Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Barbra    06/07/2019    1 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
20. Luna




«Venus?».
«Venus...? Mi fa sembrare una drag queen. Ma fa lo stesso. Dimmi, Eris».
«I tre servi di Ghecis Harmonia. Quei mezzi-spiriti che avevano già provato ad uccidermi perché mia madre aveva ingannato il loro Padrone. Mi hanno trovata! Non sono stata abbastanza attenta. Hanno indagato e sono venuti dritti al Covo Galassia. Hanno preso di mira anche Cyrus! Cosa devo fare?!».
«Davvero vuoi un consiglio da me?».



 
*




Silver aveva dimenticato di riaccendere il cellulare. Dopo essere tornato indietro di sei ore e averlo spento per non intercettare una chiamata importante destinata all'altro se stesso, era stato così impegnato da perdere ogni suo contatto con il mondo esterno. Lui e Sird avevano riportato a casa sano e salvo il figlio di Lance e Clair. Weavile era entrato dalla finestra e l'aveva sistemato nella sua culla appena la vampira Lunala aveva portato via il suo omologo ipnotizzato. Poche ore dopo, il neonato rapito avrebbe viaggiato indietro nel tempo con loro, chiudendo il cerchio.
Portato a termine quello strano compito, Sird, tutt'altro che gelida, aveva deciso di non mandare il suo ragazzo a casa. Lui l'aveva raggiunta al Bosco di Lecci convinto di avere un appuntamento, annullarlo sarebbe stato crudele. E con lui, la donna non aveva intenzione di essere crudele.
Insieme si erano diretti nel luogo in cui si sarebbero dovuti incontrare originariamente, dove nessuno degli altri due si sarebbe mai presentato.
Tra le loro effusioni, il sonno arretrato e un effetto analogo a quello del cambio di fuso orario, Silver era tornato a casa a mezzogiorno col telefono ancora spento. Appena lo accese, fu inondato dai messaggi non letti dagli avvisi di chiamata. C'erano numerosi messaggi canzonatori di Gold e, sorprendentemente, anche alcuni più seri di sua sorella Blue.
Lei era a arrivata Johto senza preavviso per un avvenimento altrettanto imprevisto.
Qualcuno di importante le aveva affidato un compito, e lei non avrebbe potuto svolgerlo nella monotona, protetta casa dei suoi genitori.
Poiché non era riuscita a contattare il fratellino, si era rivolta al loro comune amico Gold. Da lì, i suoi messaggi idioti. L'ultimo gli diceva di spostare il sedere alla “casa dei Pokémon”, perché Blue era lì e non si fidava della sua fama di galantuomo. Inoltre, non voleva cedere alla sua innata simpatia per non irritare un certo fratello rompiscatole. Silver si batté una mano sul viso mentre leggeva.
Sird era una donna interessante e intelligente. Leggere gli sproloqui di Gold dopo aver passato tante ore con lei era come tornare da un concerto di musica classica al baccano di tutti i giorni.
Silver gli rispose di aspettarlo a breve.



 
*



«Dov'eri finito, Cappuccetto Rosso? Lo sappiamo, che esci di notte! Che fai, vai a battere?!».
Questo era stato il saluto di Gold.
Silver era meno cupo e taciturno del solito. Gli rispose senza insultarlo: «Esco di notte perché non mi va di incontrare nessuno. A cominciare dalla gente che si fa gli affari miei. Dov'è mia sorella?».
«Sta facendo la predica ai miei Pokémon perché non influenzino negativamente Luna».
«Chi è Luna?».
«Non voglio che diventi una Lunala!» gridò Blue dal salotto.
«E io non voglio che il sole sorga ad est. Ma è così che gira il mondo, ragazza. Luna, del sole non ne vuole sapere. Mangia così poco perché ha paura di accumulare tanta energia luminosa da trasformarsi in un Solgaleo». E abbassò la voce perché solo l'amico lo sentisse: «Un articolo sull'anoressia nervosa nelle Pokémon smutanderebbe le migliori ricerche del Prof Oak. Ci farei una barca di soldi, se sapessi scrivere...».
Silver entrò in casa e si trovò davanti una folla di Pokemon più o meno agitati, più o meno rari, più o meno cresciuti. Tutti, il Pichu di Gold e lo Wigglytuff di Blue in prima linea, gravitavano attorno a un piccolo ammasso di fumo blu dagli occhi vispi e gialli. Era come se quello fosse un compleanno e lui il festeggiato.
Ma l'attenzione di Silver e Weavile fu attirata dall'unico esemplare in disparte. Era una femmina di Togetic. In silenzio, da un angolo del salotto, osservava tutti gli altri come se li stesse studiando. Il loro entusiasmo non la coinvolgeva, non la toccava neppure. Persino Togebo la stava momentaneamente ignorando per volare attorno al prezioso cucciolo.
«Quella Togetic... di chi è?».
«Kokachin? Appartiene a una sventola Rocket. Verrà a riprendersela appena avrà deposto un uovo».
Gli occhi di Weavile si ridussero a fessure.
Silver si sentì come attraversato da una scossa elettrica. «Un uovo dalla Pokémon di una Rocket?!».
«Sì! Lei alla fine mi ha lasciato a bocca asciutta, ma guarda cosa mi ha regalato...!».
Gold aprì la mano e sulle punte delle sue dita nacquero delle fiammelle arancioni.
L'amico non reagì: stava ancora osservando Kokachin. Qualcosa nel suo comportamento gli ricordava Sird. Non Gong. E non avrebbe potuto confonderle per nulla al mondo.
Togebo cominciò a mostrarsi geloso dello sguardo esterrefatto e insistente di Weavile.
La Togetic era visibilmente a disagio. Arrossì, girò la testa e la nascose dietro un'ala per celare il suo rossore. Sird faceva così d'istinto, piegava il capo e accostava alla guancia il dorso della mano aperta, perché non le piaceva mostrare debolezze. Gong era abbastanza avvezza alle figuracce da diventare rossa come una fragola senza muovere un muscolo, per non evidenziare la sua vergogna. Silver l'aveva vista avvampare davanti ai rimproveri di Giovanni.
«Sei sicuro che quella Pokémon sia sua?» domandò il rosso, nervoso. «E che sia sempre stata sua?».
«Boh, non lo so... non me l'ha detto».
Il giovane tirò un sospiro di sollievo.
«Perché?» si incuriosì sua sorella.
«Pew!» fece il piccolo Leggendario che Gold aveva ribattezzato Luna. Voleva fare comunella con i suoi nuovi amici umani.
«Niente. Temevo di aver preso un abbaglio. Conosco la Sensitiva. L'ho incontrata per volere di mio padre. A proposito: ora lui ha ricevuto il Dominio della Terra. Io sono un Dominatore dell'Acqua».
Blue arricciò il naso. «Dell'Acqua?! Chissà come gli brucia...!».



 
*




Finalmente, verso le cinque del pomeriggio, il Kalosiano rientrò nella sua stanza privata. Non avrebbe potuto sopportare lo squallore del dormitorio comune. La consigliera Sird aveva convinto il Boss a fare uno strappo alla regola. Lysandre era furbo, aveva una squadra forte e si era rivelato un potente Dominatore del Fuoco. Poteva essere o di grande aiuto o di grande disturbo. Inimicarselo era folle, quando sarebbero bastate poche formalità per tenerlo tranquillo.
I suoi occhi azzurri furono attirati dalla figura seduta accanto alla falsa finestra. Indossava degli abiti dozzinali e troppo colorati per l'autunno. L'ombretto verde evidenziava il rosa scuro delle sue iridi, e un nastro dorato tra i capelli candidi le dava un tocco di eccentricità. Era piccola di statura, ma il suo viso angelico, le sue gambe affusolate e le sue curve armoniose le avrebbero assicurato la copertina in parecchie riviste. Con tutto questo, Lysandre non era riuscito a staccare gli occhi dai suoi.
La ragazza, tanto giovane da sembrare adolescente, sostenne il suo sguardo e non ruppe il silenzio.
«Chi ti manda?» le domandò il rosso. Finalmente, riuscì a girare la testa e guardare altrove, fingendosi disinteressato.
«Sono un'offerta di pace da parte di Giovanni. Sono la sua veggente... cioè, la sua cartomante di fiducia».
Dal mazzo di carte posato sul suo grembo estrasse uno degli Arcani Maggiori, la Luna. Lysandre non le fece domande, non le permise di iniziare a parlare.
Una così, bella come una dea incarnata, avrebbe potuto incantare la mente più scettica di Johto con una strizzata d'occhio e le argomentazioni più deboli. Ma il Boss Giovanni era un noto credulone, disposto a pagare forti somme pur di sentirsi confermare l'esito positivo dei suoi piani più ambiziosi.
Nessuno dei suoi veggenti era riuscito a prevedere il rapimento di suo figlio, a indirizzare le sue ricerche verso il Maestro del Duro Inverno, o a metterlo in guardia dalla evidente condotta manipolatoria di Sird.
Eppure, l'uomo continuava a consultarli.
«Mi prendi in giro? C'è una differenza fondamentale tra me e Giovanni: io lo so, che siete tutti ciarlatani».
«Beh, non c'è problema: io faccio la cartomante come secondo lavoro. E lo faccio davvero male!».
Finalmente, il rosso capì: «Sei una prostituta?».
«Accompagnatrice».
«E dove mi dovresti accompagnare?» rise lui. Aveva un sorriso aperto e solare, unito alla capacità di insultare il prossimo senza risultare sgradevole. «Non ho cene in programma e non ci sono fotografi in giro. Potrei anche far credere al mondo che quel canovaccio di gonna sia un raffinato capo di alta moda... però tu dovresti almeno indossare le mutande per reggermi il gioco, ragazza dei ceti bassi».
Lunala finse di arrabbiarsi, ma in modo piacevole, perché ormai gli aveva messo gli occhi addosso e perché il suo personaggio non avrebbe litigato con un cliente importante rischiando di perderne due. Si alzò e si mise a braccia conserte. «E va bene! Sono una prostituta, mi chiamo Lilith. E ringrazia il cielo che mi abbiano già pagata per un paio d'ore, o la tua sbirciatina da sola avrebbe avuto un prezzo!».




 
Notte



A Sinnoh




«“O muori tu, o muore lui”. Questo mi avete detto. Sono qui perché lasciate vivere mio fratello».
Diantha, sola e disarmata, si era spinta in un luogo isolato, in piena notte. Un vero invito. Il Trio Oscuro le era apparso davanti nel giro di un minuto.
I tre ninja si erano spostati a Sinnoh per saldare un conto in sospeso tra il loro padrone, Ghecis, e la vera coordinatrice del Team Galassia, Sird. Quella donna era un'eminenza grigia, come lo era stato Ghecis ai tempi di N. Forse, i due avversari si assomigliavano più di quanto loro stessi volessero credere. Forse, era stata Sird a imporre alla figlia di sacrificarsi per il fratello, ritenendo quest'ultimo più utile di lei.
Diantha però sembrava calma e determinata.
«Che cosa vorresti dimostrare?» la interrogò sospettoso il capo del Trio.
«Ghecis sta invecchiando male, le sue richieste si fanno sempre più folli. E il vostro zelo nell'assecondarle è calato».
«Taci, donna!».
«Dove tiene le vostre ossa? Le ha spostate da Mogania, perché la Maschera di Ghiaccio non le distruggesse assieme ai vostri Spiriti, e poi...? Ditemelo. Avanti. Tanto, tra poco sarò morta. Se non aveste accettato il compito di recuperare il Mandato del Cielo da un presunto “demone” che non lo aveva, non vi trovereste in questa situazione. In un certo senso, è stato Ghecis a cacciarvi nei guai. Ve ne ha tirati fuori solo per sfruttarvi. Ma queste sono elucubrazioni. Dove sono, le vostre ossa?».
Silenzio.
«Non lo sapete. Il vecchio non si fida di voi, ha bisogno di una garanzia, perciò vi ha promesso di rivelarvelo in punto di morte. Ma la sua parola non vale niente e voi lo sapete».
Aveva parlato troppo. Quell'ultima goccia aveva fatto traboccare il vaso. Il gemello dominante del Trio estrasse un coltello dalla cintura e glielo conficcò nell'addome.
Le sue provocazioni meritavano qualcosa di peggiore di una morte rapida. Gli altri due si avventarono su di lei per finirla a calci e pugni.




 
A Johto




Blue fu svegliata dall'ululato di un lupo in lontananza. Pensò di esserselo sognato e si limitò a girarsi dall'altra parte. Poi udì il verso di un altro animale, simile alla risata nervosa e sgradevole di una donna. Qualsiasi cosa fosse, era proprio sotto la finestra. La ragazza si allarmò e provò ad accendere la luce senza successo.
La risata della iena cessò.
«“But dreams come through stone walls, light up dark rooms, or darken light ones...”». Dalla finestra chiusa entrò strisciando una femmina di pitone bianco. Era lei a parlare. I muri della camera degli ospiti scomparvero e Blue si ritrovò in una sala molto più grande. Conosceva quel posto: era il rifugio di Maschera di Ghiaccio. Vi era stata tenuta prigioniera per anni, prima di fuggire assieme a Silver. «“...and their persons make their exits and their entrances as they please, and laugh at locksmiths.”1».
Il serpente si trasformò in una ragazza dai capelli bianchi. L'aveva già incontrata, ed era chiaramente un Pokémon. Indossava una lunghissima camicia da notte bianca che la copriva dal collo in giù, nascondendo le sue curve. Sul viso portava una maschera identica a quelle che Blue e gli altri Bambini Mascherati erano costretti ad indossare a tempo pieno.
Se la tolse e l'incubo prese contorni più piacevoli. In fondo alla stanza, Blue poteva vedere la luce del mondo esterno. La via di fuga che l'aveva condotta alla libertà.
«Scusa se mi rifaccio viva così presto. Voglio vedere Cosmog».
«Cosmog dorme con Gold. L'ha preso in simpatia perché lui la tratta come se fosse una femmina. A proposito... non credo che diventerà un Solgaleo».
«Beh, questo ho il diritto di deciderlo io: sono la madre!».
«Non funziona così...».




 
A Sinnoh




Si accanirono finché la donna smise di muoversi, restando distesa a faccia in giù.
I tre non si sarebbero neppure preoccupati del cadavere, se il cadavere non avesse cominciato a cambiare aspetto sotto i loro occhi.
La donna assunse sembianze umanoidi, la sua pelle divenne grigia, e dalla sua schiena spuntarono quattro grosse ali trasparenti solcate da venature azzurre. Quando alzò la testa, rivelò due grandi occhi gialli in un volto quasi umano, parzialmente nascosto da una maschera azzurra. Una gemma rossa come un rubino splendeva al centro della sua fronte.
Quella visione inquietante fu fugace. La creatura si rimpicciolì, la gemma e la maschera con lei. La sua pelle glabra si coprì di pelliccia grigia e le sue ali da insetto si ritirarono lasciandolo sospeso a mezz'aria. Le sue braccia e le sue gambe divennero zampe abbozzate, mentre dal suo piccolo corpo spuntavano due code gemelle.
Benché il suo nuovo aspetto non spaventasse neppure i bambini, le sue parole furono dure: «Conoscete la mia maledizione. Tre giorni. Tre giorni e, poiché mi avete aggredito con la forza, perderete la vostra volontà».
«Ma noi non siamo comuni mortali!» gli ricordò minaccioso il capo. «Noi siamo già morti!».
Il piccoletto, senza un'ombra di ira, alzò la voce per sovrastare la loro: «Irrilevante. Qualunque affronto ai possessori del Mandato di Uxie è un affronto diretto a me, perché noi siamo i tre volti del Primevo. Qualunque danno ingiustamente arrecato a un membro dell'attuale stirpe imperiale è punibile con una pena peggiore della morte. Avete tre giorni per porre fine dignitosamente alla vostra esistenza. Dopo, non potrete più decidere alcunché. A voi la scelta».
E scomparve nel nulla.




 
A Johto



Blue aveva cercato di convincere Lunala a lasciare in pace la piccola Luna. Non poteva costringerla a diventare un maschio se lei ne aveva terrore. La Leggendaria però era irremovibile. Una testa dura. Dopo una lunga ed estenuante discussione al limite del litigio, la vampira era volata fuori dalla finestra chiusa nelle sembianze di un cigno bianco. Blue era riuscita a svegliarsi solo allora e si era precipitata in giardino. Di sicuro, l'altra aveva fatto solo finta di andarsene, e sarebbe rientrata nella camera di Gold passando dal retro.
Ciò che vide la spaventò. Avrebbe volentieri chiuso a chiave la porta per rimanere dentro. Lunala, nella sua vera forma scheletrica e spettrale, non era riuscita né a scappare né a intrufolarsi di nuovo in casa. Si era trovata davanti un grande, maestoso leone bianco, un Solgaleo apparso da un wormhole. Non era in estro e aveva un cucciolo, perciò l'incontro poteva finire molto male.
La tensione tra i due Leggendari si smorzò rapidamente.
Lei gli si avvicinò per guardarlo meglio. «Fratello?!».
Il maschio parve stupito: «Che cosa?!».
«Oh... Cosmog! Sei identico a tuo padre!».
Solgaleo restò inorridito da se stesso: quella non era una Lunala qualunque. Quella, benché il leone non la vedesse da millenni e non fosse stato allevato da lei, era sua madre.
«Ma come sei diventato bello! Se non fossi stato una goccia d'acqua col mio fratellone, non ti avrei nemmeno riconosciuto! Blue, questo è un Solgaleo. È così che deve diventare l'altro mio Cosmog».
Il leone bianco era molto imbarazzato. Lo era persino agli occhi di una comune mortale. «Sono anni che ti cerco... madre» mentì. Non poteva chiamarla mamma. Non dopo quello che aveva pensato di fare con lei.
La ragazza di nome Blue uscì allo scoperto e si avvicinò con cautela. Malgrado non fosse una vigliacca, avrebbe preferito trasformarsi in un serpente e strisciare via, come avrebbe fatto Lunala a parti invertite. Quel pensiero fugace, poco serio, fu captato dalla mente telepatica di Solgaleo e lo lasciò perplesso. Benché una si fosse evoluta oltre diecimila anni prima e l'altra fosse una comune umana, le due si assomigliavano come la Lunala Nebby assomigliava all'umana Lillie. Con una differenza sostanziale: Nebby e Lillie avevano stretto un legame quando la prima era solo un Cosmog. Neppure l'umana Moon, diventata sua prescelta e sua Allenatrice in un secondo momento, era riuscita a influenzarla tanto.




 
A Sinnoh



Diantha si sentì chiamare per nome in un sogno. Una sola volta, poi una mano fredda la svegliò stringendole una spalla. La donna aprì gli occhi e si accorse di essere all'aperto. Camminando nel sonno era salita sul tetto a terrazza del covo Galassia.
Il suo pensiero era tornato lì tante volte, da quando il Trio Oscuro l'aveva minacciata. Diantha aveva continuato a dormire seduta in un angolo, con la schiena appoggiata al parapetto.
La creatura, dal corpo sottile ma forte, alta circa due metri, era in piedi davanti a lei. Si era chinata per controllare che fosse sveglia. I suoi grandi occhi gialli, dietro la maschera azzurra, la scrutavano con l'innocenza distante di un animale predatore.
«Azelf!».
«Ho fatto ciò che mi hai chiesto. Il tuo volto posticcio non ti serviva più».
Diantha si toccò allarmata il viso: riconobbe i suoi veri lineamenti, adattati alla sua età attuale. Occhi allungati, naso dritto e troppo pronunciato per un viso a cuore, zigomi alti, guance magre e labbra piene. Con un viso del genere, poco più gentile di quello di sua madre, le avrebbero finalmente dato la parte della cattiva.
Ma avrebbe dovuto ricominciare daccapo. Tutta la sua vita di relazione si basava sul volto dell'attrice Diantha, non su quello di Yan Hua, scomparsa da Nevepoli a tredici anni.
Poiché il valore della socialità gli era oscuro, e le sue decisioni non erano influenzate dai sentimenti, né tenevano conto degli studi condotti o memorizzati da Uxie, Azelf aveva scelto di trascurare quel dettaglio. Yan Hua gli sarebbe stata utile e Diantha non gli serviva più, quindi la seconda era scomparsa per far tornare la prima.
Il Leggendario fece apparire dietro di sé due grandi lastre pentagonali, a coperchio di bara, nera una e rosa l'altra. Le lastre si rimpicciolirono fino a diventare tasselli quadrati più piccoli di una mano. Le porse alla giovane umana. «Prendi queste. Sai cosa fare».
«In realtà... ora che Celosia è stata distrutta, un quarto del progetto è perso con lei. Uxie dovrebbe farci avere le parti mancanti».
«La vostra specie si è impigrita? Non riesce più inventare niente? Non avete uno scienziato, in questa organizzazione?».
«Sì. Ma non credo che un lavoro del genere sia nelle sue corde».
«Allora, uccidetelo e trovatevi qualcun altro. Qualcuno più capace di lui. Perché sfamare una bocca inutile?».
La stessa frase pronunciata da Mesprit l'avrebbe fatta ridere. Azelf però era serio. Qualsiasi cosa ostacolasse il raggiungimento del suo scopo, fosse esso nobile o deprecabile, veniva travolta. Lui incarnava il lato più forte, ma anche più difficile della personalità di Arceus. Preso da solo era pericoloso.
Uxie era diverso da Azelf come il giallo dal blu, ma nei fatti poteva considerarsi una sua versione attenuata. Lui, su richiesta, disegnava ed eseguiva esperimenti. Premiava solo le cavie che arrivavano in fondo ai suoi metaforici labirinti e trascurava quelle che fallivano, qualsiasi fosse la loro reazione o sorte.
Mesprit, come il terzo colore primario, aveva tutto ciò che agli altri due mancava. Quand'era di buon umore era spontaneo, estroverso, emotivo, spiritoso, capace di ridere o piangere per la sorte altrui e per la propria. Aveva pochi filtri, perciò la maggioranza dei suoi interminabili discorsi oscillava dal comico all'imbarazzante.
Ricordava a chiunque di non toccarlo, perché maledire qualcuno era il suo terrore.
Diantha avrebbe preferito poter discutere con lui.





 
Due settimane dopo. A Johto. Notte di luna piena




Silver fu svegliato dagli schiamazzi di una torma di Rattata e di Zubat in agitazione nei corridoi.
Quei Pokémon erano addestrati male. Venivano catturati in massa nelle distese erbose o nelle grotte ed assegnati alle Reclute a caso, finendo spesso per sostituire una Squadra ormai sequestrata dai Generali e rivenduta sul mercato nero in cambio di vitto, alloggio e protezione. Gli incontri felici erano molto pochi. Perciò, appena un Pokémon intrepido alzava la testa, partiva una rivolta con effetto domino. Tutte le rivolte non sedate si concludevano con una fuga di massa, una vera e propria evasione di topi e pipistrelli dal sottosuolo senza spargimenti di sangue.
Sird riconobbe quei rumori e si limitò la lagnarsi a bassa voce, senza neppure aprire gli occhi.
Silver però era preoccupato. Si tirò su a sedere e disse di voler andare a controllare.
«Ma perché?» gli domandò la donna, la voce impastata dal sonno. «Lasciali scappare: ne abbiamo tanti altri, nel deposito! Questi evidentemente sono troppo ribelli, tanto vale non averci a che fare».
Il ragazzo fu irremovibile. Si vestì e uscì in corridoio, lasciando la sua squadra a dormire. Per lui, da quando Giovanni era tornato al comando, il covo Rocket era diventato un posto più sicuro di casa sua. Il fulcro della rivolta era poco lontano, al piano di sotto, e i fuggiaschi stavano guadagnando la superficie.
Delle grida umane subito smorzate attirarono la sua attenzione. C'era qualcosa di più di una rivolta di Pokemon. Silver stava scendendo le scale quando i suoi muscoli si irrigidirono. Con un grande sforzo si aggrappò al corrimano prima con una mano e poi con l'altra, per non perdere l'equilibrio. Una caduta in avanti sarebbe stata pericolosa, soprattutto se le sue braccia non gli avessero permesso di frenarsi. Qualcosa si opponeva alla sua stessa volontà per fargli lasciare la presa. Non si trattava di un controllo mentale, era come se qualcuno stesse lottando con lui senza essere lì. E più quel qualcuno si avvicinava, più la sua forza diventava grande. Prima di lei arrivò uno stormo di Zubat. Al suo seguito, c'era un branco di Rattata. Era la prigioniera esperta di veleni e novella Dominatrice dell'Acqua, Moon. Giovanni l'aveva tenuta come ostaggio per assicurarsi l'obbedienza della Sensitiva. Nessuno l'aveva aiutata ad uscire e così aveva deciso di evadere. Per passare le sarebbe bastato costringerlo a farsi da parte, ma lei era determinata a farlo cadere in avanti, o magari all'indietro, se solo fosse riuscita a farlo ruotare su se stesso.
Silver stava opponendo più resistenza di tutti gli altri e lei non se ne spiegava il motivo. Tutti i suoi sforzi erano concentrati sul non cadere, malgrado lei gli tenesse immobilizzata la bocca non tentava neppure di urlare. Si stava difendendo passivamente, ma passati i primi momenti il suo istinto gli suggerì di provare a riprendere il controllo ed attaccare, proprio come avrebbe fatto il suo fedele Weavile.
Lasciò il corrimano e tenne le dita rigide. Il resto dei suoi muscoli si sciolse un poco, perché l'influenza dell'avversaria si stava indebolendo mentre la sua si faceva più fote. Pure lei rischiò di perdere l'equilibrio e cadere all'indietro. Ora, malgrado il rischio di rompersi l'osso del collo, dovevano sembrare davvero ridicoli e grotteschi ad un osservatore esterno.
Senza che nessuna luce fosse accesa, la voce della cieca Yueguang li rimproverò stupita.
«Ma che state facendo?!». La ragazza era in cima alle scale. Non era preoccupata affatto perché con poco sforzo avrebbe potuto neutralizzare tutti e due.
Un'altra voce, stavolta maschile, dal pianerottolo alle spalle di Moon, suonò canzonatoria: «Lotta di gatti in una notte di luna piena».
Quella voce apparteneva al Dominatore del Fuoco Lysandre. Il rosso si faceva luce con una fiamma generata dal palmo della sua mano.
Gong entrò un attimo nella sua Forma Avatar per raccogliere le energie, sollevò da terra entrambi i contendenti come se fossero marionette e li attirò verso di sé, al piano di sopra. Li tenne sollevati e immobili, più vicini al soffitto che al pavimento.
«Chi ha iniziato?» domandò. «Oggi c'è luna piena e siamo tutti contenti, ma guardate che il Dominio del Sangue non è uno scherzo!».
«Lo so!» replicò, quasi irritata, la ragazza di nome Moon.
Lysandre salì dalle scale per assistere all'assurdità involontaria della scena. Benché il primo freddo autunnale, la notte e il plenilunio inibissero un poco i suoi poteri, sembrava convinto di potersela cavare senza problemi. Anche in presenza di tre Dominatori del Sangue.
Weavile e Honchkrow irruppero nella stanza sotterranea senza preavviso, convinti che il loro Allenatore Silver fosse ancora in pericolo.
Si avventarono su Gong alle sue spalle, con Picchiaduro e Inseguimento. Le mosse, entrambe di Tipo Buio, la spinsero violentemente in Forma Avatar.
La ragazza lasciò cadere i due giovani, si voltò di scatto verso i due avversari e scatenò un terremoto mentre condensava dall'aria un paio di fruste d'acqua. Li agganciò entrambi, il corvo per una zampa e il felino nero per un braccio, e provò a purificarli con una tecnica padroneggiata solo dall'Avatar Korra e da suo zio Unallaq, chiamata da quest'ultimo Dominio dello Spirito. L'acqua si illuminò e i due mostri del Buio reagirono come se fosse diventata bollente. Gridarono, strattonarono e si divincolarono invano, mentre altra acqua luminosa si aggiungeva alle due funi e fluiva sui loro corpi. Il grande Honchkrow fu il primo a cedere, tornando ad essere un piccolo Murkrow e riuscendo a scivolare via dall'acqua per darsi alla fuga. Weavile regredì a Sneasel e corse dritto da dove era venuto.
Gong sarebbe dovuta uscire dalla Forma Avatar ma rimase immobile, in piedi. Dopo un attimo di straniamento si irrigidì e cadde sul pavimento all'indietro, con gli occhi spalancati e il corpo scosso dalle convulsioni. La mortale Luce dell'Avatar non accennava a lasciarla.
Silver corse dietro a Sneasel, Moon proseguì indisturbata la sua fuga.
Lysandre si avvicinò con calma alla ragazza ancora nel pieno dell'attacco.



 
*



Murkrow si era infilato sotto il letto matrimoniale e non ne sarebbe uscito facilmente.
Sneasel saltò sulle coperte, svegliando Sird. Si aggrappò a lei stando attento a non piantare le unghie nella sua carne morbida. La donna accese la luce e lo riconobbe. Fu sorpresa di vederlo così.
«Sneasel?!».
La Banette Betsy uscì dalla sfera e provò a infilarsi sotto al letto per tirare fuori Murkrow. Si guadagnò solo una beccata.
Silver rientrò in camera trafelato e sconvolto. Gli occhi grigi, spalancati, minacciavano di schizzargli fuori dalle orbite.
«Che cosa è successo?» gli domandò perplessa Sird, tirandosi su a sedere. Sneasel la convinse a prenderlo in braccio e affondò il muso tra i suoi seni. Murkrow diede segno di sé gracchiando. Intanto, Silver non rispondeva. Doveva ancora capire lui stesso cosa fosse accaduto in quella manciata di minuti. Si lasciò cadere sul letto con fare sconfitto, e rimase seduto dando le spalle alla sua amante. Lo sconcerto di Sird divenne preoccupazione. «Silver?».






1Carmilla, J.S. Le Fanu



 







AUTRICE: chiedo scusa se questo capitolo sembra attaccato col nastro adesivo. È un periodo un po' pesante per me e uso la scrittura come valvola di sfogo.


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Barbra