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Autore: HistoryFreak_91    08/07/2019    1 recensioni
6000 anni sono davvero un'infinità. Tante sono le vicende, gli eventi storici e non che si susseguono e Crowley ed Aziraphale erano nei paraggi per molti di essi.
Questa fanfiction ha la volontà di evidenziare alcuni momenti salienti delle vite delle due entità, cercando di essere il più possibile storicamente accurata (con alcuni cambiamenti per rendere più vivace ed anche più semplice la lettura) e soprattutto fedele ai due personaggi principali.
Gli avvenimenti saranno in ordine sparso. Potrebbero essere solo un paio di capitoli oppure una bella raccolta di numerose oneshot/flashfic/drabble.
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aziraphale aveva sempre amato viaggiare, conoscere nuovi luoghi, nuove persone, nuove culture, entrare in possesso di nuovi libri e provare nuove pietanze culinarie; così, non appena gli fu concesso, decise di imbarcarsi su una delle navi per il Nuovo Mondo e fare un po' di esplorazione. Non che non fosse già a conoscenza delle Americhe, gli angeli sapevano tutto sulla geografia della Terra, ma fino ad allora non aveva mai avuto la possibilità di raggiungerle. Era da quando aveva sentito la storia di Leif Ericson, il vichingo che per primo aveva toccato le sponde del Canada intorno all'anno 1000, che aveva sognato di mettere piede su quel continente sconosciuto; ma all'epoca un viaggio del genere non era auspicabile e lui aveva comunque tante cose da fare. Così aveva aspettato il momento giusto ed ora, durante il periodo più florido della navigazione, stava approfittando di un passaggio da parte degli spagnoli per coronare il suo sogno. Perché gli spagnoli? Ma perché era più bello viaggiare con chi le Americhe le aveva scoperte, ovvio! 

 

Così ora l'angelo se ne stava sulla prua, assaporando l'aria di mare ed il vento che gli scuoteva i riccioli d'oro. Mai si sarebbe potuto immaginare che la sua vacanza sarebbe stata sconvolta dall'ultima persona che si aspettava di vedere.

 

“Comincio a credere che non esistano le coincidenze, angelo.” La voce di Crowley risuonò forte e chiara ed Aziraphale si voltò per vedere l’uomo avvicinarsi con il suo incedere danzante. “È tutto parte del piano ineffabile di Dio dopotutto, non è così?”

 

“Crowley.” L'angelo non seppe che cosa dire. Guardava il demone con la bocca spalancata mentre questi lo affiancava, appoggiando i gomiti sulla balaustra.

 

“In persona.” Gli sorrise facendo un cenno con il cappello. L'angelo rimase interdetto ancora per alcuni istanti mentre Crowley si godeva il sole ed il chiacchiericcio insistente degli uomini di porto. Lentamente, l'angelo cominciò a riprendersi e scosse il capo, schiarendosi la gola.

 

“Cosa ti porta qui?” Gli chiese finalmente, continuando a fissarlo con insistenza.

 

“Oro.” Rispose l'altro senza fare troppi giri di parole, un sorriso malizioso sulle labbra. “Dove c'è l'oro ci sono persone avare, pronte a dare la propria anima all'inferno.” Aziraphale storse la bocca ma non disse niente: era così che andava il mondo, era così che erano gli umani, a volte. “E tu?” Interruppe il filo dei suoi pensieri Crowley ma Aziraphale non aveva prestato attenzione così il demone continuò: “Stai partendo per intralciare i miei piani?” 

 

“Oh…” L'angelo socchiuse le labbra e stava per rispondere che no, non ci aveva proprio pensato a questa cosa. Ma si riprese in tempo e, scuotendo la testa, asserì con un sorriso: “Ovviamente.” Crowley soffocò una risata.

 

“Ovviamente.” Ripeté: era davvero grazioso quando faceva così. 

 

“Dunque viaggeremo insieme.” Alle parole di Aziraphale fu Crowley a rimanere interdetto: a questo non ci aveva pensato.

 

“Ah!” Sorrise, aggrappandosi alla balaustra e dondolandosi un po'. “Saranno tre lunghi mesi.”

 

“Mmh…” Aziraphale non voleva sembrare cattivo ma qualcosa lo turbava. Crowley abbassò lo sguardo su di lui, preoccupato.

 

“Cosa c'è?” Chiese, aggrottando la fronte. “Qualcosa che non va, angelo?”

 

“Non è niente, è solo che…” Sospirò, finalmente alzando gli occhi per incrociarli con quelli del demone ansioso. “È solo che tre mesi sono tanti… E se i nostri ci vedessero insieme?” Crowley tirò internamente un gran sospiro di sollievo.

 

“Angelo, di che ti preoccupi?” Gli rispose con un gran sorriso. “Nessuno viene a controllare da anni. Rilassati.” Fece un gesto con la mano, come se stesse scacciando via una mosca. “Vedrai che andrà tutto liscio.”

 

“Mmh…” Aziraphale non era affatto tranquillo ma lasciò correre. Dopotutto Crowley non aveva tutti i torti; sembrava che entrambe le loro fazioni fossero talmente soddisfatte del loro operato che nessuno si curava di andare a controllare quanto effettivamente contribuissero i due a portare anime alle rispettive fonti. Il XV era stato secolo molto impegnativo, di certo meglio del quattordicesimo, pensò Crowley con un brivido. Era dunque un buon momento per prendersi una piccola vacanza. 

 

Fu così che le due entità trascorsero quei mesi sulla caravella insieme. Il viaggio fu incredibilmente piacevole e, tra un miracolo angelico ed uno demoniaco, senza intoppi di alcuna sorta. Gli spagnoli raggiunsero la costa della California con qualche settimana di anticipo. 

 

“Aahhh.” Si stiracchiò Crowley, alzando le braccia al cielo. “Aria fresca, aria nuova.” Aziraphale sorrise accanto a lui ed inalò profondamente: l'America aveva un profumo nuovo ed antico allo stesso tempo, come se fosse un luogo quasi intoccato dagli uomini e dal tempo, come tornare indietro nel tempo, prima delle città, prima della gran confusione nelle strade ma con un sapore tutto nuovo e speciale. Ma gli uomini c’erano sempre stati e c'erano tutt'ora; oh eccome se c'erano. Ben separati tra loro, gli spagnoli e gli indigeni si guardavano con sfiducia, tenendosi a gran distanza l'uno dall'altro.

 

“Non sembra che vadano molto d'accordo, eh, angelo?” Notò anche Crowley ed Aziraphale annuì con un cipiglio preoccupato ed assorto. Si guardò attorno, chiedendosi esattamente quali fossero le relazioni tra i conquistadores ed i locali ma non gli ci volle molto per capire.

 

“Stai giù, sporca donna!” Uno degli uomini della flotta stava colpendo una povera indigena con il retro del fucile. La donna sembrava debole e tossiva. Aziraphale non resistette ed accorse ad aiutarla sotto lo sguardo vigile di Crowley.

 

“Ehi, oh!” Sussultò l’angelo mentre si chinava sulla donna che lo guardò con gli occhi colmi di lacrime. “Non è così che si tratta una signora.”

 

“Fa' silenzio, checca.” Lo spagnolo sputò a terra ed aspettò una ritorsione dall'angelo che però si limitò a fissarlo senza dire nulla. 

 

“Ti consiglio di lasciarlo in pace.” Sibilò piuttosto Crowley minaccioso, avvicinandosi allo spagnolo con l'aria di chi non sta aspettando altro che una buona scusa per picchiare qualcuno. “Non è molto saggio cercare guai con lui.” Nonostante la stazza molto più poderosa, lo spagnolo si sentì tremare le gambe fino al midollo ed inghiottì un boccone amaro per poi allontanarsi con passo svelto stringendo il fucile nelle mani. Crowley tenne gli occhi fissi su di lui, una sensazione che sapeva ben trasmettersi sugli umani, e riprese a respirare solo quando lo spagnolo fu scomparso dalla vista.

 

“Va tutto bene?” La voce gentile di Aziraphale lo fece voltare ad osservarlo mentre questi offriva il suo aiuto alla donna inginocchiata che lo guardò dritto negli occhi ricevendo uno dei suoi sorrisi più gentili. “Non ti preoccupare, ci sono io adesso qui.” Sussurrò con gentilezza e solo allora si rese conto che forse la donna non lo capiva. Stava per cercare di ovviare alla situazione quando questa ricominciò a tossire, accasciandosi fra le sue braccia.

 

“Cosa succede?” Domandò Crowley, accovacciandosi a sua volta mentre Aziraphale sorreggeva la testa dell’indigena e controllava che non avesse ferite.

 

“Non lo so.” Mormorò per poi portare la mano libera sulla sua fronte. “Scotta.” Alzò velocemente le palpebre ed incontrò gli occhi seri di Crowley. Si lanciarono uno sguardo d’intesa e subito l’angelo prese la donna fra le braccia e, accompagnato dal demone, cercò un luogo tranquillo in cui stare.

 

L’indigena aveva le convulsioni, probabilmente causate dagli incubi, oltre che dai sintomi. 

 

“Pensi sia mortale?” Domandò l'angelo ad alta voce, forse parlando più a se stesso che al demone al suo fianco, chino sul bastone, che lo osservava bagnare la fronte all'ammalata con un panno freddo.

 

“Dall'aspetto, direi di sì.” Annuì Crowley ed Aziraphale sentì brivido: avrebbe voluto capire di cosa si trattasse ma non riusciva a distinguere bene i sintomi, poteva essere qualunque cosa. Dal canto suo, il demone cominciava a farsi qualche domanda: non sapeva niente della situazione nel Nuovo Mondo, non era il suo campo, ma qualcosa gli diceva che non andava tutto bene lì. Fu mentre pensava queste cose che, alzando il capo, si trovò d’innanzi un ragazzo pallido, albino, che camminava fra le persone con passo leggero, quasi evanescente. A Crowley bastò un attimo per capire, un attimo ed un gelido brivido.

 

“Pestilenza.” Sussultò ed Aziraphale rabbrividì a sua volta solo a sentire il nome prima di alzare il capo ed incontrare anche lui la chioma bianca del Cavaliere dell'Apocalisse.

 

“Cosa ci fa qui?” L'angelo si voltò verso Crolwey con fare accusatorio ma l'altro scosse vigorosamente il capo.

 

“Non guardare me, angelo, non è stata un'idea dei miei.” Lo informò anche se non poteva esserne sicuro al cento per cento. Eppure, pensava, una cosa del genere si sarebbe saputa se fosse stata architettata dagli Inferi o dai piani alti. Il demone rivolse lo sguardo verso l'angelo. “Sei sicuro che…?”

 

“Assolutamente no!” Protestò Aziraphale: no, Dio non avrebbe fatto una cosa del genere, non ora. Le due entità rimasero a pensare per alcuni istanti.

 

“Deve essere qui di sua spontanea volontà, attirato da qualcosa.” Sentenziò Crolwey, riportando lo sguardo verso l'esterno e vedendo il Cavaliere passeggiare indisturbato, accompagnato nel suo incedere da una scia di colpi di tosse e starnuti. 

 

“Mmh…” L’angelo tornò a guardare la povera donna priva di sensi. “E se fossero stati loro?”

 

“Loro chi?” Crowley aggrottò la fronte, non capendo a chi altro si potesse riferire; le fazioni erano solo due, lo erano sempre state.

 

“Loro, gli umani.” Si spiegò l'angelo, lasciando il demone pensieroso. “Se fossero gli spagnoli e gli inglesi ed i francesi…? Se fossero loro a portare la malattia?”

 

“L'hai già vista prima?” Propose l'altro e l'angelo alzò le spalle.

 

“Può darsi.” Non poteva dirlo per certo, le pestilenze si somigliavano tutte ai primi sintomi. 

 

“Anche se così fosse, c'è poco che possiamo fare.” Il demone strinse le labbra ed Aziraphale si sentì gelare. “È una cosa che solo loro possono combattere.”

 

“Mh.” Aziraphale si limitò ad annuire ed improvvisamente Crowley ebbe un timore.

 

“Stai bene?” Mormorò, memore di ciò che era accaduto durante la peste nera.

 

“Sì.” La risposta dell'angelo fu semplice, la sua voce calma anche se severa. Crowley rimase immobile, incerto ed ancora pensieroso. “Non preoccuparti per me." L'angelo si voltò con un sorriso ed a Crowley si spezzò il fiato in gola. “È successo altre volte. So cosa aspettarmi.” E così dicendo tornò ad occuparsi della donna. Crowley era rimasto interdetto per qualche istante: sapeva che Aziraphale soffriva, non sopportava vedere delle creature star male, soprattutto non gli umani. Eppure adesso era calmo, concentrato, in pieno controllo delle sue emozioni. Il demone accennò un sorriso: era veramente orgoglioso del suo angelo.

 

“Ecco.” Con un movimento della mano, Aziraphale curò la malattia dell’indigena che immediatamente smise di tossire ed aprì gli occhi sbigottiti. Aziraphale sorrideva. “Vai pure, piccolina.” Le disse, spostandosi da un lato per farla passare. “Sei guarita.” La donna lo capì subito dal tono così confortante e non se lo fece ripetere due volte: si alzò e si affrettò ad andare via, passando velocemente oltre Crowley e lanciando solo un ultimo sguardo all'angelo, come per ringraziarlo. Questi le sorrise ed aspettò che fosse lontana prima di alzarsi in piedi, dritto accanto al demone.

 

“Li aiuterai?” Parlò e gli sembrò quasi una domanda retorica. L'angelo annuì il capo ed il demone trattenne a stento un sorriso. “Buona fortuna.” Si limitò a dirgli e lo guardò allontanarsi deciso. 

 

Dal canto suo, Crowley aveva altro a cui pensare: se erano stati gli spagnoli a portare Pestilenza sulle sponde del Nuovo Mondo, allora erano gli spagnoli a dover imparare una lezione. Ne corruppe a centinaia, convincendoli a scannarsi fra loro per racimolare il maggior numero di ricchezze. La sete dell'oro portò così tanto materiale alla corte di Spagna che le sue finanze non riuscirono a sostenerlo: negli anni successivi, Filippo II dovette dichiarare bancarotta per ben tre volte, una punizione che a Crowley sembrò più che generosa.  Il viaggio in America fu fruttuoso per le forze degli inferi ed il demone, una volta tornato in patria, ricevette una menzione speciale per il suo operato, mentre Aziraphale fece rapporto ai suoi superiori sulla situazione del Nuovo Mondo ricevendo una comprensiva pacca sulla spalla. 

 

Nota dell’autore:

  1. Ho deciso di mantenere Pestilenza maschio, come Inquinamento nel libro, ma, nel caso dovesse comparire, tenere Inquinamento femmina come nella serie. È una piccola distinzione che spero non dia fastidio a nessuno.

  2. La malattia è il vaiolo. Alcuni scienziati sostengono che la malattia fosse nata intorno al 1530, altri che esistesse già da prima. Per sicurezza, ho preferito mettere il 1530 come data di riferimento della storia. 

   
 
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