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Autore: udeis    07/05/2019    1 recensioni
Senza James non ci sarebbero mai stati i Malandrini: di questo Peter, Remus e Sirius ne sono assolutamente sicuri. Non sanno cosa lui abbia visto in loro e come sia riuscito ad andare oltre i pregiudizi, ma l'ha fatto e ha reso i loro anni ad Hogwarts i migliori della loro vita e la sua amicizia ha influito profondamente anche sulle scelte che hanno compiuto da adulti. Questa raccolta analizza il rapporto tra lui e i Malandrini, visto dal punto di vista di questi ultimi in vari momenti della loro vita.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Prompt: "Non dobbiamo per forza lottare possiamo anche arrenderci e vivere da vinti"
Il dono della luna piena

Remus lottava ogni mese contro la sua natura: contro la trasformazione, contro l’istinto di mordere, contro l’istinto di dilaniare e fare a pezzi, contro quello di braccare la preda.
Combatteva senza risparmiarsi anche contro l’olfatto più sviluppato, contro l’udito più acuto e i riflessi più pronti, perché non voleva accettare nessuna parte del mostro che era e accoglierne una era cedere alla belva.
Durante la luna piena duellava con sé stesso e si graffiava e si mordeva, esplicitando quel conflitto ancestrale tra bestia e uomo: non poteva vincere e non poteva arrendersi. Altrimenti non avrebbe più potuto raccontarsi, durante il mese, la storiella di essere un mago come gli altri e un ragazzo come tanti.
Poi, James gli aveva offerto la luna piena su un piatto d’argento e Remus aveva smesso di lottare e aveva accettato il suo dono perché non aveva avuto cuore di deludere l’illusione del suo sconsiderato migliore amico.
 
 
Non era stato così male, alla fine: la belva, a conoscerla, si faceva ammansire, la bestia amava avere dei pari, il lupo amava correre nella fredda notte scozzese.
 
Vivere da vinto significava avere delle notti lunghissime e esaltanti una volta al mese: l’aria fredda della notte che ti taglia il fiato, il terreno umido e duro sotto le zampe, l’odore di acqua, erba e bosco così intensi da ubriacare i sensi. Significava l’adrenalina della caccia, senza paura di ferire, significava lotta senza massacro, significava libertà senza la schiavitù dagli istinti del lupo.
Significava anche schivare un incantesimo di un Serpeverde proprio all’ultimo secondo, salvare la boccetta di inchiostro della Evans prima che cadesse a terra, sapere appena sveglio cosa ci sarebbe stato per colazione, individuare il nascondiglio segreto delle cioccorane di Peter, usando solo l’olfatto, sentire suggerimenti appena sussurrati e i passi del custode un attimo prima degli altri.
 
Assomigliava alla felicità.
  
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