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Autore: Aesingr    25/06/2019    1 recensioni
"Giovane drago... dove sei finito?"
Con questa domanda ci lascia Ignitus al termine dell'Alba del drago, dopo la sconfitta di Malefor e la scomparsa di Spyro e Cinerea.
Perché il loro nome non appare sul libro dei draghi?
Il loro è stato davvero un sacrificio?
Ma soprattutto... può Spyro amare davvero Cinerea?
______________________
Ali di rubino, corna d'argento, occhi di smeraldo, squame d'ossidiana.
No, non erano queste le sue origini. Lei era qualcos'altro, qualcosa di ben più oscuro. Un frammento d'anima che trovava la pace soltanto nella mera astrazione dell'ombra e della notte, nella tetra e gelida oscurità del vuoto.
Un crepitio, e il guscio si era infranto.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL MAESTRO DELLE OMBRE



"Non hai paura?"

Cinerea era in piedi di fronte a Maledet, di nuovo. Era la seconda volta a distanza di qualche ora che scendeva per fargli compagnia, o meglio per essere lei in prima persona a godere della sua vicinanza e della sua voce.
Non aveva possibilità di dialogo con altri che non fossero il drago nero. Il lato più cinico della dragonessa gioiva della sua cattura, poiché in qualche modo il ruolo di carceriera la distraeva e la faceva sentire potente.
La stupidità di Maledet e il suo tentativo di seguirla avevano fatto sì che quei momenti divenissero il suo unico sfogo in mezzo alle ore trascorse ad allenarsi e a lasciarsi torturare. Era arrivata anche a distendersi accanto a lui, a parlargli in maniera più pacata. Aveva persino provato a farlo allontanare. Purtroppo le scimmie, per quanto ingenue, non erano così sciocche da lasciare i corridoi scoperti. Così indebolito e affamato avrebbe dovuto trascinarlo di peso all'esterno, e non sarebbe riuscita a battere le ali un paio di volte che qualcuno li avrebbe intercettati per punire entrambi in maniera esemplare.
Già era un miracolo che avessero deciso di lasciarlo in vita, se quella prigionia potesse esser considerata migliore della morte. In effetti non gli era stata torta una squama, permettevano che lei gli portasse il cibo quando voleva e solo qualche volta si divertivano a prenderla in giro affermando che si fosse trovata un compagno. Né il lurido re delle scimmie né i suoi subordinati sembravano mostrare molto interesse per quanto accadeva nelle prigioni.
Le piaceva avere il controllo su qualcuno una volta tanto. Tuttavia le sembrava dannatamente sbagliato infierire su quel drago indifeso. Quando l'aveva incontrato era già piuttosto magro e non sembrava un guerriero addestrato, l'impossibilità di cacciarsi qualche preda non avrebbe per niente giovato alla sua salute. Anche le razioni d'acqua non erano sufficienti per il fisico di un giovane della sua età.
Nonostante tutto, quando l'aveva aggredito fra i cespugli aveva affermato di non percepire il dolore.
Gli era rimasta vicina ormai per giorni, ma entrambi erano poco loquaci. O meglio, Cinerea lo era sempre stata, mentre Maledet sembrava spegnersi ogni giorno che passava. All'inizio pareva quasi non curarsi della sua situazione e le parlava con entusiasmo, ma dopo i primi giorni, più lei cercava di conversare con lui e più si rendeva conto che stesse scivolando nell'oblio.
Per un motivo che neanche lei sapeva spiegarsi non gli domandò niente sulla sua strana insensibilità al dolore, né le venne in mente di farlo. Fu solo dopo diversi giorni che, per puro caso, ebbe modo di chiedergli qualcosa a riguardo.
Si era procurata un volatile e aveva deciso di cuocerlo per lui. Maledet lo afferrò senza risentire minimamente del calore proveniente dal metallo del vassoio su cui era riuscita ad arrostirlo.
Avrebbe voluto possedere il fuoco di alcuni draghi, così avrebbe potuto portargli più spesso del cibo cotto e gustoso.
Diamine, che stava facendo? Si preoccupava per un prigioniero? Forse perché in qualche modo si sentiva in trappola quanto lui, o forse solo perché quel draghetto non aveva fatto niente di male, ma non riusciva ad essere indifferente nei suoi confronti.
"Attento, scotta"
Le squame dei draghi attutivano in qualche modo il calore, ma un contatto prolungato le danneggiava come avrebbe fatto il raschiarle per molto tempo su una roccia estremamente ruvida. Giungendo alla pelle, avrebbe causato un dolore lancinante. Maledet tuttavia non se ne curava minimamente.
Rimase a fissarlo.
"Buono! Buonissimo..."
Il drago strappava brandelli di carne e sgranocchiava le ossa con voracità, quasi non avesse mai assaggiato niente di più succoso. Ogni tanto esprimeva anche a parole il suo apprezzamento, agitando al contempo la coda e le ali di scatto.
Quando ebbe finito, si gettò sul secchio di metallo per l'acqua che Cinerea riempiva costantemente al fiume per fargli avere acqua fresca ogni volta che ne aveva la possibilità. Solo un cosciotto rimase per terra accanto alle zampe del drago nero, il quale con un artiglio lo spinse verso Cinerea.
Si distese poi di lato e riprese a sonnecchiare, non avendo molto altro da fare. Le conversazioni con Cinerea gli piacevano, ma aveva capito che purtroppo lei non era troppo avvezza al dialogo e, per quanto ci provassero, non trovavano mai spunti interessanti che coinvolgessero entrambi. Quando Maledet aveva preso a parlare e parlare di sé e della sua famiglia, la dragonessa non gli aveva dato molta considerazione, mentre le poche volte in cui era lei a raccontare della sua storia Maledet finiva per porle domande  sul Maestro delle ombre e difendere la stirpe di draghi da cui proveniva, insultando di conseguenza il nobile fine delle scimmie.
Seppur le scimmie fossero rudi e violente, e nonostante le odiasse con tutta se stessa, Cinerea era convinta che il loro operato non potesse che esser considerato giusto. In fondo desideravano il ritorno del grande maestro, colui che avrebbe ripulito il mondo dagli errori.
Non era disposta ad ascoltare le proteste di Maledet a riguardo, né ad accettare una realtà diversa da quella in cui era vissuta.
"Com'è possibile che tu non senta dolore?"
Maledet ruotò leggermente il collo, fissandola con un solo occhio azzurro.
"Sono sempre stato così"
Si sgranchì il collo, sbadigliando. "Si racconta che un tempo i miei antenati venissero discriminati, maltrattati e tormentati dagli altri draghi, e che venissero considerati inferiori o comunque diversi. Nessuno di loro si è mai ribellato a questa situazione, perché rimanevano pur sempre creature pacifiche, ma cominciarono a sviluppare una vera e propria sopportazione al dolore"
Quella volta la dragonessa si incuriosì. Una cosa del genere avrebbe persino potuto farle comodo. "Questa sopportazione divenne così radicata che riuscirono a trasmetterla nelle generazioni successive, come fosse legata in parte a qualche potere magico, o meglio fosse direttamente parte di loro. Io sono figlio di un drago nero, e come tale ho ereditato questa insolita caratteristica. Adesso però la mia specie è stata quasi dimenticata, qualche drago nero ancora in vita esisterà sicuramente ma tu sei la prima simile a me, eccetto mio padre, che incontro"
Cinerea si osservò una zampa, poi la coda. Quindi alzò il muso e rispose.
"Io non ero così. Le mie squame inizialmente erano di un altro colore, e il mio soffio sarebbe dovuto mutare in gelo. Accogliendo in me i poteri del Maestro sto invece sviluppando abilità sempre nuove, e siamo solo all'inizio. Io e te siamo molto diversi"
"Sì. Probabilmente entrambi siamo insensibili" aggiunse Maledet, "ma non allo stesso tipo di dolore"
Rispetto a quando l'aveva incontrato quel drago aveva cominciato ad esprimersi in maniera molto meno infantile.  Sicuramente aveva ragione, come lui era insensibile al dolore fisico lei lo era a quello dell'anima. Aveva dovuto imparare a sopportare, come avevano fatto i draghi neri in passato.
Si alzò, uscendo dalla sua cella e lasciandolo di nuovo solo. I suoi allenamenti si stavano facendo sempre più intensi, e probabilmente a breve avrebbe potuto gonfiare di botte tutte quelle maledette scimmie contemporaneamente. Non vedeva l'ora che accadesse.
Si voltò e scoccò un'occhiata a Maledet che era di nuovo tornato a riposare in un angolo, buio quanto il suo manto, dopo aver recuperato la coscia di carne che Cinerea aveva ignorato. Non sapeva per quanto avrebbe potuto godere della sua compagnia. Quello sarebbe anche potuto essere il loro ultimo incontro.

***

Cinerea era confusa, estremamente confusa. Non avevano ancora ottenuto risposte sul loro strano viaggio nel passato, né avevano avuto ancora modo di incontrare Katlas. Ma non si sarebbe mai potuta aspettare quello che si manifestò ai suoi occhi appena si voltò all'udire quella voce.
Non poteva essere vero. Quasi le sembrò che tutto ciò che fino a quel momento erano riusciti ad ottenere si fosse sgretolato, e in un singolo istante pensò a Spyro, ai guardiani e al Distruttore; le tornarono in mente le immagini di battaglie ormai vinte, dall'acqua arrestata dalla diga, agli sforzi per poter proteggere Belligera, fino al loro ultimo terribile scontro.
In un solo istante, tutto aveva cominciato ad apparire inutile. I ricordi sfumarono, e lei si ritrovò di fronte all'unico essere che mai avrebbe pensato di poter incontrare ancora.
Imponente e minaccioso, d'innanzi al suo sguardo si stagliava il leggendario drago viola. Il drago che fino ad allora nessuno aveva creduto avere antenati fra gli antichi, il drago che mai aveva smesso di tormentarla nel bel mezzo degli incubi con l'eco della sua voce lontana e cavernosa.
Squame intrise di magia, occhi d'inferno, artigli di sangue. Il Maestro delle ombre era tornato.
Un folle istinto di sopravvivenza scattò in Cinerea, ma questo si conciliò con un odio che nelle sue viscere si era radicato fin troppo a fondo per poterlo ignorare.
Senza che la sua mente cercasse anche solo di fermarla, si scagliò contro Malefor.
"Cosa ci fai qui!"
Non diede minimo spazio alla razionalità, ne attinse al suo elemento per colpire. Semplicemente si gettò con le zanne contro il collo del possente dragone, mettendo in quel balzo tutta la sua veemenza.
Il morso non incontrò alcuna resistenza, se non i gialli occhi di quello che un tempo era stato il suo maestro.
Sentiva il sangue in bocca. Affondò con i denti nelle squame viola e graffiò senza alcun ripensamento, artigliando e stringendo con tutte le sue forze. Si ritrovò a iniettare il suo veleno corrosivo senza neanche accorgersene, tutto il suo essere aveva preso a scaturire ciò che in lei si era accumulato in quegli anni.
Malefor si limitò ad abbassare il muso. La strinse per un'ala e con un grugnito se la scrollò di dosso, scagliandola via.
Cinerea tuttavia era riuscita a portare con sé qualche frammento della dura corazza, rimasta incagliata fra le sue fauci. Atterrò sulle zampe e sputò a terra per l'orrendo sapore, il sangue e le squame di Malefor sembravano forgiate dai vapori sulfurei, o magari era solo il marciume che lo aveva logorato fino a quel momento.
Solo allora riuscì a prendere coscienza di quanto stava accadendo. Tutto le precipitò addosso, ancor più violentemente di prima. Ora che l'ira si era impercettibilmente affievolita, coadiuvata forse dallo sforzo a cui aveva sottoposto ogni fibra del suo corpo, cominciarono a subentrare nuovi dubbi, frustrazione e paura.
Come aveva fatto a ferire Malefor così facilmente?
"Cinerea" ripeté lui, scandendo il suo nome con voce ancor più sibilante.
Era sufficiente una sua parola per gelarle il sangue nelle vene.
"Come puoi essere qui! E come puoi essere vivo!"
Cercò di restare calma, ma il suo sguardo bastava a tradire la sua agitazione. Anche il tono della sua voce era molto più alto del solito.
Il pesante respiro del drago la investì. La sua espressione le apparve dannatamente minacciosa, ora che si trovava lì sola con lui. Non c'era Spyro, non c'era nessuno a proteggerla.
"E tu... come sei giunta qui?"
Non credeva che le avrebbe risposto, ma ancor meno pensava che le avrebbe rivolto una domanda a sua volta.
"Non sono affari tuoi, rispondimi piuttosto!"
Non riusciva a distogliere gli occhi da quelli spaventosi dell'interlocutore. Avrebbe voluto fuggire, tornare dal suo compagno, ma qualcosa la inchiodava sul posto. Qualunque forma di vita nei paraggi appariva insignificante al cospetto del maestro delle ombre, anche adesso che non si trovava in un vulcano. Non che il luogo potesse considerarsi più ospitale, uno sprazzo di vegetazione aggressiva in mezzo ad un bosco avvelenato da chi sa quale tetro potere oscuro.
Di certo l'ambiente si intonava alla sua figura, l'acqua pareva riflettere la corruzione di cui il suo corpo era irreparabilmente impregnato.
"Speravo che tu sapessi dirmelo, sciocca ingrata dragonessa"
A quelle parole, i muscoli di Cinerea guizzarono nuovamente. Malefor tuttavia sollevò una zampa e la indicò con due artigli, fissandola con fermezza.
"No. Fermati, avrai molto tempo per combattere. Non ora"
Attorno a loro, le creature che avevano attaccato Cinerea si erano dileguate. Solo Il grande golem di legno e qualche altro mostriciattolo avevano avuto il coraggio di avvicinarsi, per tentare un nuovo assalto.
Malefor piantò le zampe a terra e concentrò la propria magia fra le fauci; generò una sfera d'energia violacea e pulsante, per poi scagliarla al disopra della testa di Cinerea la quale fu costretta ad appiattirsi a terra.
La potenza del colpo fu devastante.  In un singolo attimo, il bosco divenne deserto.
Restò immobile, indecisa se rialzarsi o meno. La sensazione di restare stesa in balia di quell'abominevole creatura leggendaria la metteva senz'altro a disagio, ciò nonostante una rinnovata sensazione si fece largo nelle sue ossa, nel suo manto di squame d'ossidiana, dalle corna alla punta della coda.
Per qualche inspiegabile ragione, Malefor non le apparve pericoloso come l'aveva considerato fino a quel momento. In un certo senso, la sua presenza fu quasi confortante, come se avesse ritrovato la protezione di un guscio di cui ormai si era spogliata.
"Ora ascoltami, Cinerea"

***

I semi vennero piantati. Le creature sorsero. Le scintille appiccarono l'incendio, rendendo cenere ciò che prima era vita. In quelle ceneri attecchiva la fine, e con essa fioriva un nuovo mondo.
Potevano essere le fiamme dell'inferno; erano le fiamme di Katlas. Un drago viola avrebbe portato alla creazione o alla distruzione, Katlas avrebbe portato ad entrambe.
I portali si aprirono, le ceneri si riversarono.
"Se quella della natura è una melodia, ne comporrò il requiem"

Cinerea non tornava. Spyro e Irasu, ormai certi che fosse accaduto qualcosa di poco gradevole, non persero altro tempo. Avevano atteso per quasi un giorno intero; Spyro era convinto che lei non avesse bisogno d'aiuto e Irasu non sembrava voler dare a vedere che, a suo malgrado, aveva cominciato a preoccuparsi a sua volta. Questo purtroppo ritardò la loro partenza.
Fu difficile seguire le tracce lasciate dalla dragonessa, dato che aveva percorso gran parte del tragitto in volo. Procedendo, tuttavia, si imbatterono in quelli che avevano tutta l'aria di essere i residui di uno scontro piuttosto recente.
Solcato da acque velenose, quel bosco era decisamente stato il palco di una violenta battaglia. Alcuni alberi erano stati sradicati, i corpi di alcune bestie che Spyro conosceva molto bene giacevano fra le radici. Su una corteccia trovarono segni d'artigli, sull'erba zolle di terreno strappate e polvere scura.
Il cuore di Spyro cominciò a martellare nel petto, come raramente aveva fatto prima. Voltava freneticamente lo sguardo da una parte all'altra, chiamando il nome della compagna ogni volta che gli pareva di scorgere un movimento.
Niente, Cinerea era scomparsa. Ma non ebbe modo di spalancare ancora le fauci per gridare.
L'aria si fece improvvisamente carica di tensione, come se un frizzante flusso invisibile avesse improvvisamente invaso la zona. Il pelo di Irasu si drizzò e il tasso brandì la propria arma pronto a difendersi.
Con un'esplosione, un vortice d'energia purpurea si generò a meno di un metro da terra, inglobando gran parte della vegetazione e del cielo circostanti.  Spyro rimase esterrefatto, non aveva mai visto nulla del genere.
Quello era senza dubbio un portale.

"No, non ho paura"
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Uh, finalmente riesco a postare il capitolozzo. Ringrazio Chrisssssss e Lady che stanno recensendo la storia e chiunque la stia leggendo silenziosamente, ma ringrazio tantissimo anche chi mi manda commenti in privato per discuterne insieme.
Mi fa un casino piacere che qualcuno si interessi così a questo mirabolante delirio!

Rispondo ad alcune domande e critiche uscite qua e là:

1-Cinerea non è del tutto nera, perché l'hai chiamata drago nero?
\In realtà non ho detto sia un drago nero, anzi in questo capitolo si dovrebbe intuire qualcosa in più. La si può considerare la continuazione del capitolo 2. Ho usato il gioco di parole "cenere", "Cinerea" e il fatto che il nero e la distruzione possano essere simboleggiate dalla cenere per dare un po' l'allegoria delle squame, un tempo azzurre, che si sono tinte di cenere e fuliggine. La colorazione delle squame di Cinerea è dovuta alla corruzione di Malefor, come i simboli sul suo corpo. Come si può vedere nei giochi, questi dettagli non spariscono neanche quando torna normale. Questo può voler dire tutto e niente, quindi io l'ho interpretata così xD

2-Il viaggio nel tempo è straaaaabusatissimo, non c'era nulla di meglio da inventarsi?
\Sto discorso l'ho letto talmente tante volte che, come ho scritto in una risposta ad una recensione, è  diventato più cliché dire "il viaggio nel tempo è stra abusato" di quanto lo sia lo stesso viaggio nel tempo ^_^ se lo si contestualizza in un simile gioco, dove il drago viola ha i poteri del Cristo (letteralmente U.U) e può viaggiare pure nel tempo, diventa solo un espediente per giocare con i pochi elementi forniti dalla trama e spostarsi sia di ambientazione che a livello temporale. Il pianeta è sempre lo stesso, ma queste vicende sono accadute molto prima di Malefor, molto prima del molto prima del molto prima di Malefor!

3-Alla fine dell'Alba del drago si vedono le due sagome dei dragonsoli sul tramonto di Avalar, questa scena dove l'hai messa?
\Semplicemente nel primo capitolo, in maniera un po' velata ma ci sta dai :)

4-Perché il racconto dell'Aedo risulta incoerente? Non era Malefor il primo drago viola?
\Eeeehh, leggerete vivendo! No cioè, scoprirete leggendo! O vivoleggerete scoprendo! Va beh ci siamo intesi xD

In ultimo ci tengo a far notare, dato che molti di voi "brutte persone che non siete altro" non hanno colto le citazioni, che nel primo e nel quarto capitolo ci ho infilato i testi delle canzoni "Broken soul" e "I would die for you", ovvero le sound track di fine The eternal night e Dawn of the dragon. Un po' riadattate per la situazione, ma pensavo che si sarebbero capite più easymente!

Con ciò vi saluto, sperando che l'improvvisa comparsa di Malefor abbia creato un po' di casino nelle vostre pucciose menti già incasinate dalla follia di questa storia.
At the next!

-Aesingr
(Aes per amici e nemici)
 
  
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