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Autore: _ A r i a    30/06/2019    0 recensioni
[The Glass Scientists]
Il mare si agitava in tempesta, spuma bianca che schizzava nell’aria, mentre l’acqua rifletteva le tonalità plumbee del cielo.
Era uno scenario inquieto, proprio come la sua anima. Edward cercava di scappare lì ogni volta che poteva: su quell’arena grigia e fredda vi erano solo le sue impronte, nubi cariche di pioggia che si avvicinavano sempre di più. C’era l’aria frizzante ed elettrica che preannunciava un temporale, e il vento gelido gli faceva sbattere con furia la giacca contro il corpo: era il clima perfetto per riflettere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mare si agitava in tempesta, spuma bianca che schizzava nell’aria, mentre l’acqua rifletteva le tonalità plumbee del cielo.
Era uno scenario inquieto, proprio come la sua anima. Edward cercava di scappare lì ogni volta che poteva: su quell’arena grigia e fredda vi erano solo le sue impronte, nubi cariche di pioggia che si avvicinavano sempre di più. C’era l’aria frizzante ed elettrica che preannunciava un temporale, e il vento gelido gli faceva sbattere con furia la giacca contro il corpo: era il clima perfetto per riflettere.
Aveva scoperto l’esistenza di quella città ormai da anni. Le tempeste d’inverno lo aiutavano a riflettere, e di recente la sua mente era così piena di pensieri…
«Edward!»
Oh, no. Non di nuovo. Credeva che nascondersi lì sarebbe servito a far tacere quella voce, a dargli un po’ di tregua, di solito funzionava…
«Edward!»
«S-sta’ zitto…!»
Quella voce. Quella maledetta voce… avrebbe voluto metterla a tacere per sempre, eppure non ci riusciva.
«Edward! Ti prego, ascoltami…»
Edward si lasciò cadere a terra, le ginocchia che impattarono dolorosamente su quella sabbia grigia. È strano: un terreno del genere dovrebbe essere morbido, invece adesso pareva duro come roccia.
Era fuggito da Londra per non sentirlo più, perché credeva che lontano da quei camini fumanti avrebbe trovato la pace che cercava. Peccato che fosse stato tutto inutile: lui era lo spirito di Londra di notte, non poteva trattenersi a lungo lontano da quella città, dai pub malfamati, dalle sue conoscenze losche.
Edward si prese la testa tra le mani, trattenendo a fatica un ringhio tra i denti.
«Lasciami in pace, Henry!»

Lo odiava. Lo detestava con tutte le sue forze.
Se era fuggito da Londra l’aveva fatto principalmente a causa sua. quella maledetta città gridava il suo nome in ogni angolo, perché era ormai abituato a vederla con i suoi occhi: le piazze che gli scorrevano davanti quando si muoveva in carrozza, i viali alberati che attraversava durante le sue passeggiate…
I pensieri di Edward si arrestarono di colpo nel momento in cui si rese conto che, in tutte quelle situazioni, era onnipresente la dannata figura di Robert.
Lo vedeva stringere simpateticamente la spalla di Henry, rivolgergli sorrisi luminosi mentre camminavano nell’aria autunnale, foglie caduche che scivolavano via dai loro rami.
Detestabile.
Aveva preso una stanza in un vecchio motel scadente, poco fuori città, ma comunque piuttosto vicino al mare. Sentiva le onde infrangersi sulla riva ma, diversamente da quanto avesse immaginato, riflettere gli restava comunque difficile.
Aveva chiesto che gli portassero qualcosa da mangiare in camera, ma non era riuscito a toccare alcunché. La qualità di quel cibo era piuttosto scadente, ma la verità è che la sua mente era troppo affollata da pensieri che la angustiavano per sentirsi in un qualsivoglia modo invogliato a mangiare.
La luce nella stanza era spenta. Le finestre erano chiuse, ma i tendaggi malandati non le coprivano del tutto, permettendo al lucore azzurrognolo del cielo, che si avvicinava sempre di più alla sera, di filtrare. Edward era disteso orizzontalmente sul letto, un braccio poggiato sulla fronte e gli occhi chiusi. Chiedeva solo un po’ di tregua, giusto qualche giorno di respiro… possibile che dovesse essere così difficile?
Sì, aveva preso possesso del corpo di Jekyll. Per quanto lo scienziato si dimenasse, Edward stava riuscendo in qualche modo a mantenere il controllo del proprio corpo. Forse, a motivarlo era il disprezzo che nutriva nei confronti di Robert.
Del modo in cui guardava Henry. Del modo in cui lo toccava.
Avrebbe voluto essere lui l’unico a rivolgergli degli sguardi e dei tocchi del genere, ma non poteva, ovviamente…
Un rumore terribilmente forte prese a tormentargli la mente.
Edward era certo che, se mai il vuoto avesse avuto un suono, senza dubbio sarebbe stato quello: un silenzio così assoluto da rimbalzare contro le pareti delle sue meningi, in maniera assordante.
Fu costretto ad afferrarsi il capo tra le mani, stringendo furiosamente ciocche di capelli biondi.
«Finiscila, Henry!» gridò, digrignando i denti con rabbia.
Davanti alla finestra, non troppo distante dell’armadio, la superficie di uno specchio iniziò ad agitarsi. Lentamente comparve su di essa la figura di Henry Jekyll. Appariva preoccupato, i palmi premuti contro quel vetro in cui era imprigionato, tuttavia sembrava che si stesse impegnando per mantenere un atteggiamento severo.
«No» replicò, con voce austera. «Almeno non finché non mi avrai detto cosa ti è preso di recente…»
Maledetto.
Già, che tu possa essere maledetto, Henry Jekyll. Anzi, la verità è che sei già maledetto, lo siamo entrambi, finiremo insieme tra le fiamme dell'inferno, quando tutta questa dannata situazione sarà giunta alla sua conclusione.
Di recente i poteri di Edward si erano acutizzati, e spesso riusciva ad estromettere il suo alter ego dai propri pensieri. Se lo faceva, tuttavia, era perché chiaramente non desiderava condividerli con lui.
E invece quell'idiota sperava che, per prima cosa, glieli confidasse, come se fossero due stupide ragazzine.
Tks. Illuso.
C'era qualcosa di strano, però. Se Edward aveva acquisito maggiore forza, significava che Henry si era indebolito. Qualora fosse stato così, tuttavia, non avrebbe dovuto essere stato in grado di apparire sullo specchio i di provocargli quelle emicranie, no?
«Te lo puoi scordare» negò seccamente Edward.
Una nuova fitta di dolore, più lancinante della precedente, tornò a tormentargli la mente. Un urlo di rabbia proruppe fuori dalle labbra di Edward, mentre cadeva debolmente a terra sulle proprie ginocchia.
Detestava essere debole.
«S-smettila…!» gli ordinò ancora, cercando di allungare una mano in direzione dello specchio.
«Perché mi impedisci di leggere i tuoi pensieri, Edward? Perché mi hai rinchiuso qua dentro, nella tua, nella mia
mente?» insisté Henry. Per un momento sembrò come se volesse allungarsi nella sua direzione, ma finì per trattenersi all'ultimo.
«M-ma come, dottore? Non riesci più a controllare il tuo stesso esperimento?» lo derise Hyde. «Volevo solo un po' di libertà, niente di più!»
Ennesima fitta di dolore. Forse quell’atteggiamento arrogante non gli avrebbe giovato granché.
«C-cos'ho fatto, adesso? È la verità!» esclamò a gran voce Edward, un nodo in gola che andava stringendosi sempre di più.
«Non ti credo» spiegò Jekyll, senza perdere la calma. «Abbiamo sempre discusso le condizioni delle tue uscite, non vedo cosa avrebbe dovuto esserci di diverso stavolta.»
«Sei stato tu a rinchiudermi nella tua mente!» sbottò Hyde, al limite della collera.
«Era l’unico modo che avevo per proteggere la società» gli fece notare Henry.
«No, non lo era!» lo interruppe Edward. «Che senso ha impedirmi di uscire-»
«Oh, andiamo, Edward! La polizia era sulle tue tracce, hai quasi dato fuoco a mezza Londra! Se non ti ho permesso di andare in giro a combinare altri danni è stato anche per protegger-»
«Proteggermi? Proteggermi…?» Edward alzò lo sguardo di scatto, rabbia e qualcosa di pericolosamente simile a delle lacrime a danzargli negli occhi. «Per tua informazione, so proteggermi anche da solo. Dovresti imparare ad inventare scuse meno penose, sai, Henry? La verità è che non aspettavi altro che liberarti di me, così da avere campo libero con quell’idiota di Lany-»
Edward tacque di colpo, realizzando solo in quel momento cos’era stato sul punto di dire. Si portò entrambe le mani alle labbra, distogliendo in fretta lo sguardo. I suoi occhi si posarono sulla finestra: il cielo si stava oscurando sempre di più, mentre proprio in quel momento un lampo sferzò l’aria cupa.
Nella stanza, nel frattempo, era calato un silenzio di tomba. Henry non riusciva a smettere di osservare il suo alter ego, confuso.
«Che… che diavolo c’entra Robert-»
«Robert!» Edward agitò furiosamente le braccia. «Hai sempre il suo nome pronto sulle labbra…!»
«È… un mio caro amico»
«Un caro amico!» Se avesse avuto più forze, probabilmente Hyde si sarebbe scagliato contro lo specchio. «Un caro amico a cui hai chiesto di darti lezioni di ballo!»
«Non vedo cosa ci sia di male, né capisco perché ti dia così tanto fastidio. Desideravo entrare nell’alta società, avere delle conoscenze che potessero aiutarmi finanziando i miei progetti, e lui mi ha dato una mano, tutto qui.»
Edward puntò nuovamente lo sguardo verso lo specchio, fulminando Henry.
«Credi che non sappia che aspiri a diventare come lui? Che lo ammiri, che è la tua figura di riferimento, il tuo modello?» gli chiese Hyde. La sua voce si era adesso abbassata, divenendo atona, cauta, minacciosa. «Quando ero rinchiuso nella tua mente non ha fatto che torturarmi…»
A quelle parole, l'espressione di Henry mutò di colpo. Tutta la severità che aveva ospitato fino a quel momento svanì all’istante, lasciando il posto ad una sincera preoccupazione.
«T-torturarti…?» ripeté, incredulo. «Edward, che cosa…? Perché non mi hai detto niente prima…?»
«Mi avresti creduto?» gli domandò Hyde, e nella sua voce c'era una tale amarezza da far male.
La risposta era scontata: no, ovvio che non gli avrebbe creduto.
Quella consapevolezza non fece che ferire ancor di più Henry. Come aveva potuto non accorgersi dello stato di disagio in cui versava il suo alter ego…?
«Edward…» lo chiamò piano, mosso da una stretta al cuore. Perché non lo guardava…?
Prima che potesse rendersene conto, Henry aveva già allungato le proprie mani in avanti. Desiderava consolare Edward, cielo, lo voleva con tutto se stesso… si stupì non poco non appena si accorse che le braccia avevano superato la superficie dello specchio, ma s’impose di non fermarsi. Aveva bisogno di toccarlo…
Edward si ritrovò a sobbalzare non appena avvertì il tocco delicato di Henry sul proprio volto. Si era ritrovato spesso a sognare ad occhi aperti, domandandosi quali sensazioni avrebbe potuto provocare in lui… ed ora che poteva avvertirlo chiaramente, non faceva che aumentare in lui il desiderio di quel contatto.
Che gli stava succedendo? Che fine aveva fatto l'Edward altero, restio a qualsiasi genere di sentimentalismo?
Sapeva che avrebbe fatto meglio a sottrarsi alla sua presa, eppure finalmente le attenzioni di Henry erano solo per lui…
Jekyll, dal canto suo, faticava a comprendere. Era strano; mai e poi mai si sarebbe aspettato che l’egocentrica creatura che i suoi discutibili esperimenti avevano dato alla luce si sarebbe abbandonata tanto passivamente al suo tocco. Per di più, per giorni l’aveva confinato nei meandri più oscuri della propria mente, e per cosa, poi? Perché gli aveva chiesto una tregua di due settimane, al fine di potersi dedicare interamente all’esposizione ormai imminente?
No, c’era qualcos’altro, nel risentimento di Hyde, Henry l’aveva avvertito. Altrimenti, che senso avrebbe avuto tirare in ballo anche Robert…?
I pensieri di Henry si arrestarono di colpo. Sì, c’era stato qualcosa, in passato, tra lui e Robert, e sapeva che l’amico nutriva ancora per lui un affetto sincero, sebbene Jekyll non stentasse a credere che si sarebbe allontanato da lui senza troppi indugi nel momento in cui fosse venuto a sapere nello specifico su cosa vertevano i suoi esperimenti scientifici. Tuttavia, cosa importava di tutto ciò a quella creatura… Edward…
Un sospetto s’insinuò nella mente di Henry, ed Edward comprese di aver commesso un altro errore. Henry non poteva più leggere i suoi pensieri, ma lo stesso non si poteva dire di lui. si sentiva così stupido, perché si era lasciato prendere dall’impulsività, finendo senza volerlo per rivelare ad Henry dettagli che avrebbe fatto meglio a tenere per sé.
«Edward…!» fece per richiamarlo il suo creatore, colto da una necessità improvvisa: era quasi sicuro di avere ragione, tuttavia gli servivano delle certezze…
Peccato che Edward non sembrasse intenzionato a fornirgliene.
Hyde si alzò in fretta da terra, sottraendosi così definitivamente al contatto con Jekyll. Attraversò la stanza con delle ampie falcate, in preda ad una forte inquietudine, fino a raggiungere una scrivania, sulla quale erano ammassati diversi oggetti. Henry cercò nuovamente di chiamarlo, ma ormai era inutile: Edward afferrò il primo soprammobile che le sue dita incontrarono, scagliandolo in direzione dello specchio, che si frantumò in mille pezzi, mentre il riflesso di Henry svaniva nuovamente nel nulla.
Edward, tuttavia, sapeva che non c’era nulla di cui gioire.
Ora Henry era a conoscenza del suo segreto.




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The glass scientists è un webtoon creato da Sabrina Cotugno. Sono venuta a conoscenza di quest’opera in maniera del tutto fortuita: durante una spiegazione di letteratura inglese, il cui argomento era il libro The strange case of Dr Jekyll and Mr Hyde di Robert Louis Stevenson, la mia compagna di banco – che è notoriamente una canaglia – mi fece notare la singolare somiglianza di Jekyll e Hyde a due personaggi di mia conoscenza (chi mi conosce probabilmente sa a chi potrei riferirmi) e da quel momento nacque un’ossessione che, nel corso dei mesi, non poté far altro che aumentare. Navigando in quello splendido posto più o meno che è Tumblr mi ero messa a cercare post e meme sull’opera di Stevenson, e spesso mi ritrovavo davanti Jekyll e Hyde rappresentati come due personaggi (uno moro, l’altro biondo) e, sebbene alcuni tratti cambiassero a seconda dello stile dell’artista, la fisionomia rimaneva all’incirca la stessa. Ci ho messo un pochino a comprendere che fossero fanart modellate sull’aspetto di Jekyll e Hyde del webtoon ops
In ogni caso, incuriosita, mi sono letta l’intero webtoon – o perlomeno, gli spezzoni per ora disponibili, visto che non è ancora finito e ci sono aggiornamenti ogni lunedì – in un pomeriggio, cogliendo al balzo l’ozio che mi attendeva a causa dell’arrivo improvviso di una lieve influenza. Penso che sia superfluo dirlo, ma ne sono rimasta letteralmente rapita.
Partendo dal presupposto che avevo amato la descrizione dell’ambiente vittoriano che avevo ricevuto dal mio libro di testo di letteratura inglese e ancor più la marcata descrizione di quel dualismo che Stevenson ne fornisce, mettendo in evidenza quelle contraddizioni tipiche della sua epoca – il Victorian compromise critiche alla società coeva, adoro! –, in The glass scientists si trova tutto ciò, assieme a una buona dose di fantasy – che non guasta mai –, commistione di altre opere letterarie vittoriane (in particolare Frankenstein di Mary Shelley), lupi mannari e creature zombificate, il tutto condito da una sferzante nota ironica che caratterizza tutta la narrazione. Dite la verità, non vedete l’ora di leggerlo, adesso.
Tutti i personaggi sono caratterizzati in maniera straordinaria: quello che, personalmente, mi ha colpita di più è stato Hyde, e forse è anche per questo che ho sfruttato il suo pov per la storia.
Passando alla ff in sé, in realtà è molto scema: nell’opera originale non è successo niente di tutto ciò, perché Henry è riuscito a mantenere il controllo su Hyde (per ora), mentre io mi sono persa a immaginare un what if in un ipotetico scenario in cui Edward fosse riuscito veramente a prendere il sopravvento.
Appunti importanti al fine della comprensione della storia: l’esposizione di cui parla Henry, ad un certo punto, è quella che lui stesso sta organizzando. Nel webtoon, infatti, Jekyll è a capo di un’associazione di scienziati pazzi (sebbene loro preferiscano chiamarsi rogue scientists anziché mad scientists) e a breve terranno un’esposizione per presentare al mondo i loro esperimenti. Henry si occupa praticamente da solo dell’organizzazione dell’intero evento, e Hyde non perde occasione per mettergli i bastoni tra le ruote, insistendo affinché Jekyll beva la pozione e gli permetta di andare in giro per Londra a fare ciò che vuole. Fino al punto in cui il webtoon è arrivato Herny è riuscito a tener testa a Edward, ma chissà…
(Aggiungo che anche nel libro di Stevenson Jekyll riesce per un periodo a “isolare” il suo gemello malvagio, sebbene con un pretesto di trama diverso da quello del webtoon, tuttavia alla fine in questo caso Hyde riesce a prendere il sopravvento. Probabilmente andrà così anche nel webtoon, visto che, nonostante delle modifiche sostanziali al contorno, la trama del libro risulti pressoché invariata, tuttavia allo stato attuale delle cose non possiamo far altro che ipotizzarlo)
Sì, in questa versione Jekyll riesce a comunicare con il proprio alter ego sia attraverso la propria mente sia specchiandosi in una qualsiasi superficie riflettente (specchio, vetri di una carrozza etc). Quando Jekyll è in possesso del proprio corpo può apparire il riflesso di Hyde – anche in presenza di altre persone, sebbene a quanto pare non venga notato da queste ultime – e viceversa.
Quanto a Hyde, sì, ha dato fuoco a mezza Londra e sì, nutre uno spiccato risentimento nei confronti di Lanyon, probabilmente il più caro amico di Henry. Per quanto riguarda la prima affermazione, a difesa del mio adorato Edward devo dire che stava cercando di proteggere la creatura di Frankenstein – ve l’avevo detto che c’era anche lei… sì, qui è una femmina, e anche Frankenstein lo è! – da un cacciatore fantasma (Moreau) e dalle sue creature zombie, giunte a Londra per l’appunto sulle tracce della Creatura, giacché Moreau desiderava aggiungerla alla propria collezione di mostri; quanto a Lanyon, invece, Hyde dice chiaramente di detestarlo, e in più punti il suo atteggiamento sembra assomigliare pericolosamente alla gelosia.
Una cosa riguardo a Hyde che dimenticavo di dirvi: l'epiteto spirito di Londra di notte se lo attribuisce da solo durante il webtoon giusto a rimarcare la sua egocentricità e fa chiaramente riferimento al fatto che Henry lo lasci libero di agire solo di notte, permettendogli di dare libero sfogo a quegli impulsi tanto malvisti dalla società vittoriana. Quanto lo amo, sì sì.
Da qui la concezione della ship tra Jekyll e Hyde (sebbene in questa storia non sia presente, tranne per dei piccoli accenni), che tra l’altro ho notato essere piuttosto popolare nel fandom. Perché sì, esiste un fandom ed esistono anche delle fanfiction in merito, sia su Tumblr che su AO3 (a proposito, qualora la trama del webtoon vi avesse incuriositi vi consiglio di andarle a leggere, ce ne sono alcune davvero belle!). Visto che le mie capacità di scrittura in inglese sono piuttosto limitata, mi son detta: perché non scrivere qualcosa in italiano? E così ecco com’è nata questa storia.
Credo di aver detto tutto. Era da molto tempo che non pubblicavo su Efp, tuttavia in questi (quasi) due anni ho affrontato diversi cambiamenti, soprattutto a livello caratteriale e mentale. Ho da poco portato a termine un importante capitolo della mia vita, e ho pensato che, ora che la mia testa è più libera e tranquilla, fosse giunto il momento giusto per tornare a pubblicare qui. Non so quando o cosa posterò: ho scritto delle cose, in questo tempo, ma non tutte vedremo. In ogni caso penso che mi regolerò in base a ciò di cui sentirò la necessità di pubblicare. Voglio che Efp torni ad essere ciò che in origine era per me, ossia un posto in cui avessi la possibilità di esprimermi liberamente, nient’altro.
Spero che la storia vi sia piaciuta e di avervi incuriositi in merito a questo universo.

Aria
   
 
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