Pur essendo consapevole del fatto che il suo matrimonio era fondamentale per gli interessi della famiglia, Lorenzo non poteva negare che la moglie l'avesse destabilizzato in più di un'occasione.
Quando le aveva chiesto di accettare la proposta di nozze, il suo rifiuto secco e deciso non l'aveva lasciato indifferente come aveva creduto; che fosse orgoglio ferito o altro, non aveva saputo dirlo.
All'arrivo di Clarice a Firenze, inoltre, aveva avvertito il disagio della ragazza, lontana da casa e intimorita dell'idea che gli altri si sarebbero fatti di lei. Lorenzo aveva subito pensato che fosse molto diversa da lui.

 
-Com'è andato il viaggio? Gentile è stato di buona compagnia?-
-È stato prodigo di informazioni. Firenze l'appassiona.-
-Ti ha annoiata...-
-No, no... Non intendevo questo...-

L'imbarazzo della giovane gli fece pensare che forse non sarebbe stato facile per loro capirsi. Soprattutto in materia letteraria, argomento a lui così caro.

-L'hai letto? È Ovidio, la versione originale.-

Silenzio. Nessuna risposta da parte di lei, solo uno sguardo smarrito.

-Non leggi il latino... Dovrei avere la traduzione italiana qui da qualche parte.-
-No... Non è questo.-

Il suo tono di voce, quasi allarmato lo riscosse immediatamente. Non riusciva a capirne il motivo.

-Allora cos'è?-
-Se non sbaglio lui educa uomini e donne nell'arte della seduzione.-

Lorenzo volse lo sguardo, annuendo. Quando parlò, lo fece con malcelato sarcasmo.

-Dovevo immaginarlo.-
-Mi dispiace...-

Sembrava le dispiacesse davvero, come se si fosse macchiata d'una terribile colpa. Comprese quanto per Clarice contasse non deludere se stessa ma soprattutto lui, il suo sposo.
Fu allora che Lorenzo provò istintivamente un moto d'affetto per la giovane, realizzando che, da quel momento in poi, sarebbe toccato a lui fare in modo che si sentisse a casa.
Non sapeva ancora cosa avrebbero affrontato insieme, ma il tempo avrebbe rivelato che quella ragazza sposata per procura, sarebbe stata il suo sostegno in più di un'occasione. Sarebbe stata lei a farlo sentire in pace con se stesso, finalmente al proprio posto.