47 – Cycling, maybe
Era risaputo che Naoko fosse una bambina testarda. Tale testardaggine l’aveva ereditata dalla madre. E come lei, quando si fissava con qualcosa, doveva essere quella a tutti i costi.
Come quando aveva deciso di imparare ad andare in bici senza rotelle.
A detta sua era ormai una bambina grande, quindi doveva assolutamente riuscirci.
Certo, tra dire e il fare c’era di mezzo il mare. Soprattutto quando ad aiutarla c’era Nnoitra, che di certo non era conosciuto per la sua pazienza.
«Stammi dietro, stammi dietro!» esclamò la bimba pedalando.
«Come sarebbe a dire “stammi dietro”? Così non imparerai mai. Quand’è che posso lasciarti andare?»
«Umh… tra qualche minuto», confermò Naoko dopo averci pensato su.
Neliel guardava la scena divertita, seduta su una panchina con accanto Aries. Sicuramente Naoko cresceva in fretta e c’erano tante cose che stava iniziando ad apprendere. Ricordava ancora quando aveva imparato a camminare sulle sue piccole e fragili gambe. Quasi si commosse al pensiero, ma Aries si sollevò, iniziando a scodinzolare.
«Sono stanco, Nao non mi da tregua», sbuffò Nnoitra.
«Questa non è di certo una novità. Ma, aspetta un momento… se tu sei qui dov’è lei?»
«Me ne sono andato senza dirle niente. Solo così si impara.»
Neliel fece una smorfia.
«Cioè tu hai lasciato nostra figlia da sola sulla bici?»
«Disciplina innanzitutto, mia cara Neliel.»
«Nnoitra, tu sei veramente…!»
La voce allegra e squillante di Naoko giunse ben presto alle loro orecchie.
«Mamma, guarda! Pedalo da sola!» esclamò vittoriosa.
«Sei bravissima, tesoro. E i tuoi metodi di insegnamento sono discutibili». sussurrò rivolgendosi a Nnoitra, il quale si limitò a fare spallucce. Aries iniziò ad agitarsi e ad abbaiare.
«Aries, sta buono! Nao, non ti allontana-»
I bambini erano davvero incredibili, li perdevi di vista un secondo e finivano con il fare delle cadute clamorose. Naoko infatti finì dritta sul terreno dopo aver perso l’equilibrio.
«Nao! Nao, stai bene?» esclamò Neliel correndole incontro, mentre Aries la tirava per il guinzaglio, impaziente di sapere se la sua padroncina stesse bene. Naoko si mise seduta, prendendo a piangere.
«Ahi! Mi sono fatta male al ginocchio. Fa male, brucia!»
«Ah, per Dio» sospirò Nnoitra. «Non mi sembra il caso di piangere, è solo un graffio.»
«Ma fa male. Uffa, stavo andando così bene!»
«Può capitare di cadere. Ci riproverai un altro giorno», tentò di consolarla lui.
«È vero. Ora, ti sentiresti meglio se ti comprassi un gelato?» suggerì Neliel.
La bimba si asciugò le lacrime.
«Ne voglio due.»
«Vedremo.»
Nnoitra prese in braccio Naoko. Il suo ginocchio era effettivamente graffiato, ma nulla di grave. Si sarebbe evitato frasi del tipo “la vita è come andare in bicicletta, a volte puoi cadere e dalle cicatrici che ti restano puoi imparare”, sarebbe stato troppo sentimentale. Ma gli venne in mente, e gli venne in mente che effettivamente Naoko stava davvero crescendo.
«Dai papà, sbrigati, voglio il gelato!» esclamò Naoko, che già aveva dimenticato il dolore.
Lui la guardò.
Stupidi bambini. Perché dovevano crescere così in fretta?
«Sì, ho capito.»
Nota dell’autrice
Questo capitolo è venuto fuori più malinconico di quanto credessi, però mi piace. Ci sta che Nnoitra e Nel si lascino andare alla malinconia, dopotutto Nao sta diventando grande (e quante ancora dovrà combinarne). Imparare ad andare in bici può essere difficile e le cadute ci stanno, come qui, come nella vita.
Alla prossima ^^