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Autore: HistoryFreak_91    06/07/2019    2 recensioni
6000 anni sono davvero un'infinità. Tante sono le vicende, gli eventi storici e non che si susseguono e Crowley ed Aziraphale erano nei paraggi per molti di essi.
Questa fanfiction ha la volontà di evidenziare alcuni momenti salienti delle vite delle due entità, cercando di essere il più possibile storicamente accurata (con alcuni cambiamenti per rendere più vivace ed anche più semplice la lettura) e soprattutto fedele ai due personaggi principali.
Gli avvenimenti saranno in ordine sparso. Potrebbero essere solo un paio di capitoli oppure una bella raccolta di numerose oneshot/flashfic/drabble.
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coautrice:  Lady_White_Witch

 

“Bel festino, non è vero?” Sibilò una voce roca e familiare. 

 

“Ed ottimo vino, mmh.” Annuì Aziraphale ridacchiando, prendendo un altro sorso dalla sua coppa. Crawly l'osservò sorseggiare trattenendo una risata ma muovendosi tanto quanto bastava per far spostare lo sguardo dell'altro su di lui. L'angelo gli lanciò un'occhiata fuggevole con quel sorriso ebete dato dal vino e dalla sua classica testa tra le nuvole (dopotutto era un angelo) per poi voltarsi una seconda volta, sbattendo le palpebre per la sorpresa, il volto trasformato in un'espressione completamente nuova. “Crawly.” Sussultò e d'improvviso sentì le guance infiammarglisi ed al calore del vino se ne aggiunse uno più viscerale. “Anche tu qui?” 

 

“Mh.” Annuì l'altro con un sorriso divertito, prendendo un sorso dalla sua coppa e guardandosi attorno. “Lucullo è stato così gentile da invitarmi.”

 

“Anche te?” L'angelo sbatté più volte le palpebre, sorpreso: certo che Lucullo invitava chiunque. Scacciò subito quel pensiero e piuttosto sorrise: un'anima generosa come Lucullo, pensò, certamente invita chiunque, persino i demoni. Senza saperlo, ovviamente. Guardò Crawly con tenerezza senza neanche accorgersene, felice di vedere quella faccia conosciuta.

 

“Mh, e c'è anche Memmio.” Indicò Crawly, spostando l'attenzione dell’angelo su di un uomo dall'aspetto curato, un po' altezzoso ed intellettuale. Aziraphale non lo riconosceva. 

 

“Di chi si tratta?” Domandò, fissandolo intensamente come per stuzzicare la sua memoria.

 

“Non conosci Memmio?” Crawly aggrottò la fronte e poi sorrise soddisfatto. “Gaio Memmio, protettore del poeta Lucrezio, uno dei tuoi, se ricordo bene.”

 

“Ah, Lucrezio!” Gli occhi dell'angelo si illuminarono. “Brav'uomo. Ha una collezione infinita di volumi antichi greci.” 

 

“Mh-mh.” Crawly annuì con fare disinteressato mentre un sorriso diabolico gli si dipingeva in volto. “Memmio è uno dei miei.” Disse baldanzoso mentre l'angelo si costringeva a non scuotere la testa con disappunto. “Hai presente la villa di Epicuro, quella nel quartiere Melite?” Raccontò gongolante il demone, attendendo il cenno dell'angelo prima di continuare: “Lo sto convincendo a buttarla giù per costruirsene una più grande.” Questa volta Aziraphale non si trattenne e scosse lentamente la testa anche se in cuor suo non era poi così dispiaciuto: antipatico, quell'Epicuro, convinto che la mano divina non fosse onnipresente. “E quella è sua moglie, Fausta.” Indicò la bella e seducente donna dall'altro lato della tavola che civettava sorridente attorniata da un gruppo di uomini di una certa età. “Non c'è un uomo in tutta Roma che non la conosca… a fondo.” L'angelo quasi si strozzò con il vino e cominciò a tossire, guardando il demone ridente di traverso. “Oh, io non c'entro niente con quella lì!” Alzò le mani, divertito dalla reazione dell’angelo che cercò di ricomporsi, cercando con lo sguardo qualcuno che non fosse corrotto fino al midollo - e non era cosa facile, non in una casa piena di politici. 

 

Fu però sorpreso da un braccio improvviso che gli cinse il collo mentre il demone al suo fianco alzava un sopracciglio curioso ed infastidito.

 

“Fabullo, mio fabullo! Vieni, cena con me!” Biascicò l'uomo che si era appoggiato ad Aziraphale, gli occhi appannati dall’alcol ed una brocca penzolante nell'altra mano che schizzava vino ovunque. L’angelo l'osservò titubante, incapace di reagire a delle avance così improvvise. Crawly, dal canto suo, non si fece problemi.

 

“Va' via, Catullo.” Prese la mano del poeta e la spostò dalla spalla dell'angelo che si allontanò di qualche passo, stringendosi un po' di più verso il demone. “Il tuo fabullo non è questo.” Gli occhi del demone saettavano minacciosi e, nonostante la sbornia, Catullo comprese che non era il caso di insistere; dopo aver alzato le spalle con un singhiozzo, si allontanò per raggiungere gli altri.

 

“Catullo?” Aziraphale aggrottò la fronte, un po' confuso. “Non sapevo che Catullo e Lucullo fossero amici.”

 

“Non lo sono, infatti.” Scosse il capo il demone, ancora infastidito dal modo in cui quel poeta da strapazzo si era avvicinato all'angelo. “Ma Memmio ha insistito: sono protettore di poeti, io, Catullo incluso.” Gli occhi gialli erano fissi sui due che adesso parlavano fra di loro; li osservava turpe, ponderando su cosa fare per farla pagare a Catullo dopo quell'affronto ma venne distratto dalla voce dell'angelo che suonava placida come sempre.

 

“È un peccato che Lucrezio non sia potuto venire.” Sospirò l'angelo, un po’ rammaricato. “Povero ragazzo, è così impegnato a lavorare alla sua opera che ne sta uscendo pazzo.”

 

“Lucullo avrebbe preferito Lucrezio.” Annuì Crawly, conoscendo la poca simpatia che la cerchia dell'uomo aveva per questi poetae novi. “Diamine, Memmio stesso avrebbe preferito Lucrezio!” Ed a questo punto anche Crawly quasi quasi avrebbe preferito Lucrezio. Fortunatamente, il suo sguardo si posò altrove, permettendogli di spostare la mente dai cattivi pensieri di vendetta su Catullo.

 

“Lo conosco, quello.” Indicò, puntando il dito lungo ed appuntito verso un uomo dall’ampia fronte e dall'aria severa ed importante.

 

“Cicerone.” Annuì Aziraphale con un sorriso orgoglioso. “Oratore, politico…”

 

“Pallone gonfiato.” Continuò l’elenco Crawly con un sorriso beffardo. Aziraphale gli lanciò uno sguardo poco felice e piegò la bocca da un lato. 

 

“Uno dei più importanti di questa epoca.” Decise di non infierire ed andare avanti, osservando il senatore parlare amabilmente con il padrone di casa ed un altro uomo dall’aria importante. “È per lui che è stato realizzato questo banchetto.”

 

“Ah sì?” Crowley alzò un sopracciglio, poco interessato in realtà, ma finse di ascoltare l'angelo i cui occhi brillavano, felici di poter snocciolare qualcosa di così succulento.

 

“Cicerone ha osato insinuare che, presentandosi a casa di Lucullo inaspettatamente, non ci sarebbe stato un granché da mangiare, mentre Lucullo sostiene fermamente che ogni giorno a casa sua ci sia un succulento banchetto.” Raccontò l'angelo mentre lo sguardo di Crawly si perdeva sulla grande tavolata apparecchiata, pronta per ricevere ogni sorta di ben di Dio. “Lucullo non se l'è fatto ripetere due volte: senza avvertire i cuochi, ha immediatamente invitato Cicerone ed altri amici.” 

 

“Tra cui noi.” Interferì Crawly, sorseggiando dalla sua coppa. Aziraphale spontaneamente sorrise ma subito scosse la testa, un po' perplesso. 

 

“Beh, Lucullo è un uomo davvero generoso.” Decise di riempire il silenzio ma non riusciva a fare a meno di sentirsi tormentato dal pensiero di come un demone come Crawly potesse considerarsi amico di un uomo come Lucullo, cercando nel vino una risposta.

 

“Oh sì, generoso, certo.” Ridacchiò Crawly, continuando a bere. Aziraphale non comprese il tono e fissò l'altro corrucciando la fronte. Crawly sembrò non notare il suo sguardo, gli occhi divertiti fissi sui commensali.

 

“Converrai con me che un uomo che offre pranzi così lussuriosi non può essere altro che un uomo buono.” Disse finalmente ad alta voce Aziraphale e Crawly quasi si strozzò col vino.

 

“Certamente, angelo.” Rise sonoramente ma con la coda dell'occhio notò che l'angelo accanto a sé era impassibile. Abbassò la coppa dal viso e lo guardò incredulo. “Sei serio?” Domandò e per tutta risposta vide l'angelo fargli il broncio. “Oh, andiamo angelo, non sarai davvero così ingenuo!?” Esclamò ma Aziraphale non mosse un muscolo anche se all'interno cominciò a sentirsi un po' sciocco. Crawly alzò le braccia al cielo ed indicò Lucullo flettendo drammaticamente tutto il corpo verso di lui. “È un pallone gonfiato bello e buono!” Per un istante, Aziraphale temette che tutta la sala si girasse ad osservarli ma gli invitati erano troppo impegnati nelle loro conversazioni per curarsi delle due entità sovrannaturali. “Tu pensi davvero che faccia tutti questi pomposi banchetti per generosità!?”

 

“Beh…” Aziraphale era rosso in volto, forse più per il tono che Crawly stava usando che per reale imbarazzo all’idea che avesse ragione. Il demone sbuffò visibilmente.

 

“Quello è uno della mia parte.” Si apprestò a riempirsi nuovamente il calice con il vino e riempì automaticamente anche la coppa che Aziraphale gli stava tendendo senza neanche pensarci. 

 

“Non ne sarei così sicuro.” Borbottò l'angelo, portando il demone ad alzare gli occhi al cielo. Doveva dargli una dimostrazione del fatto che aveva ragione e quando il suo sguardo cadde sull’albero dai petali rosa proprio fuori dalla finestra il suo volto si illuminò.

 

“Lo vedi quell’albero?” Indicò Crawly ed Aziraphale seguì il suo dito per osservare la rigogliosa pianta fuori del giardino dell’ospite di casa. “Quella è stata una mia idea.” Aziraphale corrugò la fronte e si voltò a guardare il demone che rimaneva in posa, gli occhi fissi che brillavano di immensa gloria. L'angelo strinse lo sguardo, come a cercare di capire.

 

“E dunque?” Domandò infine, smontando un poco Crawly. “È solo un albero.” Il demone arrossì e si schiarì la gola, portandosi la mano libera al fianco e gonfiando il petto.

 

“Sembra solo un albero.” Corresse con altezzosità. “Ma è molto di più.” L'angelo sembrava ancora più confuso ma ascoltò con interesse: forse il vino aveva fatto un certo effetto a tutti e due. “Effetto farfalla, angelo: lo abbiamo strappato dalla sua terra e trapiantato qui, in un luogo inospitale e nuovo per lui. Vedrai, vedrai: cambierà tutto, sarà il caos per l'ecosistema!” Il demone ghignò con fare malefico e l'angelo non seppe bene come reagire; non capiva se fosse serio o meno. Si voltò nuovamente a guardare l'albero di ciliegio: era veramente un arbusto grazioso, pensò, sorridendo dietro la coppa di vino.

 

“La cena è pronta!” Chiamò improvvisamente Lucullo e tutti gli ospiti si apprestarono al tavolo, impazienti di assaggiare la preziosa cucina luculliana. Aziraphale non poteva dirlo ad alta voce, sarebbe stato un peccato di gola, ma non vedeva l'ora di assaggiare tutti i manicaretti per i quali l’ospite di casa era tanto rinomato. E così si susseguirono frutti di mare, asparagi, scampi, pasticcio d'ostrica, porchetta, pesce, anitra, lepre, pavoni, pernici frigie, murene, storione di Rodi, dolci e vini. La scorpacciata durò un'eternità ed Aziraphale si curò di ripulire per bene ogni piatto, guadagnandosi l'approvazione del padrone di casa e di tutti gli astanti. Crawly, dal canto suo, si limitava a sorseggiare i suoi vini, a malapena toccando cibo, spesso accompagnato dai gentili rimproveri di Aziraphale che si offriva di mangiare al posto suo. 

 

Fu davvero una lunga giornata; i romani sapevano come divertirsi e come mangiare e bere bene, notò Crawly ma era qualcosa di surreale passare così tanto tempo insieme all'angelo e più il tempo passava più si faceva strada in lui il pensiero che qualcuno dei loro potesse vederli e nessuno dei due sarebbe uscito bene da una situazione del genere. Pranzare, condividere del tempo assieme ad un angelo e trovarsi ad essere piacevolmente intrattenuto dalla sua presenza era decisamente surreale, decisamente fuori dal piano di Dio, qualunque esso fosse. Il demone si fermò ad osservare il viso pasciuto dell'uomo accanto a sé che ridacchiava spensierato ad una delle battute di Memmio per poi scuotere la testa, ricordandosi che apparteneva all'altra fazione e non avrebbe dovuto trovarci niente da ridere nei suoi aneddoti poco cortesi. Che buffo che era, quell'angioletto. Crawly non si accorse di ciò a cui stava pensando se non quando l’ebbe pensato e rimase paralizzato: no, no, questo non andava bene pensò serio e la sola idea del trambusto che una cosa del genere avrebbe creato lo convinse ad alzarsi da tavola.

 

“Crawly! Vai via di già?” Chiese amabilmente il padrone di casa, azzittendo tutti i presenti con il suo vocione, facendoli voltare a guardarle il demone. “Ti perderai la portata principale, la ventesima!” Ci furono risa divertite per il tavolo e Crawly sorrise fascinoso mentre sentiva gli occhi dell'angelo seduto sotto di lui fissargli il viso con insistenza.

 

“Ti ringrazio, mio Lucullo.” Disse amabilmente ed Aziraphale scosse la testa con un sorriso divertito che Crawly non mancò di catturare. “Ma ho alcune questioni a cui attendere.” 

 

“Niente di grave mi auguro, ragazzo mio.” Lucullo aveva sempre un modo di fare molto carismatico ed era un piacere stargli attorno. 

 

“No, nella maniera più assoluta.” Lo rassicurò Crawly, passandogli una mano sulla spalla con fare amichevole, scoccando un'ennesima occhiata ad Aziraphale come per dire questo è mio. Questa volta l'angelo non sembrò tanto sicuro ed abbassò lo sguardo, facendo una smorfia di disappunto. “Alla prossima, miei signori.” Salutò infine il demone facendo un inchino con un ampio movimento delle braccia, scomparendo solo dopo aver lanciato un ultimo sguardo all'angelo dall'aspetto dispiaciuto. Potrebbe sembrare che quel dispiacere fosse dovuto a quella che appariva come una vittoria per la fazione del demone, ma in realtà era qualcosa di molto più intimo e personale e forse, solo forse, riguardava l'allontanarsi di un certo demone troppo impegnato per restare. L'angelo decise di non pensarci troppo e si costrinse a distoglierne la mente, tornando ad ascoltare i commensali, sorridendo d'istinto: certo che i romani sapevano proprio come divertirsi.

 

Crowley esitò qualche istante prima di andare via. Si fermò sul portico e si voltò per incontrare il sinuoso tronco del ciliegio recentemente trapiantato. Sorrise e poi scosse il capo, come a rimproverarsi di quel momento di debolezza. Sospirò ed andò via.

 

Note delle Autrici:

  1. L'aneddoto su Memmio è tratto dalla lettera “Ad Familiaris XIII, 1” di Cicerone. 

  2. L'invito a cena da parte di Catullo è un riferimento al Carme XIII. 

  3. Le informazioni riguardo la pazzia e l’ossessione Lucrezio per il “De Rerum Natura” sono state prese dal “Chronicon” di San Girolamo 

  4. Le informazioni riguardanti la presenza di Cicerone sono perlopiù aneddoti storici di incerta attribuzione attribuiti comunemente a Sventonio e Nepote.

  5. L'importazione delle ciliegie dal Ponto in Italia viene attribuita a Lucullo da Plinio il Vecchio nella “Naturalis Historia”.

     

    ​Edit: Per qualche ragione la mia memoria pensava che il cambio di nome da Crawly a Crowley avvenisse ai tempi dell'Arca di Noé ed invece è attribuito al giorno della morte di Cristo. Il nome sarà modificato per correttezza. 

     
   
 
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