Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Harley Sparrow    07/06/2019    2 recensioni
Seguito di This is Us – Youth
Anno 1994/1995
Edmund, Frannie e Margaret proseguono con il loro sesto anno gli studi presso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Li abbiamo lasciati sull'Espresso del ritorno, e li ritroveremo con l'estate nel mondo magico.
Tra la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tremaghi, nuovi amici e vecchi rancori, conti in sospeso e baci rubati nelle aule deserte, sirene squamate e draghi sputafuoco, ce ne saranno per tutti, di belle e di brutte.
Saltate a bordo e tenetevi forte, un nuovo anno vi aspetta!
*
Dal testo:
-Sai mamma, Edmund e Margaret giocano per Serpeverde!
Esclamò Frannie, per cambiare argomento.
-In verità io giocavo.
-Non dire sciocchezze, Mag. Dopo la disfatta di Draco di quest'anno, il prossimo avrai un posto assicurato in squadra!
La rassicurò Edmund, deciso. A quelle parole i genitori di Frannie si guardarono complici.
-L'anno prossimo, dici? Chissà...
Iniziò Jane, ridendo sotto i baffi.
-È possibile che avrete altro a cui pensare...
Continuò Josh, guardandola ammiccante.
-Io non mi preoccuperei molto della squadra! Anzi, fossi in voi non me ne preoccuperei per niente!
Frannie sbuffò.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
XIX

GLI ULTIMI TRE GIORNI
 
 


 There are moments that the words don’t reach
There is suffering too terrible to name
You hold your child as tight as you can
And push away the unimaginable
The moments when you’re in so deep
It feels easier to just swim down

(Hamilton – It’s quiet uptown)


 
Mag? Ci sei?”
Margaret era ancora distesa sul letto, fissava il soffitto da quasi un’ora. Ogni tanto le scendeva una lacrima e tirava su col naso. La voce di Edmund era arrivata dal comodino, dove quella mattina aveva lasciato il suo specchio magico. Si chiese dove fosse quello di Frannie. Forse stava ascoltando le suppliche di Edmund e a breve sarebbe intervenuta per dirgli di piantarla di chiamare Mag, o forse avrebbe fatto irruzione nel dormitorio per dirle di rispondere al suo ragazzo. Era barricata nel dormitorio da parecchio tempo, Edmund aveva iniziato a chiamarla un quarto d’ora dopo che era arrivata e ogni volta che sentiva la sua voce si sentiva tremendamente in colpa per come si era comportata con lui, senza degnarlo di uno sguardo lo aveva lasciato lì consapevole che non avrebbe potuto seguirla.
Mag, per favore, rispondimi!”
Il pensiero che Frannie – o chiunque altro – potesse entrare nel dormitorio e vederla in quello stato la fece sobbalzare. Si tirò su immediatamente, facendo cigolare le doghe del suo letto. Si guardò intorno. Non aveva alcuna voglia di parlare con le sue compagne di camera. Andò in bagno per lavarsi la faccia. Aveva un aspetto terribile e ormai non sapeva più se stava piangendo per quello che era successo a colazione, con Nott, oppure per la litigata con Frannie. E in più pensare a Cedric peggiorava la situazione. Sapeva solo che non si era mai sentita così sola, spaventata e umiliata in tutta la sua vita. Tornò in camera, prese fra le mani lo specchietto e, stando attenta a non mostrare il suo viso, senza un motivo preciso lo appoggiò sul copriletto verde smeraldo, accanto a lei. Si prese la testa fra le mani e cercò di riflettere sul da farsi. Quella situazione, unita alla morte improvvisa di Cedric Diggory, la stava distruggendo. In più non aveva mai litigato con Frannie in quel modo. Certo, di discussioni ne avevano avute parecchie in sei anni, ma mai per questioni così importanti. Sapeva che Frannie non era per niente razzista, ma quelle cose che aveva detto l’avevano offesa, e lei non si preoccupava mai di offendere qualcuno con le sue parole. Si chiese se anche Edmund sarebbe scoppiato a ridere, se non l’avesse vista arrivare. Come se lo avesse evocato con il pensiero, la voce del ragazzo tuonò di nuovo dallo specchietto.
Dannazione, Margaret, lo so che mi senti! Cosa ti ho fatto di male, io?!”
Mag trattenne il respiro, ma ben presto le scappò un altro singhiozzo, che questa volta Edmund sentì forte e chiaro. Rimasero in silenzio, lui per sentire se per caso si era sbagliato e aveva sentito male, lei, con una mano a premerle sulla bocca, in attesa che lui dicesse altro. Sentì Edmund fare un respiro profondo e parlare un’ultima volta con voce sommessa.
“La mia stanza è libera, se ti va di parlarne…”
Si sentì il rumore simile a quello di un piatto che viene appoggiato su un tavolo e seppe che per il momento Edmund non si sarebbe più fatto sentire. Tolse la mano dalla bocca e nuove lacrime le solcarono il viso. Si precipitò in bagno per tentare di sistemarsi, ma aveva paura di guardarsi allo specchio, per cui, si lavò la faccia con acqua molto fredda, sbirciò i suoi occhi dall’asciugamano e vide che erano arrossati e lucidi, così distolse subito lo sguardo; posò l’asciugamano, tornò in camera, prese la bacchetta e uscì dalla stanza senza pensarci due volte, diretta nel dormitorio di ragazzi.
Quando passò davanti alla porta di quelli del quarto anno, il suo cuore perse un battito: temeva di incontrare Malfoy, o peggio, Nott. Affrettò il passo, vide che la porta della stanza di Edmund era chiusa. Fece un respiro profondo e bussò. Un secondo dopo lui aprì. Probabilmente stava camminando avanti e indietro per la stanza e si era trovato proprio vicino alla porta nel momento in cui Mag aveva bussato. Due secondi dopo si stavano guardando in faccia, lui colpito da quel volto così abbattuto, lei intimorita. Tre secondi dopo lei singhiozzava contro il petto di lui, stringendo fra le mani il colletto della sua camicia, mentre lui, turbato e atterrito da quella reazione, la strinse a sé, per poi guidarla verso il suo letto.
Sarebbe stata una mattinata molto lunga.  
 
*
 
Frannie intanto aveva cercato di trasformare in azione la sua frustrazione. La rabbia e il leggero senso di colpa che iniziava a farsi strada nella sua mente la portarono a desiderare di avere altro per la mente. Pur ammettendo anche che forse avrebbe potuto evitare quella parola per riferirsi agli aggeggi babbani, come si era permessa Mag di dirle quelle cose, di darle della razzista? Erano tutti molto tesi per quello che era successo il giorno prima, Mag non aveva il diritto di sentirsi più colpita degli altri. Non era nemmeno una Tassorosso, il suo comportamento era stato folle e immotivato. Mentre camminava per mano con Tony verso il cortile, vide con la coda dell’occhio Millicent Bulstrode che parlava in modo concitato con Pansy Parkinson, ogni tanto ridacchiavano. Quando la videro si bloccarono improvvisamente, imbarazzate. Probabilmente la storia della scenata in Sala Comune stava già facendo il giro del castello. Sbuffò frustrata.
“Tempo di pranzo lo sapranno già tutti” sibilò quando lei e Tony si sedettero sotto un’arcata.
In quel momento si rese conto che a pranzo l’avrebbe incontrata di sicuro, e non aveva nessuna voglia di parlare con lei.
“Prima fate pace e prima la smetteranno di parlare” le disse Tony.
Frannie sbuffò e borbottò qualcosa come “ridicolo”. Il Tassorosso non aveva alcuna voglia di ribattere, così fece un sospiro e lasciò morire l’argomento.
Il castello sembrava avvolto in una bolla che rendeva tutto lento e ovattato. Non c’era in giro più o meno gente del solito, ma tutto sembrava avvenire come a rallentatore e nessuno sembrava accorgersi dei presenti. Mentre uscivano avevano intravisto la Granger e Ron Weasley, che avevano lo sguardo sconvolto e parlottavano fra di loro di Caramell e di un certo Tartufo. Senza avere la forza di indagare, erano passati oltre guardandosi straniti.
A un certo punto vennero raggiunti da Aurora, che aveva gli occhi arrossati e stringeva la mano di Philip, accanto a lei.
“Nella Sala d’Ingresso ci sono i suoi genitori” disse la ragazza con un filo di voce. “Hanno parlato da poco con Potter, adesso hanno detto che prima di andarsene hanno piacere a parlare con i suoi amici…”
Tony guardò con apprensione verso l’entrata. Desiderava fare le sue condoglianze ai genitori, li conosceva anche, ma sapeva che sarebbe stato doloroso.
“Come… Tu hai già…?” chiese incapace di finire le domande.
“Sono… Sono distrutti” rispose Aurora con voce tremante. Si asciugò una lacrima con il palmo della mano. “…Ma dovevo salutarli, dir loro che gli sono vicina…”
“Devo farlo anche io” disse Tony facendo un respiro profondo e cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Aurora gli posò una mano sulla spalla e la strinse leggermente, Philip salutò i due e trascinò Aurora via, verso il lago, a prendere un po’ di aria.
Tony e Frannie rimasero in silenzio per qualche istante.
“Ti accompagno?” chiese Frannie prendendogli la mano.
“Se te la senti…” mormorò il ragazzo.
Nessuno se la sarebbe sentita, ma era una cosa che andava fatta. La ragazza annuì.
Si alzarono contemporaneamente e si diressero verso la sala d’ingresso.
Notarono subito i genitori di Cedric: erano accerchiati da tre Tassorosso, tutti compagni di classe del ragazzo del settimo anno. La scena che si presentò davanti a loro fu davvero devastante. Il padre di Cedric, Amos, singhiozzava sulla spalla di Thomas Barry, che a sua volta era scosso da un pianto sommesso. La visione della madre fu se possibile ancora più straziante. Non piangeva, era pallida in viso e aveva lo sguardo vacuo, come se nulla potesse più turbarla e emozionarla. Il suo dolore era al di là delle lacrime. Quando Amos sollevò lo sguardo e vide Tony, che cercava con tutto sé stesso di trattenere le lacrime, sciolse l’abbraccio e si avvicinò al ragazzo, che conosceva bene perché era in squadra con Cedric da anni e qualche volta era stato da loro in estate.
Quel che seguì fu una lenta, dolorosa, mortificante agonia.
“Il ragazzo ci ha detto che… Che era felice. Non si è accorto di nulla e per quanto ne sapeva aveva… aveva appena…”
La parola “vinto” si perse fra i vari singhiozzi.
Quel che era successo a Cedric era semplicemente inconcepibile. Frannie fece le sue condoglianze ai due genitori spezzati dal dolore e per lei fu davvero difficile trattenere le lacrime. Accompagnò Tony fino all’ingresso della sua Sala Comune. Il ragazzo le aveva detto di voler passare un po’ di tempo con i suoi compagni di casa, fu durante il tragitto, quando si ritrovò sola con Tony, che non riuscì più a trattenersi. Rimasero a consolarsi a vicenda per qualche minuto.
“È terribile” disse la ragazza asciugandosi l’ultima lacrima con un fazzoletto che le aveva prestato Tony.
“Lo so” disse lui abbracciandola forte “Grazie… per esserci”.
Quando la Serpeverde fu di nuovo da sola, decise di andare all’aperto. Edmund sicuramente non le avrebbe rivolto la parola finché non avesse chiesto scusa a Mag, solo per solidarietà, non perché fosse davvero convinto. Andare a cercare Laets non le andava perché di sicuro le avrebbe chiesto di Mag e avrebbe preso le parti dell’amica, non le sue; avrebbe gradito la compagnia di Draco, ma allo stesso tempo non voleva vederlo, era come se stare con lui confermasse in qualche modo quel che aveva detto Mag su di lei, su di loro. Forse l’unica che l’avrebbe capita era Jasmine, ma di sicuro le avrebbe detto più o meno le stesse cose di Tony. Andò a sedersi in riva al lago, da sola. Forse per il momento era la cosa migliore da fare, non aveva voglia di parlare con nessuno.
 
*
 
Margaret intanto aveva finito di piangere e la tristezza aveva lasciato spazio all’angoscia e alla rabbia. Camminava su e giù per la stanza di Edmund facendo volare insulti nei confronti dell’amica, mentre il ragazzo, seduto sul letto, la ascoltava, decisamente a disagio. Non era mai stato un campione nel consolare le persone, con Mag cercava sempre di sforzarsi un po’ di più, ma sentiva di non essere mai abbastanza, perciò continuava a ripetere che aveva ragione, senza aggiungere altro.
“E poi con che faccia mi ha detto che dovrei ringraziarla, ma l’hai vista?! Davanti a Malfoy, poi!” sbraitò Mag, cercando però di tenere la voce bassa, temendo che qualcuno potesse entrare nella stanza per sgridare Edmund per il baccano.
“Non avrebbe dovuto dirlo” ripeté per l’ennesima volta Edmund, che ormai iniziava a essere a corto di parole.
C’era una domanda che premeva per uscire dalla bocca del ragazzo, ma il suo istinto gli aveva suggerito di non dirle nulla, perché chiederle se fosse successo qualcosa durante la colazione avrebbe significato mettere in dubbio le ragioni di Mag – che erano comunque legittime – ma almeno avrebbe spiegato quella reazione così spropositata per la ragazza, che di solito rimaneva sempre molto tranquilla e rispondeva al fuoco solo se attaccata. Invece questa volta aveva palesemente iniziato lei a litigare. Non glielo chiese, ma se lo avesse fatto probabilmente Mag non sarebbe stata capace di mentirgli dicendo che andava tutto bene.
“Dovrebbe imparare a pensare prima di parlare!” sbottò la ragazza dando un calcio a una ginocchiera da Quidditch che si trovava lì per terra, probabilmente appartenente a Montague. La ginocchiera si mosse di poco, così Mag fece un verso di frustrazione e la calciò di nuovo, questa volta facendole fare il volo della stanza.
Edmund si morse un labbro per non scoppiare a ridere, poi tornò subito serio. Lei si rese conto di sembrare una pazza, così fece un sospiro e andò a sedersi accanto a lui.
“Hai ragione a essere arrabbiata, però lo sai anche tu che non lo ha detto con cattiveria, Mag…” disse lui con cautela, prendendole la mano.
“Lo so, però questa volta non mi va di chiudere un occhio, non mi va proprio. Non è giusto” disse lei guardando il pavimento di legno scuro.
Prima che Edmund riuscisse a trovare le parole giuste per ribattere, Mag parlò di nuovo.
“È incredibile, Cedric è morto e io sono qui a lagnarmi per questa cosa…” disse con la voce di nuovo incrinata “Ma non è giusto, deve chiedermi scusa. È importante che lo faccia”
Edmund la strinse a sé.
Lo so, hai ragione” disse, anche se non condivideva totalmente la posizione di Mag.
Era sicuro che in un qualsiasi altro momento la questione “stronzate babbane” si sarebbe conclusa con una risata, al massimo un buffetto sulla testa. E magari anche con le parole “non ti presterò più i miei TC”.
“…Ed?”
La voce di Mag lo fece ridestare dai suoi pensieri.
“Mh?”
“Tu ti sei mai sentito in imbarazzo per il fatto di stare con me? Intendo anche prima che ci mettessimo insieme…”
La voce di Mag arrivò soffocata perché era ancora stretta nel suo abbraccio. Edmund sentì un brivido percorrergli la schiena.
“Cosa vorresti…?”
“Sai cosa intendo” mormorò la ragazza.
Era una domanda che ogni tanto le passava per la mente, ma mai quanto in quel momento aveva sentito il bisogno di sapere la risposta. Edmund sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi. Il suo sguardo la fece vergognare di quel che aveva appena insinuato.
“Ascoltami bene perché non ho intenzione di ripetermi” disse Edmund con voce ferma “Non mi sono mai posto il problema del tuo stato di sangue. Tu sei stata prima di tutto la mia amica Serpeverde che mi sopportava, insieme a Frannie, non la Nata Babbana che mi sopportava. La mia amica. Capisci cosa intendo?”
Mag annuì senza riuscire ad aggiungere altro. Gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime.  
“Mi dispiace, è che…” disse lei in un sussurro “…A volte ho paura”.
“Di cosa?” chiese lui mettendo una mano sulla gamba della ragazza.
Mag scosse la testa senza parlare.
“Niente…” mormorò poco convinta. Edmund la osservò attentamente.
Ancora una volta voleva chiederle se gli stesse nascondendo qualcosa, ma dopo averci riflettuto un po’ pensò che quella domanda così inaspettata fosse dovuta perlopiù al fatto che fosse sconvolta da quello che era successo il giorno prima, in particolare dalle voci sul presunto ritorno di Voldemort.
“Ti va se andiamo a farci un giro all’aperto?” propose dopo qualche istante.
“O-ok… Anche se ho una faccia…” borbottò Mag.
“Non importa” le disse Edmund prima di darle un leggero bacio sulla guancia.
Una volta usciti in Sala Comune, molti si voltarono per guardarli, ma Edmund fece finta di niente e trascinò Mag attraverso la sala, dritto verso l’uscita.
Quando ebbero quasi raggiunto la Sala d’Ingresso, Edmund fece un mezzo sorriso e prese parola.
“…Ora che ci penso, quella volta in cui ti sei spostata nel banco davanti per seguire meglio le lezioni di Vitious mi sono vergognato molto di te”
La ragazza lo guardò di sottecchi, e finalmente sorrise.
“Tu non capisci, la mia media stava calando perché tu e Frannie continuavate a farmi distrarre!” borbottò.
Edmund le si avvicinò e sussurrò al suo orecchio “traditrice”, prima di darle un bacio sulla guancia.
Una volta arrivati nella sala d’ingresso quel che videro fece morire il sorriso dei due.
I genitori di Cedric stavano parlando con la Sprite, scossa dai singhiozzi, probabilmente stavano per andarsene, perché stavano indossando i mantelli da viaggio.
Mag e Edmund rimasero bloccati a guardarli per qualche istante, sconvolti e indecisi sul da farsi. Non erano mai stati grandi amici di Cedric, ma sapevano per certo che quel ragazzo del settimo anno li conoscesse di vista e in qualche modo li stimasse. Avevano condiviso alcuni momenti con lui, qualche festa, qualche pic-nic in giardino e il Quidditch, e il fatto che lo avessero sconfitto la maggior parte delle volte, non aveva mai minato il rispetto reciproco. Mag sentiva le gambe pesanti, avrebbe desiderato trovarsi in qualsiasi altro posto tranne quello, non davanti a tutta quella sofferenza, eppure era lì, e doveva fare qualcosa, per Cedric. Strinse la mano di Edmund e mosse qualche passo verso il gruppo di adulti.
Si sforzò di ricacciare indietro le lacrime, sentiva di non essere degna di condividere il suo dolore con quello dei genitori: apparteneva a loro e basta.
Vedendola arrivare, la madre di Cedric si voltò e la fissò incuriosita.
“…Non credo di farcela per mercoledì, ma se…” la Sprite vide Mag e Edmund e si fermò.
“Rosander, Pevensie…” disse l’insegnante quando li notò.
“Buongiorno…” mormorò la ragazza per salutare l’insegnante. Poi guardò la madre di Cedric.
“Condoglianze” disse timidamente prendendole la mano.
“Eravate suoi amici?” chiese Amos dopo essersi soffiato il naso. Li squadrò e la prima cosa che notò fu sicuramente la cravatta verde e argento che portava Edmund.
Edmund annuì timidamente.
“Ah, tu sei il fratello di Peter!” disse la donna stringendogli la mano.
“Sono io” disse Edmund “Condoglianze”
“Visto? Cedric era amico con tutti” singhiozzò la Sprite dando una pacca sulle spalle di Edmund, che sorrise debolmente.
Mag e Edmund decisero di togliere il disturbo quasi subito. Non c’erano altre parole che potessero dire, se non che soffrivano anche loro per la morte del ragazzo. Edmund passò un braccio intorno alle spalle di Mag e insieme uscirono all’aperto. Quell’estate, arrivata in anticipo, quasi non la sentirono. Nessuno aveva voglia di sorridere, gli schiamazzi che arrivavano dai prati i giorni prima erano scomparsi, c’erano solo persone tristi o spaventate che parlottavano sommessamente fra di loro. Il trauma della sera prima non avrebbe mai abbandonato nessuno.
“Sediamoci qui” disse Edmund quando ebbero raggiunto la riva del lago.
C’era una quercia solitaria non occupata, così si sedettero alla sua ombra, dato che il sole iniziava a scottare. Rimasero a parlare per un po’ di quel che era successo il giorno prima e di quello che provavano dopo aver parlato con i genitori. In Edmund era scattato qualcosa, gli aveva ricordato quando sua madre aveva ricevuto la notizia che il marito – il padre di Edmund e dei suoi fratelli – era stato ucciso da un malvivente mentre era in servizio. Con molta fatica ne parlò con Mag, che si sentì una stupida per avergli riempito la testa con i suoi stupidi problemi con Frannie e cercò di consolarlo come poteva.
Margaret chiese a Edmund di andare a pranzo solo all’ultimo, così da non rischiare di incontrare Frannie. Edmund aveva accettato, anche se quella situazione non gli piaceva per niente. Si chiese cosa avrebbero fatto i giorni seguenti. Doveva parlare con Frannie e convincerla a chiedere scusa a Mag.
Quando arrivarono notarono che la ragazza era seduta al tavolo dei Tassorosso e mangiava accanto a Tony. Il ragazzo aveva un’aria davvero abbattuta. Mag avrebbe voluto stare vicino anche a lui, dato che doveva soffrire molto per la perdita del suo amico, ma di sicuro lui aveva preso le parti di Frannie e per il momento non osava avvicinarsi.
Dopo pranzo ognuno andò per la sua strada. Frannie rimase accanto a Tony tutto il pomeriggio. Passò un po’ di tempo con i compagni Tassorosso, all’aperto, dove cercarono di sostenersi a vicenda. Aurora a un certo punto le chiese dove fosse Mag, lei rispose che non lo sapeva, cercando di rimanere vaga. Quella giornata era stata davvero stressante, ed era solo a metà.
Mag invece lasciò Edmund da solo con le sue sorelle e andò a cercare Laetitia. Non le andava di passare il pomeriggio a insultare Frannie, però sentiva il bisogno di avere qualcuno dalla sua parte, oltre a Edmund, soprattutto perché aveva l’impressione che se non fossero stati insieme, lui non sarebbe stato totalmente dalla sua parte. Le avrebbe detto che se la prendeva troppo o che aveva ragione a prendersela ma che forse la sua reazione era stata esagerata. Laetitia invece non lo avrebbe fatto, l’avrebbe convinta a rimanere ferma sulle sue posizioni e a pretendere delle scuse.
Era seduta sul prato da sola e osservava la gente che arrivava sperando che Laetitia si facesse vedere, da sola possibilmente. A un certo punto il suo sguardo incontrò quello di Frannie, a una decina di metri di distanza. La ragazza, che si stava guardando intorno mentre accarezzava il braccio di Tony e ascoltava il gruppo di Tassorosso, vedendo Mag perse un battito. Non la vedeva da quella mattina e ora aveva una faccia davvero sbattuta. Tipico di Mag piangere dopo o durante una discussione. In quel momento le diede fastidio vederla così, odiava provare pena per lei, sentirsi in colpa. Distolse immediatamente lo sguardo, facendo finta di non averla vista. Mag fece lo stesso.
Le lezioni ormai erano finite, i pomeriggi che li attendevano prima della partenza sarebbero stati lunghi e noiosi, ma fortunatamente pochi. Gli anni precedenti avevano sempre trovato il modo per riempirli, quasi fino a sperare che continuassero per tutta l’estate, ma dopo gli accadimenti del giorno prima nessuno aveva alcuna voglia di festeggiare.
Mag pregò Edmund di rimanere fuori dalla Sala Comune il più possibile e quando si riunirono rimasero all’aria aperta fino a mezzora prima della cena. A quel punto la ragazza andò nel dormitorio per cambiarsi. Non aveva visto Frannie in giro e temette di trovarsela davanti nella stanza.
Come se l’avesse evocata, appena aprì la porta della sua stanza la vide china sul suo baule mentre parlava con Jasmine, la quale si stava mettendo il mascara davanti a uno specchietto fluttuante. Appena Mag entrò le due smisero subito di parlare, cosa che fece pensare a Mag che stessero parlando male di lei.
Entrò con titubanza e dopo averle salutate con la voce sommessa si diresse verso il suo baule per scegliere i vestiti da mettere. Frannie estrasse un cardigan nero, lo indossò e se ne andò borbottando “ci vediamo a cena”, probabilmente rivolta solo a Jasmine, che la guardò disorientata. Quando Frannie ebbe chiuso la porta, Mag parlò.
“Ti ha detto cosa è successo?” chiese cercando di sembrare disinteressata.
“Sì, ma non mi ha detto perché avete litigato” rispose la ragazza mettendo giù il mascara.
“Ah, bene, sa di avere torto e quindi non ti ha detto nulla per non litigare anche con te” disse Mag tirando fuori due paia di jeans per scegliere quale andasse meglio. Optò per quelli più scuri.
“Dai, Mag non fare così!” disse Jasmine, un po’ a disagio.
Mag fece un respiro profondo.
“Ha detto una cosa che mi ha dato molto fastidio” disse prima di iniziare a raccontare.
Anche con Jasmine decise di sorvolare sull’attacco verbale di poco prima con Nott, non voleva che andasse a dirlo a Frannie e non voleva essere compatita.
“Oh, Mag, lo sai che non diceva sul serio…” disse Jasmine “Lei è fatta così…”
“Vorrei vedere te se avesse definito i tuoi vestiti ‘stronzate arabe’! Prova a dirmi che non ti saresti arrabbiata o non ci saresti rimasta male, come minimo” disse Mag con decisione.
“Ci sarei rimasta malissimo, ma avrei cercato di chiarire in modo meno… insomma, con più calma” disse con cautela la ragazza. Mag si irrigidì all’istante, ma Jasmine continuò.
“…Proprio perché sai che non ha nulla contro i Nati Babbani la tua reazione è stata un po’ esagerata”
“Non credo proprio” si difese Mag. “Dovevi vedere come se la rideva con Draco!”
“Sei sicura che il problema sia Frannie e non Draco?” chiese Jasmine guardandosi intorno imbarazzata.
Non le era mai capitato di trovarsi in una situazione del genere con Frannie e Mag, si sentiva strana a dover prendere una posizione, anche perché entrambe avevano la loro parte di colpe.
La ragazza sbuffò ma non disse nulla. Dopotutto Jasmine non aveva tutti i torti, anche se le parole di Frannie l’avrebbero ferita in ogni caso, Draco presente o meno.
“Provate a parlarne con calma, sono state giornate dure per tutti” disse la ragazza stringendo in un breve abbraccio l’amica.
Mag non riuscì a rispondere perché era troppo occupata a ricacciare indietro le nuove lacrime che erano affiorate.
Frannie intanto era uscita dal dormitorio e si era imbattuta in Edmund, che stava aspettando Mag accanto alla porta che conduceva al dormitorio femminile.
“Ah, sei tu” disse Frannie sbuffando.
“Già” disse Edmund, in imbarazzo.
“Mag si è data una calmata?” chiese Frannie incrociando le braccia.
“Secondo te?” chiese Edmund alzando gli occhi al cielo.
“Beh, dille di farlo. Ricordale che l’anno scorso le ho regalato anche la camomilla” sbottò Frannie.
“Vorrebbe che tu le chieda scusa” rispose Edmund ignorando la frecciatina ai danni della sua ragazza.  
“Beh, se lo può anche scordare” sbottò Frannie prima di andarsene per la sua strada.
Edmund le andò dietro.
“Senti, l’hai fatta rimanere malissimo” le disse a bassa voce quando l’ebbe raggiunta.
“Questo non le ha impedito di darmi ingiustamente della razzista!”
“Eri lì che te la ridevi con Draco, cerca di capire!” disse Edmund sforzandosi di tenere la voce bassa.
“È un mio amico. E sono stufa di dovermi vergognare per questo. E comunque anche tu eri con noi, tu sei forse diverso? Non siamo tutti uguali?”
“Dannazione, Fran, ti costa tanto ammettere di aver detto una cosa sbagliata davanti alla persona sbagliata?” sbottò Edmund.
Erano arrivati davanti al passaggio. Frannie non rispose all’amico e uscì, lasciandolo da solo con la porta chiusa in faccia.
“Allora, hai intenzione di uscire o no?” chiese il serpente che si trovava alla guardia della porta.
Edmund sospirò e tornò ad aspettare Mag davanti al dormitorio. Si sedette pesantemente su una poltrona e si prese la testa fra le mani. Non vedeva l’ora che quella giornata finisse.
Mag arrivò con Jasmine dieci minuti dopo, così i tre uscirono insieme dalla Sala Comune, in silenzio, finché Jasmine non prese parola.
“Al mi ha detto che Potter è distrutto. Non si è fatto vedere per tutto il giorno, non penso che ci sarà a cena” disse. Purtroppo di argomenti allegri ce n’erano ben pochi quella sera.
“Poverino, chissà cosa ha dovuto passare ieri sera” disse Mag pensierosa.
Come dei flash le tornarono in mente le immagini della sera prima. Harry che si materializzava con la coppa stretta in una mano e Cedric sotto di lui, morto. Harry sanguinante che diceva qualcosa a Silente. Harry che piangeva sul corpo di Cedric. Il padre di Cedric che li raggiungeva. Scosse la testa e cercò di non pensarci troppo perché per quel giorno aveva esaurito le lacrime.
Quando ebbero raggiunto la Sala Grande notarono che Frannie era seduta davanti a Dimitar e i due parlavano tranquilli. Guardarono verso di loro, Mag si nascose dietro Edmund, sperando che non l’avessero notata. Frannie la vide, alzò gli occhi al cielo e tornò a parlare con Dimitar. A quel punto Jasmine e Edmund si guardarono in faccia e Jasmine andò a sedersi accanto a Frannie. Edmund normalmente avrebbe fatto il giro del tavolo con Mag e si sarebbe messo davanti alle due amiche, ma questa volta la prese per mano e si sedette accanto a Jasmine, invitando Mag a fare lo stesso. Quando arrivarono Miles e Adrian, notando la strana disposizione dei loro compagni di classe, si misero accanto a Dimitar, anche se con lui non avevano parlato quasi mai, forse solamente al compleanno di Mag, mesi prima.
Fu una cena assai noiosa e monotona. Dimitar avvertì i ragazzi che Karkaroff era scomparso, doveva essersi dato alla fuga la sera prima e aveva lasciato i ragazzi di Durmstrang completamente soli, così lui e i più grandi avevano dovuto prendere le redini della situazione. Notarono che fra gli insegnanti era seduto al posto di Moody un uomo che gli assomigliava molto, ma sembrava che il loro professore avesse subito un attacco da parte di dieci Mangiamorte e fosse invecchiato di dieci anni. Era incredibilmente dimagrito e aveva più tic nervosi del solito. Nessuno sapeva nulla a riguardo. Nella Sala non c’era il solito allegro chiacchiericcio che caratterizzava ogni cena, soprattutto quelle di fine anno. Solo il gruppo di Malfoy sembrava piuttosto su di giri, ma comunque cercavano di non esagerare. Mag aveva guardato verso Nott un paio di volte: la prima volta lui non l’aveva vista, la seconda la guardò con aria beffarda mentre Malfoy, Tiger e Goyle scoppiavano a ridere per una battuta fatta da Pansy Parkinson. Mag aveva distolto subito lo sguardo, arrossendo violentemente. Improvvisamente le passò l’appetito.
Quando la cena fu quasi finita e anche i dolci iniziarono a scarseggiare sui tavoli, Silente si alzò. Tutti, chi più, chi meno, avevano passato la cena a osservarlo in attesa che dicesse qualcosa, e in quel momento si zittirono all’istante.
“Siamo tutti scossi da quel che è successo” disse con voce calma e profonda.
“I genitori di Cedric Diggory ringraziano per il calore dimostrato dai suoi amici. Non è momento facile e non lo sarà per molto tempo, ma hanno apprezzato la vostra vicinanza.”
Tutti lo guardarono con gli occhi spalancati, Mag vide che al tavolo dei Corvonero Cho Chang piangeva sommessamente mentre una sua amica le stringeva il braccio con affetto. Si chiese cosa avrebbe fatto se al posto di Cedric ci fosse stato Edmund. Era sicura che se avesse messo il suo nome nel Calice, di sicuro sarebbe stato scelto, e se era vero quel che dicevano, nessuno, nemmeno lo studente più brillante e preparato, nemmeno Edmund, avrebbe avuto scampo. Mentre Silente parlava, cercò la mano del ragazzo e la strinse, scossa da quei pensieri.
“C’è un’altra persona non sta vivendo un momento facile. A scanso di equivoci, parlo di Harry Potter. Vi chiedo di lasciarlo in pace, di non fargli domande e di non insistere per farvi raccontare quel che è successo nel labirinto. Il ragazzo lo ha visto morire, abbiate rispetto. Grazie”
Quando nominò Harry Potter, il tavolo dei Grifondoro fu invaso dalle occhiate di tutti, ma di Harry non c’era traccia. Doveva essere rimasto nella Torre di Grifondoro. Silente andò a sedersi e pian piano il brusio ricominciò ad aleggiare nella sala.
Finito di cenare, Jasmine e Frannie raggiunsero come al solito i rispettivi fidanzati ai loro tavoli, pronte per fare un giro prima del coprifuoco, mentre Margaret e Edmund tornarono nella sala comune. Mag iniziava ad essere stanca, le bruciavano molto gli occhi, così disse al ragazzo che sarebbe andata a dormire.
“Domani mi sveglio presto, mi aspetti per la colazione?” chiese prima di salire al dormitorio cercando di sembrare indifferente.
“Va bene, buonanotte” disse il ragazzo, pensando che lei volesse stare con lui solo per non ritrovarsi da sola con Frannie. In realtà erano altre le persone con cui Mag temeva di ritrovarsi da sola.
Si salutarono e si divisero.
 
*
 
Nei due giorni seguenti né Mag né Frannie diedero segni di cedimento. Continuarono a evitarsi in ogni modo: Mag, con un grande sforzo, si svegliava presto per fare colazione con Edmund, poi prendeva un libro e se ne stava a leggere sotto a un albero in riva al lago, dal momento che sentiva che la Sala Comune le fosse ostile. Frannie invece passava tutto il suo tempo con Tony, cosa che le permetteva di mettere a tacere il nervoso causato sia dall’amica sia dal sottilissimo senso di colpa che iniziava ad avvertire nei suoi confronti. Edmund era sempre più in imbarazzo per quella situazione e non capiva più nemmeno cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Voleva solo che le due facessero pace per riavere indietro la sua migliore amica e una Mag più sorridente, anche se in quei giorni nessuno aveva voglia di sorridere. Le due si erano rivolte la parola un paio di volte, e lo avevano sempre fatto con estrema freddezza.
Margaret era giunta alla conclusione che avrebbe ammesso di aver esagerato se e solo se Frannie le avesse chiesto scusa per prima, ma più passavano le ore e più sentiva che la ragazza non lo avrebbe mai fatto. Era troppo orgogliosa per cedere. A dire il vero, in sei anni l’aveva vista chiedere scusa solo una volta, e non ricordava nemmeno il motivo, ma di sicuro era più futile di quello. La cosa più grave l’aveva detta lei, quindi era lei a dover fare il primo passo.
Frannie, dal canto suo, non se la stava cavando meglio. Più di una volta aveva contemplato l’idea di poter fare a meno dell’amicizia di Mag, ma poi finiva sempre col sentirsi sola e in colpa. Quella situazione iniziava a darle molto fastidio, e ancora di più la innervosiva il fatto di non potersi quasi avvicinare a Edmund, dato che anche lui continuava a dirle di piantarla di fare la sostenuta e di scusarsi con Mag. La cosa la mandava in bestia, perché sapeva benissimo che lui non si era sprecato a dire a Mag quello che in realtà pensava di quella faccenda. Confidò a Tony le sue preoccupazioni, e questi le disse di nuovo che la ragazza meritava delle scuse, che qualsiasi nato babbano o mezzosangue con un minimo di sensibilità sull’argomento si sarebbe sentito offeso, soprattutto se a dirlo fosse stato un suo caro amico.
“Piuttosto prova a chiederti per quale motivo Mag è entrata in sala comune con l’intenzione di litigare!” le disse il secondo giorno di litigio, dato che Frannie continuava a usare quella scusa per giustificarsi.
Con questa serie di preoccupazioni arrivò il penultimo giorno. Nessuno si era goduto quei giorni di vacanza, anche se il sole splendeva alto nel cielo non era in grado di riscaldare i cuori infranti degli studenti. Anche i professori erano molto scossi, prima fra tutti la Sprite, ma Frannie avrebbe potuto giurare di aver visto un luccichio negli occhi della McGranitt, prima del banchetto finale.
Lei e Mag aspettarono Miles e Jasmine per fare il baule, così da non dover rimanere da sole nel dormitorio.
Mag aveva deciso che non avrebbe sopportato di passare un’intera estate senza parlare con Frannie. Se non fosse riuscita a parlarle sull’Espresso, cosa molto probabile, una volta arrivata a casa le avrebbe scritto una lettera per spiegarle le sue ragioni. Frannie invece stava cominciando a contemplare l’idea di affrontare di petto quella situazione, dato che anche a lei non andava di passare un’estate intera senza vederla e parlarle. Più tempo passava e più le cose rischiavano di non essere più le stesse, e in più rivoleva la sua amica.
Con il cuore oppresso da quei pensieri, dalla morte di Cedric e dallo stato di incertezza in cui versavano da giorni, i Serpeverde si incamminarono verso la Sala Grande per il banchetto di fine anno. Di solito era occasione di festa, nessuno era scontento e Serpeverde vinceva la coppa delle Case (salvo gli ultimi tre anni). Questa volta però nessuno entrò nella Sala Grande chiedendosi chi avrebbe vinto, nessuno gioiva più di tanto per aver superato gli esami. Nessuno si stupì quando vide che la sala era stata decorata con stendardi neri.
I ragazzi presero posto senza proferire parola. Questa volta c’era solo Edmund a dividere Mag e Frannie, e le due non insistettero per avere più persone fra di loro.
Al tavolo degli insegnanti, Malocchio Moody era estremamente nervoso e sobbalzava tutte le volte che qualcuno gli rivolgeva la parola o faceva un movimento brusco. Edmund lo guardò intensamente e per la prima volta non provò disgusto nei suoi confronti né quella sensazione di malessere che lo accompagnava da mesi. La sensazione di nausea che spesso gli provocava la sua presenza questa volta non tornò, ma non ci fece caso più di tanto. La sedia di Karkaroff era ancora vuota, Frannie si chiese dove si trovasse in quel momento, per quale motivo fosse fuggito. Madame Maxime era seduta accanto a Hagrid. Parlavano piano. Poco più in là, vicino alla McGranitt, c’era Piton, la sua espressione era difficile da interpretare.
Iniziarono a mangiare. Nessuno aveva voglia di rimpinzarsi o di brindare all’anno appena passato. Mag si ritrovò a pensare che se tutto fosse andato bene, se Cedric fosse riemerso trionfante dal labirinto, lei, Edmund e Frannie avrebbero avuto molto su cui brindare, quell’anno.  
Fu Silente, alzandosi, a porre fine alle riflessioni della ragazza. La Sala Grande, che era meno rumorosa del solito, cadde nel silenzio.
“Siamo alla fine” esordì Silente, facendo scorrere lo sguardo su tutti loro “di un altro anno”.
Fece una pausa, i suoi occhi si posarono sul tavolo dei Tassorosso. Il loro era il tavolo più taciturno già prima che Silente si alzasse, i loro volti erano i più tristi e pallidi della Sala.
“Ci sono molte cose che vorrei dire a tutti voi questa sera” disse Silente “…Ma prima di tutto devo ricordare la perdita di una persona molto bella, che dovrebbe essere seduta qui – fece un gesto verso il tavolo dei Tassorosso – a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che tutti voi, per favore, vi alzaste e brindaste per Cedric Diggory”.
Obbedirono tutti; Mag, Edmund e Frannie presero i loro bicchieri e si alzarono in piedi. Frannie guardò verso Tony e vide che si alzava pesantemente, come se sopra di lui ci fosse un’entità che lo stava costringendo a rimanere seduto. Edmund invece guardò al tavolo Corvonero: vicino a sua sorella Susan, Cho Chang piangeva in silenzio. Abbassò lo sguardo e fissò il tavolo mentre tutti tornavano a sedere.
“Cedric era una persona che riuniva in sé molte delle qualità che distinguono la casa di Tassorosso” riprese Silente. “Era un amico buono e fedele, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale…”
Mag sorrise debolmente al pensiero dell’anno prima, quando Cedric, capitano della squadra di Quidditch, aveva insistito per annullare la partita contro i Grifondoro. I Tassorosso perdevano quasi sempre, ma non avevano problemi a perdere per l’ennesima volta, pur di giocare in modo leale.
“…La sua morte ha toccato tutti voi, che lo conosceste o no. Credo che abbiate il diritto, dunque, di sapere esattamente come è successo”.
Tutti trattennero il fiato.
“Cedric Diggory è stato assassinato da Voldemort”.
Un sussurro terrorizzato serpeggiò in tutta la Sala Grande.
“Non è possibile” sussurrò Frannie.
“No!” mormorò Edmund.
Mag non disse nulla, ebbe un capogiro ma passò subito. Si accorse che Edmund l’aveva presa per mano e la stringeva forte. Frannie guardò verso Draco e vide che era tranquillo, per nulla turbato.
Non aveva mai desiderato così tanto mollargli uno schiaffo.
“…Il Ministero della Magia non vorrebbe che ve lo dicessi. È possibile che alcuni dei vostri genitori si scandalizzeranno per ciò che ho fatto: perché non vogliono credere al ritorno di Voldemort, o perché sono convinti che non dovrei dirvelo, giovani come siete. È mia convinzione, tuttavia, che la verità sia generalmente preferibile alle menzogne, e che ogni tentativo di fingere che Cedric sia morto in seguito a un incidente, o a un errore da lui commesso, sia un insulto alla sua memoria”
Tutti quanti in sala erano rivolti a Silente, stupefatti e sconvolti. Mag si accorse di fissare Harry Potter, e che lui a sua volta guardava nella sua direzione, ma non esattamente lei: seguendo il suo sguardo vide che stava guardando Malfoy e i suoi amici, i quali stavano bofonchiando qualcosa fra di loro. Alla ragazza venne voglia di urlare, di fare male a quei piccoli insolenti. Si costrinse a guardare di nuovo verso Silente e per la prima volta si chiese cosa avrebbe detto ai suoi genitori una volta a casa. Loro non sapevano nulla di Voldemort o di magia oscura, si era sempre impegnata a tenerli alla larga da quella parte del suo mondo perché non aveva mai sentito il bisogno di parlarne. Eppure non poteva continuare a tacere.
Si voltò verso Edmund per cercare conforto e il suo sguardo incontrò quello di Frannie. Le sembrò di specchiarsi in lei, aveva lo stesso sguardo turbato e impaurito. Tornò a guardare verso Silente facendo finta di non averla vista.
Silente continuò a parlare.
“C’è qualcun altro che deve essere ricordato in merito alla morte di Cedric. Naturalmente parlo di Harry Potter”
Un mormorio percorse la Sala Grande. Mag si sforzò di non guardare verso di lui, per rispetto. Continuò a guardare Silente.
“Harry è riuscito a sfuggire a Voldemort. Ha rischiato la vita per riportare il corpo di Cedric a Hogwarts, dai suoi genitori”
Frannie guardò verso Tony e vide che il ragazzo aveva abbassato la testa, lottava contro sé stesso per non piangere. Avrebbe voluto trovarsi accanto a lui in quel momento. Con le lacrime agli occhi nel vedere la sofferenza del suo ragazzo distolse lo sguardo e vide che dall’altra parte della sala qualcuno stava soffrendo quanto lei per il fatto di essere così lontano dalla persona che amava: Philip stava fissando con sguardo mesto Aurora, che piangeva silenziosamente accanto a Susan Bones.
“…Ha dimostrato il coraggio che pochi maghi hanno mostrato nell’affrontare Voldemort, e per questo gli rendo onore”.
Silente si voltò con gravità verso Harry, levò di nuovo il calice. Quasi tutti in Sala Grande lo imitarono subito. Mag non aspettò neanche che i suoi amici si alzassero, ma un attimo dopo furono anche loro in piedi accanto a lei. Si guardò intorno e quel che vide le fece venire le vertigini. Dei ragazzi del quarto anno, le uniche a essersi alzate erano Mary Sue e Daphne Greengrass, seguite da un titubante Blaise Zabini, che però si era riseduto subito dopo aver ricevuto un’occhiataccia da Malfoy. Tra i ragazzi del settimo anno solo alcuni, fra cui Hans, si alzarono, ma molti rimasero seduti con aria di sfida. Kain Montague era rimasto ostinatamente seduto, così come alcuni ragazzi del quinto anno. Fra i più piccoli si erano alzati quasi tutti, ma Mag avrebbe giurato che pochi di loro lo avevano fatto con consapevolezza. Semplicemente in quel momento a loro conveniva fare così.
Anche Frannie lo notò, e per la prima volta in vita sua si vergognò davvero dei suoi compagni di Casa. Certo, di alcuni lo sapeva già che fossero razzisti, ma sperava che gli altri, in un momento simile, avrebbero messo da parte le loro convinzioni e avrebbero scelto di stare dalla parte giusta. Ora iniziava a capire come doveva essersi sentita Mag, qualche giorno prima.
Quando tutti si furono rimessi a sedere, Silente riprese: “Lo scopo del Torneo Tremaghi era di approfondire e promuovere l’intesa fra maghi. Alla luce di quanto è accaduto, il ritorno di Voldemort, questi legami sono più importanti che mai.”
Jasmine mise un braccio intorno alle spalle di Dimitar, che sorrise debolmente. Krum, seduto accanto ad Hans, era guardingo, quasi spaventato, come se si aspettasse che Silente dicesse qualcosa di terribile.
“Tutti gli ospiti di questa sala saranno i benvenuti qui, in qualunque momento, quando vorranno venire. Ripeto ancora una volta a tutti voi: alla luce del ritorno di Voldemort, siamo forti se uniti, deboli se divisi.
“L’abilità di Voldemort nel seminare discordia e inimicizia è molto grande. Possiamo combatterla solo mostrando un legame altrettanto forte di amicizia e fiducia. Le differenze di abitudini e linguaggio non sono nulla se i nostri scopi sono gli stessi e i nostri cuori sono aperti”.
Edmund ascoltò attentamente le parole del preside. Diede una gomitata a Frannie e a Mag, facendole voltare entrambe. Non ci fu tempo per parlare perché Silente non aveva ancora finito il suo discorso. Le due si scambiarono uno sguardo veloce e pieno di rancore. Non lo sapevano, ma entrambe avevano deciso in quel momento che era di fondamentale importanza che facessero pace, e il prima possibile.
“…È mia convinzione — e non ho mai desiderato tanto di sbagliarmi — che stiamo tutti per affrontare tempi oscuri e difficili. Alcuni di voi in questa Sala hanno già subito terribili sofferenze a opera di Voldemort. Molte delle vostre famiglie sono state distrutte. Una settimana fa, uno studente ci è stato portato via.
“Ricordatevi di Cedric. Quando e se per voi dovesse venire il momento di scegliere tra ciò che è giusto è ciò che è facile, ricordate cos’è accaduto a un ragazzo che era buono, e gentile, e coraggioso, per aver attraversato il cammino di Voldemort. Ricordatevi di Cedric Diggory.”
Il preside tornò a sedersi. La McGranitt gli mise una mano sulla spalla mentre teneva fra le mani un fazzoletto. Hagrid, lì vicino, era scosso da singhiozzi e si stava soffiando il naso in un fazzoletto grosso come una tovaglia. La sala a poco a poco iniziò a svuotarsi. Alcuni, fra cui i quattro Serpeverde, e pochi altri rimasero a parlare dell’accaduto.
“Io non ci posso credere” disse Jasmine guardandosi intorno nervosamente.
“È tutto così assurdo…” disse Edmund prendendosi la testa fra le mani “Però almeno spiega la morte di Cedric. Insomma, non sarà morto inciampando su una radice sporgente…”
“Non vorrei crederci, ma perché Silente dovrebbe mentirci su…” disse Mag senza riuscire a finire la frase.
La sua attenzione era stata catturata da Frannie che si alzava con sguardo indecifrabile e andava verso di lei. Si guardarono.
“Ti va di parlare?” chiese Frannie all’amica guardandosi intorno, imbarazzata.
Margaret annuì impacciata e si alzò.
“Aspettami qui” mormorò a Edmund.
Edmund e Jasmine le guardarono allontanarsi dalla Sala Grande, indecisi se seguirle oppure no.
Mag e Frannie uscirono in cortile. Il sole era appena tramontato, ma il cielo era ancora chiaro. Frannie si era scambiata uno sguardo eloquente con Tony attraverso la Sala, lui l’aveva guardata con approvazione, immaginando cosa stava per fare. Frannie pensò che per quanto ne sapeva lui, poteva aver chiesto a Mag di parlare solo per aggredirla lontano da occhi indiscreti, anche perché non era ancora totalmente sicura di quello che le avrebbe detto. Scosse la testa per scacciare quei pensieri e in poco tempo raggiunse il cortile, seguita da Mag. Quest’ultima era arrossita violentemente, si sedette sotto ad un’arcata e incrociò le braccia. Avrebbe voluto dire a Frannie cosa era successo con Nott ma non voleva essere compatita, non prima di sentire delle scuse. Dopo, forse, glielo avrebbe detto.
“Allora, cosa c’è?” chiese la ragazza con una certa urgenza. In realtà non voleva essere scortese, ma quella situazione la metteva a disagio.
Frannie le scoccò un’occhiata truce, alzò gli occhi al cielo. Le stava già passando la voglia di dire quel che aveva da dire, però con un grande sforzo prese parola.
“Senti, io non ho mai avuto nulla contro i Babbani o le cose Babbane, dovresti saperlo…” disse senza riuscire a guardarla negli occhi.
Mag fece una smorfia. Fece per parlare ma Frannie non le lasciò il tempo.
“…Se ti ho offesa per quello che ho detto, mi dispiace. Non era mia intenzione insultarti”
“Non è bello sentire la tua migliore amica dire una cosa del genere” disse Mag cercando di rimanere calma “E lo so che non lo hai detto con cattiveria, ma a volte ho la sensazione che parli senza pensare al fatto che potresti ferire qualcuno. E l’altro giorno mi hai ferita”. 
Frannie fece un sospiro. Odiava dover chiedere scusa, non le capitava quasi mai perché bene o male nelle discussioni si ritrovava sempre ad aver ragione.  
“Mi dispiace, Mag” mormorò Frannie.
Margaret sospirò. Sembrava più interessata al ricamo sopra al suo golfino nero piuttosto che alle parole dell’amica, e invece aveva registrato il suo tentativo di scusarsi con molta attenzione. Finalmente alzò lo sguardo, proprio mentre Frannie aggiungeva le fatidiche parole che aspettava da tre giorni.
“…Ti chiedo scusa” borbottò la ragazza.
Mag la guardò negli occhi, vide che l’amica le aveva detto quelle cose con molta fatica ma che era sincera.
“Siamo dalla stessa parte, vero?” chiese Mag.
Non le andava di calcare la mano e insistere più di tanto, era imbarazzata quanto Frannie. Quest’ultima la guardò e ringraziò per il fatto di non dover ripetere le sue scuse.
“Beh, sì” rispose con cautela. “Lo siamo sempre state, no?”
“Già…” borbottò Mag abbassando di nuovo il viso. Poi lo rialzò e parlò. “Mi sono comportata male anche io, ti ho detto delle cose che non pensavo e non penso” disse mentre tormentava l’orlo della gonna.
“Beh, capisco perché me le hai dette” borbottò Frannie, che stava iniziando a gongolare interiormente. “Però ci sono rimasta un po’ male anche io”.
“…Scusami” mormorò Mag.
Frannie si rilassò definitivamente. Con un balzo andò a sedersi accanto a Mag.
“Amiche come prima?” chiese Frannie facendo un mezzo sorriso.
Mag annuì, sorridendo debolmente. Erano sempre piuttosto impacciate quando si trattava di dimostrarsi affetto. Frannie le cinse le spalle e la abbracciò per un istante.
“…Torniamo dentro adesso…?” chiese vedendo che nessuna delle due aveva nulla da aggiungere.
Fece per alzarsi ma Mag rimase ferma. La guardò meglio e vide che per lei la questione non era ancora chiusa, forse aveva altro da dirle.
“Va… Va tutto bene?” chiese Frannie mettendole una mano sulla spalla.
Mag deglutì e scosse la testa. Odiava quella situazione, odiava doverglielo dire, ma dopo tre giorni il non aver avuto nessuno con cui parlarne stava cominciando a pesare in una maniera che non aveva mai sentito.
“Ero venuta in Sala Comune per dirti cosa era appena successo…” disse con la voce tremante “Cosa era appena successo a colazione, con Nott”.
Frannie si aspettava di tutto tranne quello che le raccontò Mag poco dopo. Di come il ragazzino del quarto anno l’aveva insultata e umiliata davanti ai Serpeverde in Sala Grande. La velata minaccia di morte, infine, la fece inorridire e arrabbiare. Il mondo stava incominciando ad andare a rotoli.
“…Quel che è peggio è che io sono sicura che se ci foste stati voi con me, lui non si sarebbe mai permesso di dirmi quelle cose. Ma voi non potete sempre starmi addosso, no?” sussurrò Mag quando ebbe finito, asciugandosi le poche lacrime che le erano scese.
Ora tutto aveva senso. Quella sfuriata aveva acquisito una connotazione diversa.
“Oh, Mag, non sai quanto mi dispiace…” mormorò Frannie stringendole un braccio. “Ti ha detto altro in questi giorni?”
“No… A parte qualche occhiata di scherno… Ci deve solo provare ad avvicinarsi… Ma è l’atteggiamento che mi ha spaventata” rispose Mag.
“Ci credo… È inammissibile” rispose Frannie “Avresti dovuto dirmelo ugualmente”
“Lo so, ma ero troppo arrabbiata. Draco la pensa come Nott, forse è anche peggio” disse Mag.
“Purtroppo lo so, e vorrei parlargli” disse Frannie abbassando il viso. Quella situazione la rendeva molto triste.
“Non dirlo a Edmund. Non voglio che faccia qualche pazzia, se mi capita glielo dirò quando saremo tornati a casa” disse Mag dopo aver fatto un sospiro.
“Va bene” disse Frannie “Mag, non sai quanto mi dispiace…”
“Lo so” mormorò Mag.
Rimasero qualche minuto in silenzio a contemplare il cielo che ormai era diventato più scuro, poi Frannie si guardò intorno, vide una cosa alle sue spalle e sorrise.
“Vuoi sapere una cosa divertente?” chiese all’amica, che si stava soffiando il naso.
“Cosa?” chiese la ragazza, poco convinta.
“Edmund è laggiù e sta controllando che non ti stia trucidando” rispose Frannie cercando di trattenere una risata.
“Mi sono beccata il fidanzato apprensivo” borbottò Mag, ridendo appena.
“Non solo tu… Tony sta facendo la stessa cosa” disse Frannie, questa volta in tono oltraggiato.
Mag scoppiò a ridere. Tirò su col naso e si voltò. Edmund era davanti all’entrata che si guardava intorno facendo finta di essere lì per caso. Tony si stava avvicinando a lui guardandosi intorno circospetto. Forse non si era aspettato di trovarlo lì. Frannie alzò la mano per salutarli. Loro la guardarono imbarazzati.
“Vi abbiamo visti, eh” disse ridacchiando.
I due rimasero in piedi, senza sapere cosa fare.
“Andiamo da loro, te la senti?” chiese Frannie a Mag.
“Va bene” disse Mag asciugandosi il viso con la manica della maglietta.
Si alzarono, Frannie prese Mag sotto braccio. Vedendole insieme, Edmund tirò un sospiro di sollievo.
“Tranquillo, Ed, è ancora tutta intera” disse Frannie con un po’ di astio nella voce quando fu abbastanza vicina. Mag sorrise, questa volta più convinta.
Edmund sbuffò, un po’ a disagio.
“Mi avete fatto perdere dieci anni di vita” borbottò imbarazzato.
“Oh, come la fai lunga” disse Frannie mentre Tony le passava un braccio intorno alla vita.
Mag andò da Edmund e si strinse a lui senza ancora guardarlo in faccia. Ringraziò che nel frattempo si fosse fatto buio, lui le diede un bacio sulla tempia e lei sorrise.
“Mi dispiace per Cedric, Tony” disse Mag mettendo una mano sulla spalla dell’amico. Fino a quel momento non aveva voluto dirgli nulla, ma lo aveva visto anche lei che stava soffrendo molto in quei giorni. Tony si strinse nelle spalle.
“Anche a me” mormorò tenendo il viso basso.
Frannie si strinse a lui, guardandolo mesta.
Le prime stelle stavano spuntando. Nell’aria si sentiva il profumo dell’estate, ma nessuno dei quattro se ne accorse. Guardarono verso l’orizzonte, videro le acque del lago nero increspate da una leggera brezza.
“Secondo voi è davvero là fuori?” mormorò Mag.
“Spero che Silente si sia sbagliato” disse Frannie “Non ho mai sperato tanto che qualcuno si sbagliasse”.
“Se non è stato lui sono stati dei Mangiamorte” disse Tony, pensieroso “Non è stato un incidente”
Edmund non disse nulla. Ogni fibra del suo corpo desiderava che Silente si sbagliasse, ma aveva una brutta sensazione, però non voleva esternarla con nessuno, perché dirlo ad alta voce lo avrebbe reso più reale.
“…Andiamo dentro?” disse Frannie prendendo Tony per mano.
Gli altri annuirono in silenzio e li seguirono.


 
NOTE AUTRICE

Siamo giunti alla fine ormai, manca un solo episodio che sarà l'epilogo dell'avventura di quest'anno. 
Per fortuna la lite fra Mag e Frannie è durata poco... Dopotutto, come anche chi ha recensito ha notato, la discussione è nata per un malinteso ed è stata alimentata dai caratteri completamente diversi delle due ragazze, che alla fine hanno messo da parte la rabbia e l'orgoglio si sono chieste scusa. 
La scuola è sotto shock per la morte di Cedric e il discorso di Silente ha generato molta paura. I nostri protagonisti non sanno come prenderla. Frannie e Edmund sono cresciuti con l'idea che Voldemort sia morto e Mag è un po' divisa fra la volontà di credere a Silente e il desiderio di credere a quel che ha letto sui libri. Nel prossimo libro esploreremo meglio questi aspetti. 

Nel mio profilo trovate i collegamenti agli account di Facebook e Instagram dove potete seguirmi per avere notizie sulla storia! A venerdì!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Harley Sparrow