Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Dante Vail 1911    22/07/2019    0 recensioni
Vail.
È un cognome antico.
La quantità di aggettivi accomunabili a questa famiglia è estremamente ampia.
C'è chi li chiama "psicopatici", altri solo "impresari".
Ma di sicuro c'è una cosa su cui tutti sono d'accordo quando si tratta con i Vail.
Sono pericolosi.
La lingua può essere tagliente come una spada, ma nessuno ha spade come quelle dei Vail, e di sicuro nessuno sa usarle come loro.
Membri attuali della famiglia: 5 più uno sacrificabile.
Di quanti di loro parleremo?
Bhe, c'è solo un modo per scoprirlo.
[Revamped intro!Also tweaking primo capitolo]
Genere: Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4
We Need More Bodybags
 
"Quindi... riproviamo di nuovo..." disse quasi sconsolata Jenny mentre ravanava nelle tasche del redingote di Max.
 
 
Non era ben chiaro come facesse a non svegliarlo, considerando che era mezzo sdraiato sugli ultimi sedili dell'autobus e vi era una discussione in atto nel mezzo del mezzo.
 
 
"Parlando in termini di penetrazione..." disse la ragazza mentre continuava a cercare con la lingua di fuori.
"... quale dei due?" chiese poi estraendo le mani dalle tasche del fratello tenendo in entrambe due enormi proiettili, larghi e lunghi.
 
 
Quello che teneva nella mano sinistra aveva la parte inferiore color ottone, e la punta rossa solcata da profonde incisioni.
 
Nella mano destra invece, a contrastare con il nero della mano meccanica vi era un proiettile con lo stesso colore per la parte inferiore, ma con una testa completamente solida e colorata di azzurro.
 
 
La mano meccanica della ragazza spuntava dal suo redingote ancora strappato dallo scontro di una settimana prima, e non ancora sostituito perché il rimpiazzo non le era ancora stato consegnato.
 
 
Uraraka e Yaoyorozu guardavano i due proiettili con l'esatto sguardo che avrebbero fatto due quindicenni di fronte a due proiettili. Assoluta non conoscenza.
 
 
"Hintity hint. Sono entrambi 20 mm Vulcan" incalzò Jenny sorridendo gioiosamente mentre scuoteva leggermente i due proiettili.
 
 
"Umh... questo...?" disse Uraraka indicando quello con la testa blu, che sembrava più massiccio, ma dal suo tono sembrava più che altro una domanda.
 
 
"NO!" sbottò la ragazza stringendo i due colpi.
 
"Questo ha la punta blu. È un colpo incendiario" disse la ragazza sventolando il proiettile.
 
"Questo invece ha la punta di plastica rossa. Si capisce subito che è un sabot per un penetratore al tungsteno" continuò poi alzando l'altra mano con l'altra munizione.
 
 
Le due ragazze la guardarono insicure di cosa risponderle, quasi come avesse appena parlato in un'altra lingua.
 
 
"Oh andiamo! Nemmeno un sabot sapete cos'é?" chiese osservando le due con sguardo stupito. "Momo! Almeno da te mi aspettavo qualcosa" continuò poi puntando la ragazza dai capelli neri con il proiettile rosso.
 
 
"Non me ne intendo molto di armi... so il funzionamento di base; ma non molto di più" disse la ragazza in questione.
 
 
"Come lo infili in una pistola quello?  Mi sembra piuttosto grande" disse poi Uraraka guardando innocentemente uno dei colpi che la ragazza aveva in mano.
 
Lei alzò un sopracciglio e osservò ciò che aveva in mano, poi alzò lo sguardo su Uraraka, abbassandolo nuovamente sul colpo e poi nuovamente su di lei.
 
"... è un proiettile per cannoncini..." disse quasi shoccata osservando la ragazza nel suo costume nero e rosa.
 
 
"Ma i cannoni non sparavano palle rotonde?" chiese lei con espressione confusa mentre si massaggiava la testa ricordando i vari film di pirati che aveva visto.
 
 
Jenny la osservò per qualche secondo a bocca aperta, poi sembrò cercare di risponderle, ma le parole le morivano in gola prima di raggiungerla.
 
Sconsolata, abbassò la testa lasciando che i lunghi capelli biondi ci ricadessero ai lati mentre osservava il pavimento dell'autobus.
 
"Ci rinuncio..." disse poi.
 
 
"Dai Jenny-kun, non prendertela. D'altronde, sei te l'Americana qui" disse Sero, seduto dall'altra parte del bus.
 
 
Sentendolo, la ragazza si alzò di colpo indicandolo con il proiettile blu, per poi dire: "Oh yeah! Shure!"; poi indicò se stessa con esso dicendo: "I'm the American one. So I should be the one riding a lawn mower with a Taurus Raging bull in one hand while screaming: "Hell yeah! I have the power of God!" and then proceed to point a Cop's car with it" gesticolando l'intera situazione.
 
 
"Alquanto specifico" disse Yaoyorozu guardando la ragazza.
 
 
"I'm the daughter of Dante Vail. You do not have any idea of how specific I can get!" sproloquiò la ragazza voltandosi verso di lei.
 
 
"Dante Vail? Non è quell'industriale Americano ricchissimo con un esercito? Quello che è stato ministro della difesa?" chiese Shoji, notando solo in quel momento la connessione dei cognomi dei ragazzi con il suo, non avendolo mai sentito pronunciato ma solo visto scritto.
 
 
"Papà ha anche dei difetti..." disse la ragazza sedendosi e gesticolando con le mani, poi aggiunse: "Italo-Americano, comunque".
 
 
"Quindi, anche voi due siete di famiglia ricca" disse Uraraka meravigliata.
 
 
"Sì. Nostro padre gestisce la più grande compagnia al mondo nel settore delle armi. D'altronde il mio braccio costa quanto un F-35B; non sarebbe stato facile pagarlo con lo stipendio di un dipendente pubblico" disse Jenny aprendo e chiudendo le dita della mano, generando un piacevole tintinnio metallico.
 
 
Uraraka si piegò leggermente verso Yaoyorozu e coprendosi la bocca dalla vista della ragazza chiese sottovoce: "Cos'è un F-35B?".
 
 
"Un caccia multiruolo".
 
 
Sentendo la voce assonnata di Max, entrambe le ragazze si voltarono verso di lui, notandolo mentre si passava una mano sul volto svegliandosi.
 
"Umh..."  cominciò Uraraka mostrando un altro sguardo poco convinto.
 
"Un aereo da combattimento" disse il ragazzo riconoscendo l'incertezza della ragazza prima ancora che facesse una domanda.
 
 
"Aaaaah." disse la ragazza comprendendo in fine di cosa stessero parlando i due, poi sorrise imbarazzata dicendo: "Scusatemi tanto. Non ne so davvero nulla di questa roba".
 
 
"Believe me. We noticed..." disse Jenny ridando i due proiettili a Max che li rimise in una tasca del redingote.
 
 
"Siamo piuttosto carenti di esperti d'armi quest'anno. Gli unici due che ha la sezione eroi siamo noi" disse Max indicando se stesso e sua sorella.
 
 
"Hai controllato l'altra sezione?" chiese Yaoyorozu voltandosi verso il ragazzo.
 
Non si avvertiva più tensione nell'aria quando il resto della classe parlava con Max.
 
Il fatto che Momo e Ashido si fossero scusate con lui era stato il primo passo che alla fine lo aveva riportato se non a uno stato di amicizia, per lo meno a un intermezzo di neutralità con praticamente tutti nella classe.
 
Il praticamente però era comunque d'obbligo, dato che almeno due membri della classe non sembravano avere ancora buoni rapporti con lui.
 
 
"Solo da distante. Ma da quello che ho visto, nessuno di loro ne sa quanto noi" disse il ragazzo.
 
 
"Che modestia..." disse svogliatamente Mineta dal suo posto, anche se probabilmente stava seguendo la conversazione solo per il succinto costume da eroe di Yaoyorozu.
 
 
Entrambi i Vail voltarono di scatto lo sguardo verso il corto ragazzino rivolgendogli un duplice sguardo truce che avrebbe potuto fondere l'acciaio.
 
A quanto pareva, le occhiate sanguinarie correvano in famiglia dato che anche Jenny poteva competere con Max. Probabilmente perdendo, dato che il ragazzo con un occhio solo vantava una sensazione di terrore ben maggiore, ma almeno poteva competere.
 
 
"Iiiih!" face il ragazzino a denti stretti rischiando di cadere dal sedile dell'autobus.



"What is the difference between a Panzerkampfwagen III and a Panzerkampfwagen IV?" chiese Max mantenendo lo sguardo su di lui.
 
"Who else, beside the germans, utilized the Junkers Ju 87 Stuka?" domandò Jenny immediatamente dopo al fratello.
 
"Which was the only battle in which the U.S. Army and the Wehrmacht fought together?" chiesero poi insieme senza aspettare risposta dal ragazzo.
 
 
Mineta deglutì rumorosamente in fronte alle incessanti domande dei due ragazzi, delle quali metà erano composte da parole che non sarebbe nemmeno riuscito a pronunciare.
 
 
"Non siamo modesti, perché possiamo permettercelo" disse infine Jenny sistemandosi il cappello.
 
 
Max sembrava star per dire qualcos'altro, ma in quel momento l'autobus si fermò, causando uno scatto da parte del recentemente promosso a capoclasse Iida, per alzarsi e indicare l'uscita, iniziando a dispensare ordini sull'ordine di discesa dal mezzo.
 
 
"Comincio a pentirmi della decisione di Midoriya..." disse Max alludendo all'abdicazione di Midoriya in favore di Iida, per poi alzarsi seguito dal resto dei ragazzi seduti sui sedili posteriori.
 
 
 
L'edificio nel quale la classe era stata portata, era composto da un'imponente cupola, che copriva un terreno diviso in sei sezioni più una piazza principale, ogni zona adibita ad un particolare tipo di disastro naturale.
 
Era effettivamente un edificio impressionante, ed i ragazzi lo stavano ammirando dal alto dell'entrata, che si connetteva alla piazza principale con una lunga scalinata.
 
 
In fronte alla classe, equipaggiata solo in parte con i loro costumi da eroi, dotati spesso di strumentazione da combattimento non necessaria, solo d'intralcio durante un salvataggio, vi erano Shota Aizawa, facilmente riconoscibile per il suo abbigliamento nero e la serie di bende intorno al suo collo.
 
Affianco a lui vi era un'altra persona, probabilmente l'ospite che era stato precedentemente fatto notare in classe.
 
 
Il suo aspetto era alquanto bizzarro e sicuramente fece alzare qualche sopracciglio a riguardo.
 
Consisteva di una grossa e paffuta giacca bianca assieme a pantaloni e guanti dello stesso colore, che ricordavano una tuta spaziale.
 
In testa portava un casco rassomigliante quello di un astronauta, con una cupola di vetro oscurato con due grosse macchie bianche che sembravano occhi.
 
Ai piedi portava degli stivali gialli che lasciavano intravedere delle gambe piuttosto sottili rispetto al resto dei suoi vestiti.
 
 
"Vi stavo aspettando ragazzi" disse, ma la voce che usciva dal suo casco era così robotica e distorta da essere quasi irriconoscibile.
 
 
"Oh boy... male or female?" chiese Max piegandosi verso sua sorella mentre Midoriya iniziava a fangirlare insieme a Uraraka riguardo quel personaggio, riconoscendolo come "L'eroe spaziale, N°13".
 
Jenny osservò la grossa tuta dell'eroe per qualche secondo, poi disse: "Umh... both..?" ma non sembrava per niente convinta.
 
 
"Questo è il terreno d'addestramento che ho costruito considerando tutti i possibili disastri e incidenti" continuò poi indicando la struttura.
 
"L'ho chiamata...
 
 
"... Ubicazione delle Sciagure e Jelle fittizie! Abbreviato: USJ!!!" 
 
 
Disse con grande entusiasmo, anche se effettivamente suonava malissimo e ielle non si scrivesse più con la J da circa 500 anni...
 
 
E probabilmente non solo ai Vail suonava male poiché anche il resto della classe sembrava pensieroso a riguardo del nome.
 
 
Mentre i due eroi si scambiavano qualche parola, Ashido disse sottovoce: "Cavolo... il mio quirk non è molto adatto ai salvataggi... temo sarà una faticaccia...".
 
Sentendola, Jenny disse: "Tsk... pensa noi. In quanto ad addestramento siamo più vicini a dei soldati che a pompieri o paramedici" e proseguì poi a fare una smorfia sconsolata.
 
 
"Ecco, prima di iniziare..." disse N°13 attirando l'attenzione.
 
"... Devo dirvi una cosa. No due... tre... quattro, cinque, sei, sette..." disse aumentandole sistematicamente mettendo leggermente a disagio la classe.
 
 
"Immagino che ne siate già a conoscenza, ma la mia unicità è chiamata Black Hole. Risucchia e riduce in polvere ogni cosa" cominciò poi gesticolando con una mano.
 
"Con quell'unicità può salvare le persone da qualunque disastro!" disse Midoriya, che a quanto pare sembrava il più esperto per ciò che riguardava gli eroi.
 
"Già" rispose l'eroe, poi aggiunse: "tuttavia è un potere che può facilmente uccidere qualcuno" cogliendo di sorpresa gran parte della classe.
 
"Anche qualcuno di voi avrà unicità simili" e probabilmente a quell'affermazione qualche occhio si voltò verso Max e Jenny trovando il ragazzo improvvisamente molto interessato al soffitto e la ragazza intenta a fischiettare goffamente mentre calciava un sassolino.
 
"Nel mondo degli eroi le condizioni di utilizzo delle unicità sono regolate in modo severo, il che a prima vista può non sembrare un problema" ricominciò l'eroe.
 
"Tuttavia, ricordate che possedete unicità che potrebbero togliere la vita alle persone se commettete un passo falso! Grazie ai test fisici di Aizawa, avete compreso le potenzialità dei vostri poteri, e con il combattimento simulato di All Might, dovreste aver capito la pericolosità di usarli contro qualcuno. In questa lezione la prospettiva è opposta! Imparerete a usare le vostre unicità per salvare delle vite! I vostri poteri non servono a ferire gli altri. Spero che lascerete questo posto consapevoli che possono aiutare gli altri." disse l'eroe, quindi si inchinò dicendo: "È tutto: vi ringrazio per l'attenzione" ricevendo poi gli applausi di buona parte della classe.
 
 
"Forza, vediamo di..." ma Aizawa venne interrotto da un improvviso calo di corrente che fece sfarfallare i faretti che illuminavano l'edificio.
 
 
Tutti alzarono gli occhi alla cupola, non accorgendosi che forse la loro attenzione sarebbe stata spesa meglio osservando la piazza centrale in fondo alla scalinata.
 
 
D'improvviso, in fronte alla fontana al centro dello spiazzo, comparve una grossa massa nera che tendeva al viola, quasi come una nebbia.
 
 
Fra i pochi a essersene accorti, Aizawa si voltò verso gli studenti dicendo: "Restate in gruppo e non muovetevi!", quindi tornando in guardia disse: "N°13, proteggi gli studenti".
 
 
"Che cosa sta succedendo?" chiese preoccupato Kirishima.
 
 
D'improvviso, da dentro la nebbia cominciarono ad apparire varie figure, vestite senza un tema specifico e dalle caratteristiche più disparate.
 
 
"È come all'esame d'ingresso... la prova è già iniziata?" chiese nuovamente il ragazzo dai capelli rossi, ma prima che chiunque potesse fare qualcosa, Aizawa disse: "Non muovetevi!". Quindi estrasse gli occhiali da combattimento che teneva tra le bende e disse: "Quelli sono dei supercattivi".
 
 
"15-20-30-35-40..." cominciò a contare Ashido con paura nella voce, osservando gli uomini che affollavano la piazza.
 
"Troppi perché siano tutti decenti" tagliò corto Jenny, poi si guardò la mano sinistra con una smorfia. "Potrei pentirmi di non aver creato un "punto di salvataggio"." disse fra se e se.
 
 
"N°13 mettili al sicuro e prova a contattare la scuola" disse Aizawa. "Se fra loro c'è qualcuno che ha inibito anche i sensori, c'è la possibilità che stia usando un potere elettromagnetico" continuò poi voltandosi verso Kaminari dicendo: "Kaminari! Prova ad usare anche la tua unicità." al che il ragazzo rispose con un secco: "Sì!".
 
 
"Professore!  Vuole combatterli da solo?!" chiese improvvisamente Midoriya, per poi continuare con: "Anche se può cancellare le loro unicità, sono troppi! Lo stile di combattimento di Eraser Head consiste nell'annullare le unicità dei nemici e catturarli! In un combattimento diretto..." disse poi sconsolato.
 
"Gli eroi non dispongono di un solo talento, sai?" rispose l'uomo, poi disse. "Lascio il resto a te, N°13" e immediatamente dopo si lanciò giù dalla rampa di scale.
 
 
Se N°13 non avesse ordinato un'evacuazione immediata, la classe avrebbe potuto osservare l'impressionante tecnica di combattimento del professore, composta di un misto di arti marziali acrobatiche, il suo Quirk e le bende da cattura che sfruttava, che gli permetteva di tenere testa anche a un gran numero di avversari come quello che aveva davanti.
 
 
La classe però non fece molta strada, prima di venire bloccata dalla nebbia nerastra di prima.
 
 
"Non ve lo lascerò fare" disse una voce profonda, probabilmente appartenente alla stessa nebbia mentre un paio di linee gialle simili a occhi comparivano in essa.
 
"Molto piacere: noi siamo l'Unione dei Supercattivi." continuò poi.
 
"Perdonate l'audacia, se questa volta ci siamo permessi di entrare al liceo U.A., la tana degli eroi, è solo perché desideriamo che All Might, il simbolo della pace, venga sconfitto" il suo tono era alquanto calmo e dalle sue parole si comprendeva che possedesse un vocabolario molto nutrito e altolocato.
 
 
"Ad onor del vero, All Might avrebbe dovuto trovarsi..." ma la nebbia venne interrotta da un improvvisa fiammata in mezzo fra lui e la classe.
 
 
"VAIL FIREFLY TAGTEAM!!!" urlò Max uscendo dalla fiamma con il braccio sinistro teso in avanti che stringeva una Glock 17 di quarta generazione in versione totalmente automatica con caricatore esteso da 33 colpi, ed immediatamente premette il grilletto sparando metà del caricatore verso l'avversario con un assordante rumore.
 
Senza perdere il momento angolare che aveva preso, il ragazzo ruotò su se stesso scacciando le ultime fiamme che stavano dietro di lui, e lanciando in avanti Jenny, che si teneva al suo braccio destro venendo lanciata con forza verso l'avversario urlando come una forsennata mentre caricava un possente diretto destro.
 
 
I proiettili del ragazzo sembrarono passare senza effetti la nebbia, che con riflessi pronti si spostò evitando il colpo di Jenny.
 
 
Non appena fu atterrata, la ragazza spiccò un salto cercando di colpire l'avversario con un bicycle kick.
 
Sfruttando la linea di tiro pulita offertagli dal salto della ragazza, Max scaricò il resto del caricatore sull'avversario, dispensando un'altra serie di bossoli sul terreno e dimostrando l'impressionante coordinazione che i due avevano.
 
 
Continuando ad essere a prova di proiettile, la nebbia schivò anche il calcio di Jenny facendosi indietro, mentre la ragazza si posizionava affianco al fratello con una serie di agilissime ruote.
 
 
Prima che potessero dire qualcosa, i due furono separati da Bakugo e Kirishima che, l'uno tramite una serie di esplosioni, l'altro con la sua sola forza si scagliarono a loro volta contro l'avversario attivando i loro Quirk.
 
 
Una possente esplosione di Bakugo oscurò la vista a tutti generando una grossa nuvola di fumo.
 
 
"Non hai pensato che avremmo potuto contrattaccare, eh?" chiese beffardamente Kirishima mentre attendeva che il fumo si diradasse in modo da vedere l'avversario.
 
 
"Ho corso un bel rischio..." disse la voce della nebbia mentre il suo corpo di nebbia ridiventava un unica massa sotto lo stupore generale.
 
 
"Vero..." disse poi rivelando che fluttuanti nella nebbia vi erano delle placche metalliche che sembravano un collare.
 
"Sarete pure degli studenti, ma siete comunque pulcini di prima qualità" concluse osservando minacciosamente la classe in fronte a se.
 
 
"Oh no! VOI QUATTRO SPOSTATEVI!" urlò N°13 che sembrava pronto a scagliare un attacco ma aveva la linea di tiro ostruita dai quattro che avevano attaccato.
 
 
"Il mio compito, È QUELLO DI DISPERDERVI..." urlò la nebbia, per poi espandersi di colpo e raggiungere l'intera classe, come se fosse spinto da un forte vento.
 
"... PER POI DIVERTIRCI A UCCIDERVI!" concluse mentre ogni studente cercava di proteggersi.
 
 
 
Max rotolò per terra, accorgendosi subito che non era il suolo pavimentato su cui si trovava prima, ma sembrava roccioso e coperto di terra.
 
Con forza piantò il pugno destro a terra, fermandosi all'istante mentre il suo cappello gli rotolava davanti.
 
 
"Fucking dangling cock sucker of a teleporter..." disse il ragazzo battendo il pugno sul terreno, quindi si alzò guardandosi in giro.
 
 
A giudicare dalla conformazione rocciosa del terreno doveva essere nella zona frane o in quella montagnosa, ma non avendo avuto molto tempo per osservarle non era sicuro di quale delle due.
 
 
A larghe manate, il ragazzo si tolse la polvere di dosso, quindi si abbassò per prendere il suo cappello rimettendoselo in testa.
 
 
"Guardate ragazzi. Un " American Cowboy"".
 
 
Sentendo una fastidiosa voce con una pronuncia inglese se possibile più fastidiosa, il ragazzo si voltò, notando una serie di loschi figuri che si avvicinavano ridacchiando.
 
A parlare, era stata una donna vestita con quella che sembrava una tuta da wrestling di bassa categoria, con un discutibile colore verde.
 
Almeno si notava quale fosse il suo quirk, poiché le sue caviglie erano composte da spesse molle d'acciaio ripiegate che le fornivano un andatura alquanto spedita.
 
 
"Qualche ultima parola, Eroe?" chiese la donna marcando la parola "eroe" come se fosse stato un insulto, poi senza aspettare risposta si piegò leggermente sulle ginocchia per poi lanciarsi tramite le molle alle caviglie per colpirlo con un diretto destro.
 
 
Il ragazzo non staccò per un istante lo sguardo dalla donna mentre con un impressionante gioco di piedi si spostava di lato.
 
 
Lei sgranò gli occhi mancandolo e vedendo la serietà dello sguardo che le stava rivolgendo, interamente privo di paura o indecisione.
 
Non ebbe il tempo di reagire che il ragazzo le afferrò con forza il polso con la mano destra, per poi colpirle il gomito con una manata sinistra verso l'alto, spezzandole di netto l'arto.
 
Prima ancora che potesse registrare il dolore, il ragazzo la mollò afferrandole il polpaccio con la mano destra, calandole poi una gomitata sinistra sul ginocchio, che si piegò innaturalmente all'indietro assieme ad un raccapricciante rumore di ossa rotte.
 
 
Mantenendo per un istante l'equilibrio sull'atra gamba, la donna urlò di dolore, ma anche quell'urlo fu tagliato corto dal ragazzo, che facendo perno sul piede destro le roteò un possente spinning wheel kick colpendola in pieno volto con il tacco dello stivale, mandandola K.O.
 
 
Gli altri uomini si fermarono vedendo la donna inerme cadere svenuta con una rapidità pazzesca.
 
 
Max tornò con entrambe le gambe a terra, quindi si scrocchio le vertebre del collo e disse: "Servono altre sacche da cadaveri" rispondendo alla domanda fattagli dalla donna.
 
 
"UCCIDIAMOLO!!!" urlò un uomo scatenando una carica generale verso il ragazzo, che a sua volta caricò gli avversari con un urlo furioso.
 
 
Il primo che gli capitò a tiro cercò di colpirlo con un pugno, ma il ragazzo si spostò sotto la sua guardia piantandogli un pugno nello stomaco e facendolo indietreggiare.
 
Voltandosi parò con l'avambraccio un gancio destro e uno sinistro, per poi colpire un altro uomo con un 1-2 al volto e allontanarlo con un calcio diretto al ventre.
 
Voltandosi, il ragazzo fu incornato da un terzo uomo, che cingendogli i fianchi con forza lo sollevò di peso cominciando a spingerlo in avanti.
 
"RAAAAAAARRGGH!!!" praticamente ringhiò il ragazzo tirandogli una devastante gomitata sulla schiena, rompendogli se non entrambe almeno una delle costole fluttuanti di destra.
 
Perdendo il passo, l'uomo inciampò, permettendo al ragazzo di rimettere i piedi per terra, e non appena lo ebbe fatto, lo afferrò per il busto sollevandolo di peso, per poi schiantarlo al suolo in una devastante suplex.
 
Senza perdere tempo il ragazzo si piegò sulle spalle, per poi darsi lo slancio e alzarsi.
 
Non appena lo ebbe fatto, una ragazza cercò di colpirlo al ventre con un pugno, ma esattamente prima di colpirlo dalle sue nocche proruppe uno spuntone osseo che si allungò per almeno 50 centimetri, passando da parte a parte il basso ventre del ragazzo.
 
La ragazza fece una risatina di vittoria, ma il tentennamento del ragazzo durò solo mezzo secondo, dopodiché colpì con il pugno destro la lama d'osso spezzandola di netto dal braccio della ragazza.
 
A giudicare dall'urlo di dolore che fece, quell'osso era sensibile come tutti gli altri nel suo corpo, ma non ebbe molto tempo per avvertire la sensazione, poiché un gancio sinistro la stese all'istante.
 
 
Con una smorfia di dolore, Max afferrò la lama ancora nel suo corpo con la mano sinistra, estraendola in un unico movimento facendo zampillare vari fiotti di sangue.
 
 
Approfittando della cosa, un uomo dai pugni letteralmente di ghisa si fece avanti pronto a colpirlo, ma fu colto alla sprovvista dal ragazzo, che nonostante la ferita si voltò di colpo piantandogli la lama nella gamba destra, passandola da parte a parte spezzandogli il femore.
 
Urlando di dolore, l'uomo cadde in ginocchio per poi ricevere un devastante montante sulla mandibola, che lo fece staccare da terra probabilmente spezzandogli tutti i denti e mandandolo al tappeto.
 
 
Sentendo un rumore alla sua sinistra, il ragazzo si voltò, trovandosi di fronte un uomo dalla testa di alligatore lanciato verso di lui e pronto a staccargli la testa a morsi.
 
Con riflessi pronti afferrò la mandibola e la mascella dell'avversario bloccandogliele aperte mentre i denti gli trapassavano i guanti e le mani.
 
Con mani tremanti sotto la forza dei muscoli della sua bocca, il ragazzo si puntellò per evitare che riuscisse a infilargli la testa nelle fauci, e quando fu riuscito a bloccarlo, con un gesto secco gli torse la mandibola dislocandola, e afferrandolo con entrambe le mani per la mascella lo sollevò di peso sopra la sua testa scaraventandolo contro quello su cui aveva eseguito la suplex, che ora si stava rialzando, stendendo entrambi.
 
 
Da voltato, avvertì un fin troppo riconoscibile click, e in un istante prese fuoco, cogliendo di sorpresa la donna di fianco la quale comparve.
 
All'istante la colpì con un colpo di karate al braccio e poi con una gomitata in volto, strappandole di mano la pistola che gli stava puntando.
 
Mentre si voltava premette il tasto di sgancio del caricatore, che scivolò fuori senza problemi e con l'altra mano ritrasse il carrello espellendo il colpo in canna.
 
 
Solo in quel momento il ragazzo guardò che arma fosse, e la smorfia sul suo volto fu più che chiara.
 
"Una Hi-Point?" chiese sventolando l'arma scarica alla donna, ora in ginocchio a tenersi il naso sanguinante e probabilmente rotto.
 
"Ti hanno pagata per usarla o l'hai trovata in un cassonetto?" chiese poi, ma prima di ricevere risposta un uomo urlò: "TI FACCIO A PEZZI!!!".
 
Voltandosi di colpo, il ragazzo lanciò come un vero pitcher l'arma che aveva in mano, colpendo l'uomo al volto cogliendolo di sorpresa.
 
Cadendo a terra, l'uomo perse il controllo dei sassi che gli fluttuavano attorno, che caddero a terra rumorosamente.
 
 
Mentre delle fiamme finivano di chiudergli le ferite, il ragazzo fu bloccato da una serie di braccia.
 
 
"Sei un osso duro..." disse l'uomo con sei braccia che lo aveva appena afferrato. Due paia di esse erano grosse e muscolose come il suo corpo di almeno due metri, mentre l'ultimo paio erano più piccole e corte, così come nettamente più deboli.
 
"Quando avremo finito con te, ti dovranno raccogliere con un cucchiaino" disse un altro uomo avvicinandosi in fretta con un coltello.
 
 
Senza perdere la calma, Max si piegò sulle ginocchia riuscendo a spingere indietro il bestione che lo bloccava, quindi con le gambe sollevate diede un possente doppio calcio in faccia all'uomo con il coltello, usandolo come appoggio per tirare una testata a quello che lo bloccava riuscendo a liberarsi.
 
Immediatamente dopo, il ragazzo colpì la gamba dell'uomo dalle sei braccia con un calcio, spezzandola.
 
 
"Figlhio dih..." biascicò l'uomo che aveva provato ad accoltellarlo sputando sangue e denti, ma prima che potesse finire il ragazzo si voltò di scatto mentre nella sua mano destra appariva una Colt Single Action Army, e abbassando in fretta il cane con la mano sinistra, il ragazzo sparò due dei sei .357 Magnum che caricava l'arma, colpendo con precisione le caviglie dell'uomo, facendolo cadere a terra.
 
Mentre l'arma svaniva nelle fiamme attorno alla sua mano, il ragazzo alzò la gamba per poi stendere l'uomo con una violenta pedata in faccia.
 
 
Senza nemmeno voltarsi, una grande fiammata generò un imponente scudo ad aquilone attorno al braccio del ragazzo, che prontamente alzò bloccando la lama di un'ascia puntata alla sua testa.
 
Cogliendo di sorpresa l'avversario, il ragazzo torse lo scudo, strappandogli l'ascia di mano, quindi roteò su se stesso piantandogli un pugno nel ventre, che immediatamente dopo seguì con un montante con il taglio dello scudo urlando: "TENEBRIS!!!" in Latino, per qualche ragione.
 
 
Stordito e con un profondo taglio in fronte, l'uomo rischiò di cadere portandosi le mani alla testa, ma venne afferrato dal ragazzo per la nuca, che poi gli fece dare una sonora testata contro il bordo dello scudo, di cui aveva appoggiato la punta a terra per massimizzare l'efficacia del colpo.
 
 
Mentre l'uomo cadeva a terra svenuto e lo scudo svaniva nel fuoco, il ragazzo si voltò versò gli altri sgherri rimasti, Ora riluttanti nell'avvicinarsi, considerati i corpi straziati che stavano attorno al ragazzo, che per quanto in vita, non sembravano per niente a loro agio.
 
 
Notando l'esitazione avversaria, il ragazzo eseguì un gesto con la mano, come per aprire un manganello telescopico, generando una vampa di fuoco che gli portò alla mano un altro strumento.
 
 
Di certo non gli servirono gli sguardi confusi degli avversari per comprendere che qualunque cosa gli fosse arrivata alla mano non era ciò che voleva, dato che lo capì già dal peso.
 
 
Alzò la mano, trovandosi di fronte ad un semplice manico di legno con attaccata in fondo una ventosa di gomma arancione.
 
Ebbe mezzo secondo per chiedersi come mai quello sturalavandini fosse nella sua mano, prima di accorgersi che i tiretti delle cerniere lampo del suo costume si stavano sollevando in aria.
 
 
Sgranando gli occhi, il ragazzo spiccò prontamente un salto per poi roteare in aria e mettersi in orizzontale rispetto al terreno.
 
 
La sua impressionante prontezza di riflessi gli salvò la vita, evitando la lama di una sega circolare così come una serie di chiodi di ferro di varie dimensioni, puntati a punti vitali del suo corpo.
 
Non li schivò del tutto, poiché la lama della sega gli strisciò la guancia aprendovi un brutto taglio, e uno dei chiodi più grossi gli si piantò nella spalla destra.
 
 
Atterrando appoggiato sulle gambe e la mano sinistra, il ragazzo osservò chi gli aveva tirato addosso quella roba.
 
 
Sorridendo maniacalmente, un uomo dalla testa pelata allargò le braccia, mentre lame da sega, chiodi, lamette, martelli, chiavi, bulloni e svariati altri strumenti da ferramenta gli fluttuavano attorno uscendo dalle sue tasche e dal suo zaino.
 
 
"Magnets..." disse sottovoce il ragazzo facendo si che nessuno lo sentisse, coperto dal cappello in modo che nessuno gli leggesse le labbra.
 
In quel momento tutta la sua attenzione era rivolta a quell'avversario, per quanto mantenesse comunque la sua consapevolezza situazionale.
 
 
Con ampi gesti delle mani, l'uomo mosse la sua massa di attrezzi attorno a se, posizionandoli in una specie cuneo, pronto a scagliarsi contro il ragazzo.
 
 
Lui colse l'occasione. Istantaneamente prese fuoco svanendo e riapparendo in una vampa in fronte all'uomo, però dandogli le spalle e a mezz'aria cogliendolo di sorpresa.
 
Come se si aspettasse di non essere nella posizione giusta, il ragazzo roteò su se stesso con ampi movimenti delle gambe, piantando poi lo sturalavandini che aveva ancora in mano in faccia all'uomo.
 
 
Per quanto piuttosto ridicola come cosa, la sua testa rasata fu pure decente a generare un vuoto per bloccare lo strumento da idraulico, facendo indietreggiare alquanto confuso.
 
 
Non appena fu a terra, il ragazzo si alzò tirando una possente manata contro l'asta dello strumento, che fu spinta in avanti praticamente senza resistenza dalla gomma, colpendo l'uomo con una legnata per niente piacevole.
 
 
Indietreggiando di qualche passo con il naso sanguinante ed un brutto taglio semicircolare sull'arcata nasale, l'uomo riaprì gli occhi, solo per ricevere una devastante mazzata in faccia che sparse un violento rumore metallico e di ossa rotte.
 
 
Cadendo a terra svenuto, l'uomo perse il controllo sugli attrezzi che fluttuavano, che caddero a terra in un rumoroso clangore metallico.
 
 
Il ragazzo guardò per un istante l'oggetto con cui aveva colpito l'uomo, ovvero un calorifero da muro di vecchia generazione in ghisa, ancora grondante acqua da un tubo rotto e ora chiazzato di sangue su una delle falde.
 
Roteò gli occhi osservando l'oggetto, pensando che per lo meno era pesante, quindi lo scaraventò sulla catasta di attrezzi generando un fastidioso rumore metallico.
 
 
Voltandosi nuovamente verso i suoi avversari, Max fece qualche passo, mentre con la mano sinistra si toglieva il chiodo dalla spalla e nella sua mano destra faceva apparire e scomparire una serie di oggetti apparentemente a caso: un coltello, un mirino, un proiettile, un caricatore, e un pugnale.
 
Fermandosi sull'ultimo sbuffò, quindi lo fece roteare nella mano, e afferrandolo con una presa da rompighiaccio si mise in guardia con un urlo, pronto ad affrontare gli avversari, ancora indecisi se attaccarlo o no.
 
 
Osservandolo ora, coperto di sangue non solo suo, e con una serie di fiammelle sulla guancia e sulla spalla che gli chiudevano le ferite, si notava pienamente l'effetto intimidatorio che aveva. Dato che la decina di uomini lì attorno non aveva il coraggio di avvicinarsi.
 
 
Anche se a quanto pare non servì che si avvicinassero.
 
 
Un'improvvisa vibrazione del terreno fece voltare il ragazzo, esattamente un momento prima che una serie di rami d'albero si scagliasse fuori dal terreno, a formare quelle che sembravano le fauci di una bestia.
 
 
Prima che potesse reagire, i rami si schiantarono attorno a lui chiudendosi in un intricato groviglio legnoso.
 
 
"Ti ho preso!" disse felice un uomo mentre i rami si staccavano dalle sue braccia e si avvicinava alla matassa, che non permetteva di vedere il ragazzo al suo interno.
 
Per quanto simile al quirk di Kamui Woods, a differenza del legno massello che l'eroe generava, questi sembravano vitali rami verdi, appartenenti forse a una pianta tropicale.
 
 
"So come funzionate. Se non vedete dove andare, non potete teletrasportarvi, o rischiereste di finire dentro qualcosa. " disse l'uomo con un ghigno sul volto, mentre altri del suo gruppo si avvicinavano, decisamente più sicuri nel farlo.
 
 
"Hai perso eroe e ora ti faremo a pezzi" disse una donna mentre le sue unghie si allungavano di più di un metro, diventando vere e proprie lame mentre si avvicinava ai rami.
 
 
"E buona fortuna nel bruciarli. Sono verdi, quindi..." ma le parole dell'uomo furono interrotte da un improvvisa fiammata azzurra che proruppe da uno dei rami, proprio in fronte alla donna dalle unghie lama, che cadde a terra spaventata, raggiunta da una ventata d'aria rovente.
 
 
"N-nani...?" disse sorpreso il possessore dei rami mentre una seconda fiammata, simile ad una fiamma ossidrica, si apriva la via attraverso i rami, iniziando ad incenerirli e tagliarli come se fossero di burro.
 
 
"Cosa dicevi???" chiese un uomo voltandosi verso l'uomo dei rami, solo per vederlo mentre se la dava a gambe più in fretta che poteva.
 
 
Arrivate a un punto decente di taglio, le due fiamme si fermarono per un istante, quindi un possente calcio strappò via i rami in fiamme, liberando una grossa nuvola di fumo intrappolata all'interno.
 
 
Effettivamente illeso dall'attacco dell'uomo, il ragazzo uscì semplicemente dal fumo, al massimo un po' annerito nell'aspetto e nell'umore.
 
 
Ringhiando, si scrocchiò nuovamente le vertebre del collo, prima di essere attaccato dalla donna, che urlando cercò di pugnalarlo con le unghie della mano sinistra.
 
Attaccandolo però da troppo vicino, la donna fu troppo lenta, e il ragazzo riuscì ad evitare l'attacco afferrandole il dito medio con la mano destra.
 
Immediatamente lo torse con forza, spezzandolo e arrivando vicino a staccarglielo.
 
 
Urlando di dolore, la donna non riuscì a liberare la mano, e il ragazzo la colpì con tre  calci in successione, uno alla caviglia, uno all'anca ed uno al volto, lasciandola cadere a terra K.O. dopo l'ultimo.
 
 
Immediatamente dopo, spiccò un salto, colpendo con un doppio calcio al volto l'uomo che al quale aveva lanciato la pistola, avvicinatosi stupidamente, stendendolo a sua volta.
 
 
Mentre il ragazzo passava a un altro avversario, dalla distanza un uomo lo osservò furioso, quindi si concentrò mentre le sue braccia venivano coperte di piume e penne e si allungavano in due possenti ali, così come i suoi piedi si trasformavano in giganteschi artigli d'aquila.
 
 
"TI FARÒ A PEZZI CON I MIEI ARTIGLI!!!" urlò alzandosi in volo, pronto a colpirlo.
 
 
La cosa però gli costò cara, poiché, sentendolo, il ragazzo colpì con un calcio il suo attuale avversario stordendolo, voltandosi poi mentre nella sua mano si trasportava un enorme arco compound di ultimissima generazione, con un mostruoso libraggio di 200 lbs.
 
Incoccando la freccia trasportatasi con l'arco, il ragazzo tirò senza difficoltà la corda da 90 chili di trazione, scagliandola poi ad una velocità mostruosa contro l'uomo ora in volo, colpendolo all'ala destra.
 
La punta broadhead passò da parte a parte l'osso dell'ala, facendo urlare di dolore l'uomo, e facendolo cadere a terra da 10 metri d'altezza, buttandolo fuori combattimento.
 
 
Max non rimase a osservarlo cadere, ma spiccò un salto roteando in aria mentre una seconda freccia appariva alla sua mano e l'uomo che aveva colpito cercava di afferrarlo, mancandolo.
 
 
Scagliò la seconda freccia mentre era ancora in aria, trapassando il ginocchio dell'uomo e piantandola nel terreno, per poi atterrare.
 
Non diede tempo all'uomo per pensare alla fine dei suoi giorni da avventuriero, che afferrò l'arco con entrambe le mani per il fondo, per poi colpirlo in faccia con il corpo in acciaio dello stesso, stendendolo.
 
 
Con un'altra fiammata il ragazzo fece svanire l'arco, per poi voltarsi e colpire con un pugno al ventre l'ultimo degli avversari che non erano fuggiti, cogliendolo di sorpresa mentre credeva di arrivare dal suo punto cieco.
 
L'uomo, caratterizzato da un lunghissimo collo da serpente che terminava con una testa di anaconda, iniziò a subire una serie veloce di pugni e calci da parte del ragazzo, che terminò spiccando un salto e colpendolo alla testa con uno spinning wheel kick stendendolo.
 
 
 
Fermandosi ormai a corto di avversari, il ragazzo si guardò in giro osservando la sua opera e controllò da lontano le altre zone in cerca dei suoi compagni.
 
Ebbe un tempismo alquanto buono, poiché poté notare chiaramente un'imponente colonna d'acqua che si sollevava dalla zona naufragi.
 
Alzando un sopracciglio, il ragazzo suppose che dovesse trattarsi di Bakugo, o forse di Midoriya, poiché erano gli unici due con un tale potere distruttivo, nonostante le gravi ripercussioni che ciò aveva su Midoriya.
 
 
Mentre ancora osservava la colonna d'acqua, una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione.
 
 
"Così, saresti tu il ragazzino che dava così tanti problemi".
 
 
Voltandosi con calma, il ragazzo poté notare un imponente uomo, anche se si comprendeva fosse un uomo solo dalla testa.
 
Il resto del suo corpo stava venendo ricoperto da pezzi di roccia, che andavano a formare una sorta di armatura impenetrabile.
 
 
"Non sembra così pericoloso" disse l'uomo, sollevando il braccio destro, che stringeva per la testa l'uomo dei rami che era fuggito prima, probabilmente morto, ma sicuramente svenuto.
 
"Vi farò vedere come si fa a pezzi un ragazzino" continuò poi lanciando via l'uomo che stava afferrando, mentre alcune placche di roccia gli coprivano il volto lasciando solo due sottili fessure per gli occhi.
 
 
"All God damned psychopath..." disse il ragazzo per poi assumere una posa da combattimento.
 
 
Urlando da sotto il suo "elmo" l'uomo caricò il ragazzo, correndo su tutti e quattro gli arti come un gorilla.
 
 
Max si spostò all'ultimo, spiccando un salto per poi colpire con un calcio l'avversario, con l'unico risultato di non spostarlo nemmeno e di spingere se stesso.
 
Inchiodando di colpo, l'uomo si voltò calando una manata verso il ragazzo, che la schivò eseguendo una ruota evasiva per allontanarsi, lasciandogli incrinare il terreno con quel colpo.
 
 
Atterrando in piedi a qualche metro di distanza, il ragazzo osservò la montagna in fronte a sé.
 
 
"Oh. Quindi sei agile. Non sperare di riuscire a stancarmi, ti distruggerò prima che accada." disse lui aprendo le placche per farsi sentire, quindi le richiuse e caricò nuovamente l'avversario.
 
 
Anche questa volta, Max schivò l'attacco spostandosi, ma nel farlo girò su se stesso facendosi comparire qualcosa di grosso fra le mani con il quale vibrò un mastodontico colpo verso l'avversario urlando: "HAMMER DOWN!!!".
 
 
L'uomo fu colpito con precisione sul volto, con tutta la forza che poteva essere impressa in quel colpo.
 
Mentre la sua testa si fermava all'istante, il momento preso dal suo corpo lo fece roteare in aria e poi schiantare di schiena contro il terreno.
 
 
Le placche di roccia si sgretolarono cadendo a pezzi, rivelando la sua faccia fratturata, ferma con la bocca aperta rimasta con al massimo due denti attaccati.
 
 
L'uomo fece un debole verso di dolore prima di svenire del tutto.
 
 
Il ragazzo osservò per un istante la sua penosa performance, quindi appoggiò l'oggetto che aveva richiamato con la testa a terra, facendo vibrare il terreno.
 
 
Per quanto quasi barbarico, lo strumento in questione consisteva in un lungo cilindro di acciaio pieno, che già di suo doveva pesare 70-80 chili, elettrosaldato con cura a un incudine Hay Budden di 203 chili, forgiato nel 1908.
 
 
Sotto il marchio dell'incudine e il 448 che ne indicava il peso in libbre, vi era una scritta quasi graffiata sul ferro dell'attrezzo da fabbro.
 
 
"Ass Steel Spanker", abbreviabile in... A.S.S. ... e questo già avrebbe dovuto spiegare parecchio della tipologia di humor che aggradava ai Vail.
 
 
Per quanto stupidamente pesante e alquanto semplice nella sua costruzione, quella specie di martello non sembrava dare molti problemi al ragazzo nell'usarlo.
 
 
Ma non ci fu molto tempo per osservarlo, dato che il ragazzo lo fece svanire nel fuoco, cambiandolo per un semplice tirapugni d'acciaio, che immediatamente indossò sulla mano destra mentre camminava tra i suoi avversari sconfitti, fino ad arrivare affianco a quello con sei braccia, che era ancora a terra a tenersi la gamba rotta, appoggiato su un fianco.
 
 
Con un indelicato movimento della gamba, il ragazzo lo voltò sulla schiena al cui lui cominciò un: "Che cazzo vuo..." ma fu tagliato corto dalle nocche d'acciaio del ragazzo, con un pugno forte abbastanza da rompergli il naso, ma non da farlo svenire.
 
Dopodiché il ragazzo si sistemò con le gambe ai fianchi del suo corpo, per poi schiacciargli con una pedata le dita della mano piccola di sinistra, rompendole.
 
 
Mentre stringeva i denti per il dolore, fu afferrato per il colletto della maglia che indossava dalla mano sinistra del ragazzo, che lo sollevò vicino al suo volto mentre alzava la mano destra, pronto a colpirlo.
 
 
"Che cosa avete che può uccidere All Might?" chiese diretto il ragazzo.
 
 
"E ti aspetti che io..." ma il ragazzo non lo lasciò nemmeno finire, dandogli un secondo pugno con il tirapugni, per poi spezzargli anche le dita della mano piccola di sinistra con una seconda pedata.
 
Mentre l'uomo urlava di dolore, il ragazzo disse rabbioso: "Le prossime te le rompo una per una. ORA PARLA!".
 
"Perché io...?" chiese l'uomo sanguinante mentre cominciava a lacrimare.
 
"Hai venti dita in più ma la resistenza di una persona normale" disse il ragazzo, seguito poi da: "Ma non è quello che ti ho chiesto" e caricò un terzo pugno.
 
 
"FERMO!" urlò l'uomo portandosi le due braccia superiori davanti al viso.
 
 
Il ragazzo si fermò avvicinando ulteriormente l'uomo al suo viso perché sentisse che ringhiava.



"Non lo so come... credevo che volessero affrontarlo tutti assieme una volta uccisi voi ragazzini..." disse l'uomo temendo per un prossimo colpo.
 
"STRONZATE! Non siete altro che mera carne da cannone incapace di fermare degli studenti, contro uno come All Might sareste efficaci come dei pensieri allegri." sproloquiò il ragazzo alzando nuovamente il pugno.
 
"IL BESTIONE!" urlò l'uomo prima che lo colpisse, riuscendo a impedirgli di farlo.
 
"La testa di cazzo con la faccia spaccata a tre metri da qui? Non mi sembra un opzione viabile..." chiese il ragazzo stringendo rabbioso il colletto dell'uomo.
 
"No... quello nero con il cervello scoperto e gli occhi morti... con i denti appuntiti... non sembra nemmeno umano..." disse l'uomo, descrivendo effettivamente uno degli avversari che il ragazzo aveva visto dall'alto poco prima.
 
"Cos'ha di speciale?" chiese il ragazzo.
 
"Non lo so! Non ha fatto niente, non ha parlato non si è mosso!" disse lui temendo di essere colpito di nuovo.
 
"E allora perché lo temi?" chiese di petto il ragazzo.
 
"Non lo hai visto! Saranno 300-400 chili di muscoli, quello potrebbe accartocciare un autobus! È tutto quello che so!" disse infine piagnucolando.
 
 
Il ragazzo lo afferrò con entrambe le mani per il colletto e lo guardò diretto negli occhi, facendolo tremare di fronte alla ferocia del suo sguardo.
 
"Se qualcuno si fa del male perché mi hai detto una stronzata, stai tranquillo che mi pregherai di romperti solo le dita" e prima che potesse rispondergli, gli piantò una testata in faccia mandandolo K.O.
 
 
Lasciando andare l'uomo svenuto, il ragazzo si alzò e dopo un istante si passò il dorso della mano sul volto, levandosi il sangue che vi ci era rimasto sopra.
 
 
*Crack*
 
 
Sentendo uno dei rami bruciati di prima che si spezzava il ragazzo si voltò di colpo urlando furiosamente: "RAAAAARRRRGGGHHHH!!!" portando un devastante gancio destro con ancora il tirapugni.
 
 
"KYYYAAAAAHHHH!!!" strillò spaventata chiunque fosse dietro di lui.
 
 
Il ragazzo si sorprese, non tanto perché aveva mancato il bersaglio, ma perché dietro di lui non c'era proprio niente.
 
 
Qualcosa cadde a terra sollevando un minimo di polvere.
 
 
"FERMO!!! FERMO!!! FERMO!!!" urlò nel panico una voce femminile dal punto dove si era sollevata la terra.
 
 
"What the...? You?!" disse leggermente confuso il ragazzo abbassando lo sguardo da dove veniva la voce.
 
"Avevo paura a gridare! Temevo di attirarne altri!" disse in fretta Hagakure con tono spaventato mentre era ferma dove era caduta.
 
"And so you fucking sneaked up on me! Potevo spaccarti la testa!" sproloquiò il ragazzo agitando il pugno con il noccoliere insanguinato.
 
Una vera fortuna che la ragazza invisibile fosse alta solo 152 centimetri, altrimenti quel pugno l'avrebbe colpita sicuramente, e non sarebbe stato piacevole.
 
 
Probabilmente, Max si accorse di aver reagito eccessivamente, notando che la ragazza respirava affannosamente impaurita.
 
 
Il ragazzo scosse la testa e allungò la mano destra dicendo: "Scusami. Sono stato troppo duro".
 
 
Si rese conto troppo tardi di averle allungato la mano con il tirapugni, che ancora gocciolava sangue, non che il resto del suo aspetto fosse molto più invitante.
 
Stringendo leggermente i denti, il ragazzo guardò per un attimo la sua mano, per poi ritrarla e offrire la sinistra alla ragazza.
 
 
Lei ci mise qualche secondo prima di afferrarla e farsi aiutare ad alzarsi.
 
 
"Ha trasportato anche te qui?" chiese il ragazzo guardando dove probabilmente c'era la sua testa, a giudicare dai veloci respiri che faceva.
 
 
"Sono comparsa vicino a Todoroki dall'altra parte del campo. Ho provato ad avvicinarmi ma mi ha quasi congelato non accorgendosi di me..." disse la ragazza con tono sconsolato, poi aggiunse: "Lui se la stava cavando, ne ha congelati molti. Io sono rimasta nascosta fino a che non hai finito di combattere... il resto lo sai..." disse guardando per terra.
 
 
"Hai fatto bene. Da ciò che ho visto non sei molto brava nel combattimento" disse il ragazzo.
 
Non aveva avuto molte occasioni per parlare con lei, anzi effettivamente non lo aveva mai fatto.
 
Oltre a Bakugo, era l'unica che non gli aveva mai rivolto la parola dopo lo scontro con sua sorella, e a dire il vero anche meno di Bakugo dato che lui lo aveva insultato un paio di volte dandogli del "Ciclope" come era solito fare con tutti.
 
Non era stupido, sapeva che la ragazza lo detestava per ciò che era successo, ma lui non era tipo da forzarle la mano a riguardo.
 
Aveva lasciato correre, aspettando che fosse lei a tirare fuori la questione.
 
 
"Lo avresti fatto...?" chiese con un minimo di riluttanza la ragazza.
 
 
Lui alzò un sopracciglio non capendo a cosa si riferiva.
 
 
"Quello che hai detto a quell'uomo... lo avresti fatto?" disse poi facendogli comprendere che parlava dell'uomo dalle sei braccia.
 
 
Lui si voltò verso il corpo svenuto dell'uomo, quindi nuovamente verso il punto in cui doveva essere la ragazza.
 
 
"Lo vuoi veramente sapere?" chiese poi con calma.
 
 
Lei tentennò. Era effettivamente la stessa domanda che si stava ponendo, e nemmeno lei era sicura della risposta.
 
 
Non potendo vedere il volto della ragazza e non sentendole dire niente, il ragazzo sospirò, quindi disse: "Io lo..." ma si interruppe subito notando qualcosa con la coda dell'occhio.
 
Con grande sorpresa della ragazza, la afferrò per le spalle spostandola di peso, facendola cadere.
 
 
"HEY!!! COS-" ma la ragazza si fermò di colpo quando la testa di serpente di uno dei criminali affrontati da Max si arpionò alla spalla del ragazzo con i denti, facendolo grugnire dolorosamente.
 
 
Nonostante il dolore, il ragazzo alzò il braccio destro, colpendo la testa di rettile dell'uomo, che si staccò soffiando.
 
Libero, il ragazzo caricò urlando l'avversario, per poi placcarlo al suolo.
 
 
Lui cercò di sfruttare il lungo collo per morderlo nuovamente, ma il ragazzo fu più veloce, afferrandolo sotto la testa con la mano sinistra per poi sbatterlo a terra con forza.
 
L'uomo aprì gli occhi dopo il colpo, solo per vedersi arrivare in faccia il pugno del ragazzo, con ancora la rosetta sulle nocche.
 
 
Due, tre, quattro volte fu colpito dal ragazzo, schizzandogli addosso sangue e facendo volare denti in giro.
 
Leggeri spasmi involontari percorrevano il corpo della ragazza ogni volta che sentiva il suono metallico dell'arma del ragazzo, assieme ad una raccapricciante sensazione di ribrezzo per gli schizzi di sangue che vedeva volare dal pugno del ragazzo.
 
 
Non lo aveva ammazzato, ma questa volta si era assicurato che non si rialzasse per un bel po'.
 
 
Sbuffando, il ragazzo si alzò mentre una grossa scia di sangue scendeva dalla ferita alla spalla, fatta dalle quattro file di denti del rettile.
 
 
"OH MIO DIO TI HA AVVELENATO!!!" disse Hagakure alzandosi, facendo chiaramente sentire che stava per andare nel panico.
 
 
"No" disse il ragazzo mentre le fiamme fuoriuscivano dalla ferita e si puliva il sangue dalla faccia per non spaventare ulteriormente la ragazza.
 
"Era un anaconda. Sono costrittori, non uccidono con il veleno" continuò poi. "Fai attenzione a rettili di questo tipo. Vedono il calore, quindi possono vedere anche te" concluse il ragazzo voltando lo sguardo verso la ragazza.
 
 
Hagakure si trovò spiazzata nell'osservare l'occhio del ragazzo che guardava nella sua direzione.
 
Anche se sapeva che non poteva vederla, era più che sicura che in quel momento stesse controllando che lei stesse bene.
 
 
Fisicamente lei stava bene, ma non si sentiva per niente bene. Per la seconda volta il ragazzo aveva mostrato una reattività senza pari, e questa volta si rese anche conto che le aveva salvato la vita, perché quel villain puntava a lei, che al contrario non si era accorta di niente.
 
Lui l'aveva salvata e si era fatto ferire, mentre lei era solo stata a guardare. Così come non si era nemmeno avvicinata mentre combatteva, nonostante l'essere invisibile la rendesse difficilissima da combattere.
 
 
Si sentiva stupida, stupida e inutile.
 
 
Il ragazzo rimase stupito nel vedere una goccia che scivolava dal niente in fronte a lui.
 
A giudicare dall'altezza, la ragazza stava piangendo.
 
 
"Scusami..." disse con voce rotta, poi la polvere sul terreno si mosse come se si fosse inginocchiata.
 
"Scusami tanto..." disse di nuovo, con voce ovattata, facendo capire che si era coperta il volto con le mani mentre singhiozzi più forti agivano sulla sua respirazione.
 
 
"Ehy ehy ehy..." disse il ragazzo con tono allarmato voltandosi ed inginocchiandosi a sua volta.
 
Allungò la mano sinistra cercando la sua spalla, e dopo un paio di tentativi riuscì a trovare il corpo della ragazza, appoggiandole la mano sulla spalla.
 
 
"Tu non ti devi scusare di niente." disse rassicurante il ragazzo.
 
 
"Si invece..." disse lei mentre lacrime salate cadevano nella polvere sotto di lei.
 
"Sono stata inutile... non ho fatto niente... è ho lasciato che tu venissi ferito..." disse fermandosi per respirare e tirare su con il naso.
 
"E... e... una settimana fa mi sono arrabbiata con te... ma tu avevi ragione... ma non volevo ascoltare..." continuò mentre cercava inutilmente di asciugarsi le guance. "E quando Momo e Mina mi hanno detto che volevano scusarsi... mi sono arrabbiata con loro..." cercò di continuare, ma i singhiozzi sembrarono fermarla.
 
 
Max la ascoltò senza interromperla, mentre si toglieva il tirapugni dalla mano destra pulendone il sangue sul suo redingote il meglio che poteva.
 
 
"Non mi piace essere arrabbiata con le persone... ma volevo esserlo con te... ma nemmeno Jenny-chan era arrabbiata con te... non capivo... non volevo capire..." ma la ragazza si fermò sentendo che il ragazzo le aveva messo l'altra mano sull'altra spalla.
 
Alzò lo sguardo incrociando quello del ragazzo, e si sorprese nel non trovarlo furioso o intimidatorio come al solito, ma gentile e comprensivo.
 
 
"Prima di tutto..." disse il ragazzo. "... Tu non hai sbagliato niente".
 
Il suo tono rassicurante era nuovo alle orecchie della ragazza, che non gli aveva effettivamente mai parlato dopo l'esercitazione di All Might.
 
"Facevi bene a essere arrabbiata, e facevi bene ad esserlo. Ammetto di essere stato piuttosto duro con voi l'altra volta. L'essere furiosa per le mie azioni, comporta che diventerai una grande eroina" continuò il ragazzo.
 
 
"Come posso diventare un'eroina?" chiese lei con voce rotta dal pianto mentre altre lacrime le scendevano sulle guance.
 
"Sono rimasta nascosta mentre voi combattevate... ho avuto solo paura... sono stata inutile... tu..." ma i singhiozzi della ragazza furono interrotti dal ragazzo:
 
"Tu sei una quindicenne alla seconda settimana per il corso degli eroi. Chiunque osi darti dell'inutile solo perché hai paura e non sei ancora brava a combattere, è un inetto".
 
 
"Ma io sono inutile... sono solo una ragazza trasparente... non posso congelare orde di nemici... o far comparire armi attraverso il fuoco..." disse lei abbassando lo sguardo.



"E lo definisci inutile?" chiese il ragazzo, per poi continuare con: "Con uno stile appena decente, il non poter vedere il tuo corpo comporta che i tuoi colpi non siano prevedibili. È un potere che non mi dispiacerebbe per niente avere".
 
 
"Però..." cercò di dire lei, ma il ragazzo prese nuovamente la parola: "... però non lo sai ancora fare. E questo è naturale. Hai semplicemente bisogno di tempo e addestramento" disse.
 
 
Lei tirò su con il naso, poi disse: "Lo pensi davvero?" calmandosi leggermente.
 
 
"Non puoi imparare le cose dal nulla, devi pur cominciare da qualche parte" disse il ragazzo. Al quale la ragazza annuì lentamente, abbastanza perché lui se ne rendesse conto.
 
 
"Bene" disse lui, poi lasciò la ragazza alzandosi. "Ora però ci conviene andarcene, c'è della polvere dall'entrata, non vorrei fosse successo qualcosa" disse poi.
 
 
"Aspetta..." disse la ragazza alzandosi e pulendosi le lacrime dal viso.
 
 
"Ho... sentito che fai fatica a ricordare i nostri nomi..." disse poi.
 
 
Il ragazzo si irrigidì. "Non ti ricordi il mio vero... me ne sono accorta perché non lo hai mai usato..." disse lei.
 
 
"Scusa... io..." ma il ragazzo fu interrotto dalla ragazza.
 
 
"Toru Hagakure"
 
 
"Tsk..." sorrise il ragazzo, quindi si voltò verso di lei dicendo: "Non lo dimenticherò", per poi allungare la mano destra alla ragazza, che la guardò confusa.
 
 
Notando che non la stringeva, il ragazzo disse: "Se voglio teletrasportare entrambi ti conviene tenerti. Non è il massimo delle sensazioni".
 
 
"Oh! Scusa, non lo sapevo" disse lei afferrando la mano.
 
 
"Vedrai un flash e sentirai un improvviso calore, ma non preoccuparti, è veloce abbastanza da non fare nessun danno" disse il ragazzo.
 
 
Lei sembrò pensarci un attimo, poi fece un veloce verso d'assenso.
 
 
Dopodiché, entrambi svanirono in una grossa fiammata.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Dante Vail 1911