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Autore: HistoryFreak_91    08/07/2019    1 recensioni
6000 anni sono davvero un'infinità. Tante sono le vicende, gli eventi storici e non che si susseguono e Crowley ed Aziraphale erano nei paraggi per molti di essi.
Questa fanfiction ha la volontà di evidenziare alcuni momenti salienti delle vite delle due entità, cercando di essere il più possibile storicamente accurata (con alcuni cambiamenti per rendere più vivace ed anche più semplice la lettura) e soprattutto fedele ai due personaggi principali.
Gli avvenimenti saranno in ordine sparso. Potrebbero essere solo un paio di capitoli oppure una bella raccolta di numerose oneshot/flashfic/drabble.
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Elmer era un monaco dell'abbazia di Malmesbury ed era un visionario. Aveva letto la storia di Dedalo e del figlio Icaro e ne era rimasto affascinato e si era convinto – convintissimo – della fattibilità del mito. Così, forse spinto da una qualche visione o, come è tipico degli umani, dalla sua stessa mente esaltata, si era costruito un ingegnoso costume per dimostrare la sua teoria. Utilizzando del legno di salice o di frassino, i materiali più leggeri a disposizione al tempo, si era costruito delle ali, le aveva ricoperte con dei panni e se le era fissate a mani e piedi. Certo del suo esperimento, si era lasciato convincere da un demone di nostra conoscenza a salire su una delle torri campanarie, alte all'incirca diciotto metri, ed ora si stava preparando per il grande salto. 

 

Crowley, divertito e curioso come non mai, lo osservava dal basso, attendendo il gran momento. 

 

“Buongiorno Crowley.” D’improvviso la voce familiare dell'angelo lo fecevsussultare ed il demone si voltò un istante per vederlo arrivare reggendo la tonaca monacale che indossava per mimetizzarsi fra i confratelli dell’abbazia. “Che incontro inaspettato! Qual buon vento ti porta?” Aziraphale parlava in maniera così disinvolta che sembrava l’inizio di una conversazione davanti ad una bella tazza di tè. Peccato che la sua espressione cambiò completamente quando i suoi occhi si posarono sulla figura del monaco e delle sue ali stagliate contro il cielo come un uccello che si prepara a spiccare il volo. “Che cosa sta succedendo?” Crowley accartocciò le labbra per trattenere le risa e si limitò ad alzare anche lui gli occhi verso il folle uomo.

 

“Oh, quello? Non è niente!” Disse beffardo, gesticolando con la mano. “Solo un uomo con un forte desiderio di morire.” 

 

“Crowley!” Lo rimproverò l'angelo: il suicidio era un peccato mortale, non lo sapeva? Letteralmente. “È stata una tua idea?”

 

“Perché pensi sempre che ci sia il mio zampino in queste cose, angelo?”

 

“Perché c'è sempre il tuo zampino in queste cose, Crolwey.” Dopotutto, era la sua arci-nemesi.

 

“Sembra giusto.” Ammise l'altro, facendo spallucce. “Ma l'idea delle ali non è stata mia. Io gli ho solo dato un consiglio… tecnico, ecco.” Aziraphale avrebbe voluto ribattere ma un movimento subitaneo del monaco attirò l’attenzione di entrambi: Elmer era pronto a tuffarsi. Crowley questa non se la voleva proprio perdere. 

 

Con gli occhi chiusi e le braccia completamente aperte, Elmer balzò giù dalla torre campanaria e per qualche istante sembrò rimanere in volo o, per lo meno, planare piuttosto delicatamente, prima che la gravità decidesse di essergli nemica e fargli cominciare una rovinosa discesa.

 

“Fa' qualcosa!” Implorò Aziraphale, richiamando l'attenzione del demone con quel suo tono disperato, e Crowley spalancò le braccia.

 

“Scusa, perché io? I miracoli li puoi fare anche tu.” Rise, divertito dal panico dell'angelo che sbuffava. L'attenzione di entrambi fu attirata dalle urla dell'uomo che stava per schiantarsi contro un albero.

 

“Oh, per l'amore del…” Aziraphale creò un brezza che dirottò la discesa del monaco ma fu così repentina e forte da farlo precipitare ancora più velocemente. Non ci fu tempo per un altro miracolo ed Elmer si schiantò a terra con un gran frastuono. Crowley non poté fare a meno di scoppiare a ridere mentre Aziraphale corse esterrefatto in aiuto dell'uomo ma venne anticipato dagli altri monaci che erano giunti in suo aiuto. Grazie al Cielo, Elmer era ancora vivo anche se le sue gambe, come si scoprirà dopo, erano fuori uso. Aziraphale portò gli occhi al cielo in segno di devozione ma le risa del demone lo infastidirono nuovamente.

 

“Non c'è niente da ridere.” Borbottò irritato, facendo il broncio.

 

“Oh sì che c'è, invece.” Continuò imperterrito il demone, asciugandosi le lacrime per le troppe risa. “Sono fantastici questi umani. Ne sanno una più del diavolo.” Aziraphale arrossì vistosamente a quella frase ed avrebbe ben voluto rispondere a tono ma decise di girare i tacchi ed allontanarsi. “Oh andiamo, angelo!” Cercò di richiamarlo Crowley. “L'hai salvato alla fine, no? Tutto bene quel che finisce bene.” Ma Aziraphale già non lo stava più a sentire e Crowley rimase da solo. Fece spallucce e tornò a guardare il gruppo di monaci che trasportavano Elmer in un luogo sicuro. Quella era stata proprio una bella giornata, pensò Crowley e spalancò le ali, facendo quello che Elmer non era riuscito a fare. Il monaco, stordito dalla caduta ma ancora sveglio, vide la creatura allontanarsi ed alzò una mano piena di panico ad indicarla, blaterando parole incomprensibili prima di perdere conoscenza tra le braccia dei compagni che non gli diedero ascolto. 

 

Nota dell'autore:

La storia di “Elmer the Flying Monk" è presa da “Great Tales from English History” di Robert Lacey.

 
   
 
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