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Autore: horus    27/07/2009    6 recensioni
Sasuke è sempre stato isolato e trattato con freddezza. Quando, all'età di sette anni l'Hokage gli affida il figlio in fasce e con lo spirito di Kyuubi all'interno, Sasuke decide di andarsene dal villaggio e crescerlo lontano da Konoha. Ma gli Uchiha hanno un'ottima memoria, non dimenticano i torti subiti. La vendetta arriverà violenta ed inaspettata, con un paio di aiuti in più.
Genere: Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Io non dimentico

Capitolo 17: mi sono stancato di giocare



Si avvicinò lentamente al moro, gustandosi il terrore e la paura che permeavano l’aria. Avere un olfatto molto sviluppato in quei casi era molto comodo.

Gli si inginocchiò davanti, gli occhi socchiusi, inspirò. Non aveva un odore gradevole anzi, gli dava i nervi. Tentò di calmarsi, agire con rabbia non sarebbe servito a niente, gli avrebbe solo risparmiato delle sofferenze.

Alzò la mano destra, l’indice ed il medio sfiorarono la fronte di Sai, che si ritrasse immediatamente. Dopo essersi portato ad una distanza di sicurezza, sia dalla rete che da lui, gli lanciò uno sguardo confuso.

L’aria si riempì di piccole scintille viola, creando uno stupendo gioco di luci. Quando il più piccolo tentò di toccarne una sentì una scarica elettrica attraversargli il corpo. Le aveva create con il potere di Raikou, l’elettricità.

Il braccio dell’Uchiha minore si mosse, afferrò un kunai, lo sollevò e si ferì alla gamba sinistra. Subito dopo si inferse un’altra ferita allo stesso arto.

Sai distorse il viso in una smorfia, un po’ per il dolore un po’ per la confusione, non riusciva a capire cosa stava succedendo. La sua mano si era mossa da sola, lui non voleva ferirsi.

Mosse lentamente due dita verso destra, il kunai si infilò nella gamba destra, lasciando un taglio abbastanza profondo. Un altro movimento e l’arma ne produsse un altro parallelo al primo.

“Quanto ci metterà a capirlo?” si chiese pensieroso, era proprio scemo.

‘Ma, secondo me ancora quattro o cinque affondi. Stavolta passiamo al busto, con le gambe non mi diverto. Su è pieno di punti vitali, vediamo se riesce ad evitarli’

“D’accordo”

Le dita si mossero verso l’alto, il kunai affondò nel fianco. Nuova pelle lacerata e ulteriore sangue a macchiarla. Quell’odore stava diventando piacevole mischiato con il liquido rosso.

-Che diavolo mi hai fatto?- sbraitò l’altro, mentre il braccio scendeva di nuovo a ferire l’altro lato del busto.

-Oh, non riesci a capirlo? Pensaci- rispose tranquillo. Un altro movimento, un altro taglio.

-Bastardo! Piantala di giocare!-

-E perché? Mi sta iniziando a piacere questo gioco- altro sangue, stavolta dal braccio destro, gli sporcò la pelle.

Continuò così per un paio di minuti poi, visto che l’altro non ci arrivava, decise di spiegargli cosa gli stava succedendo. Anche i ratti avevano diritto di sapere come sarebbero morti, no?

-Il mio potere è l’elettricità, e con essa ho preso il controllo dei tuoi nervi. Tutto il tuo corpo, ora, si muove come voglio io- osservò compiaciuto l’espressione sbalordita sul volto del più piccolo.

Però si era aspettato una reazione un po’ più significativa, bah. Lo sapeva, era troppo buono. Avrebbe dovuto lasciarlo morire senza sapere come aveva preso il comando del suo corpo.

Improvvisamente lo lasciò libero, voleva divertirsi in un altro modo. Sai si alzò in piedi traballando leggermente per tastare la sicurezza delle sue gambe. Raccolse un po’ del suo sangue e, incurante del polso rotto, compose vari sigilli.

L’inchiostro che l’altro aveva ancora con sé si agitò ed uscì dal contenitore. Portandosi tra i due prese la forma di un enorme leone, che lo attaccò con le fauci spalancate.

Schivò l’animale, che andò quasi a sbattere contro la rete elettrica. Non poteva usare la katana, visto che serviva come catalizzatore di energia per creare la cupola, ma poteva sempre usare le mani.

Chiuse gli occhi per concentrarsi. Chakra violetto si concentrò sulla sua mano destra, agitandosi e muovendosi. Dopo qualche istante si allungò e formò una lunga e scintillante lama. Scintille d’energia, a volte, si staccavano per girargli intorno.

Il leone tornò all’attacco, puntando alla testa. Si spostò di lato, alzando il braccio. La lama si conficcò nel corpo dell’animale e lo divise in due, dalla testa alla coda.

E l’inchiostro esplose, espandendosi nell’aria in minuscoli frammenti neri. Evaporarono a contatto con le maglie della rete.

-Adesso basta. Mi sono stancato di giocare- gli si avvicinò di nuovo.

Sai sentiva il corpo pesante. La mano, indipendentemente dalla sua volontà, si strinse intorno ad un kunai.

“Ancora” pensò il minore.

Stavolta l’arma penetrò a fondo nel braccio, non erano più ferite superficiali, ma profonde. Voleva davvero farla finita.

Un movimento delle dita e il kunai che il moro teneva in mano venne lanciato verso di lui. Lo afferrò al volo, facendo scomparire la lama di chakra.

Con la mano libera rovistò all’interno del sacchetto che teneva legato alla vita. Ne estrasse una boccetta di liquido verdognolo. La stappò ed una parte la rovesciò sull’arma.

Si avvicinò al ragazzo che non riusciva a muoversi. Si fece porgere il braccio ferito e versò il resto del liquido all’interno della ferita, che sanguinava ancora copiosamente. Gli porse il kunai, la cui lama ora scintillava di riflessi verdognoli, e si allontanò di un paio di passi.

Un movimento delle dita e si aprì un altro taglio, sempre sullo stesso arto.

Improvvisamente il dolore esplose, acuto e penetrante. La sostanza iniziava ad entrare in circolo e le ferite bruciarono, il sangue iniziò a pulsare in modo strano. Sembrava che qualcuno gli avesse sparso del sale sui vari tagli ancora aperti.

Lentamente la carne iniziò a spaccarsi in corrispondenza delle lesioni, il bianco delle ossa divenne visibile. Sai si accasciò a terra, non riusciva ad alzarsi, il dolore era troppo intenso.

La mano strinse la presa sul kunai e lo conficcò nell’addome, la sensazione di bruciore esplose anche lì.

Gli si avvicinò, guardandolo dall’alto in basso, il ghigno divertito sempre più accentuato. Era divertito e compiaciuto, quel nuovo veleno era un portento, avrebbe dovuto fare i complimenti a Sasori.

Lo rigirò con un calcio, la schiena al suolo e il volto rivolto al cielo. Materializzò di nuovo la lama, c’era una cosa che doveva fare personalmente, non si sarebbe dato pace altrimenti.

Posò un piede sullo stomaco dell’Uchiha, muovendo il kunai. Gli si posizionò sopra e spinse l’arma ancora più in profondità. Un altro grido di dolore si liberò dalla gola del più piccolo.

Lo osservò attentamente, con quelle ferite non sarebbe morto nonostante il veleno. Conficcò la lama nel braccio sinistro e glielo staccò di netto. Ecco, ora avrebbe fatto la fine che meritava.

Non avrebbero potuto curarlo, il liquido verde fungeva anche da anticoagulante. Avrebbe avuto una morte lenta e dolorosa fino alla fine.

Rispostò il piede sullo stomaco per tenerlo fermo. Le grida e i gemiti di dolore si spandevano nell’aria.

“Soffri, soffri. Tutto questo mi incita solo di più”

Alzò la lama, e la affondò in mezzo alle gambe di Sai. Le urla si alzarono ancora più disperate, gli aveva tagliato il pene di netto.

Fece sparire la lama e raccolse la katana. La gabbia si dissolse e i membri del clan gli furono addosso. Guardò un attimo il cielo, era il momento di ammazzarli.


Scusate il ritardo, ma è stato un periodo molto pieno. Vi lascio il nuovo capitolo prima di partire per le vacanze.
Spero apprezziate la tortura di Sai, ci ho messo un'eternità a scriverla come volevo.
Purtroppo non so quando potrò aggiornare, ma prima di una settimana no di sicuro, sono al mare.
Ringrazio tutti coloro che hanno commentato e mi scuso di non riuscire a rispondere ai vostri stupendi commenti.
Grazie anche a chi legge, ha inserito la storia tra preferiti e seguite.
  
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