriti ed impotenti dei presenti.
“No!!” Esclamò Katherine voltandosi di scatto ed avanzando verso il demone, continuando a fissare il punto in cui fino a pochi secondi prima giaceva il vampiro che avrebbe dovuto uccidere. “Dov’è? Dove lo hai portato?!”.
“Mi dispiace tesoro, lo so che volevi la tua vendetta ma Samuel lo ha venduto a noi!” Esclamò Meg sorridendo e facendo spallucce.
“Che vuol dire che Samuel lo ha venduto a voi?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia.
“Che ha fatto un patto con il re!”.
“Il re?!” Chiesero all’unisono i quattro ragazzi aggrottando le sopracciglia.
“Il re dell’inferno!” Esclamò Meg ridendo, notando però la loro espressione ancora perplessa, non riuscendo a capire di cosa stesse parlando. “Crowley, pivelli!”.
“Crowley è il re degli incroci!” Esclamò Hailey aggrottando le sopracciglia e fissandola come se avesse appena detto qualcosa di insensato.
“Non al momento, ha preso il posto di Lucifero dopo che voi l’avete gentilmente richiuso in gabbia!” Esclamò Meg sbuffando aria dal naso e sbuffando con un'espressione seria e seccata sul viso.
“Vuoi dire che è colpa nostra?!” Esclamò Katherine guardandola in cagnesco, avanzando lentamente. “La nostra unica colpa è di non avervi ancora ammazzati uno ad uno!”.
“Bene! Allora perché non prendi quel coltello e me lo pianti dritto nel cuore?” Chiede Meg divenendo un po’ più seria, avvicinandosi, per poi far sbocciare un sorriso ironico sul suo viso. “Oh certo, hai paura di renderti conto di quanto in realtà ti piaccia uccidere e torturare qualsiasi cosa Samuel ti porti in questo bel posto?”.
“Da quando Crowley vuole questi Alpha?” Chiese Sam avvicinandosi, cercando di mettere fine a quella stupida disputa fra Meg e Katherine.
“Da quando non sono affari tuoi!” Esclamò il demone ridendo e allargando le braccia. “Sentite, non c’è nessuno che lo voglia morto più di me, è un capo mediocre ed è .. basso! Ma non posso ribellarmi o mi farà uccidere!”.
“Quindi sei la sua puttana?” Chiesero Hailey e Dean contemporaneamente, mentre un sorriso divertito si fece largo sul loro volto.
Meg divenne seria e sospirò, distogliendo lo sguardo e guardando fuori dalla finestra per qualche secondo: le luci dell’alba si stavano alzando sulla città, investendola completamente.
Era ora di tornare a casa, ora di andare e, per quanto le piacesse stare in loro compagnia, doveva farlo.
“A presto, ragazzi..” sussurrò Meg abbozzando un sorriso ed indietreggiando lentamente, per poi voltarsi e sparire nel nulla dopo aver lanciato loro un’ultima occhiata.
Sam ed Hailey sospirarono e si guardarono fra loro, notando come lo sguardo dei loro fratelli fosse del tutto simile al loro: delusi, erano rimasti con l’amaro in bocca e le mani vuote dopo tutto quel lavoro. Dopo aver rischiato la vita in quella casa piena di vampiri, dopo aver portato l’Alpha lì e aver lottato contro di lui, scoprendo quanto fosse forte; un sospiro crebbe dentro di loro e Sam ed Hailey si diressero nella stanza accanto per vedere quanto fosse effettivamente rimasto dei cacciatori e di Samuel dopo l'arrivo dei demoni. 
Dopo qualche istante di silenzio, un gemito di dolore attirò l’attenzione del maggiore de Winchester, rimasto ancora pensieroso per le parole del demone e per ciò che avesse appena scoperto; ad udire quei versi, Dean parve riprendersi da quello stato di trance e si voltò ad osservare Katherine tenere stretta con la mano destra la sua spalla sinistra, mentre del sangue prese a sgorgarle ancora dalle tempie; immediatamente il ragazzo andò in suo soccorso, cercando di capire cosa non andasse con sguardo interrogativo.
Aveva perso molto sangue durante la colluttazione con il vampiro, in fondo era stata l’unica ad averlo davvero affrontato; la donna si appoggiò completamente al petto di Dean con la spalla destra ed alzò lo sguardo verso il suo viso, accennando un sorriso.
“Ho la spalla lussata, potresti..”.
Il ragazzo annuì e strinse i denti, sapendo che ciò che avrebbe fatto e sopratutto il modo in cui lo avrebbe fatto, sarebbe stato molto doloroso per la donna; intrappolò con le sue mani la spalla esile di Katherine e senza neanche darle un’unità di misura temporale, tirò senza neanche avvertirla, rimettendo la spalla nella sua corretta posizione.
La donna emise un urlo e sbattè un pugno contro lo schienale della sedia, imprecando con forza e muovendo leggermente la spalla; delle calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi involontariamente e si voltò di scatto per assicurarsi che Dean non la vedesse, anche se lo intuì.
Non piangeva per il dolore fisico, quello sarebbe passato e lei c’era abituata: piangeva perché si era lasciata sfuggire il vampiro che l’aveva uccisa molto tempo fa e che l’aveva passata liscia già la prima volta. Gli aveva dato la caccia per molto tempo, molti anni, e quando Samuel l'aveva avvertita di averlo trovato pensò di potercela fare dopo tutta l'esperienza accumulata.
Sentì la stretta di due braccia attorno alla vita e la testa del ragazzo incastrarsi perfettamente nell’incavo del suo collo, mentre le schioccava dei baci veloci, soffermandosi sulla cicatrice a mezza luna rilasciata dal primo vampiro tantissimi anni prima.
“Mi dispiace..”.
Katherine si asciugò le lacrime e si voltò di scatto, abbracciandolo stretto a se e nascondendo la sua testa sul suo petto, cercando di riposare la mente per qualche momento, prima di andare ad affrontare il loro dramma familiare.





“Sette morti, gli altri sono scappati..” sussurrò Samuel afferrando la mano del nipote minore che lo stava aiutando a rialzarsi da terra, gemendo leggermente e massaggiandosi la testa. “Non li biasimo. Io sono sopravvissuto solamente perché pensavano che fossi già morto”.
Nella stanza a fianco a quella designata per la tortura degli Alpha, si estendeva una colorazione insolita del pavimento: il sangue imbrattava tutte le superfici, facendo rabbrividire persino i cacciatori stessi che di sangue ne avevano visto parecchio nell’arco della loro vita.
In quel momento Katherine e Dean irruppero nella stanza con sguardo sconfitto, osservando la scena e rimanendo per qualche secondo gelati sul posto. Cosa poteva aver causato una cosa del genere ?
“Meg?” Chiede Dean aggrottando le sopracciglia, continuando a guardarsi attorno.
Il fratello annuì ed Hailey sospirò, avvicinandosi alla sorella e passandole una mano sulla schiena nel tentativo di rassicurarla.
La minore delle Collins piantò lo sguardo sul capo di quell’operazione, sentendosi quasi tradita e molto ferita da ciò che avesse fatto; lo guardò insistentemente e Samuel ricambiò lo sguardo in maniera confusa.
“Cosa sai del purgatorio?”.
“Purgatorio?” Chiese l’uomo mettendo su la sua faccia da poker nel tentativo di farsi passare per innocente e in quel momento fu chiaro a tutti da chi Dean avesse preso le sue doti da bugiardo professionista.
“Sappiamo tutto, quindi parla: cosa sai?” Chiese Katherine avanzando, guardandolo in cagnesco.
Samuel sospirò, capendo di averli feriti e, peggio, di averli delusi; si fidavano di lui, così come Gwen che adesso giaceva a terra priva di vita.
L’uomo si passò una mano sul viso, non riuscendo ad evitare lo sguardo accusatorio del maggiore dei suoi nipoti, che non aveva mai smesso di guardarlo in quella maniera, e deglutì a fatica.
“C’è una madre, Eve. È antica ed ogni mostro sulla terra è riconducibile a lei” rispose il cacciatore più anziano annuendo, avvicinandosi alla donna e cercando di afferrarle il braccio, ma Katherine non si fece neanche toccare. “Adesso è tornata”.
“Come lo sai?” Chiese Hailey serrando le braccia al petto, guardandolo anche lei in cagnesco.
“Ho i miei informatori” rispose Samuel sospirando ed allargando leggermente le braccia. “So che quando avrà finito ci saranno più mostri che umani”.
“Non sai altro?” Chiede Sam avvicinandosi, ma continuando a guardare quei cacciatori ormai senza vita con aria profondamente addolorata.
Samuel non lo aveva mai visto così, con quello sguardo messo su che lo faceva sembrare di nuovo umano; non lo era stato molto nel periodo in cui cacciavano insieme, ma ovviamente Sam non poteva ricordarlo.
Samuel fu grato che gli avessero rimesso l’anima al posto giusto e che adesso stesse bene; in fondo lui doveva essere il suo nipote prediletto, John e Mary avevano scelto lui per dargli il suo nome. Doveva pur significare qualcosa.
“No, ve lo giuro ragazzi”.
I quattro cacciatori si scambiarono un’occhiata eloquente e fu chiaro che Samuel non stesse mentendo, così si diedero da fare e raccolsero tutte le loro armi e i loro borsoni, ponti ad andare via e a lasciarlo lì da solo a sistemare tutto quel disastro.
In fin dei conti se quei cacciatori erano morti la colpa era solo sua e del fatto che avesse stretto un accordo con Crowley; cosa si aspettava da un demone? Non aveva imparato un bel niente da tutti quegli anni di casi e di lavori?
Era troppo strano, troppo ingenuo da parte sua; era questo ciò che pensava Katherine mentre inseriva l’ultima lama dentro il suo borsone e si voltava verso la porta, dando le spalle a Samuel.
Cercò di uscire dalla stanza ma qualcosa la bloccava: era troppo affezionata a quell’uomo per andare via così.
Ignorò i richiami dei ragazzi, che avevano già oltrepassato la porta e l’aspettavano, ed alternò lo sguardo sui tre; mise le mani avanti, cercando pacificamente di farsi ascoltare e sospirò.
“Datemi cinque minuti”.
Sam ed Hailey annuirono, perché capivano quanto Katherine si fosse legata a Samuel, rivedendo suo padre in ogni azione che lui facesse, ma non Dean. La guardò con aria interrogativa quando Katherine mollò il borsone a terra e si voltò nuovamente verso Samuel, che intanto aveva già cominciato a spostare i cadaveri in un unico punto.
“Cosa ti ha promesso Crowley?”.
Samuel si voltò verso di lei, trovando anche i ragazzi, intenti ad osservarlo e a studiare ogni sua mossa; sospirò e si appoggiò all’unico tavolo della stanza, concentrando lo sguardo sulla ragazza che era tornata a parlargli nonostante ciò che fosse appena successo.
“Mary, ha promesso di ridarmela”.
Le parole gli uscirono dalla bocca senza che riuscisse a rendersene conto e gli occhi di Samuel presero a pizzicare, sentendo il grande vuoto dentro di se pesare sempre di più.
La mamma?!” Chiese Dean sgranando gli occhi e dilatando le narici per la rabbia, rimanendo immobile sul posto e guardandolo di nuovo in cagnesco.
“Voi non la vorreste?” Chiese Samuel facendo leggermente spallucce, fissando i nipoti con gli occhi lucidi. “Sapete qual è la differenza fra voi e me? Voi sapete vivere senza di lei, io no!”.
“Questo è sbagliato, i demoni mentono!” Esclamò Sam allargando le braccia, sentendosi come se non avesse la minima idea di chi fosse realmente suo nonno.
“So quello che provi Samuel, ma..” iniziò Hailey con tono più dolce rispetto ai ragazzi, immedesimandosi ed annuendo, ma venne brutalmente interrotta.
“No, non lo sai!” Esclamò Samuel discostandosi dal tavolo e guardandoli con aria arrabbiata. “È mia figlia ed è morta e adesso posso fare qualcosa per lei!”.
“Sono tuo nipote e ti chiedo di smetterla e di non farlo” rispose Dean puntandogli un dito contro e guardandolo con aria schifata, proprio come se stesse parlando ad un demone.
“Sei un ipocrita. Quante volte sei morto e sei tornato?” Chiese il nonno allargando le braccia e guardandoli con rabbia.
“Troppe. Impara dai nostri errori!” Esclamò Sam scuotendo la testa e facendo spallucce. “Ascoltaci!”.
“Mi dispiace ragazzi, ma..”.
“Bene, riportala indietro!” Esclamò Dean allargando le braccia ed alzando di molto il suo tono di voce. “E poi cosa le dirai? Che hai fatto un patto con un demone?”.
“Basta!“ esclamò Katherine che fino a quel momento era rimasta in silenzio, voltandosi nella direzione del ragazzo e sgranando gli occhi. “Vi sembra giusto parlargli così?!”.
“Non me ne frega proprio un cazzo che sia nostro nonno!” Esclamò Dean allargando le braccia e spostando il suo sguardo irritato su di lei. “Lui ci ha mentito, lui..”.
“È solo un uomo che ha perso sua figlia..” sussurrò Katherine facendo spallucce, voltandosi nuovamente verso Samuel ed accennando un sorriso. “Ho preso Jud per un po’, so cosa provi. Mi dispiace per quello che stai passando”.
Samuel annuì e si asciugò il le lacrime dal volto, voltandosi e dando le spalle ai quattro ragazzi; il cuore gli pesava troppo da quando era tornato ed aveva scoperto che sua figlia fosse morta. Avrebbe dato di tutto per farla tornare, per vederla anche solo per un minuto.
La amava più della sua stessa vita.
Non poteva accettare di vivere in un mondo in cui lei non ci fosse più e questa sensazione Katherine la conosceva bene. Aveva spento i suoi sentimenti per non provare tutto quel dolore, sapeva che poteva portare a fare delle pazzie.
Si girò verso la sorella e i due ragazzi ed accennò un sorriso quasi imbarazzato; alternò lo sguardo e fece spallucce.
“Lo aiuto..” sussurrò la ragazza posando sul tavolo le armi che teneva nella fibbia della cintura e sospirò rumorosamente. “Restate o no?”.
Hailey sorrise e non poté che essere d’accordo con la sorella, il che non succedeva spesso ed era quasi un evento nazionale, e Sam si lasciò convincere, nonostante non capisse la volontà dell’uomo; Dean rimase a guardare quella scena e lanciò il suo borsone per terra, pensando che potessero andare tutti al diavolo e che la sua fosse una famiglia di pazzi.
Nonostante ciò, li aiutò a ripulire le due stanze e ad eliminare ogni traccia che potesse fare risalire la polizia o qualsiasi altro demone dritto a loro.
Nessuno pronunciò più neanche una parola, non dissero nulla, ma si limitarono a far regnare il silenzio fra loro, ognuno perso a seguire il filo dei propri pensieri. Avevano già sprecato troppe parole per quella situazione, cos’altro avrebbero potuto dire che non risultasse superfluo?
Si sbarazzarono dei cadaveri e del sangue, cercando di essere il più minuziosi possibili e poi uscirono dall'edificio, recandosi ognuno alla propria auto; i ragazzi salutarono Samuel con un gesto della mano e si chiusero lo sportello alle spalle, accendendo i motori e partendo per due direzioni diverse.






La rabbia aveva continuato a scorrergli nelle vene per tutto il viaggio in auto, alternando lo sguardo fra la strada davanti a se, suo fratello ed Hailey seduti accanto a lui con un’aria molto seria e preoccupata sul viso, e la macchina dietro di se, guidata da Katherine che aveva acceso il motore ed era partita senza neanche dire una parola.
Dean si morse il labbro e sospirò rumorosamente: neanche lui aveva voglia di fare conversazione in quel momento, esattamente come Sam ed Hailey, ma tutto quel silenzio gli dava alla testa.
I pensieri continuavano a scorrere l’uno sull’altro, inondandogli la mente di tutte quelle brutte situazioni che stavano capitando in quel periodo: cominciò a pensare a Castiel, l’angelo che era entrato nelle loro vite dopo averlo salvato dall’inferno e che li avevi travolti con i suoi modi non proprio umani.
L’avevano visto mutare sotto i loro occhi, cambiare a tal punto da ribellarsi ai suoi stessi fratelli e ai progetti di Dio per aiutarli e per seguirli nei loro piani. Aveva gioito con loro di ogni vittoria e aveva sofferto quando le cose andavano male.
Quando i quattro cacciatori e Bobby non avevano la più pallida idea di come risolvere certe situazioni, Castiel c’era sempre per toglierli dai guai e salvarli.
Era finito al tappeto per loro, aveva sanguinato per i suoi amici, preferendoli persino ai suoi stessi fratelli angeli.
Non c’era nulla che potesse cancellare il fatto che Cass fosse diventato per tutti loro un fratello, più che un semplice amico.
Proprio per questo era così difficile per Dean accettare che Castiel li avesse traditi in quel modo, preferendo un'alleanza con un demone piuttosto che rivolgersi a loro. Alla sua famiglia.
Il giovane aveva prestato molta attenzione durante tutta la sua vita a non far oltrepassare la linea che valicava la sua vita privata rispetto al lavoro, alle amicizie, e c’era sempre riuscito: nel suo cuore c’era spazio solamente per il suo fratellino, Sam, e per Bobby, l’unica figura paterna che gli fosse rimasta.
Loro tre erano la sua famiglia.
Ma quando Katherine ed Hailey entrarono nelle loro vite aveva deciso di abbassare quelle barriere, per la prima volta nella sua vita: quando aveva conosciuto la minore delle Collins aveva subito capito che sarebbe stata lei l’unica donna della sua vita e ne fu terribilmente spaventato, non avendo mai provato nulla di simile.
E quando invece fu Hailey a bussare a quella porta e a entrare in punta di piedi nella loro vita, Dean decise di farlo un’altra volta, abbassare le difese e lasciare che anche lei entrasse a far parte della sua famiglia.
Si sentiva completo come non aveva mai pensato di essere nella sua vita; aveva sempre pensato di finire come suo padre o come qualsiasi altro cacciatore del pianeta.
Solo. Senza nessuno che lo amasse e con un fegato estremamente spappolato.
Non pensava neanche di meritarsela una famiglia come quella: non era perfetta, ma quale famiglia lo è ?
Invece suo fratello, Bobby, Hailey e Katherine erano riusciti a farlo ricredere e a scaldargli il cuore ogni qualvolta intercettasse i loro sguardi.
Ma con Cass era diverso: Dean lo aveva percepito come un nuovo nemico da abbattere per poi proseguire con il prossimo.
Castiel era riuscito con pazienza e con molti fatti a farsi riconsiderare e ad entrare nei loro cuori.
Era suo fratello e faceva dannatamente male il fatto che lui li avesse traditi.
Scosse la testa ed accese la radio con la disperazione nella mente, cercando di distrarsi e di non pensare a quell’angelo con il trench che non vedeva ormai da troppo tempo.
Pensò a suo nonno e a quanto fosse pazzo, sorridendo al pensiero che la follia fosse di famiglia; poteva capire il dolore provato quando Samuel si vide catapultato di nuovo in questo mondo e non potè ricongiungersi con sua figlia, comprendeva il desiderio di rivederla, ma lavorare per un demone? Era troppo persino per lui.
Le successive ore passarono velocemente, le autostrade erano ancore sgombere data l’ora e il piede continuava ad essere schiacciato sull’acceleratore; il senso di familiarità e di casa si fece largo dentro di loro quando riconobbero la scritta all’entrata del vialetto malmesso e colmo di rottami di auto.
Posteggiarono esattamente all’ingresso e notarono che mancasse all’appello l’automobile del vecchio burbero, così Hailey fece partire una chiamata e chiamò Bobby, che li informò di essere andato ad aiutare Rufus in una caccia e di non fare troppi danni in casa.
Sam ed Hailey cucinarono la colazione, notando come i rispettivi fratelli, seduti al tavolo della cucina, avessero delle facce stanche ed in procinto di addormentarsi presto; sorrisero quando li videro mangiare senza neanche guardare o lamentarsi di qualcosa, specialmente Dean, che accompagnò la sua colazione con una birra, nonostante fosse mattina.
Hailey rise, chiamandolo alcolizzato, ma il cacciatore non rispose, sentendosi fin troppo amareggiato interiormente per farlo.
Ognuno si recò al piano di sopra per darsi una rinfrescata e per fare una bella dormita, stanchi per la caccia ed anche per le ore di guida, mentre in casa continuò a regnare il silenzio.



Con la sensazione di disagio nel cuore, si mosse lentamente verso il salotto della casa, trovando Sam ed Hailey stretti in un abbraccio e quasi del tutto addormentati sul lato sinistro del piccolo divano, mentre Dean stava comodamente seduto sul lato destro con i piedi sul tavolino a guardare qualche partita alla televisione, con un'espressione seria sul volto e lo sguardo un po’ troppo pensieroso.
La ragazza avanzò all’interno della piccola stanza e gli accennò un debole sorriso che lui non ricambiò, e si diresse in cucina con l'intento di cercare dei bicchieri nei quali versare quel whisky che giaceva nel suo ripiano da già un po’ troppo tempo.
I due rifiutarono l’invito a bere e Katherine sospirò, sedendosi sulla sedia della scrivania di Bobby, appoggiando le gambe al bordo; con un gesto meccanico tracannò parte del liquido contenuto nel bicchiere ed entrasse il suo telefono, leggendo dei messaggi da parte di Liam con un grosso sorriso sul volto.
Dopo un sonoro sbadiglio, Sam ed Hailey si congedarono, salutando i rispettivi fratelli con gli occhi rossi della stanchezza e Katherine guardò per qualche secondo Dean, che ancora non aveva neanche sfiorato il bicchiere colmo che la donna gli aveva lasciato accanto.
Sbuffò aria dal naso e tracannò il contenuto con un sorriso amaro sulle labbra, spingendo in avanti e chiudendo la bottiglia con uno scatto; prese fra le mani il libro che parlava della Madre e che Bobby aveva lasciato sulla sua scrivania, rigirandoselo fra le mani e recando di capire quale fosse il codice per decifrarlo.
“Chivas?”.
La voce del ragazzo le fece sollevare lo sguardo dal libro e la puntò su di lui, trovandolo intento a bere qualche sorso e a guardare ancora la partita sullo schermo posto davanti a se; Katherine accennò un sorriso, sentendosi quasi felice che avesse ricominciato a parlare dopo l’intera giornata di silenzio.
“Beh, ho pensato che lo avresti apprezzato”.
Lentamente Dean finì il contenuto del suo bicchiere e poi lo posò a terra, proprio sotto il bracciolo del divano; spense là televisione e con un sospiro si voltò a guardare la ragazza.
Il suo sguardo era stanco, provato da quando fosse successo il giorno prima, ma vi era comunque una luce strana nei suoi occhi: nonostante tutto non si era arreso.
Arrendersi non era nel DNA dei Winchester e lei lo sapeva più di chiunque altro.
“Credo ancora che Samuel sia pazzo e tu lo sia forse anche più di lui a provare compassione nei suoi confronti”.
“Mi metto nei suoi panni e lo capisco: se Lucifero non avesse riportato Jud in vita, avrei trovato un modo per farlo da sola” rispose Katherine facendo spallucce e sospirando. “Senti, è tuo nonno, ha salvato la tua vita in più di un’occasione. È famiglia per te”.
“Lavora con Crowley che è diventato il re dell’inferno” rispose Dean alzando il tono della voce e guardandola in cagnesco per qualche secondo.
“Crede di agire nel giusto, non puoi biasimarlo. Tu hai venduto la tua anima per riportare in vita Sam e lo rifaresti anche adesso se si ripresentasse l’occasione”.
Dean sbuffò rumorosamente, sapendo di non potere replicare ad una frase del genere senza mentire, e scosse la testa; si mise in piedi e si avvicinò alla scrivania, prendendo la bottiglia di Whisky e versandone un po’ del contenuto nei loro due bicchieri.
Si appoggiò al bordo del tavolo ed incrociò le gambe, porgendo uno dei bicchieri alla ragazza e prendendo fra le mani il suo; bevve qualche sorso guardando la libreria difronte a se, per poi distogliere lo sguardo e riportarlo sulla donna che stava ancora seduta con le gambe appoggiate allo spigolo del tavolo.
“Mi dispiace di avere tirato in mezzo Cristian ieri”.
“Va tutto bene“ rispose Katherine ridendo nervosamente, distogliendo lo sguardo e bevendo un po’ di Whisky.
“Vuoi parlarne ?”.
“Di Cristian?” Chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia e fissandolo con aria sbalordita. “No!”.
Lo sguardo dell’uomo che stava di fianco a lei non era più duro e arrabbiato com’era stato tutto il giorno precedente, né geloso o infastidito dato l’argomento; voleva parlare per aiutarla a togliersi un peso con cui Katherine ancora conviveva e che Dean di certo non faticava a comprendere.
“Mi manca. Sarebbe un casino, ma vorrei davvero che fosse ancora qui con noi..” sussurrò la donna abbassando lo sguardo triste sul suo bicchiere e facendo oscillare nervosamente il liquido. “Era davvero una brava persona”.
“Già, quando non era impegnato a prendermi a pugni” rispose Dean sorridendo leggermente, facendo spallucce e bevendo ancora un po’.
Katherine rise e si morse il labbro, per poi tornare a guardarlo con un grosso sorriso sul volto. “Sam non se lo ricorda, ma Cristian ti somigliava più di quanto immagini”.
“Somigliava a me?” Chiede Dean con aria sorpresa, sollevando le sopracciglia e indicando se stesso con bicchiere.
La donna sorrise ed annuì leggermente, per poi tornare a bere il suo Whisky, finendo il suo secondo bicchiere e posandolo sulla scrivania.
Sapeva che la conversazione non era finita e che Dean non avrebbe lasciato cadere il discorso, mosso dalla curiosità e dalla volontà di capire cosa fosse successo in quel periodo di lontananza.
“Lo amavi?”.
Katherine sorrise ancora, guardandolo con aria sorpresa, perché nonostante sapesse che il cacciatore non avesse peli sulla lingua, non pensava che sarebbe arrivato mai a farle una domanda del genere.
“Lui mi ha lasciata perché sei tornato”.
“Non ti ho chiesto questo”.
“Lui mi ha lasciata perché non sopportava che io amassi te e l’ho perso..” sussurrò la donna sospirando, facendo spallucce e lasciando che il suo sorriso scemasse sul suo volto. “Cristian era famiglia per me, tenevo davvero molto a lui. Mi ha resa migliore”.
“Si, era davvero molto bravo..” sussurrò Dean di getto, infastidendosi e facendo una smorfia in risposta alle sue parole, tracannando l’ultimo sorso del suo bicchiere.
“Dean, è stato lui che mi ha spinta da te!” Esclamò la ragazza tirando giù le gambe dal tavolo e guardandolo con le sopracciglia inarcate, non capendo il motivo del suo fastidio. “Io ti avrei sbattuto la porta in faccia se lui non mi avesse fatto ragionare! E' stato il suo ultimo desiderio prima di morire!”.
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria alquanto sorpresa, notando il suo cambiamento di atteggiamento e la maniera con cui si fosse rivolta con quest’ultima frase; si sistemò sulla scrivania e cercò una valida risposta, non trovandone però nemmeno una.
“Non ti sei chiesto perché se n’è andato via, Dean? Voleva che stessimo insieme” continuò la donna sospirando ed accennando un sorriso amaro, per poi abbassare la testa. “Non importa quello che pensi, tu non lo conoscevi, ma io si. Cristian mi ha resa una persona migliore. Adesso lui non c’è più e sto cercando di esserlo ancora”.
Dean accennò un sorriso amaro e posò il bicchiere sul tavolo, allungando una mano verso la ragazza e carezzandole il viso con delicatezza, riuscendo a sentire il senso di colpa trapelare da ogni poro della sua anima; non era mai stato geloso del passato di Katherine, ma Cristian gli aveva sempre dato un certo fastidio.
Rappresentava ciò che non era stato in grado di fare, ciò a cui era venuto meno andando via quella notte.
“Sono contento che ci sia stato almeno lui per te..”.
“Qualche anno fa ricordo che qualcuno mi ha detto: “La vita è breve, la nostra più delle altre. Quindi non dobbiamo tormentarci con quello che è successo, sulle cazzate che abbiamo fatto. È tutto passato. Un colpo di spugna..” disse la donna sorridendo, appoggiando il viso contro la sua mano e afferrandola con la sua.
..questo significa ricominciare!” continuò Dean sorridendo, riconoscendo le sue parole.
Era parte di un discorso che le aveva fatto in una delle loro ultime chiacchierate prima di essere trascinato all’inferno dai Cerberi, quando cercava di farle capire quanto tenesse al fatto che lei e Sam rimassero insieme; Dean sorrise, avvicinandosi e chinandosi verso di lei per darle un bacio a fior di labbra.
"Voglio che ti fidi di me questa volta: Samuel non è cattivo, è solo.. disperato" sussurrò la donna mettendo qualche centimetro di distanza fra i loro volti, tenendo ancora la sua mano fra le sue. "Fidati di me".
Il ragazzo la guardò a lungo negli occhi e Katherine non si sottrasse a quel contatto visivo: sapeva che il cacciatore stesse cercando dentro di lei una motivazione valida per farlo, ma sorprendentemente non ne aveva bisogno.
Fidarsi di lei? Dean si era sempre fidato di lei, dal primo giorno. Subito. Avrebbe potuto fare anche questo sforzo se era lei a chiederglielo.
"Ok, promesso".
Sul volto della ragazza si disegnò un grosso sorriso e si avvicinò nuovamente per baciarlo, stringendosi a lui e appoggiando la testa sul suo petto per qualche secondo; Dean sciolse l'abbraccio e le afferrò una mano con le sue, e si guardarono ancora: nessuno dei due riuscì a comprendere perché ci fosse voluto così tanto tempo per arrivare ad avere un tipo di rapporto come quello che si era sviluppato in quel momento fra di loro. In silenzio spensero la luce del salotto, salendo al piano di sopra e recandosi nella loro stanza per recuperare tutte le ore di sonno arretrate e cercare di recuperare anche un po’ di buonumore per affrontare al meglio la caccia alla Madre che prontamente li attendeva.




 
  
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