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Autore: Wolstenholme    10/07/2019    4 recensioni
Mihael Keehl è morto, lasciando alle sue spalle una scia di devastazione. Il caso Kira è ormai completamente risolto, ma qualcosa in Nate River si è spezzato in mille minuscoli frammenti irrecuperabili.
[...] Ed, in effetti, nascondere ciò che provava era sempre stata una delle sue specialità.
«Te ne sei andato senza dire niente.» aveva detto, infine, dando sfogo ai pensieri repressi da anni.
«Non avevo scelta, Nate.»
«L'avevi.»
«No.» mormorava l'altro, sospirando appena. «Se fossi venuto nella tua stanza, non sarei più riuscito ad andarmene.»
Quelle parole gli facevano male, in un certo senso, ma non riusciva a fare altro che annuire in risposta.
Era successo e basta.
«Mi dispiace.»
«Va bene così, Mihael. Va bene così.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gelido vento soffiava senza sosta da ore, smuovendo appena i ciuffi di capelli chiari del giovane ragazzo, così innaturali ed, allo stesso tempo, causa di curiosità negli altri.
Quella era sempre stata la sua caratteristica, infatti, uno dei tratti che riusciva ogni volta a distinguerlo dalla massa comune.
Se ne stava seduto con una gamba posata contro al petto e l'altra riposta lateralmente, a pieno contatto con il freddo della neve presente in abbondanza in quella stagione così ostile.
Non si lamentava, tuttavia: quello non era niente in confronto al gelo che provava dentro di sé.
Era come se una lama appena affilata penetrasse, colpo dopo colpo, all'intento della sua anima, rimasta sterile per quasi tutta la sua vita, del suo cuore che mai aveva aperto al mondo esterno.
Tranne che a lui, molti anni prima di quel triste attimo.

Stringeva con forza il rosario che custodiva gelosamente sotto alla sua camicia candida, meticolosamente agganciato sul retro del suo collo, dal colore quasi identico alla sua pelle chiara e delicata, talmente sottile da sembrare trasparente a tratti.
Rigirava lentamente quell'oggetto così unico tra le dita pallide e congelate, ripensando al suo proprietario.

Mihael Keehl giaceva ormai morto all'interno della fossa scavata a pochi passi da lui, a chissà quanti metri sottoterra.
Su di essa, si ergeva soltanto una piccola lapide graffiata e sporca, con inciso il suo vero nome, - non aveva più alcun senso nascondersi, vero Mello? - e la sua reale data di nascita.
Nemmeno un fiore era presente, nemmeno una foto o una qualsiasi scritta: il biondo, ricordava Nate, non era famoso per avere molti amici.
Conoscenti, certo, perfino lacchè, ma mai amici, escluso Mail Jeevas.
Infine, c'era lui: Nate River, suo eterno rivale.
Lo odiava, all'inizio.
Mihael era quel tipo di persona che detestava perdere, di qualsiasi cosa si trattasse. Ogni dibattito, per lui, poteva trasformarsi rapidamente in una rissa.

Non aveva alcun problema a sferrare un forte pugno sul viso di chi dava dei problemi, anziché risolverli.
Il fatto che non fosse mai stato espulso dalla Wammy's House, era un puro miracolo, pensava Nate.
Probabilmente, perfino i vertici erano a conoscenza che mai avrebbero potuto eliminare il secondo, ipotetico, successore di L, il detective privato più abile al mondo.
L era sempre stato un mito per tutti loro, nonostante non avessero mai avuto l'onore di incontrarlo, nemmeno una volta.
Perfino la sua semplice voce veniva modificata, rendendolo irriconoscibile al mondo.
Eppure, veniva trattato come una specie di divinità all'interno dell'orfanotrofio dove lui stesso era cresciuto per anni ed anni della sua vita.
Alla fine, però, anche lui era prematuramente morto, facendo crollare le aspettative di tutti i bambini lì presenti in quel momento.

Nel frattempo, Nate aveva deciso di sdraiarsi completamente, sistemandosi al meglio possibile al suolo, inzuppando completamente i suoi vestiti di acqua sporca e neve.
Non gli importava di nulla, nemmeno della prospettiva di ammalarsi in tempi brevi.
In un attimo, stringendo ancora quel ciondolo tanto comune quanto importante per lui, aveva iniziato a ripercorrere ancora una volta quella vicenda, prima che potesse giungere al termine.

Stupido nano bianco.
Così lo chiamava il più delle volte, perfino dopo aver fatto l'amore per l'ennesima volta nella sua stanza personale, accuratamente chiusa a chiave, nonostante fosse altamente vietato dal regolamento.
Non che Mihael fosse incline a rispettare le regole, certo. Lui faceva esattamente ciò che voleva, sempre.
In realtà, rifletteva, Nate si era ritrovato in quella situazione spinosa abbastanza velocemente.
Il biondo era solito schernirlo e prenderlo in giro ogni volta che ne aveva la possibilità.
Ricordava ancora il suo primo giorno all'orfanotrofio: Mihael ed altri ragazzi della Wammy's lo avevano seguito mentre cercava la stanza a lui assegnata e lo avevano picchiato fino a lasciarlo quasi inerme al suolo.

Benvenuto, nano bianco.
Gli aveva detto crudele, scoppiando poi in una fragosa risata che aveva coinvolto anche i suoi sottoposti.

Quando poi, appena un mese dopo, Nate lo aveva rapidamente superato in tutti i test possibili ed in varie prove d'intelligenza ed abilità, aggiudicandosi il primo posto, il biondo aveva dato in escandescenza.
Come si permetteva di superarlo così spudoratamente? Mello vedeva in ciò un terribile affronto che meritava d'essere punito con la forza.

La stessa sera, lo aveva aspettato dietro l'angolo, appena prima della sua stanza, per poi inchiodarlo al muro e pestarlo ancora una volta, lasciandolo sanguinante a terra, prima che decidesse di rintanarsi strisciante e dolorante nella sua camera.
Quella volta, aveva deciso di presentarsi solo: era una questione tra lui e Near, di nessun altro.

Nonostante questo, - Mello glielo aveva confessato poco tempo più tardi - non trovava alcuna soddisfazione in ciò che faceva al ragazzo dai capelli chiari, albini.
Infatti, ogni singola volta in cui il biondo decideva di sfogarsi sull'altro, l'espressione di Nate non cambiava mai, non esprimendo dolore, né tantomeno qualsiasi altra emozione.
Era semplicemente vuoto come un mero oggetto.

Questo lo mandava su tutte le furie, facendogli desiderare anche di ucciderlo con le sue stesse mani, situazione a cui aveva pensato spesso.
Al diavolo le conseguenze, voleva solo togliersi quel dannato pupazzo di neve, perfetto in ogni cosa facesse, dalla vista.

Nate sospirava, mentre stringeva ancora al petto il suo rosario.
Glielo aveva regalato durante la loro ultima notte d'amore. Dopotutto, Nate sapeva che sarebbe morto, da lì a breve.
Quella notte in questione, lo aveva rivisto dopo ben cinque anni trascorsi separati, senza nemmeno sentirsi una volta.
Nonostante il tempo, ricordava perfettamente il suono dei suoi passi ed il suo profumo al sapore di cioccolata, ancora prima di ritrovarselo davanti, una volta aver congedato gli ultimi membri rimasti della sua squadra, l'SPK.
Aveva aspettato il momento ideale per intrufolarsi all'interno del suo palazzo di vetro, superando abilmente i sistemi di sicurezza.

"Nate." aveva sussurrato, togliendosi poi gli stivali scuri, scalciandoli con naturalezza in un punto indefinito della stanza.
"Mihael." replicava l'albino, continuando a comporre il suo puzzle candido, esattamente come lui. "Ne è passato di tempo." aggiungeva, senza voltarsi in direzione dell'altro che, tuttavia, continuava ad avanzare.
"Già."
"Perché sei qui?"
"Voglio la mia foto." chiedeva, senza alcun cenno di emozione.

"Bene." aveva sussurrato, estraendo esattamente ciò che stava cercando dalla tasca della sua camicia. "Eccola."
A quelle parole, in un rapido gesto, gliel'aveva lanciata, atterrando esattamente tra le mani del suo legittimo proprietario.
"Anch'io ho una cosa per te." aveva detto, facendo voltare appena il suo rivale, proprio per farsi notare mentre si sfilava il rosario che portava sempre al collo, lanciandolo poi in sua direzione.
"Mihael..."
"Posso fumare?"
"Lo faresti lo stesso." rispondeva, alzando lievemente le spalle, continuando a guardare il rosario riverso sul pavimento. "Da quando fumi?"
"Da un po'." affermava, accendendosi la sigaretta posata tra le labbra, prima di continuare con un altro discorso, ben più interessante.
"Mi sei mancato, stupido nano bianco."
"Anche tu." aveva mormorato il giovane, a bassa voce, come se fosse proibito parlarne.
Ed, in effetti, nascondere ciò che provava era sempre stata una delle sue specialità.
"Te ne sei andato senza dire niente." aveva detto, infine, dando sfogo ai pensieri repressi da anni.
"Non avevo scelta, Nate."
"L'avevi."
"No." mormorava l'altro, sospirando appena. "Se fossi venuto nella tua stanza, non sarei più riuscito ad andarmene."
Quelle parole gli facevano male, in un certo senso, ma non riusciva a fare altro che annuire in risposta.
Era successo e basta, no?
"Mi dispiace."
"Va bene così, Mihael."

Dopodiché, si era avvicinato ancora un po', fino ad abbassarsi sulle sue ginocchia forti e posare le mani sulle sue spalle ossute e coperte soltanto lievemente dal tessuto della camicia.
"Near."
"Mello."
La scelta di usare i nomi dei loro alter ego non era affatto casuale, rifletteva Nate.
Volevano entrambi ricordare il passato, quel passato.

In una frazione di secondo, aveva gettato la sigaretta consumata a terra e le sue labbra morbide si erano posate sul collo candido dell'albino, causandogli mille brividi in ogni parte di quel corpo minuto.
Cercava continuamente di non dare a vedere quanto esattamente gli piacesse, precisamente come tanto tempo prima, fallendo sempre miseramente.

Mihael era in grado di sconvolgere la sua intera esistenza, ancora una volta.
"Non mi dire che non ricordi più i nostri momenti passati alla Wammy's House, Nate." sussurrava direttamente al suo orecchio destro, facendogli inclinare leggermente il capo, concedendogli più spazio.
"I momenti in cui mi lasciavi sanguinante a terra?" diceva, già affannato. "O intendi i momenti in cui esprimevi tutto il tuo odio nei miei confronti?"
"Mio dolce Near..." sussurrava, facendolo sussultare visibilmente.
"Non sei cambiato affatto in questi cinque anni."
"Nemmeno tu, Mello."

Infatti, il biondo era ancora in grado di provocargli reazioni che mai nessun altro sarebbe stato capace di ricreare.
Percepire la sua lingua bollente sul suo collo, lo portava già oltre tutto ciò che riusciva a sopportare.
Certo che ricordava i momenti all'orfanotrofio, come si erano avvicinati lentamente, seppur Mello fosse ancora guidato dalla rabbia per essere il secondo in carica.
Certo che ricordava come si era ritrovato con la schiena al muro e con le labbra del ragazzo, più grande di lui di due anni, schiacciate brutalmente contro le sue e la mano premuta appena sopra il suo punto più sensibile, attraverso i pantaloni del pigiama.
Mello metteva sempre della violenza in tutto ciò che faceva.

La sorpresa, infatti, lo aveva fatto sobbalzare, causando una breve risata nel ragazzo biondo.
Near era una sfida sempre aperta per lui, voleva dannatamente strappargli quell'espressione vuota dal volto e, perché no, dipingerlo con vere emozioni sofferenti che gli avrebbero sfigurato quel viso angelico una volta per tutte.

Tuttavia, nonostante i suoi propositi, qualcosa era mutato dentro di lui, ad un certo punto.
Seppur fosse stato difficile da ammettere a sé stesso, aveva iniziato a provare qualcosa di diverso dall'odio nei confronti dell'altro, così tremendamente affascinante ai suoi occhi.
Ogni volta che sfiorava il suo corpo, tremava. Ogni volta che lo baciava sentendo il suo delicato sapore, sentiva le gambe cedere.

Si era odiato molto per questo, molto.
Lui, Mello, che provava qualcosa per Near, il suo acerrimo rivale? Non poteva esistere una cosa del genere.
Eppure, settimana dopo settimana, nonostante si fosse ripromesso di stargli lontano il più possibile, si erano ritrovati l'uno tra le braccia dell'altro numerose volte ancora.
Non poteva farne più a meno, per quanto ci provasse.
Più e più volte aveva cercato di convincersi fosse soltanto un modo per prevaricare su di lui, ma... sapeva non era veramente così.

Soltanto Matt, il migliore amico di Mello ossessionato dai videogiochi, era a conoscenza della loro stramba relazione, se così si poteva definire.
Era incredibile, secondo lui, che due antipodi come loro si fossero avvicinati fino a quel punto, senza neanche sapere in che modo.

Perfino Near si era sciolto, infine.
La sua impenetrabile facciata gelida era crollata sotto ai caldi baci del compagno.
Iniziava a sentire qualcosa nel suo piccolo cuore, qualcosa che non aveva mai provato nella sua breve vita, nemmeno per Linda, che continuava a girovagare attorno a lui da anni.
Dopo quei momenti, trascorreva le giornate a pensare a lui, in ogni istante. Fortunatamente, era talmente abile nello studio, che non aveva rischiato di perdere nemmeno uno dei suoi brillanti voti, ma... il fatto preoccupante non era affatto quello:
sapeva che, prima o poi, quella situazione sarebbe giunta al termine. Mello non era esattamente il tipo di persona ideale per portare avanti certe cose.
Pensava addirittura d'essere soltanto uno sfogo per il ragazzo, più e più volte, mentre la sua sicurezza iniziava a vacillare sempre più.
Ogni volta che si svegliava solo in quel letto ancora caldo dopo aver fatto sesso, si sentiva male. Abbandonato dall'unica persona che, con un modo molto particolare, era vicina a lui.
Come poteva dimenticare simili emozioni? Proprio lui che, agli occhi del mondo intero, non ne provava affatto.

"Nate." lo aveva chiamato improvvisamente, riscuotendolo dai suoi pensieri. "Se stai ancora pensando a qualcosa, vuol dire che non mi sto impegnando abbastanza." aggiungeva, con una breve risata, iniziando a sbottonare la sua camicia bianca.
"Non è questo."
"E allora, cosa c'è?"
"Te ne andrai ancora, non è vero?" aveva chiesto, sospirando lievemente, come se già avesse accettato la dura realtà. Dopotutto, non lo vedeva da cinque anni, in cosa poteva sperare?
"Mihael, rispondimi."
"Ho in mente un piano, Nate. Andrà bene."
Mentiva, ne era certo; nulla sarebbe mai andato bene.
"Non pensarci adesso."

Invece, nonostante avesse continuato ad assecondare il biondo, - dannazione, gli era mancato il contatto fisico fra loro - non aveva smesso affatto di pensarci.
Doveva solo farsene una ragione, esattamente come quando lo aveva lasciato da solo cinque anni prima, per iniziare a vivere per conto suo, tra le persone peggiori.
Ma lui non era così, in fondo, lo sapeva.

Sotto quei pensieri, comunque, aveva posato le sue piccole mani pallide sui suoi fianchi, ricambiando ogni suo profondo bacio, ancora ed ancora.
Aveva bisogno di lui un'ultima volta.
Almeno avrebbero vissuto per sempre con quel recente ricordo; non voleva rovinare quelle poche ore disponibili con le sue paturnie.

In un attimo, entrambi si erano ritrovati completamente nudi, affatto imbarazzati.
Non poteva esserci disagio tra loro, niente a che vedere con le emozioni negative che avevano guidato il loro passato, per anni, specialmente quello di Mello.
I loro corpi, uniti, emanavano un calore che non avrebbero mai potuto duplicare in situazione diverse.
Nate pensava che, in qualche modo, fossero stati creati appositamente per restare insieme.
Esattamente come due tessere del suo perfetto puzzle bianco, che conosceva a memoria, ora sparpagliato malamente al suolo, mentre Mello spingeva Near sul pavimento.
Come faceva anche allora, possedendolo con forza.

Quando si era posizionato, finalmente, sopra di lui, non ci aveva messo molto per prepararlo e fondere il suo corpo in quello dell'altro ancora una volta.
Tremavano entrambi, ad occhi chiusi, a causa delle forti emozioni sempre più difficili da controllare.

Dalle loro labbra, soltanto gemiti sommessi riuscivano ad uscire.
Non c'era spazio per elaborare frasi di senso compiuto, il tempo scorreva troppo velocemente intorno a loro.
Era tutto così magnifico, da essere per forza destinato a durare molto poco.
Ed infatti, dopo che entrambi erano giunti al termine, urlando il nome dell'altro, erano rimasti su quel pavimento per ore ed ore, l'uno tra le braccia dell'altro, senza neanche degnarsi di lavarsi, per non perdere altri secondi preziosi.
Respiravano le loro essenze, i loro caldi profumi, in totale silenzio.
Non serviva dire altro, non più.
Quel ricordo sarebbe rimasto impresso nelle loro menti per il resto dell'eternità.
Near, dopo un po', per quanto non volesse, si era addormentato, posato felicemente sul petto del rivale storico.
In futuro, si era maledetto per essersi rilassato così tanto.
Se solo fosse riuscito a restare vigile...

Quando si era svegliato, infatti, aveva trovato la stanza vuota, mentre lui giaceva nel suo letto, sotto le coperte, lavato e vestito.
Era come se Mihael non fosse mai esistito.
Per un po', appunto, aveva dubitato di non aver soltanto sognato il loro incontro, ma quando con lo sguardo aveva notato il suo rosario riposto ordinatamente sul comodino, il suo cuore aveva perso un battito. O più di uno.
Era stato veramente lì, ora lo sapeva.

Sotto ad esso, aveva trovato anche un biglietto ripiegato.
Lo aveva aperto e aveva letto soltanto le cinque parole impresse nero su bianco.

Ti amo, stupido nano bianco.

Durante quella giornata, aveva pianto.
Forse per la prima volta in vita sua, aveva pianto veramente.
Nessuno dei due aveva mai dichiarato alcun sentimento all'altro.
Perfino il biondo aveva preferito scriverlo, piuttosto che mormorarlo ad alta voce.

Quando, poi, Gevanni lo aveva informato della sua morte, si era sentito crollare, anche se non lo dava a vedere ai suoi collaboratori.
Era davvero morto, continuava a ripetere nella sua mente.
Per giunta, proprio grazie a lui, il caso Kira era stato dichiarato completamente risolto, concludendo finalmente il lavoro di L, incolpando Light Yagami, da sempre sospettato, che si era lasciato addirittura andare ad una delirante confessione, prima di venire ferito mortalmente da un membro della sua stessa squadra.

Aveva chiuso gli occhi, infine, in preda a quei ricordi che gli avevano spezzato il cuore, ancora steso sulla sua tomba gelida, mentre una lacrima solitaria solcava il suo viso pallido e magro, andando a depositarsi proprio sul freddo suolo.
Sarebbe rimasto lì per sempre, fino a morire di una dolorosa ipotermia.
Quello era niente in confronto a come si sentiva, senza poterlo esternare.
Nessuno l'avrebbe compreso ma, in realtà, non desiderava nemmeno parlarne.

Quello era stato il loro segreto in passato, così come lo resterà in futuro.

Ti amo anch'io, Mihael Keehl.

note:
ciao a tutti, finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa su questa meravigliosa coppia che amo.
spero, come sempre, d'essere rimasta ic il più possibile, perché adoro i loro caratteri originali.
ho dovuto fare, inoltre, alcuni cambiamenti rispetto alla trama originale.
questa semplice os, non prevede un continuo, ma chissà mai non decida di scrivere altro su di loro.
in progetto potrebbe esserci addirittura una L/Beyond Birthday ed una Mello/Matt.
spero vi possa piacere, fatemi sapere cosa ne pensate.

   
 
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