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Autore: Utrem    27/07/2019    0 recensioni
(Dopo "Qualcosa di nuovo")
In un mondo in cui Merope Gaunt è morta sacrificandosi per Tom, lui va in esilio volontario dopo aver ucciso Silente e Grindelwald ed essere stato abbandonato una seconda volta dal padre. Si occupa così di crescere i tre figli: due gemelli, Nick e Xelas, e il minore, Horace. Questi trascorrono l'infanzia in un felice, inconsapevole isolamento nel mondo Babbano, finché un giorno ricevono notizia che Tom ha ucciso suo padre.
Comincia così il loro nuovo rapporto con mondo. Chi sono per sé stessi? Chi per gli altri? Riusciranno a conquistare la loro libertà?
N.B.: sono affrontate tematiche molto delicate, contestualizzate nelle vicende del racconto. La mia opinione non è implicata negli avvenimenti, bensì questi sono l'espressione, nei limiti del possibile, del carattere e la volontà dei personaggi.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alice Paciock, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'La sua scelta '
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30 aprile 1956

“Ma secondo te la mamma ci sgrida?” gridò Horace, arrampicato sul ramo di un albero.
“Lo abbiamo invitato. Lui ha detto che voleva rimanere a casa” rispose Xelas, seduto sul ramo sotto.
“Sì, ma secondo me ci sgrida” disse Horace, con gravità “Perché lo abbiamo lasciato solo. Anche se ci divertiamo di più senza di lui…”
Xelas scosse la testa.
“Infatti. E poi Nick sta sempre da solo.”
“Non so perché. Stare da soli è noioso. Perché non ci vuole?”
“Perché è strano” rispose Xelas, con aria saccente “E’ sempre strano Nick.”
“Sì, è vero.”
Xelas saltò a terra, con un tonfo; Horace saltò subito dopo, da molto più in alto, e cadde accovacciato, a fatica.
“Devi cadere in piedi” gli disse allora.
“Lo so. La prossima volta cado in piedi sicuro!” esclamò Horace, facendo un mezzo cerchio con la mano.
Camminarono ancora un po’, finché arrivarono al ciglio, davanti al torrente.
“Horace!” chiamò allora Xelas, con aria di segretezza.
Allora bambino porse l’orecchio al fratello, che disse piano:
“Se ti butti con tutti i vestiti, ti faccio un regalo”
“Un regalo?” Horace esclamò, tutto emozionato.
“Sì” rispose Xelas, con sicurezza “Non dire niente a mamma e papà, però.”
“Ma me lo fai davvero, eh? Non è uno scherzo?” si assicurò Horace, un attimo dubbioso.
“Certo che te lo faccio! Però ti devi buttare tra cinque… quattro… tre…”
Il bambino corse velocissimo e si tuffò con leggerezza in acqua.
Dopo qualche secondo riemerse, sputando un po’, ma pieno di energia.
“Adesso devi arrivare dall’altra parte del fiume” gridò Xelas “In trenta secondi!”
“Ma…” protestò debolmente Horace, tenendosi a galla.
“Non ho detto che dovevi solo tuffarti. Se vuoi fare il regalo, devi fare queste cose: se sei stanco, ti arrendi. Va bene?”
“Va bene. Allora vado!”
“Aspetta un attimo! Devo iniziare a contare.”
Horace cercò di rimanere il più immobile possibile, restando in acqua; Xelas si schiarì la voce e cominciò:
“Allora… trenta, ventinove…”
Il bambino iniziò a muoversi, frenetico, con i vestiti appiccicati al corpo, mentre la corrente gli remava contro e lo spostava sempre più in basso.
“Venticinque, ventiquattro…”
Usando tutte le sue forze, riuscì a resistere e proseguire, ma era ancora molto vicino alla riva.
“Ti devi muovere! Venti, diciannove, diciotto…”
“È forte!” urlò Horace.
“Ti arrendi? Sedici…”
“No! no-”
All’improvviso mentre parlava fu investito da acqua più alta, e scomparve sott’acqua.
Tornò a galla subito dopo; aveva bevuto, ed era più lento.
“Tredici, dodici…”
Horace si gettò in avanti, per affrettarsi: continuava con pesanti spruzzi e tonfi, oltrepassando finalmente la metà.
“Otto, sette… Horace, se continui così…”
“MMHH!”
Il bambino proseguì, velocissimo, sempre sospinto in basso.
“Quattro, tre, due…”
Toccò l’altra riva. Alzò la mano, per indicare che era arrivato.
“Sali!”
Sospirando per la fatica, Horace si tirò su con entrambe le braccia e toccò terra prima con una gamba, poi con l’altra.
“Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”
“Bravo!” Xelas rise.
“Cos’è il regalo?!”
“Allora… il regalo è, che se riesci a rifarlo subito e arrivi a casa prima di me, puoi usare tu la scopa.”
L’espressione di Horace cambiò in un attimo.
“Ma… mi avevi detto…”
“Ci sei cascato ancora.”
“Ma… avevi detto che…”
“Devi smettere di cascarci, Horace! Non impari mai!”
Ciò detto, Xelas gli voltò le spalle e cominciò a correre.

 
   
 
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