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Autore: ChrisAndreini    19/05/2019    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 1

part 1

 

Il suono acuto di una notifica che non riconosceva appartenere al suo telefono strappò Martha dal dolce sonno dove, nonostante gli eventi del giorno prima, era riuscita a piombare con non troppe difficoltà.

Si girò nel letto sbuffando, ancora con gli occhi chiusi, e a tantoni prese il congegno infernale che aveva lasciato a caricare sul comodino e i suoi occhiali, senza i quali non vedeva assolutamente nulla.

Socchiuse gli occhi e controllò da dove fosse venuto il suono. Non fu sorpresa nel constatare che era il messenger dell’RFA. Ma come era possibile? Aveva il telefono silenzioso. Controllò per sicurezza ma le sue impostazioni erano giuste.

Disattivò e riattivò per sicurezza, e si rimise a dormire, ma pochi minuti dopo altre notifiche la disturbarono, e la costrinsero a svegliarsi del tutto per indagare meglio e risolvere il problema.

-Ma come diavolo lo spengo questo coso?!- si lamentò ad alta voce, mettendosi seduta e accendendo la lampada accanto al letto.

Neanche il tempo di controllare perfettamente le opzioni, che una chiamata da un numero sconosciuto la fece sobbalzare.

Sbuffò sonoramente, prima di rispondere.

-Pronto? Se sei l’hacker che mi ha portato qui hai scelto un pessimo orario- mugugnò tra sé irritata.

Era troppo stanca per esserne certa, ma giurò di aver sentito la persona dall’altra parte della cornetta emettere un riso soffocato, prima di rispondere con voce sacrale.

-Pronto, parlo con la signorina Martha Campbell?- chiese, formale.

-Eh… sì, chi parla?- chiese lei, iniziando a preoccuparsi, e svegliarsi ulteriormente.

-Devo informala che il suo conto in banca è stato usato per uno scherzo ed è stato prosciugato come conseguenza- la informò la voce.

Martha perse un battito.

Che fosse colpa dell’hacker? Perché se non lo era aveva avuto davvero una sfortuna immensa quei giorni. Come erano riusciti a prosciugarlo? Forse era stata Margo, magari era tornata. O l’hacker la minacciava e voleva soldi. Oppure...

-Segua le istruzioni, devo verificare il suo numero di telefono per questioni di identificazione- continuò la voce, calma e composta, probabilmente ignara del conflitto che stava creando nella sua interlocutrice, che proprio in quel momento, però, mentre la mente si svegliava del tutto, arrivò ad una soluzione, e capì cosa stesse succedendo.

Si esibì in un plateale facepalm e decise di stare al gioco.

-Oh per tutti i glitter! Cosa farò adesso? I risparmi di una vita da tatuatrice sottopagata erano tutto ciò che avevo!- esclamò, enfatica. Questa volta sentì chiaramente la risata trattenuta, ma l’interlocutore restò nel gioco ancora un po’.

-Mia cara cliente, non si faccia prendere dal panico e faccia dei profondi respiri. Deve essere calma in momenti come questo. Ora, per procedere con l’identificazione dica la seguente frase: “Tesoro, ti amo”, come dicono gli orsi di peluche romantici- continuò a spiegare, cercando di mantenere le formalità ma con la voce che si faceva sempre più divertita mano a mano che continuava a parlare.

Fu il turno di Martha di trattenere le risate.

-Tesoro…- cominciò, in tono suggestivo -…non ho un conto in banca- disse poi, rompendo le speranze della persona dall’altro lato della cornetta, che scoppiò a ridere senza trattenersi.

-Lo sapevo, ma è stato troppo divertente vederti spaurita prima che te ne rendessi conto- ammise, abbandonando del tutto la formalità e rivelando una voce decisamente più rilassata e piacevole.

Martha lanciò un’occhiataccia verso una delle telecamere della camera.

-Sei 707, vero?- intuì senza troppa difficoltà, dando le spalle al congegno elettronico e ritrovandosi davanti al secondo. Non aveva vie di uscita.

-Affermativo, puoi chiamarmi Seven. Ti volevo telefonare per confermare il numero. In realtà lo volevo fare domattina ma ho notato che sei sveglia perciò ho pensato fosse il momento migliore- spiegò.

Martha sbuffò.

-Non era il momento migliore, ma forse è stato provvidenziale. Come tolgo le notifiche del messenger? Ho silenziato il telefono ma non basta- spiegò il suo problema.

-Ah, giusto! Avevo chiamato anche per questo, dato che ti ho vista sclerare dalla telecamera. Il messenger trascende le impostazioni del silenziatore del telefono. È la app più importante e il suo richiamo angelico deve raggiungere ogni pecorella smarrita- iniziò ad enunciare Seven in tono più sacrale di prima.

-Wow, la tua dedizione è ammirevole. Talmente ammirevole che ho deciso di rivelarti un segreto succoso su di me per aiutarti nelle tue indagini- lo interruppe lei, in tono confidenziale.

-Un segreto succoso su di te? Che onore!- commentò Seven, con aria curiosa e allo stesso tempo cauta, come se sapesse perfettamente che Martha lo avrebbe preso in giro ma cercando di non pensarci perché l’idea di qualche informazione era troppo allettante.

-Sì, ti devo confessare che io…- si avvicinò al massimo alla cornetta, con il tono più basso che riuscisse a tirar fuori, per poi urlare, con quasi tutto il fiato che aveva in corpo -HO BISOGNO DI DORMIRE IL PIÙ POSSIBILE QUINDI DIMMI COME DISATTIVARE LE NOTIFICHE DEL MESSENGER!!!- dopo il suo sclero sentì un tonfo attutito, come se il telefono, o Seven stesso in effetti, fosse caduto a terra.

Dopo qualche secondo, il redivivo le rispose, divertito.

-Va bene, ghiro. Ti spiegherò tutto- acconsentì, ridacchiando.

Ci mise mezzora a spiegarle e, a dirla tutta, non servì poi a molto.

 

Dopo la notte passata praticamente in bianco, Martha si svegliò alle 8 del mattino, per via, ovviamente, di un suono proveniente dal suo telefono.

-Se le notifiche sono ripartite ti ammazzo Seven!- esclamò prendendo il telefono per dare un’occhiata veloce, ma non era una notifica, ma una chiamata ordinaria da una delle ultime persone a cui avrebbe voluto rivolgersi dopo tutto quello che era accaduto il giorno prima, e una delle poche persone che aveva messo tra le chiamate urgenti che, come il messenger, trascendevano il silenziatore del telefono.

Sospirò, e rispose. Era convinta che se non l’avesse fatto la persona che l’aveva chiamata avrebbe rischiato un attacco di cuore.

-Monica, tranquilla, sto bene- esordì, sbadigliando ma cercando comunque di apparire sveglia.

-Martha, grazie al cielo hai risposto! Non sei tornata a casa stanotte!- la accolse una voce preoccupata dall’altra parte della cornetta.

-Scusa, sono successe tante cose e non ho pensato di avvertirti- Martha si alzò a sedere, iniziando a stiracchiarsi, rassegnandosi al fatto che non avrebbe dormito più di così, e senza minimamente pensare che era solo in canottiera e Seven poteva guardarla dalle due telecamere nella stanza.

-Stai bene? Mi sono preoccupata, e anche Miriam ha dato di matto. Lo sai come è fatta, non si fida neanche del tutto di te da quando… lasciamo perdere. Allora stai bene?- la voce di Monica arrivava un po’ a scatti, probabilmente aveva trovato tempo di chiamarla solo in metropolitana, con la linea che andava e veniva. Erano gli unici momenti davvero di pausa che aveva.

-Si, sto bene, diciamo che ho trovato un altro posto dove stare perciò non credo che tornerò a casa nei prossimi giorni. Puoi affittare la camera se hai bisogno. Vorrei dirti di più ma non credo proprio di poterlo fare, al momento. Ma tu come stai? Che devi fare oggi?- chiese, con un vuoto di memoria circa quello che la sua coinquilina lì in Corea doveva fare quella mattina, anche se era certa glielo avesse ripetuto una ventina di volte.

Decise di alzarsi e versarsi un bicchiere d’acqua in cucina, più per muoversi un po’ che per vera e propria sete.

-Scusa per la linea, sono in metropolitana. Devo…oh aspetta!- seguirono una serie di rumori di porte che si aprivano e chiudevano, passi sull’asfalto e un annuncio automatizzato, segno che Monica era appena scesa.

Martha iniziò a bere l’acqua, ridacchiando tra sé e aspettando i tempi della sua amica.

-Eccomi scusa. Era la mia fermata. Sto andando alla C&R per quell’articolo sulla professionalità del signor Han a causa dei progetti per gatti- le spiegò, camminando con passo affrettato.

Martha sputò l’acqua per la sorpresa, mentre il ricordo di dove aveva già sentito il nome di uno, o forse anche due dei suoi nuovi compagni di avventure misteriose le ritornava alla mente.

Wow, che mistica coincidenza!

-Devi intervistare Jumin Han?- chiese per avere conferma, sorpresa.

-Si, perché questo tono?- chiese Monica, confusa e curiosa. 

-Quale tono? Me l’ero solo dimenticata, tutto qui- Martha iniziò quasi a preoccuparsi per la sua amica. Da quel poco che conosceva di Jumin non sembrava una persona facile da intervistare o collaborativa, e la carriera di Monica era davvero appesa a un filo quei tempi. Forse avrebbe dovuto parlare con Jumin in modo che non la trattasse in modo troppo freddo. Ma per come la considerava probabilmente avrebbe finito solo per peggiorare le cose.

Decise perciò di non dire nulla, e affidarsi alle doti dell’amica. Era abituata, dopotutto, a trattare con persone di quel tipo, e se l’era sempre cavata egregiamente. Ordinaria amministrazione per la giornalista più onesta e volenterosa di tutta la Corea del Sud.

-Forse è meglio che ti lasci allora. Sarai impegnata- decise di troncare la conversazione, mentre prendeva un tovagliolo e puliva l’acqua che aveva spruzzato da tutte le parti.

-In effetti sono quasi arrivata, ma se c’è qualche problema, per favore parlamene. Lo sai che siamo sempre pronte a sostenerti. Siamo una grande famiglia allargata- si mise a disposizione, facendo sorridere nostalgica Martha. L’amica già le mancava, ma era meglio non coinvolgerla più di tanto.

-In bocca al lupo, o meglio, in bocca al gatto!- la salutò, strappandole una risatina, prima di chiudere la conversazione.

Monica Collins era una sua vecchia compagna di orfanotrofio, ed era stata per lei, Margo, e altre ragazze, come una materna sorella maggiore. Erano passati anni da quando erano uscite da lì e si erano allontanate, sia fisicamente che affettivamente, eppure continuava a sostenerla e aiutarla nonostante le immense difficoltà economiche e lavorative personali.

Era proprio un angelo ansioso sceso in terra.

Martha non credeva proprio di meritarla, e non credeva neanche che meritasse la vita orribile che le era toccata, mentre persone come Jumin Han, nate con la camicia, ottenevano ogni giorno soldi che non sempre meritavano proliferando sulle disgrazie di persone come lei.

Notò che online c’era proprio Jumin. Come? Non si stava preparando a ricevere Monica? Lei era già lì, praticamente.

Entrò nella chatroom per controllare. Dopotutto, come neo membro dell’RFA, aveva ogni diritto di chattare con gli altri, anche se le sembrava ancora piuttosto strano che V l’avesse accettata senza riserve, soprattutto visti i precedenti.

Nella chatroom c’era anche Zen, e i due membri stavano già litigando.

 

Martha è entrata nella conversazione

Buongiorno a tutti e due

Zen: Oh, ciao Martha!

Jumin Han: Buongiorno

Non sei a lavoro, Jumin?

Jumin Han: Mi sto preparando per andare, 

oggi Elizabeth 3rd era più adorabile del solito 

e mi sono trattenuto per ammirare la sua bellezza

Zen: Non parlare di quella creatura ripugnante.

Chi è Elizabeth?

 

Martha era confusa. Aveva sentito, probabilmente da Monica che si preparava per l’intervista, che Jumin Han fosse lo scapolo più ambito della Corea del Sud, non credeva avesse una ragazza. E perché mai Zen la trattava così? E poi sbagliava o l’aveva chiamata Elizabeth 3rd? Che razza di nome era?

Per tutta risposta Jumin condivise l’immagine di un bellissimo gatto bianco dagli occhi azzurri a pancia all’aria, che guardava in camera con il sempiterno sorriso che tutti i gatti sembravano avere.

 

Zen: AAAAGHHHHH!!! Togli quel coso da davanti ai miei occhi!!

Perché? E’ adorabile!

Zen: Sono allergico ai gatti. Solo guardarlo mi fa starnutire!!

Jumin Han: Vedo che il nostro nuovo membro ha più gusto di te.

Ma il nome non è un po’ strano?

Jumin Han: -_-

Zen: Già, che razza di nome è Elizabeth 3rd?! LOL!

Zen: Ma ora basta parlare di gatti!!!

In effetti quando conti di andare a lavoro?

 Scommetto che hai degli importanti incontri oggi

Jumin Han: Non mi pare di avere niente di importante fino alle 10.

Perché tanto interesse? 

 

Martha avrebbe voluto urlargli contro. L’appuntamento con Monica era alle nove, la stava forse prendendo in giro?! Decise di mantenere la calma e non immischiarsi, Monica non lo avrebbe apprezzato e in ogni caso non doveva sapere che aveva contatti con Jumin Han.

 

Zen: Tsk, ecco cosa fanno quelli nati con la camicia. Si perdono il lavoro senza conseguenze.

Jumin Han: Sto andando a lavoro, ma considero l’osservazione di Elizabeth 3rd alquanto importante.

Ma la chiami sempre Elizabeth 3rd? 

Non potresti darle un soprannome? 

Zen: Possiamo evitare di continuare a parlare di gatti?! 

Scusa Zen. Lo trovo solo troppo strano per non pensarci

Jumin Han: Il nome le è stato dato da V, ed è particolarmente elegante. Riflette la sua natura perfetta.

Zen: Sto starnutendo!!!

Scusa Zen!! Come va a te con il lavoro?

Zen: Grazie di avermelo chiesto :D

Zen: In effetti ho delle prove questo pomeriggio 

Jumin Han: Non interessa a nessuno.

Se non ti interessa puoi sempre uscire dalla chatroom e andare a

 lavoro dove Jaehee ti aspetta!

Zen: BOOOM!! SPENTO!!!

;)

Jumin Han: -_-

Jumin Han: Sono già in auto diretto in ufficio, comunque

Jumin Han: Non intendo restare a lungo con questo atteggiamento

Allora arrivederci :p

Jumin Han: Con permesso…

Jumin Han è uscito dalla conversazione

Zen: Dopo questo ti meriti venti minuti di applausi

Zen: Nessuno aveva mai spento così Jumin figlio di papà Han

E’ stato un piacere ;)

Comunque credo di dovermi assentare anche io, ho delle faccende 

da discutere con Seven circa cibo, vestiti e altre cose così

Zen: Ok

Zen: Anche io devo andare ad allenarmi. 

Zen: Se hai bisogno di qualcosa chiedi ;)

Certamente, buon allenamento 

Zen: Ci sentiamo presto ;-*

Zen è uscito dalla conversazione

 

Martha ridacchiò prima di uscire a sua volta, poi cercò il numero che Seven le aveva salvato sul proprio telefono tramite l’applicazione, e lo chiamò sperando rispondesse.

Ci furono tre squilli prima che la voce energica che già aveva imparato a riconoscere l’accogliesse dall’altra parte della cornetta.

-Buongiorno, nuovo membro. Dormito bene?- chiese in tono irritante.

-Sai benissimo la risposta a questa domanda, quindi non sarò io a dartela- rispose lei sbadigliando.

-Come siamo sarcastici, tua sorella era molto più brava a fingere di essere un adorabile angioletto- la prese in giro lui.

Martha lanciò un’occhiataccia alla telecamera, senza rispondere.

Ora che ci pensava, lei era ancora in canottiera… forse avrebbe dovuto vestirsi prima di andare in giro per l’appartamento. Anche se dopotutto non era una tipa che si vergognava molto.

Almeno non era nuda.

-Ok, non sono nessuno per infierire. Allora, perché hai chiamato?- provò a cambiare argomento lui, in tono leggermente imbarazzato, forse anche lui rendendosi conto osservandola in telecamera di quanto poco fosse vestita.

-Ho tre domande da farti, e in cambio potrai farmene tre tu-

-A che mi serve fare domande se posso sapere tutto di te hackerando tutto quello che sei stata nei tuoi ventidue anni di vita- continuò a prenderla in giro Seven.

-Sono già pronta a chiamare il numero verde per attacchi hacker- lo minacciò lei, scuotendo la testa con un sorrisino appena accennato. Quel tipo la irritava e divertiva insieme.

Probabilmente se l’avesse incontrato dal vivo gli avrebbe tirato un pugno e poi gli avrebbe scompigliato i capelli affettuosamente, per poi tirargli un altro pugno.

-Ho detto che potrei farlo, non che lo sto facendo in questo momento. Ok, quali sono le tue domande?- cedette, dandole campo libero.

-Per prima cosa. Ho notato qualche telecamera all’interno dell’appartamento. Quante sono esattamente, e ce n’è una anche in bagno che non ho visto? Credo di avere il diritto di saperlo- 

-Le telecamere sono dieci in totale, contando anche quelle fuori dall’appartamento, undici con quella in strada, e nessuna è in bagno. Perché questo grande interesse? Cerchi punti ciechi per inviare messaggi all’hacker o a Margo?- indagò lui.

-E’ una delle tue domande?- lo mise in difficoltà lei, lanciando un’occhiata divertita alla telecamera.

-AHHRGHH… no! La mia prima domanda è: Chi è Monica Collins e cosa le hai detto stamattina?- 

Più difficile come domanda, ma non aveva niente da nascondere per fortuna.

-Monica è solo la ragazza che mi ospitava in casa sua durante la mia permanenza qui in Corea, e a proposito di questo, quante cose posso dirle? Per ora ho solo detto che non tornerò da lei e non so quanto tempo starò via, ma ho persone che si preoccupano per me. Non molte, ma ci sono. E poi mi sono presa solo un mese di permesso da lavoro, non posso mancare di più senza un motivo valido- approfittò per fare la seconda domanda.

-Ah, ecco, questo è un bel problema. Non puoi dire niente a nessuno, sono informazioni top-secret. Puoi dire di essere da amici?-

-In Corea non ho amici all’infuori di lei, e di altre due persone le quali una vive con lei e l’altra le conosce davvero bene-

-Così ci offendi, noi non siamo tuoi amici? Comunque il tuo coreano è incredibilmente fluido. Sei madrelingua?- 

-E’ la tua seconda domanda?- Martha decise di ignorare la questione amicizia, e preferì provocarlo nuovamente.

-Non serve che la spreco così, è una cosa che scoprirò da solo. La mia seconda domanda è: Perché sei tornata in Corea se vivi in America?- 

-Vacanza?- non voleva risultasse come una domanda, ma purtroppo non sapeva proprio come rispondere, e vacanza era l’unica cosa che le era venuta in mente.

-Siamo in autunno- obiettò Seven, non bevendosi l’affermazione.

-Vacanza autunnale, c’era meno folla. Perché non dovrei essere qui? C’era Monica e non la vedevo da un secolo. E’ un peccato mortale venire per un po’ in questo paese?- Martha, messa alle strette, iniziò ad irritarsi leggermente. 

-Mi sembra solo strano, tutto qui. Come se tu sapessi qualcosa che non ci stai dicendo- 

Certo che lo sapeva, ma non poteva dirgli tutto, altrimenti sarebbe stato tutto più sospetto, Senza contare che lo sconosciuto le aveva strettamente raccomandato di non raccontare di lui se non per grandi linee, e sembrava uno che manteneva le sue promesse.

-Ok, pensa quello che vuoi, io ho la terza e più importante domanda: posso uscire almeno a prendere vestiti e cibo, altrimenti morirò di fame e freddo qui dentro- cambiò bruscamente argomento, arrivando alla questione che più le premeva.

-Sarebbe sconsigliato, ma chiederò a V. In effetti non sarebbe molto galante da parte nostra far morire di fame il nostro nuovo apprezzatissimo membro- 

-Sbaglio o individuo una certa nota di sarcasmo nella tua voce?- 

-Chi, io? Nah!-

-Ho snack sufficienti per stamattina. Poi, a costo di venire arrestata dall’intelligence di Jumin, uscirò da qui e comprerò scorte almeno per una settimana- minacciò in tono drammatico.

Seven le resse il gioco.

-Noooo!! Non sia mai! Poi come faremo senza di te! Va bene, va bene, parlerò con V e vedrò di farti uscire questo pomeriggio. Hai altre domande?- chiese poi distrattamente.

-No, ma a te ne rimane una da sfruttare, e ringrazia che te la concedo, perché stanotte ti ho già rivelato uno dei miei segreti più oscuri- gli rammentò, con una risata.

-Non me lo ricordare… Accetterò l’onore della terza domanda.  Allora… cerca di metterti nei miei panni e di capire che la domanda che sto per farti è a scopo di capire meglio la situazione- iniziò, mettendo fin da subito le mani avanti.

-E già si parte male con questa premessa… ma ok, facciamo i seri per un secondo- Martha posò il panno, e concentrò tutta la sua attenzione sul ragazzo dall’altra parte della cornetta.

-Da quello che so tu e Margo siete orfane, quindi lei è l’unico membro della tua famiglia. Com’è possibile che in due anni non l’hai cercata dopo che è sparita nel nulla?- chiese lui, come se non riuscisse proprio a capirla, ma allo stesso tempo cauto, con l’aria di chi sapeva esattamente quanto potessero essere dolorosi i tasti che stava toccando.

Il primo istinto di Martha fu quello di mettersi sulla difensiva e obiettare che erano fatti suoi e di sua sorella, ma decise di trattenersi, e rimase in silenzio per parecchi secondi prima di rispondere.

-Io… è complicato. Abbiamo avuto un piccolo litigio e… non so quanto bene tu possa averla conosciuta, ma fidati, è una persona che se non vuole farsi trovare non si fa trovare. Lo è sempre stata, e ho deciso semplicemente di lasciarla andare e permetterle di tornare quando se la sarebbe sentita. Non potevo immaginare che sarebbe stata invischiata in problemi con associazioni di beneficenza e hacker pazzi- ripose con la maggiore sincerità possibile, ma Seven si rese conto che qualcosa non quadrava, e che sicuramente il loro nuovo membro non stava dicendo tutto.

Decise però di non insistere, non ne era nelle condizioni. Potevano anche essere solo problemi di famiglia che non riguardavano minimamente la situazione con l’associazione e l’hacker.

-Va bene, chiamerò V e ti farò sapere per la tua terza domanda. Ci sentiamo più tardi- cambiò argomento Seven. Martha apprezzò la sua discrezione, anche se era abbastanza intelligente da capire che lui era ancora sospettoso nei suoi riguardi.

Non lo biasimò.

-Ok, ciao 707- lo salutò lei, facendo un cenno verso la telecamera prima di chiudere la conversazione.

Seven non poté fare a meno di sorridere osservando dalla telecamera la figura che si alzava per andare in camera e rivestirsi, con il telefono in mano per eventuali nuove chiamate. La osservò per qualche minuto, poi compose il numero di V.

Ma il telefono era occupato.

 

-Trovo solo che sia strano, tutto qui. Dopo quello che è successo con la sorella mi sembra assurdo che tu l’abbia accettata senza riserbo nell’associazione- Jumin Han era arrivato in ufficio parlando al telefono, e si era appena seduto dietro la scrivania quando Monica, che era rimasta ad aspettarlo per parecchio tempo e nel frattempo aveva già iniziato a fare qualche domanda ai lavoratori della C&R, fu chiamata nel suo ufficio.

Jaehee Kang la annunciò, e Jumin, parlando al telefono, fece un cenno che poteva essere interpretato in molti modi ma che la sua assistente prese per un lasciapassare.

Monica così rimase sola davanti alla porta senza sapere bene cosa fare, e si guardò intorno, cercando di non risultare invadente mentre lo faceva.

Quella intervista la rendeva nervosa, molto più nervosa del solito, e non solo perché aveva a che fare con una delle persone più ricche e potenti della Corea del Sud, ma perché Monica aveva conosciuto quella persona all’università, e per un semestre i due erano anche stati amici, in un certo modo. Dopo quel semestre si erano persi di vista, mai più sentiti e non si erano più incrociati neanche per caso, ma Monica non aveva mai scordato Jumin Han, anche se era convinta che lui si fosse ormai dimenticato di lei.

La stanza era incredibilmente spoglia per essere l’ufficio di un dirigente, ad eccezione di alcune foto che ritraevano un bellissimo gatto bianco che Monica si mise ad osservare, gli occhi castani carichi di tenerezza, mentre aspettava che il direttore finisse, cercando di non immischiarsi nella sua conversazione. Il suo capo sicuramente avrebbe voluto dettagli piccanti e succulenti sulla sua vita privata, ma Monica non aveva la minima intenzione di darglieli.

Monica odiava i gossip. Pensava fosse crudele entrare nella vita privata di qualcuno solo perché era ricco, potente o influente. Ognuno aveva diritto alla propria privacy, ed essere famosi non doveva significare liberarsene. Perciò, sebbene il suo giornale campasse principalmente sui pettegolezzi, la ragazza si rifiutava di attaccarsi al carro, e preferiva scrivere gli articoli filler pagati pochissimo. Era molto problematico, ma non se ne pentiva.

Un piccolo stralcio di conversazione però attirò la sua attenzione, mettendo sull’attenti il suo istinto da reporter.

-Non sappiamo assolutamente nulla di questa Martha!- si stava lamentando infatti Jumin al telefono, a voce bassa ma abbastanza chiara.

Martha? Possibile che potesse essere la sua Martha? Dopotutto era poco comune lì in Corea sentire nomi americani.

Rimase con lo sguardo sulla foto, ma la mente iniziò a chiedersi come potesse, una persona come Jumin Han, conoscere Martha Campbell. Anche se in effetti la reazione della sua precedente coinquilina quando aveva nominato il dirigente era stata strana. 

La chiamata finì prima che Monica riuscisse a collegare i puntini, e quando il signor Han la chiamò, come se si fosse appena reso conto della sua presenza, decise di archiviare i dubbi in un angolo nella sua mente per rifletterci in seguito.

-Posso aiutarla?- chiese l’uomo, in tono affabile ma leggermente irritato, probabilmente a causa della conversazione telefonica.

Monica vide gli occhi dell’uomo squadrarla interamente, leggermente sorpresi.

Che l’avesse riconosciuta? Monica ne dubitava. 

Iniziò ad avvicinarsi, cercando di evitare lo sguardo del dirigente e lanciando un’ultima occhiata alla foto.

-Il suo gatto è davvero stupendo- disse, come per giustificarsi di averlo osservato così a lungo. Non era una bugia. Quella creatura era regale e adorabile, e Monica era una gattara incurabile.

Vide gli occhi del signor Han macchiarsi di leggera sorpresa al commento, ma per il resto il suo volto rimase impassibile, una lastra di ghiaccio.

-Il mio nome è Monica Collins, sono un’inviata del Dandelion journal…- si presentò. Avrebbe voluto azzardare un “Non so se ti ricordi di me”, ma decise di non rischiare. In ogni caso doveva restare professionale, anche se in fondo era estremamente felice di rivederlo dopo tutti quegli anni -… e sono qui per un articolo sul suo reparto della C&R in seguito ad alcune lamentele anonime di alcuni lavoratori su… sugli eccessivi prodotti per gatti che il suo ramo dell’azienda sembra produrre- non era molto contenta dell’articolo, a dire il vero. Non ci vedeva assolutamente nulla di male nello sfogare nel business un po’ delle proprie passioni. Anzi, la passione era un grande motivante per fare di meglio. Ovviamente nel caso in cui la passione non soffocasse i dipendenti, cosa che Monica era lì per controllare.

Anche Jumin non sembrava molto contento del motivo per cui la giornalista era lì. In realtà sembrava quasi in difficoltà, per un istante, poi tornò impassibile.

-Capisco. Si sieda. Allora, che vuole sapere?- le indicò la sedia in tono affabile ed educato. Sicuramente un tono che avrebbe fatto sciogliere qualche donna sensibile al fascino e ai soldi. Non Monica. 

La donna si avvicinò e si sedette lentamente, con eleganza e compostezza nonostante la gonna scomoda del suo unico tailleur. Odiava doversi vestire formalmente per quel tipo di interviste. Gonne nere e camicie non le erano mai andate a genio, tranne se doveva indossare queste ultime come pigiama estivo. Ed erano anche estremamente costose, perciò usava quel completo ormai da quasi cinque anni.

Purtroppo era il suo dovere di giornalista apparire sempre al meglio.

-La mia intervista si concentrerà maggiormente sui suoi dipendenti, ma dovrei farle qualche domanda prima di iniziare, e volevo spiegarle brevemente come strutturerò il mio soggiorno. Dovrei rimanere nei paraggi per due giorni. Cercherò di non dilungarmi troppo. Non voglio creare disturbo. Interrogherò prima lei, poi i suoi colleghi con la lista che mi ha dato l’assistente Kang in modo da non disturbare il lavoro, ed infine tornerò da lei domani pomeriggio per riassumerle ciò che ho raccolto prima di scrivere l’articolo vero e proprio- decise di fare una piccola premessa, per mettere in chiaro che la faccenda piaceva quasi meno a lei che a Jumin.

-Il profitto del mio dipartimento è superiore a quello degli altri nonostante questi fantomatici progetti di gatti, darle il maggior tempo possibile per confermarlo sarà solo un piacere per me- commentò lui, preparandosi alla sfilza di domande. Il suo tono era rilassato e affabile, le sue mani si strinsero leggermente.

-Non la sto accusando, signor Han. E non voglio gettare ombra sul suo dipartimento- Monica non riuscì a trattenersi dal rassicurarlo, notando il fastidio appena accennato, e Jumin sembrò cadere dalle nuvole.

-Non l’ho supposto- obiettò, confuso dal commento della giornalista.

Monica lanciò un’altra occhiata alle sue mani, e accennò un sorrisetto.

-Beh… sì. Ma non la biasimo. Voglio solo che lei sappia che non farò niente per rovinare la sua reputazione o screditare il suo dipartimento. Non sono quel tipo di giornalista- rettificò. Ci teneva sempre a sottolinearlo, anche se non serviva a niente. Era un modo per sentirsi con la coscienza a posto, per certi versi. 

Il signor Han rimase impassibile, preso leggermente in contropiede dall’atteggiamento della ragazza ma senza darlo a vedere più di tanto.

-Non voglio prenderle troppo tempo, possiamo cominciare con l’intervista?- cambiò bruscamente argomento Monica, prendendo il blocco per appunti pronta a scrivere.

Jumin ci mise un po’ a rispondere. Aveva tantissime cose che avrebbe voluto dire. In realtà aveva lui delle domande per lei. Perché lo trattava come se non si ricordasse di lui? Come era possibile che tra tutte le persone in Corea del Sud la sua assistente avesse scelto proprio lei per quella intervista? 

Non sapeva minimamente come comportarsi, ed era davvero una novità per lui. Prima il ritorno al passato con la sorella di Margo, e adesso anche questo.

Decise che non era il momento di rifletterci, e finse di nulla, esattamene come stava facendo lei.

-Sarò lieto di aiutarla- disse solo, preparandosi alle domande.

Aveva già abbastanza cose a cui pensare, dopotutto, poteva occuparsi di Monica Collins in futuro.

Dopotutto, ormai l’aveva ritrovata, era impossibile che la perdesse di nuovo.

 

Verso mezzogiorno finalmente Seven tornò online, insieme a Yoosung, e Martha non aveva tempo per i convenevoli.

 

707 è entrato nella conversazione

Martha è entrata nella conversazione

SEVEN!!

707: Geez! A cosa devo questo benvenuto esagerato?

Hai parlato con V?! 

707: Ah, capisco!

707: Mmm, non so se dirtelo o aspettare un’altra oretta per vederti

 sclerare :P

Se ci provi giuro che esco da qui di prepotenza e ti vengo a cercare  

Yoosung✮ è entrato nella conversazione

Yoosung✮: Che sta succedendo?

Yoosung✮: Buongiorno Martha :3

Oh, buongiorno Yoosung!

Seven mi ha fatto aspettare tutta la mattina senza dirmi se posso o 

non posso uscire per andare almeno a comprare cibo o prendere 

dei nuovi vestiti da mettere

Yoosung✮: Penso che tu possa farlo. Non possiamo farti morire di 

fame :o

707: Beh…

Ammettilo che stai tergiversando solo per vedermi girare nuda 

nell’appartamento

 

A leggere quel messaggio, Yoosung, che stava approfittando della pausa pranzo per chattare e mangiare nella mensa, sobbalzò, e senza neanche rendersene conto esclamò uno sconvolto -Nuda?!- ad alta voce davanti a tutti.

Tutti i ragazzi che mangiavano vicino a lui e nei tavoli vicini interruppero le loro chiacchiere per lanciargli occhiate confuse e sorprese, e Yoosung abbassò la testa imbarazzato e tornò a scrivere, tappandosi la bocca e diventando tanto rosso quanto i capelli di una ragazza nel tavolo davanti a lui, che lo guardava sognante dall’inizio del pranzo.

-Non è adorabile?- chiese sospirando alla sua migliore amica e compagna al tavolo.

Lei, una ragazza dal caschetto scalato biondo, osservò l’oggetto del desiderio dell’amica con un sopracciglio inarcato.

-Mindy, ha appena esclamato “nuda” davanti a tutti senza alcun motivo logico- le fece notare, cercando di trattenere una risatina.

-Appunto, guarda che carino tutto imbarazzato. Secondo te ha una ragazza? Sono sicura che sono in molte ad andargli dietro- non era la prima volta che esprimeva i suoi dubbi ad alta voce, e l’amica alzò gli occhi al cielo, osservando poi quei ragazzi, nei tavoli affianco, che al contrario lanciavano spesso occhiate nella direzione sua e di Mindy.

-Tu hai più ammiratori- commentò solo, senza aggiungere un sonoro “sicuramente più meritati dei suoi” per non gettare troppo fango sulla cotta della sua migliore amica.

-Chi, io? Nooooo! Figurati se a qualcuno potrebbe mai piacere una tipa come me- si sminuì lei, come al solito -Guardano tutti te, Miriam- aggiunse poi, con un occhiolino, ritornando poi all’osservazione del suo ragazzo dei sogni, che stava finendo di mangiare in silenzio e aveva smesso di messaggiare al cellulare.

Miriam si guardò intorno, poi scosse la testa.

Era probabile, vedendo le due ragazze vicine, che l’attenzione venisse subito attirata verso la bionda, dato che Miriam Coppola era di una bellezza stravolgente. Ma il suo sguardo di ghiaccio e il comportamento scorbutico allontanavano sempre tutti.

Mindy Cooper, invece, era meno bella, ma molto più carina, fuori e soprattutto dentro. Esprimeva dolcezza solo con il suo sguardo, e i capelli rossi e ricci le regalavano un aspetto sempre fresco, vivace e originale, come era anche la sua personalità.

Le due ragazze erano profondamente diverse, ed era materia di svariate domande come potessero essere così inseparabili. La risposta era ancora avvolta nel mistero per tutti coloro che le conoscevano.

-Piuttosto, ora che ci penso, hai notizie di Monica?- chiese Mindy, girandosi e continuando a mangiare non appena Yoosung si fu ritirato.

Miriam sbuffò, e scosse la testa.

-E’ impegnata con il lavoro. Spero solo che Martha abbia una scusa decente per non essere tornata a casa, ieri notte- incrociò le braccia, seccata.

Mindy abbassò lo sguardo.

-Speriamo non le sia successo niente di male- commentò, con le lacrime agli occhi.

-Tranquilla, sono sicura che sta bene. E’ di Martha che stiamo parlando, riesce sempre a cavarsela in qualsiasi situazione- cercò di rassicurarla Miriam, lasciando perdere la sua facciata offesa e arrabbiata.

-Quando era con Margo. Da quando se n’è andata, è incredibilmente giù di corda- obiettò Mindy, preoccupata.

-Dici? A me sembra quella di sempre- rifletté Miriam, poco convinta.

-Fidati, nasconde tutto dietro una maschera, ma… penso che sia qui per cercarla- provò a suggerire Mindy, abbassando un po’ la voce.

-Allora ci  metterà davvero un sacco di tempo. Quando Margo non vuole farsi trovare, non si fa trovare. Era così anche all’orfanotrofio, ricordi?- cercò di buttarla sul ridere, ma Mindy si incupì solo di più.

-Già… ricordo eccome- commentò solo, prima di ricominciare a mangiare.

Miriam sospirò, era davvero pessima a rassicurare la gente. Forse perché lei per prima aveva talmente tanti problemi in testa che capire e curare quelli degli altri diventava un compito assai arduo.

-Hai il corso di cucina più tardi?- cambiò argomento, cercando di risollevare in parte il morale dell’amica.

Lei sorrise, distraendosi subito.

-Oh, sì! Oggi Minho si è proposto di insegnarmi la cottura migliore per alcuni tipi di carne- iniziò a raccontare, emozionata.

-Minho è particolarmente gentile con te- commentò Miriam, lanciando una veloce occhiata al leader del club di cucina, studente dell’ultimo anno e uno dei sopracitati ragazzi che osservavano il loro tavolo. Appena Miriam incrociò il suo sguardo lui lo distolse immediatamente.

-Già, è proprio un caro amico- annuì lei -Pensi che Yoosung sappia cucinare la carne? Quanto sarebbe bello se mi insegnasse lui. O se io insegnassi a lui- sospirò sognante ritornando al punto di partenza.

Miriam trattenne una risatina. La sua migliore amica era davvero incorreggibile.

Era felice di averla distratta, ma in cuor suo non riusciva a non pensare all’argomento Martha.

Sperava non andasse a finire come con Megan e Margo, entrambe scomparse senza dare notizie abbandonandola, perché non credeva che sarebbe riuscita a sopportarlo.

 

Nel frattempo Martha aveva ricevuto l’ok da V in persona per prendere almeno i vestiti e da mangiare per una settimana, e l’approvazione per dirigersi, quando ne aveva bisogno per delle emergenze, nel supermercato all’angolo, da cui Seven poteva comunque tenerla d’occhio tramite una telecamera di sorveglianza.

Dato che Martha non aveva eccessive cose da nascondere, e sapeva perfettamente come nascondere le poche che aveva, acconsentì senza problemi alla supervisione costante, e si alzò dalla strana posizione a testa in giù su una sedia, in cui si era messa nell’attesa, per prepararsi ad uscire e dirigersi da Monica a prendere tutte le sue cose.

Era appena passata l’ora di pranzo, probabilmente non era ancora rientrata a casa. Martha lo sperò, e mentre si rimetteva l’impermeabile prima di uscire la chiamò per lasciarle un messaggio ed avvertirla, dato che le sembrava scorretto non farlo.

Sicuramente era molto preoccupata per lei.

Martha non sapeva che non era l’unica.

-Monica sono io. Ti lascio questo messaggio solo per avvertirti che sto tornando a prendere le mie cose. Non preoccuparti per me. Ti spiego tutto quando posso- disse con poche semplici parole, che arrivarono al cellulare silenzioso dell’amica proprio mentre lei si stava facendo accompagnare da Jaehee fuori dall’edificio.

-Assistente Kang, è stato davvero un piacere. La ringrazio infinitamente per la disponibilità- le sorrise, mentre sistemava la cartella e si toglieva il badge.

-Il piacere è nostro, signorina Collins. Spero si troverà bene anche domani- Jaehee le strinse la mano, cercando di essere gentile ma rapida, dato che aveva davvero tanto lavoro da svolgere e pochi minuti di pausa.

-Non ti trattengo oltre, ci vedremo domani- la salutò Monica capendo perfettamente la sua fretta, e scendendo le scale dell’edificio.

Jaehee fece per rientrare, ma esitò quando vide che la giornalista si era bloccata di scatto, ed era diventata così pallida che sembrava stesse per avere un infarto da un momento all’altro.

Subito l’assistente fece andare lo sguardo verso la figura che sembrava l’origine di tanto sconvolgimento, e… rimase alquanto confusa.

Seduta sul muretto davanti all’edificio, fumando una sigaretta e battendo nervosamente con il piede, stava una normale ragazza dal taglio corto quanto quello di Jaehee ma molto più alla moda, che sembrava avere un paio di anni meno di lei e aveva la pelle color caramello.

Lanciò un’occhiata verso le scale, e si alzò di scatto buttando la sigaretta nel portacenere lì vicino.

-Monica!- esclamò correndole incontro.

-Megan?- chiese in un sussurro la giornalista, come se si trovasse dinanzi ad un fantasma.

Jaehee scosse la testa, e decise di non immischiarsi. Erano fatti di Monica, e lei non aveva niente a che fare con qualsiasi cosa stesse succedendo.

-Dov’è Martha?! So che è venuta da te- chiese Megan scuotendo Monica nel panico.

Jaehee si bloccò di scatto a metà di un passo.

Martha? La Martha che era spuntata dal nulla il giorno prima nella loro chatroom, per caso?

Si girò, chiedendosi se avrebbe forse scoperto qualcosa di nuovo e abbandonando la pausa pranzo con un sospiro interiore di rimorso.

-Mi sembrava strano che fossi venuta qui per me- commentò Monica quasi tra sé -Non so dove sia Martha. Era da me fino a ieri, poi non è tornata a casa. Ma l’ho sentita e mi ha detto che sta bene.Non preoccuparti- la rassicurò Monica, in tono materno anche se leggermente irritato.

Megan Carson era una sua vecchia compagna di orfanotrofio, e cinque anni prima aveva mollato amici, scuola e le sue compagne di una vita per inseguire una carriera agonistica che l’aveva portata a fare gare in giro per il mondo. Niente che Monica biasimasse, se solo non avesse anche troncato ogni contatto non facendosi più sentire all’improvviso. Rachel Martin, la donna che si era occupata di loro quasi come una madre, le aveva rassicurate che stava bene e non le era successo niente, ma futili erano stati i loro tentativi di contattarla.

Ma nonostante tutto quello che Megan aveva fatto, Monica le voleva ancora un gran bene, ed in cuor suo era felice di rivederla.

La brunetta tirò un sospiro di sollievo, per poi sorridere e assumere un tono più casuale.

-Allora, come stai?- chiese, rendendosi conto che esordire in quel modo con una persona che non si vedeva da cinque anni non era una cosa molto carina da fare.

-Non è cambiato molto. Tu?- senza essersi accorte di Jaehee in lontananza che le aveva osservate per tutto lo scambio, iniziarono ad allontanarsi, probabilmente dirette verso la casa di Monica. Jaehee, notando che la sua pausa pranzo era ormai finita, decise di rientrare, appuntandosi mentalmente di riferire al signor Han quello che aveva appena scoperto.

Nel frattempo, prendendo il tram e parlando del più e del meno ma principalmente di Martha, Monica e Megan avevano raggiunto l’appartamento di Monica, al terzo piano di un grande palazzo abbastanza decadente, che riusciva a pagare a malapena e che condivideva insieme a Miriam e, occasionalmente, qualche amica che veniva a trovarla o un affittuario della camera in più.

-Ok, ma non ti ha detto neanche dove era diretta?- chiese per l’ennesima volta Megan, mentre Monica prendeva le chiavi per aprire la porta dell’appartamento, cercando di non far trasparire la sua esasperazione alle domande alle quali non poteva dare risposta.

-No, non so nulla. Te l’ho detto. Non puoi semplicemente chiamarla e chiederle queste cose?- propose come a chiederle di lasciarla in pace.

Megan aprì la bocca per rispondere, ma la porta che si apriva dall’interno e la figura che ne uscì da dietro la ammutolirono.

Per qualche secondo Megan e Monica guardarono a bocca aperta la nuova figura, ricambiate dalla stessa, poi Martha si lanciò contro Megan e l’abbracciò di scatto, facendola quasi cadere a terra.

-Meggy! Da quanto tempo! Come stai?-

Monica osservò la valigia che l’amica aveva lasciato a terra, mentre Megan indagava direttamente su Martha circa le sue condizioni.

-Come stai tu? Cosa è successo? Perché sei sparita così? Hai notizie di Margo?- chiese così in fretta che neanche Monica, abituata a interviste e a segnare ogni singola parola che le veniva detta, riuscì a capirla bene, e la guardò piegando la testa.

-Eh… anche io sono felice di rivederti dopo cinque anni, Megan- la salutò Martha per tutta risposta, fallendo più di Monica nel non mostrare la sua irritazione, che la invase in pochi istanti sopprimendo la gioia che aveva provato nel rivedere dopo tutto quel tempo la vecchia amica.

Megan sospirò, per calmarsi, e tentò di rimediare.

-Lo so che non ci vediamo da anni, ma sapete che ero impegnatissima, ed era difficile tenersi in contatto- tentò di giustificarsi. Monica e Martha si lanciarono un’occhiata.

-Lo sappiamo benissimo. Infatti sono piuttosto sorpresa che tu sia tornata. Ti hanno licenziata?- chiese Martha con poco tatto.

-Incastrata. Ho beccato una squalifica di un anno per… lasciamo stare. Appena sono tornata in America ho provato a contattare Margo, ma mi è stato detto che è sparita da due anni. Poi ho scoperto che anche tu sei andata via con urgenza e non si avevano tue notizie, così ho preso il primo volo per venire qui e ho cercato Monica per chiedere che fine avevi fatto. Hai notizie di Margo? La stai cercando? Purtroppo quando Margo non vuole farsi trovare non si fa trovare. Hai qualche indizio?- dopo una breve giustificazione e spiegazione, partì nuovamente a raffica con le domande, e Martha venne prontamente salvata da una chiamata al telefono.

-Scusate, devo rispondere- si affrettò a prendere il telefono e si allontanò, senza neanche vedere che la stesse chiamando.

-Pronto, Martha?- chiese a sorpresa la voce di Jaehee.

-Oh, ciao Jaehee, come stai?- Martha abbassò la voce per non farsi sentire da Monica, dato che non voleva farle capire alla ex coinquilina che conosceva la donna con cui al momento lavorava.

-Tutto nella norma. Luciel mi ha dato il tuo numero e ho pensato di chiamarti per controllare che tutto andasse bene- rispose formale l’assistente.

-Non devi essere così formale. Sono felice che hai chiamato. Al momento sono un po’ impegnata…- Martha lanciò un’occhiata verso Megan, che la guardava fisso come ad assicurarsi che non scappasse -…ma va tutto bene, te lo assicuro- 

-Impegnata con cosa?- indagò Jaehee, in tono casuale ma lasciando intendere che non si stava perdendo una parola.

-V mi ha dato il permesso di uscire a prendere dei vestiti e comprare qualcosa ma ho poco tempo per farlo. Ho appena recuperato i vestiti e sto tornando all’appartamento- spiegò lei, che non aveva assolutamente nulla da nascondere.

-Capisco. Volevo farti alcune domande da inserire nei fascicoli sui membri dell’RFA, dato che ne sono responsabile. Preferisci che ti chiamo più tardi?- 

Martha ci pensò un po’. Non era in vena di rispondere a delle domande, ma poteva essere un buon modo per evitare le ulteriori domande che Megan sembrava già in procinto di fare. Ma allo stesso tempo non vedeva l’amica da un sacco, non voleva andarsene così.

Sospirò.

-Posso richiamarti tra mezzora?- chiese a Jaehee, che acconsentì comprensiva. 

Quando chiuse la chiamata tornò con l’attenzione rivolta a quella che per la maggior parte della sua infanzia ed adolescenza era stata la sua migliore amica.

Monica nel frattempo era già entrata in casa, lasciando la porta socchiusa per permettere alle due ragazze di entrare a loro volta.

-Hai qualcosa come 10 minuti per farmi l’interrogatorio. Ti conviene usare i metodi Monday Clyde- disse Martha all’amica, che scosse la testa.

-Vedo che sei esattamente la stessa ragazza di cinque anni fa- commentò, accennando un sorrisino nostalgico.

-Hai notizie di Margo?- chiese poi.

Martha scosse la testa.

-La stai cercando?- insistette Megan.

Martha non rispose.

-Martha…- la incoraggiò l’atleta, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.

-Non ti impicciare. Quando saprò qualcosa e avrò capito come risolvere i problemi che si sono creati ti informerò, ma per il momento pensa a te. Quando Margo non vuole farsi trovare non si fa trovare, lo sai- la mise in guardia, con sguardo deciso.

Megan sospirò.

-Spero che almeno tu sia al sicuro. Non ti prometto di non indagare, ma eviterò di parlartene nuovamente- acconsentì Megan, con rimpianto. Sapeva, però, che quando Martha faceva così era meglio lasciarla fare.

-Mi daresti almeno il tuo nuovo numero di telefono? Tyra mi ha detto che lo hai cambiato appena sei arrivata qui- cambiò poi argomento, prendendo il cellulare in mano.

-Conosci Tyra?- chiese Martha, sorpresa. Tyra Maddox era la giovane proprietaria del negozio di tatuaggi dove Martha lavorava da qualche anno. Una tosta ragazza senza peli sulla lingua che gestiva il business con un pugno di ferro e una buona dose di femminismo. Martha le era davvero riconoscente per il lavoro che le aveva dato e il trattamento stranamente affettuoso che le riservava, nascosto dietro una facciata di noncuranza.

-L’ho conosciuta mentre ti cercavo. Il vostro negozio è fantastico. La tatuatrice è un lavoro adatto a te- Megan le fece un occhiolino, cercando di fare ammenda per gli anni persi.

Martha sorrise. Alla fine la sua migliore amica le era mancata.

-Sai, vi ci vedrei bene insieme. Perché non mi sostituisci a lavoro per un po’?- la incoraggiò Martha, in tono malizioso.

Megan ridacchiò, e scosse la testa.

-Bel tentativo, ma penso proprio che non lascerò la Corea per il momento. Voglio trovare Margo e poi…- lanciò un’occhiata verso la porta dietro la quale Monica probabilmente si era già messa a lavorare -…vorrei riuscire a recuperare- 

Martha annuì.

-Ti capisco, ma ti consiglio anche di nasconderti da qualche parte quando arriverà Miriam- le consigliò. Un messaggio di Seven che le chiedeva perché ci stesse mettendo tanto la riscosse.

-Scusa, Meggy, devo andare- prese in fretta il telefono dell’amica segnando il proprio numero, poi afferrò la valigia e corse via.

-Ci sentiamo, salutami Monica- disse solo, prima di sparire giù per le scale.

Megan non fece neanche in tempo a salutarla. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Come promesso è domenica e pubblico il nuovo capitolo. Parte 1 del giorno 1.

Non succede praticamente nulla, lo so. Questa prima parte serve solo ad introdurre le MC.

La parte 2 avrà simile importanza ma i membri dell’RFA ricompariranno in un ruolo più attivo. Dal secondo giorno la trama andrà avanti.

Spero davvero che qualcuno leggerà questa storia anche se ne dubito, e se siete arrivati fin qui grazie mille. 

A domenica prossima con la seconda e ultima parte del giorno 1. Se vi va di lasciare una recensione mi rendete solo molto felice.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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