parte sesta
Quando
arrivarono al parco il
sole aveva già iniziato a nascondersi dietro i grattacieli di
Manhattan, la
luce gialla aveva iniziato a farsi più aranciata. Camminarono fianco a
fianco
lungo i vialetti semi-sederti, lo scricchiolare dei sassolini sotto le
scarpe
come unico sottofondo. A differenza della giornata precedente, questa
la
avevano passata a camminare tra i quartieri più frequentati
guadagnandosi una
paga più che discreta -il fatto che chi li avesse "pagati"
non ne fosse a conoscenza, era un dettaglio puramente
secondario.
La sera prima Natasha lo aveva costretto a farsi una doccia e dare una
sciacquata
ai vestiti mentre gli altri finivano di cenare e lei teneva d'occhio i
bambini.
Nemmeno da bambino era stato un fan "dell'ora del bagnetto",
figurarsi del fare il bucato! Eppure, doveva ammettere che i capelli
puliti e i
vestiti non più sporchi di cenere facevano miracoli nel togliere l'aria
da
senzatetto che li avvolgeva -e a ragione, tutto considerato-
permettendogli di
mescolarsi più facilmente tra la folla senza attirare attenzioni
indesiderate.
Adesso, seduti su una panchina vicino a uno degli ingressi del parco,
aspettavano l'arrivo degli altri. Clint aveva appoggiato le gambe sulle
cosce
di Natasha e allungato le braccia lungo lo schienale; la rossa aveva
appoggiato
la testa sulla sua spalla incrociando le caviglie a terra e avvolgendo
un
braccio intorno alla vita di Clint. La posizione costringeva entrambi a
torcere
la schiena e il bacino in una posizione al limite dello scomodo per non
cadere
dalla panchina, ma a nessuno dei due importava.
«Avranno trovato qualcosa?»
Natasha strinse le spalle.
«Non lo so.»
Ci furono un paio di secondi di silenzio prima che la rossa tornasse a
parlare.
«In ogni caso abbiamo guadagnato abbastanza per affittare una camera.»
Clint si mosse sulla panchina cercando di trovare una posizione più
comoda, ma
alla fine si arrese limitandosi a passare il braccio dallo schienale
alle
spalle di Natasha.
«Sempre lì?»
La ragazza fece una smorfia e il biondo scoppiò a ridere nonostante non
potesse
vederla.
«Meglio cambiare, Clint. Lo sai.»
Mugugnò un assenso
«Ma se Bucky e Steve hanno trovato qualcosa...»
«Sarebbe meglio» mosse la testa sgranchendosi il collo «Ma non penso ci
siano
riusciti.»
Clint allungò la mano libera, con i palazzi davanti era abbastanza
difficile,
ma provò ad allineare il mignolo con la linea invisibile
dell'orizzonte. Il
sole si trovava appena sopra all'indice calcolando verso che ora il
tramonto
avrebbe lasciato posto all’imbrunire. L’aveva imparato da Barney e gli
era
stato utile più di una volta per evitare di trovarsi al buio in posti
sconvenienti -o di tornare troppo presto in posti in cui sarebbe stato
meglio
non tornare mai.
«Hanno ancora un'oretta...»
«Quaranta minuti.» decretò «Non ho intenzione di aspettarli fino a
quando fa
buio.»
Il ragazzo sbuffò.
«Ma come, Nat! Ci abbandoni così?» chiese in tono drammatico,
abbassando il
capo per guardare Natasha negli occhi.
Lei sbuffò una risata sollevandosi dalla sua spalla per tirargli un
pugno sul
braccio. L'espressione di dolore malamente recitata prese il posto di
quella
offesa.
«Natasha!» borbottò portando la mano sul cuore. La ragazza ruotò gli
occhi al
cielo.
«Sei un pessimo attore, Clint.»
Il ragazzo ghignò inclinandosi in avanti.
«Magari se mi dessi qualche lezione...» provò a insinuare. Natasha si
scrollò
le gambe di dosso alzandosi per sgranchirsi la schiena. Fece un paio di
volte
avanti e indietro davanti alla panchina prima di tornare a sedersi. Il
biondo,
che nel frattempo si era sdraiato stiracchiandosi, ritirò le gambe
salendo
sullo schienale e poggiando i piedi sulla seduta.
«E i bambini?»
La rossa poggiò la testa sulle cosce del ragazzo.
«Passavano la giornata con Thor e Loki.» gli ricordò.
«Basso profilo? Stamattina Tony insisteva per la biblioteca.»
Natasha si lasciò sfuggire un suono a metà tra una risata e uno sciocco
di
lingua
«Loki è abbastanza sveglio da tenerlo sotto controllo.»
«E Thor?»
«Loki è abbastanza sveglio da tenerlo sotto controllo.» ripeté. Clint
scoppiò a
ridere e Natasha sollevò la testa dalle gambe. Quando l'eccesso di risa
cessò,
tornò a poggiare il capo e il biondo le passò una mano tra i capelli
come
scusa. Sollevò le spalle.
«Dio, quel ragazzo è assurdo!»
«Sono strani.» concordò con un sorriso «Non che noi siamo meglio.»
Clint sollevò gli occhi al cielo.
«Almeno io so cos'è un telefono!» si lamentò.
«Poteva andarci peggio.»
«Tipo?» chiese con sguardo scettico.
«Poteva non sapere cos'è un fornello.»
Ridacchiò.
«Sono abbastanza certo che non lo sapesse, Nat.»
«Grazie al cielo che esiste Loki allora.»
Clint scosse la testa sconsolato.
«Almeno lui pare aver capito abbastanza in fretta come funzionano le
cose qui.»
Natasha sbuffò un risata, ma non lo contraddisse. Era innegabile che
sia Thor
che Loki fossero strani, ma il minore era senza ombra di dubbio quello
che si
era adattato meglio alla situazione. Aveva l’impressione che fosse
stato
proprio lui a convincere Thor a venire a New York da… ovunque si
trovassero
prima -e da ovunque avesse sede lo strano culto di cui era certa
facessero
parte.
Ci furono
un paio di minuti di
disteso silenzio. I pochi visitatori del parco che gli passarono
loro
davanti non li notarono nemmeno, escluso un vecchietto che incrociò lo
sguardo
con Clint e gli fece l'occhiolino indicando Natasha col mento prima di
superarli. Il biondo si abbassò sussurrando divertito nell'orecchio
della rossa
che ridacchiò.
Quando il sole passò da quattro dita a tre Natasha iniziò a muovere
irrequieta
il capo sulle gambe di Clint e dopo una trentina di secondi si alzò
portando le
braccia sopra la testa stiracchiandosi. Il ragazzo afferrò con entrambe
le mani
lo schienale della panchina, si diede una spinta con i piedi e si
sbilanciò
all'indietro facendo una mezza capriola e atterrando con i piedi sul
terreno.
Ruotò i polsi afferrando nuovamente per bene la panchina e si sgranchì
le
spalle.
«Esibizionista.» lo riprese divertita e lui si appoggiò con i gomiti
allo
schienale.
«Sei solo invidiosa.»
Sollevò un sopracciglio.
«È una sfida?»
Clint ghignò e lei poggiò un piede sulla panchina dandosi la spinta per
salire.
Senza poggiare l'altro piede fece una mezza piroetta dando la schiena
al
biondo. Si inclinò all'indietro afferrando il bordo in metallo, poggiò
le
scapole al retro dello schienale e poi i piedi a terra. Mollò la
panchina e
raddrizzò la schiena. Dall'inizio alla fine un unico movimento fluido e
senza
stop. Era come guardare un'onda risalire il bagnasciuga e inghiottire
la sabbia
dietro di sé. Clint storse la bocca in disapprovazione per l’essere
stato
battuto, ma non provò a nascondere l'ammirazione nei suoi
occhi. Fischiò
alzando le mani nel gesto universale di arresa.
«Sei brava, lo ammetto.» Non che non lo sapesse. Natasha non era brava,
era
fottutamente brava! Aveva perso la sfida in partenza.
La ragazza si lasciò andare a un grugnito che sembrava più una risata
mal
soffocata e si appoggiò allo schienale accanto a lui, le spalle che si
sfioravano.
Il sole si
era abbassato
nascondendosi definitivamente dietro allo skyline di New York, ma non
era
ancora tramontato del tutto quando Steve e Bucky gli apparvero nella
vista
periferica. Si girò a salutarli. I due ragazzi erano stanchi e il
biondo
quasi si trascinava rispetto alla sua solita andatura. Natasha si
sollevò
notando distrattamente che adesso anche Steve indossava un paio di
scarpe. I
due si afflosciarono sulla panchina.
«Com'è
andata?»
Bucky si girò a guardarlo sopprimendo uno sbadiglio e sollevò le spalle.
«Siamo vivi» mugugnò.
Clint sollevò un sopracciglio squadrando il ragazzo dalla testa ai
piedi con
sguardo critico.
«Quindi... presumo che abbiate trovato qualcosa? Per ridurvi in questo
stato
dovete averci dato da fare con i festeggiamenti!»
Il moro si limitò a sbuffare, troppo stanco per rispondere alla
provocazione
del più giovane.
«Abbiamo trovato qualcosa, sì» mormorò Steve. Natasha incrociò le
braccia al
petto incoraggiandolo a continuare con uno sguardo.
«C'è una donna che affitta appartamenti in una palazzina a qualche
isolato da
qua-»
«Più di qualche isolato-» lo interruppe l'altro «-è a un'ora a piedi.
Cambieremmo totalmente zona.»
Clint storse la bocca. Non gli piaceva l'idea di cambiare zona.
Avrebbero
dovuto ricominciare tutto da capo: scoprire le vie di fuga, capire di
chi potersi
fidare e chi tenere d'occhio, trovare i "punti caldi"
da cui stare lontane e i "punti freddi" da sfruttare
per
portare qualcosa a casa a fine giornata, studiare le nuove planimetrie
e
imparare a conoscere il nuovo ambiente. Troppe variabili sconosciute in
gioco.
L'idea non gli piaceva per niente e gli faceva alzare i peli del collo.
Incrociò lo sguardo con Natasha e seppe con certezza che anche lei era
dello
stesso pensiero, sebbene per motivi diversi.
«Cosa intendi con "una donna che
affitta appartamenti", Steve?» chiese. Il tono era quasi esasperato.
«È sicuro» si limitò a rispondere lui «Niente contratti da firmare,
niente
controlli, né ID richiesti. Basta solo che le paghiamo in contanti
l'affitto a
fine mese.»
«Guarda caso proprio quello che ci serve» diede man forte Bucky.
Steve annuì.
«In più avremmo acqua corrente, gas, riscaldamento e corrente
elettrica.»
Clint strizzò gli occhi passandosi una mano tra i capelli.
«Non so da
dove cominciare a spiegarti perché è una
pessima idea.»
«Io sì.» affermo Natasha scrociando le braccia dal petto.
«Punto
primo: è tutto troppo perfetto perché non ci siano
problemi, ogni medaglia ha due facce.»
Bucky alzò una mano intervenendo.
«La tipa vuole fare soldi facili. La palazzina sarà piena di disperati
come
noi, gente senza documenti, minorenni, immigrati illegali-»
«Criminali, membri di gang mafiose, corrieri della droga e drogati,
prostitute.
Il fondo della società che ha una sola cosa in comune: si sta
nascondendo perché
ha qualcuno che lo cerca.»
Natasha annuì sostenendo il punto di Clint.
«Quanto ci vorrà prima che qualcuno faccia una chiamata ai servizi
sociali
nella speranza di guadagnare qualche soldo per un'altra dose?»
«O che gli agenti dell'I.C.E. decidano di fare un raid e ci trovino?»
«Basta una spedizione finita male e ci ritroviamo nel mezzo di una zona
di
guerra.» puntualizzò Natasha.
«E abbiamo
appena grattato la superficie degli eventuali
problemi.»
Clint annuì arrampicandosi sullo schienale della panchina e sedendosi
accanto a
Bucky. Steve sospirò portandosi la testa tra le mani e lanciando uno
sguardo
implorante al moro che si strinse nelle spalle.
«Vorrei davvero dire che stanno esagerando, ma...» tentennò guardando
la
ragazza e scuotendo la testa «Hanno ragione, Steve.»
Natasha tornò a incrociare le braccia. Non era neanche detto che
avessero
abbastanza soldi per pagare il fantomatico affitto. Per non parlare del
solito
problema del non essere rintracciabili. E poi, non poteva garantire che
tutti
possedessero la cittadinanza americana. Se qualcuno avesse iniziato a
ficcare
il naso e fare domande? Troppi rischi. Dovevano mantenere un basso
profilo per
almeno il resto dell'anno, non potevano permettersi passi
falsi.
«Nient'altro?»
chiese, giusto per
essere sicura. Steve scosse la testa e Bucky buttò la testa
all'indietro con
uno scatto pestando un piede a terra.
«Woa! Calmo!» scherzò Clint, cercando di alleggerire l’aria di disfatta
che li
aveva avvolti. Saltò giù dalla panchina andando a mettersi accanto a
Natasha.
Il moro gli lanciò uno sguardo di fuoco e lui lasciò che la risata gli
scuotesse il petto senza però uscire dalle labbra.
«I
bambini?» chiese la rossa
dando uno sguardo intorno. Steve sollevò la testa guardando prima a
destra poi
a sinistra, come se si aspettasse che spuntassero infondo al vialetto.
Infondo,
come dice il proverbio, parli del diavolo
e spuntano le corna. Ma di Loki e Tony si vedeva neanche l'ombra. E
nemmeno
di Thor e Bruce, anche se quei due più che Mefistofele e l'Anticristo
erano un
enorme labrador addestrato e un angelo sceso dai cieli per reincarnare
tutte le
virtù. Stava divagando.
«Qualcuno
li ha visti?»
Tre paia di sguardi si girarono nella sua direzione con lo stesso
medesimo
sguardo ironico negli occhi -secondo te?
«Okay, domanda stupida, errore mio.»
Natasha
corrucciò la fronte
fissando la ghiaia del vialetto. O meglio: Natasha spostò lo sguardo
sulla
ghiaia del vialetto fissando il nulla -o qualcosa che nessun'altro
poteva
vedere, le possibilità erano ugualmente probabili. Quando faceva così e
si
estraniava dal mondo esterno era sempre inquietante e affascinante al
contempo
-anche Tony lo faceva a volte, ma lui era solamente inquietante, anche
perché
muoveva le labbra come per parlare, ma senza proferire nessun suono ed
era
decisamente troppo angosciante, perché loro non vivevano in un film
horror e
quindi si rifiutava di pensare che il genio fosse posseduto da qualche
demone
super intelligente che parlava solo latino, anche se i segni c'erano
tutti- e
stava divagando di nuovo. Ma divagare era meglio che mettere a fuoco il
pensiero che continuava a pizzicare il retro della sua mente, perché no. Si rifiutava.
«Loki avrà
iniziato a spiegargli
qualcosa e avranno perso il concetto del tempo.»
Natasha continuava a ignorarli, Steve annuì poco convinto e Bucky
sollevò le
sopracciglia.
«E Thor?»
Clint scrollò le spalle.
«Saranno in biblioteca.» intervenne Steve poco convinto. Il moro si
limitò a
guardarlo scettico.
«Tony voleva andare in biblioteca questa mattina e lo sai com'è
testardo.»
La rossa strinse le spalle in disaccordo.
«Probabilmente non si sono accorti che sta venendo buio. La biblioteca
è piena
di luci al neon.» continuò imperterrito.
«È anche piena di finestre.»
Clint appoggiò il capo sulla spalla di Natasha. Il pensiero
orribile aveva
iniziato a graffiare e a ringhiare nel fondo della sua nuca. Un mostro
orribile
che venne fuori sotto forma di parole da parte della rossa.
«Potrebbero averli presi.»
Steve sbiancò di botto, come se qualcuno gli avesse rimosso tutto il
sangue dal
corpo. Non poteva essere, giusto? Thor era maggiorenne, anche se
qualche
poliziotto si fosse avvicinato a indagare poteva pur sempre dire che
era il
fratello maggiore di tutti. Era anche vero che Thor era un idiota e un
ingenuo,
ma per questo c’era Loki con lui. Giusto?
Non potevano arrestarli senza un motivo e l’adolescente era abbastanza
sveglio
da non fare nulla di pericoloso senza copertura.
Ci fu un lungo e sofferto minuto di silenzio. Sessanta battiti di pura
e
straziante agonia mista a terrore assoluto. Poi il colore tornò sulle
guance
del ragazzo -peccato che fosse il colore
sbagliato, non poté fare a meno di pensare Clint arricciando il
naso e
storcendo la bocca. Il viso di Steve aveva assunto una tonalità
giallastra
decisamente differente, e molto meno rassicurante, del biondo dei suoi
capelli. Distolse lo sguardo, non aveva intenzione di vederlo
vomitare.
Fece vagare lo sguardo sul parco -sapeva
che non poteva davvero vomitare, non con lo stomaco vuoto, avrebbe per
lo più
sputacchiato succhi gastrici; non che ci tenesse particolarmente ad
assistere
in ogni caso- e gli occhi si fissarono sulle due quattordicenni
sedute
sullo scivolo poco distante. Il parco era quasi totalmente deserto e le
due
ragazze erano l'unica distrazione ai suoni raccapriccianti di Steve
-ovviamente
consolato da Bucky. Le ragazzine stavano guardando qualcosa sul
telefono, la
proprietaria lo teneva in verticale all'altezza dello stomaco
costringendo l'amica
ad inclinarsi oltre la sua spalla senza riuscire a vedere realmente lo
scherm- oh!
«Nat?»
«Mh?» finalmente la rossa distolse gli occhi dal ciottolato portandolo
su
Clint. Il ragazzo non si era mosso di un millimetro, ghiacciato sul
posto.
Seguendo il suo sguardo vide le due ragazze e le pupille si strinsero.
Notando
di essere state beccate le due ragazzine si sbrigarono ad alzarsi e
andarsene
quasi correndo tra risatine imbarazzate e spintoni.
«Steve?» il biondo sollevò lo sguardo incrociando gli occhi della
ragazza
«Dobbiamo andare.»
Il biondo annuì.
«Sì, dobbiamo provare a cercarli»
«Non è esattamente il motivo principale di questa decisione, ma va
bene»
borbottò scherzando Clint e si incamminò lungo il vialetto. Bucky gli
riservò
uno sguardo confuso, ma i due si erano già allontanati. Aiutando Steve
ad
alzarsi -e assicurandosi che potesse sostenere il suo peso senza far
cedere le
gambe- si avviarono verso l’uscita del parco.
«Clint!»
il ragazzo gli lanciò
uno sguardo da sopra la spalla, ma rallentò il passo lasciando che
Steve lo
superasse e affiancasse Natasha
«Cosa c'è?»
Il moro sollevò un sopracciglio.
«Sei tu che devi dirmelo. Questa decisione improvvisa di cercare Thor e
i
bambini?» storse la bocca in un ghigno «Molto poco da te e Natasha.»
Sollevò gli occhi al cielo rallentando abbastanza da mettere una
discreta
distanza tra loro due e l'altra coppia, ma senza perderla di vista.
«Le due ragazzine al parco ci stavano filmando.»
«Uh?» okay, di tutte le spiegazioni che
si aspettava questa non era in lista.
«Preso contropiede?» chiese ghignando Clint e si riscosse scuotendo la
testa.
«Non vedo dove sia il problema. Ieri sera ci siamo fatti una foto e né
tu né
Natasha avete protestato. Oggi provano a farci un video con un
telefonino da
lontano in cui probabilmente non siamo più di un paio di pixel colorati
sullo
sfondo e decidete di scappare come se avessimo...» tentennò e il biondo
ne
approfittò per riprendere a parlare.
«Quello di ieri sera è stato un errore. Sia io che Nat eravamo stanchi
e non ci
abbiamo pensato.»
«Pensato? Pensato a cosa per dio!» sbottò.
Clint scosse una mano irritato.
«Alle conseguenze, ecco a cosa non abbiamo pensato!»
Bucky lo fissò confuso.
«Basso profilo, evitare di essere rintracciati, ti dicono niente?»
Fu il turno del moro di irritarsi e schioccare la lingua.
«Non saranno una foto e un video mosso in pessima qualità a darci
problemi.»
«Ah no? E allora perché di grazia due adolescenti sconosciute hanno
deciso di
filmarci, dal nulla?»
«Non so, forse perché io e Steve siamo dei fighi da paura e volevano
provare ad
abbordarci?»
Clint
accelerò il passo
raggiungendo Natasha e Steve fermi davanti alla vetrina di un negozio.
Strinse
i pugni girandosi verso il moro. Bucky era gelato sul posto.
«Non saranno un problema, uh?»
Il telegiornale passava muto sulla televisione da almeno settanta
pollici dall'altro
lato della vetrina. La loro foto della sera prima era ora in HD sul
lato destro
dello schermo seguita dalle parole scritte in maiuscolo a lettere
gialle su
sfondo rosso. Le parole che li avevano appena condannati tutti:
"CONTATTE LA POLIZIA SE AVETE NOTIZIE"
_____N/A_____
In ritardo di un giorno e mi scuso tanto, ma purtroppo (o per fortuna) ieri mi hanno estratto un dente ed ero totalmente fuori di testa tra dolore, anestesia e medicine, motivo per cui il capitolo è passato totalmente in secondo piano, ma ehy! Oggi sono qui con il vostro capitolo settimanale. E plot twist, vi ricordate la foto del capitolo 8? Bene, perchè vi avevo avvertito che era importante. Se non ve la ricordate è un buon momento per rileggersi i capitoli e fare il punto della situazione perchè da adesso tutto andrà giù molto velocemente, toccherà il fondo del pozzo e inizierà a scavare.
Non penso ci siano precisazioni
o appunti da fare riguardo al capitolo, ma se avete domande o dubbi
chiedete pure. Sono disponibile!
Se notate dei problemi nell'HTML o più in generale degli errori
avvisatemi che provvedo a sistemarli.
Un enorme grazie a Jodie che beta in maniera perfetta e puntuale come un orologio svizzero ogni capitolo (sono io che poi ritardo -.-') nonostante i suoi mille impegni. Sei un angelo e ti adoro, sappilo.
E con questo è tutto. Ci
sentiamo nei commento o al massimo la prossima settimana!
Buona vita (almeno voi, perchè qui i nostri protagonisti sono messi
davvero male.).