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Autore: ValeDowney    14/07/2019    1 recensioni
Gold, Rose e Belle si sono finalmente riuniti ma altri misteri e, soprattutto magia, attendono loro e i cittadini di Storybrooke. Rose e i suoi amici affronteranno tante altre avventure mentre nuovi personaggi arriveranno nella cittadina più magica del Maine. Ma l'oscurità è sempre dietro l'angolo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love - Stagione II
 
 

 
 Capitolo VIII: Salvando Excalibur- Seconda Parte
 

Storybrooke
 
Belle, Rose e Gold osservavano Victor, mentre allungava il coltello verso il ventre di Excalibur. Era vicino, quando un lampo squarciò il cielo e il ragazzo, sobbalzando per la paura, prese contro il tavolo. Si fermò e alzò lo sguardo, incrociando quello poco benevole di Gold. Deglutì per poi riguardare Excalibur. Allungò il coltello, ma si fermò.
“Lo sapevo che sarebbe stata solo una perdita di tempo! E ora Excalibur sta morendo solo perché tu non sai come proseguire! Sei solo un ragazzo incapace ! Avrei dovuto sbatterti fuori da questa cittadina tempo fa !” replicò arrabbiato Gold. Belle andò da lui e, mettendogli le mani sulle spalle, propose: “Perché non esci con Rose ? Rimango qua con loro. Ti farà bene pensare ad altro.”
“Belle, sii realista: come posso pensare ad altro, quando la vita della mia volpe è nelle mani di un ragazzo che è capace solamente di intagliare animali con la legna?” replicò Gold.
“Credimi è meglio così e, poi, dobbiamo avere fiducia in lui. Se ti ricordi, ha già salvato Excalibur in passato e sono sicura che ci riuscirà anche stavolta” disse Belle. Gold la guardò. Poi spostò lo sguardo su Victor e, puntandogli un dito contro, replicò: “Bada ragazzo. Salvale la vita o morirai per mano mia!” e, voltandosi, uscì.
“Non diceva sul serio. Stai tranquillo” disse Rose. Belle si voltò verso di lei, dicendole: “Tesoro, va’ con tuo padre. Ha bisogno di compagnia.”
“Ma devo proprio?” domandò Rose. La madre annuì e Rose, dopo aver sbuffato, raggiunse il padre. Lo trovò seduto su un vecchio divano, mentre guardava per terra con i polpastrelli delle dita congiunti davanti alla bocca ed i gomiti sui braccioli. Si avvicinò, sedendosi accanto a lui. Ci fu silenzio. Di tanto in tanto, Rose guadava il padre, che non accennava ad alzare lo sguardo. Si abbandonò allo schienale del divano e si schiarì la voce un paio di volte. Ma nulla. Il padre continuava a tenere lo sguardo abbassato.
Il temporale echeggiava rumorosamente fuori, mentre il vento penetrava tra le tegole poco stabili del tetto, come se potesse crollare da un momento all’altro. Rose decise di rompere quel silenzio: “ E’ vero che Victor ha già salvato la vita di Excalibur?” Ma Gold non rispose. Rose sbuffò. Se avrebbe passato il tempo così, sarebbe stato noioso ed interminabile. Quindi disse: “Senti, lo so che sei preoccupato. Lo siamo tutti, ma non c’è motivo di non parlarmi. Forse faresti meglio a sfogarti. Se ti può far felice, l’altro giorno a scuola ho preso un sei in matematica. Non è molto, ma è sempre meglio di quel quattro di tempo fa.”
Gold rimase in silenzio. Era chiaro che non avrebbe detto una parola, finché Victor non avesse salvato la vita di Excalibur. Rose lo guardò tristemente. Voleva tirarlo su di morale, ma probabilmente in quel momento voleva semplicemente rimanere da solo.
Si alzò pronta ad andarsene, ma qualcosa la bloccò. Volse lo sguardo, per vedere Gold che l’aveva presa per mano. Si guardarono. Poi Rose ridusse le distanze tra loro,  andandosi a sedere sulle sue ginocchia ed appoggiando la testa contro il suo petto. Gold la strinse a se’, mentre le accarezzava i capelli.
“Andrà tutto bene, papà. Excalibur è forte: ce la farà” disse Rose. Gold si limitò ad appoggiare la testa sopra quella della figlia, socchiudendo gli occhi e sospirando.
Victor era riuscito ad incidere il ventre di Excalibur, mentre Belle spostò la piccola lampada, in modo che il ragazzo vedesse meglio. Con delle garze toglieva il sangue in eccesso, per poi cercare la pallottola. Non doveva perdere più tempo o la volpe sarebbe morta.
Cercò quella maledetta pallottola, incastrata chissà dove, quando… la trovò. Belle gli consegnò le pinze, con le quali prese delicatamente la causa di tutto. La estrasse ed i due la guardarono. Così piccola, eppure così letale.
Dopo averla depositata su un piattino, proseguì.
Poco dopo, Belle raggiunse Gold e Rose. I due, vedendola arrivare, si alzarono. Si guardarono. La donna aprì bocca e pronunciò quelle due parole che aspettavano da tempo… oppure no.

 
Foresta Incantata – anni prima

 
Una dopo l’altra, Quasimodo aveva tolto le punte del roseto dal petto di Excalibur, mettendole in un piattino lì vicino. La volpe continuava a sanguinare. Le aprì l’addome e, con delle garze consegnatele da Belle, tamponò tutte le ferite presenti.
Una volta finito, richiuse, avvolgendo delle bende intorno alla pancia di Excalibur. Guardò Belle che gli sorrise, mentre Grachen si limitò a buttare le garze sporche.
“Sei stavo bravissimo. Sapevo che ci saresti riuscito” disse Belle.
“Il padrone… dovrei avvertirlo” disse Quasimodo.
“Vado io. Tu riposati e rimani qua con Excalibur, mentre Grachen mette a posto” disse Belle ed uscì dalla stanza. Gli bastò poco, per trovarlo nella nursery, mentre teneva Rose tra le braccia e Dove seduto accanto a lui. I due la guardarono. Tremotino fu il primo ad alzarsi e, tenendo sempre stretto a se’ la figlia, si avvicinò alla donna per poi chiederle: “Allora, come è andata? Non dirmi che…”
Belle sorrise e, mettendogli una mano sulla guancia, rispose: “E’ viva e starà bene” Gli occhi di Tremotino divennero lucidi. Non poteva sentire parole più belle.
Rose si mosse, svegliandosi. I genitori la guardarono e Tremotino, dopo averla baciata sulla testa, disse: “Mio piccolo fiore, la tua sorellona è viva e presto ritornerà a giocare con te” e Rose gorgogliò allegramente.
“Perché non vai da lei? Credo che la prima persona che voglia vedere appena sveglia, sia tu” propose Belle. Tremotino le consegnò Rose, accarezzandola sulla testa. Poi uscì, raggiungendo in poco tempo la sua camera. Ma si fermò. Excalibur era stata depositata su di un panno sopra il letto. Delle bende coprivano la sua pancia.
Quasimodo alzò lo sguardo e osservò in silenzio Tremotino, mentre entrava nella stanza e, dopo essersi avvicinato al letto, si abbassò, mettendo una mano sulla testa di Excalibur.
Il ragazzo decise di lasciarli da soli. Stava per uscire, ma Tremotino disse: “Sei stato molto bravo.” Quasimodo si voltò per poi dire: “Ho… ho solo cercato di salvarle la vita.”
Tremotino lo guardò e disse: “Ne parli come se fosse cosa da poco. Per me è tanto. Excalibur non avrebbe meritato di morire, quindi… grazie.” Quasimodo rimase senza parole. Mai prima d’ora il signore oscuro l’aveva ringraziato. Si limitò ad abbassare il capo per poi uscire. Tremotino l’osservò, ma poi riporse lo sguardo sulla sua adorata volpe, continuando ad accarezzarla.

 
Storybrooke
 

Gold e Rose guardarono in silenzio Belle. La donna aprì bocca, pronunciando quelle due parole che stavano aspettando: “E’ salva.” A Gold ritornò il respiro. Si portò una mano sul petto, come se il suo cuore fosse ripreso a battere.
“Lo sapevo che Victor ci sarebbe riuscito” disse Rose.
“E… e come sta?” domandò Gold.
“E’ stabile e sta riposando. Puoi andare da lei, ma non essere troppo severo con quel ragazzo: prima dell’operazione lo hai spaventato a morte” rispose Belle, mettendogli le mani sulle spalle.
“Ero fuori di me dalla rabbia. Excalibur si è beccata una pallottola al posto di Rose  e nessuno voleva aiutarci per salvarla” disse Gold.
“Ora sono tutte e due sane e salve” disse sorridendo Belle.
“Non me lo sarei mai perdonato se le avessi perse entrambe” disse Gold e guardò Rose, la quale fece un piccolo sorriso. Poi riguardò Belle, che disse: “Ora va’ da lei” e Gold se ne andò. Rose si affiancò alla madre, la quale la strinse contro di sé.
A passo spedito raggiunse Victor ed entrò lentamente nella stanza, avvicinandosi alla tavola dove Excalibur era stata operata. Le mise una mano sulla testa, mentre la volpe apriva gli occhi. A Gold divennero gli occhi lucidi per poi dire: “Ehi, ciao piccolina. C’è qua il tuo papà. Andrà tutto bene. Sei viva e non permetterò mai più a nessuno di farti del male” A fatica Excalibur scodinzolò. Gold sorrise. Alzò lo sguardo incrociando quello di Victor. Il ragazzo sbiancò, pronto già ad un’altra sgridata, ma Gold si limitò a dirgli: “Grazie.”
“Dovere… padrone” disse Victor.
“Le hai salvato di nuovo la vita. Sono in debito con te” disse Gold.
“Oh, no, questo no, padrone. Lei non deve essere in debito con me. Sono io quello che la dovrei ringraziare” disse Victor e, dopo che Gold ebbe alzato un sopracciglio, continuò: “ Lei e Lady Belle mi avete salvato dal mio perfido padrone, liberandomi dal circo. Mi avete donato una casa, con cibo e tetto sopra la testa ma, soprattutto, una famiglia. Senza il vostro aiuto, sarei ancora prigioniero di quella vita piena di dolore e crudeltà, dove la gente mi vedeva solo come un mostro. Quindi… grazie.”
Gold era rimasto in silenzio. In passato non aveva mai odiato quel ragazzo, eppure non glielo aveva mai detto. Si avvicinò a lui. Victor si ritrasse e chiuse gli occhi, ma poi li riaprì e vide Gold che gli aveva messo una mano sulla spalla. Lo guardò e Gold fece un piccolo sorriso, poi gli disse: “Chiedimi qualunque cosa e ti sarà dato.”
“Non potrei mai, padrone. Sarebbe un affronto nei suoi confronti” disse Victor.
“Nessun affronto. Ti sei dimostrato nuovamente una persona di fiducia, alla quale affidare la vita della mia volpe. Senza di te, Excalibur sarebbe morta e con lei, molto probabilmente, anche la natura circostante” spiegò Gold.
Victor sbattè incredulo gli occhi, quindi Gold continuò: “Excalibur è uno spirito della foresta, oltre ad essere una volpe magica. Se fosse morta, non so cosa sarebbe potuto accadere a tutto ciò che ci circonda. Probabile che gli animali e le piante sarebbero morte con lei.”
“Allora sono felice di averle salvato la vita” disse Victor.
“Ed anche io” disse Gold, sorridendogli. Alzò lo sguardo ed aggiunse: “Questa casa non è molto sicura. E’ un miracolo che il temporale di prima, non abbia scoperchiato il tetto.”
“Almeno è un posto dove vivere e dormire. Non è molto ma, è casa” disse Victor.
“Forse potrei fargli fare qualche aggiustatina. Diciamo da renderla più stabile e presentabile” disse Gold e riguardò Victor, il quale rimase senza parole. Gold gli fece un piccolo sorriso. Poi ritornò accanto ad Excalibur, accarezzandola sulla testa. Victor gli diede di schiena, non rendendosi ancora conto di ciò che era accaduto in quella serata. Non solo aveva salvato nuovamente la vita della volpe di Gold, ma quest’ultimo si era offerto di rimettergli a posto casa. Forse, dopotutto, aver incontrato il signore oscuro anni fa, non era stato male e, sul volto del ragazzo, comparve un sorriso che non appariva da molto tempo.
Il temporale si era attenuato e, in cielo, c’erano rimaste solo nuvole. Le strade erano piene di pozzanghere e tutti si erano rintanati nelle proprie case. Rowena stava chiudendo il negozio. Era di schiena, ma sentì benissimo il rumore di tacchi sull’acciottolato bagnato. Poi quella voce che non udiva da anni: “ Non pensavo di trovarti qua ma, dopotutto, si dice che il passato ritorna sempre su i suoi passi.”
Rowena sorrise, per poi dire: “Ma si dice lo stesso anche per le persone. Vero… Cora?” e, voltandosi si trovò di fronte proprio Cora. Le due donne si guardarono in silenzio. Poi Rowena disse: “Non credevo di rivederti. Non almeno così presto.”
“Potrei dire la stessa cosa di te” disse Cora.
“Hai cercato di uccidermi, ma sfortunatamente non ci sei riuscita” disse Rowena.
“Lo so che sei un osso duro e ci vuole ben altro per metterti fuori gioco. Ma, il mio obiettivo, non sei mai stata tu, non almeno di recente” spiegò Cora. Rowena si limitò ad alzare un sopracciglio. Poi la donna continuò: “Il mio piano sta per compiersi e ti vorrei al mio fianco, quando avverrà.”
“Il tuo piano è solo un fallimento. Il tuo caro pirata si trova ora in ospedale ed il cappellaio e quel grillo sono stati salvati da Tremotino e la sua famiglia, spifferando che ti trovi qua. Conoscendo il nostro caro signore oscuro, dubito che rimanga senza le adeguate protezioni. Sarò al tuo fianco, ma solo per vederti fallire un’altra volta” disse Rowena e, voltandosi, si incamminò.
“Non ti ho mai ritenuta una codarda, ma potrei sempre cambiare opinione” disse Cora. Rowena si fermò. Strinse i pugni e, rivoltandosi, ritornò di fronte a Cora, replicando: “Nessuno mi da’ della codarda! Ho rinunciato a tutto per rifarmi una vita e vendicare chi ha sofferto!”
“Tu hai ucciso delle persone solo perché lo volevi. Non sono state morti accidentali” disse Cora.
“Non provocarmi, Cora. Sai benissimo di cosa sono capace e, che anche sono più forte di te. Il mio potere va ben al di là del tuo e di quello di chiunque altro” replicò Rowena.
“Non ho paura delle tue minacce. Non uccideresti, né faresti del male senza un valido motivo. Non toccheresti nemmeno Tremotino. Non lo hai mai fatto in passato. Tu sei sempre stata attratta da lui” disse Cora. Rowena fece un piccolo sorriso, abbassando il capo. Poi riguardò la donna e disse: “L’amore è per i deboli e anche tu stessa dovresti saperlo. È il potere quello che ci rende ciò che siamo. Non abbiamo mai dovuto dipendere da nessuno e non lo sarà nemmeno ora. A Tremotino ci penserò io, mentre tu continua con il tuo piano.”
“Come hai detto prima, il mio collaboratore si trova in ospedale e non credo che Regina sia felice di rivedermi. Se mi aiuterai, farò in modo che questi stolti cittadini ti rispettino” disse Cora.
“Questi stolti cittadini mi rispetteranno anche senza il tuo aiuto. Dopotutto, sono solo un’umile pasticcera e fornaia. Non potrei mai fare del male a nessuno” disse Rowena e, nella sua mano fece comparire una palla di fuoco. Guardò Cora e sorrise maliziosamente. Poi continuò: “Se riuscirò a entrare nelle loro grazie, sarà più facile far passare qualcun altro per cattivo” e fece sparire la palla di fuoco.
“Vuoi davvero voltare le spalle a Tremotino?” chiese Cora.
“Tu lo faresti?” domandò Rowena. Cora se ne rimase in silenzio. Quindi Rowena aggiunse: “Lo sapevo, non ne hai il coraggio. Ma, dopotutto, gli hai già spezzato il cuore una volta. Cosa ti costa farlo di nuovo? Non dovrebbe essere un problema per te.”
“E tu invece? Siete migliori amici fin da bambini e lo tratteresti così? Non ti parlerà più” disse Cora.
“Non credo questo sia un problema tuo. Come ti ho detto prima, lascia Tremotino a me. Se proprio vuoi riconciliarti con tua figlia, la puoi trovare alla cripta del tuo defunto marito, a piangersi addosso ed a chiedersi del perché non abbia ancora avuto il suo lieto fine” spiegò Rowena.
“Semplicemente perché non aveva accanto a sé sua madre per consolarla. La perdonerò per ciò che mi ha fatto e la convincerò a collaborare con me” disse Cora.
“Così sia ma, se vorrai vincere, dovrai lasciarmi campo libero anche se avrei bisogno di qualcosa di più sostanzioso” disse Rowena.
“Di che tipo?” chiese Cora.
“Be’ tua figlia qua è il sindaco e, anche se i cittadini ora ricordano le loro vere identità, credo che comunque abbia ancora il potere di incutere loro timore. Tremotino mi ha dato il negozio. Magari lei potrebbe fare di più” rispose Rowena, facendo un sorriso malizioso. Cora stette in silenzio. Seppur lei era potente, Rowena lo era ancora più e non era mai saggio mettersi contro di lei. C’era un passato molto oscuro in quella donna e Cora lo conosceva benissimo. Quindi allungò una mano.
“Cosa vorrebbe significare?” domandò Rowena.
“Non hai mai fatto dei patti?” chiese Cora.
“Non sono il tipo da stretta di mano. Preferisco altro” disse Rowena e, in una mano, fece comparire un pugnale. Cora sbiancò. Con la mano fu pronta a scagliarle qualsiasi tipo di incantesimo, quando Rowena gliela bloccò. Cora la guardò e cercò di allontanare la mano, ma Rowena allungò il pugnale verso di essa… pungendole un dito. Appena la prima goccia di sangue cadde sulla lama, essa si illuminò e Rowena lasciò andare la mano.
“Che cosa hai fatto?” domandò Cora, guardandosi il dito che sanguinava.
“Volevi un patto? Be’, ti ho accontentata. Solo, che a me non piacciono le promesse fatte al vento. Voglio qualcosa di scritto o, come nel nostro caso, un patto di sangue. La clausola è molto semplice: se tu non ti atterrai a ciò che abbiamo stabilito, farò in modo che non vivrai per raccontare tutto ciò e, credimi mia cara, lo saprò” spiegò Rowena, guardando la lama per poi spostare lo sguardo su Cora e sorriderle maliziosamente. Calò il silenzio, poi un tuono squarciò il cielo e ripresero a scendere le prime gocce di pioggia.
Rowena fece scomparire il pugnale, per poi dire: “Sarà meglio che vada, prima di prendermi un malanno. Dopotutto, da ammalati, non si riesce ad agire al meglio. Ti consiglio di andare a casa anche tu e prenderti qualcosa di caldo. E ricordati il nostro patto.”
“Non me lo dimenticherò” disse Cora.
“Sarà meglio per te” disse Rowena e, voltandosi, se ne andò. Cora l’osservò, per poi svanire in una nube rossa.
Regina depositò la rosa rossa sulla bara di suo padre. Stava in silenzio, contemplando nei suoi pensieri. I cittadini erano contro di lei. Henry era contro di lei. Il figlio che tanto amava, continuava a ritenerla responsabile per la “morte” di Archie, seppur la versione del dottore era totalmente diversa. Lei, che aveva cercato di cambiare per Henry, diventando quell’eroina che lui aveva sempre visto. Eppure, tutto era rimasto come prima. Non le era rimasto nessuno.
“Papà, vorrei che fossi accanto a me. Tu eri l’unico che riusciva a capirmi. Che comprendeva il mio dolore. Persino Henry ora mi è contro. Con tutto quello che ho fatto per lui. Ho solo cercato di proteggerlo, come farebbe una qualsiasi madre, eppure mi crede ancora responsabile per la morte di Archie. Sai di chi è la colpa? Della mocciosa di Gold. Deve sempre mettersi in mezzo ed ha portato Henry dalla sua parte e, per dipiù, Gold ora ha di nuovo il suo lieto fine con quel topo da biblioteca. Mentre io sono di nuovo sola” disse Regina.
“Ora non più” disse una voce. Regina si volse e rimase senza parole nel trovarsi di fronte Cora. La donna fece un piccolo sorriso, per poi aggiungere: “Figlia mia, ne è passato di tempo dal nostro ultimo incontro. Non sai quanto abbia desiderato questo momento” e fece qualche passo verso di lei. Regina si alzò e, indietreggiando, disse: “State indietro, madre. Non avvicinatevi.”
“Non ti riconosco più, figlia mia. Una volta non eri così” disse Cora.
“Voi non avete causato altro che dolore in me” disse Regina.
“Ho solo cercato di insegnarti ciò che era meglio per te. Una vita da futura sovrana e non con un semplice stalliere. Tu meritavi di più” disse Cora.
“Non mi importava. Amavo molto Daniel, ma tu me lo hai portato via. Non avresti dovuto” disse Regina ed abbassò lo sguardo, mentre gli occhi le divennero lucidi. Non voleva farsi vedere piangere davanti a Cora. Quest’ultima, si avvicinò a lei e, stringendola a sé, disse: “Non fare così. Sappiamo benissimo di chi è veramente la colpa. Se non fosse stato per quella sciocca di Biancaneve, probabilmente tu e Daniel sareste insieme e felici.”
Lo sguardo di Regina divenne cattivo. Rialzò la testa e, dopo essersi scostata da lei, replicò: “Felici?! Come avremo mai potuto essere felici, con te che non approvavi la nostra relazione?!”
“Devi, però, ammettere che la colpa è perlopiù di Biancaneve. Non doveva tenere un segreto? A quanto pare, gli eroi si credono tanto buoni ma, sotto sotto, anche loro nascondono un lato cattivo. Alleati con me e ti prometto che, non solo tuo figlio ritornerà da te, ma avrai finalmente il tuo lieto fine. Non dovrai più temere nessuno. Tu sei nata per regnare in qualsiasi luogo” disse Cora.
Regina la guardò in silenzio. Poi spostò lo sguardo sulla bara del padre, appoggiandoci su una mano. Sospirò e, infine, riguardando la madre, disse: “Non ti ho ancora del tutto perdonata di ciò che mi facesti e mi tolsi, ma ho passato troppo tempo nel vedere gli eroi gioire. È tempo, anche per me, riprendermi ciò che mi aspetta di diritto, compreso mio figlio e farò in modo che Gold e la sua mocciosa, finisca col soffrire di nuovo. Gli toglierò tutto ciò che gli è più caro ed i cittadini di Storybrooke ricominceranno finalmente a riportarmi rispetto” e Cora sorrise maliziosamente.







Note dell'autrice: Ed eccomi qua, dopo secoli, con finalmente la seconda parte del capitolo. Scusatemi immensamente per questo ritardo. Eccoci comunque qua alla fine di questo capitolo, con un colpo di scena...o mezzo colpo di scena, visto che anche nella serie Cora si riunisce con Regina, ma qua la vera cattiva non sarà Cora ma... secondo voi chi? Gold potrà andare finalmente a cercare suo figlio, ora che Excalibur è salva?
Volevo ringraziare tutto coloro che stanno continuando a seguire la serie; chi semplicemente passa di qua e legge e chi ha aspettato pazientemente questo aggiornamento.
Grazie infinite alle mie due care amiche Laura e Lucia
Ci vediamo al prossimo capitolo, sperando stavolta di non metterci di nuovo i secoli (è già in lavorazione) Con ciò vi auguro un buon proseguimento di serata e alla prossima, miei cari Oncers
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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