Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Utrem    26/07/2019    0 recensioni
(Dopo "Qualcosa di nuovo")
In un mondo in cui Merope Gaunt è morta sacrificandosi per Tom, lui va in esilio volontario dopo aver ucciso Silente e Grindelwald ed essere stato abbandonato una seconda volta dal padre. Si occupa così di crescere i tre figli: due gemelli, Nick e Xelas, e il minore, Horace. Questi trascorrono l'infanzia in un felice, inconsapevole isolamento nel mondo Babbano, finché un giorno ricevono notizia che Tom ha ucciso suo padre.
Comincia così il loro nuovo rapporto con mondo. Chi sono per sé stessi? Chi per gli altri? Riusciranno a conquistare la loro libertà?
N.B.: sono affrontate tematiche molto delicate, contestualizzate nelle vicende del racconto. La mia opinione non è implicata negli avvenimenti, bensì questi sono l'espressione, nei limiti del possibile, del carattere e la volontà dei personaggi.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alice Paciock, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La sua scelta '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3 luglio 1968


“Ti lascio qui, allora?”
Sul cartello era scritto a caratteri in rilievo: “BENVENUTI A WOOD WOOD”. 
Linda rise.
“Allora, Linda? Lo hai l’indirizzo?”
“Certo. Non preoccuparti Carl, va bene? Ci ritroviamo qui stasera.”

Il caldo cominciava a farsi sentire e Wood Wood era più grande di quel che avesse previsto.
Linda si fermò per bere dalla borraccia.
Che aspetto poteva avere la loro casa?
“Una tenda…?”
Non ne aveva la più pallida idea, ma a ogni passo si sentiva più soddisfatta e più innamorata della sua follia.
Sapeva che li avrebbe incontrati di nuovo.
Svoltò per un sentiero, e scorse, in lontananza, il parco.
“Potrebbero essere lì…!” capì all’improvviso, e iniziò ad andare più spedita.
Entrò, e si ritrovò immersa da alberi altissimi.
Il sole picchiava sempre più forte, mentre la seguivano canti di uccelli esotici.
Camminava sull’umido: vicino doveva esserci una qualche fonte d’acqua.
Continuò, continuò, e sentì lo scrosciare prima di un torrente, poi di una cascata.
Scese giù verso la pianura, all’ombra delle foglie, e la vide precipitarsi giù in un piccolo lago.
Abbandonò lo zaino per terra e si lavò la faccia, le braccia: il sole le splendeva ancora in fronte.
Attraverso la luce vide qualcuno, seduto sulla riva.
Si avvicinò, passo passo… e rise.
“Nick!”
Lo riconosceva, lungo come era, con i riccioli biondi e lo sguardo un po’ allucinato.
Si alzò in piedi e le sorrise, con un po’ di imbarazzo, allargando le braccia.
“… ehi. Ce l’hai fatta, allora! Sei venuta…”
“Sì! I miei già pensavano di fare una vacanza in Australia qui vicino, e quindi… in realtà stavo cercando la vostra casa. Non ho potuto guardare sull’elenco, perché siete scappati e perché non so il vostro cognome, quindi sto tirando a indovinare.”
“Ah… oh, no, è vero! Non ti abbiamo potuto dire…”
“Oh, non importa! Mi sto divertendo!”
Nick fece un sorriso storto.
“Ti accompagno o vuoi continuare a cercare?”
“Accompagnami. Mentre mi accompagni, provo.”
“Va bene. Dove pensi che viviamo?”
Iniziarono a camminare, e Linda indicò un luogo indefinito dietro gli alberi.
“Con i sacchi a pelo, e venite qui a pescare”
“Oh, no. Non pescherei qui. Comunque, no. Abbiamo una casa.”
“Avete? In affitto?”
“No, no, è nostra.”
Linda si fermò, stupefatta.
“Come… ma avete rubato i soldi ai vostri genitori? Vi siete messi a spacciare droga? Come avete fatto? Siete veramente degli spacciatori, allora…?”
Nick rise per la prima volta.
Sembrava molto più a suo agio rispetto alla prima volta. Linda ne fu felice.
“No. Abbiamo solo preso i nostri soldi dalla banca. Ci spettavano, perché…”
Linda aspettò, ma Nick esitava a continuare.
“Perché?”
“Ci spettavano e basta.” Concluse, distogliendo lo sguardo “È qui dietro, comunque.”
Linda scoppiò a ridere.
“Come, qui? Nel parco?!”
“Sì, nel parco.”
“Certo, come no! Nel parco!”
Nick fece spallucce e arrivò alla svolta.
“Vieni a vedere, allora.”
Linda sgambettò fino a raggiungerlo, e guardò avanti…
Era rivolto verso una grande villa a tre, quattro piani, adombrata da alberi vicino, con una serra dietro e una piscina davanti.
Così Linda scoppiò a ridere di nuovo.
“Vendevano il garage?”
“Lo vuoi comprare?”
Linda scosse la testa, con una smorfia di confusione.
Non si capiva se stesse scherzando o no, finché non rise anche lui.
“Non lo vedi perché è dall’altra parte. Abbiamo una bella macchina. Io non guido, ma Horace può portarti a vedere Wood Wood, se vuoi.”
“Questa non è la vostra casa” Linda cercava conferma.
“Sì che lo è. È troppo grande, è vero, ma l’abbiamo scelta per via della serra. Non sono molto bravo con le piante, ma ci provo…”
Iniziò a dirigersi verso il cancello.
Linda si mise una mano sul viso.
“Ma come è possibile…”
“Non abbiamo tante cose, ma i soldi sì. Non che li vogliamo. Li abbiamo spesi per sbarazzarcene. Ora stiamo cercando di capire come impiegare gli altri…”
“Ne avete ancora…?”
Nick annuì con aria scocciata, come se gli desse fastidio, e girò le chiavi nelle serrature del cancello.
“Troppi.”
Spinse la porta e si aprì.
Vide allora da vicino la piscina: il blu dell’acqua era striato di luce e la pulizia rendeva visibile il fondo. A comporlo erano piccole piastrelle colorate, che insieme formavano un grande fiore blu.
“Lo ha fatto lui” disse Nick “Dovrebbe essere laggiù, comunque. Andiamo!”
“Horace!” urlò Linda, ridendo “Horace!”
La sua voce echeggiò nello grande spazio aperto, quando sentì la risposta:
“Linda!”

Horace si girò a guardare.
“Dovrebbe essersi addormentato, adesso…”
“Che vuoi fare?” Linda chiese, con tono di sfida.
Horace tirò in dentro il labbro, sorridendo.
Non c’era più molto spazio sul divano…
Subito dopo, però, si abbandonò a un gran sospiro.
“Che c’è?”
Horace allora le prese le mani e le strinse.
“Non voglio… fingere. Non voglio ingannarti. Se dobbiamo restare in contatto, rivederci… allora devo essere chiaro. Spiegare perché Nick è sempre così guardingo quando ci sei… perché abbiamo questa casa, perché siamo qui in Australia.”
“Va bene. Dimmi.”
Sentì le mani scivolare fra le sue dita.
Si girò dall’altra parte sul divano e sospirò ancora.
“Sono un cretino.”
“Be’… sì…”
Horace si voltò di nuovo, con buffa pazienza.
“Lo sono davvero, però.”
Giunse le mani e finì per guardare il soffitto.
“… oppure te ne puoi andare adesso. Ci siamo divertiti oggi, no? Quanto rimani a Wood Wood?”
“Sei giorni ancora. Ma ti ho detto di parlarmi! Voglio sentire…”
“Non sai quello che stai per sentire.”
“Allora dimmelo!”
In faccia aveva un sorriso triste.
“Sono cose molto serie.”
“A maggior ragione. Me ne intendo, di cose serie. Se posso aiutarti…”
Linda gli prese di nuovo la mano.
Horace la tenne, e aprì con ansia la bocca.
“Vedi… nostro padre è…”
“Un mafioso?”
Horace corrugò la fronte e abbassò gli occhi.
Linda gli strinse più forte la mano.
Non poteva crederci.
“Non è un mafioso” disse allora.
Linda sentì il cuore ricominciare a battere.
“Ma…”
Le tirò in su il braccio guardandola negli occhi.
“… ha commesso dei crimini. Adesso è a piede libero e purtroppo nessuno sa dov’è.”
“Scherzi…?”
“No. Senti… quando ti parlavo del fatto che abbiamo un’elfa domestica. Noi siamo dei maghi, Linda.”
La ragazza a quel punto si alzò. Era inquietata.
“Cosa stai dicendo?!”
“Sto rovinando tutto. Te l’ho detto che sono un cretino. Però è vero, Linda” si alzò in piedi e la raggiunse “Ti prego, credimi, perché io e Nick non c’entriamo niente. Non ne vogliamo più sapere. Per questo siamo qui, per essere liberi! Se puoi, ascolta ancora, così che poi possiamo non pensarci più!”
“Va bene” Linda annuì. Non seppe perché, ma lo fece.
“Dimmi: come è finita la Seconda Guerra Mondiale?”
“Cosa? Gli Stati hanno trovato un accordo e hanno smesso di combattere. Cosa c’entra?”
Horace allora prese dei vecchi giornali dalla cassettiera vicino e li mise sul tavolo.
Uno era un New York Times, e aveva come titolo:
“I MAGHI SONO FRA NOI. GRINDELWALD HA POSTO FINE ALLA GUERRA”
“Chi è Grindelwald…?”
Horace le indicò l’articolo.
“Il Mago rivoluzionario, Grindelwald, è intervenuto con blitz immediati in tutti i conflitti in corso, fermando i soldati e recuperando i feriti. È in atto la deposizione del Primo Ministro inglese…”
Linda era atterrita.
“Ho molte altre copie in cantina” spiegò Horace “Se le vuoi vedere… ma leggi il giornale dopo…”
L’altro giornale era strano. Si chiamava “La Gazzetta del Profeta” e le immagini si muovevano… in quella più grande c’era un uomo che sembrava Horace…
“LA STRAGE DI TOM RIDDLE”
“La battaglia al Ministero ha visto la fuga dell’assassino di Silente, Grindelwald e innumerevoli altri, nonché il possibile nuovo Mago più potente al mondo: Tom Riddle. Attualmente, si ignora la sua posizione: gli Auror superstiti si dividono fra l’indagine e la preparazione di un carburante da immettere nei mezzi Babbani, contenente Obliviate. L’incantesimo è stato perfezionato perché faccia dimenticare ai non Maghi le memorie relative a questi giorni, sostituendole con altre che certifichino un intervento diplomatico straordinario da parte dei Presidenti dei loro Paesi.”
“È esattamente quello che diceva mia zia…” Linda scuoteva la testa “Non era pazza…”
“L’Incantesimo non ha funzionato su tutti” spiegò Horace “I non Maghi nelle campagne, poco a contatto con le macchine, ricordano ancora quello che è successo…”
“E lui… è lui tuo padre, Horace?”
Il ragazzo sospirò senza rispondere.
“Non ho mai saputo niente… fino al giorno prima che i miei fratelli iniziassero la scuola. Si siede lì…” indicò una distanza approssimativa “... ci guarda negli occhi, dice… ‘Sono un assassino.’”
Linda sentì le lacrime salirle agli occhi.
“E ci fa vedere questo stesso giornale.”
Horace, però, sembrava risoluto.
“Ero un bambino felice, prima. Giocavo, mi divertivo, avevo tanti amici. Dopo… quello, non dissi più una parola per mesi. Aveva detto che era cambiato ed ora era solo il padre che avevamo conosciuto e che ci amava: ma io non ce la facevo più a fidarmi e non parlavo, più che altro per vergogna. Mi facevo capire dagli altri a gesti. Mia madre mi implorava e lui insisteva, insisteva, da solo con me, dicendo che era cambiato… anche i miei fratelli insistevano, perché avevano voluto credergli... E cedetti. Finalmente, gli credevo anche io, perché non ce la facevo più ad essere arrabbiato, ad essere triste, a vederlo diversamente da come lo avevo sempre visto... e poi, sei mesi dopo la ‘confessione’… mio padre sparì. Passò una settimana e mia madre venne a sapere che aveva ucciso nostro nonno. Ed ecco che non era mai cambiato.”
Sul suo viso apparve un disgusto orribile.
“È stato come… rendersi conto che mio padre, quello di prima, a cui avevo voluto così bene e ammirato così tanto… anche quello già assassino che si era anche fatto perdonare... non era mai esistito. Mai. Aveva mentito, sempre, così come aveva fatto isolandoci dal mondo e dagli altri Maghi, così che non venissimo a sapere dei suoi crimini. Mia madre era stata complice perché credeva nel suo cambiamento, ma…”
Sospirò.
“Capisci che… se ho dovuto aspettare che Nick si addormentasse, è perché solo sentire il suo nome lo fa stare male. Saremmo dovuti rimanergli accanto una notte intera. Forse anche domani mattina. Tutto questo, mentre Xelas si è fatto una schiera di seguaci e si è messo in testa di emularlo, per ‘renderlo fiero’, e il resto del nostro Mondo è convinto che è nostro dovere affrontarlo… quando noi non abbiamo fatto niente per meritarcelo!”
A quel punto Linda si alzò dal divano, con le mani instabili sui fianchi.
Improvvisamente, Horace parve devastato.
“Mi dispiace, mi sono messo a parlare… perché mi piaci, e…”
Linda deglutì e distolse lo sguardo.
“Non ero pronta a sentire… tutto questo” disse lei, con voce tremante.
“Lo so, e mi dispiace. È che sento di non poterne parlare con nessuno… sono successe tante, tante altre cose. Io… ho lasciato tutto, venendo qui. Non solo la mia famiglia, ma anche i miei amici. Ho tenuto dei segreti, per tanto tempo e ora, giustamente, ce l’hanno con me.”
Linda rimase ferma, in piedi, mentre lui era piegato in avanti, sul divano, con le braccia distese sulle gambe.
Aveva una domanda che aveva paura a fare, ma le uscì dalla bocca:
“Perché dovrebbero avercela con te, però? Hai detto che non hai fatto niente…”
Horace alzò subito la testa, con preoccupazione.
“Non so se… forse è meglio che non ne parliamo più.”
“Questo riguarda te, però. No?”
“Be’… sì, riguarda me. Ma…”
Horace sorrise, come lo aveva visto fare la prima volta.
“Io sono come mi hai visto, Linda. Un… mezzo artista, ecco. Mi piace creare e faccio quello che posso. Modello vasi, come hai visto, li decoro e poi Nick li riempie di fiori. Questo è tutto quello che voglio.”
Linda rispose spontaneamente al sorriso.
Ma la paura e la curiosità non erano finite.
“Però hai detto che ce l’hanno giustamente con te… solo con te, non con tuo fratello?”
Linda vide la luce sparire dai suoi occhi.
“Scusa, ma avevi detto che non volevi fingere con me, Horace. Il resto, mi hai spiegato, non ti riguarda davvero… ma questo sì.”
“Quanto ho sbagliato.” Commentò Horace, battendo le palpebre “Ti avrei dovuto lasciar andare. Scusa, Linda, ma se ti rispondessi… daresti ragione ai miei amici, e forse non riuscirei a sopportarlo…”
Esitò per sospirare, e continuò:
“Tutti gli anni a nascondermi, a soffrire! Io… non tornerò indietro. Non ora che sono libero. È deciso e basta.”
Linda annuì, con un’espressione confusa.
“Mi dispiace davvero tanto, Horace. Ora, però, è un po’ tardi…”
“Ti accompagno a casa, se vuoi.”
“… ma mi dispiace lasciarti.”
Linda si sedette di nuovo sul divano e gli prese la mano.
“Lo so che è stupido. È la seconda volta che ci vediamo e mi hai appena detto delle cose… fuori dal mondo. Per qualche motivo, però, sembrano vere… sento che ho paura, quindi sto sbagliando, ma… ”
“Ho scaricato i miei problemi su di te. Non è giusto.”
“Hai detto che non avevi nessun altro con cui parlarne.
Horace scosse la testa.
“Io voglio che tu ti fidi di me… ma ovviamente capisco che dopo tutte queste follie tu voglia solo scappare.”
“Ma vedi… forse è che non mi sembrano così tanto delle follie. Anche se più in piccolo, è tutto molto meno grave, ma sto vivendo anche io quello che provi tu.  Penso spesso di scappare dalla mia famiglia, che mi controlla e mi sta sempre addosso… mio padre, soprattutto. Devo mentire pur di potermi vedere con dei ragazzi che loro non conoscono… quindi non posso farmi accompagnare da te. Adesso devo andare al punto di ritrovo con mio fratello, a cui ho detto che mi vedevo con una mia compagna che si è trasferita in Australia. Il punto è… anche io voglio la libertà.”
Horace le lasciò la mano.
Aprì la bocca, ma poi si trattenne.
“Parla” lo spronò Linda, seriamente.
“Volevo dire… se possiamo essere liberi insieme e rivederci, una volta.”
“Va bene” Linda allargò le braccia.  
Horace allora le rivolse un sorriso pieno di gioia.
Era troppo contagioso e scoppiò a ridere.
“Riesci a tornare?”
“Sì, non ti preoccupare.”
“Allora andiamo sino al cancello.”
Uscirono insieme dalla porta principale; Linda si ritrovò davanti la notte stellata e costeggiarono la piscina che la specchiava.
Horace le camminava a fianco: Linda gli prese la mano per tenerlo più vicino, e sentì una strana commozione.
Le aveva detto che gli piaceva la seconda volta che si erano visti, ed era tutto assurdo, ma… in qualche modo, nella sua testa, tutto aveva un senso.
Quei giorni in cui aveva fantasticato sul parlargli, baciarlo… non era successo niente del genere, ma Linda voleva rivederlo ancora.
Erano finalmente arrivati al cancello.
Horace lo aprì delicatamente e disse:
“Torna per trovare gli altri vasi. Te ne mancano quattro.”
“Manca il retro della casa…”
“Non c’è solo quello, però. Ci sono moltissime possibilità. Dopotutto, un bel vaso non sfigura da nessuna parte. Nemmeno su un…”
Horace aspettò che finisse la frase, ma Linda si limitò a ridere.
“Un te…” continuò Horace, incoraggiandola con lo sguardo.
“Sul tetto?!”
“Te lo sei perso. Abbiamo troppi piani, perché.”
“Eh, sì. Allora ciao, Horace” disse Linda, col petto impazzito.
Lui fece un cenno con la testa. Mentre usciva dal cancello, si infilò in mezzo, le passò delle chiavi e un grosso fischietto colorato ed esclamò:
“Quelle ti servono per aprire il parco, e quello… be’, fa’ un fischio quando arrivi.”
“Un fischio?”
“È un trucco… magico.” disse, facendole l’occhiolino “Tu non sentirai niente, ma io sì. Fischia una volta, se va tutto bene. Due, se avessi bisogno di aiuto.”
“Ah! Fischierò mille volte stasera, allora. Mio padre mi aspetta…”
“No, davvero. Usalo… e verrò a salvarti.”
“Che principe…”
“Certo. Il miglior principe.”
“Ciao allora, Horace.” Linda sospirò “Nel caso partissimo improvvisamente domani mattina… spero che tu risolva tutto con i tuoi amici, e… auguro il meglio, a te e a Nick.”
Horace abbassò il collo, in una specie di mezzo inchino.
“Auguro io il meglio a te. Ciao, Linda.”
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Utrem