Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: mido_ri    02/06/2019    1 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 twilight

 

- Taehyung... sei ubriaco?

Le mie parole cariche di timore rimasero sospese nell'aria pesante che opprimeva tutto lo spazio di quella stanza. Tutt'a un tratto mi sembrava di essere chiusa in uno sgabuzzino e non più nella spaziosa camera da letto del Signor Kim.

"Signor Kim... "

La mia mente ritornò speranzosa al telefono fisso in salotto, ma qualcosa mi diceva che in quel momento Taehyung non avrebbe gradito se avessi chiamato suo fratello per chiedere aiuto.

- Allora?!

Il ragazzo sbatté la porta, facendomi sussultare di nuovo.

- Ti ho fatto una domanda. È stato quel bastardo a portarti qui? O ci sei venuta da sola?

- Io...

Indietreggiai fino ad aderire con la schiena al grande armadio che si trovava nella stanza.

- Mi ha invitato... a cena... tutto qui.

Non capivo, davvero non capivo cosa diavolo stesse succedendo.

- E lo aspetti nella sua stanza da letto? Bella roba...

- No, io...

- Non me lo aspettavo da te, Allison. Pensavo che almeno tu mi capissi...

Non riuscivo a seguire il suo discorso, era come se dicesse qualsiasi frase gli venisse in mente, senza connessioni logiche.

- Taehyung... n-non capisco...

- Stai zitta!

Il ragazzo diede un pugno al muro. Dalle mie labbra tremanti uscì un gemito di paura. Non sapevo cosa dire e come comportarmi, speravo soltanto che il Signor Kim sarebbe arrivato presto.

- Tae... per favore...

- Ti ho detto di stare zitta! Avrei dovuto capirlo che eri soltanto una delle solite puttane che gli ronzano intorno.

- Co-cosa? No...

- Pensavo che lo odiassi!

- È stato un frant-

- Pensavo che fossi dalla mia parte!

- Io sono dalla tua parte...

Taehyung mi afferrò per la maglia e mi attirò a sé, poi mi sbatté di nuovo contro l'armadio.

- No! Non sei dalla mia parte se ti scopi mio fratello!

Ora che era così vicino potevo sentire l'odore aspro dell'alcol ogni volta che parlava con me. Ma il fatto che fosse ubriaco di certo non giustificava tutte le cose che mi stava dicendo. Le urla che mi stava rivolgendo erano ciò che pensava davvero di me?

- Tae... calmati, per favore. Non è vero...

Ma era come se non mi sentisse affatto, aveva la mente annebbiata dalla sbronza. 
Gli appoggiai le mani sul petto e lo invitai a fare un passo indietro, ma lui non accennò a volersi spostare di un centimetro.

- Come se fosse facile! Cosa ne sai tu... chissà cosa ti ha raccontato quel bastardo!

- Non mi ha raccontato niente! D'accordo?! Non abbiamo parlato di te, non abbiamo parlato di niente! Adesso spostati!

Mi coprii la faccia con le mani per evitare di guardarlo, avevo paura della sua reazione. Non avrei dovuto urlare in quel modo, ma le mie parole erano state dettate dalla paura.

La sua reazione non tardò ad arrivare: afferrò i miei capelli e tirò con forza, costringendomi a piegarmi verso il basso. Ebbi l'istinto di urlare, ma subito dopo la voce mi si strozzò in gola, perché il ragazzo mi strinse le mani attorno alla gola. Strabuzzai gli occhi e cominciai a dimenarmi, ma più mi muovevo e più la sua stretta si faceva tenace. 
Quello era uno scenario che non avrei mai potuto immaginare. Quando Taehyung mi aveva abbracciato fra le lacrime, mai avrei immaginato che la rabbia che si teneva dentro fosse tale. Eppure non riuscivo a sentirmi in colpa, cosa avevo fatto contro di lui? Ero soltanto confusa. Qualcosa mi aveva spinto a fidarmi del Signor Kim più volte, mentre negli occhi di Taehyung avevo scorto fin dall'inizio una luce sinistra. Era vero: le sue lacrime e la sua rabbia mi avevano fatto provare una profonda compassione, ma ora eccolo lì, intento a soffocarmi con le sue stesse mani. 
Quel ragazzo non era soltanto ubriaco: era furioso, disperato, irrazionale. Voleva strapparmi la vita di dosso.

Strinsi i suoi polsi con le mani e cominciai a gemere, ma la mia voce era così debole che nessuno avrebbe mai potuto sentirmi. I miei polmoni stavano iniziando a soffrire per la mancanza d'aria, quanto tempo era passato? Era questione di secondi, ma mi sembrava di non respirare da un'eternità. Non c'era scampo, non avevo la forza né i mezzi per oppormi a lui. Le lacrime cominciarono a scivolare sul mio viso contorto da terrore e sofferenza. In quel momento mi era impossibile realizzare di essere così vicina alla morte, ma il mio corpo poteva sentirlo. 
Chiusi gli occhi e mi arresi al silenzio. Dovevo soltanto aspettare. Aspettare un miracolo... o la morte. 
Ripensai a Felix e a come era andato via poco prima. A come mi aveva guardato con quei suoi occhi scettici, ma carichi di apprensione e interesse per me. Ripensai al Signor Kim, alla sciarpa di seta che portava il suo odore leggero e pungente, a come l'aveva snodata dal suo collo con delicatezza e mi aveva coperto gli occhi lentamente. Quel profumo aleggiava in tutta la stanza. Fu il mio unico conforto.


La mia testa ora era leggera. Ero sicura di star annaspando in cerca d'aria, ma non percepivo il mio corpo muoversi né la mia voce. Eppure non c'era silenzio.

- ... Son...

Un fischio acuto riempiva le mie orecchie a intervalli irregolari, ma sembrava un suono molto lontano.

- ... Son!

Quel suono sottile si trasformò improvvisamente in una voce.

- ... Allison!

Una voce che chiamava il mio nome.

- Allison!

Sentii la presa sul mio collo allentarsi, ma l'aria non entrò nei miei polmoni. Mi sembrava di essermi appena svegliata da un lungo sonno, eppure in quel breve tempo non avevo mai perso conoscenza. La coscienza ritornò ad appropriarsi della mia mente e improvvisamente ricordai che avrei dovuto respirare. Presi una lunga boccata d'aria e provai un bruciore alle labbra, ormai secche. Non sapevo chi stesse chiamando il mio nome, ma ero certa che quella voce mi avrebbe salvato.

Sentii un forte dolore in tutto il lato sinistro del corpo, inclusa la testa. Probabilmente ero caduta per terra. Provai ad aprire gli occhi, ma era come se fossero ridotti a due fessure e non potessi andare oltre.

- Allison, sei qui? All- Taehyung?! Cosa diavolo...

Qualcuno mi finì addosso e mi calpestò una mano. Gemetti di dolore. Taehyung... Non riuscivo ad associare quel nome a un volto dai lineamenti ben definiti, ma sapevo con certezza che era stata proprio quella persona a farmi del male. 
Le voci mi giungevano ovattate e in qualche modo distorte.

- Che cosa le hai fatto... dimmi che cosa...

Provai a rigirarmi sull'altro fianco, ma avevo a mala pena la forza di continuare a respirare e per il momento mi bastava quello. Sarei rimasta a terra per un po', in attesa che quelle voci si calmassero, che quel fischio acuto, ora divenuto incessante, finisse.

Sentii una botta sorda e qualcuno cadere accanto a me. Poi una mano che scuoteva la mia spalla con forza.

- Allison? Sei sveglia?

Mugolai con gli occhi chiusi.

- Grazie...

Quello che riconobbi essere il Signor Kim si accasciò su di me, ancora incapace di muovermi, e mi accarezzò il viso con premura. Avrei voluto ringraziarlo anche io, ma non credevo di essere capace di aprire la bocca e parlare. 

- Ti porto di là.

L'uomo infilò un braccio sotto le mie gambe e mi sollevò lentamente. Appoggiai la testa contro il suo petto e chiusi gli occhi. In quel momento avevo soltanto bisogno di sentirmi dire che andava tutto bene, che non era successo nulla di grave, ma era impossibile: avevo potuto sfiorare la morte con le mani e ne avevo sentito il gelo nelle ossa. 

Una volta distesa sul divano, il Signor Kim mi chiese se avessi bisogno di un'ambulanza, ma scossi la testa. D'altronde conoscevo il motivo per cui non l'aveva chiamata lui appena mi aveva visto; probabilmente non voleva sollevare un polverone lasciando che la gente vedesse una ragazza minorenne andar via dal suo appartamento in un'ambulanza. Ciò sarebbe andato anche a discapito mio e di mio padre. 

- Ti dispiace se...?

L'altro lasciò la domanda in sospeso, ma le sue dita fredde sul colletto della mia maglia lasciarono a intendere benissimo. Annuii e lui mi scoprì il collo con delicatezza per poter constatare se fossero rimasti segni dell'aggressione. La sua faccia lasciava a intendere che la situazione non era una delle migliori, ma a me non importava granché: ero soltanto grata di esserne uscita viva. 

- Come ti senti? Preferisci riposare ancora o puoi parlare?

Questa volta mi sforzai maggiormente e finalmente riuscii a proferir parola, ma la mia voce era rauca e debole.

- Sì, ce la faccio.

L'uomo sorrise per incoraggiarmi.

- Sapresti dirmi perché mio fratello era lì?

- N-non ne ho idea... Io stavo soltanto curiosando in giro e lui... è arrivato all'improvviso.

Presi un profondo respiro prima di continuare a parlare. Esprimerlo a parole era tutta un'altra storia: da incredulità si trasformava tutto in dura e inevitabile realtà. 

- All'inizio pensavo che fossi tu, anche se non potevi essere tonato così presto. Ma poi T-Taehyung è entrato nella stanza e ha iniziato a dire cose senza senso. 

- Del tipo?

Di riportare le sue parole non se ne parlava proprio. Come avrei potuto dire al Signor Kim che suo fratello mi aveva aggredito perché pensava che andassi a letto con lui? Effettivamente la cosa, presa singolarmente, non aveva molto senso, ma Taehyung aveva inteso il tutto come una sorta di tradimento; infatti mi aveva chiesto perché stessi dalla parte del Signor Kim. 

- Non ricordo. 

- Mh... Lui era ubriaco, vero? 

Feci cenno di sì con il capo debolmente. L'uomo si grattò la nuca con aria pensierosa.

- Credo di sapere perché lo ha fatto, ma temo di non poterti dire niente al momento. 

Allora voleva dire che c'era una motivazione diversa da quella che avevo immaginato io? 

- Allison, non hai idea di quanto mi dispiaccia. Mi sono preoccupato tantissimo e... se fosse soltanto per te chiamerei subito la polizia e un'ambulanza, ma-

Appoggiai una mano sulla sua e mi sforzai di tirar fuori un sorriso convincente. 

- Tranquillo, lo capisco. Lui è tuo fratello e facendolo metteresti in pericolo l'intera azienda per cui ti sei impegnato per tutta la vita.

- Allison... 

La sua voce tremò leggermente, perciò si zittì all'istante. 

- Quando sarai pronto mi spiegherai tutto, io aspetterò. Ti chiedo una sola cosa...

Il Signor Kim alzò subito la testa e mi guardò con occhi lucidi. 

- Proteggimi da lui. 

- A costo della mia vita. 

Sorridemmo entrambi, segno che almeno questa volta si trattava di un sorriso sincero. 

- Allora... ti accompagno a casa? 

- Sì, grazie. 

- E come farai con i tuoi genitori? Dovrai spiegar loro perché sei tornata così tardi e perché hai quei segni sul collo. 

Mi misi a sedere sul divano, cercando di rendere evidente il meno possibile la mia smorfia di dolore; mi faceva ancora male la testa per i diversi colpi che avevo preso. 

- Per la prima esiste la buon vecchia scusa Felix

- E per la seconda?

- Mai sentito parlare di sciarpe? In questo periodo sono l'ideale. 

Allusi alla sciarpa ancora appoggiata sul bracciolo del divano su cui ero stesa.

- D'accordo, ma perché continui a guardarmi in quel modo? Vuoi forse indurmi a regalarti volontariamente la mia sciarpa?

- Mh, è carina. Non ti dispiacerà se la tengo un po' con me, vero? 

- Puoi tenerla tutto il tempo che vuoi,  se ti piace così tanto.

La afferrai e me la strinsi al petto. Non era l'oggetto in sé che adoravo, ma i ricordi che mi suscitava. Per quanto avessi sofferto a causa di Taehyung, i sorrisi e le premure del Signor Kim avevano spazzato via tutte le mie paure in un istante. Mi aveva fatto sentire come se tutto ciò che era successo poco prima fosse cosa da nulla. In realtà non ero mai stata vicina alla morte, perché era già deciso che lui sarebbe venuto a salvarmi, anche se mi fosse rimasto un solo secondo di vita. Era questo ciò che sentivo in quel momento, anche se sembrava del tutto irrazionale, ma quand'è che le cose con il Signor Kim erano andate nel verso giusto? La mia concezione di giusto era proprio quella. 

Di quel giorno avrei ricordato il modo in cui mi aveva chiesto quale fosse la vera me, il modo in cui mi aveva coperto gli occhi, il modo in cui mi aveva guardato mentre mi riappacificavo con Felix, il modo in cui mi aveva ringraziato di essere viva e il modo in cui mi aveva delicatamente sollevato da terra con le sue braccia forti. Da quel momento Taehyung non esisteva più per me; Felix aveva ragione: era una questione che riguardava soltanto loro due e avrebbero dovuto risolverla da soli. Ma ciò non voleva dire che mi sarei allontanata dal Signor Kim, non ne avevo la minima intenzione. Dopo quello che era successo sentivo un attaccamento ancora più profondo e inspiegabile a lui. Un attaccamento irrazionale. Ed ero sicura che lo sentisse anche lui.

- Sì, mi piace tanto. Mi farà sentire protetta da tutto, non solo da Taehyung, ma anche dagli sguardi cattivi delle persone. 

Osservai l'espressione sorpresa del Signor Kim, non si aspettava di sentire simili parole uscire dalla mia bocca. In realtà non me lo aspettavo neanche io, ma in quel momento avevo percepito un bisogno viscerale di dirglielo, di disegnare una piccola crepa sulla maschera che indossavo davanti a lui.

- Allison... 

- Non dire niente. 

L'uomo rise di gusto, ma potevo vedere che era ancora scosso dalle mie parole. 

- Non avevo intenzione di dire nulla di compromettente. Andiamo? 

- Certo, ma non devi prima avvertire il tipo della limousine? 

- Credi che non sappia guidare una macchina da solo? 

- Oh... certo. Andiamo. 

Scesi le scale tenendomi stretta al braccio del Signor Kim per non cadere perché avevo ancora dei giramenti di testa improvvisi. Scendemmo un'altra rampa di scala dopo essere arrivati al piano terra e giungemmo ai garage del condominio in cui era parcheggiata anche l'auto del Signor Kim. L'uomo mi aprì gentilmente la portiera, poi salì anche lui e partì soltanto dopo essersi assicurato che era tutto apposto. Solitamente era mia madre a rivolgermi tutte quelle premure, mentre mio padre era piuttosto moderato nel dimostrarmi affetto; per non parlare poi di Felix che si comportava al contrario di come avrebbe dovuto. Insomma, non avevo mai ricevuto tutti quei riguardi da parte di un uomo. 

Appoggiai la testa al finestrino, intenta a osservare le gocce che scivolavano lungo il vetro. Fuori piovigginava e il tamburellio dell'acqua sul tettuccio dell'auto unito al leggero rombo dei motori mi tranquillizzò. Mi voltai verso il Signor Kim e lo osservai a lungo: aveva lo sguardo concentrato ed entrambe le mani appoggiate al volante. Sapeva che lo stavo guardando, ciò mi fu suggerito dall'accenno di sorriso che non voleva andare via dalle sue labbra, ma lui non osò voltarsi verso di me nemmeno per un secondo. 

Ripensai alla conversazione che avevamo avuto poco prima, a quando gli avevo detto che avrei aspettato finché si fosse sentito pronto per raccontarmi tutta la verità; a come non c'era stato bisogno di specificare che tipo di verità avesse inteso lui, perché aveva capito che mi riferivo a Taehyung, alle cose che mi aveva raccontato, al perché aveva agito così, al perché odiasse suo fratello. Scossi leggermente la testa, per quel giorno ne avevo avuto abbastanza. Cominciai a infilarmi il giubbotto quando mi accorsi che l'auto stava accostando. Fine della corsa. Il Signor Kim mi aiutò a scendere e mi accompagnò davanti al portone del palazzo, tenendo sollevato sulla mia testa un ombrello che aveva prontamente portato con sé. 

- Ti accompagnerei anche sopra, ma non è il caso, visto che nella testa dei tuoi genitori finora sei stata da Felix. 

- Non ti preoccupare, oggi hai fatto tanto per me. 

- Tanto? Vuoi scherzare? Non riuscirò mai a perd-

Mi alzai sulle punte dei piedi e baciai il Signor Kim sulla guancia, cogliendolo di sorpresa. Chiusi gli occhi, soffermandomi con le labbra sul suo viso più del previsto, mentre il picchiettio della pioggia sull'ombrello e tutt'intorno a noi ci riempiva le orecchie, anche se ero potevo ancora sentire distintamente il cuore che mi martellava nel petto. 

Finalmente mi allontanai da lui e parlai con lo sguardo dritto contro il petto del Signor Kim, incapace di guardarlo negli occhi.

- Grazie... Kim.

Gli diedi un buffetto sul braccio per spezzare la tensione ma, contrariamente a come mi aspettavo, fui ricambiata da uno sguardo severo e malinconico. 

- Mi dispiace, davvero. Penso che forse sarebbe meglio per te se-

- Nah. 

- Come, scusa? 

- Non ci penso neanche ad allontanarmi da te soltanto perché hai paura che tuo fratello mi faccia di nuovo qualcosa di male. Hai detto che mi avresti protetto e per farlo dovrai stare sempre con me. Ora hai anche la benedizione di Felix, dovresti essere più soft

- Allison?

- Sì, lo so, sono inadeguata. Mia madre me lo dice spesso, ma che posso farci?

- No, non volevo dire che sei inadeguata. Sei... tu? Sei così?

Mi morsi il labbro nel vano tentativo di trattenere un sorriso. La faccia incredula del Signor Kim era qualcosa che avrei voluto incorniciare. 

- Può darsi, ma non dirlo a nessuno. 

Il Signor Kim sorrise, anche lui mordendosi il labbro.

- D'accordo. Allora buonanotte, Allison.

- 'Notte, Kim. 



  
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