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Autore: Diarly    30/06/2019    1 recensioni
In un mondo non tanto lontano dal nostro, in un'epoca prossima, qualcosa di misterioso e di complesso appare agli occhi della nostra protagonista. Infy, appena sedicenne, all'improvviso sarà costretta ad espandere i suoi orizzonti, messa a confronto con un pianeta a lei sconosciuto finora.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Di rivelazioni e di ceneri

Giusy


Sto camminando lungo il corridoio della navata laterale del settore di storia, abbiamo appena finito l'ultima lezione di oggi e, ovviamente, proprio mentre mi dirigo ai dormitori mi raggiunge Roberto. Ti pareva che non mi avrebbe intercettato il bifolco 'secchione' — sì, come no — di tutto il settore di storia, quando ancora ho i libri in mano e voglio solo tornare nella mia stanza.

"Ehi, Giusy vai ai dormitori?" Mi domanda, mentre si affanna a raggiungermi, rendendo vani i miei tentativi di seminarlo.

"No, io non riposo, devo solo prendere altri libri per leggerli voracemente: giorno e notte, senza mangiare, bere e dormire. Sinceramente mi chiedo a cosa servino i dormitori, cioè guardali: sono così dormitori. Bleah!" Gli rispondo sarcasticamente.

Ogni persona sana di mente ritorna nella propria camera prima di cena, per cambiarsi e posare i testi scolastici, tranne chi si trattiene per un po' in biblioteca, ma prima almeno si toglie la divisa.

"Oh, davvero? Che peccato, a me piacciono i dormitori... Sai dormire è molto bello! Be', allora è meglio se ti lascio ai tuoi libri, visto che sei così impaziente di leggerli," replica amareggiato, per poi correre via.

Ma che cavolo, mi porto la mano a una tempia e me la massaggio, per cercare di scoraggiare l'emicrania in arrivo, non riuscendo a non borbottare sottovoce: "Che razza di idiota."

C'è poco da fare a tal proposito, e comunque l'importante è che me lo sia tolta di dosso. Riprendo a camminare, sperando di non incontrare nessun altro seccatore mentre mi dirigo verso la mia stanza.



Tempo una decina di minuti e mi sono cambiata. Ora pronta ad andare a trovare le mie due amichette giù ai piani inferiori, intente a fare le plebee, non mi dilungo troppo: devo affrettarmi e arrivare prima che servino cena e sia calato il coprifuoco. 

Non vedo l'ora e così mi sbrigo verso l'ascensore principale, ch'è l'epicentro della grande sala scavata dentro la montagna, e al quale ogni strada di ciascun settore della scuola si dirige, in un modo o nell'altro. Come si dice: davvero tutte le strade portano a Roma.

Ragion per cui, una volta dentro, non mi sorprendo di vedere altre persone mai scorte prima. Aspettando di raggiungere il settore di scienze, cerco nel frattempo di sopportare la condivisione di questo spazio ristretto con sconosciuti. Chiunque sia mai stato costretto a stare accollato come sardine ad altri individui può comprenderne il disagio. Ma ecco che finalmente siamo giunti al punto d'arrivo. Non posso sgusciare fuori dal cubicolo in acciaio abbastanza in fretta. Libera!

Mi ritrovo in uno degli spaziosi giardini che disseminano questo luogo, ma non ho bene in chiaro quale di questi tanti angoli verdi sia questo. Dopo un attimo di confusione ritrovo la strada e m'incammino per raggiungere la stanza nei dormitori in cui alloggia Infy. Penso che Kety sia impegnata ora, quindi è meglio se l'aspettiamo insieme.

Dopo qualche minuto sono arrivata alla mia destinazione e, naturalmente, non busso ed entro di soppiatto.

"Ehi, chiudi tutte le cose sconce che stai guardando e corri a dare un grande abbraccio alla tua magnifica imperatrice, tesoro mio!" Urlo a gran voce, in quella che può dirsi un'entrata ad effetto. Al che Infy sobbalza, lanciando un libro per terra dallo spavento e guardandomi con occhi sbarrati.

"Ma che diavolo ti è saltato in testa?" Mi sgrida con la voce ancora un po' mozzata. "Mi hai spaventato a morte." Conclude portandosi una mano al petto, il respiro ansante come se avesse corso.

"Be', non so precisamente quale diavolo sia, ma spero non si tratti di Lucifero in persona," rispondo sorridendo. Lei si limita ad inarcare un sopracciglio e a rivolgermi un'espressione impassibile che, tuttavia, trasmette a perfezione il suo stato d'animo.

Scuotendo la testa, sospira: "Davvero Giusy? Davvero?''

"Comunque... cosa guardavi, sporcacciona?" Domando, cambiando discorso prima di buttarmi sul letto vicino a lei.

"Stavo leggendo. E non cose sconce," precisa, scoccandomi un'altra occhiata.

"Ah, ma davvero?"

"Sì, guarda tu stessa," mi esorta, accennando con un gesto della mano a darmi una mossa.

Mi alzo goffamente — è una sensazione divina stendersi dopo una faticosa giornata di scuola — per prendere il libro caduto, girandolo per leggerne il titolo e—

"Oh."

Già. Oh è tutto ciò che riesco a proferire. Sento un nodo allo stomaco stringersi all'improvviso e in un solo attimo preferirei trovarmi schiacciata tra gli sconosciuti di un ascensore che trovarmi lì, di fianco alla mia amica, con quello tra le mie mani.

"Sì, oh," ripete Infy, guardandomi con uno sguardo feroce e le braccia conserte. "Ora mi dirai la verità?'' E mentre me lo chiede ha un'espressione negli occhi che posso solo definire imperterrita: so che non si fermerà a un mio "no", che continuerà finché non avrà una risposta definitiva.

Sospiro, stanca, e prendo nuovamente posto al suo fianco, l'aria giocosa di poco prima svanita nel nulla, come nebbia al sole, non lasciando alcuna traccia.

''Vuoi dire che non l'hai visto?''

Alla mia domanda, si risistema a disagio, prima di chiedermi di rimando: "Visto cosa?"

Apro il libro, facendo scorrere le pagine fino ad arrivare al fondo. 

"Non hai visto le foto alla fine?" Glielo domando piano, lentamente, cercando di farle capire il punto di quella conversazione così importante, e così difficile.

"Sì, sono foto di scienziati, i primi che hanno esplorato questo pianeta. Nulla d'interessante," mi risponde perplessa.

Ricambio il suo sguardo e ho un tuffo al cuore. Non pensavo che sarei stata proprio io a ritrovarmi in questa situazione, a spiegare concetti che a malapena sono riuscita a comprendere. Ma lei deve sapere.

"Oh Infy, pensavo fossi più curiosa di così: osserva meglio la foto della squadra d'esplorazione e dimmi cosa vedi," la incoraggio.

Lei ubbidisce, ancora confusa, e attendo in silenzio che realizzi la verità che si trova di fronte a lei, catturata immutabile dalla macchina fotografica.

"Ma... ma questa è mia nonna!" Si tratta di un'osservazione a cui lei stessa stenta a credere, e infatti subito dopo si affretta ad aggiungere: "N-non è possibile, forse è qualcuno che le assomiglia come..."

Alza lo sguardo verso di me, alla ricerca di una risposta, sperando in una smentita e una soluzione, ma ciò che le dico infrange le sue aspettative: "Quella è tua nonna, e colui che le sta vicino è mio zio." 

"Ma non è possibile!" Si ribella immediatamente. "Mia nonna era una biologa ma non se n'è mai andata dalla Terra."

Allo stesso modo pensavo anch'io nei confronti della mia famiglia, ma la prova stava di fronte a noi, lampante, e parlava chiaramente.

 "Anche mio zio, un archeologo, non ha mai lasciato la Terra, ma non è questa la cosa sconvolgente Infy. Guarda la data e cosa c'è scritto nella didascalia al di sotto," le indico il riquadro posto al fondo della foto.

"Qui dice che c'è stato un crollo in una caverna, che li ha seppelliti, uccidendo sul colpo due degli esploratori. Ci sono i loro nomi, uno è Braxton e l'altra è Xandra ma— cosa? Ma l'anno..."

 "Uno dei due è mio zio e posso solo immaginare che l'altra sia tua nonna," mi fermo un attimo per lasciarle digerire il concetto. "Il fatto particolare è la data di morte; non combacia, perché mio zio se n'è andato molto tempo dopo. Io ero piccolina, ma l'ho visto, me lo ricordo bene la volta che lo andai a trovare: lui, seduto sul lettino d'ospedale che, per quanto malato fosse, leggeva il quotidiano del giorno. Il pomeriggio successivo scivolò via nel sonno." 

V'è silenzio, mentre Infy deglutisce, lo sguardo ancora fisso su quella fotografia, su quella didascalia che non ha senso.

"Anche mia nonna paterna è morta nel sonno, ma di vecchiaia. Ormai da settimane era sdraiata sul letto e mi ricordo l'andirivieni di tutti i miei parenti giunti a salutarla per l'ultima volta. Anche io ero solo una bambina, però mi ricordo ancora la sua mano che stringeva la mia e il suo dolce profumo di gigli che a me piaceva tanto." A questo punto si ferma, sforzandosi di fare un respiro profondo. Mi chiedo se anch'io, parlando del passato, abbia avuto la voce così triste. "Ma il punto è che non possono essere loro, insomma è surreale."  

"È la stessa cosa che mi sono chiesta anch'io, quando ho trovato questo libro in biblioteca. Poi è arrivato Billy e mi ha convinta a non dirti niente, esortandomi a dimenticarmi di questa storia. Non ho ancora capito che cosa nasconde, e quanto ne sappia lui di questa storia, ma dirmi di non fare una cosa significa spingermi a fare l'opposto," riferisco a Infy, prima di scrollare le spalle. "Son fatta così."

"Ma allora perché non dirmi nulla, e invece raccontare tutto a Kety?"

Mi aspettavo questa domanda, e quindi mi ero preparata.

"Non volevo ancora dirti nulla perché stavo indagando per conto mio, per assicurarmi che non fosse una presa per i fondelli. Ma per ora non ho trovato nulla e Kety, be', mi ha sorpreso mentre frugavo tra i libri in biblioteca. Non volevo metterla in ansia ma— be', ecco, le ho detto che doveva stare attenta a Billy, visto che non era affidabile," le spiego, per poi indugiare. "Forse avrei dovuto spiegarle meglio, ma in breve le ho solo detto che c'era qualcosa di strano in giro per la scuola e che per il momento non dovevamo dirti nulla. Non volevo farti un torto, sul serio, ma farti diventare paranoica quando poi magari si sarebbe rivelato un fiasco non mi pareva il caso. Kety doveva stare attenta, tutto qui. Ma tu invece come mai sai dei libri?"

Il sospiro a cui si lascia andare sembra svuotarla e così, con le spalle ricurve e uno sguardo stanco mi dice: "Vuoi qualcosa di caldo? È una lunga storia."



"Cosa?" Prorompo senza fiato. "Aspetta, aspetta, vediamo se ho capito bene: sei stata aggredita di nuovo, Andrew è un psicopatico e Billy, il tuo aggressore dagli occhi indemoniati, è il fratello dello psicopatico in questione che è anch'egli un indemoniato?"

La risposta è un cenno d'assenso mesto.

"Quando pensavi di dirmelo? Avevo iniziato a sospettare che Andrew fosse strano quando ci ha detto di non parlarti di ciò che avevamo scoperto, ma non pensavo di cogliere due piccioni con una fava. Quei due sono come dei mafiosi, che cavolo... non sarebbe meglio chiamare le forze di polizia? Magari potrebbero aiutarci, ma— così non scopriremmo la verità. Per quanto mi riguarda qui tutti sono tizi loschi, tranne noi tre naturalmente."

Abbiamo indugiato abbastanza, ciò che mi ha raccontato adesso cambia ogni cosa. Non abbiamo tempo da perdere, così mi alzo e le scocco uno sguardo, risoluta e pronta.

"Forza Infy, dobbiamo parlarne con Kety. A quest'ora sarà già tornata."



Insieme ci dirigiamo verso la stanza di Kety, che non è tanto lontana da quella di Infy e così come prima, faccio per aprire la porta di colpo, ma ora sono seria.

"Kety, ben tornata," la saluto appena la noto seduta alla scrivania mentre fa —indovinate? — i compiti. Chi ha la testa per pensare alla scuola a quest'ora?

Appena ci vede si alza e ci viene ad abbracciare calorosamente.

"Infy, Giusy! Che piacere rivedervi," asserisce tutta contenta. Rivederci? Ma se va a scuola con Infy!

 "Sì, anche a me fa piacere vedere che stai meglio, mentre non c'eri ho appuntato i compiti che devi recuperare," le risponde Infy.

Quindi è stata male! Questo spiega il modo singolare con cui ci ha salutate, però che cavolo—

Non riesco a fare a meno d'intervenire: "Potevate anche dirmelo, eh!" Arrabbiata, rivolgo uno sguardo truce a tutte e due.

Infy mi rivolge un sorriso di scuse: "Sì, hai ragione, ma ora niente più bugie. Kety devi sapere che..." 



Mezz'ora dopo siamo tutte e tre stravolte. Dagli incubi di Kety alle aggressioni ricevute da parte di Infy, troppe cose sono successe e neppure una di questa sembra essere positiva.

"Va bene," inizio, prendendo un lungo respiro e cercando di fare mente locale. "Allora, adesso voi due vi coricate e vi riposate, mentre io vado a prendere il portatile e alcuni libri che ho preso dalla biblioteca quando stavo indagando. Magari mi è sfuggito qualcosa, non si sa mai. Poi torno qui, mangiamo qualcosa e vediamo di fare luce su questa faccenda. Ma adesso vi voglio vedere sonnecchiare entro cinque minuti." 

Ai miei ordini perentori si scambiano uno sguardo, riportando l'attenzione su di me.

"E niente 'ma'! Su, forza!"

Mi alzo e le sposto di lato, per tirare indietro la coperta: "Andiamo, tempo di diventare bozzoli di bruchi!'' Faccio loro cenno di mettersi sotto la trapunta e, dopo alcuni minuti, quando sono certa d'averle infagottate per bene, lascio la stanza.

Prendo di nuovo l'ascensore per ritornare nel mio settore, questa volta fortunatamente da sola — grazie al cielo — e quando esco vedo che il sole sta tramontando. Mi devo affrettare. Con ampie falcate vado verso i dormitori e, quando sto attraversando gli ultimi metri che mi separano dalla mia stanza, quasi distrattamente mi ritrovo ad alzare lo sguardo. Scorgo due figure completamente vestite di nero che stanno tentando di forzare la mia serratura per entrare e No! Col cavolo!

Mi muovo veloce verso di loro, urlando loro in faccia: "Non oggi, pezzi di merda!"

Con uno scatto fulmineo, tiro indietro il braccio e assesto un pugno in faccia al tizio che stava maneggiando con la maniglia. L'altro si gira, colto di sorpresa, e riesco a vederlo— o, meglio, vedo la sua maschera, perché portano due maschere bianche. 

Il tipo in questione non rimane di stucco a lungo e si fa avanti, tirandomi un pugno, per vendicare il compagno che sta tentando di rimettersi in piedi. Purtroppo per lui riesco a schivare il colpo, ed è tutto merito di papà per avermi mandato ad imparare le arti marziali miste. Forse una volta finito qui, gli spedisco dei fiori per ringraziarlo.

Muovendomi con rapidità, mentre tizio numero due è ancora slanciato con il pugno a mezz'aria, lo colpisco allo stomaco con una ginocchiata e, per assicurarmi che resti fuori gioco per un po', forse gliene ho assestata un'altra anche alle parti basse. Emettendo gemiti doloranti si piega a terra, mentre tizio numero uno nel frattempo si è ripreso e riproduce dall'interno della sua felpa un grande coltello.

"Oh, quindi vi danno anche dei pugnali omaggio nella setta. Wow, certo che siete professionali,'' non riesco a fare a meno di commentare, forse per tentare di disperdere la tensione. Lui carica, sventolando il coltello avanti e indietro, lasciandomi a malapena il tempo di abbassarmi e con un guizzo tempestivo afferrargli il braccio. In un attimo glielo storco all'esterno, così da non essere alla portata della lama e a quel punto con il gomito dell'altro braccio lo colpisco al lato della testa. L'arma cade a terra in un tintinnio che è una sinfonia per le mie orecchie, mentre lui indietreggia barcollante.

"Vermi schifosi, ditemi chi siete!" Ringhio a tizio numero uno, mettendomi in posizione difensiva, ma lui non sembra intenzionato a riprendere lo scontro, perché solleva tizio numero due, mettendoselo in groppa, per poi scappare via ignorando i lamenti del compare. Ma che cavolo...

Nello stesso istante in cui mi preparo per inseguirli, tre studenti si precipitano addosso, facendomi cadere. Finisco per ruzzolare a terra assieme agli altri, disorientata.

"Ma che diamine...!" L'imprecazione mi esce a mascelle serrate.

"Scusaci, ma stiamo cercando di evacuare la zona in più in fretta possibile," dice un ragazzino facendo alzare gli amici caduti, per poi aiutare me.

"Di che state parlando? Quale evacuazione?"

"Sappiamo solo che c'è stata un'esplosione nel settore di scienze e, sai, dopo l'ultima volta hanno deciso di evacuarci alla cittadella sottostante, lì saremo più al sicuro," mi risponde agitato, fremente di proseguire verso una zona più sicura.

Ma io devo vederci chiaro prima di poterli lasciare andare, e così, concitatamente, li trattengo:  "Quale esplosione?"

"Non l'hai sentita? Era nella parte più lontana, però un po' si è sentit—"

Lo studente non fa in tempo a finire di parlare che la terra trema, facendoci traballare. Sembra che l'intera montagna sia ad un passo dal ripiegarsi su sé stessa, quando i tremori si assestano, lasciando dietro di loro solo la sensazione di star per precipitare.

"Questa era molto più vicina... forza, sbrighiamoci! Anche tu faresti meglio a scappare, e anche in fretta," dice frettolosamente il ragazzo, prendendo i suoi amici per le braccia, per poi correre nella parte opposta da dove è venuto. 

Rimango per un attimo attonita, ferma nel corridoio deserto, con la scossa che ancora riverbera fin dentro le mie ossa, ma all'improvviso mi arriva come un lampo un pensiero: perché c'è stata un'esplosione nel settore di scienze, proprio dove... Kety! Infy!

Inizio a correre giù dall'altopiano, perché gli ascensori che ho usato soltanto una manciata di minuti prima non sono più sicuri. Come ha fatto ad andare tutto allo sfacelo in così poco tempo? Ho appena imboccato la strada che conduce al settore di scienze quando un'altra esplosione fa tremare la terra e io cado sul terreno, tra la polvere, con rocce e sassi che saltano su e giù e in ogni direzione.

Quando alzo lo sguardo, vedo solo fumo e fiamme sollevarsi dal settore e così tante grida — oddio le grida — che mi raggelano, mi tolgono il fiato. Rimango pietrificata da tale orrore, incapace di fare nulla e consapevole che il mio aiuto, comunque, non farebbe la differenza. 


Angolo Autrice

Allora è passato tanto tempo dalla mia ultima pubblicazione, ma a quanto pare sembra che manco a qualcuno haha. Voglio ringraziare come al solito la mia beta J_Jace per il suo lavoro e affetto. Ti voglio bene. Ringrazio chi mi segue e chi legge, come al solito accetto qualsiasi critica e spero che questo capitolo vi sia piaciuto, un grosso bacione
By Diarly ^_^

 

   
 
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