Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: EmilyG66    17/06/2019    0 recensioni
“Arendelle crollerà sotto il peso del cuore di ghiaccio di una malvagia regina” così recitava la profezia e man mano che la principessa Elsa cresceva sentiva il peso di quelle parole gravarle sul cuore.
I suoi poteri erano sempre più ingestibili e la paura albergava in lei ogni giorno. Non aveva scelta, doveva andarsene.
Sul proprio cammino però si intrometterà un guardiano che attenua le paure della ragazza impedendole di rinunciare a vivere davvero.
Fanfiction Jelsa ambientata cinque anni prima dell’incoronazione.
I personaggi non appartengono a me ma alla Disney e alla DreamWorks.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Tutto sembrava andare per il meglio quando ad un tratto una voce spaventata risuonò da qualche parte lontana invocando il nome di Elsa.

La ragazza rimase impietrita riconoscendo la voce di sua sorella Anna e rapidamente si guardò intorno nel tentativo di capire da dove provenisse.

-Anna! -la chiamò a propria volta allontanandosi dal fianco dell’albino che scomparve non appena si fu voltata di nuovo verso di lui.

-Jack? -domandò la principessa girando su se stessa con inquietudine crescente.

Uno spiacevole senso di smarrimento la pervase e all’improvviso tutto cadde nelle tenebre.

Quando la giovane si rese conto di aver chiuso gli occhi e li riaprì si accorse di trovarsi nel cortile del palazzo reale deserto e più lugubre di quanto ricordasse. Non sapeva il perché ma percepiva nel profondo del suo cuore che qualcosa non andava, qualcosa di spaventoso sarebbe accaduto.

Tentò di chiamare ancora una volta sua sorella e solo allora notò una figura distesa col ventre a terra ad alcuni passi da lei, i capelli di un ramato castano non le lasciarono nessun dubbio ed Elsa preoccupatissima gridò il nome di Anna correndo verso di lei.

Si inginocchiò per soccorrerla e nel voltarla la vide chiaramente tremare con gli occhi chiusi e tenere entrambe le mani al cuore. All’istante la secondogenita del re si trasformò inspiegabilmente in una statua di ghiaccio sotto lo sguardo inorridito della bionda, il tocco di un dito e la principessa minore si sgretolò fra le sue mani.

Il cuore di Elsa smise di battere.

Il tempo sembrò fermarsi del tutto proprio in quel momento e travolta da un’insopportabile dolore la ragazza, privata anche apparentemente del respiro, elaborò a rilento ciò che era appena accaduto.

Disperata si mise a piangere sui frammenti di ghiaccio che fino a qualche secondo prima erano stati la sua sorellina. L’aria raggelò, il pavimento sotto le ginocchia della principessa ghiacciò mentre quest’ultima non riusciva ad accettare il fatto di aver commesso veramente un imperdonabile azione a cui non esisteva rimedio.

Aveva ucciso sua sorella.

Fu come se un pezzo di sé stessa le fosse stato strappato brutalmente via. La persona più importante della sua vita, con cui aveva condiviso l’esistenza e che aveva sempre tentato di proteggere non c’era più per colpa sua.

Nel frattempo che la giovane esternava il proprio dolore dei passi affrettati risuonarono nel cortile, centinaia di passi. Con le lacrime ad offuscarle la vista Elsa alzò lo sguardo e si vide accerchiare dalle guardie reali sbucate da ogni dove che avanzavano con prudenza, alcuni avevano le balestre in mano.

Sapeva esattamente perché erano lì.

-No vi prego, non è come sembra. -tentò subito di chiarire.

I soldati però continuarono a farsi sempre più vicini, ben presto la piazza si riempì di gente che sussurrava quell’orribile parola: Mostro. Sguardi spaventati, impietositi o duri le vennero rivolti e solo dopo averli scorsi la ragazza si rese conto che avrebbe potuto ferirli o peggio, ucciderli e il panico la vinse.

-State lontani! -gridò.

Il suo braccio destro si mosse da solo senza che lei lo avesse sollevato e molte persone caddero a terra colpite dai suoi poteri. Non riusciva a fermarsi! Le guardie si mobilitarono velocemente prima che scagliasse altro ghiaccio.

Un paio delle più coraggiose le furono subito accanto afferrandola per i gomiti e portandole dolorosamente le braccia dietro la schiena come se questo potesse servire realmente a qualcosa. La principessa voleva liberarsi ma non l’avrebbe fatto se ciò significava fare del male a tutti loro.

La giovane era terrorizzata e cercò tra la folla riunitasi un volto familiare, un qualsiasi volto amico. Non ne trovò, al contrario sulle scalinate dell’ingresso del castello scorse i suoi genitori fissarla immobili.

Sua madre appariva dispiaciuta e sull’orlo delle lacrime aggrappata al braccio del marito, quest’ultimo inceve osservava la figlia deluso e amareggiato. Elsa sapeva che non potevano fare nulla per lei dopo ciò che aveva commesso e chinò il capo piangendo silenziosamente per il proprio triste destino.

-Le manette! Le manette! -dicevano i soldati allarmati.

Le sue mani furono portate senza riguardi bruscamente in avanti e degli arnesi, i più sgradevoli che la ragazza avesse mai visto, le circondarono i polsi imprigiondandole le mani come dei guanti di ferro.

La principessa guardò le manette scioccata, non erano affatto per gente comune e non erano state fabbricate di recente. Erano state fatte appositamente per lei da chissà quanto tempo.

Quelle trappole la facevano apparire come se le avessero amputato le mani e come se non bastasse si stavano ricoprendo di ghiaccio insistete.

-Non sta funzionando! -fece notare un soldato destando ancora più scompiglio.

La bionda sgranò gli occhi azzurri e si chiese quanta forza possedesse in realtà ma mentre tutti mormoravano inquieti e spaventati il capo delle guardie, senza attendere alcun ordine del re, prese la spada di un sottoposto con uno sgarbato: “Dammi qua!” e mise fine ai loro problemi recidendo in un colpo i polsi della giovane.

 

Elsa gridò e si tirò su di scatto percependo una fitta alle braccia. Controllò le mani terrorizzata ma erano ancora intatte e la dolorosa sensazione che aveva percepito di riflesso svanì così com’era arrivata.

Gli occhi impauriti della ragazza saettarono di qua e di là nella semioscurità. Era ancora nella grotta, si trattava solo di un incubo ed era al sicuro...per ora.

Tentò di regolarizzare il proprio battito, aveva un macigno sul petto e il senso di colpa la soffocava.

-Elsa! -la voce di Jack le giunse chiara e preoccupata dall’esterno e in un attimo il guardiano fece capolino dall’apertura della grotta stringendo il bastone tra le mani pronto per dar battaglia.

Forse l’aveva sentita gridare anche se la ragazza non avrebbe saputo dire di averlo fatto o meno.

Lo spirito la squadrò per capire cosa non andasse poi i suoi gelidi occhi catturarono un movimento quasi impercettibile in un angolino buio della caverna e prima che potesse agire una piccola scia di sabbia nera schizzò tremula fuori dalla grotta. Un incubo.

L’albino si avvicinò rapidamente alla bionda seduta a terra sul suo mantello blù e le si ingiocchiò accanto.

-Hai visto Pitch Black? -domandò con apprensione all’idea di un nuovo attacco posandole una mano sulla spalla.

La principessa sentiva il proprio corpo come se fosse di marmo, lo guardò appena con sguardo spento e sollevò un sopracciglio nella rischiesta di una muta spiegazione

-L’uomo nero. -si apprestò a chiarire il ragazzo.

La bionda scosse la testa.

-No, è stato peggio. -affermò trovando difficile parlare -Molto peggio. -aggiunse.

Osservò le proprie mani ripensando a ciò che aveva appena vissuto e portando le ginocchia al petto vi tuffò il viso che i capelli sciolti nascosero subito cercando di fare dei profondi respiri.

Doveva calmarsi nonostante sentisse le lacrime voler uscire per la paura dell’incubo avuto, non poteva rischiare che i propri sentimenti risvegliassero i suoi indomati poteri o Jack l’avrebbe scoperta.

Lui guardò prima lei poi le braci morenti del fuoco che non illuminavano più l’ambiente e ci gettò sopra gli ultimi rametti che aveva raccolto in precedenza perché una fiammella, oltre alla luce esterna della luna, permettesse ad entrambi di vedere.

Quando la fiamma nacque nuovamente il guardiano richiamò l’attenzione della giovane di fianco a sé.

-Hei. -le disse pacato mantenendole la mano sinistra sulla spalla.

Elsa sollevò meccanicamente il capo dal suo nascondiglio e parlò.

-Ho paura. -affermò e la leggenda ebbe come un dejavu.

Non aveva più il controllo su nulla e non sapeva che cosa fare, l’incubo aveva riportato a galla il motivo per cui aveva deciso di fuggire in primo luogo ridestando ancora una volta la propria coscienza.

Riportò lo sguardo sul suo confidente e lo spirito riconobbe in quegli occhi meravigliosi il sentimento che entrambi combattevano da sempre ma in modi differenti.

L’albino tentò di pensare a qualcosa di intelligente da dire ma non ci riuscì. Non sapeva uale fosse il problema e forse lui non poteva risolverlo.

La ragazza stava fuggendo da una profezia ma se c’era dell’altro non intendeva rivelarlo. Jack non voleva insistere, non erano affari suoi comunque e non poteva uscirsene solo con una frase divertente, una smorfia o uno scherzetto questa volta.

Far sorridere i bambini gli riusciva naturale come respirare ma quella che aveva di fronte non era di certo una bambina. Come guidato da un’istinto sopito dentro di lui posò il bastone a terra e portò la mano che lo aveva stretto verso la giovane che non staccava gli occhi dai suoi, a metà del movimento tuttavia si fermò.

“Avanti” si disse, si trattava solo di un confortante e amichevole abbraccio, un innocuo e semplice contatto fisico. Poteva farlo.

Il guardiano riprese la sua incerta avanzata posando anche l’altra mano sulla spalla di Elsa ancora immobile e quando provò successivamente ad attirarla a sé inclinando la testa completamente da una parte la ragazza intuì le sue intenzioni.

Molto cautamente, sperando vivamente che niente di strano capitasse e che i suoi poteri non avessero effetto su di lui, alzò le mani e con altrettanto nervosismo gli circondò il collo lasciandosi stringere.

Finalmente si abbracciarono e fu il primo abbraccio per entrambi da molti anni.

L’incertezza dello spirito scemò non appena lei posò il capo sulla propria spalla e l’albino comprese di star facendo la cosa giusta. Ma mentre i seccondi passavano il ragazzo si rese sempre più conto di quanto fossero morbidi i respiri che uscivano dal petto della giovane e di quanto dolce fosse il suo profumo che non aveva preso in considerazione prima.

Un piacere del tutto immotivato lo avvolse dall’interno in turbinio di emozioni da renderlo quasi euforico e Jack capì dal nodo allo stomaco e dal palpitare innaturale del proprio cuore di essersi fatto coinvolgere.

Dall’altra parte anche la principessa si trovava nella sua stessa posizione. Provava delle sensazioni completamente nuove per lei, un misto di affetto e imbarazzo nel percepire sotto le dita il corpo del ragazzo e un milione di farfalle che si agitavano nel suo stomaco.

Non riusciva a credere all’inverosimile situazione nella quale era incappata.

Era fuggita di casa, aveva incontrato lo spirito dell’inverno e si era anche presa una cotta per lui come in una novella. Era persino tentata dal chiedergli di portarla con sé proprio come in una romantica fuga d’amore tra due giovani amanti.

Il suo cuore accellerò per un attimo a quel pensiero ed Elsa si rimproverò mentalmente. Aveva letto così tanti libri sull’amore cortese-romantico e desiderato intensamente di viverlo che ora, alla primissima occasione che aveva, forse si stava semplicemente illudendo.

Non avrebbe dovuto fantasticare così, doveva tornare coi piedi per terra e raggiungere la montagna del Nord. Se il guardiano avesse scoperto che aveva i suoi stessi poteri probabilmente per lui sarebbe stato impossibile ed impensabile lasciarla andare così.

Dopo diverso tempo che il duo ebbe trascorso in quella posizione dei bagliori colorati e molto familiari attirarono l’attenzione della ragazza che sollevò il capo e guardò fuori dalla caverna.

Jack percepì i suoi movimenti e si scostò leggermente da lei puntando lo sguardo nella stessa direzione.

Entrambi sciolsero l’abbraccio e la principessa si alzò, calzò le scarpe e uscì dalla grotta. Il guardiano la seguì all’esterno e i due si misero ad osservare il cielo illuminato da onde verdi e azzurre.

L’aurora boreale era stupenda.

Il paesaggio notturno comprendeva perlopiù fitti alberi, le montagne circostanti erano innevate e parecchio distanti mentre il sentiero che li aveva condotti lì si scorgeva appena. Il castello non era neanche lontanamente visibile.

Lo spirito e la giovane si sedettero su un masso nelle vicinanze ammirando quello spettacolo ancora una volta nelle loro vite.

-Si è svegliato il cielo. -ammise Elsa con un malinconico sorriso e il viso rivolto in alto.

L’albino la osservò per un momento.

Non aveva mai sentito quell’espressione e per quanto le luci potessero apparire coma una meravigliosa magia il ragazzo sapeva benissimo che era solo opera di Nord quando desiderava contattare uno dei guardiani. Tuttavia non c’era affatto bisogno che la bionda accanto a lui lo scoprisse e questo lo fece sorridere.

Entrambi si posizionarono meglio sullo scomodo masso e le loro mani furono così vicine che i mignoli si sfioravano appena innocentemente ma abbastanza da sentire intimamente la presenza dell’altro. Nessuno dei due si voltò per guardare ma consci di quella vicinanza fecero finta di non averla notata.

  
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