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Autore: _FallingToPieces_    23/07/2019    3 recensioni
Il problema dell’autolesionismo è che si inizia piano, tremando, con cautela, con tanta esitazione e poca convinzione. Un taglietto qui, uno lì, solo quando succede qualcosa di brutto, di inaspettato. Niente di particolarmente grave, no? Niente che un cerotto non possa sistemare. Poi tutto si aggrava, tutto precipita in un tunnel da cui sembra così fottutamente difficile venirne fuori.
Genere: Angst, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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SSDD

Sono solo stupidi segni, vecchie cicatrici sfocate e sbiadite, di cui però Ginevra ricorda ogni particolare, ogni motivo che l’ha spinta ad infliggersele tanto duramente.
Da ragazzina credeva di non essere capace di commettere una tale violenza sulla sua pelle, ne era terrorizzata e quasi si sentiva inetta quando non riusciva bene nell’intento. A quei tempi la vedeva semplicemente come un modo qualunque per punirsi, perché si riteneva inadeguata e minuscola per questo grande e cattivo mondo.
 
Il problema dell’autolesionismo è che si inizia piano, tremando, con cautela, con tanta esitazione e poca convinzione. Un taglietto qui, uno lì, solo quando succede qualcosa di brutto, di inaspettato. Niente di particolarmente grave, no? Niente che un cerotto non possa sistemare. Poi tutto si aggrava, tutto precipita in un tunnel da cui sembra così fottutamente difficile venire fuori.
In realtà, non è neanche vero. I pensieri di Ginevra non sono così lineari, così persistenti. Non ogni giorno va in questo modo, con la fedele compagnia dell’assoluta impossibilità di smettere. La costanza le manca, non è parte del suo carattere, e i repentini cambi d’umore tra un periodo e l’altro non aiutano, ma ci sono volte in cui la situazione pare addirittura facile da risolvere; e lì, in quei brevi istanti, crede che gettando via rasoi e temperini e dicendo di dover semplicemente affidarsi alla buona volontà, possa funzionare, crede di poter guarire.
La buona volontà, però, ce l’ha soltanto per le cose nocive. Non ne possiede un briciolo per altro, per ciò che potrebbe migliorare la sua vita, il suo benessere mentale, la sua quotidianità. Ha finito di provarci, ormai. Qualsiasi sforzo è stato vano.
 
Ginevra sta impazzendo di dolore ma nessuno se ne accorge, nessuno legge quell’infinito malessere nei suoi occhi spenti. Le cicatrici sono quasi sempre coperte eppure, anche se non lo fossero, cambierebbe forse qualcosa? Cosa hanno fatto, poi, le persone a cui ha svelato questo segreto? Non si sorprenderebbe nemmeno, se l’avessero dimenticato o l’avessero catalogato come una ricerca estrema ed infantile di attenzione.
 
Nega a se stessa di volere l’aiuto di chi la circonda, ma in fondo non ha mai desiderato altro. Solo un piccolo, prezioso aiuto.
Perché è stanca di combattere da sola, contro i suoi demoni e contro le persone. È stanca di arrancare così.
 
Se l’autolesionismo era inizialmente una punizione, ora è un sollievo. Ora è in grado di tagliarsi con freddezza, con uno sguardo calcolatore, e ripulire tutto, disinfettarsi, uscire dal bagno con un sorriso, lasciandosi alle spalle una scia di sangue di cui soltanto lei conosce l’esistenza.
Ha tentato di bruciarsi con l’accendino e sa che, se cominciasse a farlo abitualmente, ne diventerebbe dipendente.
Ormai disprezza il suo corpo così tanto che pensa, tra sé, di voler smettere di mangiare fino a scomparire. Gradualmente, con controllo, cosicché nessuno possa avvertire la sua intenzione. Il suo telefonino è l’unico testimone di questa nuova ossessione; su di esso appunta il peso da perdere e ogni obiettivo raggiunto, consumando sempre meno cibo, è enormemente gratificante.
 
Perché si fa del male? Perché si odia tanto?
Oh, se dovessero domandarglielo non saprebbe da dove partire. Chissà... probabilmente non l’ha ancora capito.
Sa solo che la morte, prima o poi, la salverà, darà un colpo di spugna, cancellerà la sua misera presenza.

 
~~~~~
Uno scritto senza pretese, inaspettato come solo uno sfogo può essere.
Scrivere aiuta, lenisce per poco ogni sofferenza. In questi brevi attimi in cui digitavo sulla tastiera, mi sentivo allietata. Purtroppo, questa sensazione svanisce in fretta.
Ho ripreso, ma solo per dare un nome alla fonte di queste riflessioni, il personaggio di Ginevra, che avevo molto distrattamente descritto in una OS precedente. La prima persona non l’ho presa in considerazione, non saprei dirvi perché.
Immagino che possa risultare molto ripetitivo, ma... same shit different day, no? Anno dopo anno, le parole sembrano poi le stesse. È un ciclo infinito.
Mi rendo conto che non è esattamente il genere di contenuto previsto da EFP, onestamente non so neppure se questi sfoghi violino o no il regolamento, ad ogni modo mi andava di condividerlo. Se l’avete trovato, se l’avete letto, allora vi ringrazio di cuore. In caso cadesse nel dimenticatoio, penso che in un modo o nell’altro questo scritto servirà a me.
_FallingToPieces_, xx
  
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