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Autore: T612    10/05/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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4 giugno 2017, Hong Kong

 

Natasha scandisce il tempo picchiettando sul bancone con le unghie laccate di nero, percorrendo il bordo del bicchiere del suo martini con fare annoiato. In mattinata aveva contattato una unità SHIELD inviandola a Parigi, mantenendo fede alla promessa fatta a Maki fornendo a Maria una dose di antidoto ed ordinandole di riesumare la donna come prestabilito… dopotutto era merito suo se aveva rintracciato il patrigno.

Successivamente Natasha aveva illustrato i suoi piani ad un Tony Stark alquanto entusiasta della sua idea, ottenendo l’approvazione forzata di Matt per procedere, prelevando il vestito più provocante che aveva nell’armadio appena il suo vecchio informatore del KGB le aveva confermato il punto di incontro.

Aveva preso il primo volo per Hong Kong disponibile, raggiungendo il piano bar dell’hotel dove Sims soggiornava, lasciandosi scivolare in un’attesa esasperata da più di un'ora, spingendo forzatamente lo sguardo verso l’ingresso sperando di vedere la sagoma del suo contatto far capolino dalla porta, ma le sue speranze erano andate in fumo nel giro di qualche secondo, sospirando e facendo cenno al barista di fare un secondo giro.

Sims l’aveva sorpresa alle spalle a distanza di una decina di minuti, prendendo posto al suo fianco lungo il bancone, sedendosi sullo sgabello facendo pieno sfoggio della propria spacconeria.

-Romanoff.

-Sims, quanto tempo. -sorride affabile inclinando appena la testa, sbattendo le ciglia con fare malizioso… lo conosce da abbastanza tempo per sapere che quella era una tecnica infallibile.

-Perché mi hai contattato? -ribatte il suo informatore andando dritto al sodo, cercando di restare indifferente al suo modo di porsi.

-Perché sei il più bravo sulla piazza, hai occhi ed orecchie ovunque.

-Adulatrice. -commenta lasciandosi sfuggire uno sguardo lusinghiero che lascia ben poco all’immaginazione.

-È solo la verità. -lo asseconda con un sorriso ammaliante, spostando i boccoli rossi con un gesto distrattamente calcolato della mano, mettendo in mostra il profondo scollo del vestito.

-Sono passati anni dall’ultima volta che tu hai avuto bisogno del mio aiuto, perché cercarmi se hai a disposizione le risorse dello SHIELD?

-Perché lavoro anche come freelance, non ho sempre a disposizione tutte le risorse che desidero. -risponde pragmatica, mascherando l’informazione concessa con l’ennesimo sorriso affabile. -Ma prima lascia che ti offra qualcosa… un bourbon?

-Uno scotch.

Natasha fa cenno al barista di portare le ordinazioni, afferrando i bicchieri depositando il liquore davanti a Sims, sporgendosi con un gesto calcolato permettendogli di far cadere lo sguardo nella scollatura, distogliendo l’attenzione dalle sue mani come previsto.

-Un brindisi. -propone richiamando la sua attenzione, accavallando le gambe in un gesto provocatorio, scostando appena il vestito striminzito che le fasciava il corpo mettendo in evidenza i punti giusti. -Agli affari.

-Agli affari. -replica l’uomo deglutendo a vuoto distogliendo lo sguardo dalle sue gambe, sollevando appena il bicchiere e tracannando le due dita di liquore tutto d’un fiato.

-A proposito d’affari. -esordisce Natasha facendo trasparire un sorriso enigmatico dalle sue labbra, nascondendo il moto di repulsione di fronte allo sguardo lascivo che le viene rivolto, raddrizzando la schiena ricordandosi che si stava comportando in quel modo per una giusta causa. -Sto cercando uno psichiatra, uno di quelli con particolarità specifiche.

-Ne esistono tanti di dottori pazzi, mi serve un nome. -la informa Sims con fare pratico, destreggiandosi nella trattativa percorrendo distrattamente il bordo del bicchiere con un dito.

-Il dottor Faustus, so che sai dov’è, non negarlo.

-Non è sotto la protezione dello SHIELD?

-Ha avuto la grazia, non la protezione. È scomparso dai radar e sta mantenendo un profilo troppo basso per essere rintracciato… per questo mi servi tu.

-Questo è il tipo di informazione che costa caro, Natasha. -sorride in risposta soppesando il suo sguardo.

-I soldi non sono un problema, dimmi una cifra.

-Chi ha parlato di soldi? Se facessimo alla vecchia maniera? -afferma rivolgendole uno sguardo dilagante di sottintesi, posando una mano sul suo ginocchio in attesa di una risposta affermativa alla provocazione.

-Sims, vedi, c’è solo un piccolissimo problema… -Natasha sorride candidamente posando la mano sulla sua, stringendogli le dita con fare fintamente affettuoso, per poi arpionargli il palmo con le unghie il secondo dopo. -... devi sapere che sono mortalmente impegnata.

-Non mi risulta che la cosa sia mai stata un problema per te. -afferma l’uomo con sguardo risentito, tentando inutilmente di sfuggire dalla sua presa, portandosi istintivamente una mano alla gola quando il respiro inizia a mancargli.

-Oh, il problema c’è eccome. Che dici se invece la tua ricompensa è l’antidoto per il veleno? -sorride candidamente davanti allo sguardo di puro panico di Sims. -Dove si trova Faustus?

-Chicago… Faustus si trova a Chicago… -rantola aggiungendo l’indirizzo per completezza, per poi pregarla con lo sguardo di fornirgli l’antidoto.

Natasha si lascia scivolare giù dallo sgabello, togliendosi un orecchino prelevando il pendente, posandogli la fiala sulle labbra permettendogli di bere, per poi rimetterla al suo posto indossando nuovamente il gioiello.

-È sempre un piacere fare affari con te, Sims.

-Tu sei una…

-Risparmia i complimenti. -sorride spolverandogli le spalline della giacca. -La merce va sempre esposta durante una trattativa, non prenderla sul personale.

Natasha afferra la pochette defilandosi, un sorriso soddisfatto sulle labbra mentre piovono imprecazioni alle sue spalle… cosa non si fa per amore.

 

***

 

5 giugno 2017, Penitenziario Federale Seagate, Atlanta, Georgia

 

Tony era riuscito a strappare un permesso a Hill per accompagnare Murdock al Seagate, non che l’avvocato ne avesse realmente bisogno, ma perché Natasha gli aveva chiesto di supervisionare la situazione mentre lei reperiva le informazioni e rintracciava Faustus. Tony si era proposto come garante dopo aver appurato l’astio latente che intercorreva tra Barnes e Murdock quando la donna aveva spiegato loro cosa si era offerta di fare per ottenere informazioni, scatenando il disappunto di Matt e facendoli giurare entrambi di non informare James sul coinvolgimento dei suoi vecchi contatti con gli informatori del KGB.

-L’arancione non è il tuo colore, lo sai vero? -esordisce Stark quando le guardie scortano James all’interno della stanza per i colloqui, le maniche della tenuta da carcerato che non si sforzavano troppo a coprire la protesi, resa un ammasso di ferraglia inutile dall’ultimo dispositivo che era stato costretto ad innestargli per avviare le pratiche di incarcerazione.

-Il colore della tenuta è l’ultimo dei miei problemi, fidati. -ribatte laconico mentre porge i polsi alla guardia per farsi togliere le manette, lasciandosi cadere stancamente sulla sedia di plastica quando li lasciano soli. -Mi trattano bene Stark, prima che tu me lo chieda. Qual è il piano per domani?

Matt prende la parola esponendo il caso, spiegando il piano d’azione ed elencando i capi d’accusa, concludendo affermando di non volerlo far salire alla sbarra per testimoniare.

-Perché no?

-Perché sarebbe sconveniente dare loro un pretesto per farti rinvangare ogni singolo omicidio che hai compiuto. -risponde efficiente Matt. -Tentiamo di evitare i possibili danni.

-Io, Shar, Maria e Nat testimonieremo a tuo favore, Buck. Funzionerà. -interviene prontamente Tony per completezza, ottenendo un cenno affermativo da parte dell’uomo, che sospira coprendosi il volto e posando i gomiti sul tavolo con stanchezza evidente, mandando in allarme il sesto senso di Tony spingendolo a dire qualcosa. -Sono mesi che Matt si studia il tuo caso… basta dimostrare il controllo mentale. E poi ti sei già sdebitato largamente spedendo all’altro mondo quasi tutte le teste dell’HYDRA.

Il suo tentativo di rassicurazione non va in porto, mentre una risata spenta e sommessa rimbomba contro la cassa toracica di James.

-Sto bene, è solo la carenza di sonno… stanotte proverò a dormire, tranquilli. -specifica immediatamente liquidando la sua espressione preoccupata con un gesto della mano, stroncando sul nascere un qualsiasi intervento da parte di Matt. -Rassicurante che tutta la nostra difesa si basi sulla mia infermità mentale, sempre se riusciamo a dimostrarla in aula, in quel caso sarebbe un vero miracolo…

-Barnes, così il cinismo è troppo anche per me. -puntualizza Tony cercando di fare una battuta, ottenendo un'occhiataccia da parte del suo interlocutore.

-Non è cinismo. Ogni volta che le cose finalmente si stabilizzano e vanno per il verso giusto, succede sempre qualcosa che manda in frantumi l’equilibrio… ho imparato a conviverci, dopo un po’ il peggio diventa la normalità Tony.

-È una tempesta momentanea, le cose si risolveranno. -interviene conciliante, cercando lo sguardo di James per sincerarsi se ciò che dice lo pensa veramente o meno.

-Non credo che una tale eventualità si possa applicare anche su di me. -ribatte prontamente James laconico, addossandosi allo schienale con fare rassegnato, lasciando scorrere lo sguardo sulle pareti spoglie di cemento senza vederne la via d'uscita.

-Tu non mi piaci, Barnes. -esordisce Murdock di punto in bianco sorprendendo Tony, posando le mani sulla ventiquattr’ore e puntando lo sguardo su James come se riuscisse a vederlo sul serio.

-La cosa è reciproca Matt, ma dato che mi serve il tuo aiuto non sono così stronzo da lamentarmene. -ribatte James serafico, rianimandosi seguendo l’istinto di rispondere alla provocazione.

-Se sai che ti serve il mio aiuto, vuol dire che sai che sono un bravo avvocato, astio a parte so come tirarti fuori da qui… va bene se non ti fidi di me, ma almeno fidati di Natasha.

James sembra riscuotersi dal momento di debolezza, raddrizzando la schiena assottigliando lo sguardo, improvvisamente attento e intento a ragionare sul cosa diavolo si fosse messa in testa la compagna per tirarlo fuori dai guai.

-Accennava ad una pazzia… da una scala da uno a dieci, dove uno è lanciarsi dal quinto piano senza rampino e dieci è affrontare un esercito a mani nude, quanto devo preoccuparmi? -chiede con tono forzatamente leggero, lasciando correre lo sguardo tra Stark e Murdock in attesa di leggere una risposta dalle loro espressioni, tutti e tre consapevoli che la donna aveva chiesto di non informarlo… Tony non aveva potuto fare a meno di notare che James gli aveva chiesto un termine di paragone e non una conferma.

-Quattro. -si sente rispondere con tono rassicurante, notando le sue spalle in tensione rilassarsi leggermente… Tony non voleva nemmeno provare ad immaginare che genere di incubi lo tenessero sveglio la notte, riconoscendo quelle occhiaie inconfondibili che negli anni aveva visto troppo spesso su se stesso.

-È escluso che mi diciate dov’è, vero?

-Se te lo dico mi prometti che non evaderai per lanciarti in suo soccorso?

-Se la metti così preferisco non saperlo. -cede alzandosi dalla sedia, porgendo i polsi alle guardie quando rientrano per scortarlo alla sua cella.

-Grazie per essere passato Stark… -lo sente mormorare verso la sua direzione, prima di voltarsi verso Matt accennando ad un sorriso. -... e grazie Murdock, so che non sei tenuto a farlo.

-Ho un debole per i casi complessi. -ribatte l’avvocato dispiegando il bastone per ciechi, ma lasciandosi sfuggire l’accenno di un sorriso. -Fammi un favore e tenta di dormire, mi servi riposato per l’udienza di domani.

-Ci provo, ma non garantisco. -commenta James prima di sparire oltre la porta con un ultimo cenno di saluto.

-Matt… permetti una domanda? -chiede Tony tenendo la porta aperta all’avvocato, ottenendo un cenno di assenso in risposta. -Cosa ti fa pensare che fare l’avvocato del diavolo…

-Non condivido la loro filosofia di vita, il proteggere coloro che si amano mentendo spudoratamente. -lo interrompe aprendosi la portiera della macchina con un gesto preciso e deciso. -Sapere dove lei sia e cosa sta facendo gli evita gli incubi, se dorme domani sarà meno nervoso e gli serviva un movente per fidarsi di me in vista di ciò che faremo domani, un movente un po’ più tollerabile di “ti do una mano in memoria dei vecchi tempi con la mia ex”… non è fare l’avvocato del diavolo, è strategia.

-Strategia brillante. -si ritrova ad ammettere Stark mettendosi alla guida, avviando il motore. -Inizio a pensare che domani avremo seriamente una possibilità di vincere la causa.

-Non cantare vittoria troppo presto, Tony. Ringraziami dopo aver sentito proferire un “non colpevole” dal giudice… e finché Natasha non rintraccia Faustus noi continuiamo a brancolare nel buio.

 

***

 

5 giugno 2017, rifugio segreto del Dottor Faustus, Chicago

 

-È stato troppo facile. -commenta Natasha guardandosi intorno, la schiena appoggiata contro il muro del corridoio mentre aspetta che Sam finisca di scassinare la serratura dell’appartamento.

-Facile? -ribatte sarcastico l’uomo abbandonando momentaneamente la serratura, riferendosi implicitamente alla ventina di guardie tramortite ed abbandonate sulla tromba delle scale di servizio.

-Erano solo venti e nemmeno troppo brave… è stato facile.

-Per te forse, ma tu combatti su tutt’altro livello Nat. -sottolinea Sam tornando ad affaccendarsi con le forcine per capelli e il chiavistello.

-Sicuro che non posso buttarla giù con un calcio? Tanto con il trambusto combinato fin qui il Dottore ci ha sentiti sicuramente.

-Le pareti sono insonorizzate ed hai eliminato l’ultimo uomo un paio di piani più sotto di questo. -puntualizza concentrato. -E smettila con tutto questo nervosismo altrimenti mandi in paranoia anche me, ho bisogno di saperti convinta di quello che fai… altrimenti ci do per spacciati e non andrà a finire bene.

-Non sono nervosa.

-Buck è in gattabuia a malapena da cinque giorni e tu ti stai già mangiucchiando le unghie. -le fa notare Sam con logica tempestiva, mentre Natasha smette di torturarsi le pellicine d’istinto cercando di negare l’evidenza. -Il tuo nervosismo è normale Nat, non ti giudico… se Faustus non è qui siamo al punto di partenza e il processo è domani.

-Non ricordarmelo… ho perso tempo ad Hong Kong, se Faustus non è qui ci torno solo per impalare Sims sul bancone del piano bar, alla faccia dei vecchi metodi.

-Nat con vecchi metodi…? -tenta Sam con tono indagatore, intuendo la proposta indecente che le era stata rivolta dal suo contatto.

-No Sam, non faccio più certe cose. -ribatte dopo mezzo secondo, irritata dal sentirsi in dovere di dare una spiegazione al suo operato. -Spostati, dammi le forcine.

-No, ce la faccio. -risponde convinto nonostante fosse già al terzo tentativo di scassinare la porta.

-Sam, sono già nervosa di mio, tu non vuoi vedermi arrabbiata. -asserisce incenerendolo con lo sguardo, facendosi consegnare istantaneamente le forcine inginocchiandosi davanti alla serratura, sbloccandola con leggera difficoltà al primo tentativo. -Fatto.

-Esibizionista.

Natasha lo ignora aprendosi la porta con una leggera spallata, varcando la soglia ad armi spianate, sorprendendo Faustus mentre compilava le parole crociate sul retro del giornale seduto comodamente a tavola facendo colazione.

-Romanoff, Wilson… vorrei poter dire che sia un piacere ma non è così, ma voi non avete fame? Non fate colazione al mattino come i comuni mortali?

-Espresso con due zollette di zucchero ogni mattino, grazie per averlo chiesto -ribatte Natasha dilagando sarcasmo.

-Fammi indovinare… -commenta senza battere ciglio, voltando il giornale mostrandole la foto di James in prima pagina con un sorriso saccente sul volto.

-No. -ribadisce perentoria lanciandosi sull’uomo, premendo il dispositivo sulla bocca del dottore rilasciando una sottospecie di museruola. -Tu taci e non mi convinci a fare nulla per liberarti, puoi rispondere solo sì o no muovendo la testa, sono stata chiara?

Faustus stringe gli occhi a fessura, ma acconsente con un cenno affermativo del capo.

-Bene. Ci servi in tribunale, dimostrerai al giudice che il controllo mentale esiste ed è possibile, sarai arrestato ma otterrai una riduzione della pena. Ti è chiaro?

Lo psichiatra annuisce di nuovo sollevando gli occhi al cielo, per poi scrutarli entrambi con fare tra l’esasperato e il rassegnato.

-Visto che l’unica lingua che comprendi è la sopravvivenza sarò breve e concisa. -riprende Natasha perentoria. -Se trasgredisci alle direttive, muori. Se ordini a qualcuno di uccidere o suicidarsi, muori. Se usi i tuoi poteri quando non dovresti usarli, muori. Se fai qualunque cosa che non dovresti fare, muori. Me ne occuperò personalmente... e tu non vuoi che io me ne occupi, vero?

Faustus nega energicamente con il capo, un’espressione vagamente spaventata sul volto nel vedere il suo sguardo in tempesta, afferrando la penna abbandonata sul tavolo scribacchiando in un angolo del giornale, per poi voltarlo nuovamente nella sua direzione permettendole di leggere un “sei stata cristallina” a caratteri cubitali e sottolineato ben due volte.

Lo psichiatra aveva sollevato le braccia permettendo a Sam di mettergli le manette ai polsi, lasciandosi scortare fino all’entrata del palazzo dove una unità SHIELD li aspettava per prendere il dottore in consegna.

-Ragazzi, venite? -chiede l’Agente Piper issandosi sul furgone, offrendo l’ultimo passaggio prima di partire alla volta del Seagate.

-Devo avvisare Tony… e poi ho fame. Tu non hai fame? -chiede Natasha voltandosi verso Sam, sfilando il cercapersone dalla tasca della tenuta e digitando il messaggio nel mentre.

-Starbucks? -propone l’uomo in risposta, cercando un insegna lungo la strada, realizzando di trovarsi nella zona residenziale e di non conoscere le indicazioni stradali del posto. -Cerchiamo un taxi che ci porti da Starbucks.

-Andata. -conferma Natasha mentre Sam si ferma sul ciglio della strada chiamandone uno. -Ci vediamo in tribunale domani Piper, mi raccomando non togliergli la museruola.

-Agli ordini, Romanoff. -conferma la donna chiudendo la portiera e dando l’ordine di partire.

Natasha raggiunge Sam, che nel frattempo era riuscito a fermarne uno informando l’autista della destinazione, ma aveva realizzato che qualcosa non andava solo quando il taxi supera il primo Starbucks visibile dalla strada facendo scattare la chiusura automatica delle porte, riconoscendo solo in quel momento l’odore del gas narcotico che fuoriusciva dalle prese dell’aria condizionata… lo stimolo della fame indotta si annulla di fronte alla consapevolezza del tranello, ma erano già svenuti entrambi prima che uno dei due potesse raggiungere il pulsante del finestrino.

   
 
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