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Autore: ChrisAndreini    09/06/2019    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 2

part 1

 

Martha venne svegliata da una chatroom a mezzanotte passata, e cadde per la sorpresa dalla scomoda posizione, facendosi male al collo già incriccato e rischiando di rompere gli occhiali.

Stava per entrare nella chatroom giusto per insultare chi l’aveva svegliata e poi uscire per andare a dormire, quando notò i partecipanti.

Yoosung e Seven… beh, non poteva fare male stare sveglia una ventina di minuti e farsi due risate.

 

Martha è entrata nella conversazione

Yoosung✮: Oh, ciao Martha! :)

707: È Martha! Ben svegliata!

Sai, non è molto carino spiare le persone che dormono a testa in giù sul divano

707: Ops, pensavo che in quel caso fosse concesso, eviterò di farlo nuovamente ;)

Yoosung✮: Sono invisibile T.T

Ciao Yoosung

Giochi ai videogiochi?

Yoosung✮: Non ce la faccio, sono troppo emozionato per il party!!!

707: Wow, il nostro nuovo membro è riuscito nell’impossibile.

707: Ha portato Yoosung sulla buona strada

707: Chi l’avrebbe mai detto.

No! Sono una buona influenza! Cosa ho fatto nella mia precedente vita di sbagliato!!

Anzi

Di giusto

707: LOL

LOL

Yoosung✮: -_-

Yoosung✮: Mi sembra che voi due andiate un po’ troppo d’accordo.

707: Sei geloso, Superman Yoosung?

Yoosung✮: COME FAI A SAPERE IL MIO NICKNAME!?!

Scherzi a parte, come procede con l’hacker?

707: Ottimo modo di cambiare argomento. 

707: Sono stato sveglio tutta la notte ma non ho ancora trovato nulla.

707: Se è lo stesso di due anni fa è migliorato un sacco 

Ma è lo stesso, vero? Insomma, riconosci lo stile? O ti sembra diverso?

707: Perché me lo chiedi?

 

Martha esitò. Non poteva dirgli che sua sorella aveva conoscenze da hacker, o sarebbe sembrata davvero sospetta, già più di quanto non fosse. Non che pensasse che Margo fosse coinvolta, in realtà, visti i messaggi ricevuti, ma voleva anche escluderlo completamente dalla sua mente.

Alla fine optò per una mezza verità.

 

Se è lo stesso che ha attaccato mia sorella trovando lui potremmo trovare anche lei! 

E poi, insomma, la coincidenza è troppo assurda, non trovi? 

707: In effetti ha lo stesso stile, anche se è decisamente migliorato. 

Ben più di me in effetti. Sono un po’ invidioso.

Yoosung✮: Tutta questa situazione è così inquietante T.T

Yoosung✮: Spero si risolva presto.

707: È in questi momenti che vorrei ricevere un messaggio di incoraggiamento dalla mia ragazza.

Yoosung✮: !!!!!!

Yoosung✮: HAI UNA RAGAZZA?!

O.O

707: 606, la mia ragazza immaginaria che vive nel mondo dei numeri binari <3

Yoosung✮: -_-

LOL Per un attimo mi ero spaventata

707: Eri delusa che non fossi disponibile? ;)

Temevo per la salute e l’integrità della tua ragazza in realtà :p

707: My ferisci.

Yoosung✮: Se sono di troppo scusatemi

Nono, Yoosung.

Anzi, volevo chiederti

Giochi a LOLOL, giusto?

Yoosung✮: Sì, ma come dicevo gioco molto meno da quando sei entrata nell’RFA

707: Ovvero da un giorno, LOL!

Yoosung✮: E comunque non riuscirei neanche a concentrarmi

Yoosung✮: Sono troppo eccitato per il party.

707: Se lo dici tu.

Yoosung✮: È APPRNA COMPATSO UN MISYRO RATISDIMO!!

Yoosung✮ esce dalla conversazione

Anche io gioco a LOLOL. Potremmo fare qualche partita ogni tanto, 

anche solo per fare qualcosa dato che mi annoio qui.

Se n’è andato mentre scrivevo

Che maleducato!

707: LOOOOOL!!! 

707: Si è contraddetto subito.

Fa sempre così?

707: Spesso. Si deve dire che per aver cominciato solo due anni fa ha accumulato 

molte più ore di gioco di molti che lo giocano da quando è uscito

Io non gioco da un po’, ma ero appassionata

707: Lo so, ho visto il tuo account, non ti facevo tipa da unicorno arcobaleno

Perché ancora non mi conosci davvero ;)

707: Dovresti andare a dormire. Ti vedo distrutta

Ah, giusto. 

Mi sono dimenticata di dirti una cosa importante

707: Sappi che sono molto fedele a 606

Non è questo.

Seven… io…

707: …?

NON SOPPORTO PIÙ LE NOTIFICHE DI QUESTA CHAT!!!

DIMMI COME DISATTIVARLE ALMENO LA NOTTE

707: LOLOLOLOLOL 

707: Te l’ho già detto ieri.

Ma non funziona più!

707: Va bene, va bene. Ti chiamo e te lo spiego

707 esce dalla conversazione

 

Martha uscì a sua volta, e subito le arrivò la chiamata da Seven.

Dopo una decina di minuti di spiegazioni, alla fine finalmente riuscì ad addormentarsi per davvero, sperando con tutto il cuore che l’RFA non scrivesse troppo.

 

Monica si era addormentata davanti al computer, con il volto appoggiato alla mano e in equilibrio precario. I suoi occhiali tondi si erano del tutto storti e una parte le pendeva davanti al viso, e i suoi capelli le coprivano metà faccia, tanto da farla quasi assomigliare alla bambina di The Ring.

E fu in quella posizione che Megan la trovò, verso le sei, appena svegliatasi dopo un sonno parecchio tormentato e disturbato dal terrore che Miriam le facesse qualche colpo basso nel bel mezzo della notte.

Due istinti opposti cozzarono dentro di lei. Da una parte voleva lasciarla dormire, conscia che probabilmente si era addormentata alle tre di notte passate, tutto per scrivere un articolo in cui non credeva, e dall’altra sapeva di doverla svegliare, anche solo per convincerla a dormire in camera da letto.

Alla fine l’ultimo istinto ebbe la meglio, dato che poteva quasi vedere i muscoli e le ossa di Monica che si irrigidivano e si stancavano.

Le mise delicatamente una mano sulla spalla, e l’amica si svegliò di scatto, e si girò a guardarla.

-Che ore sono?!- chiese, iniziando a farsi prendere dal panico e affrettandosi a prendere il telefono sulla scrivania, anche se aveva l’orologio al polso.

-Sono le sei e qualche minuto. Pensavo di uscire a prendere un caffè e iniziare a cercare una nuova sistemazione- la informò.

Monica tirò un sospiro di sollievo, e si sistemò capelli e occhiali.

Poi sembrò rendersi conto di quello che avevo fatto.

-Oh, il sospiro di sollievo era per l’orario, non per il fatto che pensi di andartene- ci tenne a sottolineare. Megan le sorrise. Diamine se le era mancata. Le erano mancate tutte, a dire il vero, ma non era riuscita a rimanere al loro fianco. Sarebbe stato troppo doloroso per svariati motivi, e poi aveva avuto l’occasione della vita.

Anche se non le biasimava per il risentimento che sicuramente provavano verso di lei.

-Tranquilla, l’avevo intuito. Volevo chiederti… quando Margo abitava qui… la sua motocicletta…- iniziò ad indagare, cercando di non risultare un’approfittatrice come già si stava sentendo.

-L’ha lasciata nel garage in comune a tutti gli inquilini. Ho dovuto fare carte false per convincere Miriam a non prendere la patente per guidarla. Ho paura che sia poco prudente- le rispose Monica, sbadigliando sonoramente e massaggiandosi il collo dolorante.

-Potrei prenderla in prestito?- chiese Megan sentendosi una sanguisuga.

Per fortuna Monica non era tipa che giudicava, ed era troppo stanca per farlo in ogni caso.

-Va bene. Ma ti dovrei chiedere un favore- Monica mise una condizione, un po’ a disagio. Era davvero poco abituata a chiedere una mano agli altri, perciò Megan si mise sull’attenti, pronta ad acconsentire a qualsiasi sua richiesta.

-Dato che dopo il lavoro alla C&R devo andare direttamente al ristorante, potresti venirmi a prendere con la moto. Prendere un taxi è troppo costoso e ci metto secoli con i mezzi pubblici- Monica iniziò a mordersi il labbro inferiore, consapevole di essere una grande ipocrita a chiedere un passaggio in moto quando era decisamente contraria all’utilizzarla, ma era disperata.

-Ah, quindi tu puoi andare in moto e io non posso prendere la patente?- chiese una voce un po’ acida alle spalle delle due ragazze, che sobbalzarono per la sorpresa.

O meglio, Megan sobbalzò per la sorpresa, Monica, ormai abituata al silenzio felino di Miriam, sospirò rassegnata.

-Non è un po’ presto per alzarsi?- chiese Megan sorpresa.

-Facevate un baccano infernale, è ovvio che mi sono alzata- si lamentò Miriam, superandole entrambe e dirigendosi verso il frigo, probabilmente per prendere da bere o per cercare una torta da lanciare in faccia a Megan.

Ah, giusto, non avevano abbastanza soldi per comprare una torta.

-Mi dispiace Miriam- si scusò Monica, strofinandosi gli occhi assonnati.

-Vedo che il tuo udito sopraffino è sempre il solito- provò a riconquistarsela Megan, accennando un sorriso.

-Se fossi rimasta, magari lo sapresti già- la attaccò invece Miriam, lanciandole un’occhiataccia e ignorandola completamente subito dopo.

Megan sospirò e decise di fare lo stesso.

Dopotutto non erano state più di tanto amiche neanche all’orfanotrofio.

-Comunque non c’è problema, quando devo passare? È l’edificio dove ti ho raggiunta ieri, giusto?- si ricordò, un po’ incerta. Aveva altri pensieri in testa il giorno prima.

-Dovrei finire verso le cinque. Spero che il signor Han non mi trattenga di più, dato che è l’ultima persona a cui devo parlare e il mio capo si incavola se non sono in orario, stavolta- si morse nuovamente il labbro inferiore, un po’ preoccupata, anche se in fondo al cuore avrebbe dato di tutto perché Jumin la trattenesse.

Megan le diede una pacca sulla spalla.

-Andrà tutto bene, vedrai- la rassicurò. Monica le sorrise.

-Sarà il caso che vada a farmi una doccia, ho appuntamento davanti alla C&R con l’assistente Kang alle otto, e ci metto un’ora da qui- Monica si alzò in piedi, prese in telefono e si avviò in fretta in camera, prima che Megan potesse proporle di accompagnarla.

-Allora, te ne vai definitivamente?- indagò Miriam, bevendo lentamente da un bicchiere d’acqua, e guardandola con curiosità e falsa cortesia.

I suoi occhi dicevano chiaramente “Non vedo l’ora che ti schiodi da qui”, e Megan sospirò, e annuì, un po’ irritata.

-Se trovo una persona disposta a dividere casa con una traditrice odiosa come me sì- rispose, prendendo poi la borsa, le chiavi di scorta e uscendo.

Solo fuori dalla porta si rese conto che non aveva preso le chiavi del garage, ma per fortuna erano nel mazzo che le aveva dato Monica.

Quella donna aveva proprio pensato a tutto.

Sorrise tra sé, prese la moto, e cercò un bar dove prendere un caffè.

Lei era drogata di caffè, e sebbene non fosse la bevanda migliore per un’atleta, non riusciva a vivere senza.

Era stata Monica a portarla in quella via. Le due si portavano due anni, e Megan ricordava come se fosse ieri quel giorno terribile durante il suo primo anno di superiori, quando Monica, drogata di caffè a sua volta all’epoca, le aveva offerto la tazza che le aveva salvato la giornata. Le due amiche avevano scherzato spesso di aprire un bar insieme specializzato in caffè, ma non era assolutamente il sogno di Monica, e Megan aveva preso altre strade. 

La passione per il caffè, però, era rimasta.

Alla fine decise di entrare nell’unico posto dove riuscì a trovare parcheggio lì vicino, ma non era un segno che il locale fosse vuoto, come sperava.

Infatti la fila al bancone era più lunga di quella che Megan si aspettasse, soprattutto così presto di mattina, e molti dei clienti davanti a lei erano anche parecchio lenti ad ordinare.

Erano quasi le sette quando finalmente arrivò il suo turno, con una fila dietro di lei il doppio di quella che c’era quando era entrata.

-Finalmente! Prendo un caffè doppio, e una fetta di torta di mele. Da portare via, grazie- disse il più in fretta possibile, e aspettò battendo sul bancone, seccata dall’attesa e iniziando a guardarsi intorno. 

La sua attenzione, così come quella di metà bar, venne attirata da una giovane impiegata molto indaffarata e dall’aria stanca, che era in fila a pochi clienti dal prendere l’evidentemente agognato caffè, che però era decisamente fuori dalla sua portata perché parlava al telefono e sembrava davvero di fretta.

-Il signor Han non può aspettare un paio di minuti in più? Il tempo di prendere un caffè doppio e arrivo, sono a dieci minuti dall’edificio- cercò di prendere un po’ di tempo, ma a quanto pare la voce dall’altra parte della cornetta aveva fretta, così sospirò, e annuì, uscendo dalla fila con grande gioia dei clienti dietro di lei.

-Arrivo, arrivo. Dammi dieci minuti- intascò il telefono, lanciò un’occhiata piena di rimpianto verso la macchina del caffè e si avviò verso l’uscita.

Megan rimase così di sasso che non si accorse dei tentativi della barista di attirare la sua attenzione, e quasi le fece cadere il caffè dalle mani con una mossa di karate quando le diede una pacca sulla spalla per consegnarle l’ordinazione.

-Oh, mi scusi. Grazie- Megan prese il caffè e la torta e pagò in tutta fretta. Poi, senza neanche sapere perché, corse verso l’uscita del bar, sperando di incontrare la donna che era uscita pochi minuti prima.

Forse era il fatto che le ricordava Monica e sentiva di avere un grosso debito nei suoi confronti. Forse perché odiava quando qualcuno non aveva tempo per sé stesso a causa del lavoro. Forse perché era la seconda volta che sentiva “Signor Han” quella mattina e iniziava a starle davvero antipatico, ma prima che si rendesse conto di cosa stava facendo, aveva raggiunto con la sua velocità incredibile la giovane donna e le aveva porto il caffè. 

-Caffè doppio, giusto?- chiese, facendola girare verso di lei e sobbalzare, sorpresa.

-Come, prego?- chiese la donna, confusa.

-Non ho potuto fare a meno di sentire- iniziò a spiegarsi Megan, un po’ a disagio e camminando accanto a lei, sempre porgendole il caffè con una mano e tenendo la torta in busta nell’altra -… e io non ho nulla da fare stamattina quindi posso sempre rifare la fila e prenderne un altro. E… quindi… era caffè doppio, giusto?- insistette, sorridendo appena cercando di non sembrare una pazza maniaca.

La donna si fermò, decisamente sorpresa, e guardò il caffè come temendo che fosse avvelenato o una bomba. Poi guardò la ragazza più attentamente, e sembrò illuminarsi di consapevolezza.

Prese il caffè lentamente, senza distogliere lo sguardo, che si era fatto un po’ sospettoso, da Megan, che al contrario sorrise più caldamente, soddisfatta dal non essere sembrata una maniaca totale con una perfetta sconosciuta.

-Tu eri con Monica Collins ieri- osservò la giovane donna.

Megan sgranò gli occhi.

-Aspetta conosci Monica? Lavorate insieme? No, aspetta, non l’ho vista a lavoro. Oh, sei alla C&R?- indovinò, orgogliosa da sé stessa quando fece il collegamento, e sorprendendo la nuova conoscente per il suo carattere esaltato e poco incline alle formalità. 

Nonostante le avesse dato il caffè continuava a camminarle accanto, senza però risultare invadente o sospetta.

Anzi fu un istinto naturale.

La donna iniziò a sorseggiare il caffè, e sembrò riacquistare vita davanti agli occhi di Megan, che si sentì sempre meglio per quello che aveva fatto.

-Lavoro lì- annuì, senza però dare ulteriori informazioni.

-E Monica vi sta intervistando, vero? Sta tranquilla, Monica è una giornalista giustissima, non ama creare rumors e dice ciò che è giusto dire, sempre alla ricerca della verità. Perciò non renderà più duro il lavoro, ne sono sicura- tentò di rassicurarla.

-Sembri conoscerla molto bene-  osservò la donna, continuando a bere il suo caffè.

-Abbastanza. Anche se è una situazione un po’ complicata. Pensavo di restare a dormire da lei questi giorni, mentre cerco una mia altra amica… è difficile da spiegare- la donna sgranò gli occhi, ma Megan non diede segno di accorgersene, e continuò, senza pensare di essere discreta, perché non pensava di avere nulla nascondere -…comunque devo trovare un appartamento e un lavoro. Non so neanche quanto resterò qui in Corea. Ma credo di stare parlando troppo. Mi chiamo Megan Carson- le porse la mano con un sorriso sincero e caloroso, e la donna esitò un po’, mentre un’idea assurda iniziava a formarsi nella sua testa, forse provocata dal caffè o da quel sorriso così ampio e caldo.

-Jaehee Kang- si presentò a sua volta, con un cenno del capo e un sorriso appena accennato.

-È stato un piacere Jaehee. Goditi il caffè e buon lavoro- la salutò Megan, una volta raggiunto l’edificio.

Jaehee però, nonostante la fretta, non entrò subito, e si limitò a fissare la figura che spariva lentamente all’orizzonte e iniziava a mangiare la sua torta di mele.

Sicuramente conosceva Martha, il ché significava che anche Monica la conosceva. Non sembrava invischiata nella questione dell’hacker, dato che sembrava esserne completamente all’oscuro e se anche fingeva, cosa che Jaehee dubitava dato che non pensava che al mondo esistesse qualcuno che recitasse così bene, tranne forse Zen, averla vicino poteva rivelarsi una buona idea per indagare.

Inoltre sembrava cercare un appartamento, e la casa di Jaehee aveva una camera in più che aveva reso un ufficio ma che già da un po’ pensava di poter condividere con un coinquilino, anche se nessuno sembrava disposto a vivere con una donna che lavorava così tanto e che due volte alla settimana doveva badare ad un gatto che perdeva tantissimo pelo.

La voce di una sua collega che la chiamava con fretta la convinse a seppellire i suoi pensieri in un angolo del suo cervello, finì il caffè e lo buttò nel cestino davanti all’edificio, prima di entrare, pronta per un’altra interminabile giornata di lavoro.

 

Martha fu svegliata dal suo ronfare da una notifica del Messenger, e fu in procinto di prendere il telefono posato sul comodino e buttarlo dall’altra parte della stanza.

Anche se in effetti dormiva da undici ore filate, ed era proprio l’ora di svegliarsi.

Solo che non aveva niente da fare tutto il giorno, era teoricamente in vacanza e soprattutto… come era possibile che le si fossero attivate nuovamente le notifiche del messenger a caso quando le aveva disattivate la notte prima? Che l’algoritmo cambiasse ogni undici ore o qualcosa del genere? Martha si sentiva davvero presa in giro, e si stiracchiò prendendo il telefono e controllando i partecipanti alla chatroom e le conversazioni perse.

Si era persa una litigata tra Zen e Jumin, dove quest’ultimo non riusciva a capire esattamente perché Zen si esaltasse tanto dopo aver ricevuto delle lettere e regali da alcune fan.

Poi una chatroom dove Yoosung si lamentava perché la sua omelette di riso era uscita malissimo e la chat appena aperta vedeva Seven come unico partecipante, e Martha lanciò un’occhiataccia alle telecamere, iniziando ad intuire cosa stesse succedendo, e si chiese per un minuto buono se entrare nella conversazione o no.

Alla fine, pentendosene subito dopo ma con una gran voglia di ridere ed insultare l’hacker, entrò nella chatroom, senza degnarsi di uscire dal letto.

 

Martha è entrata nella conversazione

707: SOS

707: Qualcuno mi aiuti

707: Il Messenger sta completamente venendo hackerato e sto per morire.

707: askdjodijioejoe

Finalmente ci siamo liberati di te. 

Ottimo lavoro, hacker :p

707: Traditrice!!

Stai scherzando, vero?

707: Yep

707: Beh, in realtà sto davvero per morire, ma è per il quantitativo spropositata di lavoro che ho a causa tua.

707: E tu continui a dormire beata.

Per questo mi hai attivato le notifiche del messenger?

707: Non le avevi disattivate?

Si sono attivate da sole proprio quando sei in chat. Chissà chi è stato… -_-

707: Sono troppo impegnato per fare qualcosa al tuo telefono

707: Io non c’entro niente

707: Forse…

Se sei così impegnato perché non lavori?

707: Sono staaaaaaaaaaanco

707: Sono in pausa e aspetto che la mia cameriera mi pulisca casa

Quindi sei uno di quei hacker super ricchi che vivono in una villa gigante con piscina?

707: LOL, vedi troppi film… o forse 

cerchi di indagare su di me?

Cavolo, mi hai beccata. Il mio intento malefico è quello di scoprire 

se sei ricco e poi infilarmi in casa tua e buttarmi nella tua piscina

707: Spero che tu sappia l’arabo

Ovvio, chi non sa l’arabo… -__-

707: Comunque non ho una piscina, spiacente

Peccato. Vorrà dire che rimarrò qui a dormire beata mentre tu ti spacchi la schiena di lavoro

707: Sei così crudele.

707: Mi consolerò con le Honey Buddha Cips

DOVE LE HAI TOVATE?!?!?!

707: AAAAHHHH MI SENTO ATTACCATO!

SONO INTROVABILISSIME!! 

Ora sì che ti vengo a rapinare casa

707: LOL! Purché non tocchi le mie macchine

Macchine?

…No, ok, molto divertente, Margo, ora basta

707: ?

Solo mia sorella potrebbe trollarmi mettendomi nella stessa chat con uno che ama 

le mie patatine preferite, adora le macchine come me ed è un meme fatto persona

707: LOL! Sono il ragazzo perfetto, eh?

No, sei la mia versione al maschile. 

Ahhhhhh, ora capisco. Hai fatto ricerche su di me e ora cerchi di risultarmi compatibile.

Bella mossa ;)

707: Ti piacciono le macchine?

Amo la velocità, perlopiù. E le moto sono belle per certi versi, ma 

non reggono il confronto con il rombo di un’auto di ottima marca

707: Vuoi essere la mia 606?

01110011 01101001 (sì)

707: LOL

LOL

707: SOJDrpwker

?

707: Lamiacamerieramihabeccatosorrydevoandare

707 è uscito dalla conversazione

*facepalm*

 

Martha uscì a sua volta, ridendo come non mai, e si diede nuovamente della stupida per la facilità con cui riusciva a parlare con Seven e per il modo in cui continuava costantemente a flirtare con lui.

Non doveva distrarsi! 

Doveva ritrovare sua sorella, e nient’altro aveva importanza.

Ormai sveglia, e senza più sonno, ma con il cuore che al contrario batteva un po’ troppo per i suoi gusti, decise di alzarsi e andare a fare colazione.

Poi fece la doccia e si vestì, tornò in camera e rifece il letto, sistemò la colazione e il salotto, e quando osservò l’orologio notò che non era ancora neanche mezzogiorno.

Sospirò, annoiata, e iniziò a rileggere vecchi messaggi e a giocare al telefono giusto per fare qualcosa, dato che la televisione era rotta e non aveva altro che il suo blocco da disegno che aveva compilato a metà solo quella sera.

Doveva assolutamente aggiustare la televisione. Non avrebbe retto sennò lì dentro, da sola e senza nulla da fare.

Non poteva neanche esplorare o avrebbe fatto scattare la sicurezza.

Sperava che l’ora di pranzo arrivasse in fretta.

Forse poteva cucinare un po’.

 

All’ora di pranzo, Mindy girava per la mensa con un cestino, ansia e determinazione, che però si stava dissipando nell’aria.

-Ehm… ciao- il club di cucina aveva apprezzato la sua idea di fare un sondaggio tra gli studenti suoi dolci preferiti e un assaggio di cibo per promuovere il club, ma ora che era arrivata al suo vero obiettivo, dopo aver domandato a quasi mezza scuola e aver quasi finito i dolci, Mindy non riusciva quasi a respirare, figuriamoci a parlare.

Era la prima volta che rivolgeva la parola a Yoosung Kim, sua cotta da qualche mese, e da vicino era ancora più carino di quanto non fosse da lontano.

Il ragazzo sollevò lo sguardo dal telefono e puntò i suoi grandi occhi viola su quelli di Mindy, curioso e sorpreso che qualcuno lo avesse chiamato.

-Ciao, hai bisogno di qualcosa?- chiese con un sorriso innocente e carino.

Mindy si impose di restare calma, di non arrossire e di ripetere esattamente quello che aveva detto a tutti gli altri.

Dopotutto lui era una persona normale, non una creatura mistica. Era anche uno dei motivi per cui Mindy si era presa una cotta per lui: il suo essere dolce, innocente, normale e tenero.

-Sono biscotto, sto tenendo un sondaggio per Mindy! Vuoi un club di cuci…- si interruppe arrossendo così tanto che era convinta che non si distinguesse più il suo volto dai capelli. Yoosung piegò la testa, confuso.

-No, aspetta! Mi sono… scusa!- se avesse avuto le mani libere si sarebbe nascosta dietro di esse. Non era mai stata più imbarazzata in vita sua.

-Puoi scusarmi un momento?- chiese, scappando subito verso Miriam, che al contrario aveva le mani libere e si era esibita in un plateale facepalm dall’altra parte della mensa.

-Miriam, ho fatto un casino! Ora penserà che sono stupida, ridicola, che non so nemmeno parlare. E lui è così perfetto… cosa faccio?!- si autocommiserò sottovoce, trattenendosi a stento dal piangere.

-Calma, calma. Non voglio aumentare la tua ansia, ma ti sta fissando, e se piangi adesso il casino aumenta- la mise in guardia Miriam.

-Non mi aiuti in questo modo!- esclamò Mindy, più in panico di prima, imponendosi di non girarsi.

-Hai ragione, hai ragione, scusa. Allora, io segno la sua preferenza e tu gli offri i dolci. Se vuoi parlo io- cercò di rassicurarla.

-Ma tu sei troppo bella- sussurrò Mindy, quasi parlando tra sé, e abbassando lo sguardo, insicura circa il suo corpo, più in carne rispetto a quello perfetto dell’amica.

Il sorriso incoraggiante di Miriam lasciò posto ad un’espressione irritata.

-Eppure sei tu quella che è stata adottata. Se pensi che il ragazzo che ti piace sia interessato all’aspetto più che alla personalità allora è un insignificante ragazzetto che non merita la tua attenzione. Quindi prendi quei dolci deliziosi, dammi il taccuino e andiamo a parlare con Yoosung Kim!- le strappò con violenza il blocco dove si stava appuntando le preferenze e la penna, e si avviò verso il biondino, seguita a distanza da un’ancora incerta Mindy, che teneva il cestino dei dolci con entrambe le mani giusto per tenerle occupate e non spiegazzarsi il vestito o disordinare i ricci capelli rossi.

-Ciao!- Miriam salutò Yoosung con tale violenza da farlo indietreggiare sulla sedia un po’ spaventato.

-Ehm… ciao?- rispose lui, senza sapere cosa aspettarsi. Lo sguardo di Miriam lo metteva in soggezione, così lo spostò su Mindy, che gli sorrise imbarazzata.

Prima che Miriam potesse spiegare il suo caso, fu lei a parlare. Con l’amica vicino aveva acquistato un po’ di sicurezza, e sentiva il bisogno di giustificarsi per la fuga di prima.

-Sono sempre io. Mi ero scordata una cosa prima- inventò, arrossendo ancora di più.

-Oh, capisco- Yoosung sembrò bersela, e, ma forse questa era solo un’impressione di Miriam, sembrò un po’ rosso anche lui.

Forse era a disagio per la situazione strana.

-Ecco… io… sono del club di cucina, mi chiamo Mindy, e stiamo facendo un sondaggio tra gli studenti per i dolci. Insomma… ci segniamo la preferenza di dolci di ogni studente e offriamo assaggi gratuiti per promuovere il club- si spiegò, incartandosi un po’, ed evitando il suo sguardo.

-Quindi, in parole povere, qual è il tuo dolce preferito?- tagliò corto Miriam, pronta a scrivere e levarsi lo strazio dalle scatole, anche perché la pausa pranzo stava per finire.

-Oh… non saprei, a dire il vero. Mi piacciono in generale. Non saprei scegliere- rispose lui, portandosi una mano tra i capelli in imbarazzo, e sempre guardando Mindy.

-Sai, amico, sarebbe carino da parte tua guardare anche chi ti parla- commentò Miriam, divertendosi nel notare il rossore crescere sulle guance di Yoosung e il terrore nei suoi occhi.

-Ehi! Non trattarlo così!- si infervorò Mindy, prendendo immediatamente le sue difese e lasciando perdere la sua insicurezza.

Esattamente come programmato dalla bionda, che alzò le spalle.

Yoosung arrossì ancora di più, ma non era più spaventato, quasi ammirato.

-Scusa. Allora, non vuoi darci una risposta?- lo incoraggiò Miriam, cercando di mettergli ancora più paura e divertendosi della sua reazione con uno strano sadismo che sicuramente ricordava molto Seven, al ragazzo davanti a lei.

-Non è che non voglio… solo… non saprei…- sembrava piuttosto perso.

-Non fa niente, non preoccuparti. Vuoi comunque un assaggio? Abbiamo biscotti, muffins e ciambelle. Poca scelta per il momento, ma non sapevamo ancora i gusti di tutti e sono solo assaggi. Comunque ci sono tre scelte per ogni categoria- Mindy scansò Miriam e porse il cestino con i vari assaggi.

-Wow, ok, prendo un biscotto allora. Grazie mille- più sicuro ora che Miriam era in un angolo, Yoosung prese un biscotto con gocce di cioccolato, e ne diede un morso sotto lo sguardo teso di Mindy.

-Un feedback sarebbe molto gradito, solo se vuoi, ovviamente- chiese, sperando con tutto il cuore che fossero usciti buoni.

-Oh, sono buonissimi! Avete davvero un talento al club di cucina- si complimentò, con un grande sorriso innocente.

Mindy dovette trattenersi dal non sospirare sognante.

-Grazie mille! Le ricette americane sono la mia specialità, soprattutto i dolci. Ma avevo paura di non aver bilanciato bene cioccolato e zucchero- confessò, tirando un profondo sospiro di sollievo.

-Li hai fatti tu? Sono davvero ottimi. Anche io me la cavo un po’ nelle ricette americane e coreane. Ma stamattina ho fallito la omelette di riso che ho provato a fare per colazione quindi non credo che sarei mai tagliato per il club di cucina- rifletté un po’ in imbarazzo, pentendosi di averlo rivelato e sentendosi un idiota totale.

-Sono sicura che è stato solo un caso- provò a rassicurarlo lei, trovandolo solo più adorabile per la sua sincerità

-Ti piace cucinare? Davvero?! Le porte sono sempre aperte a nuovi membri, è per questo che siamo qui a promuovere il club. Se vuoi dare un’occhiata mi farebbe un sacco piacere- gli propose poi con eccessiva eccitazione e un sorriso così ampio che Yoosung non poteva fare altro che arrossire ancora di più e ricambiare.

-Beh, se ti fa piacere… cioè, se ci tieni… posso passare a dare un’occhiata… ok- iniziò a balbettare, senza sapere più come fare una frase di senso compiuto.

-Cioè… se vuoi! Non voglio obbligarti!- si premurò di spiegare Mindy, interpretando male la sua esitazione.

Erano così diabetici, entrambi cotti palesi ma troppo per rendersi conto della cotta dell’altro, che Miriam era convinta di stare per vomitare, e si imbarazzava solo a guardarli.

Se ne andò, lasciandoli lì a parlare per monosillabe, e nessuno dei due si accorse minimamente della sua scomparsa.

Alla faccia del “sei troppo bella”!

Finì il pranzo da sola, e quando finalmente suonò la campanella, Mindy la raggiunse con un sorriso così brillante che Miriam dovette distogliere lo sguardo.

I circa 3 milioni di won che i suoi genitori le avevano speso per il dentista avevano davvero dato i loro frutti.

-Miriam, sono morta?- chiese un po’ melodrammatica, in tono sognante.

L’amica dovette sforzarsi per non scoppiare a ridere. Mindy a volte era davvero esagerata e a tratti quasi inquietante nelle sue manie.

Ma Miriam doveva ammettere che non l’aveva mai vista presa così tanto da un ragazzo, soprattutto uno che non conosceva.

-Mi pare che tu sia molto viva in realtà, vuoi un pizzico?- le propose, sorridendo divertita.

-Sì grazie- Mindy le porse il braccio, e Miriam eseguì, senza però farlo troppo forte.

-Wow, allora è vero! Ho parlato con Yoosung Kim! E lui mi ha anche detto che gli piace la mia cucina, e forse passa pure al club. Ma ti immagini cucinare con Yoosung Kim?! Dovrei fingere di fare schifo e farmi aiutare? No, poi potrei non colpirlo. Dovrei fargli vedere quanto sono brava e magari insegnargli? E se poi si sente poco mascolino?- Mindy iniziò a farsi prendere dalla paranoia, e Miriam la interruppe mettendole un dito sulla bocca, e le lanciò uno sguardo deciso.

-Non cambiare mai per un ragazzo- le ordinò semplicemente -Sii te stessa, e se non gli piaci per quello che sei, il problema è solo suo. Se Yoosung è straordinario come credi, ti amerà per come sei tu- le disse con sicurezza, prima di abbandonarla per andare alla sua lezione.

Mindy sorrise tra sé, e si fece coraggio.

La sua migliore amica aveva ragione.

Doveva solo essere sé stessa, come aveva fatto poco prima.

Sperava davvero che Yoosung l’avrebbe raggiunta al club di cucina, quel pomeriggio, o anche il giorno seguente andava bene.

 

Il meeting era stato più lungo di quanto pensasse, e Jumin non era neanche riuscito a pranzare, quando uscì dalla sala delle riunioni.

-Assistente Kang, mi assenterò un paio d’ore per pranzare con Elizabeth 3rd al mio attico. Annulla gli appuntamenti in programma fino alle tre- riferì alla sua assistente, chiamando il suo autista per avvertirlo.

Jaehee sospirò, distrutta.

-Signor Han, ha un incontro molto importante con il direttore dell’ufficio delle esportazioni, senza contare che deve revisionare le carte del…- provò a fargli cambiare idea, ma sapeva che non avrebbe avuto successo, e si preparò mentalmente a saltare la pausa pranzo per riarrangiare tutti gli impegni.

Ringraziò mentalmente la sconosciuta amica di Monica che le aveva regalato il suo caffè, perché altrimenti a quell’ora sarebbe già collassata a terra.

Jumin però la interruppe, senza dare segno di ascoltarla. Una figura familiare aveva del tutto attirato la sua attenzione.

-La signorina Collins non ha ancora finito l’intervista?- chiese, osservando alquanto irritato la giornalista, che stava interrogando, in modo molto professionale e allo stesso tempo particolarmente dolce, uno degli ultimi assunti, che la guardava con occhi brillanti.

Jumin si era scordato quanto gli dessero fastidio le occhiate che venivano costantemente lanciate verso Monica fin dai tempi dell’università, e lo irritava maggiormente il fatto che lei neanche si ricordasse di lui, e perciò non poteva lamentarsi delle occhiate senza sembrare strano.

Jaehee non sembrò notare il conflitto interiore del suo capo, e cercò di portare la situazione a suo vantaggio.

-Se se ne va nel bel mezzo della giornata, la signorina Collins sicuramente lo scriverà nel suo articolo- provò a suggerirgli, anche se sapeva perfettamente che a Jumin i gossip passavano sopra la testa e non gli interessavano minimamente.

-Quanto dovrebbe rimanere ancora?- chiese Jumin, come se non avesse ascoltato una parola della sua assistente, e sempre senza distogliere lo sguardo da lei, come fosse incantato.

-Oggi dovrebbe essere l’ultimo giorno. Dovrebbe incontrarla alle cinque per le sue ultime domande prima di congedarla definitivamente- rispose Jaehee.

-Capisco. Mi limiterò a prendere un pasto qui vicino. Dovrei essere di ritorno tra mezz’ora. Controlla la signorina Collins- cedette infine, prima di uscire per farsi accompagnare in un ristorante vicino.

Jaehee rimase di stucco, con la mano già sul telefono pronta a chiamare il direttore dell’ufficio delle esportazioni.

Poi la sua mente iniziò a vagare.

Se Jumin non aveva cancellato impegni, lei non doveva riorganizzare la giornata. E se non doveva riorganizzare la giornata… aveva il pranzo libero.

Fece una muta preghiera di ringraziamento e si avviò alla sua scrivania per prendere il portafoglio, pregustando i dieci minuti liberi che non aveva da almeno un mese.

Forse poteva addirittura uscire fuori e mangiare su una panchina.

Mentre decideva, con la stessa attenzione con cui avrebbe deciso una meta per una vacanza, anche se in vacanza non credeva sarebbe mai andata, Monica la raggiunse, con un caldo sorriso, e rimettendo in tasca il bloc notes.

Aveva occhiaie quasi più profonde di quelle di Jaehee, ma aveva comunque un aspetto fresco e riposato, che Jaehee non avrebbe mai potuto eguagliare.

Si erano sentite, organizzando l’intervista, per un paio di settimane, e Jaehee poteva dire con assoluta certezza che era una brava persona e che se avesse avuto anche solo un minimo di tempo per sé stessa le avrebbe quasi chiesto di essere sua amica.

Purtroppo, tra l’RFA e il lavoro, non aveva tempo per le amicizie.

-Signorina Kang, è in pausa?- chiese Monica, curiosa.

-Stavo per pranzare. Ho dieci minuti- riferì, sperando con tutto il cuore che Monica non le desse un motivo per rinunciare al pranzo.

-Potrei unirmi a lei?- chiese invece -Ovviamente non per indagare o altro, solo perché non conosco molto bene la zona e mi farebbe piacere scambiare quattro chiacchiere con lei- aggiunse poi, sperando di non risultare invadente o impicciona.

Jaehee annuì, sorridendo. Non aveva motivo di dubitare delle buona intenzioni di Monica Collins. Aveva letto ogni suo articolo e intervista, e non aveva mai scritto rumors o cattiverie gratuite. Anzi cercava sempre di immedesimarsi nel prossimo.

Oltretutto il signor Han le aveva chiesto di tenerla d’occhio, tanto valeva approfittare della situazione.

-Mi farebbe piacere. Al negozio all’angolo vendono ottimi panini- la informò, controllando l’orologio.

-Ottimo, un secondo- Monica prese la borsa che aveva lasciato in accanto alla scrivania dell’ultimo dipendente che aveva intervistato e la raggiunse, pronte a pranzare insieme.

Dopo aver preso due panini ed essersi sedute su una panchina isolata fuori dall’edificio, parlarono del più e del meno per cinque minuti, principalmente di capi e aneddoti vari accaduti in ufficio.

Le loro vite lavorative non erano molto diverse, per certi versi, anche se Jaehee doveva ammettere che guadagnava molto più della ragazza. Una magra consolazione ma pur sempre una consolazione.

-Posso farti una domanda un po’ particolare, assistente Kang, che spero non fraintenderai?- chiese Monica dopo qualche secondo di silenzio passato a mangiare.

Jaehee acconsentì subito, ma Monica ci mise qualche secondo a convincersi a parlare.

-Crede che Ju… il signor Han, trovi fastidiosa la mia presenza?- chiese infine, a bassa voce, fissandosi le scarpe.

Jaehee fu decisamente presa in contropiede dalla domanda strana, soprattutto perché da come Monica si comportava sembrava quasi una delle tante donne che sbavavano dietro al suo capo, ma dopo averci parlato tutto quel tempo le sembrava qualcosa di decisamente impossibile. Decise di non scendere a conclusioni e rispondere con la massima sincerità.

-Non credo che il signor Han sia turbato dalla sua presenza, anche se devo ammettere che è più consapevole rispetto alle altre visite. Solitamente ignora questo tipo di interviste- ammise, sperando con tutto il cuore che Monica non ne facesse accenno nel suo articolo perché altrimenti si sarebbe potuta considerare bella che licenziata.

Monica annuì, mordendosi il labbro inferiore un po’ a disagio.

Non commentò ulteriormente, troppo immersa nei suoi pensieri, e qualche secondo passò nel silenzio, finché Jaehee si fece coraggio per farle una domanda che le premeva da quella mattina.

Domanda per domanda, no?

-La ragazza che era con te, all’uscita dall’edificio…- iniziò a chiedere, ma si interruppe a metà, senza sapere come continuare e perdendo coraggio.

-Megan- Monica diede una sua risposta alla domanda lasciata aperta, e cercò di risolvere eventuali altri quesiti non posti.

-Diciamo che è una mia vecchia amica d’infanzia, più o meno. Eravamo un gruppo di ragazze, molto legate, ma ci siamo un po’ perse di vista con gli anni. Non la vedevo da un bel po’. Perché me lo chiedi?- dopo una breve spiegazione, girò la testa verso Jaehee, e la osservò curiosa. Da una parte, chiaramente felice di aver spostato l’argomento dal signor Han a Megan.

-Oh, nessun motivo in particolare. L’ho incontrata stamattina, e mi ha detto di non avere un posto dove stare- raccontò Jaehee.

Monica sospirò.

-La ospiterei, se potessi. Ma non posso proprio- cercò di giustificarsi, dispiaciuta -Alla fine è una brava ragazza. Solo… è un po’ impulsiva- concluse.

Jaehee stava per chiedere chiarimenti, ma la voce del signor Han la fece sobbalzare, e si affrettò a divorare il resto del suo panino in fretta.

-Assistente Kang, pensavo fosse a lavoro- la rimproverò, senza una vera e propria traccia di rimprovero, ma quasi con elegante curiosità, facendo passare lo sguardo tra l’assistente e Monica.

Jaehee lavorava con lui da anni e non si era ancora abituata al suo modo di fare.

E poi, quanto tempo era rimasta lì con Monica? Pensava fossero passati pochi minuti, ma il signor Han era già tornato, e aveva detto che ci avrebbe messo mezz’ora.

-Mi scusi signor Han, torno subito in ufficio- si scusò, sospirando e rientrando nell’edificio.

Monica avrebbe voluto salutarla, ma dopotutto sarebbe rientrata anche lei di lì a poco, perciò l’avrebbe rivista presto.

Le aveva fatto piacere chiacchierare.

Alzò lo sguardo su Jumin Han, e gli sorrise sincera, cercando di non far trasparire quanto le dispiacesse l’estraneità che doveva mostrare.

-Buongiorno, Signor Han. Non l’avevo ancora vista, oggi. Ho quasi finito. Dovrei passare da lei a ultimare il tutto verso le cinque- lo informò, professionale.

-Lo so. Spero che si stia trovando bene alla C&R- commentò lui, affabile. Il suo sguardo non lasciava trasparire emozioni.

-Meglio che nel mio ufficio sicuramente- ammise lei, un po’ tra sé.

Jumin cercò di non commentare al riguardo, perché sarebbe sicuramente risultato scortese.

-Sono felice che si stia trovando bene. Si prenda tutto il tempo che le serve- disse solo, facendole un cenno prima di accennare a rientrare.

-Signor Han…- lo richiamò Monica, facendolo girare verso di lei con una sorta di sguardo speranzoso che la ragazza non colse.

Per qualche istante, Monica rimase in silenzio, delle parole importanti per lei sulla punta della lingua, ma poi cambiò idea -…la ringrazio per l’attenzione e le auguro un piacevole pomeriggio- disse solo, con un sorriso incoraggiante, prima di riportare il panino alle labbra.

-Grazie signorina Collins, anche lei- ricambiò Jumin, un po’ deluso, rigirandosi e rientrando, pronto ad un nuovo stancante meeting.

Se solo Monica avesse detto ciò che voleva.

Probabilmente il resto della giornata sarebbe stato migliore per entrambi.

Era uno strano modo che avevano di salutarsi dopo i pranzi che condividevano ogni giorno in mensa. Una sciocchezza, un tormentone del semestre che avevano passato insieme. E per quanto ci provasse Monica non riusciva a toglierselo dalla testa: 

-Signor Han, evita di far piangere qualche matricola- sussurrò tra sé, senza farsi sentire da nessuno, nostalgica.

Non sapeva certo che proprio mentre lei ripeteva il tormentone oltre la porta Jumin stava rispondendo tra sè: 

-Non posso fare promesse, signorina Collins. Ma sostengo che la colpa sia loro-

Sospirarono nello stesso istante, chiedendosi come fosse possibile che l’altro li avesse dimenticati, inconsapevoli che era tutto solo un gigantesco equivoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questa volta l’aggiornamento è puntuale. Sto anche scrivendo il quinto giorno nella speranza di continuare ad aggiornare anche quando i quattro giorni già scritti finiranno.

Spero davvero che chiunque sia arrivato fin qui stia apprezzando la storia e la continuerà ad apprezzare. Se stai leggendo questo sappi che mi stai rendendo felice, chiunque tu sia, nel leggere questo parto :)

Se avete domande, critiche, commenti di qualsiasi genere o anche spam non esitate a lasciarmi un commento, sarà letto con trepidazione.

Grazie, un bacione e a domenica prossima :-*

   
 
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