Fino ad oggi ho pensato che la colpa fosse di quel tossico incapace di mio padre e che non avrei dovuto parlargli di "LeiLà".
Non è per rispetto della privacy che evito di pronunciare nella mente il suo vero nome, ma perché, per me e per tutti quelli che l'hanno conosciuta, resterà sempre "Leilà". La chiamavamo così in quanto, per noi quattordicenni della palazzina C del comprensorio "L. R. ", quella ragazza era soltanto "Lei".
Nessun'altra era come "Lei", non poteva esistere nell'universo un'altra ragazza capace di insidiare la sua meravigliosa unicità. Di giorno occupava le nostre fantasticherie romantiche e di notte era la protagonista dei nostri turbamenti (data l'età, anche di pomeriggio) ... All'anagrafe sono conosciuto come Marco B., ma il mio vero nome è "Acido". Proprio così! Qui non sono i genitori a scegliere il nome del figlio; al massimo buttano lì un suggerimento sul suo destino scartabellando tra santi e personaggi storici. E di certo non saranno oscuri burocrati a confermare quel destino.