Serie TV > I Medici
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    28/06/2019    6 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo dodicesimo

 

On se croise sans se lancer un regard (un regard)
Je n’sais quoi dire quand on m’fait la remarque (la remarque)
Notre entourage tente de nous raisonner (raisonner)
Je pense qu’il est temps de se retrouver (retrouver)
Et j’ai tenté d’te haïr mais la colère est partie
Les bons souvenirs l’emportent sur la haine et la rancœur
I forgive you, you know not what you have done
Ohh I, I forgive you, now it’s time for me to move on
Ohh I, I forgive you, you did not see right from wrong
Ohh I, and I love you, always in my heart you’ll live on
You’ll live on
You’ll live on…

(“Je te pardonne/ I forgive you” Maitre Gims ft. Sia)

 

Mentre tutti scappavano il più lontano possibile dalla Cattedrale, tre persone vi erano invece entrate: si trattava di Sandro Botticelli, Angelo Poliziano e un medico. Poliziano era presente alla cerimonia, aveva visto tutto e, invece di scappare, aveva deciso di andare a cercare un dottore per medicare Lorenzo e Giuliano, nel caso fossero stati feriti. Sul sagrato aveva incontrato Sandro, gli aveva spiegato la situazione e insieme erano andati in cerca di un dottore.

Adesso erano di ritorno ed entrambi tirarono un sospiro di sollievo vedendo che sia Lorenzo sia Giuliano stavano in piedi, sulle loro gambe; questo significava che non avevano subito ferite gravi. Tuttavia, per sicurezza, Angelo e Sandro condussero il dottore dagli amici, che si trovavano ancora davanti all’altare, fronteggiando Antonio e Jacopo.

“Lorenzo, Giuliano, state bene? Siamo andati a chiamare un medico, lasciate che vi esamini” disse Sandro, notando il graffio sulla gola di Lorenzo e la manica tagliata del farsetto di Giuliano.

Lorenzo, però, si voltò verso di loro fissandoli con uno sguardo strano.

“Non adesso, vi prego. Io e mio fratello stiamo bene e le nostre piccole ferite possono aspettare” disse, in un tono di voce che gli amici non gli avevano mai sentito. “Portate piuttosto il dottore in sagrestia, là ci sono Francesco e Guglielmo con le loro mogli e anche mia madre, Clarice e Francesco Nori, che si è fatto colpire al mio posto. Forse il medico potrà fare qualcosa.”

Sandro e Angelo si scambiarono uno sguardo perplesso, poi decisero di obbedire.

Quando i tre si furono allontanati verso la sagrestia, Lorenzo si rivolse nuovamente verso Antonio e Jacopo.

Il suo sguardo non prometteva nulla di buono.

Si era sentito tradito.

Sarebbe potuto morire, peggio ancora, sarebbero potuti morire entrambi, lui e Giuliano.

Nori era ferito gravemente, forse era già morto.

Antonio pensava ancora che fosse possibile la pace tra le loro due stramaledette famiglie?

Dove viveva, sulla Luna?

Antonio lesse tutto questo negli occhi di Lorenzo e capì che non sarebbe stato facile convincerlo, non sarebbe stato facile per niente.

Quello era il momento della verità.

Antonio provava un dolore acuto al fianco e sentiva il sangue impregnare la parte del mantello che vi teneva premuta contro, ma sapeva di non poter cedere. Doveva parlare a Lorenzo e scagionare Messer Pazzi, fosse anche l’ultima cosa che faceva nella sua vita.

Doveva proteggere l’uomo che amava.

Jacopo stava un passo indietro e non aveva aperto bocca, forse ricordandosi finalmente di avere una coscienza pure lui: era insolitamente dimesso, teneva lo sguardo a terra e aveva una chiara espressione di vergogna dipinta sul volto. Insomma, si sentiva una merda e in tutta onestà non gli si poteva dar torto…

“Cos’è questa storia, dunque, Jacopo? Chi erano quei sicari e quanto ne sapete voi?” domandò brusco Lorenzo all’uomo. Sì, certo, aveva visto che lui e Francesco erano intervenuti e li avevano uccisi e poteva anche credere che il giovane Pazzi non ne sapesse niente, ma per quanto riguardava Jacopo… beh, la sua espressione raccontava tutta un’altra storia.

“Lorenzo, adesso ascoltami bene” intervenne Antonio, ponendosi ancora meglio davanti a Jacopo. “Ti avevo già parlato di quello che avevano in mente il Papa e suo nipote Riario, ricordi? Il loro complotto per assassinarvi e prendere il potere a Firenze è andato avanti e si è ingigantito, coinvolgendo sempre più persone… non soltanto Salviati, ma anche, come avete visto, Maffei di Volterra e addirittura i Priori Vespucci e Bandini!”

Le parole di Antonio colpirono più Jacopo che Lorenzo: possibile che quel ragazzino avesse saputo tutto fin dal principio e lui non se ne fosse accorto? Quanto era stato bravo a dissimulare, a fingere?

E, soprattutto, se sapeva ogni cosa, perché non aveva cercato di fermarlo?

Quella era la domanda da un milione di fiorini d’oro…

“Sì, me ne avevi parlato, ma avevi anche giurato che Jacopo Pazzi non era coinvolto, eppure adesso siamo qui e non mi sembra proprio il ritratto dell’innocenza. Vuoi cambiare versione, Antonio?” ribatté Lorenzo, in un tono duro che l’amico non gli aveva mai sentito… ma è anche vero che non capita tutti i giorni di rischiare di essere sgozzato alla Messa di Pasqua, per cui si può capire che fosse un tantino alterato.

“Io non ho niente da cambiare. Messer Pazzi non è mai stato coinvolto in questa congiura” affermò il ragazzo con veemenza. Magari, se lo diceva abbastanza spesso, potevano anche crederci tutti, perfino lui. “Non hai visto? E’ stato proprio Messer Pazzi a salvare Giuliano e te, aiutato da Francesco.”

“Era fin troppo pronto a intervenire, come se sapesse molto più di quanto tu voglia far credere, Antonio. E poi lui e Francesco hanno ucciso tutti i sicari, molto comodo, no? Visto che avrebbero potuto parlare…”

“Io non ti riconosco più, Lorenzo!” esclamò Antonio. “Mi hai sempre appoggiato quando parlavo di pace tra la tua famiglia e quella dei Pazzi e adesso…”

“Pace? Pace? La chiami pace, questa? E’ solo per un caso se io e Giuliano siamo vivi!”

“Siete vivi perché Messer Pazzi e Francesco sono accorsi per salvarvi” insisté Antonio, testardo. “Invece di perdere tempo ad accusare un innocente, dovresti preoccuparti di ben altro. I soldati del Papa sono in città, Salviati e Montesecco tenteranno di occupare il Palazzo dei Priori e l’esercito di Riario potrebbe arrivare a Firenze da un momento all’altro!”

“Ma senti questa… sempre meglio” mormorò Giuliano, indignato.

“Molto bene, Antonio, ci occuperemo di tutto, ma continuo a chiedermi come facevi tu a sapere tutte queste cose, se, come affermi, Pazzi non ne sapeva niente” replicò Lorenzo. Tutti continuavano a parlare di Jacopo come se non fosse lì presente, ma andava bene così, perché non avrebbe saputo davvero cosa rispondere. Veniva a sapere adesso che Antonio era al corrente di tutto, non solo della congiura ma anche del tentativo di prendere la città… e lo vedeva difendere disperatamente una posizione indifendibile come la sua.

Sinceramente, si sentiva sempre di più una merda.

Antonio si sentì afferrare dall’angoscia, mentre il dolore al fianco si faceva più forte e la vista iniziava ad annebbiarglisi. Le cose non stavano andando come aveva sperato e lui doveva sbrigarsi, non poteva permettersi di perdere i sensi prima di aver convinto Lorenzo.

“Va bene, cosa vuoi sentirmi dire? Che Messer Pazzi era coinvolto? Che, magari, è stato lui a organizzare tutto il complotto? E’ questo che vuoi, Lorenzo? Vuoi trovare qualcuno da punire? Se è questo che vuoi, posso accontentarti” adesso il ragazzo era veramente allo stremo delle forze e la situazione disperata non lo aiutava. Eppure non avrebbe permesso che Messer Pazzi fosse arrestato, magari malmenato dalle guardie e infine… no, non lo voleva nemmeno pensare!

“Se vuoi dei colpevoli da punire, allora facci arrestare, Lorenzo, ma facci arrestare entrambi. Perché tutto quello che Messer Pazzi sapeva, lo sapevo anch’io e, se lui deve essere punito per aver avallato questo complotto, io sono colpevole quanto lui e devo essere punito come lui, perché anch’io sapevo tutto e non ho detto niente, non ho fatto niente per fermare i congiurati” riprese Antonio, e adesso il suo sguardo bruciava Lorenzo. “Se Messer Pazzi deve essere giudicato per alto tradimento, lo stesso vale per me. Tutto quello che vorrai fare a lui, dovrai farlo prima a me.”

Le parole disperate di Antonio toccarono il cuore di Lorenzo.

Il suo giovane amico era disposto a tutto pur di proteggere Jacopo Pazzi, perfino a farsi processare e giustiziare per alto tradimento.

Questo andava ben oltre i suoi ingenui tentativi di cercare la pace e l’armonia tra Medici e Pazzi. Antonio era cresciuto, maturato e adesso era pronto a morire pur di salvare quell’uomo.

E, in fondo, Jacopo e Francesco avevano veramente aggredito e ucciso i sicari che attentavano alla loro vita… Jacopo avrebbe anche potuto far finta di niente, intervenire solo per difendere Antonio e lasciare che Bandini e Vespucci colpissero Giuliano. Sarebbe stato proprio nel suo stile…

Invece non era andata così.

E adesso? Cosa avrebbe fatto Jacopo Pazzi? Se lo avesse risparmiato per affetto verso Antonio, avrebbe potuto fidarsi di lui o avrebbe dovuto aspettarsi un altro complotto?

Perché Antonio aveva ragione: non avrebbe potuto usare due pesi e due misure, se avesse fatto arrestare Pazzi per tradimento, avrebbe dovuto fare lo stesso con il giovane. E, a quel punto, cosa sarebbe accaduto? Come avrebbe reagito Clarice? E Francesco e Guglielmo?

Poteva essere lui, Lorenzo, a mettere la parola fine a una faida che durava da fin troppi anni. Lì e in quel momento. Poteva fare il passo decisivo verso la pace.

Gli parve di sentire la voce della nonna, Contessina, che sul letto di morte gli sussurrava di ricercare sempre la pace, di non cedere alle vendette, di pensare al bene di Firenze… (no, non sentiva le voci, nonostante fosse ancora piuttosto traumatizzato dall’accaduto). Lei aveva creduto in lui, aveva sempre pensato che sarebbe stato lui l’uomo che avrebbe portato finalmente la pace e la prosperità a Firenze. E le parole di Antonio erano così simili a quelle di sua nonna: gli insegnamenti e i saggi consigli di Contessina sembravano riecheggiare nella voce del suo giovane amico.

“Messer Jacopo, potrei anche pensare che non era vostra intenzione arrivare a questo, che non eravate d’accordo con i piani di Papa Sisto e di Riario, che non avreste mai voluto vedere una guerra civile a Firenze” iniziò Lorenzo, rivolgendosi all’uomo.

“Ed è così. Tutto quello che ho fatto, l’ho sempre fatto per il bene di Firenze: non tollererei mai che venisse sfregiata dalle violenze o occupata da eserciti stranieri” disse Jacopo, parlando per la prima volta… e riconosciamogli che, in quello che aveva detto, era stato sincero.

“Poiché siamo d’accordo almeno su questo punto, io potrei essere disposto a dimenticare gli odi e i rancori che ci hanno diviso per tanto tempo, se voi faceste lo stesso” riprese il giovane Medici. “La mia famiglia non ha mai odiato la vostra, abbiamo accolto con gioia Francesco e Guglielmo nella nostra casa. Voi continuerete a odiarci e a tramare contro di noi, Messer Jacopo?”

L’uomo scosse il capo. E non era solo una risposta di convenienza, la sua. Quando aveva visto Vespucci e Bandini colpire Antonio, aveva compreso qualcosa che non era ancora riuscito a capire fino a quel momento.

Il potere, l’eliminazione dei Medici, il prestigio, non avrebbero più avuto alcun significato per lui se avesse perduto quel ragazzino che gli aveva illuminato la vita con la sua allegria e il suo affetto.

Niente valeva la perdita di Antonio.

E niente valeva la distruzione di Firenze.

“No” rispose semplicemente. “Oggi ho compreso il mio errore, ho compreso tante cose. Firenze deve essere unita, i miei nemici non sono i Medici… sono quelli là fuori, che vogliono strapparci la nostra città.”

“Ah, ora è diventata la nostra città?” fece Giuliano, che pareva aver ritrovato il suo spirito caustico. “E noi dovremmo fidarci delle parole di uno che…”

“Basta così” lo fermò Lorenzo. Poi fece un passo verso Jacopo e gli tese la mano. “Non voglio sapere se e quanto eravate coinvolto nella congiura. Siete disposto ad agire insieme a me per difendere Firenze?”

“Lo giuro, davanti a questo altare, davanti alla Croce di Cristo, non agirò mai più contro i Medici e…”

“Allora la cosa finisce qui e ora. Non ne parleremo mai più” tagliò corto Lorenzo, tendendo ancora la mano a Jacopo, nonostante una certa espressione nauseata da parte di Giuliano… Jacopo prese e strinse la mano che Lorenzo gli tendeva (roba da brividi, ragazzi!).

“L’inimicizia tra le nostre famiglie e tutto quello che c’è stato finisce qui e ora” ribadì Lorenzo.

“Finisce qui e ora” ripeté Jacopo.

L’emozione, il dolore e il sangue perduto sopraffecero Antonio che, con un lamento, cadde a terra.

Lorenzo, Giuliano, ma soprattutto Jacopo, furono subito accanto a lui. L’uomo lo prese tra le braccia e si accorse della ferita al fianco, del mantello intriso di sangue… Antonio era stato ferito da Vespucci, ma non aveva detto niente perché era troppo impegnato a difendere lui da qualunque accusa.

Cosa aveva mai fatto per meritarsi quel ragazzo? Per meritare il suo amore e la sua devozione?

Niente, Jacopo lo sapeva bene. Anzi, tutto ciò che era accaduto era colpa sua, anche se Lorenzo aveva fatto finta di credere che non fosse così.

Dio, prenditi la mia Banca, il potere, il prestigio, il buon nome della mia famiglia… non voglio più niente, ma non portarti via Antonio, fu l’unico pensiero che attraversò la mente di Pazzi.

Strinse il ragazzo tra le braccia, cercò di tamponare la ferita anche con il suo mantello, mentre Lorenzo e Giuliano si affrettavano verso la sagrestia a chiamare quel dottore che adesso sembrava così provvidenziale.

“Antonio, resta con me, resta con me” gli disse, a bassa voce, tenendolo stretto, avvolgendolo nel suo abbraccio come per proteggerlo. “Resta con me, lo hai promesso, hai promesso che non mi avresti mai lasciato, mai.”

Il ragazzo aprì gli occhi e si sforzò di sorridere debolmente.

“Io non vi lascerò mai, Messer Pazzi… non ora, non così… non ora che ho visto finalmente… la pace…” mormorò.

Mentre il dottore accorreva presso Antonio, seguito da Lorenzo e Giuliano, il cuore di Jacopo Pazzi sperimentava il più grande terrore, vuoto e dolore di tutta la sua vita.

Non poteva perdere Antonio.

Tutto, ma non quello.

Fine capitolo dodicesimo

 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Medici / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras