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Autore: cin75    23/06/2019    3 recensioni
WARNING!!!! SPOILER STAGIONE 14 E IPOTESI STAGIONE 15.
La mia personale visione di come potrebbe iniziare la , purtroppo, ultima stagione di Supernatural.
E' qualche anno che "gioco" a postare le mie " puntate 01". A volte ci becco, a volte becco il 50%, a volte faccio cilecca completa.
Chissà come andrà con questa!???
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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 “Devi affrontare le tue paure, prenderti le tue colpe ...  
non conoscerai mai la cima finchè non toccherai il fondo. 
Continuo a  capire che la morte viene dall'Alto. 
Figlio di…..mi dispiace tanto!

La vita non è sempre ciò che pensi che sia. 
Voltati un secondo e saranno cambiate le carte in tavola
E lo so, so che ti ho fatto del male
Ma mi crederesti se ti dicessi 
che riusciremo a risolvere le cose in  qualche modo?”

 (Imagine Dragons, I’m so sorry)


 

Quando Jack riaprì gli occhi, si rese immediatamente conto di essere in quel luogo così temuto e da cui Sam, Dean e Castiel avevano tentato di tutto per tenerlo lontano: il Vuoto.
E mentre, ancora confuso, ripensava al dolore che aveva sentito mentre la sua grazia gli veniva strappata via, un’entità oscura gli si fece vicina.
Lo guardò spaurito, stranito e ad un certo punto sorpreso, quando quella “cosa” si disegnò sul viso un cordiale sorriso.
“Ma che succede?!” chiese allibito.

“A proposito….” fece una voce alla sue spalle. Billie. La Morte. “...Dobbiamo parlare!”

********

In quegli stessi momenti in cui Billie spiegava a Jack quello che stava succedendo, sulla terra, in un cimitero, accanto a tombe andate in frantumi, Sam, Dean e Castiel, combattevano strenuamente per la loro vita, contro un’orda di spettri, fantasmi e zombies riportati in “vita” da quella che aveva tutta l’impressione di essere un’apocalisse voluta da un Chuck fuori di testa.
I tre, per quanto possibile, cercavano di coprirsi le spalle, di aiutarsi a togliersi di dosso i mostri che li aggredivano. La lama angelica di Castiel saettava luminosa e veloce; quelle più rustiche dei due cacciatori colpivano altrettanto furiosamente chi si avventava su di loro.
Il primo a cedere alla stanchezza fu Sam, indebolito anche dal colpo “gemello” che aveva sparato a Chuck. Il minore cadde sulle ginocchia, esausto e Dean fece appena in tempo a raggiungerlo e a scansare da lui uno zombie che stava per azzannarlo.
Ma in quella difesa, il maggiore non si accorse di uno spettro furioso che avanzava verso loro due. L’essere soprannaturale afferrò Dean per le spalle e lo sbattè con violenza a terra, facendolo gemere dolorosamente. Il cacciatore sentì la schiena come attraversata da miriadi di lance, tanto fu il dolore.
“Deaaannn!!” gridò Sam.
“Resta giù, Sammy! Non muoverti!!!” gli intimò, comunque , l’altro, notando il sangue alla spalla del fratello e il viso stravolto dal dolore e dalla stanchezza.
Lo spettro stava per colpire ancora , quando un’asta di ferro battuto lo attraversò come per decapitarlo. Sparì velocemente e in quel momento la sagoma di Castiel si stagliò sui due cacciatori.
“Dobbiamo andare via. Dobbiamo scappare!!” ringhiò, anche l’angelo esausto, comunque.
“Tu dici, genio!?” ansimò Dean, mentre osservava l’ennesimo gruppo di mostri che avanzava rabbioso. Poi rivolse uno sguardo allarmato al fratello. “Ce la fai, Sammy?”
“Devo…..devo farcela!” ansimò, il minore.
“Ok! Perché dobbiamo proprio andare via da qui, fratellino e io, ora come ora, non ce la faccio a portare quel tuo culo nerd in spalla!!” provò a scherzare , ma più che altro per non soccombere al panico.
Castiel rimase a loro protezione, precedendoli, mentre Dean aiutava Sam a mettersi in piedi e a camminare.
“All’Impala!” fece Dean. “Lì saremo al sicuro almeno da molti di loro!”
“E per gli altri?!” domandò Castiel.
“Non fare domande stupide, Cass!” fu la risposta.
“La mia non è una domanda stupida. Non tutti i mostri si fermano davanti a dei sigilli!”
“Senti, Cass...” con tono seccato.
“No, sentite voi!!!” li ammonì Sam. “Non è il momento... per ritornare ad essere... i soliti idioti!!”

Il gruppo mostruoso stava quasi per raggiungerli di nuovo. Uno di loro riuscì infatti ad afferrare Dean per la spalla e il cacciatore, costretto a lasciare la presa sul fratello, si ritrovò a volare ed impattare contro una lapide e a finire a terra, per l’ennesima volta, dolorante.
Per Sam non fu diverso. Un essere mostruoso lo afferrò per le spalle e lo scaraventò a terra e quel nuovo dolore unito a quello della spalla ferita, lo fece quasi gridare di dolore.
E questa volta nemmeno Castiel scampò all’attacco. Anche lui finì schiena a terra, sofferente.
I tre separati da quella nuova aggressione, si ritrovarono accerchiati e disarmati. Sembrava finita. Sembrava che le parole di Chuck: “Benvenuti alla fine!” si stessero per avverare.
L’angelo cercò con lo sguardo quelli che non aveva mai smesso di considerare come preziosi essere umani da proteggere; Dean cercò lo sguardo di Sam; Sam incrociò quello del fratello e in quello scambio di sguardi, un ultimo incoraggiamento: “Andrà tutto bene. Finirà presto. Sono qui, con te. Come sempre!”.
Le mani dei mostri che li circondavano si alzarono quasi contemporaneamente pronte a mettere fine a quelle vite, quando , all’improvviso una voce familiare ma decisa  li avvertì: “Chiudete gli occhi!!!” e poi una luce angelica, ormai più che conosciuta, si irradiò come un esplosione nucleare tutta intorno a loro.
Istintivamente Sam e Dean e con loro Castiel, obbedirono e strinsero forte i loro occhi.

Fu questione di attimi e qualsiasi cosa fosse l’espressione e la personificazione del male , svanì. Sul terreno solo ombre e cenere.
Quando li riaprirono, davanti a loro, Jack.
Castiel scattò in piedi, incredulo. Dean, sebbene stupito anche lui, accorse prima da Sam e lo aiutò a mettersi in piedi. Poi , i tre, con passo incerto, tentarono di avvicinarsi al giovane che solo poco prima avevano visto morire tragicamente.
“Jack!” sussurrò Sam.
“Tu sei...” fece Castiel.
“...vivo?!” finì per lui, Dean.

Il giovane nephilim, andò loro incontro, sorridente. Stranamente sereno.
Li guardò. Si crucciò visibilmente, notando le loro ferite. Così , alzò una mano verso di loro e facendo brillare i suoi occhi, portò via ogni traccia di sangue e ferita dai loro corpi.
“Jack...ma come ...com’è possibile?!” fece Castiel, azzardando un altro passo verso il ragazzo redivivo.
“Ti spiegherò tutto….vi spiegherò tutto.” ci tenne a precisare. “Ma non ora. Ora devo completare un compito che mi è stato assegnato!”
“Un compito!?” chiese stupito Sam.
“Assegnato da chi? Jack cosa devi fare?...non fare...” si intromise , allarmato, Dean
“Tranquillo. Questa volta, nessuno soffrirà.” volle rassicurare tutti. “Ma vi dirò anche di questo a suo tempo. Ora devo andare.” ma prima guardò Castiel e avvicinandosi a lui , gli poggiò una mano sul braccio. “Mi sei sempre stato vicino, nonostante tutto. Non mi hai mai abbandonato. Non troverò mai nessuno leale quanto te, Castiel.” e gli sorrise grato.
Poi, si avvicinò a Sam. “Hai sempre creduto in me, anche dopo che avevo compiuto il più scellerato degli errori. Volevi comunque trovare un modo per salvarmi. Posso anche essere potente, ma non avrò mai la potenza della tua anima, Sam!” e chinò appena il capo come a ringraziare anche lui.
In ultimo, si accostò a Dean, che lo guardava ancora confuso dalla sua presenza...viva.
“Tu...” sussurrò il biondo.
“Sapevo che non mi avresti ucciso, Dean. Mi hai odiato. Mi hai odiato tanto e me lo sono meritato.”
“Jack...quello che tu...che hai fatto….Io non riuscivo a...”
“Non hai bisogno di giustificarti. E io non potrò mai chiedere perdono abbastanza per quello che ho fatto a te e a Sam. Ma ho bisogno comunque di ringraziarti.”
“Ringraziare….me?!” disse incerto, Dean.
“Per avermi mostrato che cos’è la vera forza. Non quella che può derivare da una discendenza angelica come la mia. Ma quella della vita, quella del cuore. Una forza talmente grande e potente da non permetterti di premere quel grilletto.”
“Io...io non ho potuto...non potevo...”
“No, non potevi. Un padre non ucciderebbe mai suo figlio!” disse infine, sorridendo allo sguardo sconcertato con cui Dean, ora, lo stava guardando. 

Poi, il nephilim, fece un passo indietro. I tre lo videro chiudere gli occhi, lo videro concentrarsi.
“Jack...che succede?!” chiese Castiel.
“Devo andare.”
“Cosa? No!!” esclamò Sam, contrariato. “Jack, torna a casa con noi. Dobbiamo parlare. Dobbiamo risolvere le cose tra noi e affrontare quello che ha fatto Chuck prima di sparire!”
“Amici, non credete a tutto quello che vi è stato detto o a tutto quello che avete visto! Niente è come sembra. Nessuno è ciò che dice di essere!” e poi rivolto esclusivamente a Castiel.
“Fa’ attenzione. Il tuo patto è ancora valido!” e detto questo , svanì così come era apparso.

I due cacciatori e l’angelo, per un po’ restarono immobili, come bloccati in un limbo fatto di confusione e sorpresa.
Fu Dean a spezzare il momento.
“Ok! Ha detto che ci spiegherà. Nel frattempo andiamo via da qui, prima che l’Inferno sputi fuori qualche altra sorpresa!” e così dicendo si avviò verso l’Impala. Si mise alla guida. Sam al suo fianco. Castiel dietro.
Non dissero molto lungo il tragitto di ritorno verso il bunker.
E quando vi arrivarono, le menti ancora perse in quello che era successo, si sedettero pesantemente al grande tavolo tattico. Le sedie ancora nella posizione in cui erano quando Chuck li aveva teletrasportati lì, per parlare.
Sam e Dean , uno di fronte all’altro. Castiel, a qualche posto più distante da loro.
Silenzio. Pensieri.
Domande mute. Risposte tacite.

“Che facciamo adesso?” fece Sam, guardando il fratello.
“Bella domanda, fratellino.” rispose Dean. “Per adesso ho bisogno di una birra. Anzi, di parecchie birre!” continuò, alzandosi e andando verso la cucina.

Poco dopo, Dean venne raggiunto da Sam.
“Ehi?!” fece il minore. “Bevi da solo?!”
Dean stappò una birra e la porse al fratello. “Scusa, ma non resistevo. Ne avevo bisogno dopo tutto il  casino da cui siamo scampati!” e poi, dopo un altro sorso: “Almeno per il momento.” ironizzò.
“Già!” convenne Sam, accettando la birra e sedendosi di fronte al maggiore. “Ho talmente tante domande e pensieri che mi girano per la testa che me la sento scoppiare!” fece bevendo anche lui. “Credo che stanotte prenderò in prestito qualcuno dei tuoi flaconi magici!!!” scherzò.
“Accomodati pure!!” rispose , l’altro.  E poi: “Come stai Sammy!!?” si ritrovò a chiedere il maggiore, senza nemmeno rendersene conto, tanto era insita in lui quell’innata preoccupazione verso l’altro.
“Non riesco ancora a crederci, Dean. Cazzo!! Chuck ...Dio, quello stesso Dio che pregavo quasi ogni sera per me, per te, per la nostra famiglia, si è rivelato essere il più stronzo di tutti. Il cattivo dei...cattivi!” fece frustrato Sam e Dean che sapeva quanto pregare, per il minore, fosse ancora importante, non potè non comprendere quella rabbia.
“Ci ha presi tutti per il culo. Angeli compresi , mi viene da dire, a questo punto!” asserì Dean.
“Lo penso anche io. Dalla faccia che aveva Castiel….cavolo, sarà stata una pugnalata per lui!” e Dean annuì.
“Non mi hai risposto però!” insistette , il maggiore.
Sam fece un respiro profondo e si sistemò sulla sedia.
Fissò per un attimo la bottiglia che gli aveva offerto il fratello, poi un punto vuoto sul tavolo che li divideva. Poi , finalmente, alzò lo sguardo verso il maggiore.
“Ho paura Dean!”
“Sammy!!”
“Ho paura perché questa volta non so davvero come ne verremo fuori.”
“Che vuoi dire?!”
“Non so se siamo in grado di uccidere Chuck. Se possiamo, dato tutto quello che potrebbe accadere dopo!” sembrò riflettere ad alta voce.
“Ascolta...”
“Per la miseria, Dean!!” e questa volta era davvero frustrato. “Se facciamo fuori lui...se riuscissimo a farlo fuori...che ne sarebbe dello stramaledetto equilibrio luce-notte, bene-male e tutte le stronzate simili?”
“Vuol dire che non lo uccideremo..” tentò di suggerire Dean. “Vuol dire che troveremo il modo per rinchiuderlo in un manicomio soprannaturale. Lo abbiamo fatto con il primo Micheal, con Lucifer, stavamo per farlo con Amara. Troveremo il modo per farlo con lui!” disse, cercando di sembrare il più ottimista possibile. Ma sapeva che stava cercando palesemente di indorare la pillola sia a Sam che  a sé stesso.
“Dean, non lo so. Io davvero questa volta….non lo so...se...” sussurrò Sam passandosi una mano fra i capelli e portandosi dietro le orecchie una ciocca ribelle. Un segno di insicurezza che ormai Dean, da qualche anno, aveva imparato a riconoscere nelle gesta del minore.
“Ce la faremo, Sammy.” provò a rassicurarlo, cercando anche di modulare la voce. “Andiamo, fratellino! Non mollare adesso. Io e te contro il mondo...” recitò con decisione. “.. e non credo che ci sia momento più adatto perché sia così.”
“Dean..” e quell’ennesima indecisione, Dean, non potè che smettere di essere il super guerriero e confessare al fratello quelle che erano anche le sue paure.
“Non mollarmi adesso, Sammy. Non ce la farei ad affrontare questo casino da solo. Non sono così forte! Da solo non sono così forte come lo sono quando so che ci sei tu a guardarmi le spalle.” ammise con una sincerità disarmante, quasi spiazzante.
Gli occhi di Sam lo fissarono inteneriti ma anche allarmati. In un attimo l’armatura del maggiore era svanita in una fraterna confessione.
E Sam capì che non era quello il momento di avere dubbi. Su sé stesso. Sulla loro missione. Sulla forza di Dean. Su loro due insieme.
“Non accadrà mai!” asserì Sam e Dean lo guardò stranito, incerto di aver aver inteso il vero significato di quell’affermazione. “Non accadrà mai che io ti molli in questo casino. Non accadrà mai che tu vada lì fuori senza che io ti guardi le spalle o che tu le guardi a me.” e Dean vide una rinata decisione sul volto e nella voce del fratello.
“Sul serio? Sei con me?”
“Sempre. Per sempre.” rispose con forza. “Te lo dissi già una volta: se ci sarà da prendere a calci i cattivi, lo faremo insieme. Se quel cattivo da prendere a calci sarà Chuck, lo faremo insieme. E se è la morte quello che ci aspetta, faremo anche quello insieme!” e questo a Dean suonò come un vero e proprio giuramento.
“Insieme!” giurò anche lui, allora.
“Insieme!” ripetè Sam, battendo il collo della sua bottiglia a quella del maggiore.

Per un po’ i due bevvero in silenzio, poi Sam fissò Dean in un modo particolare. Quel suo modo.
Dean vide il minore guardare verso il corridoio che portava alle varie camere del bunker e capì.
“Ok! Lo so. Ho sentito anche io Jack. Ho sentito quello che ha detto. Specie quello che ha detto a Cass!”
“E non hai intenzione di fare o dire...dirgli niente?!” sembrò rimproverarlo Sam.
“Che cosa posso fare o dirgli?!”
“Andiamo Dean!!” esclamò frustrato l’altro. “Non vorrai mica dirmi che ce l’hai ancora con lui per quello che non ci ha detto su come stava Jack. Dopo quello che abbiamo passato e che dobbiamo, di certo, affrontare?”
“Sammy….” sibilò , guardandolo di traverso.
“E’ un nostro amico. Cazzo, Dean!!! È il tuo migliore amico e stavi da cane quando lo credevamo perso per sempre dopo che Lucifero lo uccise davanti ai nostri occhi. E poi ..io...io ho provato a parlargli , ma ho fallito. Mi ha risposto che non devo preoccuparmene.” ammise deluso.
Dean sospirò pesantemente.
Poggiò la schiena alla spalliera della sedia. 

Cavolo!, se quell’avvertimento di Jack non gli girava e rigirava nella testa da quando lo aveva sentito.
Anche nel viaggio di ritorno, per un paio di volte, guardando l’angelo dallo specchietto retrovisore, era stato tentato di chiedere spiegazioni.
Ma….maledetto orgoglio!!!

“Dean...” riprese Sam, con più calma. “Qualunque cosa abbia fatto, con chiunque abbia fatto un patto, si tratta di Castiel. È come un fratello per noi. È di famiglia. E dopo gli ultimi avvenimenti io...sono stanco di perdere altri pezzi della mia famiglia! E tu?” quasi con tono di sfida.
Dean lo fissò. Per un attimo fissò la bottiglia tra le sue mani. Quasi senza rendersene conto, si toccò il braccio che tempo addietro ospitava l’impronta dell’angelo che lo aveva salvato dalle fiamme dell’Inferno.
Da qualche anno non era più visibile, ma Dean sapeva, sentiva che c’era ancora. Ad eterna protezione.
Sbuffò!
“Dov’è?” chiese alzandosi.
“Credo nella stanza di Jack!” rispose , sollevato e soddisfatto, Sam.
“Già!” convenne e si avviò.


Avanzò nei lunghi corridoi sorseggiando pensieroso la sua birra, fino ad arrivare alla stanza che era stata di Jack e che , oramai, sperava, lo ridiventasse di nuovo. A caos apocalittico finito. Naturalmente se fossero sopravvissuti.
Quando arrivò alla stanza del ragazzo, si sporse appena per guardare all’interno e potè, così, vedere, l’angelo seduto, spalle a lui, sul bordo del letto di Jack.
Le spalle curve, l’aspetto malinconico.
Cavolo!!, si sentiva in colpa, perché pensò che, Castiel, oltre a perdere Jack e Mary, era stato ferito anche da quello che gli aveva detto lui in quella baita, quel maledetto giorno. Ferito dal come si era rivelato essere Chuck. Il suo cosiddetto "padre".
Fece un respiro ed entrò nella stanza.
“Hai la tua camera qui al bunker, non c’è bisogno che tu faccia l’ospite in questa di Jack.”
Castiel si voltò piano, restando seduto sul bordo del materasso.
“Pensavo di non aver più diritto a stare qui. Pensavo...”
“Castiel….” provò a fermarlo Dean.
“...di essere morto per te!” finì comunque, l’angelo.
Anche se quell’affermazione venne detta in modo pacato, investì Dean come un treno in piena corsa.
“Cas..” provò ancora. In colpa.
“No, lascia stare. Non hai bisogno di dire niente. Ho sbagliato a  dire così e tu avevi tutto il diritto di dirmi...”
“No, Cas. No!” e questa volta parlò con decisione tale da zittire l’amico. “Ascolta...ero arrabbiato? Sì, lo ero e a giusta ragione perché mi avevi mentito. Avevi mentito a me e a Sam su come stava realmente Jack. Ma ero anche spaventato, no...io ero terrorizzato da quello che poteva essere successo a nostra madre. Cosa che poi è successa!” asserì amaramente, mentre Castiel , abbassò lo sguardo triste. “Ma non avevo il diritto di addossarti tutta la responsabilità e dirti una cosa del genere. Cas...” e così dicendo, avanzò verso l’angelo e si mise a sedere su una sedia di fronte a lui. “...io non potrei mai volerti morto. Devi credermi! Sei il mio migliore amico e non so quante volte devo ancora ripeterti che sei come un fratello per me e Sam.”
“Lo so, Dean. Lo so. Ma questo non toglie che….”
“..che tu cosa, Cas? Che tu abbia sbagliato?”
“Sì!”
“Lo ha fatto anche Sam, lasciando solo Jack nel momento in cui invece non avrebbe dovuto esserlo. Ho sbagliato anche io , ignorando quello che mi aveva detto Donatello. Abbiamo tutti la nostra parte di responsabilità. È così che si fa nelle famiglie, Cas. Ognuno si assume le proprie responsabilità. A volte si sbaglia, a volte si ha ragione e a volte torto. L’importante è capire come giocare di nuovo la carte giuste e rimettersi in gioco!!!”
Castiel annuì, grato, poi con un tono malinconico disse qualcosa che sperò non facesse male.
“Mi manca!” e poi aggiunse un amareggiato. “Lei.”
Dean lo guardò. Rimase un attimo in silenzio.
“Anche a me. Ogni giorno. Terribilmente! E manca anche a Sam!”
“Lo so e non giudicarmi male ma so, ne sono convinto, che a  modo suo, manca anche a Jack. Lui...lui era profondamente addolorato di quello che le aveva fatto, a suo modo aveva capito il male che aveva procurato. E ne era sinceramente pentito, nonostante tutto.” cercò di perorare anche la causa di Jack.
“Lo so Cas ed è per questo che in quel cimitero non sono riuscito a sparargli. Quando l’ho visto in ginocchio davanti a me, ….quando ho visto quello che era l’essere più potente dell’universo così remissivo e pronto a morire senza opporre resistenza, io...io l’ho guardato. E c’era colpa nei suoi occhi, c’era pentimento, c’era l’accettazione di quello che stava per accadergli e non...non ce l’ho fatta. Anima o non anima , quello era Jack. Il nostro Jack.” fece con tono paterno rivolto al ricordo del ragazzo. “E quello che era fino ad un attimo prima il mostro che aveva ucciso mia madre, un secondo dopo era di nuovo il ragazzino per cui  mi sarei fatto ammazzare senza esitare!” ammise quasi in imbarazzo per quella confessione così personale.
Castiel sorrise e rimase a guardare quel guerriero che ora sembrava essere solo un uomo che aveva bisogno di tirare fuori quello che aveva nel cuore.
“Che hai da sorridere?!” fece Dean, notando lo sguardo dell’altro.
“Ora capisco molte cose.”
“Sul serio?” azzardò Dean, confuso.
“Jack potrà aver scelto me come tutore perché incoraggiato da sua madre, può aver scelto Sam come guida e mentore, ma sei tu...tu, Dean Winchester , quello a cui si è sempre ispirato e a cui ambiva somigliare. Quello a cui si è legato come un figlio può legarsi ad un padre.” confessò con decisione.
“Oh...andiamo!!!” cercò di negare, in imbarazzo.
“Ha sempre ammirato la tua forza, la tua caparbietà, la tua lealtà, il tuo cuore Dean. Ti ha sempre visto come un coraggioso guerriero capace di compassione e pietà. Per questo stava male quando non riusciva ad imitarti. Per questo si è arreso a te e solo a te.”
“Perchè sapeva che avrei avuto pietà!?” azzardò ironico.
“No, perché sapeva che avresti visto ciò che di vero c’era in lui in quel momento: pentimento!”
Dean tacque. Preso alla sprovvista da quella risposta.
Poi, come per riprendersi, si passò una mano sul viso e si schiarì la voce.
“Ok! Ora basta con queste storielle da ragazze. Per quello che possiamo sapere Jack se l’è cavata e prima poi tornerà a bussare alla nostra porta e sistemeremo tutto con lui. Ma ora tu. Ora...veniamo alle cose serie!” 

   
 
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