Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: EmilyG66    17/06/2019    0 recensioni
“Arendelle crollerà sotto il peso del cuore di ghiaccio di una malvagia regina” così recitava la profezia e man mano che la principessa Elsa cresceva sentiva il peso di quelle parole gravarle sul cuore.
I suoi poteri erano sempre più ingestibili e la paura albergava in lei ogni giorno. Non aveva scelta, doveva andarsene.
Sul proprio cammino però si intrometterà un guardiano che attenua le paure della ragazza impedendole di rinunciare a vivere davvero.
Fanfiction Jelsa ambientata cinque anni prima dell’incoronazione.
I personaggi non appartengono a me ma alla Disney e alla DreamWorks.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ehi sei ancora lì? -la voce dell’albino la ridestò e rendendosi conto di cosa stava davvero per fare la giovane lanciò rapidamente il pezzo di ghiaccio nel fuoco scoppiettante e questo si sciolse all’istante.

-Sì. -rispose poi sbrigativa osservando l’entrata della caverna dalla quale fece capolino il ragazzo tenendo fra le braccia diversi rami.

Elsa distolse lo sguardo tornando a guardare le fiamme che danzavano ipnotiche sussurrando senza gioia: -Dove vuoi che vada… -

Jack la sentì e posando il carico le rispose.

-Era per essere sicuri. Penso di aver acceso il fuoco solo un paio di volte in vita mia. -ammise ironico sedendolesi accanto.

Abbassò il cappuccio e la bionda ebbe la conferma che i suoi capelli fossero biachi come la neve, proprio come si diceva.

La caverna non era molto grande ma l’ingresso era abbastanza distante da permettere al duo di sentire sulla pelle solo il calore del fuoco che illuminava l’interno della grotta fin al soffitto.

-Non ne hai bisogno. -confermò la ragazza comprensiva stirando appena gli angoli delle labbra in un accenno di sorriso.

Aveva così tante domande da porgli…

-Tu invece sì. -rimarcò con ovvietà l’altro continuando a guardarla.

-Il freddo non mi ha mai infastidito comunque. -affermò lei sollevando appena le spalle quasi con disinteresse.

Senza preavviso il guardiano si sporse verso la bionda, le afferrò la mano come aveva fatto in precedenza e non percependo ancora una volta il calore del sangue sotto le dita, ma solo il battito del cuore lungo il polso, dubbioso provò a ricoprire la mano della principessa di innocua brina osservandone le reazioni.

In un primo momento era stupita dal suo gesto e ora voleva visibilmente liberarrsi dalla stretta, tuttavia sembrava effettivamente incurante della bassa temperatura che lui stesso emanava, esattamente come lei gli aveva detto.

-Sì lo vedo, altrimenti ora staresti tremando. -le fece notare confuso e dandole ragione.

La lasciò docilmente ponendosi mentalmente alcune domande che non rivelò gettando poi nel fuoco altra legna perché entrambi, ma sopratutto la giovane biondina, si asciugassero per bene.

Eccezzionalmente per questa volta Elsa non era arrabbiata per essere stata toccata senza il proprio consenso e invece, per quanto improvviso, aveva sentito qualcosa di piacevole in quel contatto umano che da anni si era preclusa.

L’albino ora attizzava il fuoco con un bastoncino pensieroso e con i riflessi delle fiamme sul volto e negli occhi luccicanti che sembravano sul punto di sciogliersi la ragazza lo trovò oltremodo affascinante.

Una volta che il calore tornò a farsi sentire prepotentemente il ragazzo si allontanò di molto con un cipiglio fino a toccare con la schiena la fredda parete rocciosa.

Non sopportava affatto il caldo.

-Perchè ti preoccupi per me? -chiese all’improvviso la principessa.

Insomma, non la conosceva neanche e si premuniva di aiutarla.

Jack la guardò e sorrise dandole amichevolmente una lieve spallata ignaro del suo nobile lineaggio.

-Non sei una donzella in difficoltà? -domandò a sua volta riprendendo nella mano destra il proprio bastone posato lì di fianco.

-Non esattamente. -rispose lei sincera socchiudendo le palpebre e indirizzando lo sguardo al pavimento.

-Perchè stai scappando? -la interrogò il guardiano avvicinando di più il viso al suo nel tenativo di capire.

La giovane girò rapidamente il capo verso di lui impressionata.

-Come sai che io… -provò a formulare ma il sorriso comprensivo dello spirito la bloccò.

-L’ho fatto anch’io una volta e volevo essere lasciato in pace proprio come te. La montagna è un bel posto per stare da soli. -le riferì.

Elsa sorrise brevemente, aveva pensato la stessa cosa.

-Era quella la mia idea. -confermò guardando per un momento altrove.

Portò entrambe le mani ai capelli e con cautela sciolse lo chignon dietro la nuca. I fini capelli lunari caddero lentamente lungo le spalle della principessa così che potessero asciugarsi meglio e l’albino rimase ammaliato da lei.

Il silenzio aleggiò quasi sovrano e per un lungo periodo di tempo gli unici suoni udibili furono lo scrosciare della pioggia all’esterno e il crepitare del fuoco nella grotta. L’aria odorava di umidità e pino.

-C’è una profezia. -riprese a parlare la giovae tornando con gli occhi sul volto del ragazzo che ascoltava attento.

-Dice che io sarò la rovina del regno. -affermò ricordando quando qualche giorno prima aveva udito quella scioccante rivelazione dalla porta socchiusa dello studio di suo padre.

Jack ne rimase stupefatto. Le profezie erano una gran cosa, capaci di manipolare molto le persone in quel periodo.

-Magari è solo interpretata male. -ipotizzò tentando di confortarla.

La bionda scosse la testa.

-No, purtroppo parla proprio di me. Per questo dovo andare via, voglio proteggere tutti quanti. -confermò risoluta.

Il sorriso del guardiano si era eclissato, poi riflettè e quest’ultio tornò sul suo viso gioviale.

-Allora sei una guardiana, un po’ come me. -disse.

Elsa distese ancora una volta le labbra di un vivido porpora a quelle parole: “Come me”. Lui non poteva neanche immaginare in quale misura si assomigliassero.

-Non siamo esattamente uguali tu ed io, e inoltre nelle storie che ho letto non sei proprio un guardiano. -argomentò la ragazza volendo concentrare per una volta il discorso sullo spirito.

No, non era affatto come l’aveva sempre immaginato.

Le fiabe lo descrivevano come un folletto con il naso e le orecchie a punta, vestito di bianco e di gelo scintillante. Si diceva che fosse il figlio del vento e veniva ritratto come un vecchietto chiamato anche “Padre inverno” o “Nonno gelo”. Ironico che fosse un diciottenne no?

L’albino rivolse alla ragazza uno sguardo incuriosito

-Che vuoi dire? -chiese semplicemente la leggenda abbassando le sopracciglia interdetto.

Lei gli raccontò allora due storie che parlavano di lui.

In entrambe una matrigna cattiva inviava la propria figliastra in un bosco in pieno inverno lasciandola poi lì da sola e quest’ultima incontrava Jack Frost.

In una fiaba lo spirito riconoscente della gentilezza della fanciulla le regalò gioielli e pellicce, nell’altra più crudelmente le chiese per tre volte se avesse freddo e ad ogni risposta educatamente negativa Jack abbassava la temperatura intorno alla giovane per poi infine lasciarla ritornare a casa incolume.

In tutte e due e storie inoltre le sorellastre della protagonista, sgarbate con lo spirito, venivano congelate a morte nel bosco.

-Cosa!? Io non sono il cattivo! -si sentì in dovere di smentire l’albino offeso e scioccato sotto lo sguardo, divertito dalla sua reazione, della principessa.

Era davvero così che veniva dipinto? Potente e vendicativo?

-Non farei mai morire qualcuno assiderato!...Va bene, ammetto di aver congelato un elfo o due ma poi li hanno scongelati, lo giuro. -affermò comicamente sulla difensiva alzando di poco entrambe le mani, anche quella che ancora stringeva il bastone.

Era uscito pulito dalla lista dei cattivi di Babbo Natale e non aveva mai fatto ciò che gli era appena stato narrato.

Un accenno di risata risuonò nella grotta e il ragazzo impiegò qualche secondo per confermare che provenisse dalla giovane al suo fianco.

Beh era già un inizio.

Jack osservò bene Elsa. La luce del fuoco illuminava la sua pelle lliscia, morbida e fredda come la propria, le labbra erano sottili e del colore delle ciliegie, gli occhi azzurri erano simili ai laghi artici, infine il suo volto aveva delle impercettibili lentiggini quasi invisibili.

Il guardiano non poteva fare a meno di guardarla, non si era mai sentito così strano prima. C’era qualcosa di speciale in lei.

Un tuono sembrò ricordre ad entrambi perché fossero lì, lo spirito si rialzò e si avvicinò all’entrata della grotta per controllare il tempo. A occhio e croce il temporale si stava allontanando.

La ragazza intanto si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio quasi a disagio approfittando del fatto che l’albino le desse le spalle.

Era scappata di casa per essere libera e stare da sola, non si aspettava certo di trovarsi in intimità con un magico ragazzo in una grotta, il primo con cui avesse mai interagito.

-Sembra che incontrare ragazze nei boschi sia il mio passatempo. -riprese il discorso Jack riferendosi a lei.

Tornò a sedersi e gettò nuovamente altra legna nel fuoco.

-Ma non ho pellicce o gioielli da darti. -affermò con ilarità ristabilendo un contatto con gli occhi della principessa.

-Non ne ho bisogno. -confermò quest’ultima scuotendo la testa tranquilla essendo la figlia del re.

I due ripresero a parlare e la giovane sentì scemare ogni emozione negativa di nuovo.

Era stupefacente come il guardiano riuscisse a farla sentire a proprio agio, Elsa provava dentro di sé una piacevole sensazione che sembrava crescere d’intensita man mano che passava del tempo con lo spirito dell’inverno.

Lui si sentiva allo stesso modo. Che si fosse infatuato di lei? Sarebbe stata la prima volta.

Dopo quelle che parvero ore la ragazza, finalmente asciutta, cominciò ad avvertire la stanchezza e l’albino la invitò ad abbandonarvisi. La principessa si stese sul mantello su un fianco e con le mani sotto il capo provò a dormire.

Non ci riuscì.

Jack le assicurò che le sarebbe rimasto accanto e ben sveglio ma ciò non rilassò completamente la giovane, così il guardiano iniziò a raccontarle qualche avventura vissuta con i propri amici muovendo le abili dita per creare delle figure di neve che si rincorrevano nell’aria e che dopo pochi secondi, per via del calore del fuoco, si dissolvevano.

Elsa era affascinata da come lo spirito riuscisse a controllare il proprio potere, sembrava la cosa più naturale del mondo e lei si chiese se fosse capace di imitarlo.

Dall’incidente con sua sorella non aveva più potuto utilizzare la magia del ghiaccio e della neve per puro divertimento e aveva smesso di scorgerne la bellezza.

Lae sarebbe piaciuto riprovare ancora una volta, solo per sentire di nuovo quella sensazione di spensieratezza e di fiducia in sé che le dava essere speciale, essere magica.

L’albino avrebbe potuto insegnarle magari e questo la fece sorridere.

Accompagnata dalla voce calma e profonda del ragazzo la principessa chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.

Jack smise di narrare abbassando le mani e la osservò per un po’ dormire serena e respirare lentamente. Era così bella.

Una scia d’orata entrò serpentina nella grotta e si librò sopra il capo della ragazza mentre il guardiano sorrideva guardandola sognare...dei fiocchi di neve. Divertito si chiese cosa stesse effettivamente sognando e se in parte lo riguardasse.

Non era del tutto sicuro di cosa stessa facendo ma a grandi linee non gli ineressava. Era venuto ad Arendelle per portare l’inverno con se come ogni anno ma le temperature non gli erano state favorevoli e la neve si era trasformata in pioggia.

Pazienza, ci avrebbe riprovato al mattino presto. Invece aveva incontrato la principessa di quel regno senza rendersene conto.

Forse si era lasciato prendere dalla curiosità o forse voleva solo un po’ di compagnia ma in entrambi i casi non aveva potuto fare a meno di parlarle e di intromettersi in qualunque cosa stesse progettando la giovane, non sembrava dispiacerle comunque. Gli sembrava un po’ persa inoltre.

All’albino era piaciuta fin da subito, inutile dirlo. Non aveva mai parlato con una ragazza a parte Dentolina ma la questione era totalmente differente, non provava le stesse emozioni che sentiva per la bionda appena incontrata. Mentre la pioggia cessava finalmente di cadere Jack si scompigliò alcune ciocche nivee incerto su cosa fare, alla fine si decise e si alzò.

Era inutile ravvivare il fuoco, Elsa resisteva più che bene al freddo ed anche se voleva tanto chiederle come ci riuscisse non l’aveva ancora fatto. Com’era possibile che fosse immune al suo gelo?

Entrambi non avevano più bisogno di asciugarsi comunque, anzi le loro strade potevano già dividersi una volta sorta l’alba anche se con rammarico da parte del guardiano.

In fondo però ci era abituato. Ogni persona umana che avrebbe conosciuto sarebbe morta prima o poi, dunque l’asciarle andare era inevitabile. Aveva visto centinaia di bambini crescere e divenire suoi coetanei, trasformarsi poi in adulti e smettere di credere in lui andando avanti con le loro vite.

Per questo lo spirito si era ripromesso di non affezionarsi troppo a qualcuno anche se non era così semplice come sembrava.

L’albino rivolse un ultimo sguardo alla ragazza dormiente, i cui sogni di sabbia si erano ormai dissolti, e uscì dalla caverna con una mano in tasca e l’altra che reggeva il bastone per prendere una boccata d’aria.

La principessa sognava di trovarsi in una bellissima radura innevata, libera di sprigionare il dono che le era stato conferito senz’alcuna paura. I salici intorno a lei erano ricoperti di ghiaccio e quasi nascondevano alla vista una luccicante cascata imprigionata dal gelo.

Le sfumature del bianco e dell’azzurro che regnavano incontaminate sembravano talmente delicate da rendere quel luogo fragile e incantato, come se da un momento all’altro potesse infrangersi in un milione di frammenti se qualcuno avesse provato a modificarne anche il più piccolo e perfetto dettaglio.

La giovane, fasciata in un abito scintillante e con i capelli raccolti in una treccia laterale, teneva il capo rivolto al cielo limpido con il naso all’insù ed un sorriso felice sulle labbra. La sua presenza era più che degna di quello spettacolo invernale.

La bionda cominciò a dilettarsi con i propri poteri, scie di neve scaturivano dalle dita affusolate e, aggraziate, disegnavano spirali nell’aria. Proprio come l’inchiostro che seguiva il tratto morbido del pennello l’incantesimo seguiva il suo volere.

Elsa immaginava poi replicava fiori, sculture geometriche di ghiaccio, animali e persone con un talendo naturale.

Non si accorse di non essere più sola finché un impercettibile tonfo sulla neve fresca non la fece voltare.

Jack era lì, sempre col sorriso sul volto e l’immancabile bastone nella mano destra. Non sembrava affatto sorpreso di averla vista usare la magia.

Le si avvicinò lentamente dopodichè, quando le fu difronte, alzò la mano libera e portandosela alle labbra le soffiò in viso un gruppo di fiocchi di neve che si scontrarono sulle sue guancie e sul naso facendole chiudere le palpebre per un momento.

La ragazza trovò la cosa divertente e anche dolce prima che il vesnto sotto il comando del guardiano non le fece svolazzare l’abito mostrando più pelle, al di sotto dello spacco, di quanto avesse voluto.

In imbarazzo la principessa si affrettò a mettere in ordine la propria regale figura e nel frattempo il suo interlocutore rideva brevemente soddisfatto.

I due trascorsero poi dei bei momenti sfruttando i loro poteri.

La giovane era indubbiamente attratta dallo spirito che adesso le camminava accanto sfiorando le dita con le sue di tanto in tanto. Lo aveva appena incontrato è vero, ma allo stesso tempo lo conosceva da sempre e sapeva che nessuno più di lui sarebbe mai riuscito a capirla.

Nonostante ciò trovava ugualmente inopportuno, persino in un sogno senza logica ne regole, l’inusuale desiderio che provava in quel momento di baciarlo.


 
  
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