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Autore: ChrisAndreini    21/07/2019    1 recensioni
Sei mesi dopo la morta di Rika, una ragazza chiamata Margo, con lo pseudonimo MC, entra nell'RFA tramite un hacker, scomparendo nel nulla poco prima del party.
Due anni dopo, una ragazza identica a lei entra nell'appartamento di Rika, e le sue amiche d'infanzia approcciano casualmente i membri dell'RFA.
Martha Campbell, tatuatrice eccentrica in America, torna in Corea per cercare la sorella scomparsa da due anni.
Monica Collins, giornalista idealista con più lavori che soldi, ha la carriera appesa al filo di un'intervista alla C&R.
Miriam Coppola, musicista di strada dalla testa calda, incontra per la prima volta il suo idolo.
Mindy Cooper, studentessa della Sky University dal cuore d'oro, molto più interessata alla cucina che al suo major, trova il coraggio di approcciare la sua cotta.
Megan Carson, atleta incoraggiante squalificata a causa di un imbroglio, cerca casa in Corea mentre indaga sulla scomparsa di una vecchia amica.
Mistiche coincidenze, o uno schema attentamente pianificato da un abile marionettista?
Che fine ha fatto Margo?
E riusciranno le MC ad aiutare l'RFA a trovare la pace nei loro cuori?
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Day 4

part 2

 

Quando Miriam raggiunse il parco, era meno stanca e più tranquilla di prima, pur rimanendo ancora nervosa.

Non era ancora riuscita a decidersi ad accendere il telefono, che si era caricato fino al 56%, e temeva qualsiasi eventuale messaggio da parte di Zen.

Da una parte temeva il contenuto, dall’altra di riceverne uno in generale, e temeva anche di non averne ricevuto nessuno. In quei giorni Zen era diventato un chiodo fisso che le attanagliava la mente e non sembrava riuscire a uscire.

Ed era un maledettissimo problema.

E proprio mentre stava accendendo il telefono buttando alle ortiche la mentalità che “nessuna nuova: buona nuova”, rimase di sasso quando, iniziando a prepararsi per iniziare a suonare, vide poco distante l’ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento… beh, in generale nella vita. 

Megan stava infatti facendo jogging parlando al telefono con gli auricolari, e come facesse a non avere il fiatone era davvero un mistero per Miriam, che si stancava facendo le scale, ed era la persona meno sportiva del mondo.

Finse di non vederla, e si girò in modo che neanche lei la notasse, cosa piuttosto difficile dato che i capelli biondi e i tratti occidentali spiccavano subito.

Ma Megan sembrava parecchio distratta.

-Non ci credo che esiste davvero, la ringrazio molto per la disponibilità. Si, certo, mi dia il numero. La farò chiamare. Un secondo…- stava dicendo al telefono. Sfortuna volle che si fermò proprio davanti a Miriam e prese un blocco per appunti in modo da segnare un numero di telefono.

Miriam iniziò ad allontanarsi lentamente per evitare una possibile conversazione qualora Megan si fosse accorta di lei, ma la fortuna non girava dalla sua parte, quel giorno.

Infatti, dopo aver segnato il numero ed aver salutato calorosamente, Megan si voltò verso di lei, e sobbalzò riconoscendola.

-Ciao Miri, non ti avevo vista!- la salutò con un grande sorriso, leggermente imbarazzato.

Miriam si arrese alla conversazione imminente, e si girò verso l’unica amica dell’orfanotrofio che non considerava più tale, incrociando le braccia e guardandola storto.

-Forse era meglio se non mi vedevi. Gira al largo, sto lavorando!- la cacciò via in malo modo, dandole le spalle e prendendo la chitarra, che iniziò ad accordare.

Megan perse il sorriso.

-Senti, so che ce l’hai con me, ma voglio farmi perdonare. Non possiamo ripartire su nuove basi?- chiese, appoggiandosi al muretto e cercando di venirle incontro.

Miriam ci pensò un attimo.

-Mmmm… va bene- acconsentì alla fine, sorridendo.

Megan fu presa in contropiede dalla sua arrendevolezza, ma la ragazza non aveva finito.

-Sparisci dalla mia vista e dalla mia vita per altri cinque anni così siamo pari- propose, facendole cenno di allontanarsi.

Megan sospirò, e scosse la testa.

-Vedo che non sei cambiata per niente. Non credi di essere ingiusta? Se tu avessi avuto l’opportunità che ho avuto io con la tua musica, credo che ti saresti comportata allo stesso modo. Sei solo gelosa che io ho avuto successo e tu no!- si irritò. Purtroppo la pazienza di Megan era davvero poca, e le due erano entrambe teste calde.

-Tutte scuse. Non è stato il tuo lavoro a farti allontanare, e lo sappiamo tutte. Pensi di essere stata discreta, ma non siamo stupide. Sappiamo quello che è successo tra te e Margo!- Miriam iniziò ad alzare i toni, puntandola con un dito accusatore. Megan impallidì.

-Di che diavolo stai parlando? Non è successo niente tra me e Margo!- negò, iniziando ad indietreggiare.

-Ed è proprio questo il problema, giusto? Beh, sai una cosa? A me non interessano i vostri affari. La vostra vita mi è del tutto indifferente, ma io non avevo niente a che fare con questo. Mindy e Monica non avevano niente a che fare con questo, e tu ti sei allontanata anche da loro, anche da me! Quindi sei tu ad essere ingiusta. Cinque anni, Megan! E neanche un messaggio, una chiamata o una lettera! E ora vuoi ripartire su nuove basi? Col cavolo! Ed ora vattene! Devo lavorare- dopo averle urlato contro così forte da aver attirato una folla di spettatori curiosi, che in ogni caso avevano capito poco perché il discorso era iniziato in coreano ed era finito in inglese, Miriam diede nuovamente le spalle alla ragazza, e prese la chitarra. Aveva un grande groppo alla gola, perciò decise che almeno per un po’ era meglio suonare e basta, senza cantare.

Megan rimase congelata per un po’. Ma cercò di scrollarsi di dosso il senso di colpa, e si mise sulla difensiva.

-Sai, ora ricordo perché non ero tanto ansiosa di tornare e scriverti. Sapevo che avresti reagito così e sei decisamente la persona più insopportabile e pesante che io abbia mai conosciuto. Non per niente le uniche amiche che hai sono Margo, Monica e Mindy, solo perché sono troppo buone per allontanarti come il resto del mondo ha fatto e farà sempre- le disse freddamente, prima di rimettere gli auricolari e tornare a correre.

Miriam finse di non averla neanche ascoltata, e si mise a suonare seduta sul muretto.

Una melodia allegra dietro l’altra, suonava velocemente, quasi in modo violento, cercando di non pensare alla conversazione avuta con Megan, e far scorrere via la sua irritazione tramite la sua musica.

Non riusciva a cantare, non riusciva a pensare, non riusciva neanche a sollevare lo sguardo verso le persone che la stavano guardando, che le stavano dando dei soldi. Non riusciva a ringraziarle o a tenere il suo comportamento di affari.

E dopo un’ora di suono costante, o forse anche di più, quasi più nessuno iniziò a fermarsi ad ascoltarla, ma procedevano oltre, quasi infastiditi dalla sua musica.

Magari la trovavano insopportabile. Dopotutto lei lo era, quindi il suo suonare lo doveva essere a sua volta, giusto?

Iniziò a suonare più forte, improvvisando lasciandosi guidare dalle sue emozioni, ma proprio quando stava ormai per raggiungere il limite e gettare la chitarra a terra per la frustrazione, si sentì prendere il polso, con forza e allo stesso tempo delicatezza, e la sua mano destra fu bruscamente allontanata dalla chitarra.

-Miriam, stai bene?- chiese una voce familiare e allo stesso tempo lontana.

Come svegliandosi da una trance, Miriam alzò gli occhi verso la figura che l’aveva afferrata, e mise con difficoltà a fuoco il volto preoccupato e bellissimo di Zen, che le sembrò quasi una visione celestiale.

Si impose di sorridere.

“Ciao Zen. Certo che va bene, sto solo suonando un po’, tra un po’ inizierò a cantare” avrebbe voluto dire, ma il groppo che aveva alla gola le impediva di aprire bocca, e si limitò ad annuire e distogliere lo sguardo da Zen, spostandolo poi sulla sua mano, ancora bloccata da quella di Zen.

E capì perché l’aveva fermata.

-Stai sanguinando, non puoi continuare a suonare in queste condizioni- continuò Zen, prendendo la mano tra le sue ed osservandola per constatare i danni.

A furia di suonare con questa forza, infatti, Miriam si era tagliata le punte delle dita con le corde della chitarra, e l’aveva anche sporcata in molti punti. 

Tutta colpa di quell’atleta maledetta!

Si riappropriò della mano ferita con un violento strattone, sorprendendo non poco Zen, che la guardò confuso, e sempre più preoccupato.

Sentì il calore risalirle alle guance, e le lacrime agli occhi, ma si impose di non piangere.

Non voleva che nessuna la vedesse così, soprattutto Zen, non a causa di quella traditrice.

Sorrise, cercando di distendere gli animi e di mascherare la sua evidente difficoltà.

-Sto bene, non preoccuparti. Mi capita spesso, ormai non ci faccio più caso- si impose di dire, la voce le uscì rauca e sottile. La preoccupazione sul volto di Zen non fece che aumentare, ma non provò a prenderle nuovamente la mano.

-Ma non va bene. Devi prenderti una pausa. Qui vicino c’è un supermercato, ti posso prendere del disinfettante e dei cerotti, non puoi restare così- provò ad insistere, avvicinandosi di un passo come a rassicurarla sulla sua presenza, senza però soffocarla imponendole il suo contatto.

-Non scomodarti, Zen- Miriam scosse la testa, posando la chitarra da un lato. Dopotutto era troppo insopportabile per meritare tutta quell’attenzione. Controllò le mance, e la sua autostima calò nuovamente a picco notando che per il momento aveva guadagnato a malapena 3000 won.

Eppure di solito di domenica, a quell’ora, era già a 20000. 

-Credo che canterò con la radio per il momento. Magari ci penso durante la pausa pranzo- cercò di sminuire i tagli, anche se continuavano a sanguinare.

-Cosa è successo?- chiese Zen, andando dritto al punto, e senza la minima intenzione di lasciar stare. Sapeva di non essere nessuno per insistere, ma nonostante conoscesse Miriam solo da quattro giorni, si sentiva parecchio legato a lei, e non sopportava di vederla in quello stato.

-Nulla, mi sono solo fatta prendere la mano… letteralmente- Miriam cercò di buttarla sul ridere, ma quando provò a fare un movimento con la mano ferita le uscì solo una smorfia sofferente.

-Capisco se non vuoi parlarmi, ma almeno disinfetta le ferite- la supplicò lui, mettendosi davanti a lei in modo da attirare la sua attenzione, visto che sembrava evitare il suo sguardo.

Miriam sollevò il volto su di lui.

-Zen, non sei mia madre, non accollarti- si irritò, ergendo muri davanti a lei. Non voleva prendersela con Zen, era solo il suo modo di reagire di fronte a chiunque si preoccupasse per lei. Dopotutto non lo meritava, giusto? Non meritava neanche di essere chiamata, o di ricevere un messaggio. Era troppo insopportabile.

Zen sembrò preso in contropiede dal comportamento freddo della ragazza, ma non demorse.

-Mi sto solo preoccupando per te. Non riesco a vederti così- cercò di spiegarle, accennando un sorriso.

Miriam sentì le lacrime tornare agli occhi, ma non riuscì a distogliere lo sguardo.

Scosse nuovamente la testa.

-Perché?- chiese solo, senza capire cosa potesse spingere Zen a tornare ogni giorno a vederla, a pensare a lei e a scriverle.

Zen piegò la testa, confuso dalla sua domanda.

-Beh, so che non ti conosco da molto, ma ho un sesto senso per le persone, ed è dal primo momento che ti ho sentita cantare che ho capito che sei una ragazza straordinaria- le disse senza mezzi termini, regalandole un enorme sorriso incoraggiante, che si spense quando la ragazza non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a rigarle le guance.

-Miriam…- Zen sollevò una mano per asciugarle, ma lei si scansò, e si limitò a poggiargli la testa sul petto, lasciandosi andare in qualche singhiozzo che aveva troppo a lungo trattenuto.

Zen non disse altro, e dopo essere rimasto congelato per qualche secondo, la strinse a sé, accarezzandole i capelli.

Era molto più alto di Miriam, la circondava interamente, e per un momento, Miriam si sentì al sicuro, si sentì quasi amata. Poi, mano a mano che si calmava, e la razionalità tornava a farsi largo nella sua mente, si rese conto di quanto fosse vulnerabile, di quanto poco conoscesse Zen, e di quanto si fosse aperta a lui.

No! Non poteva!

Non poteva rischiare ancora di perdere qualcuno.

Megan aveva ragione, non aveva molte persone attorno, ma era molto, molto meglio così.

Persino Margo l’aveva abbandonata, figuriamoci se Zen non l’avrebbe fatto, una volta imparato a conoscerla.

Dopotutto era così gentile solo perché non sapeva che razza di persona in realtà fosse.

No! Non poteva! Non poteva proprio continuare così!

Lo spinse via, facendolo quasi cadere a terra dalla sorpresa, e prima che potesse chiedere chiarimenti o insistere nuovamente sul trattare le ferite, Miriam prese la parola, dandogli le spalle e iniziando a sistemare in tutta fretta la chitarra e la borsa.

-Mi dispiace, ma hai un pessimo sesto senso. Non posso restare qui!- si asciugò velocemente le lacrime e corse via.

-Aspetta! Cosa…?- Zen provò a fermarla, ma era già sparita alla vista, dietro gli alberi e i cespugli.

Il ragazzo avrebbe voluto seguirla, ma non voleva imporre la sua presenza, soprattutto visto che non la conosceva da molto e si vedeva che voleva restare sola.

Sperava solo che si curasse quelle ferite.

Sospirò, e si sedette sul muretto, prendendo una sigaretta per schiarirsi le idee, proprio mentre una ragazza che non aveva mai visto prima, dalla pelle scura e grondante di sudore, passava di lì, guardandosi intorno mentre faceva jogging, e togliendo le cuffie dalle orecchie.

Zen non ci fece particolarmente caso mentre fumava, riflettendo sul breve ma intenso incontro appena avuto.

La ragazza sospirò e prese una sigaretta a sua volta.

-Hai da accendere?- chiese, attirando l’attenzione di Zen, che le passò l’accendino.

-Grazie… un momento…- dopo aver acceso la sigaretta, la ragazza si voltò di scatto verso di lui, guardandolo con attenzione -…ti ho già visto da qualche parte?- chiese, squadrandolo da capo a piedi.

Zen fu preso in contropiede. 

-Non so, io… forse mi hai visto su internet, o a teatro- cercò di aiutarla. Lui di certo non l’aveva mai vista, ma magari lei aveva visto lui.

-Attore di musical?- chiese lei, accendendosi di consapevolezza.

Zen annuì.

-Sì, sono Zen- lui le porse la mano presentandosi, e lei gliela strinse calorosamente.

-Non ci credo! Devo dirlo assolutamente a Jaehee! È una mia amica e una tua grandissima fan- gli spiegò, con un caloroso sorriso.

Zen sobbalzò sentendo quel nome.

-Jaehee Kang?- chiese, senza però pensare che fosse davvero lei. Da quello che ne sapeva Jaehee non aveva molti amici, dato che per colpa di “figlio di papà” dedicava tutto il suo tempo al lavoro.

Megan rimase un attimo in silenzio.

-Sì, la conosci?- chiese, incredula.

-Siamo nella stessa associazione benefica- spiegò Zen.

-Wow… che mistica coincidenza!- esclamò Megan, sorpresa.

 

707 è entrato nella conversazione

707: Sono solo in questa uggiosa domenica mattina?

Martha è entrata nella conversazione

Ormai mi sono rassegnata a non dormire mai fino a mezzogiorno. 

A meno che tu non sei qui per dirmi che finalmente eliminerai il sistema di notifiche

707: Fammici pensare… no, non sono qui per questo

Allora la tua presenza qui non ha alcuna utilità :P

707: *Gasp* Le tue parole sono dure. Così è questa la risposta definitiva della lady?

Mmmmm, yep, Lady Lionster ha parlato

707: Lionster, ti avrei detto Clark

E avresti detto male

Ma non pratico l’incesto

Quindi è buono che non siamo nella stessa casata ;)

707: Oh… ehm.. ahahah lol bella battuta

Yoosung✮ è entrato nella conversazione

707: Non sono mai stato tanto felice di vederti

Yoosung✮: Seven T.T

707: Perché piangi?

Ciao bell’addormentato

707: GIUSTO!

Yoosung✮: Sto per svenire… ho tanta paura T.T

Hai bevuto abbastanza latte al cioccolato?

Yoosung✮: Talmente tanto che mi fa male lo stomaco

Yoosung✮: Sono sepolto nelle coperte

Yoosung✮: Ho tanta paura, quando sverrò?

Dipende da quando hai mangiato i biscotti, ma presto

707: ASPETTA UN MOMENTO!

707: HAI ACCESO UN UMIDIFICATORE?

Yoosung✮: Un umidificatore? Petche?!

Come abbiamo potuto scordare l’umidificatore!!!!

Yoosung✮: PECHRE È IMPORTSMTE?!?!

707: Perché 

707: devi

707: accenderlo

707: per

Yoosung✮: PRESTO!! TRS POVO SVERRO!!!

707: OH NO! 

707: È GIÀ L’ORA!!

Come facciamo adesso?!?!

707: Yoosung, hai delle ultime parole?

Yoosung✮: COSA?!?!?!??!?

T.T

707: Senza un umidificatore, tu…

707: Yoosung mi dispiace tanto

707: Mi dispiace non essere riuscito a proteggerti

Il party sarà dedicato a te

Jaehee Kang è entrata nella conversazione

Jaehee Kang: Ho un annuncio da fare riguardo alla “Signora dei Bracciali”

Yoosung✮: Vuoi dire che non mi sveglierò più?!?!?!

Praticamente sì

Jaehee Kang: Ma cosa sta succedendo qui?

Yoosung✮: Le mie ultime parole…

Yoosung✮: Spero di non svenire prima di scriverle

Yoosung✮: Vi voglio bene. E perdono V

707: Oh, ottima cosa

Yoosung✮: E Seven, mi dispiace di aver per sbaglio rotto una tua figurina due settimane fa, 

e di averla gettata via per paura della tua reazione

707 è uscito dalla conversazione

Yoosung✮: Martha, non ci conosciamo da molto ma mi sei molto simpatica, e spero che troverai Margo

Martha è uscita dalla conversazione

Yoosung✮: Mi dispiace non essere entrato nel club di cucina, e mamma e papà, 

grazie di avermi fatto andare all’università

Jaehee Kang: -_-

Yoosung✮: Huh? Seven e Martha sono usciti?

Yoosung✮: E quando sverrò?

Jaehee Kang: Non sverrai

Yoosung✮: Come? E perché?

Jaehee Kang: Ti hanno preso in giro. Era tutto uno scherzo

Yoosung✮: COOOOOOSA?! O.O

Yoosung✮: Se…SEVEN! MARTHA!!

Yoosung✮: DOVE SONO ANDATI?!

Jaehee Kang: Scappati, immagino

Yoosung✮: Non ho una malattia incurabile?

Jaehee Kang: Non esiste nemmeno quella malattia

Jaehee Kang: Era solo uno scherzo

Yoosung✮: …

Yoosung✮: Grazie al cielo

Yoosung✮: GRAZIE AL CIELO!!!

Yoosung✮: Sono così felice

Yoosung✮: Vi voglio bene

Jaehee Kang: Non sei arrabbiato?

Martha è entrata nella conversazione

Yoosung✮: Arrabbiato?

Yoosung, sei così puro! 

Yoosung✮: Huh, Martha, sei tornata

Pls prenditela con Seven, non con me…

Yoosung✮: …per cosa?

Jaehee Kang: Per lo scherzo

Yoosung✮: Giusto! T.T

Yoosung✮: Sono così felice di essere vivo che non ho pensato di arrabbiarmi

Troppo puro per questo mondo *-*

Yoosung✮: Eh eh~

Yoosung✮: Ma ora sono arrabbiato, anche con te >:(

Nuuuu T.T

Jaehee Kang: In ogni caso, ho trovato la “signora dei bracciali”

Yoosung✮: Quella del film?

Jaehee Kang: Non è lei, è una donna che crea bracciali di ogni tipo. 

La volevo proporre come invitata per il party. 

Mandami il suo contatto

Yoosung✮: Credo che andrò a giocare a LOLOL, ne ho bisogno dopo tutti questi traumi T.T

Se vuoi possiamo giocare insieme ^^’

Yoosung✮: NO!

Yoosung✮ è uscito dalla conversazione

Ah beh, è stato comunque molto divertente

Anche se un po’ mi sento in colpa

Jaehee Kang: Tu e Seven siete due gocce d’acqua

Jaehee Kang: Me ne vado anche io, devo lavorare se voglio avere la serata libera, 

e oggi voglio davvero avere la serata libera

Come mai? Hai un appuntamento? LOL!

Jaehee Kang: Non ho tempo per un appuntamento. È una serata tra amici, 

la mia nuova coinquilina ha organizzato una serata al karaoke e ha anche invitato Zen. 

La coincidenza è davvero incredibile.

Jaehee Kang: Oh, devo andare, il lavoro chiama

Jaehee Kang è uscita dalla conversazione

Coinquilina, eh?

Pensavo che Zen avesse già un interesse… 

Vabbè, per il momento non faccio supposizioni

Vado anche io, magari becco Yoosung su LOLOL

Martha è uscita dalla conversazione

 

Ma Yoosung non era su LOLOL.

Non appena era uscito dalla chatroom, aveva preso la rubrica, e chiamato Mindy, che gli aveva risposto dopo neanche uno squillo, senza lasciargli il tempo di riflettere sul fatto che ammettere di essere stato preso in giro per tutta la mattina non gli avrebbe fatto fare una gran bella figura davanti alla ragazza.

Ma era troppo felice di essere vivo per pensarci, e inoltre, appunto, Mindy gli rispose dopo il primo squillo.

-Yoosung! Come stai? Ti sei svegliato? Stai bene? La mia proposta per la zuppa è sempre valida!- lo accolse, bersagliandolo di domande preoccupate. Il suono di un pianoforte rendeva meno chiare le parole, ma Yoosung riuscì a capire tutto.

-Sto bene, non sono svenuto! Mi dispiace averti fatto preoccupare, ma era tutto… uno…- iniziò a rendersi conto di quanto fosse ridicolo e ingenuo, e la sua voce divenne un sussurro -…scherzo-

-Cosa? Scusa, non ti sento, aspetta in linea- Yoosung la sentì cambiare stanza, e la musica del pianoforte scomparve

-Stai bene, quindi? Perché non sei svenuto? Cioè, sono felicissima che non sei svenuto, ma…- Mindy iniziò a straparlare, agitata, e Yoosung si affrettò a calmarla.

-In realtà è stato un falso allarme- la tranquillizzò.

Era confortante sapere che, per una volta, era lui il sostegno, capace di calmare una ragazza, e non il solito “piccoletto del gruppo”, che doveva essere calmato, e che veniva costantemente preso in giro.

Si sentiva quasi un “maschio alpha”, ed era un’interessante novità.

-Grazie al cielo! Ero così preoccupata, e mi sentivo in colpa. È stato un errore nella diagnosi?- chiese Mindy, più tranquilla.

-Beh.. no… cioè… in realtà…- Yoosung non era del tutto certo di volerla mettere al corrente di quanto fosse ingenuo, ma non voleva neanche mentirle, perciò alla fine cedette -…era uno scherzo, mi hanno preso in giro- ammise, sospirando, e sentendosi l’ultimo degli idioti.

Mindy però non sembrava pensarla così.

-Cosa?! Come hanno potuto?! Non sono scherzi da fare! Con tutto il latte al cioccolato che hai assunto potresti avere problemi di stomaco! Chi ti ha fatto uno scherzo così crudele?! Se lo scopro se la vedrà con me!- si irritò, ammutolendo Yoosung, che si sentì arrossire.

Grazie al cielo era solo una chiamata, perché se Mindy l’avesse visto così si sarebbe voluto sotterrare.

-Non serve, c’è questo mio amico che mi prende sempre in giro. Sono stato ingenuo, solo che lui sa tante cose, e finisco per crederci- ammise, in un filo di voce.

-Ma è normale che ci credi, è tuo amico dopotutto! E poi quella immagine era parecchio convincente- lo rassicurò Mindy. Poi la ragazza sospirò, cercando di calmarsi -L’importante è che stai bene. Sono davvero felice che tu mi abbia chiamato, avevo proprio bisogno di una buona notizia- disse, la voce tutto ad un tratto tranquilla e allegra, come suo solito.

-Perché? È successo qualcosa?- indagò Yoosung, confuso da quelle parole.

-No, tutto bene, solo che la mia migliore amica è parecchio giù di morale, e non so bene come rasserenarla. E poi ero molto preoccupata per te, quindi sono felice che almeno tu stia bene- si spiegò, in fretta, come se temesse di ammorbarlo con i suoi problemi.

-Mi dispiace per la tua amica, se devi andare da lei io posso…- 

-No! Cioè, non preoccuparti. Sta suonando il piano, quindi si sta calmando. Cioè… se devi andare va bene, ma se non devi andare a me fa piacere parlare al telefono- la voce di Mindy si era fatta più acuta mentre parlava, Yoosung si sentì arrossire ulteriormente.

-Anche a me…- ammise, gli sembrò di sentirla sorridere dall’altra parte della cornetta.

-Domani hai lezioni, ti andrebbe di pranzare insieme?- chiese poi il ragazzo, senza neanche sapere da dove gli fosse venuto quell’invito così coraggioso. Probabilmente aver vissuto un’esperienza di morte lo aveva reso più intraprendente.

Mindy rimase qualche secondo in silenzio.

-Cioè, non devi se non vuoi, dicevo solo per…- Yoosung iniziò a fare marcia indietro, pensando di aver interpretato male l’interesse della ragazza, di essersi messo ulteriormente in ridicolo, e già pronto a fare le valige e trasferirsi in Messico dandosi alla macchia, ma Mindy non lo lasciò finire.

-Ma certo che mi va! Ne sono felicissima! Vuoi che cucino qualcosa? No, aspetta, c’è la mensa. Ma la mensa non è poi così granché. Se vuoi cucino qualcosa. Ho il club di cucina prima di pranzo. Se vuoi puoi passare e dirmi le tue preferenze. No, aspetta, sto correndo troppo? Magari faccio solo un dessert, ma tranquillo, niente biscotti con gocce di cioccolato. Anche se non hai la malattia, ma immagino che ormai ti abbiano stancato. Potrei fare dei muffin, o magari un dolce allo yogurt. Però se non vuoi il dessert ma solo il pranzo va bene. Come ho detto puoi chiedere quello che vuoi, a me cucinare piace davvero tanto, se vuoi…- Mindy iniziò a proporre menù con fare eccitato, e Yoosung rimase ad ascoltarla per qualche minuto, con un sorriso ebete e pensando a quanto fosse fantastica, e così simile a Rika, per certi versi. Anche a sua cugina piaceva cucinare. 

-Oh, ma sto straparlando, scusami. È che non sono abituata a pranzare con altri oltre a Miriam… Miriam può mangiare con noi, vero?- chiese poi Mindy, cauta.

Yoosung intuì che Miriam fosse la ragazza bionda che aveva conosciuto due giorni prima, durante il sondaggio sui dolci. Non era così ansioso di pranzare anche con lei, ma pur di pranzare con Mindy, gli sarebbe andato bene tutto.

-Certo, non c’è problema, e non devi scomodarti tanto per cucinare. Cioè, qualsiasi cosa tu cucinerai, se vuoi cucinare, a me va bene. Cucini benissimo, soprattutto i dolci- balbettò cercando di mantenere il coraggio post-rischio di morte che stava già pian piano scemando.

-Aw, grazie. Mi inventerò qualcosa di semplice ma gustoso, e se vuoi passare al club di cucina, in ogni caso, anche solo per farmi compagnia, ovviamente se non hai lezioni, puoi passare- gli propose lei un po’ incerta.

-Controllo il mio orario e ti faccio sapere. Mi farebbe tanto piacere, e poi stavo pensando di iscrivermi- ammise Yoosung “anche solo per vederti un po’ di più” pensò, ma non era abbastanza coraggioso da dirlo a voce alta.

-Sarebbe fantastico, così potremmo…- ma la replica entusiasta di Mindy venne stroncata sul nascere da un richiamo.

-Oh, sì Miriam, arrivo. Scusa Yoosung, è quasi ora di pranzo e devo cucinare, dato che i miei genitori non ci sono- gli spiegò, dispiaciuta -E poi devo stare un po’ con Miriam- aggiunse poi, in tono confidenziale, a bassa voce.

-Certo, non preoccuparti. Ci vediamo domani- la salutò lui.

-A domani, non vedo l’ora- fu l’ultima cosa che disse, prima di riattaccare il telefono.

Yoosung era così su di giri che non aveva neanche voglia di giocare a LOLOL. Gli venne quasi voglia di ringraziare Seven e Martha per lo scherzo. Almeno, grazie ad esso, aveva trovato il coraggio di parlare con Mindy, e adesso avrebbero anche pranzato insieme.

Si sentiva il ragazzo più fortunato del pianeta.

 

Monica stava approfittando del semplice compito di badare ad Elizabeth 3rd per portarsi avanti con l’articolo.

O almeno, ci stava provando, perché quel gatto era esigente, viziato e costantemente in cerca di attenzione, attenzione che Monica le dava divertendosi come non accadeva da tanto tempo.

Riusciva perfettamente a capire perché Jaehee si fosse lamentata del compito, ma Monica, da grande gattara qual era, lo trovava meraviglioso. Elizabeth sprizzava di energia, curiosità e intelligenza, e sembrava aver trovato in Monica una nuova amica.

Al momento la ragazza la stava spazzolando, approfittando di un momento di calma in cui Elizabeth si era accoccolata sulle sue ginocchia, e le fusa del gatto erano talmente forti che si sentivano anche dalla stanza accanto.

Come attirato dal rumore, Jiho fece spuntare la testa. Jiho era un altro volontario del rifugio, uno dei più costanti, laureato in architettura e ottimo manovale. Lui e Seojun erano amici da anni, e avevano progettato insieme la struttura. Nonostante i suoi costanti ritardi, Jiho era un volontario quasi più entusiasta di Monica, anche se, a differenza di quest’ultima, preferiva di gran lunga i cani.

-Il sacco di pulci del riccone fa davvero un gran chiasso!- commentò, osservando Elizabeth, che smise subito di fare le fusa e alzò la testa, scrutando sospettosa il nuovo venuto.

Monica l’accarezzò dolcemente per tranquillizzarla.

-Ben arrivato, Jiho- lo accolse Monica con un gran sorriso.

-Sono qui da ore in realtà, ma eri troppo impegnata con la palla di pelo. Hai almeno pranzato?- le chiese lui, un po’ preoccupato.

-Perché, è ora di pranzo?- Monica cadde dalle nuvole e guardò l’orologio da polso, sorpresa che fossero già le tre del pomeriggio.

Jiho ridacchiò -I gatti ti scombussolano proprio un sacco. Puoi assentarti due minuti dal tuo lavoro di cat-sitter o ti porto io un panino? Sai che Seojun ci tiene- indicò un punto immaginario alle sue spalle, dove Monica poteva figurarsi Seojun con in mano un vassoio di panini fatti da lui stesso, tradizione domenicale di cui andava fierissimo.

-Non posso perdermi i panini domenicali di Seojun- sorrise Monica, prendendo in mano Elizabeth e posandola in un angolo della stanza personale che le avevano assegnato. Il gatto, capendo l’andazzo della situazione, iniziò a miagolare insistentemente, graffiandole leggermente le scarpe per convincerla a non andarsene.

-Elizabeth…- provò a lamentarsi Monica, un po’ in difficoltà, ma gli occhioni da cucciolo della gatta la convinsero.

Lanciò un’occhiata eloquente a Jiho, che sospirò, alzando gli occhi al cielo.

-Non capirò mai come fanno a piacerti tanto i gatti, sono tirannici- borbottò tra sé, prima di scomparire per andare a prenderle il panino.

Monica riprese Elizabeth che mise sul suo grembo, pregustando il panino e rendendosi conto solo in quel momento di quanta fame avesse. Sperava che il ragazzo rientrasse presto.

A rientrare, due minuti dopo, non fu però Jiho, ma l’ultima persona che Monica avrebbe voluto vedere.

Ian Kwon, giornalista, collega e vecchio compagno di università della ragazza, esattamente come Jumin. Anche se Ian lo conosceva dal primo anno, e purtroppo i due non si erano persi di vista, come Monica avrebbe tanto voluto, dato che non erano mai stati amici. Lavoravano nella stessa rivista, e lui non faceva che andarle contro e prenderla di mira a causa della conoscenza della ragazza con il celebre giornalista scandalistico Monday Clyde, autore di pochi articoli che colpivano sempre nel segno con le loro prove schiaccianti e avevano rovinato parecchi uomini d’affari potenti, in parecchie parti del mondo. La sua identità era un segreto, andava e veniva a piacimento solo se aveva uno scoop degno di quel nome, e Monica era l’unica con cui lui avesse contatti, ad eccezione del suo editore. Il suo ultimo articolo, che aveva completamente rovinato il primo ministro Saejoong Choi, risaliva a circa due anni prima, ma nonostante il tempo passato, Ian continuava a considerarlo il suo più acerrimo rivale, e non potendo prendersela con lui ricadeva su Monica, che non aveva le forze di contrastarlo.

-Ciao collega- la salutò Ian con un sorriso sornione.

Monica non riuscì a trattenere un sospiro, e sollevò lo sguardo su di lui.

-Ian, che ci fai qui?- chiese, senza mezzi termini.

Elizabeth iniziò a muovere la coda, e guardò di sottecchi il nuovo venuto, forse rendendosi conto del disagio della sua nuova amica. Monica la accarezzò cercando di tranquillizzarla.

-Ero in zona, cercando scoop come mio solito, dato che ho un ottimo fiuto, e ho pensato di farti visita. Volevo condividere con te il mio ultimo lavoro, nel caso tu non l’abbia ancora visto- gongolò lui, mostrandole un articolo di giornale con una foto scattata nel ristorante dove lei lavorava che svettata sotto un titolone di gossip “Signor Han, divorzio in vista?”.

Monica non ci pensò nemmeno a prendere in mano la rivista.

-Non l’avevo visto, e non mi interessa. Sei venuto qui solo a gongolare? Perché io sto lavorando- cercò di congedarlo, accarezzando Elizabeth sia per calmare lei che per calmarsi a sua volta.

Nonostante l’indifferenza che ostentava riguardo a quell’articolo, iniziava a preoccuparsi. Sperava che Jumin non avrebbe pensato che fosse stata lei a scattare la foto. Dopotutto era al ristorante proprio in quel momento. E poi come diavolo aveva fatto a non notare il giornalista? Eppure lei cercava sempre di evitare che qualcuno di sospetto entrasse. Forse era così irritata dalle accuse incomprensibili di Jumin che non era stata abbastanza attenta.

Sperava di potersi spiegare. Non voleva che Jumin ritirasse Elizabeth e smettesse di portarla lì. Avevano bisogno di quei soldi. E poi… si stava trovando davvero bene con lei.

E non voleva perdere di nuovo Jumin, ora che lo aveva incontrato di nuovo.

-Ma guarda che sto lavorando anche io. Il mio senso da reporter mi dice che Jumin Han è venuto qui, stamattina. Quello è il suo gatto?- chiese Ian, indicando Elizabeth, che per tutta risposta gli soffiò contro.

-Non sono affari che ti riguardano. E poi chi ti ha fatto entrare? Questa è una zona riservata- Monica si alzò in piedi, tenendo ben salda Elizabeth, e gli indicò con più veemenza la porta.

-Perché ti agiti tanto? Sono venuto solo a fare due chiacchiere, e a metterti al corrente di alcune piccole teorie che credo potrebbero risultare in un buon articolo. Sai, ieri sera, sul tardi, proprio fuori dal tuo ristorante, ma guarda un po’, ho visto una scena molto interessante, e vorrei sentire la tua opinione- Ian, con un sorriso che non prometteva nulla di buono, prese il telefono e le mostrò qualche foto.

Monica sbiancò, osservandosi mentre, con la giacca di Jumin, entrava titubante nella sua macchina, e arrossì notando il sorrisino appena accennato di Jumin, che le teneva la portiera e lei non aveva notato, la sera prima. Poi sbiancò nuovamente pensando a come Ian avrebbe potuto usare le foto.

-Riconosci per caso la ragazza che ha abbordato?- chiese ironico.

Monica gli lanciò un’occhiata penetrante.

-Sentiamo un po’, quali sarebbero le tue teorie? Perché qui io vedo solo un uomo che da un passaggio ad una ragazza. Hai per caso qualche prova? Hai sentito ciò che dicevano? Sai dove si sono diretti?- lo provocò scuotendo la testa, e allo stesso tempo cercando di ottenere informazioni. Se lui aveva sentito il loro discorso sicuramente aveva capito che i due si conoscevano, e Ian era l’ultima persona che Monica avrebbe voluto che sapesse quel suo segreto. Non subito, almeno, e di certo non prima del resto dei suoi amici. Non sapeva ancora come comportarsi.

-Infida ficcanaso. Va bene, ti darò uno sneak peak. Guarda che bella quest’altra foto- tirò fuori una foto stampata piuttosto vecchia, che fece impallidire Monica.

I soggetti infatti erano sempre lei e Jumin, ma otto anni prima, all’università, e all’unica dannatissima festa alla quale avevano partecipato insieme, che era anche l’unica festa alla quale Monica avesse mai partecipato. Lei non si ricordava granché di quella festa, dato che aveva bevuto leggermente troppo e lei l’alcool non lo reggeva affatto, perciò l’immagine la colse completamente di sorpresa, soprattutto perché ritraeva i due ragazzi un po’ troppo vicini, soli sul balcone. L’angolo non era dei migliori, ma Monica aveva un braccio intorno alle spalle di Jumin e gli stava parlando. E lui… la guardava intenerito, divertito. Monica aveva quel Jumin solo nei suoi ricordi, e rivederlo così le provocò un pugno nello stomaco.

Cercò di apparire indifferente.

-Ammetto che è una lavoro di photoshop impeccabile, ma continuo a non capire che scoop vuoi tirarci fuori- finse, accarezzando Elizabeth per calmarsi il più possibile.

-Davvero vuoi fare la finta tonta? Ti vorrei ricordare che ero anche io all’università, e mi ricordo perfettamente come sbavavi dietro al ragazzetto ricco prima che ti mollasse. E ora sei tornata a fare la poco di buono con lo stesso uomo, che ti ha riconquistato solo per farti scrivere un buon articolo. La corrotta e il rimorchiatore. Credo che ci uscirà fuori un buono scoop- le spiegò divertito, con lo sguardo folle che Monica aveva sempre trovato parecchio inquietante.

-Non mi ricordavo neanche di lui, a dire il vero. E lui non credo proprio si ricordi di me. Dovresti cercare prove migliori di un paio di foto. Se continui a scrivere articoli basandoti su immagini decontestualizzate e assenza di prove un giorno il karma ti colpirà, pronto a collezionare i tuoi debiti- lo mise anche in guardia Monica.

Ian ridacchiò.

-È questo che ti impedisce di scrivere articoli decenti? La paura del Karma? E poi arrivano anche il demonio, le streghe e la befana ti porta il carbone? Sei ridicola, Monica, almeno ammetti che vuoi fare bella figura per accaparrarti i favori dalla gente ricca. Forse il capo non mi farà scrivere l’articolo, ma credi che gli farebbe piacere sapere che te la fai con chi dovresti intervistare? Io credo che non ne sarebbe molto contento. Se non vuoi che lo sappia, magari dovresti considerare di farmi quel favore di cui avevamo parlato- la minacciò, mantenendo quello sguardo.

Monica sobbalzò. Era questo che voleva? Minacciarla per ottenere da lei dei favori? Monica pensava che fosse finita, che lui si fosse arreso. Cercava di essere forte, ma in quel momento non aveva la minima idea di cosa fare.

Ian si avvicinò, per metterle ancora più timore.

La reazione fu istantanea.

Elizabeth, che già da un po’ di tempo osservava la situazione, comoda tra le braccia di Monica, graffiò il volto di Ian, facendolo allontanare di scatto prendendosi la guancia dolorante.

-Gattaccio maledetto!- si lamentò il giornalista, ma prima che potesse cercare di vendicarsi in qualche modo, con Monica che già si era messa in posizione di schermo pronta a difendere il gatto con la sua stessa vita, Ian venne bloccato con forza da dietro.

-Come diavolo sei entrato qui?! Questa è una zona privata- si indignò la voce di Jiho, bloccando il giornalista e riuscendo comunque a mantenere in equilibrio il vassoio con il panino che aveva portato.

I vantaggi di fare palestra e di essere un buon addetto alle riparazioni.

Monica posò delicatamente Elizabeth sul pavimento, e prese il vassoio da Jiho in modo da lasciargli le mani libere.

Lui ne approfittò per bloccare del tutto Ian, che alzò le mani in segno di resa.

-Che brutto modo di trattare i clienti. Non so se tornerò qui a portare il mio cane- commentò, indifferente, senza dare a vedere di essere in difficoltà.

-Ce ne faremo una ragione. Monica, stai bene?- Jiho lasciò andare il giornalista impiccione, ma si avvicinò alla ragazza pronto a proteggerla. Lei annuì, e posò il vassoio per prendere di nuovo Elizabeth, più per non fargli aggredire nuovamente il giornalista, dato che sembrava in procinto di farlo.

-Non abbiamo nulla da dirci, Ian- lo congedò poi. Lui alzò le spalle.

-Non serve dirti che te ne pentirai amaramente, vero?- la minacciò lui, con un sorriso freddo, asciugandosi il sangue che colava dalla ferita sulla guancia, e facendo dietro front per uscire.

Monica alzò gli occhi al cielo, ostentando sicurezza, anche se tremava parecchio ed era ancora parecchio confusa.

-Come se al mio capo potessero interessare le mie conoscenze- commentò tra sé, cercando di convincere soprattutto sé stessa, ma con un terribile nodo allo stomaco.

-Mi dispiace Elizabeth, non volevo agitarti- si scusò poi con il gatto, accarezzandolo e cercando di calmarlo.

Elizabeth, con la scomparsa di Ian, sembrava di nuovo di buonumore, e iniziò a fare nuovamente le fusa, beandosi delle carezze parecchio soddisfatta di sé.

Jiho, al contrario, fece una smorfia infastidita, e incrociò le braccia.

-Prego, Monica, non serve che mi ringrazi per averti salvata da quello scocciatore e averti portato il panino di Seojun- commentò sarcastico.

-Grazie Jiho. Scusa è che voglio che Elizabeth stia bene, non vorrei deludere Ju… il signor Han- ammise, sospirando preoccupata.

Jiho tornò serio.

-Ehi, tranquilla. Il gatto sta vivendo una vita da regina, e tu la tratti in modo stupendo. Pensa un po’ di più a te. Cosa voleva quella serpe?- chiese, avvicinandosi preoccupato.

Monica cercò di sorridere, anche se era parecchio scossa.

-Solite minacce, ormai non ci faccio più caso. Non ha niente di concreto contro di me. È un reporter davvero superficiale, non è assolutamente un problema- cercò di sminuire la situazione, anche se continuava a tremare.

Come avvertendo le sue incertezze, Elizabeth iniziò a leccarle le dita della mano che la stava accarezzando, e Monica si sentì davvero rinfrancata.

Jiho sospirò.

-Se lo dici tu. Ma sai che per qualsiasi cosa io e Seojun siamo a tua completa disposizione, vero?- la rassicurò. Lei annuì.

-Va bene, ora mangia. Seojun ti ha conservato il tuo gusto preferito. Ci vediamo più tardi- con un grande sorriso, Jiho scomparve nuovamente dalla stanza, lasciando Monica ed Elizabeth da sole.

-Scusami davvero per prima, Elizabeth, ti prometto che Ian non ci disturberà più- Monica rassicurò per un’ultima volta il gatto, e poi la posò sulla cuccia e prese il panino, che iniziò a degustare su un divanetto.

Elizabeth non ne voleva sapere di essere lasciata sola, perciò zompò nel divano accanto a lei, e iniziò a giocherellare con i suoi capelli.

 

Martha è entrata nella conversazione

Sto per impazzire!

Se assisto ad un altro matrimonio interrotto a caso perché Pablo ha scoperto di essere innamorato 

di Angelica quando due minuti prima limonava ardentemente con Francisca esplodo. 

Letteralmente 

707 è entrato nella conversazione

707: LOLOLOL! Quindi per questo scleravi come una matta contro la televisione?!

Va bene, lo shippavo più con Francisca

Anche se la vera bellezza sarebbe se Angelica e Francisca si mettessero insieme

707: Sarebbe un grande colpo di scena

707: Anyway, l’abbiamo proprio fregato Yoosung stamattina

LOLOLOL!! 

Mi è dispiaciuto per lui ma è stato troppo divertente

707: Soprattutto scoprire dove è finita la figurina che avevo perso

Le cose che si scoprono quando una persona crede di essere in fin di vita

Ma comunque, tralasciando Yoosung, che sento il karma già pronto a farmi a fettine

Come va il lavoro?

707: Al solito. È dura la vita di un hacker

Onestamente sono curiosa, che tipo di lavoro fai?

707: Sai, nel mio ambito c’è questo detto

707: “Non chiedere il passato degli hacker e dei gatti”

707: Siamo persone pericolose Miao!

Puoi anche non rispondermi, ok

Però non è niente di troppo pericoloso, vero?

Insomma, anche con le honey buddha chips non eri in pericolo

707: …perché all’improvviso questo interesse nel mio lavoro?

Non lo so, così

Non vorrei che da un giorno all’altro sparissi

Forse lo scherzo che ho fatto a Yoosung mi ha fatto un po’ pensare

Sono troppo seria?

707: Mi cogli alla sprovvista con tutta questa serietà. Hai preso così male l’interruzione di Pablo?

Sono annoiata e curiosa

707: Non fa bene essere curiosi

707: So che è difficile dimenticarlo, dato che io sono carino e normale, ma gli hackers 

707: Si nascondono come scarafaggi

707: Sono velenosi

707: ed esistono ovunque

707: Dietro di te, sopra di te, sotto i tuoi piedi e 

707: nel tuo cuore <3

Oh, no, non hackerare nel mio cuore >.<

707: Troppo tardi, sono già lì

Hai un modo davvero originale di sviare l’argomento

Ma potresti essere serio per un minuto?

ZEN è entrato nella conversazione 

707: Potresti non essere seria riguardo al mio lavoro?

ZEN: Ciao ragazzi come va?

Perdonami se mi preoccupo per te, siamo amici no?

ZEN: Ehm… tutto bene?

Jaehee Kang è entrata nella conversazione

707: Amici? Gli hacker non hanno amici

Jaehee Kang: Oh, Zen, sono felice di vederti qui. Come ci organizziamo per stasera?

Siamo nella stessa associazione e andiamo parecchio d’accordo, 

davvero ci consideri semplici conoscenti occasionali?

Jaehee Kang: Ma cosa sta succedendo qui?

ZEN: Non sto capendo, ma sembra che noi due siamo invisibili

707: Ti sto dicendo che il mio lavoro è pericoloso, e che non devi avvicinarti a me, è tanto difficile da capire?

 Senza contare che non mi fido ancora del tutto di te

Oh, ma davvero?! E che dovrei dire io che mi sono ritrovata 

catapultata nell’associazione dove mia sorella è sparita.

Non è che voi siate così degni di fiducia!

ZEN: Martha, ci fidiamo di te e siamo altrettanto preoccupati per Margo

707: È stata lei ad infiltrarsi tramite un hacker per prima, sto solo cercando di fare il mio lavoro qui

Jaehee Kang: La situazione è preoccupante ma non serve scaldarsi

Certo, certo. Come se guardando Netflix potessi contattare Margo e l’hacker

ZEN: Aspetta, litigano per colpa di Netflix?

707: Cosa c’entra Netflix? E comunque dipende da V, sono uno schiavo del sistema 

Jaehee Kang: Con Luciel e Martha sto imparando a non farmi domande, non ne avrei comunque il tempo

Sai che ti dico, vado a scaricarmelo per protesta >:P

Martha è uscita dalla conversazione

707: Non ci provare!! 

707 è uscito dalla conversazione

ZEN: ???

ZEN: E pensare che speravo di rasserenarmi entrando nel messenger

Jaehee Kang: Perché, c’è qualcosa che non va?

ZEN: No, va tutto bene, sono solo preoccupato per una ragazza… 

oggi era giù di morale e non riesco a contattarla perché ha il telefono spento

Jaehee Kang: Non vorrei intromettermi, ma non penso sia una buona idea vedere una ragazza, 

soprattutto considerando la tua carriera

ZEN: Apprezzo che ti preoccupi per me, Jaehee, davvero, ma ci penso io. 

ZEN: Per quanto riguarda stasera, come vuoi organizzarti?

Jaehee Kang: Io mi libero alle otto, spero non sia troppo tardi. E la mia coinquilina ha proposto di 

andare ad un pub con karaoke che conosce molto bene, che ne pensi?

ZEN: Fantastico! Sono anni che non vado al karaoke. Ci vediamo alle otto allora

Jaehee Kang: Ti invio l’indirizzo

ZEN: Grazie, a più tardi. 

ZEN è uscito dalla conversazione

Jaehee Kang: Vado via anche io, devo chiamare il signor Han per confermare un meeting, 

spero solo che mi risponda, è appena tornato ma sembra parecchio nervoso

Jaehee Kang è uscita dalla conversazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Miriam mostra la sua natura insicura, si scoprono alcuni retroscena di alcune ragazze, e si conosce un nuovo personaggio che sarà un nemico rilevante: Ian.

Inoltre si accenna ad un tale Monday Clyde, chissà chi sarà.

   
 
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