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Autore: Irene_Violet    02/06/2019    2 recensioni
[Detective Conan/Umineko no Naku Koro ni]
Spoiler sulla VN Umineko Chiru Livello: ENDLESS NINE
La seguente Fan fiction è una reinterpretazione degli eventi presentati nella Visual Novel e nel file tratto dal VOL 30 di Conan "La villa del Crepuscolo" (EP 219 "La Leggenda di Furto KID"). Si è praticamente scritta da sola per quanto mi è piaciuto comporla, spero possa intrattenere anche a voi che andrete a leggerla. Buon Divertimento! -Irene_Violet.
Trama Breve:
Un gruppo di detective riceve un insolito invito a partecipare ad una particolare "gara di deduzioni" su di un isola che è stata teatro di un celebre massacro. Il loro compito è quello di risolvere un indovinello, così da incontrare l'organizzatore dell'evento. La situazione inizialmente pare tranquilla, ma per mano di qualcuno la storia sembra destinata a ripetersi, in un modo o nell'altro. Riusciranno gli abili investigatori a dissipare le tenebre dell'illusione che li vede protagonisti? Ma soprattutto potranno sopportare la verità che queste celano da 12 lunghi anni?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ƹ̴Ӂ̴Ʒ #4 - Twilight of the Phantom Witch Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

 

Il rumore del mare in burrasca fu la sveglia di Ran. La liceale dai capelli lisci, si ridestò dal suo sonno, sentendosi piuttosto a pezzi dopo tutto ciò che era accaduto la sera precedente. Sbadigliò appena e lanciò una veloce occhiata alla stanza, mentre si metteva a sedere sul bordo del letto, , stropicciandosi gli occhi. Nei letti accanto a quello che occupava, suo padre russava come un trombone, mentre il bambino delle elementari dormiva placidamente, con ancora gli occhiali addosso, nonostante lei non capisse come facesse. La ragazza si alzò per poi dirigersi verso il bagno, dove si fece una doccia veloce per poi vestirsi ed uscire dalla stanza, facendo piano per non svegliare i due. Adesso che il detective gourmet era morto, immaginò che Shannon si trovasse in difficoltà con la colazione, per cui pensò fosse giusto darle una mano per quanto potesse. Dunque scese le scale, attraversando il corridoio, ed evitando accuratamente lo sguardo del quadro che la inquietava, avanzando verso la cucina, dove sentì subito un tonfo di oggetti metallici e la voce della giovane cameriera, che sospirò in modo piuttosto patetico:

 

«Ah uffa!! Come dovrei fare? Gli ospiti tra un po' dovrebbero scendere per la colazione...»

 

Quando Ran si affacciò sulla cucina, trovò Shannon circondata da pentole ed inginocchiata a terra; le venne da sorridere, sembrava proprio la classica domestica piuttosto sbadata ma che fa del suo meglio per svolgere il suo lavoro. La castana avvolta nella propria divisa, si alzò per poi tentare di mettere in ordine il disastro che aveva combinato cercando di tirare fuori un tegame per poter cucinare qualcosa. Ran decise allora di intervenire, uscendo allo scoperto.

 

«Le serve una mano per caso?»

 

«Ran-sama, Ohayō Gozaimasu.» - le si inchinò la ragazza, per poi mostrare imbarazzo nei confronti della sua domanda - «Ecco… gliene sarei molto grata. Purtroppo sono negata ai fornelli ed ho una gran paura di mandare a fuoco la cucina» - ridacchiò la ragazza.

 

La colazione alla fine venne preparata e servita grazie ad un buon lavoro di squadra tra le due che approfittarono della cosa per parlare del più e del meno, scoprendo di essere coetanee, inoltre venne a sapere che i gialli che aveva visto nella stanza dei domestici erano tutti suoi e che da piccola li aveva letti tutti in compagnia di uno dei nipoti del padrone.

 

«Davvero? Leggevi i romanzi durante il tempo libero aspettando che lui tornasse sull'isola in modo da avere sempre più argomenti di conversazione? Che cosa romantica! Doveva proprio piacerti questo ragazzo!» - affermò la ragazza lavandosi le mani dopo aver armeggiato con il cibo.

 

«Battler-sama era una persona stupenda… quando smise di venire alle riunioni di famiglia mi sentii davvero triste...» - confessò la domestica, abbassando lo sguardo per un attimo - «Comunque tornò ed avemmo modo di divertirci assieme agli altri cugini… prima… dell'incidente…»

 

Ran non poté cogliere l'evidente contraddizione presente in quel racconto, qualcun altro però se ne accorse, anzi lo sapeva per cause di forza maggiore. Hachijo Tōya, decise di interrompere quella conversazione entrando in cucina ed annunciandosi, in modo sempre pacato e calmo:

 

«Buongiorno ragazze» - affermò - «Gli altri si stanno già riunendo in sala da pranzo, Shannon-chan»

 

«Buongiorno Hachijō-sama» - rispose Shannon con un sorriso - «Sì, procedo subito a servire la colazione allora, grazie per avermi avvisata» - disse con un lieve inchino.

 

«Buongiorno a lei» - rispose a sua volta Ran e le due poi si diressero seguite dall'uomo a raggiungere il gruppo riunito in sala da pranzo.

 

Venne servita loro una buona tazza di caffè fumante ed una colazione all'americana, con uova all'occhio di bue, pancetta, e pane tostato con burro e marmellata. Alcuni degli investigatori parevano avere l'aria abbastanza stanza come Kogorō o Mogi, mentre altri quali Hakuba o la detective Soda parevano freschi e riposati. Di sicuro ognuno di loro, una volta incastrata la vecchia Senma -- la quale dal canto suo sembrava fresca riposata quanto una rosa del giardino anteriore della villa -- doveva aver provato a risolvere l'epigrafe con maggiore o minore difficoltà a seconda delle occhiaie o dalle espressioni stravolte che essi mettevano in mostra, con maggiore o minore disinvoltura.

 

Quando Shannon pose di fronte al detective Harufumi, la propria tazza di caffè bollente egli la ringraziò, voltandosi verso di lei - «Ah, proprio quello che ci voleva!» - affermò - «Il ragazzo, è ancora nella casa degli ospiti, secondo lei?» - domandò il detective.

 

Shannon strinse il proprio vassoio al petto ed annuì - «Può darsi. Di solito Kanon-kun si occupa del giardino alla mattina presto, ma dato che piove ancora, forse è rimasto nella stanza dei domestici di quell'edificio.»

 

«Capisco. Volevo andarci più tardi, per cui avrei bisogno di qualcuno ad aprirmi...» - spiegò, lui era stato subito l'unico a sospettare dei domestici, per cui ora che i motivi di sospetto erano decaduti, gli sembrò giusto mostrarsi più cortese - «Non vorrei si fosse offeso per le mie illazioni fatte nei vostri confronti»

 

«Non si preoccupi, Kanon-kun è il tipo che reagisce di petto a simili situazioni, chiude le porte in faccia agli ospiti, non si preoccupi.» - lo rassicurò la ragazza, per poi continuare con il proprio lavoro, stando attenta in caso a qualcuno servisse qualcosa di particolare o le facesse richieste rispetto al pasto.

 

Conclusa la colazione, anche il cielo sembrò sgombrarsi dalle ultime nuvole di tempesta, lasciando finalmente posto ad un bellissimo cielo azzurro. Come anche il giorno precedente fu chiesto a tutti e soprattutto a Ran di rientrare per l'ora del pasto, in modo da aiutare Shannon a preparare, per il resto erano tutti autorizzati a girare liberamente per l'isola in caso avessero voluto. Conan ne approfittò per gironzolare alla ricerca della famosa basilica in cui doveva essere posta la famosa scritta "Quadrillion". Non faticò troppo a trovarla, Era una chiesetta molto bella ma non poté darvi un'occhiata all'interno perché la trovò chiusa a chiave, nel suo gironzolare attorno all'edificio un paio di volte, ritrovò alla seconda ispezione Hachijō davanti all'entrata che lo salutò con un cenno del capo

 

«Non riuscirai ad entrare Conan-kun. Quella cappella è come lo studio del terzo piano della villa. Si sblocca solo con una chiave particolare, che ora dovrebbe avere Shannon-chan o Kanon-kun, quindi dovresti chiedere loro.»

 

«Oh, va bene allora lo chiederò a loro, grazie mille Hachijō-san» - sorrise il piccolo avvicinandosi - «Lei perché è qui invece?» - domandò subito dopo.

 

Finalmente aveva l'occasione di scambiare due parole con quell'autore così ben informato. Da come gli si era rapportata Ran sin dall'inizio e da quel che KID aveva deciso di rivelare in quella famosa seconda lettera, si era fatto già un'idea su di lui, ed aveva anche capito cosa non gli tornasse in lui, ma voleva comunque potersi fare un'idea completa con una bella chiacchierata. Quella domanda aveva poi una doppia valenza, di cui l'uomo dovette accorgersi, perché sorrise poco prima di rispondere.

 

«Se potessi farlo ti direi "per aprire le porte della Terra Dorata ed incontrare questa fantomatica strega!", però...» - l'albino si dette un piccolo colpo sulle gambe insensibili, per poi alzare lo sguardo - «Credo io sia qui solo per rodermi il fegato, almeno finché qualcuno non la porterà da me. Sto aspettando che qualcuno "veneri il nobile nome” di quel egocentrico del vecchio Kinzō ed esponga la verità che sta dietro a questa assurda messa in scena. Voglio poter stringere la mano a questo Kaitō Kid, che sfruttando il piano di qualcuno che ormai è deceduto, sembra avere un secondo fine a cui non riesco ad arrivare. Capivo le ragioni distorte di Ōgami che era un cacciatore di tesori incallito, ma che un ladro fantasma ci tenga qui per risolvere un indovinello mi puzza.»

 

Conan dovette convenire con quel ragionamento, pur non potendo ancora chiarire le cose in proposito; decise pertanto di cambiare argomento in modo decisamente brusco, ma sentiva di potersi “permettere” di porla, solo perché era stato lo stesso Tōya ad evidenziare la cosa giusto un attimo prima

 

«Posso sapere… come è successo?» - chiese il ragazzino, con una buona dose di serietà in viso.

 

«Non è il genere di storia di cui si può dire di andare orgogliosi» - affermò l’albino alzando gli occhi al cielo - «A quanto mi è stato detto, dalla donna che mi ha trovato riverso in mezzo alla strada, ho avuto un incidente, che stando alle varie perizie mediche che ho subito, mi ha procurato dei danni cerebrali non indifferenti, i quali mi hanno portato a soffrire di amnesie. Ho vissuto per un po’ nella totale confusione, poi un certo punto la memoria sembrò voler cominciare a tornare… ma io non riuscivo ad accettare la persona che possedeva quelle memorie, sentivo come se qualcun altro stesse cercando di prendere il controllo della mia mente, cominciavo a chiedermi chi fossi “io” allora, se sarei scomparso una volta recuperati i ricordi, ero tormentato da incubi orribili… perciò ad un certo punto, stanco di tutto ciò ho tentato il suicidio, cosa che mi ha portato a danneggiare irrimediabilmente il mio midollo spinale, facendomi finire in sedia a rotelle. Questo è tutto quello che posso dirti. Come ti ho detto, nulla di cui vado fiero. Anzi sono stato un codardo ne pagherò le conseguenze a vita. Diciamo che è anche per questo che sono qui. Mi è stata lanciata una sfida, a me come a tutti voi detective… ed io non voglio più tirarmi indietro, mai più...»

 

Tōya a quel punto tacque, le linee del suo volto parvero indurirsi di colpo, e strinse i pugni poggiandoli sui rispettivi braccioli, mettendosi a fissare intensamente  la scritta “Quadrillion”, sulla facciata della chiesa, come se provasse disprezzo verso la stessa. Shin’ichi in qualche modo poté capire anche se solo in maniera vaga il dramma vissuto dallo scrittore. Anche lui si era risvegliato in un corpo che non era più “il suo” in un certo senso, ed era frustrante vivere la vita di un bambino delle elementari essendo un diciassettenne. Se qualcosa di simile aveva dato degli incubi orribili al giovane detective, che tutto sommato si era solo rimpicciolito, chissà che sensazioni orribili dovette aver provato quel povero diavolo, trovandosi a vivere una condizione così disperata.

 

Dalla loro promessa di incontrarsi per l'ora dei pasti, Ran decise invece di passare molto più tempo in compagnia di Shannon, per prima cosa, perché non avrebbe avuto nessuno con cui chiacchierare, dato che le uniche persone della sua età erano Hakuba Saguru, che a malapena conosceva di fama ed i due domestici. Se sull'isola ci fosse stato anche Shin'ichi lo avrebbe seguito volentieri nelle sue indagini, ma con un estraneo non si sentiva in diritto di fare la stessa cosa. La domestica non sembrò affatto contraria che la seguisse nella sua routine di faccende. L'aiuto a piegare gli asciugamani e gli strofinacci, rifare le stanze, e pulire le finestre.

 

«Davvero non c'era bisogno che mi aiutasse a tal punto. Mettersi perfino a rifare i letti...» - osservò Shannon con una punta di malinconia nel tono.

 

«Non preoccuparti, l'ho fatto con piacere!»

 

Ran apparve molto tranquilla a riguardo, a lei non pesava fare le faccende e poi Shannon era da sola, suo fratello non si era ancora visto e lei avrebbe dovuto affrontare tutta quella mole di lavoro da sola, la cosa le dispiaceva, per questo aveva deciso di mettersi in gioco per aiutarla.

 

«Qui avrei finito...» - disse - «Andiamo a vedere se la barca è in dirittura d'arrivo? Così ne approfittiamo per fare una bella camminata in riva al mare» - propose la domestica, ottenendo un entusiasto "Sì" in risposta.

 

Le due attraversarono il bellissimo giardino di rose antistanti alla villa, abbandonarono l'edificio, camminarono lasciandosi la Guest House alle spalle e discesero il percorso tortuoso che portava alla spiaggia raggiungendo la zona dove la sera prima Ran e la sua famiglia era attaccata. Restarono lì per quaranta minuti buoni, ma nessuna imbarcazione si mostrò all'orizzonte.

 

«Che strano… a quest'ora sarebbe già dovuta attraccare.» - mormorò Shannon.

 

Ran allora la guardò con un sorriso rassicurante - «Magari non è ancora sicuro per lui salpare anche se la tempesta è passata. La pioggia è cessata da poco ed il mare è ancora un po' agitato. Vedi le onde alte che si infrangono sugli scogli? Non appena ci sarà bonaccia, vedrai che arriverà»

 

«Ha ragione...» - sorrise a sua volta la ragazza - «Ran-sama, le va di fare una passeggiata, per passare il tempo? Vorrei mostrarle un posto.»

 

«Huh?»

 

Shannon le chiese un po' di fiducia e prese a risalire il sentiero roccioso, guidandola lontano dallo spazio della villa che aveva già avuto modo di osservare. Sul retro della tenuta infatti si estendeva un nutrito boschetto di pini, che si poteva notare solo girando attorno alla proprietà ed era visibile solo da alcune stanze del piano più alto della stessa come lo studio in cui erano state depositate le chiavi universali. Ai limiti del boschetto era presente una sorta di monito a chi avesse mai pensato di volersene addentrare, un cartello di legno intagliato che riportava una scritta la quale stava sulla linea di:

 

"Questo bosco è la dimora di una Strega, entrate a vostro rischio e pericolo!!"

 

Ran nel leggerla tirò Shannon per una manica della divisa - «È sicuro… entrare in questo bosco… voglio dire… non ci sono pericoli, giusto?»

 

La ragazza in risposta batté le palpebre per poi sorridere cordialmente - «No, nessuno non se ne preoccupi. Quello era solo un piccolo avvertimento che Kinzō-sama aveva pensato di erigere per i piccoli di famiglia, per impedire che si perdessero nella boscaglia. In origine diceva che ci fossero i lupi e poi si è creata la leggenda della strega dei boschi, che naturalmente era Beatrice-sama. L'unica cosa di cui deve preoccuparsi è di star attenta agli strapiombi che danno sugli scogli, ed alla possibile presenza di rettili; la ragione per cui Kinzō-sama non voleva che qualcuno decisesse di entrare in questa zona, mettendo da parte la sua naturale pericolosità... era un'altra...» - spiegò la domestica mentre si addentrava con Ran al suo braccio, in quello spazio verde e moderatamente adombrato - «Ma quale fosse glielo rivelerò in seguito… intanto vuole conoscere la leggenda su cosa facesse Beatrice-sama alle vittime inconsapevoli che avevano la sfortuna di addentrarsi nel suo bosco sacro?» - domandò pur immaginando la risposta della sua accompagnatrice.

 

«No grazie, ne faccio volentieri a meno!» - scosse la testa la ragazza dai capelli lunghi.

 

«Lo immaginavo eheh»

 

Dopo un ventina di minuti circa di camminata, la boscaglia divenne più rada e Ran riuscì ad intravedere tra la luce che filtrava tra gli alberi, una sagoma piuttosto importante. Quando sbucarono finalmente fuori dall'intricato insieme di rami ed arbusti, ebbe modo di focalizzare di cosa si trattasse: un imponente edificio in stile occidentale, una seconda villa che si trovava esattamente dall'altra parte rispetto a quella in cui alloggiavano loro.

 

«M-Ma questa… è...» - mormorò Ran confusa

 

«La Kuwadorian. Una seconda villa fatta edificare dal padrone per ospitare una persona speciale...» - introdusse brevemente Shannon, cominciando a guidare la ragazza verso il giardino della villa anch'esso straordinariamente ben curato - «Quella persona, rispondeva al nome di Ushiromiya Beatrice.»

 

«Ushiromiya… Beatrice...» - ripeté Ran per poi spalancare gli occhi. Aveva capito il perché delle leggende sui pericoli del bosco ora che era presente quel tassello - «Non dirmi, che le storie dei pericoli di questi luoghi, sono state raccontate perché nessuno scoprisse l'esistenza di questa villa e di chi viveva al suo interno, ovvero l'amante del padrone dell'isola e sua figlia...»

 

Shannon annuì con un sorriso leggero in volto - «All'inizio era proprio così. Il padrone aveva fatto edificare la villa così che Beatrice Castiglioni vi si stabilisse e per qualche tempo, era andato tutto bene: la moglie di Kinzō-sama viveva nella villa che conosce anche lei e Beatrice-sama nella Kuwadorian. La signora sospettava dell'esistenza di questa donna, ma non parve mai menzionare la cosa al marito. Se Kinzō-sama poteva contare sull'appoggio della servitù, non poteva dire lo stesso per i suoi figli, allora abbastanza grandi per poter eventualmente capire… e sarebbe potuta uscire allo scoperto tutta la verità, rovinando il suo paradiso per sempre.» - il viso della giovane si fece di colpo più cupo - «Fin quando Beatrice Castiglioni fu in vita le cose andavano bene… ma alla sua morte le cose cominciano a farsi più oscure per la mente del padrone e di conseguenza anche per le mura di questa villa… se la sente?»

 

Ran deglutì, nel mentre Shannon parlava le due avevano superato il giardino variopinto, avendo accesso alla dimora della donna che aveva originato la leggenda della Strega e le stava venendo narrato che la narrazione si sarebbe caricata di un tono meno tranquillo. Temeva il peggio, scosse la testa alla domanda della domestica. Poteva farcela, insomma cosa poteva essere accaduto di così terribile?

 

«Bene… Beatrice Castiglioni sfortunatamente morì di parto. Venne alla luce una bella bambina, che venne affidata alle cure della servitù. La signorina cresceva in salute omaggiata delle visite della servitù e del padre, ma per il resto del tempo completamente sola stra questi grandi spazi, con a farle compagnia solo le storie passate di sua madre che le venivano raccontate. I primi anni per lei furono solitari, ma il buio vero e proprio si manifestò durante il suo sviluppo, con l'arrivo dell'adolescenza, quando la giovane consolidò una somiglianza impressionante con la propria madre. Questa somiglianza fece sorgere nella mente del padrone, evidentemente debole sin dalla giovinezza, anche per gli orrori visti in guerra e sulla stessa Rokkenjima, perché l'oro portato da Castiglioni sull'isola scatenò uno scontro a fuoco a cui solo lui e la figlia del soldato italiano sopravvissero; tutto questo, portò il padrone a credere nell'idea malata che la propria figlia, Beatrice Ushiromiya, altri non fosse che la reincarnazione della sua amante… per cui...»

 

Shannon rallentò gradualmente, portando gli occhi azzurri a fissare il volto di Ran. Quest'ultima colse al volo l'allusione, ed andò a coprirsi la bocca in stato di shock.

 

«Anche questi incontri incestuosi diedero vita ad un figlio, che purtroppo non fu poi così fortunato. Alla sua nascita, venne affidato alla moglie di Krauss-sama, primo dei figli di primo letto di Kinzō-sama, Natsuhi-sama. Non conosco i dettagli:  forse perché essendo un figlio illegittimo della sua amante, i due temettero che in futuro diventasse nuovo Capofamiglia... Fatto sta che Natsuhi-sama decise di gettare il neonato della scogliera, per cancellare quella possibilità.»

 

Una nuova pausa da parte di Shannon, fu doverosa, prese un fazzoletto di stoffa dalla tasca della propria divisa e lo porse a Ran che aveva cominciato a piangere. Aveva cercato di trattenersi il più possibile, ma era davvero troppo per non impedire che per lo meno la frustrazione non decidesse di uscire fuori in qualche modo, in quel caso sotto forma di lacrime.

 

«È orribile! Era solo un neonato! Come ha potuto?!» - sbottò nel mentre che si asciugava le lacrime.

 

«Per fortuna il bambino è sopravvissuto, ma ha subito gravi mutazioni sul basso ventre e agli organi genitali. Fu portato lontano, affidato alla Fukuin House, l'orfanotrofio finanziato da Kinzō-sama, e cresciuto come una bambina con il nome di Sayo Yasuda. Il padrone la portò poi alla villa e creò per lei l'indovinello dell'epigrafe, o per lo meno questa parve l'intenzione.»

 

La storia ebbe allora fine e la ragazza lasciò che Ran osservasse gli ambienti della casa, sotto la sua guida - «Queste sono le stanze in cui vissero le due Beatrice… è stato conservato tutto com'era allora. Questa villa è stata anche la via di fuga di Eva-sama, durante la tragedia...»

 

«Shannon-san...» - le si rivolse Ran con un tono un po' incerto.

 

«Sì, mi dica...»

 

«Perché secondo te, Ōgami-san avrà deciso di comprare questo posto… io non credo fosse solo per cercare l'oro nascosto su quest''isola. Non è andato tutto distrutto tranne che per questa zona? Se l'oro era contenuto nella cappella di famiglia o in un posto lì vicino, avrebbe dovuto andare perduto con l'esplosione, non è così? E una conclusione più che logica… eppure… per quale motivo allora l'avrà fatto...»

 

Per allora Ran si era accomodata su uno dei divani foderati ed impolverati del salone, venne raggiunta dalla domestica poco dopo, che le dette la sua opinione a riguardo.

 

«Per quel poco che ho parlato con Ōgami-sama, sono convinta fosse qui davvero per la ricerca dell'oro… per quanto sia incredibile. Forse credeva che un qualche miracolo avesse risparmiato la ricchezza dall'andare perduta per sempre, dopotutto, vi aleggiava su il mito di una strega. Malgrado la ricchezza sia solo un tassello di questa vicenda, è sicuramente uno degli aspetti capace di attirare l'attenzione anche dopo così tanto tempo… non ci si può fare nulla. Il mistero e l'oro della Strega, fanno parte della leggenda. Anche se più che la dinamica in sé, bisognerebbe conservare la memoria dei defunti risparmiando i tragici dettagli della loro dipartita.»

 

Le ragazze passarono del tempo a riflettere tra loro a riguardo, Ran chiese anche qualche dettaglio in più su Sayo Yasuda, ma Shannon affermò di non sapere niente più di ciò che le aveva già rivelato, scusandosi con lei per questo. Passarono circa mezz'ora all'interno della villa, prima di decidere di tornare indietro, dopotutto il solo arrivare fin lì era una bella camminata di per sé. Tornarono dopo alla villa Ushiromiya, un'ora e dieci circa di assenza, stando all'orologio di Ran che la sera precedente era stato regolato sulla base del efficientissimo orologio di Hakuba Saguru, per cui non poteva essere sbagliato. Le due ragazze votarono subito un gran confusione provenire dall'ingresso della villa dunque si avvicinarono, per cercare di capire a cosa fosse dovuto.

 

«Allora l'avete trovato?!» - domandò Harufumi a Kogorō che scosse la testa in riposta.

 

«Niente da fare sembra essersi volatilizzato! Accidenti!» - ringhiò l'uomo battuto dando un pugno allo stipite della porta d'impulso.

 

«State cercando qualcuno Otōsan?» - domandò Ran avvicinandosi.

 

«È successo qualcosa per caso?» - le si aggregò Shannon.

 

«Già… come avevo detto sono andato alla Guest House perché volevo fare un po' di ricerche, e l'ho trovata aperta e completamente vuota. Sono entrato comunque aspettandomi di trovare tuo fratello al suo interno, impegnato in qualche faccenda, ma non era da nessuna parte. Allora sono tornato qui per chiedere se l'avessero visto o fosse venuto alla villa nel frattempo...»

 

Intervenne Kogorō completando la ricostruzione della vicenda in corso attualmente - «Ma io, la detective Senma e Soda, non ci siamo mossi di qui per tutto il tempo, ma di Kanon nessuna traccia. Abbiamo cominciato a cercarlo stanza per stanza nella villa… per il momento però la ricerca sembra non stare dando frutti. Aspettavamo che tornaste per chiederti di aprire la VIP Room, magari sta pulendo quella stanza...»

 

«Certo, seguitemi prego, vi accompagno subito nella stanza in questione...»

 

Ran si guardò intorno, non vedendo Conan da nessuna parte, in queste situazioni era il primo a darsi da fare nelle ricerche eppure non era insieme a suo padre o Mogi. Quindi entrò nella hall con tutti gli altri per poi affermare:

 

«Nel frattempo vado a cercare Conan-kun...»

 

Kogorō le dette il "permesso", per poi seguire Shannon insieme Mogi ed alla detective Soda che vedendoli muoversi decise di seguire i due uomini e la ragazza. La signora Senma disse poi a Ran che aveva visto il ragazzino con gli occhiali gironzolare all'esterno della villa, per cui la castana corse fuori, chiamando il nome del piccolo.

 

Giunti alla porta della VIP Room, Shannon estrasse il Master Key e sboccò la porta sporgendosi all'interno della stanza per poi permettere agli di entrare.

 

«Kannon-kun?» - domandò alla stanza, ma la sua voce incontrò il vuoto.

 

«Non sembra essere qui...» - si accertò Kogorō, guardandosi attorno.

 

«Già, cosi pare...» - annuì Mogi, addentrandosi nella stanza.

 

«Però è proprio una camera coi fiocchi, si vede che è riservata ad un ospite illustre.» - commentò Ikumi analizzandola, fu mentre passava lo sguardo da un capo all'altro della stanza che notò una lettera poggiata su di un tavolino situato vicino alla finestra e gli si avvicinò.

 

«Pare che il ragazzo non ci sia, ma che in compenso ci sia stato lasciato qualcosa» - osservò l'uomo dal completo verde, quando anch'egli notò la lettera - «È dello stesso tipo di quella che ci ha letto ieri sera?» - domandò a Shannon, facendola avvicinare.

 

«Non ci sono dubbi… è proprio una delle lettere che recano i simboli della famiglia Ushiromiya.»

 

Mogi la prese e la ripose nella tasca interna della propria giacca, affermando - «Allora scopriremo più tardi cosa vuole comunicare il nostro ospite, ora che abbiamo appurato che il ragazzo non è neanche qui, possiamo anche andarcene.»

 

Fecero ciò poco dopo, trovando Senma e Hachijō nella Hall ad aspettarli.

 

«Allora era in quella stanza?» - domandò la vecchia.

 

«No, di lui non c'era traccia, ma abbiamo trovato un'altra lettera del nostro amico "Fantasma di vattelapesca", il che sinceramente comincia ad irritarmi… si può sapere che vuole da noi quel farabutto?!»

 

«Evidentemente il suo proposito non è cambiato, vuole ancora che troviamo l'oro nascosto, risolvendo l'epigrafe sotto il quadro… sta semplicemente giocando con noi al gatto col topo» - disse la sua l'uomo in carrozzina.

 

«Comunque sia… se non era neppure nella VIP Room, manca solo una stanza da dover controllare...» - la voce di Hakuba si fece sentire, attirando la loro attenzione - «Ho mandato Watson in ricognizione ed ha cominciato ad agitarsi… credo sia opportuno darci un'occhiata.»

 

«Hakuba-nīchan, abbiamo trovato una scala!» - avvisò poco dopo la voce di Conan ln che si affacciò sull'uscio.

 

«Bene, comincia pure a salire Conan-kun, noi ti raggiungiamo subito»

 

Il ragazzino annuì e corse sul lato della villa senza farselo ripetere due volte, intanto il biondo, convinse brevemente gli altri a seguirlo e si avviarono tutti da quel lato della costruzione. Trovarono Ran a tenere ferma la scala mentre il bambino era salito già in cima alla stessa e poggiando le braccia sul davanzale si tirò su con il busto così da sbirciare all'interno della stanza. Notò subito che c'era del nastro adesivo posto all'interno lungo tutto il telaio della finestra, cosa che non era presente quando lui e gli altri erano andati a chiudere la stanza la sera prima, il che era molto strano. Controllò subito con un'occhiata rapida se le chiavi fossero al loro posto e sembravano non essere state toccate, anche se una era sul pavimento lontana dalla altre che sembrava essere di troppo; anche la porta pareva chiusa, come l'aveva vista quando vi era entrato quella volta.

 

«Sta attento mi raccomando!» - gli urlò Ran, preoccupata dal saperlo così lontano da terra - «Vedi niente Conan-kun? Kanon-kun è lì dentro? Sta bene?» - domandò la ragazza.

 

Conan alzò per bene la testa, al suono di quella domanda e sgranò gli occhi per l'orrore di ciò che gli si presentò alla vista


 «Sì… è qui… ma non sembra affatto star bene. Ha una corda attorno al collo… ed il volto sfigurato. Credo sia meglio che voi sorellone (Ran e Shannon) non lo vediate in questo stato...» - disse per poi scendere dalla scala, e mettere i piedi per terra.

 

Alla notizia Kogorō prese il posto di sua figlia nel reggere la scala Mogi salì a dare un'occhiata esternando una semplice imprecazione - «Oh merda! Sì, concordo col moccioso. Ragazzo!» - disse rivolgendo lo sguardo ad Hakuba - «Sali al terzo piano e prova a vedere se la porta si apre o meno. Se è ancora sigillata, lasciamo tutto così com'è. Così mal ridotto è praticamente impossibile che sia ancora vivo.»

 

Il liceale eseguì correndo all'interno della villa. Harufumi parlò con la noncuranza più assoluta, non preoccupandosi dei sentimenti di Shannon che già alle parole del piccolo Conan aveva cominciato a tremare.

 

«Avrebbe potuto dirlo con più tatto, non crede?!» - affermò Tōya con un accenno di rabbia nel tono, rivolgendo uno sguardo verso la sorella della vittima.

 

«Non è possibile… p-perché Kanon-kun… No, non è vero...» - le ginocchia le cedettero, e Ran andò a sorreggerla, prima che potesse cadere, nel mentre continuò a mormorare - «P-perché sta succedendo… non capisco… l'enigma è stato risolto… allora perché?!» - quelle parole colpirono la figlia del detective in trance, ma non era certo il momento di fare domande.

 

«Voglio vederlo! Vi prego!»

 

La ragazza si staccò di colpo dal fianco di Ran, andando a fermare Harufumi che stava accingendosi a spostare la scala, prendendolo per una manica e supplicando con le lacrime agli occhi - «La prego, me lo faccia vedere Mogi-sama! Solo per un momento! La scongiu-...»

 

Le parole disperate di supplica della cameriera si interruppero bruscamente ed ella perse i sensi senza una giustificazione concreta, o per lo meno senza una spiegazione logica. Era stata opera di Conan che gli aveva sparato uno dei suoi agi anestetici, non poteva permettere, come sicuramente neppure quel detective avrebbe fatto, che associasse l'immagine orribile di un corpo inerme, con una corda al collo che penzolava dal lampadario ed il volto sfregiato e coperto di sangue, al punto da renderlo quasi completamente irriconoscibile, al fratello minore a cui era legata a tal punto. Hakuba comunicò loro poco dopo che la porta era chiusa e non accennava a spostarsi di un millimetro dalla sua posizione. Dunque come pattuito, non avrebbero tentato oltre di forzare quello studio.

 

Mentre una Shannon  priva di sensi venne portata da Kogorō in braccio all'interno della villa, il giovane detective alzò lo sguardo verso quella finestra in alto, che era l'unico spiraglio sigillato su quella stanza chiusa con una serratura automatica, e con ora tutti i Master Key escluso quello di Shannon, nonché la chiave dello stesso studio presenti al loro interno. Per di più non sembrava che la finestra avesse segni di scasso. Si trovavano di fronte ad un delitto impossibile, avvenuto in una stanza apparentemente inaccessibile.

 
   
 
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