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Autore: Frulli_    09/06/2019    0 recensioni
"Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
[...]
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
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Forever Together

18 Giugno 1996


«Quel maledetto facocero rosa» brontolò Molly «prima espelle i miei Fred e George...e adesso pensa di fare il capo!»
«Tecnicamente, mamma...» preciso subito Fred.
«...Siamo noi ad esserci auto-espulsi» George terminò con orgoglio la frase iniziata dal gemello. I due ragazzi si sorrisero, seppur gli adulti lì dentro erano tutt'altro che divertiti.
«Silente deve tornare a scuola...non può essere lasciata in mano alla Umbridge» commentò Remus, calmo ma serio.
«E come? Quella megera ha il controllo, Silente è in fuga...e l'Esercito è stato smantellato. Nemmeno Harry ha più modo di aiutarci» rispose Thonks.
«Non è Harry che deve aiutarci. Siamo noi a dover aiutare lui» precisò Malocchio, fissandoli uno ad uno.
«Dobbiamo attendere il ritorno di Silente, senza di lui...» mormorò Molly preoccupata.
«E se non dovesse tornare?» obiettò subito Sirius «Cosa facciamo, lasciamo quei ragazzi lì da soli? Ci sono anche i tuoi figli, lì dentro, Molly»
«Non serve che me lo ricordi, Black!» esclamò seccata Molly, alzandosi di scatto «Io difendo i miei figli ed Harry da ancora prima che potessi farlo tu»
Nella stanza calò il gelo. Sirius deglutì a vuoto, Remus poggiò delicatamente una mano sul suo braccio.
«Cara, siediti...» sussurrò Arthur alla moglie, tranquillo.
«Ti ringrazio...Molly...per avermi ricordato che sono stato inutile negli ultimi quindici anni. Molte grazie» precisò Sirius, alzandosi lentamente dal tavolo. Uscì dalla cucina e, poco dopo, le fiamme verdi riempirono improvvisamente il camino. Ne uscì un Piton pallido e trafelato, scompigliato, con gli occhi sgranati.
«Black!» gridò quasi, facendo preoccupare tutti.
Evidentemente Sirius non era andato poi così lontano, perchè riapparve subito sulla soglia della stanza, agitato. «Che è successo...?»
Se possibile, il viso di Piton si fece ancora più pallido. «Era come pensavo. Potter, è in pericolo. E' convinto che Voldemort ti abbia rapito, che sei al Ministero. E' una trappola...dovete andare!»
L'Ordine si alzò contemporaneamente dal tavolo, preparando le bacchette.
«Sirius, dove vai!» esclamò preoccupata Emmeline, cercando di trattenerlo.
«No! Non sarò inutile ancora una volta, Emmeline...è il mio figlioccio, è sotto la mia custodia. Se dovesse succedergli qualcosa...» mormorò l'uomo, prima di abbracciarla forte «aspettami, amore mio...tornerò presto»
«Stai attento...state attenti..!» esclamò Emmeline agitata. I pochi presenti nella cucina sparirono, lasciando Molly, Emmeline e Piton da soli, in silenzio.
Molly fissò i due, presa dai sensi di colpa, e piangendo sommessamente uscì dalla cucina. I due ex compagni di classe si fissarono a lungo, osservandosi.
«E' tutta colpa mia» mormorò di colpo Piton «avrei dovuto continuare le lezioni di Occlumanzia. Avrebbe potuto respingerlo»
«E' andata così, Sev. Va bene così. Ce la faranno»
«Ma se non dovessero farcela?»
«Non accadrà. Torna a Hogwarts, o la Umbridge si insospettirà»
Piton le rivolse un ultimo sguardo. Sembrava quasi che volesse dirle qualcosa, ma alla fine s'infilò dentro al camino e scomparve velocemente tra le fiamme verdi della Polvere Volante.
Emmeline si sedette lentamente al tavolo. Sapeva benissimo che l'ansia l'avrebbe divorata, era inutile andare a letto. Incrociò le braccia sul tavolo e poggiò il viso su di esse, attendendo.



La porta di Grimmauld Place si chiuse di colpo, facendola svegliare si soprassalto. Si era addormentata. Come aveva potuto, in una situazione così delicata?
Si stropicciò gli occhi e si alzò velocemente, sentendo voci e passi lenti all'ingresso. Uscì dalla cucina, camminando a passo svelto verso il lungo e stretto corridoio, così stretto che poteva passare solo una persona per volta.
La prima che incrociò su Tonks, con un taglio sul viso e il capo chino. Non la guardò nemmeno, esausta.
Poi fu la volta di Kingsley, zoppicante, che si poggiava al muro con gli occhi velati di lacrime. Dopo di lui fu la volta di Alastor, pallido, che borbottava tra sè. Fu l'unico, fino a quel momento, ad incrociare il suo sguardo. E lesse quel che l'occhio sano stava trasmettendo: dispiacere, dolore...rimorso.
Deglutì, e il suo istinto le disse di stare allerta, perchè c'era qualcosa che non andava.
«Sirius...» mormorò tra sè, realizzando finalmente cosa non andava.
L'ultimo a chiudere la porta di Grimmauld fu Remus, più pallido del solito, impolverato e teso, con i capelli castani macchiati appena di sangue. La bacchetta ancora in mano, stretta nella mano tremante.
Quando la porta della villa si richiuse, comprese. «No...» mormorò, poggiandosi al muro, mentre Remus le andava lentamente incontro.
Le lacrime scivolarono via dagli occhi, senza che lei le avesse nemmeno chieste. «No...ti prego no...» mormorò, singhiozzando.
Sentì le gambe cederle e sarebbe caduta a terra se non fosse stato per Remus, che la sorresse.
Il grido straziante, di dolore cieco e furioso, ruppe il silenzio macabro della villa, dal piano terra fino ai piani alti.
«Mi dispiace...mi dispiace...» mormorava Remus tra le sue lacrime e i suoi strilli, mentre cercava di sorreggerla come se potesse aiutarla a sostenere quel dolore immenso, quel cuore che lentamente si rompeva, pietrificandosi.
Quelle lacrime sarebbero state le ultime versate, ma scivolarono a lungo, per molto tempo, ed alla fine Molly dovette darle un sonnifero per placarla e farla riposare.
Remus osservò Kingsley prenderla in braccio, addormentata, ancora le lacrime che le rigavano il viso, e lentamente portarla a dormire.
«Oh, Remus...» mormorò Molly, abbracciandolo forte «Mi sento così in colpa...»
Remus sorrise appena, mesto, fra le tacite lacrime che aveva versato. «Anche io Molly...anche io...» mormorò, seguendola poi in cucina.

16 Luglio 1996


Accarezzò col pollice la foto di Alphard, e sorrise appena tra sè, asciugandosi le lacrime dal viso.
Sollevò gli occhi verso la stanza di Sirius, coperta di polvere. Deglutì a vuoto, ed estrasse una foto dalla cornice sul comodino: una vecchia foto di quando erano ancora studenti ad Hogwarts, ingenui e sorridenti. Peter era stato strappato via, come in ogni foto dove era ritratto. C'erano Lily e James, che si tiravano i capelli a vicenda...Remus che saltava in braccio a Sirius, che rideva. E poi c'erano lei e Marlene, che sorridevano abbracciate, felici.
Di quel gruppo, solo lei e Remus erano ancora lì. Erano tutti morti (non sapeva se Peter lo fosse davvero, ma certo era morto per loro).
La morte. Che strana cosa. Prima la temi per te...poi, sotto una guerra, la temi per gli altri. Si ha più paura di veder morire gli altri, rimanendo soli, che se stessi. Ecco cos'era la morte: la solitudine.
L'uomo è un animale sociale, e la morte del branco lo isola, rendendolo solo. Senza più progetti, nè futuro. E il suo, di futuro? Nonostante Alphard, nonostante Harry, la guerra...non aveva più voglia.
Era stanca.
Aveva trascorso metà della sua vita a nascondersi, l'altra metà a cercare la felicità. E quando finalmente era a portata di mano, le è stata strappata via con la violenza. Non aveva più senso vivere. Non voleva più vivere. Non era più in grado di fare nulla, di parlare, di agire, di fare nulla che non fosse pensare a vendicarsi. Eterna vendetta, vendetta per Sirius, James, Lily, Marlene, Mary...per tutti. Per tutti quelli che erano morti per Voldemort.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
«Avanti» annunciò, osservando la porta aprirsi. Era Remus, con un sorriso leggero tirato sul viso pallido.
Emmeline gli mostrò la foto che aveva in mano, quindi l'uomo andò a sedersi vicino a lei, sul bordo del letto. Rimasero a lungo in silenzio, abbracciandosi l'un l'altro. Non c'erano parole che potessero dirsi, nulla che già non provassero e non sapessero.
«Ti voglio bene, Rem...» mormorò Emmeline, stringendolo ancora a sè.
«Anche io...» rispose l'uomo, ricambiando il gesto.
Scesero poi nella cucina, dove era in atto la riunione dell'Ordine. Silente stesso era presente: Emmeline non lo vedeva da mesi, da prima che...
Andò a sedersi vicino la sedia vuota di Sirius, quindi sollevò gli occhi su Silente, che le sorrise con dolcezza. Il volto di Emmeline era una maschera di odio e rancore: non poteva provare nient'altro. L'amore della sua vita era stato assassinato, e l'odio che provava era l'unica cosa che la teneva in vita.
«Voldemort si è spinto oltre il confine magico, riversando il suo terrore sul mondo babbano»
«E' audace, sicuro di sè, nonostante la perdita della Profezia...» commentò Alastor.
«Deve sbrigarsi, deve vincere prima che Harry possa vincere su di lui» precisò Silente, poi sospirò «C'è bisogno di sorvegliare il Primo Ministro Babbano. Scrimgeour mi ha chiesto di aiutarlo...non tutti gli Auror vogliono adeguarsi al suo Ministero, diciamo così...»
«Possiamo fidarci di Rufus?» chiese Molly, preoccupata.
«Sì, io credo di si» rispose Silente, grave. «Farete dei turni di ronda, un giorno ciascuno, per non attirare troppo l'attenzione»
«Harry?» chiese Tonks, sempre in pena per il ragazzo.
«L'ho scortato alla Tana giusto ieri sera, sta bene» rispose Silente.
Molly annuì. «E' con Arthur e i miei ragazzi, è sereno ma, beh la...» non terminò la frase, osservando per qualche istante Emmeline, che finse di non accorgersi degli sguardi di tutti su di lei. Alla fine, non erano stati bravi a nascondere la loro relazione: tutti, nell'Ordine, sapevano che Emmeline e Sirius stavano insieme.
«E' tutto» annunciò alla fine Silente, calmo.
L'Ordine rimase seduto mentre il Preside usciva dalla cucina. Poi si fermò, osservando Emmeline. Le sorrise di nuovo.
Conosceva quello sguardo: si alzò, e lentamente uscì dalla cucina. Se Silente voleva parlare, non c'era "no" che avrebbe sentito. Tanto valeva togliersi subito quel dente.
Rimasero fermi davanti l'ingresso, a lungo in silenzio.
«Non ti chiederò come stai, Emmeline...perchè so perfettamente come ti senti»
«Ah si? Ma com'è che lei sa sempre tutto?» chiese scorbutica Emmeline, osservandolo dal basso «Dato che lei sa tutto, che prevede tutto...perchè ha permesso che Piton interrompesse le lezioni di Occlumanzia a Harry? Sapeva perfettamente che Voldemort avrebbe tentato di stabilire un legame con lui! Che lo avrebbe ingannato! Se Harry avesse capito come chiudere la sua mente, ora...»
«...ora Sirius sarebbe vivo. Sarebbero vivi anche James e Lily, se Sirius non avesse cambiato idea all'ultimo, affidando il Fidelio a Peter, perchè sapeva che Voldemort sarebbe andato da lui, perchè si sentiva debole. E sarebbe vivo anche Cedric, se io avessi capito prima che qualcuno stava ingannando me, Harry e il Calice di Fuoco. Ma purtroppo, Emmeline...e per fortuna...siamo umani, prima che maghi e streghe. Sbagliamo, e certi sbagli sono letali, ma è la nostra forza, noi...»
«Non venga a farmi la predica, Silente. Sirius E' MORTO. E nessuna parola lo farà tornare indietro. Si risparmi il fiato in gola» precisò, secca.
Silente la osservò, quasi rattristato. «Il tuo cuore è pieno di odio e dolore, Emmeline...e lo comprendo. Ma ti prego di ascoltare il consiglio di questo vecchio: non lasciare che ti isoli e ti distrugga»
Emmeline tacque, osservandolo a lungo. Poi due grandi lacrime le scivolarono sulle guance. «Non ci riesco...» sussurrò in un fil di voce tremante.
«Si che ce la fai...ci siamo noi qui con te...» mormorò Silente, abbracciandola.
Emmeline si sciolse in quell'abbraccio paterno, piangendo in silenzio.

Downing Street, Londra, 18 Luglio 1996


"Sapeva che Voldemort sarebbe andato da lui".
Non faceva che ripetersi le parole che Silente le aveva detto qualche giorno prima, su Sirius. Ci aveva riflettuto a lungo, e rimase sbalordita la prima volta che le colpì quell'analogia. Quel segno del destino.
Voldemort sapeva del legame che aveva Sirius con James, e di conseguenza Sirius con Harry. Black aveva rinunciato ad essere Custode Segreto dei Potter per salvarli, ma aveva finito di diventare un'esca immaginaria per loro figlio.
Alla fine, Voldemort è andato da lui davvero.
Si asciugò una lacrima fuggevole e si alzò, uscendo alla svelta da Grimmauld Place. Ogni angolo di quel luogo le ricordava Sirius. Non voleva più starci.
Quel giorno era il suo giorno di ronda. Aveva insitito molto per essere partecipe ai lavori dell'Ordine, e tutti pensarono che forse le avrebbe fatto bene tenere la testa occupata.
Insieme a lei, tuttavia, fu mandata Tonks. Volevano tutti essere sicuri che Emmeline stesse bene e non reagisse malamente in caso di attacco nemico.
Rimasero per tutta la mattina in silenzio, senza dirsi molto. Tonks non era mai stata brava a consolare le persone dai lutti, non sapeva mai cosa dire. Qualunque cosa sembrava imbarazzante.
Lanciò un'occhiata ad Emmeline: era bella. Sembrava una di quelle streghe antiche, medievali, con un portamento da regina, fiero. Gli occhi verdi brillavano fieri e feriti come un animale in trappola, la mascella era rigida e tesa. I lunghi capelli neri erano striati appena di grigio, segno dell'avanzare del tempo. Era alta e slanciata, eppure aveva un qualcosa...che stonava. Non certo nell'aspetto, quanto più nello sguardo.
Quell'aria regale sembrava più alimentata da odio e vendetta, che da fierezza.
Emmeline era furiosa, e Tonks comprendeva il perchè. Vedere l'uomo che ami uscire per una battaglia, e non vederlo più rientrare...e tutto per le abili macchinazioni di Voldemort su un ragazzino...farebbero imbestialire anche lei.
Delle ombre oscurarono qualche istante il cielo, velocemente. Le donne si allarmarono, sfoderando le bacchette.
«Mangiamorte...»
Emmeline annuì appena all'osservazione di Tonks, e poco dopo infatti si smaterializzarono Dolohov, Mulciber...e Bellatrix.
La strega sentì un fuoco, dentro di lei...una rabbia, un odio che sembrava dilaniarle il corpo.
«Ma guarda guarda...» sogghignò Mulciber, ex "compagno" di scuola di Vance. Ma non gli diede modo di fare il loro solito teatrino di presentazioni e battute. Agì subito, tirando un Crucio non verbale contro Bellatrix che, colta di sprovvista, cadde a terra gridando di dolore.
Lo scontro partì immediatamente: lampi di ogni colore uscivano dalle bacchette dei cinque maghi, incontrandosi e scontrandosi, abbattendosi contro muri, alberi o tutto ciò che l'incantesimo trovava. Non c'era tempo nemmeno per respirare, l'aria era intrisa di magia. Sentivano molti Babbani gridare attoniti e spaventati, correre via da lì. Lo scontro durò per svariati minuti, prima che Mulciber si mosse velocemente verso la porta numero 10 di Downing Street.
«Tonks!» gridò Emmeline per richiamare l'amica dalla scontro di incantesimo «Fermalo!»
«Non ti lascio sola!»
«SBRIGATI!» urlò furiosa Emmeline, mentre deviava l'ennesimo Avada Kedavra di Dolohov.
Tonks sparì, al seguito di Mulciber. Ora erano due contro uno. Emmeline teneva testa ad entrambi con grande abilità ed agilità, cosa sorprendente anche per via della grande potenza che possedevano Lastrange e Dolohov.
«Davvero ammirevole, per una mezzosangue!» gridò Bellatrix, con la sua risata da folle. Non le avrebbe mai concesso di sopravvivere, non dopo aver ricevuto un Crucio. Ne andava del suo orgoglio.
«Dico davvero, sai» esclamò ancora la strega, deviando l'ennesimo incantesimo di Emmeline «sei una degna avversaria! Non come quegli stolti del tuo Ordine...perchè non passi nel lato giusto?»
«Sono già nel lato giusto, stronza!» gridò furiosa Emmeline, lanciandole contro ogni maledizione.
«Uuuh, che spirito vendicativo!» esclamò Dolohov «Bellatrix, devi farti perdonare di qualcosa?»
«Oh sai, caro...ho l'anima nera» rispose Bellatrix, ridendo follemente «è forse per mio cugino?»
La rabbia di Emmeline prese il sopravvento. La bacchetta creava quasi incantesimi da soli. Anatemi, Bombarde, qualunque cosa che potesse ferirli...ucciderli.
«Oh, ecco allora! E' per Sirius! Cos'è, eri la sua fidanzatina...? Ci vuol coraggio eh!» esclamò divertita Bellatrix, prima di venir colpita da un Expelliarmus. Parlava troppo, per i gusti di Emmeline. La strega venne sbalzata contro un albero, stordita. Dolohov montò su tutte le ferie e le lanciò i suoi malefici. Emmeline ne parò ben tre, ma il quarto la colpì in pieno, senza riuscire ad evitarlo. Volò in aria prima di ricadere sull'asfalto, qualche metro più indietro.
Sentiva il sangue sgorgare dalle sue vene, senza uscire dal corpo. Sentiva laceri, tagli, ferite ovunque. Sentiva il cuore cedere, il cervello riempirsi di sangue. Boccheggiò, ma la seconda maledizione Dolohov di Bellatrix la fece rimanere a terra, boccheggiando.
Sentì qualcosa, sopra il suo petto: era il piede della strega, che premeva contro i suoi polmoni ormai pieni di sangue.
«Sei morta, Vance. Morta come il mio amato Sirius...» mormorò Bellatrix, sorridendo trionfante.
«Anche tu sei morta...solo anche ancora non lo sai...» sibilò Emmeline, mostrando i denti sporchi di sangue «Una madre, una moglie...ti ucciderà...» mormorò, quasi a mò di Profezia, facendo arretrare Bellatrix di un passo, schifata.
«Andiamoce, prima che arrivi mezzo esercito» brontolò la strega, svanendo con Mulciber e Dolohov.
E mezzo esercito arrivò davvero: Auror che scortavano il Primo Ministro Babbano al sicuro, Obbliviatori per chi aveva visto quello scontro magico, ed ovviamente l'Ordine, accorso troppo tardi in aiuto di Tonks ed Emmeline.
«Vance!» gridò Remus, correndo verso il corpo della strega. La sollevò appena, circondandole le spalle. Non aveva segni addosso, ma il viso era pallido e freddo come un lenzuolo. Gli occhi velati, come assenti. Boccheggiò, come se stesse cercando aria. O provando a parlare.
«Non anche tu, ti prego...» mormorò tra le lacrime l'uomo. Un rivolo di sangue scivolò fuori dalla bocca della strega, attraversandole la guancia. Gli occhi verdi erano vitrei, lo sguardo spento.
Remus glieli chiuse, e pianse in silenzio la morte della sua ultima, cara amica. Fu lui a sollevarla, tra le sue braccia, e portarla via dal luogo dove aveva trovato solo Morte. Morte e Dolore.
  
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