Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: mido_ri    17/06/2019    1 recensioni
Allison Harvey, ereditiera di un'azienda di giocattoli di fama internazionale, conosce il ricco e affascinante Kim Seokjin, divenuto intimo collaboratore di suo padre in breve tempo.
Il Signor Kim, però, ha fin troppi riguardi per la giovane Allison, che si ritrova a dover fronteggiare situazioni al limite della sopportazione umana. Perché il Signor Kim la tratta in questo modo? Gode già dei favori del padre di Allison e presto, grazie alla collaborazione con lui, anche la sua azienda sarà all'apice della fama nel continente americano.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

wake up

 

Mi appoggiai al muro freddo, unico scudo che mi separava dalle persone che, ostinate, continuavano a discutere animatamente fra di loro. Scossi la testa, in quel momento mi parve di essere una semplice estranea: un'estranea nella casa in cui avevo vissuto per diciassette anni. Mi risultava addirittura difficile riconoscere che le voci che mi giungevano ovattate dall'altra stanza, erano le stesse voci che per tutti quegli anni mi avevano rivolto parole d'amore. 
Normalmente mi sarei rifugiata nella mia camera da letto, ma perfino l'idea di andare in quel luogo mi provocava una sensazione di straniamento. Avrei preferito passare la notte sul marciapiede lì davanti piuttosto che dormire fra le confortevoli coperte del mio letto. 
Mi diressi verso il portone, lo aprii cercando di non far rumore e scesi le scale lentamente; d'altronde non c'era fretta, avevo tutta la notte davanti.

Le macchine mi sfrecciavano accanto, piene di volti seri e indifferenti che non si curavano di me, che tremavo e mi abbracciavo il petto affinché il gelo non l'avesse vinta. Le luci opache dei lampioni rendevano la mia vista più offuscata di quanto già non fosse a causa del freddo, che mi faceva lacrimare gli occhi. A un tratto i fari delle macchine divennero soltanto delle scie gialle, sfocate e infinite, che conducevano tutte a una vita diversa. Quanto mi sarebbe piaciuto poter correre dietro a ognuna di esse e assaporare le vite di tutti; in quel momento mi sarebbe bastata la vita di chiunque, purché non fosse la mia. Ma con il tempo anche quelle scie scomparirono e la strada, meno trafficata per via dell'ora tarda, appariva ai miei occhi ormai deserta. Ero ancora lì, in piedi, e osservavo con sguardo vorace un'immagine che soltanto io potevo vedere, un'immagine invisibile, ma chiara e distinta nella mia testa. Gli occhi duri come ghiaccio, la bocca contratta in un smorfia di disprezzo, le guance scure e segnate da due profondi solchi. No, quell'immagine si era già dissolta e confusa con qualcos'altro, al punto che per qualche attimo mi convinsi di aver appena immaginato il mio stesso viso. Ma subito dopo, come a voler far crollare ancora ogni mia convinzione, quell'immagine mi apparve di nuovo chiara e distinta, non ero io, ma colui che in quel momento era mio fratello nella delusione e nei tratti stanchi e sofferenti.

- Allison.

Schiusi lentamente la bocca nel tentativo di liberare un sospiro, ma soltanto una nuvola di vapore silenziosa volteggiò sulle mie labbra ruvide.
Il ragazzo che mi stava di fronte e mi guardava inespressivo non era una semplice immagine fissata nella mia mente, ma il vero Taehyung. Questa volta il suono del mio sospiro giunse alle mie orecchie accompagnato da un gemito di sconforto. Mi gettai tra le braccia di quel sofferente, senza sforzo, quasi come in preda a un mancamento. L'altro mi strinse a sé con forza come se avesse avuto paura di vedermi cadere e addormentarmi lì a terra, cullata dal ronzio delle insegne al neon dei locali ormai chiusi. Mi sollevò senza dire una parola e cominciò a camminare, forse seguendo una scia luminosa che portava chissà dove. Sentivo la testa pesante, la forza aveva totalmente abbandonato il mio corpo: se mi fossi addormentata in quel momento avrei dormito per giorni, felice e serena perfino fra le braccia del mio assassino. Non m'importava se lui cercava in me una corrispondenza al suo dolore o un essere più debole su cui sfogare la sua rabbia, desideravo soltanto rimanere così per un altro po', con il viso nascosto nel cappuccio della sua felpa blu e le gambe allacciate intorno al suo busto, il tempo scandito soltanto dal ritmo lento e costante dei suoi passi silenziosi sull'asfalto.

La mia mente era già altrove quando un improvviso torpore mi ridestò dal sonno. Ora ci trovavamo all'interno di un edificio e stavamo salendo delle scale. L'odore pungente dell'ammoniaca con cui le mattonelle dovevano essere state lavate quel giorno stesso, sembrò infondermi una vivacità rinnovata e mi diede la forza di aprire gli occhi e parlare, sebbene la sonnolenza fosse ancora annidata in ogni parte del mio corpo.

- Dove... dove mi stai portando?

Il ritmo dei suoi movimenti non variò e ciò mi rassicurò. Il ragazzo mi rispose con voce bassa e ferma.

- Dal Signor Kim.

Le mie labbra si curvarono in un sorriso involontario. Mi stava bene.

Il rumore metallico delle chiavi che sbloccavano la serratura mi spronò ad aprire gli occhi una seconda volta. Fui invasa da un calore ancora più accogliente, anche se l'appartamento era buio e silenzioso. Pensai che fosse meglio così, l'unica cosa che mi interessava sapere era di trovarmi accanto a lui, colui che aveva promesso di proteggermi, anche se a portarmi lì era stato il ragazzo che aveva tentato di porre fine alla mia vita; eppure, con quella mente così deformata dalla rabbia, in quel momento condividevo molto più di quanto avessi mai condiviso con chiunque altro. E non c'era nulla che mi avrebbe rassicurato di più che dormire sotto lo stesso tetto di quei due fratelli che si rinnegavano a vicenda ma che, lo sapevo, non avrebbero rinnegato me.

Taehyung mi condusse in una stanza, ancora tenendomi stretta come se avesse paura che scivolassi via, e finalmente si fermò. Un odore familiare alleggerì la mia mente e, prima che potessi rendermi conto di essere distesa su di un letto, la mia coscienza era già nel mondo dei sogni per tre quarti. La parte di me ancora sveglia e timidamente aggrappata alla realtà fu l'unica cosa che mi fece comprendere, a un tratto, che il Signor Kim era disteso accanto a me, profondamente addormentato. 
Nonostante i dispiaceri di quella sera posso confermare con certezza che mai, in diciassette anni di vita, mi sentii così leggera.

---

Mi svegliai di soprassalto, sebbene non sapessi quale fosse il motivo. Forse accadde per il troppo silenzio; tutt'intorno alla mia casa erano stati piantati degli alberi che arrivavano alla mia finestra, dunque era consuetudine svegliarmi ogni mattina con gli uccelli che battibeccavano fra di loro, come se avessero sempre qualcosa di cui discutere. 
Ma quella mattina fu proprio l'inusuale silenzio a destarmi. Mi stiracchiai sul materasso con gli occhi ancora chiusi e mi voltai dall'altro lato, ma poco dopo fui costretta a rinunciare ad abbandonarmi di nuovo al sonno, perché c'era qualcosa che non andava. Punto primo: qualcosa mi diceva che ero estremamente in ritardo per andare a scuola; punto secondo: non ero così sicura di trovarmi nel posto in cui credevo di essere. In tutta la mia vita l'unico altro luogo in cui avevo osato passare la notte era la casa di Felix, ma avevo sempre dormito sul divano, accasciata sul suo corpo addormentato in modo scomposto. Nonostante avessi molto sonno, ero in grado di capire almeno una cosa: in quel momento non mi trovavo affatto su uno scomodo e stretto divano ma, al contrario, quello era il letto più confortevole sul quale mi fossi mai stesa. 
Aggrottai le sopracciglia e, lentamente, cominciai a sollevare le palpebre pesanti. Ma all'improvviso desiderai non farlo, perché mi accorsi che c'era qualcuno accanto a me. Una persona che emetteva dei respiri profondi e regolari, evidentemente immersa nel sonno. 
Quando finalmente mi decisi ad aprire gli occhi, quella persona emise un sospiro più pesante degli altri e mosse un braccio nella mia direzione fino a circondarmi un fianco. Istintivamente aprii gli occhi di scatto e per poco non urlai per la sorpresa. Il Signor Kim era disteso di fronte a me, anch'egli con gli occhi aperti e pieni di stupore a causa del mio brusco grido. Entrambi ci mettemmo a sedere velocemente e continuammo a guardarci in silenzio, come se non esistessero parole adatte da pronunciare in quel momento, finché io non aprii finalmente la bocca.

- C-cosa... ci faccio qui?

Il Signor Kim si guardò intorno spaesato, evidentemente ancora assonnato. Sebbene la situazione non lo richiedesse, non potei fare a meno di pensare a quanto fosse adorabile mentre si grattava la nuca con la faccia assonnata e i capelli scompigliati. Ma l'accenno di sorriso evaporó dalla mia faccia non appena mi resi conto che non indossava la maglia. 
Strisciai all'indietro sul materasso con fare terrorizzato e lo guardai come se fosse un maniaco.

- Mi hai rapito?!

L'uomo sembrò risvegliarsi definitivamente a quella mia domanda e spalancò gli occhi.

- Cosa?! Ehi, non saltare a conclusioni affrettate come tuo solito, non ho la minima idea del perché tu sia nel mio letto. Magari sei stata tu a fare irruzione in casa mia.

- Ah?! E perché avrei dovuto? Per dormire con un pervertito?

- Smettila.

- Lo sei.

- Dormo sempre senza maglia.

Arricciai il naso e mi tolsi le coperte di dosso.

- Possibile che non ti sia accorto che una persona è entrata nella tua stanza mentre dormivi?

- Quindi ammetti di esserci entrata di tua iniziativa?

- Non lo so! Magari sono sonnambula.

- Ci manca solo questo!

Grugnii e gli sbattei il cuscino in faccia con forza, facendolo quasi cadere dal letto; e gli avrei dato il colpo di grazia se una voce non mi avesse ammonito.

- Ragazzi, ma che diavolo state facendo? Pensavo di aver a che fare con delle persone intelligenti.

Io e il Signor Kim ci voltammo e parlammo all'unisono.

- Taehyung?!

Il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta e schioccò la lingua.

- Esatto, Cupido a domicilio per gli amici.

- Ma che diavolo...

Il Signor Kim si alzò, attraversò la stanza con ampi passi e trascinò Taehyung nel corridoio, ma io mi alzai subito dopo e li seguii.

- Voglio sentire anch'io.

Il moro sbuffò, ma non mi disse di andar via. L'altro, intanto, aveva alzato le mani in segno di resa e sorrideva.

- Prima che entrambi partiate in quarta ad accusarmi e riempirmi di domande, questa notte ho trovato Allison sola su un marciapiede vicino casa sua, quindi ho deciso portarla con me. Non sarebbe stato coscienzioso lasciarla in mezzo alla strada a quell'ora, si gelava.

- E perché non l'hai accompagnata a casa sua se era lì vicino? E poi, tu che diamine ci facevi in giro di notte?

- Affari miei. E poi, ci sarà stato un motivo se Allison stava lì immobile, probabilmente non voleva tornare a casa.

Il Signor Kim strinse le palpebre e gli rivolse uno sguardo scettico, poi si voltò verso di me che, in un attimo, avevo ricordato tutto ciò che era accaduto quella notte ed ero arrossita visibilmente.

- Uhm... sì, è vero. Taehyung, grazie per avermi portato qui, non volevo davvero tornare a casa.

- Ieri sera hai origliato la nostra conversazione, non è vero?

- M-mh...

Mi strinsi nelle spalle e inchiodai lo sguardo a terra. Il Signor Kim comprese che doveva essere successo qualcosa che collegava entrambi, ma non chiese nulla. Semplicemente lasciò andare Taehyung e andò in cucina. Io lo seguii a ruota.

- Kim! Che ore sono?

Le uomo mi dava le spalle e... be', che dire. Aveva delle gran belle spalle. Senza la solita giacca a coprirle sembravano ancora più ampie.

- Le nove.

- Oh... non farei in tempo neanche a entrare alla seconda ora.

- Sì che puoi, sei già vestita, no?

- Sì, ma...

- Andiamo.

L'uomo lasciò andare la cialda del caffè che aveva in mano e scomparve nel corridoio, poi ricomparve con indosso una felpa da sopra i pantaloni del pigiama. Incredibile a dirsi, ma era ancora più affascinante di quando indossava i suoi soliti completi da centinaia di dollari. 

Lo seguii fino alla sua macchina senza dire una parola. 
Il Signor Kim aveva uno sguardo corrucciato mentre guidava, anzi, fin da quando si era svegliato non aveva espresso un briciolo di felicità. Provai a spronarlo a parlare.

- Kim, sei arrabbiato?

L'altro mi rispose dopo un po' senza voltarsi, tanto che per qualche attimo pensai che non mi avesse sentito.

- Con te?

- Non lo so, è successo qualcosa?

Sospirò e strinse i pugni attorno al volante.

- A parte il fatto che non ho idea del perché stanotte fossi da sola in mezzo alla strada, ma come ti è saltato in mente di seguire Taehyung? Pensavo che volessi essere protetta proprio da lui. Sai, non posso essere sempre presente per metterti in guardia da ogni minima cosa, dovresti imparare a cavartela da sola in determinate situazioni.

Quindi il Signor Kim era davvero arrabbiato per colpa mia.

- Ma Taehyung voleva soltanto aiutarmi...

- Non potevi saperlo. Non ti sei posta qualche domanda quando ti sei accorta che ti stava portando a casa sua? E se io non ci fossi stato? E se ti avesse fatto qualcosa? Considerando i precedenti...

Non lo avevo mai visto così nervoso, aveva i lineamenti del viso induriti e si mordeva le labbra alla fine di ogni frase.

- Hai ragione... ma sono seria quando dico che ho preferito accettare l'invito di Taehyung piuttosto che tornare a casa. E poi non è successo niente, voleva soltanto aiutarmi. In fondo mi ha portato da te, no?

- E se io ti avessi fatto del male? Fino a un paio di giorni fa mi consideravi un maniaco e mi detestavi, e ora accetti di farti portare in casa mia nel bel mezzo della notte?!

Non sapevo cosa rispondere, avevo paura che il Signor Kim si sarebbe messo a urlarmi addosso ancora più forte.

- Ma tu mi hai dimostrato che...

- Chiunque può dimostrarti delle cose false, Allison, soprattutto se ti fai prendere in giro così facilmente. Sbagli a fidarti ciecamente di me.

- E allora di chi... di chi dovrei fidarmi? Perfino i miei genitori...

L'uomo fermò la macchina e continuò a tenere lo sguardo fisso davanti a sé.

- Cosa... perché ci siamo fermati?

- Siamo arrivati.

- O-oh...

Guardai fuori dal finestrino, eravamo nel parcheggio della mia scuola.

- Hai bisogno che ti firmi un permesso di entrata?

- S-sì...

Il Signor Kim scese dalla macchina e mi accompagnò in segreteria. Dopo molte lamentele da parte dei segretari sul fatto che non fossimo imparentati, finalmente l'uomo riuscì a convincerli quando mostrò la sua carta d'identità: non c'era nessuno in quella città che non sapesse della collaborazione fra la HarveyFactory e la EnJINe
Ringraziai il Signor Kim, nonostante avessi paura che cominciasse a rimproverarmi di nuovo, e feci per avviarmi verso la classe, ma lui mi chiese di aspettare.

- Allison, mi dispiace se prima in macchina ti ho spaventato, ma vorrei che capissi...

- Ho capito, hai ragione. Non dovrei fidarmi così facilmente delle persone. Mi hai già rimproverato una volta, quando alla festa di mio padre avevo accettato di seguire Taehyung sul terrazzo soltanto perché mi aveva offerto una fetta di torta.

- Già, e tu mi hai preso per un maniaco e mi hai fatto credere di essere un ficcanaso.

- Scusa... ma è proprio per questo che non posso non fidarmi di te. Anche quando non me ne rendevo conto hai sempre cercato di darmi dei consigli utili affinché nessuno mi facesse del male. Ma ora non seguirò il tuo ultimo consiglio, voglio affidarmi a te, sono pronta ad affrontarne le conseguenze.

Il Signor Kim sorrise, poi si avvicinò a me e abbassò la voce, nonostante nell'atrio della scuola non ci fosse nessuno.

- Il mio era solo un esempio. Hai fatto la scelta giusta.

- Oh... quindi ora mi stai dicendo che...

- Visto che ogni tuo dubbio è stato estinto, oggi pomeriggio, appena uscita da scuola, raggiungimi in azienda. Manderò una limousine a prenderti.

- N-non stai correndo un po' troppo?

- Non fraintendere, ho bisogno di parlarti.

Gli rivolsi uno sguardo scettico.

- Di cosa?

- Delle nostre famiglie. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: mido_ri