Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: SagaFrirry    24/07/2019    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

74

Torneo -parte seconda-

 

I vari partecipanti alla grande giostra infernale si stavano risvegliando e preparando per gli scontri della giornata. Keros non aveva indossato l’armatura, non avendo alcuna intenzione di combattere. Stava scendendo le scale, diretto verso la sala da pranzo e con in mente una buona ed abbondante colazione a base di dolci vari, quando udì la voce di Asmodeo. Nulla di strano, stava discutendo con Lucifero come faceva spesso. Probabilmente faceva rapporto, da bravo generale, pensò il principe. Poi udì pronunciare il proprio nome e rimase ad ascoltare, dall’alto della rampa in pietra.

“Sì, lo so” sorrideva Lucifero “Ha combattuto davvero bene”.

“Un vero spettacolo, maestà” annuiva Asmodeo “E non ho potuto fare a meno di notare le sue tecniche. Ora comprendo il perché abbiate deciso di allevare il figlio dell’Arcangelo!”. 

“È figlio mio, generale. Sono certo che Carmilla approverebbe. Ma dicevi di avere una richiesta…”.

“Sì, vero… Ecco… Vedendo quelle tecniche di lotta, mi chiedevo se il principe potesse dare una bella svegliata alle nuove reclute. I demoni giovani non hanno idea di quel che un angelo può fare, prendono il tutto alla leggera. Ho paura che, al primo scontro diretto, si facciano brutalmente massacrare. E sapete bene quanto me che dobbiamo essere pronti, per la grande battaglia finale”.

“Intendi far combattere Keros contro giovani sbarbatelli strafottenti? Pensi forse che li tratterebbe meglio di come non farebbero gli angeli?”.

“Non credo che rientri negli interessi del principe esorcizzare o uccidere demoni. Al contrario, sapete bene che il compito degli angeli è sconfiggerci. Penso che una dimostrazione pratica di come un angelo possa far del male, anche in modo piuttosto crudele, non possa che far bene agli aspiranti tentatori e soldati”.

“Ne discuterò con il principe quanto prima. Ora prepariamoci, oggi ci saranno un sacco di scontri stimolanti al torneo!”.

“Agli ordini, maestà”.

Asmodeo si congedò, con un inchino, e si allontanò. Il re girò gli occhi, avendo subito percepito la presenza di Keros. Non disse nulla, limitandosi ad incamminarsi lungo il corridoio, illuminato solo dalla lieve luminescenza che mai abbandonava il corpo del sovrano degli Inferi.

 

“Battaglia finale”. Quelle parole tornavano costantemente alla mente di Keros, mentre assisteva agli scontri ed elogiava i vincitori. Spesso aveva sentito parlare della famigerata battaglia, l’Apocalisse, la fine di ogni cosa. Essa però era strettamente legata al fatto che Lucifero volesse tornare in Paradiso. Ora che accanto a sé aveva Leonore, la reincarnazione di Sophia, che desiderio aveva mai di riavere accesso al Cielo? Pensava che il pericolo di doversi ritrovare fra due fuochi, fra due padri che combattono alla fine del Mondo, se lo fosse lasciato alle spalle. Ma ora la preoccupazione lo punzecchiava, obbligandolo a rimuginarci continuamente. Se ci fosse stata davvero questa “battaglia finale”, che avrebbe dovuto fare? Lottare per i demoni o per gli angeli? In entrambi i casi avrebbe dovuto voltare le spalle a parte della propria natura. Sospirò, mentre la folla acclamava un giovane demone che aveva appena sconfitto il proprio avversario.

A sostituzione del principe, come rappresentante della famiglia reale, aveva deciso di mettersi in gioco Lilith. Era strano vederla combattere, indossare abiti adatti alla lotta e non alla seduzione, e molti fra il pubblico si stupirono. Si stupirono ancor di più quando la tentatrice mostrò le proprie doti di mutaforma, divenendo una civetta e schivando i colpi dell’avversario con agilità. Tornando alla forma umana, lasciò che per qualche istante le ali sostituissero le braccia, lottando ancora come una guerriera alata.

“Bravissima!” la applaudì Leonore.

“Bella e letale” ghignò Lucifero, poco prima che la tentatrice sconfiggesse definitivamente l’avversario.

Gli scontri si susseguirono, fra l’entusiasmo dei presenti. Keros osservava i propri figli mentre incitavano i guerrieri con energia. L’ultimo scontro della giornata fu quello fra Arikien ed un demone dal volto dipinto, appartenente alla famiglia di Furcas. Il principe si alzò in piedi, dedicando un saluto ed un incoraggiamento ad entrambi, ma solamente ad Arikien dedicò un sorriso, prima che questi si calcasse l’elmo sul capo. Il sanguemisto trovava ancora una lieve inquietudine nel vedere quell’armatura, nonostante tentasse in ogni modo di reprimere ogni sentimento che riteneva imbarazzante. Il combattimento fu guardato con interesse da molti, incuriositi dal quel nuovo e strano demone. I due avversari iniziarono ad affrontarsi con una certa ferocia, dettata dal fatto che nessuno dei due intendeva in alcun modo perdere. Il principe rimase sorpreso, non aspettandosi una tale spietatezza da parte dell’erede di Alukah. Era cambiato, ora era totalmente un demone, e non assomigliava più all’insegnante universitario che aveva conosciuto qualche anno prima. Se questo fosse un bene o un male doveva ancora capirlo…

Nella lotta, Arikien aveva perso l’elmo, sputando sangue e subito contrattaccando.

“Non se la cava male” commentò Lucifero, rivolto a Keros.

“Ha fatto notevoli progressi e molto in fretta” annuì il principe.

“Ed è all’Inferno solo per merito tuo, devi esserne orgoglioso”.

“Ma non è vero! Lui è…”.

Un forte botto zittì il mezzodemone, che sobbalzò temendo potesse succedere qualcosa ad Arikien. Fortunatamente quel rumore era dovuto al clangore prodotto dalle armature che si scontravano, in un corpo a corpo che conquistava sempre più il pubblico. D’un tratto l’anima speciale si fermò e sorrise. Richiamò a sé l’energia ed iniziò a mutare di forma. Come Alukah e Nasfer, anche Arikien era in grado di tramutarsi in un lupo.

“Il vampiro ed il lupo mannaro” ridacchiò il re, mentre Keros tratteneva il fiato nell’assistere a quel cambiamento.

Con il muso da lupo, Arikien attaccò l’avversario senza pietà, fino a quando questi non chinò il capo in segno di resa. Si levò un applauso, per entrambi, mentre l’araldo decretava il vincitore e ne pronunciava il nome a gran voce.

“Bravo!” applaudì il sovrano “Alukah dev’essere fiero del suo erede!”.

Gli spettatori urlavano, felici per aver assistito a molti scontri memorabili. I guerrieri non feriti in modo grave dedicarono un inchino a tutto il pubblico, ponendo fine alla giornata.

 

Quella sera, quando i combattenti si erano tutti ritirati nelle proprie stanze a riposare o farsi medicare, la famiglia reale era ancora in fermento per quanto visto lungo la giornata. In particolare i piccoli erano molto agitati, e mimavano alcune mosse viste in campo. Il re sorrideva divertito, mentre i bambini ruzzolavano per i corridoi. Il principe attese che la situazione si calmasse, aspettando con pazienza che tutti iniziassero a ritirarsi nelle proprie stanze, chiedendo a Lucifero una breve udienza. Il sovrano, che aveva intuito che qualcosa frullasse per la testa del principe, lo accontentò senza discutere troppo. Era lievemente scocciato, lo doveva ammettere, perché dopo una giornata così eccitante avrebbe preferito dedicarsi ad altre attività, e quindi accolse l’erede con un leggero agitare di coda. Keros lo percepì e tentò di essere breve e diretto.

“Ci sarà la guerra finale contro il Cielo?” chiese, senza troppi giri di parole.

“Che domanda è?!” sbottò Lucifero, seduto sul trono.

“Ho sentito quello che dicevate tu ed Asmodeo”.

“E con ciò?”.

Il buio della stanza era debolmente smorzato solamente dalla luce del re, volutamente piuttosto lieve.

“Ti ho fatto una domanda”.

“Tutto il giorno a rimuginare su una cosa del genere? Per quello sembrava stessi con la testa ovunque tranne che all’arena? Io non ti capisco. Ad ogni modo, certo che ci sarà! Prima o poi verrà la fine del Mondo, è inevitabile! Ed in quella circostanza le due fazioni si scontreranno per forza”.

“Perché per forza? Intendo dire… a te non interessa più il Paradiso, giusto? Sophia è qui con te, non hai interesse a rivendicare il Cielo”.

“Ci sono faccende di ben altro tipo, che non mi aspetto che tu comprenda. Non l’ho stabilito io, lo sai. L’Apocalisse non è una mia idea”.

“Ma cosa accadrà?”.

“Le profezie sono piuttosto vaghe e nebulose. In linea di massima, tutti gli umani dovranno essere giudicati in modo definitivo. Finiranno tutti all’Inferno o in Paradiso e fine dei giochi. Si chiuderanno le porte con il mondo umano”.

“Si chiuderanno le porte?”.

“Esatto. Capisci il perché della guerra? Vuoi passare l’eternità all’Inferno, senza possibilità di uscirvi mai più? Non preferiresti un piccolo angolo di cielo?”.

Keros rimase in silenzio. L’idea di non poter mai più camminare sul mondo mortale lo opprimeva. Ma lo opprimeva ancora di più l’idea di dover combattere per l’una o per l’altra fazione.

“Smettila di angustiarti” ghignò il sovrano “Non accadrà domani. In teoria”.

“Non sai nemmeno quando accadrà?!”.

“No, non spetta a me decidere. Perciò rilassati. E per quel che ha chiesto Asmodeo…”.

“Ci penserò… Ora vado a letto”.

 

Raggiungendo le proprie stanze, Keros trovò Arikien lungo il corridoio che passeggiava su e giù, con in braccio il piccolo Mavros.

“Non dorme ancora?” parlò piano il principe.

“No” scosse la testa Ary, sorridendo “Koknos e Vasilissa sono più tranquilli”.

“Senti… posso farti una domanda? Se ti va di rispondere…”.

“Tanto non posso dormire, perciò chiedi pure quel che vuoi”.

“Tu… sei cambiato. Sei un demone, sei feroce. Ti ho visto nell’arena. Hai avuto dei piccoli, sei entrato a far parte di una famiglia prestigiosa… Sei ancora convinto di… volere me?”.

“A che ti riferisci, scusa?”.

“Io non sono un demone completo, lo sai”.

“Intendi che un demone come me non dovrebbe voler fra i piedi un demone a metà?”.

“Ecco… detto in un modo meno brutale ma… sì, il concetto era quello…”.

“E perché? Tu sei più di un demone, questo ti rende doppiamente speciale. Solo che… forse sono cambiato troppo per te. O no? Intendo dire… non sono più colui di cui ti sei innamorato. O sbaglio? Dovrei essere io ad avere dei dubbi, non tu”.

“Io… Sì, sei cambiato. Ma tu sei stato l’unico ad accettarmi interamente. Se sei ancora in grado di amare ogni lato di me, io non posso che fare altrettanto”.

“Tu sei il mio angelo. Ed il mio demone. Ed il mio qualsiasi altra cosa tu voglia essere, sarai o sei stato. Per l’eternità”.

Keros sorrise. Sentirsi dire quelle parole, dopo che le preoccupazioni riguardo a guerre e battaglie lo avevano turbato per tutto il giorno, gli sollevarono notevolmente il morale.

“Non essere così insicuro” ghignò Arikien “Sei perfetto. Non dovresti dubitare di te”.

“Sono tutto fuorché perfetto…”.

“Sei mio. Non scordarlo mai”.

“Piano. Non ti faccio fare il demone alpha. A cuccia!” ridacchiò Keros, scherzando.

“Come desiderate, altezza” ribatté Ary, ridacchiando a sua volta.

Scuotendo la testa, il principe raggiunse la porta della camera. Lasciò il giovane padre alle prese con il proprio cucciolo e decise di riposare, sperando di non fare incubi di guerra come nella notte passata.

 

Per sfatare altri piccoli dubbi, ed approfittando del fatto che Ary non combattesse quel giorno, Keros si era allontanato ed aveva raggiunto il mondo umano. Deciso a voler comunicare con un angelo, sperando vivamente nella comparsa di Mihael, gironzolò accanto ad una cattedrale tentando di attirare l’attenzione degli abitanti celesti. Con disappunto, notò un paio di giovani demoni che scherzavano con i piccioni. Avevano di certo meno di mille anni, perciò il principe non capiva per quale motivo non fossero accanto a qualche maestro. Con il gran baccano che facevano, iniziavano a dare troppo nell’occhio. Il principe scosse la testa. Com’era prevedibile, alcuni angeli li raggiunsero per farli tornare al proprio posto. Confondendosi fra gli umani, vestiti da poliziotti, si identificarono immediatamente con i ragazzini. Mormorando loro che erano angeli e che dovevano rientrare all’Inferno, solitamente ottenevano la manifestazione di un certo timore, soprattutto nel caso di esemplari giovani. Ma in quel caso i demoni continuarono a fare gli spavaldi, sfidando gli angeli di obbligarli a tornare negli inferi.

“Che pensi di fare, angioletto?” sibilò uno dei due “Non mi fai paura! Sei solo un piccione cresciuto”.

L’angelo rispose afferrando per i polsi l’avversario, come a volerlo arrestare.

“Aiuto!” rise l’altro giovane demone “Il piumino ci minaccia!”.

Keros si accigliò. Che coppia di dementi! Era forse quello di cui parlava Asmodeo? Si avvicinò convinto alle due coppie di angeli e demoni ed afferrò uno dei giovani diavoli per un braccio, con molta meno delicatezza di quanto non avessero fatto gli abitanti del Paradiso.

“Volete farvi uccidere?!” ringhiò sommessamente, per non farsi udire dai mortali “Sapete che cosa possono farvi?”.

“Sono angeli!” lo derise il ragazzino “Quelli giocano con le aureole e le arpe! Che potrà mai succedere?!”.

“Idioti!”.

Gli angeli erano già pronti ad intervenire, quando una terza creatura celeste li interruppe. Mihael, anch’esso vestito da poliziotto, fermò lo scontro.

“Questi demoni impudenti verranno subito riaccompagnati all’Inferno dal loro principe” parlò “Non è vero?”.

Keros annuì.

“Non è necessario fare altro” concluse l’Arcangelo.

“Ma…” tentò di ribattere uno dei due angeli, subito zittito da Mihael con il solo sguardo.

“Ci penso io” assicurò Keros, afferrando per la collottola entrambi i ragazzi.

 

Rientrato all’inferno, il principe dedicò una bella ramanzina ad i due diavoli, che non parvero molto convinti.

“Volete vedere cosa è in grado di farvi un angelo?” li invitò Keros “Bene! Venite con me!”.

Li trascinò al cospetto di Asmodeo, che si limitò a fissarli con aria interrogativa.

“Portami tutte le reclute a cui vuoi far vedere come lotta un abitante del Paradiso, Generale!”.

“Subito, Altezza!”.

Asmodeo, entusiasta, richiamò le reclute in fretta e furia. Keros, piuttosto nervoso, era pronto a scagliare contro di loro tutto il proprio fuoco angelico!

 

“Ho dovuto fare rapporto” ammise l’angelo “Quei demoni andavano esorcizzati”.

“Non devi sentirti in colpa per questo” lo rassicurò Vehuia, un Serafino che aveva già incrociato il cammino di Keros in passato “Il comportamento di Mihael mi… turba. Mi chiedo come si comporterà, semmai dovesse ritrovarsi dinnanzi al principe in battaglia. Tenetelo d’occhio. E riferite a me ogni irregolarità”.

“Sì, sommo Vehuia”.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: SagaFrirry