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Autore: Minako_86    27/07/2009    9 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi stavate chiedendo se fossi ancora viva, vero?xD

Ebbene sì. Ma, tra che questo capitolo è stato un parto, tra che l'estate con le vacanze mi allontana da internet, i tempi si sono un filino dilatati!xD

 

Cooomunque, sono ancora fra voi. Per le, ahimè, poche che ancora leggono e commentano questa fic.x3

 

(Io aspetto sempre, speranzosamente, il ritorno delle fedelissime o l'avvento di nuove lettrici, lo sapete!x3)

 

Ringrazio le adorate 2, 3 e 4 (Temperance_Booth, Ice_Bubble e Agatha)che sono sempre in prima linea (<3), jeeeeee, coco2, sweetchiara e RacheLLe per i commenti all'ultimo capitolo e mi dispiace di non potermi dilungare di più, ma ho millemila cose che attendono di essere fatte!x3

 

Giuringiuretta che tornerò a ringraziare ad personam il prima possibile!=)

 

Intanto, ho una sorpresina per voi (copincollate il link sottostante nella barra in alto):

 

http://www.youtube.com/watch?v=Nx_S2qqkHLk&feature=channel_page

 

Hope you'll like it!x3

Aspetto commenti per questo e per la fic!<3    

 

 

 

 

- Capitolo 23° -

 

 

 

{ Don't you worry about the distance.
I'm right there. If you get lonely,
[...]

close your eyes,
listen to my voice, it's my disguise.
I'm by your side. }

Hey There Delilah - Plain White T'S

 

 

 

 

Il tempo, si sa, alle volte è tremendamente vigliacco.

Quando si avrebbe bisogno di lui, in un qualche modo, sembra si diverta più che mai a sfoderare tutta la sua cattiveria. E, poi, corre. Corre dannatamente.

 

Gabrielle appoggiò la tazza ormai vuota nel lavandino, osservando una microscopica falce di luna crescente illuminare la sua penultima notte a Parigi, attraverso la doppia finestra della cucina.

 

Ancora, solo, trentasei ore.

Sentiva ogni secondo scandire quell'odiosissimo conto alla rovescia.

 

Monique era introvabile da una settimana, ormai. Da quando le aveva affidato Luciàne, non aveva fatto altro che correre da un ufficio all'altro, alla disperata ricerca di quella soluzione che, al contrario di sua sorella, lei sapeva benissimo fin dall'inizio essere introvabile.

Non che desiderasse a tutti costi il fallimento, solo preferiva non illudersi per non rimanere ferita, al risveglio.

 

La sua valigia era pronta da giorni.

 

Le riprese del documentario continuavano, scandendo i giorni dei Jonas a Parigi con più precisione di un calendario. Una normalità di cui, prestissimo, non avrebbe più fatto parte.

Nemmeno a quelle aveva più voluto partecipare. Per quanto Joe, Nick e Kevin volessero passare ogni singolo momento insieme a lei, Coco, a volte, semplicemente non ce la faceva.

Non riusciva a guardarli e sorridere come se niente fosse, senza pensare che avrebbe dovuto separarsi definitivamente da loro.

 

Strizzò gli occhi, reprimendo le lacrime e strinse convulsamente il bordo del tavolo, facendo leva sulla superficie gelata per reggersi sulle sue gambe.

Sobbalzò, quando qualcosa di piacevolissimamente caldo si posò contro la sua schiena.

 

- Ehi. - Sorrise Joe, lasciando correre la mano verso l'alto, fino al collo niveo. - Mi stavo chiedendo dove fossi finita. Di solito, a quest'ora, sei già sotto le coperte da un pezzo... - Soffiò, fingendo di non averne intuito perfettamente il motivo.

 

Le sorrise, torturando l'estremità della sua lunga coda di cavallo fra le dita. Arricciò morbidamente un ciuffo scuro, mentre Gabrielle decideva di ignorare allo stesso modo quella tenera bugia.

 

- Bevevo la mia tisana... per conciliare il sonno. - Mormorò, socchiudendo gli occhi, quando lo vide chinarsi appena in avanti.

Lasciò che arrivasse a premere delicatamente le labbra sulle sue, prima di tirarsi indietro con un leggero scatto.  

 

Di più, ora come ora, le faceva davvero troppo male.

 

Abbassò lo sguardo, scappando nel salotto semibuio. Si sfilò il maglione, lasciandolo cadere ai piedi del divano-letto, prima di infilarsi sotto le coperte.

 

Senza guardarlo neppure una volta.

 

Joe le si avvicinò, mentre lei si sistemava a pancia in sotto, tuffando il viso nel cuscino.

Si sdraiò nella stessa posizione, allungandosi a sfiorarle il solco alla base della schiena. E non si fermò, quando la sentì sussultare. Al contrario, le sollevò la maglietta, lasciando scivolare con più decisione le dita sulla sua pelle liscia.

 

Coco tremava. Di un tremito tanto impercettibile quanto profondo e, sebbene gli desse le spalle, ne era certo, piangeva. Si avvicinò, aspettando che decidesse di muoversi.

 

Lentamente, lei lasciò la presa febbrile sulla federa a fiori, voltando il capo nella sua direzione e scoprendo le guance segnate da enormi lacrime umide.

Rotolò su un fianco, abbandonando le braccia contro il materasso morbido senza più nemmeno tentare di nascondersi.

 

- Ci hai pensato che questa è la nostra penultima notte insieme...? - Sussurrò in un fil di voce, lasciando che i capelli le si attaccassero alle guance.

 

Lui sospirò, mordendosi appena il labbro, prima di scostarle le ciocche madide dal viso.

 

- Almeno mille miliardi di volte, Coco... - Soffiò. - E non riesco ad accettarlo comunque. - Scese lungo il braccio sottile, tornando a lambirle i fianchi scoperti. Solleticandola con dolcezza e assaporando, millimetro per millimetro, la pelle d'oca che le correva addosso come un lungo brivido.

 

- Non voglio...! - Esalò Gabrielle, fin troppo concentrata sulla mano di lui. - Non voglio andarmene e dover fare a mento di tutto questo. Di te... Joe! - Strizzò il cuscino, mentre nuovi lucciconi spingevano contro le ciglia scure.

 

Se la strinse contro, lasciando che il corpo minuto di lei combaciasse millimetricamente col suo. Poi si chinò a posarle una scia di piccoli baci lungo il collo, senza smettere un momento di accarezzarle la schiena tremante. Aspettando pazientemente che anche l'ultimo singhiozzo si spegnesse sulle labbra tiepide. 

 

- Coco... - Sussurrò, sollevandosi leggermente su un gomito, quando la sentì rilassarsi appena un po' nella sua stretta. - Amore mio, ascoltami. -

 

Fece leggermente pressione sulla sua spalla e la spinse a rilassare la schiena contro il materasso, senza scostare la mano.

 

- Avrei dovuto aspettare domattina, ma... qualunque cosa, pur di vedere un sorriso su queste labbra. - Mormorò, poggiandole un dito sulla bocca socchiusa. - Io, Kev e Nick abbiamo deciso di farti un regalo, prima che tu parta. - Gabrielle sussultò impercettibilmente, sgranando gli occhi lucidi.

 

- Cosa...? No, Joe, guarda che non ce n'era bisogno...! Io... -

 

- Lasciami almeno spiegare che cos'è, questa sorpresa. - Sorrise lui, premendo leggermente la mano sulle sue labbra.

 

- Non sono sicura di volerlo fare... - La voce le uscì leggermente ovattata. - Perchè sarà sicuramente qualcosa di meravigliosamente dolce a cui non riuscirò a dire di no. -

 

Joe arricciò le labbra in un'espressione soddisfatta, sfiorandole la punta del naso arrossato con un minuscolo bacio.

 

- Bene, perchè abbiamo deciso di regalarti ventiquattro ore con noi, tutti e tre. Potrai scegliere dove andare o cosa fare, saremo a tua totale disposizione e "no" non è contemplata come risposta. -

 

- Domani...? - Pigolò, inumidendosi le labbra quando lui annuì. - E le riprese...? I vostri impegni? -

 

- Debra non è poi un osso così duro... - Ridacchiò, tornando a solleticarle la pelle morbida appena sopra l'ombelico. - Soprattutto se aggiri l'ostacolo, andando a parlare direttamente con il regista. Nick se l'è rigirato come un guanto. - Concluse, scuotendo appena le spalle.

 

- Ma non dovevate... - Sospirò, lasciando scontrare lo sguardo con il soffitto in penombra.

 

- E' il tuo ultimo giorno qui, Gabrielle. E, ancor più che noi, volevamo che salutassi come si deve... lei. - Sorrise, lanciando un rapido sguardo alla città, oltre la finestra semiaperta. - Dopo sei anni di convivenza, penso che la tua Parigi si meriti un addio come si deve. -

 

- Sì.. - Mormorò lei, rannicchiandosi contro il braccio di Joe. - In effetti volevo lasciarla a modo mio, ci avevo già pensato. -

 

Una giornata in giro per le vie della sua città, nei posti che preferiva.

Una fotografia per averli sempre con , in un certo senso.

Il Louvre, Les Halles, i giardini delle Tuilleriès. Il quartiere latino, gli Champs Eliseé e la Gare d'Orsay. L'Arc du Triomphe, Notre Dame e la collina di Montmartre. E poi mille altri ancora.

 

Avrebbe lasciato un pezzo di cuore a ciascuno.

In ogni strada, in ogni fontana e in ogni scampolo di cielo.

 

Il tocco delicato di Joe la riscosse dai suoi pensieri. Tornò a fissarlo, mentre lui raccoglieva le sue lacrime fra le dita affusolate. Guardandola con assoluta tenerezza, come se avesse ascoltato i pensieri appena espressi.

 

- Possiamo venire anche noi? - Chiese, attorcigliandosi una lunga ciocca scura di lei attorno al dito. - E ricorda che non si accettano "no"...! - Concluse sornione.

 

Senza parlare, Coco si sollevò leggermente, facendo leva sul materasso per arrivare a premere le sue labbra su quelle di lui.

 

- Ti assicuro che questo non lo era... - Soffiò  contro la sua bocca, prima di allacciargli le braccia al collo e trascinarlo verso il basso insieme a lei. - Non era assolutamente un no. -

 

 

***

 

 

Nick si sedette al tavolo, armeggiando con le sue medicine nella cucina semibuia. Appoggiò un paio di flaconi sul piano, prima di pungersi il dito con una naturalezza tale da fare quasi paura.

Sorrise, senza distogliere lo sguardo dal display luminoso, quando avverti un inconfondibile, lieve peso contro la schiena.

 

- Ciao, Coco. - Mormorò, lasciando che lei gli passasse le braccia attorno al collo, prima di posare un bacio veloce sulla pelle tesa.

 

- Buongiorno Piccolo. - Soffiò, stringendolo appena. - Tutto a posto? -

 

Annuì piano, riponendo alcuni dei farmaci e si voltò, sciogliendo delicatamente l'abbraccio. Poi la guardò con aria furba, lasciando rotolare qualche pastiglia sul palmo della mano.

 

- Mi prenderesti il- -

 

- Latte al cioccolato? - Lo anticipò, allungandogli la bottiglia con un sorriso.

 

- Sì, sai... Qualcuno mi ha detto che con quello le pastiglie vanno giù che è una meraviglia. - Ridacchiò, osservandola mentre chinava il capo per nascondere le guancie imporporate. - E di questa persona mi fido ciecamente. Più che di me stesso. - Continuò, afferrandole una mano e attirandola verso di .

 

La invitò a sederglisi in braccio e lasciò che si sistemasse sulle sue ginocchia, stringendola premurosamente fra le braccia. Rimasero in silenzio per un'interminabile manciata di secondi, decisamente troppo consapevoli entrambi che quello sarebbe stato davvero l'ultimo giorno.

 

- Hai una vaga idea di quanto mi mancherà vederti arrivare tutte le mattine...? - Soffiò improvvisamente Nick, stappando la bottiglia.

 

Bevve un microscopico sorso, spezzando il contatto visivo fra di loro per una frazione di secondo. Brevissima, ma sufficiente a far comparire l'ombra di una lacrima negli occhi color cielo di lei.

 

- Più o meno quanto mancherà a me il trovarti seduto qui, credo. - Bisbigliò, accarezzandogli i ricci spettinati. - O il cominciare la giornata con un tuo sorriso, Nick. -

 

Abbassò gli occhi scuri, strizzando nervosamente il tessuto leggero della maglia di lei fra le dita.

 

- Gabrielle... - Aumentò la presa sui suoi fianchi sottili, spingendola ad appoggiarsi completamente a lui. La abbracciò, rabbrividendo leggermente quando le sue piccole mani fredde gli sfiorarono le braccia scoperte. - Io e i ragazzi abbiamo deciso una cosa. -

 

- Lo so... - Annuì, sfiorandogli la pelle tesa del collo con la punta del naso. - Joe me l'ha detto, ieri sera. -

 

- E figurati se quello riesce a tenere la bocca chiusa...! - Borbottò, arricciando le labbra in una smorfia divertita. - Comunque, l'importante è che tu accetti la proposta. - Decretò poi.

 

Coco sorrise, chinandosi a sfiorargli la guancia arrossata con un bacio, proprio mentre il primo raggio di sole si intrufolava nella stanza.

 

- E' ovvio... - Sussurrò, arrossendo lievemente. - Ovvio che vi voglio con me. -

 

Fece appena in tempo a finire la frase, prima che Joe e Kevin entrassero in cucina sbadigliando rumorosamente. Gabrielle scivolò via dall'abbraccio di Nick, raggiungendoli.

Lasciò che Joe le catturasse le labbra pallide in un lungo bacio, per una volta incurante dei fratelli e, quando si furono separati, abbracciò Kevin, nascondendo la testa contro la sua spalla.

Senza dire nulla.

 

Rimasero tutti e quattro in silenzio, avvolti dal riflesso giallo del sole sul tavolo di legno sbiancato. Poi, dopo quella che parve un'eternità, Coco si scostò appena dal maggiore dei fratelli e gli sussurrò un timido "buongiorno", diverso da tutti quelli che l'avevano preceduto nei mesi in cui si erano svegliati insieme. Lo lasciò andare, sorridendo appena.

 

- Buongiorno. - Rispose lui, piano. L'ultimo.

 

Si sedette al tavolo, insieme ai suoi fratelli, senza smettere di osservarla. Gabrielle rimase in silenzio qualche altro secondo, cercando di imprimersi nella memoria la sensazione di averli lì.

 

- Posso prepararvi la colazione...? - Mormorò, tornando a sorridere.

 

Voleva farlo ancora una volta, per i suoi Jonas.

 

Joe, Kevin e Nick annuirono silenziosamente. Felici del solo e semplice fatto di farla felice, la guardarono con silenziosa e tenera devozione, mentre sistemava quattro tazze colorate sul tavolo.

 

 

***

 

 

Alzò lo sguardo sulle guglie ricamate di Saint Eustache, stringendosi nella sciarpa di lana morbida per ripararsi dal freddo. Il vento tirava sempre sui prati pettinati dei giardini di Les Halles.

 

Coco scattò un paio di fotografie all'imponente chiesa, insinuandosi con l'obbiettivo della nikon tra un contrafforte e l'altro, alla ricerca di qualche riflesso prezioso.

Si arrampicò sulla mano dell'enorme scultura. sistemata al centro della piazza, allungando la custodia vuota a Joe. La scrutava silenziosamente, poggiato al naso di pietra, caldo di sole. 

 

Un'altra inquadratura. Abbassò la macchina, sospirando con aria mesta e valutò che con quello che rimaneva del rullino avrebbe dovuto tirare fino a sera.

 

- Così basta. - Soffiò, allungandogli anche la nikon.

 

Joe la sistemò accuratamente nella sua borsa imbottita e se ne sistemò il laccio sulla spalla, prima di tendere le mani verso Gabrielle, che scattò appena in avanti, lasciandosi cadere nella sua stretta rassicurante.

Le braccia di lui si strinsero attorno al suo corpo, trattenendola anche quando i suoi piedi furono saldamente a contatto col suolo.

 

- Joe... - Mormorò, con voce soffocata.

 

Non le rispose e nemmeno diede segno di averla sentita. Continuò semplicemente ad abbracciarla, sfiorandole appena la schiena con le dita.

Da giorni, ormai, era così. Per Joe, ogni minimo contatto fra di loro era divenuto fondamentale, essenziale e irrinunciabile.

 

- Joe. - Riprovò, accarezzandogli la spalla. Lo senti tremare, leggermente, mentre il suo respiro si faceva più teso. - Oh, ti prego...! -

 

- Non dire niente. - Si decise a rispondere. - Lascia parlare me... -

 

- Non sono sicura di volerlo fare. - Replicò, poggiando il capo contro la sua spalla. - Kev e Nick dove sono...? -

 

- A fare un giro intorno alla chiesa, credo. Torneranno tra poco... Coco, per favore...! - Implorò, carezzandole i capelli.

 

- Giurami che non vi siete messi d'accordo per fare questo...! - Sospirò.

 

Joe scosse impercettibilmente il capo, prima di trascinarla verso una delle grandi aiuole disposte attorno alla piazza. Si sedette sul prato, appoggiando la macchina lì a fianco, prima di invitarla ad accomodarglisi in braccio.

 

Coco esitò, perfettamente consapevole di ogni singola, possibile conseguenza di quel gesto.

Il suo cervello si affannava a ripeterle di non farlo, eppure, per qualche assurda ragione, una frazione di secondo dopo, le sue gambe erano addossate a quelle di lui e il suo naso gli sfiorava il collo, assaporandone il profumo familiare e rassicurante.

 

- Io non ti lascio. - Soffiò Joe, allacciandole le braccia alla vita sottile.

 

- Mi sembra di averti già spiegato. - Replicò, in un fil di voce.

 

- No. E' un'altra cosa che intendo... - Se la strinse contro, riparandola da una folata traditrice, che sollevò le foglie secche attorno a loro. - Io parlavo di noi. -

 

- Come...? - Pigolò.

 

- Tu sei mia, Gabrielle. E lo sarai sempre, per quanti chilometri di terra e d'oceano ci separeranno. Io non ti lascio. - Ripetè, caparbio.

 

- Joe...! No! - Si scostò, stringendo il collo del suo cappotto tra le dita arrossate dal freddo. - Non puoi. Da domani tu non mi vedrai più, ti dimenticherai presto di me... - Mormorò, scrollando impercettibilmente il capo. - Ci sarà un'altra. Perchè è impossibile non innamorarsi di te. -

 

Si morse il labbro, guardandolo timidamente negli occhi mentre lui si faceva incredibilmente serio.

 

- Io un'altra non la voglio. - Soffiò, stizzito.

 

- Non dire così... -

 

- Lo dico eccome, invece: nessuna sarà mai quella che voglio. Nessuna sarà te, Gabrielle. - Lei sussultò, vedendo distintamente una lacrima premere contro le ciglia scure.

Allungò istintivamente la mano, sfiorando la guancia di Joe. E la spazzò via, senza quasi nemmeno permettere che inumidisse la sua pelle ambrata.

 

- Non puoi vivere di quello che è praticamente, già solo un ricordo...! - Esclamò, scuotendo la testa.

 

Lui non rispose subito, lasciò prima correre le dita sulle spalle minute, scostando appena i boccoli scuri.

 

- Ascoltami bene: se io fossi certo che tu tornerai da me, che ci rincontreremo, anche fra un miliardo di anni, ti aspetterei. Non guarderei nessun'altra, non mi innamorerei mai più. - Esitò, lasciandosi sfuggire un piccolo sorriso. - E mi conosci, lo sai che ho la testa abbastanza dura da impuntarmi e riuscirci...! -

 

Gabrielle lo lasciò andare, sgranando gli occhi chiari. I capelli le carezzavano piano le guance. Rosse non solo per il vento gelido che non voleva dar loro tregua. Bloccò una ciocca dietro l'orecchio, mentre un sorriso spingeva per uscire allo scoperto.

 

- Non essere... sciocco. - Mormorò, avvicinandosi a lui con uno sguardo che sembrava dire l'esatto opposto.

 

- Mi mancherai, Coco. - Soffiò Joe, soffocando quasi le parole contro le sue labbra. - Mi mancherai come l'aria che respiro... -

 

 

Quando Kevin e Nick tornarono dal loro giro, trovarono Coco con la sua Nikon stretta in mano e, per la prima volta da giorni, un sorriso luminoso sul viso.

Poco distante, Joe stava riuscendo a litigare in francese con un poliziotto alto il doppio di lui. Gli ficcò in mano una banconota da venti euro, aspettando con aria stizzita di avere la ricevuta.

 

- Che succede...? - Domandò Nicholas, avvicinandosi a lei. - Cos'ha combinato stavolta? -

 

Gabrielle scrollò le spalle minute, soffocando una risata.

 

- Ho idea che quel prato non si potesse calpestare...! - Sussurrò divertita, inumidendosi le labbra.

 

{E noi siamo andati ben oltre quel limite.}

 

 

***

 

 

Kevin si voltò, incuriosito dallo scatto deciso dell'otturatore.

Gabrielle sorrise, abbassando la macchina fotografica e scoprendo le guancie impercettibilmente arrossate. Si avvicinò, sedendosi su uno scampolo del bordo di marmo freddo, rimasto intoccato dagli schizzi della fontana.

 

- Non pensavo ti piacesse tanto fare fotografie... - Mormorò lui, osservando il cielo specchiarsi sulla superficie dell'acqua e, più lontano, sul cristallo bianco della piramide più grande.

 

Il cortile del Louvre era gremito di turisti, nonostante il freddo pungente. Coco rubò uno scatto ad una coppia di bambini che si rincorreva sul selciato liscio, prima di rispondergli.

 

- Più che altro lo trovo estremamente rilassante. - Soffiò. - Mi coinvolge talmente tanto, che mi permette di non pensare ad altro... Cancella ogni cosa. E' la mia terapia. -

 

- Ti fa bene, si vede. - Replicò Kevin sorridendo. - E hai fatto qualche foto anche a noi? -

 

- Soprattutto a voi, anche se non ve ne siete accorti. - Arrossì, scrollando leggermente i lunghi capelli. - Tu, Joe e Nick siete dei soggetti splendidi. Siete... espressivi. -

 

- Espressivi... - Ripetè, arricciando le labbra in una smorfia pensierosa.

 

- Sì. In ogni sguardo, ogni movimento... Raccontate e nascondete qualcosa. Cioè...! - Si bloccò, imbarazzata nell'accorgersi che lui la stava fissando con crescente interesse. - Io non so... magari sto dicendo delle sciocchezze! Non ho idea di come funzioni in realtà il lavoro del fotografo. -

 

- Secondo me è proprio così. E tu riesci a farlo alla perfezione... - Decretò, passandole un braccio attorno alle spalle minute.

 

Gabrielle sorrise, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe. Guardò le stringhe di colore diverso attraverso le ciglia scure, prima di tornare a fissarlo su Joe che, poco avanti a loro, trascinava Nick verso l'ingresso del museo.

 

- Non so. - Sospirò. - Io vorrei solo che il mondo possa vedere come apparite ai miei occhi... Che spettacolo incredibile siete. -

 

Senza dire nulla, Kevin le sfilò la Nikon dalle mani, appoggiandosela in grembo e lasciò scivolare le braccia attorno ai fianchi sottili, stringendola delicatamente.

 

- Se sapessi che spettacolo sei tu, Gabrielle... - Sussurrò, accarezzandole la schiena.

 

- Kev... - La sua voce era talmente fioca che venne quasi totalmente portata via dall'ennesima folata di vento.

 

- Cosa? -

 

Strinse il bavero del suo cappotto fra le dita sottili, consapevole mai come in quell'istante che Joe era a poco meno di dieci passi da lei, appena oltre una fila intermittente di turisti.

Che avrebbe potuto decidere di tornare indietro da un momento all'altro.

 

E altrettanto che questo non era abbastanza a spingerla a lasciarlo andare.

 

- So che l'hai fatto per me e io non saprò mai ringraziarti abbastanza per questo. - Cominciò, nascondendosi ancor di più nel suo abbraccio. - Però, per una volta, una sola, ti prego... Chiedimi di non partire. - Si morse il labbro, frenando un singhiozzo.

 

Kevin sussultò, spalancando gli occhi verdi per la sorpresa e quasi non si accorse che la nikon stava per cadere rovinosamente a terra.

 

- Coco... -

 

- Voglio sentirtelo dire...! - Esclamò, quasi senza fiato. - Ti prego, Kevin... - Ripetè.

 

Passò un attimo di profondo, totale silenzio. Talmente assordante da cancellare perfino il chiacchericcio della folla circostante.

 

- Non andartene... - Mormorò improvvisamente lui, strizzando gli occhi lucidi. Così piano che perfino Gabrielle faticò a sentirlo.

 

- Kev... -

 

- Non andare, Coco...! - Replicò, questa volta in modo da risultare perfettamente udibile. Nascose il viso nell'incavo della sua spalla, riducendo al minimo la distanza fra loro. - Resta con m-

 

Si bloccò, mangiandosi quasi l'ultima parola mentre lei scivolava fuori dall'abbraccio e sollevava gli occhi, puntandoli nei suoi.

 

- Scusa..? - Pigolò, senza smettere di fissarlo.

 

Sulle sue guancie pallide andava allargandosi un delizioso alone color porpora.

 

Kevin allungò la mano, accarezzandola lentamente, prima di tuffare le dita fra i lunghi capelli scuri. Le lasciò scivolare fin dietro la testa, attirandola leggermente in avanti, mentre si chinava appena verso di lei.

 

- Io... - Esalò, prendendo una piccola boccata d'aria.

 

Gabrielle era immobile, tesa come una corda di violino sotto il suo tocco leggero. La vide con la coda dell'occhio far leva sulla pietra liscia, per sporgersi ancor più in avanti e avvertì distintamente il suo respiro, caldo e irregolare sulla pelle.

 

Non le era mai, mai stato così vicino. Ad esclusione di quell'unica notte.

 

- Ehi, Coco!!! -

 

Fu questione di un attimo.

La sentì scivolare via ancor prima che si muovesse effettivamente. Abbassò il braccio, rituffando la mano nella tasca del cappotto, mentre lei sorrideva a Nick, che le correva incontro con in mano qualcosa di molto piccolo e luminoso.

 

Lo raggiunse, fermandolo a metà strada. In mezzo a una scolaresca che si separò il minimo indispensabile per passare loro attorno.

Una ragazzina, troppo impegnata a parlare con la sua compagna, sfilò particolarmente vicina a Gabrielle, urtandola in malomodo.

 

Lei finì fra le braccia di Nick, che la sorresse delicatamente e ne approfittò per infilarle in mano ciò che le aveva portato. Coco stese le dita, rivelando due lucentissime sferette di vetro, fissate a dei supporti per orecchini.

Sollevò lo sguardo, stupita, incrociando il sorriso furbo del suo piccolo.

 

- Dall'altro lato del cortile c'è una ragazza italiana che li vende... Sono fatti a mano, da lei. - Spiegò, indicando una figura minuta con un buffissimo basco di lana viola fra i capelli biondissimi e riccioluti. Trafficava con una scatola di cartone e aveva stesa sul selciato davanti a una stola di velluto nero piena di piccoli monili.

 

- Questi mi sono piaciuti subito e ho pensato... -

 

- Nick. - Mormorò lei, interrompendolo. - Devi smetterla di farmi tutti questi regali. - Osservò gli orecchini rotolare leggermente di lato e catturare un raggio di sole, prima di rifletterlo in mille direzioni differenti.

 

- No, credo che mi conquisti troppo farteli e vedere, ogni volta, i tuoi occhi illuminarsi a questo modo. - Soffiò. - Ti piacciono? -

 

- Sono bellissimi. - Sospirò, stringendoli nel pugno, prima di abbracciarlo, tuffandosi, quasi, nel suo cappotto chiaro.

 

- Bene. - Sorrise, circondandola con le braccia. - Ti aiuto a metterli. -

 

Si allontanò, tenendo sollevati i lunghi capelli leggermente spettinati dal vento, mentre Nick le infilava gli orecchini con mano attenta e delicata.

 

- Ti stanno benissimo. - Sorrise, soffermandosi a posarle un bacio leggero nell'incavo del collo.

 

- Che cosa le sta bene? - Domandò Joe, sbucando rapidamente da dietro una coppia alle loro spalle.

 

- No, niente. - Sogghignò l'altro, mentre Coco scivolava via velocemente per andare a recuperare la macchina fotografica.

 

 

Kevin era ancora seduto nello stesso posto, una mano serrata attorno all'obbiettivo della nikon, l'altra che indugiava sul pelo dell'acqua.

 

- Ehi... - Gabrielle gli sfiorò il braccio, cercando di attirare timidamente la sua attenzione. - Andiamo? - Sorrise, quando lui si voltò.

 

Annuì silenziosamente e lei aspettò che si alzasse, prima di fare qualcosa che nessuno dei due si sarebbe minimamente aspettato.

Complice la folla che li nascondeva completamente ad occhi indiscreti.

 

Senza dire una sola parola, Coco afferrò il bavero della sua giacca e lo attirò leggermente verso di . Il tempo che le sue labbra passarono a contatto con quelle di lui fu minimo, ma sufficiente a scatenare nella mente di Kevin tutta una serie di pensieri, che definire proibiti sarebbe stato riduttivo.

 

Una frazione di secondo dopo, Gabrielle era già lontana. Accanto a Joe.

 

 

***

 

 

Dodici ore. Forse anche meno.

 

Coco deglutì, soffocando un nodo in gola, mentre osservava il sole tramontare sulla sua Parigi dall'alto dell'Arco di Trionfo. Si appoggiò alla balaustra, sporgendosi appena per osservare il brulichio sommesso ai piedi del monumento.

 

Li invidiava, quei passanti. Tutti. Perchè, per loro, era un giorno come tanti altri prima e dopo. Sarebbero tornati a casa e l'indomani mattina si sarebbero svegliati e sarebbero andati avanti a vivere le loro vite.

 

{E io... No.}

 

Concluse, sconsolata da quella semplice, ineluttabile verità.

Sospirò, nascondendo la testa fra le braccia.

 

Non si accorse di Nick, fino al momento in cui le circondò i fianchi sottili, chinandosi a sussurrarle all'orecchio.

 

- E allora...? - Soffiò, sollevando le mani ad accarezzarle le spalle tese.

 

Sorridendo, quando le sentì rilassarsi sotto il suo tocco.

 

- Piccolo... - Mormorò, sfregandosi la guancia arrossata. - Niente, pensavo. -

 

- A quanto è bella? - Chiese lui, alzando gli occhi scuri fino ad incontrare il profilo familiare della Tour Eiffel. Poi giù, fino alla cattedrale di Notre Dame.

 

Gabrielle annuì, girandosi nel suo abbraccio. Invertì le posizioni con un piccolo scatto, spingendolo contro la ringhiera di pietra.

 

- A quanto mi mancherà. - Soffiò, con voce tremante.

 

Si nascose nella stretta di Nick, tuffando il viso nella lunga sciarpa di cachemire colorato che aveva precisamente il suo profumo.

 

- Mi mancherai anche tu, Coco... Dio, se mi mancherai. -

 

Sorrise. Come al solito, Nick aveva capito perfettamente ogni cosa. Anche quello che non gli aveva detto. Soprattutto quello che non gli aveva detto.

 

- E' il tuo momento...? - Domandò in un fil di voce.

 

- Come? - Replico lui, posandole un bacio sui capelli.

 

- Stamattina ho parlato con Joe, oggi pomeriggio... - Arrossì, memore di quanto era successo poche ore prima. - ... con Kev. Mancavi solo tu. -

 

- Capisco. E quei due ti hanno fatto grandi, poetici discorsi d'addio...? - Ridacchiò, stringendola più forte.

 

- Non direi. Però, a modo loro, mi hanno detto delle cose... importanti. - Sussurrò.

 

- E allora ci penserò io, al discorso. Permetti? -

 

La spinse leggermente all'indietro, fino a farla sedere su uno dei grossi blocchi di pietra al centro della terrazza panoramica. La sollevo leggermente, cingendole i fianchi sottili.

 

- Nick... -

 

- Fai parlare me, prima. Altrimenti non credo di riuscirci. - La bloccò, afferrandole entrambe le mani.

 

Se le portò entrambe alle labbra, posando un bacio sui palmi arrossati dal freddo e sorrise, nel sentire il suo piccolo scatto.

 

- Prima di qualunque altra cosa, Coco... Grazie. - Soffiò, portando le sue dita affusolate sulle guance di lei.

 

- Grazie...? - Ripetè, incerta. - E per cosa? -

 

- Sarà banale, clichè e tutto quello che vuoi, ma... per il solo e semplice fatto che ci sei, piccola Gabrielle. - Mormorò, accarezzandola. - Grazie di esistere, di essere entrata nella mia vita e in quella dei miei fratelli... Di tutto quello che hai fatto. -

 

Si fissarono negli occhi per una lunghissima, silenziosa manciata di secondi mentre due enormi lucciconi rotolavano oltre le ciglia folte di lei.

 

- No, non dirlo...! - Singhiozzò, poggiando le piccole mani sulle sue. - Al massimo può... Può essere l'inverso. Io... Cosa posso aver fatto, io? -

 

Nick scosse leggermente il capo, sorridendole ancora, appena prima di attirarla nuovamente nella sua stretta. Si insinuò nello spazio fra le gambe di lei, che gli permise di avvicinarsi ancora di più, stringendogli fermamente le spalle con le braccia sottili.

 

- Joe e Kevin li hai praticamente sconvolti... Te ne rendi conto, vero? - Ridacchiò lui, scostandole il bavero del cappotto per posarle un bacio sul collo. - Mentre, per quanto riguarda me, ti basti sapere che non avevo avuto mai, con nessuno, un legame intenso come quello che ho con te. Tu, per me, sei unica. -

 

- Esattamente come lo sei tu, per me. - Replicò lei, arrossendo violentemente. - Più che un fratello, più che un amico del cuore... Probabilmente perfino più che un innamorato. - 

 

Chiuse gli occhi. lasciandosi coccolare dal suo tocco morbido, anche quello, quasi più che innamorato.

 

- Nick... - Continuò, scompigliandogli teneramente i riccioli. - Sii felice, così come sei, anche senza di me. -

 

- Mi chiedi l'impossibile... - Gabrielle rabbrividì, nel sentire il naso freddo di lui sfiorarle la pelle tesa. - La tua assenza mi peserà sempre, di secondo in secondo di più. -

 

- Basta...! - Esalò, scendendo a poggiargli una mano sulle labbra. - O, piuttosto che partire, mi verrà voglia di buttarmi di sotto. -

 

- Certo, così poi ci ritrovano in quattro. Spiattellati in capo agli Champs Elysee. - Ridacchiò. - Spettacolare, non c'è che dire. Sicuramente una fine all'altezza della fama dei Jonas Brothers...! - Decantò, strappandole un sorriso.

 

Si allontanò appena, lasciandole lo spazio minimo necessario a scendere.

 

- Non ve lo permetterei mai! - Esclamò Coco, rimettendosi in piedi con un saltello.

 

- E noi lo faremmo comunque, credo...! - La punzecchiò, riprendendo a camminare in direzione dei fratelli, che si stavano litigando l'ultimo euro rimasto per far funzionare i binocoli panoramici.

 

- No. -

 

- Sì. -

 

- No, affatto. -

 

- Oh sì, eccome. -

 

Continuarono a battibeccare, ridendo chiassosamente e alla fine, scordandosene perfino il motivo.

 

 

***

 

 

C'era un motivo preciso, se aveva lasciato per ultima la collina di Montmartre, il tetto di Parigi.

 

Lo stesso per cui, alle cinque e mezzo del mattino, dopo aver passato l'intera giornata lungo quelle stesse strade, Gabrielle e i Jonas Brothers stavano seduti ad osservarle, l'una accanto agli altri, sui gradini bianchi dell'imponente basilica del Sacre Coeur.

Silenziosi, avvolti dal buio umido della notte e dallo scalpiccio lontano di qualche altra anima persa, o, semplicemente, già sveglia per andare a fare il suo dovere. La città dormiva placida, morbidamente stesa ai loro piedi.

 

- Chiunque viva a Parigi, ha guardato l'alba da qui, almeno una volta. - Sussurrò Coco, stringendosi al braccio di Kevin. - L'ultima... unica volta che l'ho fatto, ero con Monique. La prima notte che ho passato in Francia. -

 

Joe sorrise silenziosamente, allungandosi a posarle un bacio sulla guancia, proprio nel momento in cui il primo raggio di luce faceva capolino, tingendo una striscia di cielo in color zucchero filato.

 

- Ecco. - Mormorò lei, spazzando via una lacrima invisibile. - Tempo scaduto. -

 

Nick, seduto sul gradino appena più in basso, serrò la presa sulla mano che gli teneva sulla spalla.

 

- Sono stati i cinque mesi più incredibili della mi- -

 

- Nostra. - Lo corresse Joe, mentre Kevin annuiva piano.

 

- ... nostra vita. - Concluse, sorridendo.

 

Lei non rispose. Lasciò che Joe si appoggiasse alla sua spalla, stringendola completamente fra lui e Kevin, poi nessuno dei quattro parlò più, fino a quando il sole fece capolino all'orizzonte.

 

 

***

 

 

Stringendo fra le mani la busta, gonfia delle fotografie sviluppate che aveva appena ritirato dal negozio a cui aveva lasciato i rullini la sera precedente, Gabrielle aspettò che Kevin avesse fatto scattare la serratura, prima di entrare per l'ultima volta in casa sua.

 

- Che ore sono? - Sbadigliò Joseph, stirando le braccia sopra la testa.

 

- Sei e quarantacinque, più o meno. - Rispose pratico Nick, lasciando cadere il proprio cappotto sul divano. - L'aereo di Coco parte alle undici e quaranta, percui abbiamo almeno un'oretta di sonno, prima di accompagnarla in aereoporto. -

 

Rimase ferma sulla soglia, osservandoli silenziosamente mentre si sfregavano gli occhi lucidi di sonno e si infilavano in corridoio, alla ricerca di un bel letto morbido.

 

- Vieni...? - La richiamò Joe, incerto, sulla soglia dell'anticamera.

 

Coco sentì come una mano invisibile strizzarle il cuore nel petto e, nonostante perfino respirare le costasse un dolore tremendo, si sforzò di sorridergli.

 

- Solo un momento. - Pigolò. Si avvicinò, posandogli un leggerissimo bacio a fior di labbra, prima di spingerlo appena verso la porta della loro stanza. - Tu vai, sei stanchissimo... Arrivo subito. - Aggiunse, in risposta allo sguardo incerto di lui.

 

Esitò, cercando una spiegazione negli occhi chiari e trovandoci solo una muta richiesta. Le circondò le spalle sottili, ancora fasciate dal cappotto rosso e se la strinse contro.

 

- Sbrigati. - Soffiò al suo orecchio, prima di lasciarla andare a malincuore.


Lo scatto del meccanismo le diede la certezza che era andato davvero.

 

Per quanto difficile al limite dell'impossibilità, sapeva benissimo cosa doveva fare.

 

Scacciando il velo di lacrime che le impediva di vedere bene quel che stava facendo, si sedette al tavolo della cucina e ci rovesciò su il contenuto della busta. Frugò tra le fotografie lucide, mettendone da parte alcune ed impilando le altre.

Tra quelle poche, poi, ne scelse una sola e infilò il resto nella sua borsa, dopo averle assicurate in qualche modo con un elastico per capelli.

     

C'erano tutti e quattro, in quello scatto.

Joe, Kevin e Nick la abbracciavano, stringendola fra loro sotto il sole di Place Vendomme.

 

La girò, sfilando una penna blu dalla tasca del cappotto. La stappò, con le dita che già tremavano e scrisse solo due parole, al centro esatto del dorso bianco.

 

"Vi amo."

 

La sistemò nella busta, aggiungendoci l'anello di Joe, il ciondolo e gli orecchini che Nick le aveva regalato.

Poi parve ripensarci, per un attimo. Afferrò un foglietto e scrisse qualcosa, velocemente. Lo infilò insieme al resto e richiuse tutto, lasciandolo sul piano di marmo.

 

Sgattaiolò silenziosamente in camera e si caricò il borsone su una spalla, gettando un'ultima occhiata a Joe, che era fortunatamente già crollato. Dormiva profondamente, così come Kevin e Nick, al di là della parete.   

 

Non sarebbe mai stata capace di dire loro addio guardandoli negli occhi, di separarsene in altro modo.

Era meglio per tutti che sparisse così, silenziosamente e senza che nessuno ne sapesse nulla.

Per loro sarebbe stato come svegliarsi dopo una lunga anestesia, ad operazione ormai compiuta con successo.

 

- Scusatemi... - Soffiò, mordendosi il labbro.

 

Si richiuse la porta alle spalle e attraversò il salotto quasi di corsa, uscendo dall'appartamento praticamente ad occhi chiusi. Si concesse solamente di lanciare uno sguardo all'appartamento della vicina di casa, a cui aveva affidato Lulù quella mattina e dove la nipotina dormiva serenamente inconsapevole, così come era giusto che fosse.

 

Scese rapidamente in strada, fermandosi sul marciapiede ancora umido e riuscì a fermare un taxi abbastanza in fretta da sperare di non essere vista da nessuno.

 

Mentre un uomo alto e dinoccolato sistemava la sua valigia nel portabagagli, saltò sul sedile posteriore e si nascose con sollievo dietro il finestrino oscurato.

 

Non si accorse di Monique che, dall'altro lato della strada, parcheggiava la sua twingo color acquamarina. Così come la sorella, troppo indaffarata a saltare giù dall'auto e raggiungere di corsa il primo attraversamento pedonale, non notò la vettura gialla che partì quasi sgommando a pochi metri da lei.

 

Quando l'autista ebbe girato il primo angolo, reimmettendosi nel traffico cittadino, Gabrielle lo indirizzò mestamente all'aereoporto di Charles De Gaulle.

 

E scoppiò in un lungo, silenzioso, pianto liberatorio.

 

 

{ So I'll go, but I know...
I'll think of you every step of the way. }

I Will Always Love You - Whitney Huston

  
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