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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    04/06/2019    1 recensioni
[LongFic][MacDalton][Season 3 canon divergence]
“Ehi, Mac. Dormi?”
“No… Non si dorme davanti a Die Hard, no?”
“Bugiardo, ti eri appisolato, confessa.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: MacGyver (2016)

Rating: Giallo

Personaggi/Pairing: Team Phoenix, MacDalton

Tipologia: Long-fic

Genere: Drammatico, hurt/comfort, romantico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Note: Dedicata a Mairasophia e Dida.

UNDERNEATH

CAPITOLO 3

I'M NEVER TOO MUCH FOR YOU TO TAKE

 

Nobody knows me like you do
No need for walls, you see right through
Every hurt, every scar, every secret you just love me

 

When I'm with you – Citizen Way

 

 

Quando Gregor Lancelot entrò nella sala medica del Nido quella mattina, la trovò deserta, tranne che per una giovane internista intenta a sistemare le cartelle cliniche davanti a una tazza fumante di caffè appena fatto.

 

Perplesso, posò la propria valigetta sulla poltrona più vicina e la avvicinò mentre puliva gli occhiali bagnati per la pioggia torrenziale: "Buongiorno, Angelica." disse lui con tono amichevole, "Oggi è tutto tranquillo, che succede?" domandò l'uomo.

 

La giovane internista si voltò di scatto, con gli occhi sgranati, evidentemente spaventata dal suo arrivo improvviso – il medico notò che aveva un paio di AirPod nelle orecchie, non poteva averlo sentito entrare – e subito scattò in piedi: "M-Mi scusi! Non mi ero accorta di lei, dottore!" esclamò lei, sistemandosi il camice.

 

Lancelot la rassicurò con un gesto della mano e le sorrise: "Non c'è problema, è un lavoro parecchio noioso da fare. Ma dove sono tutti? Non sapevo che la Direttrice avesse dato la giornata libera."

 

Visibilmente a disagio, la giovane si voltò verso la brocca termica più vicina per versare una tazza di caffè al dottore, nel tentativo di tenersi occupata: "Non l'ha contattata?"

 

"No, altrimenti sarei rimasto a casa a riposare, il volo di ritorno da Anchorage è stato più turbolento del previsto e sono tornato soltanto stamattina alle 3. Peraltro, le linee telefoniche in Alaska sono state fuori uso per cinque giorni. C'è qualche problema?"

 

Angelica Bates si morse il labbro inferiore mentre versava il liquido scuro nella tazza preferita di Lancelot – era una normalissima mug di ceramica ma con un piccolo cavaliere in armatura splendente disegnato sulla parte anteriore, un regalo dei suoi colleghi – prima di passargliela: "Io non so come dirglielo, dottore…" la voce bassa e triste mise in allarme l'uomo, che la scrutava con espressione preoccupata da dietro gli occhiali cerchiati di metallo, "S-Sono sicura che la Direttrice abbia cercato di avvertirla ma che tutta la confusione degli ultimi giorni le abbia fatto scordare del suo rientro oggi, accidenti…"

 

"Figliola, calmati." Con mano ferma, Gregor afferrò le spalle dell'internista e la bloccò sul posto, puntando gli occhi grigi nei suoi azzurri: "Spiegati con calma, ti ascolterò."

 

Il linguaggio del corpo della donna davanti a lui era inconfondibile: era il linguaggio di chi doveva veicolare qualche notizia spiacevole senza esserne emotivamente in grado.

 

"Cinque giorni fa… l'agente M e la sua squadra sono tornati da una missione di routine. Sembrava tutto normale, la dottoressa Castillo ha preso in carico i feriti e se n'è occupata. All'improvviso, l'agente M è entrato in arresto cardiaco e n-non sono riusciti a rianimarlo, n-neppure con l'epinefrina. S-Se n'è andato all'improvviso, nel giro di un paio d'ore. M-Mi dispiace, dottor Lancelot, s-so quanto era affezionato all'agente M e n-non avrei voluto essere io a dirglielo ma…"

 

Angelica vide il colore abbandonare il volto del suo superiore, come se stesse per svenire, ed era pronta ad afferrarlo al volo quando all'improvviso suonò l'allarme: la luce rossa sopra la porta iniziò a lampeggiare mentre il segnale sonoro indicava l'arrivo di un mezzo di soccorso urgente.

 

I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi Lancelot estrasse dalla tasca un paio di guanti in lattice per indossarli mentre l'internista prelevava i propri guanti monouso da un cassetto, assieme a una mascherina; Gregor non disse nulla, aveva la mente confusa e piena di pensieri, ma cercò di allontanarli per occuparsi al meglio del ferito in arrivo: avrebbe avuto tempo per elaborare il lutto della morte dell'agente M.

 

Con Angelica che lo tallonava, l'uomo uscì dalla sala medica a passo svelto e, percorsi i corridoi che conosceva come le sue tasche, arrivò infine al triage; tuttavia, una volta sulla soglia, si paralizzò mentre il suo sguardo incrociava quello esausto e sconvolto di Jack Dalton, che stringeva con forza la mano di Angus MacGyver disteso sulla barella con la mascherina dell'ossigeno sul viso.

 

Quando medico e agente si videro, per Jack fu come se fosse apparsa una divinità tale era il sollievo sul suo volto mentre per Gregor fu un momento surreale; dietro di sé, sentì l'internista sussultare – poteva quasi vederla portarsi le mani alla bocca per coprire un singhiozzo – ma la sua attenzione era tutta per il giovane che aveva bisogno di lui.

 

In due falcate, Lancelot avvicinò la barella e si chinò su Mac: "Stupido ragazzo, in che guaio ti sei infilato questa volta?" mormorò con l'ombra di un sorriso sul volto mentre prendeva i battiti con le dita, "Agente Dalton, mi spiegherà dopo quello che è successo nei dettagli, ora ho solo bisogno di sapere le sue attuali condizioni." aggiunse lui dopo aver alzato lo sguardo sull'ex Delta.

 

"E-Era nella sua bara, l'ho sentito bussare e l'ho tirato fuori. Non riesce a muoversi e respira a fatica.", la medesima fatica che Jack stava facendo per reggersi dignitosamente in piedi, notò il dottore senza dire alcunché; al contrario, gli rivolse un sorriso rassicurante mentre faceva cenno agli altri di spingere la barella fino al letto più vicino: "Ho bisogno di fare alcune analisi, preleveremo dei campioni di sangue e resterà sotto ossigeno fino a quando non riterrò opportuno. Agente Dalton, se la vedo allontanarsi di mezzo centimetro da quella sedia," così dicendo, Lancelot ne indicò una, proprio lì accanto, "Suggerirò caldamente alla Direttrice di toglierla dal servizio attivo fino alla pensione. Resti lì e tenga tranquillo il nostro ragazzo."

 

Con gli occhi lucidi e l'espressione riconoscente, Jack fu svelto ad obbedire e, per le ore seguenti, mentre Angelica e Lancelot facevano il loro lavoro, lui era rimasto accanto a Mac, con la mano del più giovane stretta nella sua, a sussurrargli parole rassicuranti ogniqualvolta questi ne avesse avuto bisogno; quando infine il medico tornò con i risultati definitivi, Mac si era addormentato con Jack che gli accarezzava i capelli.

 

L'uomo sorrise e fece cenno a Dalton di restare seduto, si sarebbe avvicinato lui; difatti, presa una sedia, si accomodò accanto all'agente con la cartellina in mano: "L'agente M starà bene." lo prevenne con un sorriso, "Le analisi hanno evidenziato uno strano mix chimico nel suo sangue, a base di tetradotossina. È un veleno a rapido assorbimento, induce paralisi di tutte le funzioni vitali, del respiro e del battito cardiaco. Normalmente è letale," Gregor alzò la mano per fermare Jack, che sembrava già pronto a scattare alla ricerca dei responsabili, "Ma questo mix è particolare, doveva soltanto paralizzarlo e farlo passare per morto. Le motivazioni ancora non le sappiamo ma sono sicuro che la Direttrice sarà ben contenta di fare ricerche."

 

Jack annuì, incapace di parlare, e si limitò invece a continuare ad accarezzare la fronte di Mac addormentato: era stato cambiato e ora indossava un ben più comodo pigiama mentre i suoi vestiti erano stati piegati e messi in un armadietto con il suo nome; il coltellino, che Jack aveva infilato nella tasca dei pantaloni del compagno prima che la bara fosse stata chiusa, riposava nella mano libera di Jack assieme al sacchettino di velluto bordeaux che ospitava, oltre all'anello di fidanzamento, anche le dog tag dello Specialista MacGyver.

 

A Lancelot si strinse il cuore.

 

"Agente Dalton, so che per lei sono stati giorni difficili e dolorosi, e sono mortificato di non essere stato qui quando più ne avevate bisogno. Ma sappia che, se ne vuole parlare, ha qui un amico pronto ad ascoltarla. Tutti noi qui al Nido vogliamo bene all'agente M, diavolo, praticamente tutta la Fondazione ammira e ha a cuore il benessere dell'agente M, nonostante sia una persona difficile," a Lancelot scappò una bassa risata: "e un paziente ancora più complicato. Le prometto che andremo in fondo a questa storia.".

 

Jack annuì e, se anche non riusciva a parlare per il groppo in gola che gli mozzava il fiato, Gregor capì lo stesso: "Se vuole piangere, le assicuro che io non dirò niente a nessuno. Non fa bene trattenere troppo le lacrime.".

 

I minuti successivi trascorsero nel silenzio mentre, di tanto in tanto, un singhiozzo eruttava dal petto dell'agente anziano mentre Lancelot, con fare amichevole, gli passava dei fazzoletti per asciugarsi gli occhi.

 

Il Nido era deserto, anche Angelica era andata a casa – dopo aver strappato la promessa al suo superiore di venir chiamata in caso di bisogno – perciò Jack poté sfogarsi, con Lancelot quale unico testimone delle sue lacrime, e gentile custode delle stesse.

 

Quando infine Dalton non ebbe più energie per piangere ancora, Gregor tirò fuori dalla propria tasca una bottiglietta d'acqua ancora chiusa e gliela passò: "Beva piano e poi vada a sciacquarsi il viso. Io resterò qui con lui."

 

In tutto, l'assenza dell'uomo non durò che una manciata di minuti ma, quando rientrò nella stanza, Jack sembrava un'altra persona e il suo sguardo era tornato quello fiammeggiante di sempre, il che soddisfò Lancelot; alzatosi dalla sedia, il medico strinse con calore la mano tesa dell'ex Dalton e gli sorrise: "Andrà tutto bene, l'agente M è forte e presto potrà tornare non solo a parlare ma anche a fare tutte le sue pazzie armato di graffette. Io vado a parlare con la direttrice, ho il sentore che mi stia aspettando appostata in ufficio." rise, "Le porterò i risultati delle analisi e vedremo di beccare il responsabile di questa brutta situazione. Lei può restare quanto vuole, se vuole dormire un po', ha parecchi letti a sua disposizione."

 

"Non so come ringraziarla, dottore."

 

"Non deve, Dalton. L'agente M è come un figlio per me, e quale padre non si occuperebbe del proprio ragazzo?"

 

§§§

 

"Direttrice Webber, che sorpresa. Vedo che si è messa comoda."

 

Con tono divertito, Lancelot richiuse la porta dell'ufficio dietro di sé mentre Matty, seduta sul divano, beveva lunghe sorsate di caffè caldo dalla tazza che si era portata dietro dalla Fondazione: intenta a consultare alcuni rapporti, la donna fece un cenno all'uomo, che la raggiunse prima di accomodarsi sulla poltrona di fronte a lei.

 

"Dottore, immagino che abbia delle notizie per me."

 

"Sì, signora. L'agente M sta bene e sta riposando con l'agente Dalton accanto a sé, le ho portato i risultati delle analisi."

 

Matty prese dalle mani il plico di fogli e, in cambio, gli diede una seconda tazza di caffè bollente: "Sospetti?"

 

"Un paio. E non mi piace l'idea. Per questo motivo, vorrei che fosse lei a occuparsi in prima persona delle indagini, altrimenti penso di non essere abbastanza lucido per non fare qualcosa di cui potrei pentirmi."

 

"Pensa che io abbia questa lucidità?"

 

"Mettiamola così, ha sicuramente più risorse di me per nascondere un cadavere."

 

Con un sorriso soddisfatto, la direttrice consultò i fogli nelle proprie mani, li lesse con attenzione e, a ogni parola che scivolava sotto i suoi occhi, sentì lo stomaco contorcersi per la rabbia e la frustrazione: capiva a cosa si stava riferendo Lancelot ma non riusciva ad accettarlo, non dopo la storia del suo predecessore e delle azioni dannose nei confronti dei suoi ragazzi.

 

Una volta conclusa la lettura, si lasciò sprofondare nel divano: "Come diavolo abbiamo fatto a non accorgercene?" chiese lei con un filo di voce, "Certamente eravamo sconvolti per la morte dell'agente MacGyver ma il dubbio doveva venirci, anche solo quando abbiamo trovato il… corpo già vestito per la cerimonia. Avremmo dovuto accorgerci che l'autopsia non era stata effettuata come da mia esplicita richiesta."

 

Gregor annuì con un sospiro: "E sono stato io a insistere perché Carmen… La dottoressa Castillo mi sostituisse mentre ero fuori città. Pensavo, la reputavo una collega in gamba e adatta a occuparsi del Nido per qualche giorno."

 

"Non è colpa sua, Lancelot." Il tono di Matty era fermo: "Farò delle indagini sulla dottoressa Castillo, troveremo chi l'ha spinta a farlo e lo consegneremo alle autorità esattamente come lei. In questo momento, la squadra di Anderson sta effettuando l'arresto e la porteranno direttamente alla Fondazione per l'interrogatorio. Hanno insistito per occuparsene loro."

 

"La squadra tattica di Dean Anderson? Non è quella che normalmente ha come comandante l'agente Dalton?"

 

"Hanno detto che è un favore personale per lui. Non mi stupirei di trovare la signora Castillo con qualche frattura."

 

I due si scambiarono una risata, poi Lancelot si alzò stiracchiandosi: "Devo tornare di là per assicurarmi che i livelli di ossigeno nel sangue dell'agente M salgano regolarmente. Resti pure quanto vuole, Direttrice. La mia scorta segreta di caffè l'ha già trovata, in fondo."

 

§§§

 

Venne infine il mattino, dopo una notte passata praticamente in bianco, e con lei un primo spiraglio di sole in quella tempesta che temevano li avrebbe travolti.

 

Jack, che non si era allontanato un attimo dal letto del partner, ne aveva pazientemente ripulito il viso dalle lacrime che ogni tanto cadevano dagli occhi del più giovane, l'aveva tenuto abbracciato ogniqualvolta un incubo lo tormentava, gli aveva accarezzato il polso con un movimento costante e rilassante.

 

Al suo risveglio, Mac l'aveva trovato accanto a sé, a mantenere la promessa che gli aveva fatto solo poche ore prima: non l'avrebbe lasciato solo, né ora né mai.

 

E ora, toccava al più giovane fare qualcosa per lui.

 

Quello che, fino a pochi secondi prima, a Jack era sembrato solo un rantolo infastidito e frustrato da parte di Mac, ben presto diventò un suono via via più articolato ad ogni tentativo di Angus. Che stesse...?

 

"Mac, stai cercando di dirmi qualcosa?"

 

Questi sbatté due volte le palpebre - ormai era diventato il loro modo di comunicare preferito - e riprese i propri tentativi.

 

Per tutta risposta, Dalton gli prese con delicatezza la mano e la strinse in supporto: "Puoi farcela, so che puoi farcela." disse con tutta la fiducia di cui era capace, "Non lasciarti sconfiggere. Puoi ancora sbattere in faccia a quei bastardi quanto sei in gamba."

 

Stranamente, le parole dell'uomo più anziano erano simili a quelle che aveva pronunciato prima che Mac... morisse.

 

Per l'ennesima volta, il ragazzo aprì la bocca e finalmente uscì un suono intellegibile, che somigliava a una G dura, poi una R...

 

A poco a poco, Mac riuscì a completare la sua prima parola dal giorno in cui l'avevano perduto e l'aveva pronunciata guardando Jack negli occhi: "G-Grazie...".

 

Era una voce roca e stridula, diversa da quella che tutti ricordavano, ma per Jack era il suono più bello della sua vita.

 

Con le lacrime agli occhi, si gettò su Mac e lo strinse, abbracciandolo con tutta la propria forza e singhiozzando allo stesso tempo: non aveva intenzione di nascondere quello che provava, il sollievo, la gioia che minacciava di fargli esplodere il cuore... Aveva perso il suo migliore amico, l'aveva ritrovato, la dignità era un sacrificio che non gli importava di fare.

 

"Mi sei mancato, chiacchierone." mormorò Dalton con il viso nell'incavo del collo del compagno: "Non vedevo l'ora di sentirti di nuovo blaterare a caso di fisica e chimica anche se non ci capisco un'acca."

 

Esausto anche da quel piccolo atto, Mac si lasciò sprofondare nel materasso e si godette la presenza rassicurante di Jack che non stava un attimo zitto, ma a lui non importava granché: vederlo felice, finalmente, era sufficiente. Ci sarebbe voluto ancora del tempo, ma erano insieme e avrebbero vinto anche quella sfida.

 

Improvvisamente, Angus si sentì più fiducioso che mai e, malgrado la stanchezza, cercò di pronunciare un'altra parola.

 

"R-Res-sti?"

 

"Se resto? Mi devono arrestare per strapparmi da questa stanza."

 

Rassicurato, Mac riuscì a produrre un sorriso sbilenco che riempì il cuore di Jack di gioia e sollievo mentre posava un bacio sulle sue labbra screpolate: "Ne usciremo anche da questa storia. Non è la cosa più strana che abbiamo affrontato, piccolo."

 

"G-Già."

 

"Stai già cercando di rifarti, eh? Ma non ti affaticare o Matty mi uccide. Dovrebbero anzi essere già qui."

 

"Dalton chiama, la Direttrice risponde."

 

La voce del loro superiore fece voltare di scatto Jack, che la vide sulla porta con Boz e Riles alle spalle, entrambi cercavano di vedere se Mac fosse sveglio: "È bello vederti, Matty. E Mac ha qualcosa da farvi vedere.".

 

Facendo loro spazio, l'agente più anziano permise loro di avvicinarsi al letto dove Mac era disteso: "C-

Ciao…" rantolò nel vederli.

 

"Ha iniziato a parlare poco fa." spiegò Jack ai loro sguardi confusi e commossi: "Strano che faccia simili progressi solo in tua presenza." Matty voleva suonare sardonica ma la sua voce la tradiva.

Sapeva che la semplice presenza di Dalton faceva più miracoli per Mac di qualunque altra cosa.

 

"Ehi, fratellino. Come stai?" chiese Riley con le lacrime agli occhi mentre gli accarezzava la fronte: "Ci hai fatto spaventare così tanto… ma non è colpa tua… siamo contenti che tu stia bene… Diavolo… sto dicendo una marea di cavolate…" Wilt bofonchiava frasi sconnesse mentre stringeva la mano di Mac per assicurarsi che il suo migliore amico fosse davvero lì e non fosse un'allucinazione dovuta al trauma di averlo dovuto quasi seppellire.

 

Mac in risposta la strinse piano: "G-Grazie." ripeté con un filo di voce.

 

"È ancora molto debole, ragazzi. Ma vedrete che presto ricomincerà a staccarci le orecchie a suon di chiacchiere." rise Dalton, la cui mano era ancora stretta a quella libera di Mac: "Non vedo l'ora di rimproverarti perché parli troppo, Biondino." sorrise Matty, "Sarà il giorno più bello della mia vita.".

 

Circondato da tutto quell'amore, da tutto quel calore che gli arrivava fino alla punta dei piedi, Mac non riuscì a trattenere i singhiozzi.

 

Jack lo lasciò fare, continuando a sorridergli con tutto l'amore che provava per lui.

 

"Sfogati, non tenerti tutto dentro, piccolo. Ci siamo noi qui, un paio di lacrime non ci fanno paura.".

 

"Abbiano pianto anche noi, Mac. Tanto..." confessò Riley: "Ma ora… ora non devi preoccuparti."

 

"Già. E ho ancora una cosa da aggiungere. E voglio che loro siano presenti. Che la nostra famiglia sia presente." così dicendo, Jack tirò fuori dalla tasca un sacchettino di velluto con mano tremante: "L-L'ho dovuto togliere quando... Quando… beh, l'ho dovuto togliere. E ora, torna al suo legittimo proprietario." nella mano dell'uomo apparve il piccolo e semplice anello d'argento a forma di graffetta che Jack gli aveva regalato la sera prima di…

 

Con infinita cura, Dalton glielo rimise al dito e lo baciò piano sul dorso della mano mentre Matty e i due agenti più giovani restavano senza parole: "G-Glielo chiesi la s-sera prima..." confessò Jack con un sorriso: "V-Volevamo dirvelo il giorno d-dopo ma…"

 

"Stupido… sei un deficiente…" singhiozzò Riley prima di gettargli le braccia al collo: "Non sapevo che volessi dirglielo..."

 

Bozer si era avvicinato al suo migliore amico e gli aveva stretto l'avambraccio con la mano: "Sono disponibile a fare da testimone. Soltanto per te, fratello."

 

"A-Accetto. Solo se Matty mi accompagnerà all'altare."

 

Matty che, fino a quel momento era rimasta in silenzio.

 

Matty che, voltandosi, era uscita in silenzio dalla porta.

 

Riley e Wilt si scambiarono un'occhiata: "Andiamo noi." disse la ragazza con lo zaino sulle spalle, "Ripassiamo dopo a trovarvi."; prima di uscire, però, lei tirò fuori un plaid rosso e lo consegnò a Jack: "Come mi avevi chiesto." aggiunse con un sorriso.

 

Plaid con il quale l'uomo avvolse Mac, l'infinita cura nei suoi gesti era palpabile, prima di posargli l'ennesimo ma non ultimo bacio sulla fronte: "Ora dormi, al tuo risveglio mi troverai qui."

 

"M-Matty?"

 

"Vedrai che le passerà, è solo un po' sopraffatta da tutto. La prossima volta che glielo chiederai, vedrai che accetterà."

   
 
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